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Erotici Racconti

Speranza e attesa di te

By 22 Marzo 2017Febbraio 1st, 2023No Comments

Io m’aspettavo che tu mi scrivessi, eppure non l’hai fatto. A questo punto spetta a me, visto che da sempre prediligo quest’antica forma e questo stile di comunicazione che tutt’oggi colpisce specialmente con te. Quante volte, infatti, ti ho scritto per il piacere d’immaginarti seduto alla scrivania del tuo studio, ammaliato da parole che nero su bianco t’hanno avvedutamente sorpreso, a volte commosso, altre volte incuriosito, più spesso eccitato? E proprio per bontà e in virtù di queste ultime reazioni che i miei scritti hanno suscitato in te adesso mi chiedo: fin dove ho spinto la mia fantasia? Fin dove t’ho raccontato cose lascive e nascoste, insabbiate da svariati anni nella mia mente? Che cosa t’ha maggiormente colpito?

Io ho innegabilmente un fuoco che nascondo abilmente sotto una fitta coltre di cenere, ma tu hai però soffiato questa cenere scontornando un profilo netto e deciso, costruito e infine innalzato negli anni su basi robuste e solide. Il mio, invero, non è soltanto fuoco di passione, è piuttosto un’appassionata, una decisa e una vibrante voglia d’amore che si traduce immancabilmente quasi in una preghiera, perché è un bisogno di credere nell’amore, nella sua bellezza, nella sua desolata e talvolta selvaggia tenerezza, dato che è dolce e asprigna insieme, come taluni frutti di bosco profumati al di là dei sensi. La cenere è quella che attualmente mi reprime soffocandomi, in quanto è grigia, dato che mi dà inquietudine e perenne tormento, perché il vento la sta soffiando in una direzione dove io non voglio necessariamente andare.

A dire il vero non m’appartiene, però m’umilia in maniera netta, giacché va verso il basso, considerato che quanto tu mi proponi specificando di fare m’inquina sporcandomi nel corpo e ancora più profondamente e appieno nell’anima. Sì, perché io non sono un oggetto, non sono un corpo da usare né una foto da mostrare, tanto meno l’amante da esibire, da mettere in mostra. Io t’appartengo come un dono da custodire e da tutelare in un piccolo scrigno nel tuo cuore. Perché insisti?

In realtà, a ben vedere, non serve una serata senza luna per entrare in un portone d’un vicolo scuro per imbrogliare e per mescolare quelle sconcezze, quelle vergogne che di giorno m’arrossano il viso, così come non serve scappare ma serve adesso fare un passo indietro, sì, un bel passo all’indietro su queste foglie d’autunno che fanno rumore sotto le suole, poiché allo stato pratico è un rumore che riempie il cervello sollecitandolo, perché in certi attimi si colora di rosso, di giallo, d’arancione e di tutte le altre calde sfumature che si stemperano nel piacere di percorrere e di visitare insieme un pezzo di questo viale. 

Ebbene sì, due paia di suole, solamente due suppongo io, non sono più o meno all’altezza, alla nobiltà e al prestigio dei tuoi sogni? 

{Idraulico anno 1999} 

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