Sono di nuovo a casa mia.
Chiusa la parentesi brianzola, eccomi nella routine senese.
Sono trascorsi solo pochi giorni da quel fine settimana, ma ne sento ancora i postumi e non solo quelli fisici.
Questo week-end mi ha in qualche modo segnato. Ho scoperto in Alessandro una dolcezza inaspettata che ha minato la mia vivace baldanza.
E’ stato strano concedersi a lui in quel modo, trovare in lui un partner ineccepibile e fantasioso.
Non mi ero mai data fino a quel punto, mai accettato regole che mi ponessero al di ‘sotto’ di un uomo.
La parola ‘padrone’ l’ ho digerita malissimo e Alessandro lo sa perfettamente.
Inizio a credere che non voglia solo il mio corpo, o i nostri incontri clandestini, ma anche entrare nella mia mente, nella mia anima.
Altri ci hanno provato e hanno fallito miseramente. Lui ha imboccato una strada che nessuno aveva mai fatto e la cosa, se da un lato mi piace, da un altro mi preoccupa
D’Alessandro mi ha subito colpito la spumeggiante vitalità.Quella giocosa energia che lo avvolge, che permea tutto ciò che fa.
Non è uno stupido bambinone troppo cresciuto, come a volte lo chiamo, per stuzzicarlo. Ha un gusto per la vita che denota una forte sensibilità e maturità nell’affrontarla, ma sa anche prendersi quelle soddisfazioni che la rendono unica.
Entrambi viviamo le emozioni intensamente, godendo fino in fondo ciò che esse ci danno, è stato questo ciò che ci ha avvicinato e ora ci unisce.
Ma lui sta andando oltre.
Mentre passeggio sulle lastre grigie del Corso, mi massaggio un polso distrattamente! Ogni volta che mi metto un braccialetto ricordo quelle polsiere di cuoio nero e un fremito mi attraversa.
Alzo gli occhi e incrocio gli sguardi maschili che da sempre mi seguono.
Una volta una mia amica mi affermò che gli uomini ‘sentono’ la mia sensualità: quel misto di donna/bambina, la malizia della prima, l’ingenuità della seconda.
Oggi, nella maturità degli anni, l’elemento femminile è più marcata e vivo la sensualità che mi caratterizza, a volte in maniera selvaggia.
Forse si ‘sente’, o forse semplicemente sono guardata perché piacevole: non so dirlo e in fondo, non mi interessa.
Mi piacerebbe saperlo invece da Alessandro e chissà, forse un giorno troverò il coraggio di sentire cosa pensa di me.
Per ora, non me la sento di farmi analizzare, di farmi sondare da quei magnetici occhi neri.
L’ ho scoperto a volte a fissarmi e mi sono sentita attraversata dal suo sguardo.
Più evito di far venire alla luce certi aspetti del mio animo, più lui si accanisce a metterli a nudo.
Non voglio che sia così! Non ancora’non so se lo voglio con lui’
Abbiamo una buona intesa sessuale, le nostre fantasie si rincorrono, si intrecciano, si uniscono e divagano ognuna per conto suo, per poi placarsi l’una nell’altro.
E’ eccitante, è elettrizzante, non ho mai avuto un0intesa così forte’ma l’anima, no, quella la voglio fuori da tutto questo.
Alessandro ha delle responsabilità che lo allontanano da me. Viceversa panche io ho la mia vita: ambienti distanti e ben distinti.
Sono entrata nella sua vita come ‘una’ donna e quel ruolo mi piace. Solo quello.
Niente amore che porta a legami pesanti come catene.
Oddio! Mi torna in mente il suono delle leggere catene che mi sfioravano il ventre’da un polso all’altro!
Riuscirò a togliermi questa strana eccitazione di dosso?
La baita è stato il luogo di partenza di questa avventura.
Volevo sesso e l’ ho trovato.
Volevo un uomo interessante ed eccolo lì.
La sua cultura, il suo parlare calmo e tranquillo, con gli occhi brillanti di vita, ha catturato la mia curiosità, io che la contrario sono in perenne effervescenza, che parlo a ruota libera.
Alessandro scopa come parla: in un modo lento e sconvolgente che ti arriva dentro. L’orgasmo l’ ho prima mentale e solo dopo fisico.
Lui si gode ogni istante del nostro sesso, come se gustasse una deliziosa pietanza.
Per me è stato scardinante all’inizio, non sono una cui piace aspettare, mai!
Sono per il tutto subito!
Alessandro non mi ha dato la possibilità di scelta, non un a via di scampo.Se mi ha lasciato vincere qualche battaglia, la guerra l’ ha sempre avuta in pugno lui.
I primi mesi sono serviti a conoscerci, a studiarci, da vicino e da lontano, come due giocatori che si valutano.Quando ho iniziato ad apprezzare il suo modo di fare sesso, ecco che a mie spese, scopro il suo lato buio, animalesco.
Una doccia gelata non rende l’idea dell’effetto che mi ha fatto trovarmi in balia di un Alessandro davvero incazzato.
Mai avrei immaginato una tale violenza dentro un uomo così sensibile e pacifico.
Mai avrei immaginato la sottile linea sadica in un temperamento così dolce.
Mai avrei immaginato che l’istinto del possesso che tengo con difficoltà sotto controllo, fosse tanto spiccato anche in lui.
Se ripenso a quella sera ho tutt’ora i brividi! Credo di aver avuto un orgasmo particolare, sconvolgente, un mix micidiale tra tensione erotica e paura.
Da quel momento le cose tra di noi sono sensibilmente cambiate.
Ohh!”.. lui è sempre allegro e tranquillo, ma è come una colata di magma: fuori è fredda e lenta, sotto bollente ed esplosiva.
Quando sono con lui sono in perenne tensione: una carica d’energia elettrizzante che mi fa sentire viva come non mai.
Non so cosa inventerà, cosa la sua bizzarra fantasia organizzerà per la volta successiva.
Ho lo stomaco contratto per la felicità se penso che tra pochi giorni lo riavrò vicino, prigioniera del mondo incantato che le sue mani mi creano addosso.
Stiamo forzando i limiti, ne siamo coscienti entrambi, ma la sua sensibilità mi dà la sicurezza di affrontarli.
L’altra sera mi ha colpito quando durante il gioco alla sbarra mi ha slegato. Iniziavo davvero a stare male e il gioco si sarebbe fatto un po’ troppo pesante, se fosse continuato.
Invece l’ ha fermato e pilotato verso altre mete di piacere.
Sfilo davanti alle vetrine già vestite dalla moda autunnale: non le vedo.
Negli occhi solo i tuoi occhi, le tue mani, le tue labbra.
Inizio a pensare anche io che una settimana è troppo lunga.
Accidenti! Non voglio sentirmi così!
Mi fermo di fronte ad uno splendido paltò di cashmere nero, penso al calore che emana quella stoffa, sento il tuo corpo nudo che mi abbraccia e mi scalda!
Oggi il mio cervello va a senso unico!
Scuoto la testa, un sorriso segreto mi aleggia sulle labbra mentre immagini indecenti mi riempiono la mente.
Distrattamente riprendo a camminare pensando a sabato, alla cena che hai prenotato in un ristorante sul Garda.
Un brivido d’attesa mi fa tremare.
Ti voglio sconvolgere: indosserò quel tubino nero di seta con uno spacco profondo sul fianco, i sandali di vernice con i tacchi a spillo vertiginosi e raccoglierò i capelli in un nodo sulla nuca.
Femme fatale!
Ti mangerò con gli occhi per tutta la cena.
Ti stuzzicherò, ti provocherò, ti terrò su di giri.
Il cibo ti parrà sciapo e avrai voglia di alzarti e trascinarmi nell’Hotel lì vicino.
Invece mi gusterò lentamente ogni boccone, godendomi il tuo nervosismo. Le tue mani agitate che giocherellano con le posate.
Sorrido ed entro in un negozio di lingerie dove ho adocchiato uno string che mi piace e che mi metterò sabato: pizzo nero e tulle, splendido!
Il ristorante è favoloso.
Mi guardo intorno compiaciuta della tua scelta. Un leggero pensiero molesto interrompe la mia soddisfazione: ‘Quante altre avrai portato qui?’ mi mordicchio le labbra e cerco di superare la sorpresa e il disagio di un simile ragionamento.
Sento i tuoi occhi che mi ‘bucano’ le spalle lasciate abbondantemente scoperte dalla profonda scollatura. Sorrido pensando alla faccia che hai fatto quando sono scesa dal taxi: ti ho sorpreso questo è sicuro!
Mi è pure parso di vederti in dubbio se entrare al ristorante o andare subito al motel!
Me l’ hai sussurrato anche nell’orecchio, dopo un rapido morso sulla mia nuca scoperta. Siamo comunque entrati.
Il locale è illuminato da luci soffuse e ogni tavolo ha il suo separé, un paravento di seta dipinta in stile Liberty. Una lampada dai vetri colorati troneggia sul tavolo con una corona di cristallini sfavillanti che le pendono intorno.
E’ molto elegante e raffinato.
Un cameriere ci accompagna al nostro tavolo e mentre passiamo alcune teste si girano a guardarci.
Mi sento osservata, il mio abbigliamento è una dichiarazione d’intenti evidente come un manifesto.
L’ ho scelto di proposito perché so che effetto produce.
E’ quello che voglio. Ti voglio fa impazzire!
Tu sei premuroso come sempre: mi aiuti a sedermi, galante come un uomo del secolo scorso.
Mi piace questo tuo modo di coccolarmi, sai essere tenero e dolcissimo, quando vuoi!
La tua voce pacata e profonda, mi racconta la settimana appena trascorsa: appunti di viaggio di una vita passata tra lavoro e famiglia, ad osservare persone e fatti che ti vivono intorno.
Ne sono affascinata, hai un modo di vedere le cose più comuni e banali che va al di là della prima occhiata distratta.
Mi rilasso al suono della tua voce. Le strane ansie circa le tue intenzioni, che nei giorni scorsi mi hanno agitato, si placano e la voglia di farti impazzire fa sì che metta in atto il mi piano di seduzione.
Arrivano le prime pietanze e iniziamo a mangiare. Sono silenziosa, mi piace ascoltarti, ti pianto negli occhi i miei, leggermente socchiusi, felini e
languidi. Rallento di proposito i miei gesti; mi porto il cibo alla bocca, lo avvolgo con le labbra ben truccate e lo faccio scomparire quasi risucchiandolo.
Passo la lingua sulle labbra come a togliere qualche briciola invisibile.
Stai fissando la mia bocca, hai pure smesso di parlare.
Segui ogni mio gesto: alzi gli occhi e le tue sopracciglia si uniscono in una linea scura
– Stronza!- mi sibili con gli occhi che brillano vivaci – se continui così non arrivi al dessert!- minacci, ma so che non lo farai. Gongolo
Soddisfatta: stasera niente lacci, stasera sesso sfrenato e libero!
Mio malgrado resto vittima dell’atmosfera erotica che ho creato.
Una tensione nervosa mi prende dalla stomaco fino al pube, facendo salire vertiginosamente la mia libidine. Mi agito sulla sedia mentre il mio string diventa più umido.
La cena prosegue con calma, tra chiacchiere leggere e discorsi blandi. Nessuno dei due ha la mente concentrata per qualcosa di più impegnativo.
Il cameriere sollecito, appare ogni tanto e versa il vino nei nostri calici.
Mentre riempie il tuo, sfilo il piede dal sandalo e te lo struscio sulla coscia, in alto fino all’inguine. Hai un sobbalzo per la sorpresa e così pure il cameriere che per poco non rovescia il vino del bicchiere.
Ti scusi inventando una banalità e lui fa altrettanto.
Mi scappa una risatina e sono fulminata da due occhi roventi come brace.
Il cameriere intuisce qualcosa, probabilmente l’elettricità tra noi è alta al punto che la sente anche un estraneo.
Nascondo un sorriso dietro il candido tovagliolo. Di nuovo soli, faccio per ritirare il piede, ma non tanto velocemente quanto il tuo braccio, che mi afferra la caviglia in una morsa feroce. Ho le caviglie così sottili che me le puoi chiudere tra due dita come i polsi. Un suono di protesta mi si strozza in gola. Gli occhi mi si spalancano anche perché per poco non cado dalla sedia
nel cercare di liberarmi. Un sorriso diabolico ti stira le labbra mentre mi
carezzi con il pollice la caviglia. Un brivido mi scuote e sento le guance che si scaldano. Abbasso gli occhi sentendo di essere arrossita…
– Sei un enigma mia cara – mi dici sottovoce – finché conduci tu il gioco dai delle regole, poche per la verità, ma a cui mi devo adeguare.. Se il gioco lo
decido io, e cambio le regole, t’irrigidisci – scuoti la testa fingendo una
certa disapprovazione
– mmmmm’così non va……. –
Ritiro il piede, finalmente libero, con gli occhi che brillano di divertita giocosità.
– sei il solito esagerato! – ribatto mentre riprendo il controllo della situazione. – mi piace sorprenderti – dico sorseggiando il vino, fissandoti da sopra l’orlo del bicchiere
-Mi sta bene, purché tu mi permetta di fare altrettanto! – proponi serafico
Il cameriere riappare togliendomi l’imbarazzo della risposta.
Appena se ne va ti frughi in tasca e tiri fuori una scatolina rossa, senza marchio, del tutto anonima. La osservo e poi fisso te, interrogandoti con gli
occhi. Li vedo cupi e sfavillanti, in quel modo che ho
cominciato a conoscere e temere…. Rabbrividisco perché so che lì dentro c’è la tua ultima fantasia….
Mi agito inquieta ed evito il tuo sguardo.
Ti sento ridere sottovoce.
– Dove è finita la mia audace compagna di giochi?- mi sfidi prendendomi la mano lasciata inerte sulla tovaglia
– ma non sei curiosa? – insisti con voce roca. Scrollo le spalle e prendo la scatolina. E’ leggerissima
– Non è un orologio – sussurro e tu ridi divertito
-NO! non è uno swacth. Anche se potrei regalartelo la prossima volta, così arriveresti puntale ogni tanto! –
Rigiro la scatolina tra le mani, tergiverso
– sì lo so che non sono mai in orario, ma sono fatta così, da sempre!- ridacchio dicendo cose stupide perché sono tesissima.
Ci fissiamo in silenzio. La scatolina è tra noi, una bomba ad orologeria, lo
sento.
Arriccio le labbra e sfaccio il fiocchettino dorato che la chiude.
Il cuore batte a mille.
Alzo il coperchio ed ecco che in mezzo a varie pieghe di raso chiaro spicca un oggetto scuro. Non è grande, ma lì per lì non capisco cosa sia. Pare un cono di gomma. Lo prendo con cautela e lo osservo perplessa. Alzo gli occhi e ti trovo a fissarmi, il mento appoggiato alle mani incrociate. Non batti ciglio.
Inizio a preoccuparmi. Sotto vedo un foglietto: sono le istruzioni. Sono
in inglese, ma non ho problemi con quella lingua e con un’occhiata afferro al volo cosa sto toccando: un dildo, un dilatatore anale.
La sorsata di vino appena presa, non riesce a scendermi in gola, stretta in una morsa d’apprensione.
Con lentezza ripongo l’oggetto e chiudo la scatola.
Respiro a fondo e infine ti guardo
– sei pazzo??!! Ringrazia dio che non te l’ho tirato in faccia! – sibilo con furia appena trattenuta.
Sorridi lentamente e moduli un fischio sommesso
– Giulia sei bellissima!! Fuoco e fiamme – esclami – e pare pure che te la sia presa davvero!-
– Alessandro sei un vero stronzo! – ribatto stringendo i pugni – Smetti di minacciarmi con questi giochetti! Ma credi davvero che sia così masochista?Una cosa sono le nostri serate, un conto è..è .. – balbetto’
-…..essere sodomizzata? – concludi tu sempre con quell’odioso sorriso gaudente
-Giulia, tesoro, io non ti minaccio! Non lo farei mai! La mia è una promessa! -dichiari con un tono tranquillo che mi fa uscire dai gangheri
– Chiamo un taxi e vaffanculo! – ti rispondo furibonda, mandando al diavolo le buone maniere.
Scuoti la testa, quasi con paternalismo, ma mi afferri il polso in una morsa dolorosa quando provo ad alzarmi.
– Calmati! Falla finita! – mi dici a bassa voce e il tuo non è un consiglio, è un ordine – non lo faremo stasera, né domani. Sarà qualcosa che ti chiederò quando sarà il momento… Voglio una verginità che ancora non hai dato a nessuno- dici come se fosse una spiegazione logica.
-SEI PAZZO!- ripeto con affanno, ma con voce bassissima
-Si! Sono pazzo di te e per questo lo pretendo! –
Sei serio adesso, non ridi, né sorridi. Sono agitatissima, un nodo mi strozza la gola. M’impongo di calmarmi, in fondo so che ti piace bluffare e tenermi sulla corda, penso che se non è una cosa che vuoi stasera, forse ce la faccio a dissuaderti da quest’assurda idea.
Arriva il dessert, mi liberi la mano ma mi è passata la fame.
Sento lo stomaco contratto dolorosamente..
Tu invece, quale goloso che sei, approfitti pure del mio.
– Ma dove metti tutto? ‘ ti chiedo ogni volta che finiamo un pasto ‘ sei senza fine!! –
– Il cibo e il sesso sono due cose per cui trovo sempre spazio e tempo ‘ mi rispondi lappando l’ultimo cucchiaino del dolce, sorridendomi sornione.
Prendiamo il caffè in un clima strano: io sono ancora sbalordita dalle tue fantasie; tu che non vedi l’ora di andare via.
Finalmente fuori dal locale, mi passi una mano sul fianco, mentre ci avviamo alla macchina. Rabbrividisco nell’aria fresca e tu premuroso, mi massaggi la schiena scoperta, allungando la mano anche dentro la scollatura. Non protesto e lascio correre, godendomi il calore della tua mano che è scesa fin sopra il mio sedere.
Il parcheggio è poco illuminato, ma pieno di macchine perché siamo tra i primi a lasciare il ristorante.
Affretti il passo per aprire gli sportelli. Abbassi i finestrini. Mi avvicino, ma la mia portiera è saldamente chiusa. Mi abbasso e, dal finestrino aperto, te lo dico.
Tu scendi e vieni dalla mia parte per provare ad aprirlo. Una coppia ci passa davanti, ci guarda e prosegue verso la sua vettura poco distante da lì.
Nel frattempo tu pigi il pulsante della serratura, ma lo sportello rimane chiuso. Siamo incastrati tra la tua macchina e l’altra parcheggiata di fianco, molto vicino.
-prova a fare scattare di nuovo il telecomando’ – mi consigli
Storgo un po’ la bocca e m’infilo dentro dal finestrino, allungandomi fino ad afferrare le chiavi inserite nel cruscotto.
All’improvviso sento le tue mani afferrarmi i fianchi. Per la sorpresa grido e provo a tirarmi indietro da questa scomoda posizione. Mi hai bloccato in un precario equilibrio, a malapena tocco i piedi a terra, e non riesco ad uscirne.
Rapidamente mi alzi il vestito e scosti il filo dello string.
Una vampata di calore mi sale dal basso ventre fino a farmi scottare le guance – sei pazzo! ‘ esclamo mentre mi sento rimescolare il sangue.
Le tue dita mi frugano dentro, mi sento un oggetto ma non importa..se sei tu che mi usi: che pazzia sto pensando?
-sei già fradicia ‘ mi grugnisci dietro mentre con una mossa fluida e decisa mi scivoli dentro sbattendomi come un forsennato, seguendo il ritmo della tua passione.
I fari di una macchina c’illuminano per un istante. Mi sento morire dalla vergogna, ma ammetto che mi eccita l’audacia della situazione.
Il tuo orgasmo arriva fin troppo presto, violento quanto l’urgenza che ti ha spinto a prendermi qui, in questo modo assurdo.
Sento il tuo sperma esplodermi dentro, colarmi caldo sulle cosce mentre esci, mi sistemi lo string e il vestito.
Provo a muovermi, ho la nausea e una rabbia sorda che mi cresce dentro per il mancato appagamento.
Lo sportello si apre adesso senza problemi, ti lancio un’occhiata di fuoco e tu sorridi innocentemente, per niente colpevole del sabotaggio. Ti allunghi e mi baci con trasporto.
Rabbrividisco mio malgrado sotto le tue labbra: con te sono davvero senza speranza!
– Stanotte ti faccio morire! – mi sussurri
Accendi il motore e via.
– Sei il solito stronzo! ‘ borbotto, ma con minore acredine di quello che avrei voluto.
So che l’hotel è lì vicino, ma tu invece di prendere la strada principale, ne prendi una laterale, stretta e buia. Ti guardo per capire, ma tu guidi silenzioso e non ti volti verso di me.
Qualche istante dopo sento la tua mano che mi carezza la coscia, scoperta dal profondo spacco laterale.
L’afferro e l’allontano bruscamente, per risposta tu me la schiaffeggi e la rimetti sulla mia gamba.
– smetti e sfilati lo string! ‘ mi dici con voce roca
– DAI! Alex! – Sbuffo piuttosto irritata ‘ Stiamo andando all’hotel! Che ti prende stasera? –
Non mi ascolti e infili la mano sotto il velo di pizzo dello string. Ho un sussulto tanto sono già eccitata. Inizi a carezzarmi e mi tendo per le violente sensazioni che mi fai provare. – Ti piace eh? – mi stuzzichi morbido come il velluto
Mi mordo le labbra dal piacere che sto di nuovo provando.
Ad un tratto ti fermi con uno stridio di freni, lancio un mezzo grido per lo spavento, fai una rapida conversione ad U e torni indietro, riprendendo a carezzarmi come prima.
Sto impazzendo!
Le luci della città si avvicinano e non voglio trovarmi in mezzo al traffico in queste condizioni. Lo intuisci e rallenti, da dispettoso quale sei, i movimenti,. Mi abbassi il sedile e mi manca il fiato per la sorpresa di sentirmi andare giù, ormai sono preda di sensazioni forti e mi gira la testa. La tua mano passa sopra la mia faccia sfiorandola appena. Le dita seguono il contorno delle mie labbra e s’infilano dolcemente nella bocca umida e bollente.
Istintivamente le succhio con la disperazione e la frenesia dei movimenti che precedono il culmine del godimento. Finalmente la tua mano scende di nuovo e questa volta mi fa esplodere in mille lampi di luce. Ho difficoltà a respirare tanto è l’emozione tirata fino allo spasmo. Socchiudo gli occhi languidamente, assaporando quel torpore che segue il piacere’e che mi lascia dolcemente morbida anche dentro’
I lampioni scorrono veloci al mio fianco, ma non m’interessa dove siamo, adesso. Allungo la mano e ti sfioro il viso, tu mi baci il palmo in un gesto carico d’erotismo.
L’hotel ci appare con la sua insegna gialla nella notte.
Due minuti per sbrigare le formalità e via di corsa su per le scale: in tutto questo tempo le tue mani non mi hanno mai abbandonato un momento.
Abbracciati ci fermiamo al nostro pianerottolo. La chiave luccica tra le tue mani. Ridacchiando cerchiamo la porta della camera e ci catapultiamo dentro.
Con frenesia mi abbassi le spalline e il vestito scivola alle mie caviglie con un soffio leggero. Resto quasi nuda davanti a te che ti bei del mio corpo, assaporando con gli occhi ciò che sai appartenerti. Mi fissi il seno abbondante e per me è come sentire la tue mani che mi palpano. Ho un brivido d’eccitazione. Mi baci dappertutto, mi afferri i seni che scompaiono tra le tue mani che paiono plasmarli, me li stringi, me li succhi e me li mordi. Un calore bruciante mi nasce dentro mentre le tue mani scorrono su di me, dandomi emozioni che mi fanno impazzire’ogni volta penso che più là di così non si può andare e tu ogni volta mi fai scoprire quanto sbaglio! ‘ma ora voglio essere io a condurre il gioco!Lo hai fatto per tutta la sera, ora guido io!
Ti allontano un pò, ti fermi e mi fissi perplesso. Sorrido melliflua e lentamente anche le tue labbra si distendono in un serafico sorriso d’intesa.
Ti passo le mani dietro il collo e ti tiro costringendoti a piegarti verso di me. Ti bacio passando la lingua sui tuoi denti e sulle pareti della bocca. Deliziosi brividi mi attraversano. Questo brusco cambiamento di situazione, ti ha accesso ancora di più d’eccitazione, te lo leggo negli occhi, incupiti dalla passione.
Ti aderisco al corpo e scivolo alle tue spalle senza mai staccarmi da te e nel farlo ti faccio scivolare la giacca, che vola da qualche parte nella stanza..
Ti abbraccio da dietro, le mie mani slacciano i bottoni uno ad uno e s’infilano sotto la seta della camicia, carezzandoti la pelle caldissima. Mugoli la tua urgenza, ma dovrai aspettare, mio caro!
Sorrido divertita dal mio potere su di te, che ora sei teso come una corda di violino.
La tua pelle calda scorre sotto i miei polpastrelli come l’avorio dei tasti per il pianista. Rabbrividisci, tra le mie braccia.
Faccio volare la camicia e bacio la tua larga schiena morbida e già leggermente velata di sudore.
Annuso il tuo odore muschiato che si mescola al profumo e che mi fa impazzire. Passo le labbra dietro un orecchio, la punta della lingua ne segue il contorno, stuzzicandolo.
Ti mordo un bicipite con un po’ d’energia e la tua protesta arriva puntuale, seguita da minacce che mi fanno eccitare maggiormente.
E’ bello vederti e sentirti in balia delle mie voglie, è eccitante per me il senso di potere che provo.
Faccio scendere lentamente le mani sul tuo stomaco fino alla cintura.
Entro maliziosamente dentro il tuo giro vita dei tuoi pantaloni.Ti agiti nella speranza che scenda velocemente verso il basso.
Torno davanti a te.
Ti fisso a lungo senza parlare, senza fare niente.
Leggo la tua urgenza che si specchia nella mia, ma voglio rimandarla ancora un po”
Lentamente appiccicandomi a te, scendo sinuosa, strusciandomi al tuo corpo. La tua erezione preme.
Le mani scorrono sul tuo corpo, sento la brusca differenza tra la sericità della tua pelle e quella ruvida e pungente della lana.
I polpastrelli percepiscono..la mente sente.
Ti afferro i glutei con violenza, mentre la mia bocca passa sopra la tua erezione che forza contro la stoffa dei pantaloni, cercando la liberazione.
Vado su e giù, seguendone la lunghezza, stringendo e rilasciando i glutei in un ritmo che ricorda i tuoi affondi. Mi assecondi oscillando e mugolando.
Sento le tue gambe che tremano’e mi sento felice.
Sono accoccolata ai tuoi piedi adesso, le mani scendono fino alle caviglie, sciolgono i lacci delle tue eleganti scarpe.
Con poca eleganza le scalci lontano, sfilo allora i calzettoni in un’unica lunga carezza. Mi chino a passare la lingua dove poco prima sono passate le mie dita.
Alzo gli occhi e vedo che sei tesissimo.
Torno alla fibbia della cintura, la slaccio, la sfilo e la getto a terra.
Faccio scendere la cerniera scrutando le tue reazioni: hai chiuso gli occhi e gettato la testa indietro, le vene del collo risaltano come corde sotto la pelle sudata.
Una vampata del tuo odore caldo m’investe il viso, mentre mi avvicino, la respiro e mi riempio della fragranza aspra di sesso che emana la tua eccitazione.
Lascio scorrere i pantaloni giù, facendoli scendere lentamente, tenendo i palmi aderenti alle tue gambe.
Risalgo poi lentamente e bacio ogni centimetro della pelle scoperta.
Stai tremando, ma non demordo dal mio intento di farti impazzire.
Lascio una scia umida sulle cosce, passo sull’inguine, senza mai sfiorare il tuo sesso.
Grugnisci qualcosa d’incomprensibile, mi afferri la testa per i capelli, e la spingi verso il tuo pene turgido.
Mi stai facendo male e provo a farti allentare la presa, ma ormai sei troppo eccitato e cerchi lo sfogo a tutta questa carica che ti è montata dentro. Mi costringi ad alzarmi e mi baci con furia, con una smania che mi stordisce.
Sento gli umori scendermi tra le cosce e un indolenzimento artigliarmi il pube.
Ci buttiamo sul letto, spinti entrambi a cercare l’appagamento.
Mi sei dentro subito, come un disperato, il tuo ritmo segue il mio in una danza animalesca e atavica che ci porta indietro nel tempo e nello spazio’non penso a niente solo a quello che provo e a quello che sento. L’eccitazione sale in ondate calde e profonde che mi scuotono. Non c’è un solo millimetro di pelle che non è sensibile al tuo tocco’al contatto con la tua pelle.
E infine quando entrambi saliamo in alto, la gioia è enorme e l’appagamento è totale.
Restiamo abbracciati mentre i nostri respiri tornano lentamente alla normalità, il tuo cuore mi rimbomba nell’orecchio che poggia sul tuo torace.
Ci appisoliamo per un tempo che non saprei’quando mi sveglio allungo la mano e giocherello con i riccioli scuri della tua peluria, mi avvicino ai tuoi capezzoli nascosti in mezzo a quella piccola foresta scura.
Li stuzzico e si ergono dritti e duri.Tu mugugni una protesta emergendo lentamente dal leggero sonno.
So che per te è presto, ma stasera hai un debito con me per lo scherzetto della macchina e, poiché sono vendicativa, questa non te la faccio passare e cerco ogni modo per ripagarti con la stessa moneta.
– Sai, Dolce – mormoro mentre ti bacio il seno ‘ stai diventando un po’
troppo sicuro di me. Non mi piace –
I tuoi occhi si socchiudono e mi cercano, mi frugano dentro in cerca di risposte..
– ‘è per il regalo? ‘ mi chiedi serio
– Anche! – rispondo contenta di aver attirato la tua attenzione
– Cosa stai cercando di dirmi Giulia? ‘ Ti sei seduto sul letto, sei sveglio adesso: mi afferri per le ascelle, mi sollevi e mi porti vicino a te, appoggiato alla testata imbottita del letto.
– Dico che stai andando oltre quello che immaginavo quando abbiamo
iniziato’ – ti mordicchio un capezzolo ma tu mi blocchi seccamente
– SMETTI! ‘ esclami infastidito – Giulia stiamo giocando e questo gioco ti piace’come piace a me! ‘ mi abbracci e mi rotoli sopra bloccandomi sotto di te.
Le tue labbra mi baciano dolcemente’
– Sei irritata che io esca dalle tue aspettative..è questo il problema..vero?-
mi sussurri scaldandomi la guancia col tuo alito.
Sento il tuo pene tra le mie gambe riprendere vitalità e vigore. Lo strusci sul mio pube finché non mi sei dentro. Ti muovi lentamente e le tue spinte seguono il ritmo delle tue frasi. Sei incorreggibile quando ti ci metti! Lo strano languore che mi ha preso poco prima torna ad artigliarmi i fianchi, salendo e togliendomi il fiato.
Mormori delle parole che non capisco, ma poco importa, sono rapita dall’emozioni e mi lascio galleggiare sotto le tue spinte fino al godimento che puntale arriva sotto la tua sapiente guida.
– Non ti far passare per la testa di scappare, Giulia, non farlo! ‘ mi dici mordendomi il collo con piccoli baci
– Provaci e ti giuro che ti scovo ovunque tu sia e te la faccio pagare !-
Ignoro di proposito le tue parole, mi stiro languidamente e mi volto per non guardarti
‘ Non scappo! Vado solo in Sicilia per un mese di ferie –
Lo dico evitando di spiegare che devo allontanarmi da te e da ciò che stiamo vivendo.
Mi sento troppo coinvolta e ne ho paura.
Temo per il mio stesso equilibrio perché la tua fantasia è la mia, le tue macchinazioni sono le mie, il tuo piacere è il mio.
Solo che alcune volte non riesco ad accettarlo come fai te.
Mi abbracci alle spalle e mi abbandono al tuo corpo.
– Sei una stronza Giulia! ‘ mi dici all’orecchio ridendo sornione.
La tua voce mi solletica il collo.
‘ E non me lo merito! Sai benissimo che abbiamo un feeling particolare, che travolge anche la ragione, che ci spinge sempre oltre. E’ questo il problema? –
Rabbrividisco e provo ad allontanarmi. Tu scoppi a ridere e finiamo a lottare come due bambini, rotolandoci tra le lenzuola stazzonate dal nostro odore.
Le risate portano via la tensione di poco prima e, sfiniti, ci addormentiamo abbracciati, sudati, ma più rilassati.
A svegliarmi è l’aroma del caffè che mi stuzzica le narici e la tua bocca che mi bacia la schiena scoperta.
Mi stiro e mi volto per ricambiare il bacio.
Le tue braccia mi avvolgono e mi cullano. Apro gli occhi mentre la mia mano si avventura alla ricerca della sua fonte di piacere tra le tue gambe. Mugoli soddisfatto quando afferro il tuo pene e mi muovo sapientemente su di te.
Il nostro amplesso è rapido.
– Buongiorno!! ‘ mi saluti sorridendo languido, quando ci abbandoniamo sul letto.
– Ciao ‘ rispondo stirandomi come una gatta.
– Che ne dici di far pranzo e andare a fare un giro in Brianza? ‘ proponi con un tono di tranquillità sospetta.
Arriccio il naso poco convinta. Tu ti affretti a darmi spiegazioni aumentando i miei sospetti, ormai ti conosco e so che nascondi qualcosa.
– Ho un amico che mi ha chiesto di andare da casa sua per consegnare un pacco ad un altro amico che deve passare a prenderlo. Pare complicato, ma è questione di una decina di minuti ..e noi ci facciamo un giretto nella zona! Che ne dici? –
Sono dubbiosa ma finisco con l’accettare perché non ho di meglio da ribattere.
Ci fermiamo a pranzo in un localino sulle colline e dopo ci avviamo verso il luogo del tuo incontro.
La casa del tuo amico è una villetta in un paese come ce ne sono tanti in zona, elegante e curata. Una bella cancellata circonda un giardino all’inglese dove spicca un’allettante piscina azzurra come un topazio.
Tutte le finestre hanno le inferiate contro i ladri e lo stesso vale per le altre case intorno, a quanto posso vedere.
Tu scendi e ti fermi vicino alla mia portiera.
– Beh, che fai? Non vieni? – mi chiedi sorpreso
Ti guardo perplessa, non si era detto che era una cosa veloce?
– Posso aspettarti qui, non ti preoccupare – ti rispondo iniziando a sentire quella nota stonata che dalla mattina mi avverte che qualcosa ti passa per la testa.
– Dai vieni, così vedi che casa ha questo mio amico! – sorridi e mi aiuti a scendere. La tua mano non mi lascia neanche quando entriamo in casa.
Attonita, mi fermo fatti pochi passi, ad ammirare un arredamento che non ha niente da invidiare alle foto che si vedono sui giornali specializzati.
– Ma che lavoro fa il tuo amico? ‘ mi viene spontaneo chiederti
– E’ dirigente di una finanziaria straniera, va spesso all’estero, come in questo momento. Non se la passa male, vero? – sorridi mentre ti avvii tra le stanze con passo sicuro.
– Conosci bene questa casa, mi pare – commento seguendoti
– Conosco Giampaolo da oltre dieci anni. Sono stato qui molte volte! –
Mi guardo in giro adocchiando quadri con firme famose, statuette stravaganti e oggetti antichi. I miei tacchi affondano ora in morbide moquette, ora risuonano su lucidi parquet. In fondo ad un corridoio che stai seguendo, svolti a destra e sparisci.
Non sento più i tuoi passi, più niente. Preoccupata ti corro dietro, giro l’angolo e una mano mi afferra il polso e mi trascina dentro una piccola stanza dove una folta moquette avvolge i miei piedi. Mi ritrovo tra le tue braccia, mentre la tua bocca scende prepotente sulla mia.
Ho ancora il cuore in gola per lo spavento.
Con un braccio sento che spingi la porta che si chiude con un leggero soffio.
Mi pare strano e solo allora mi accorgo che tutto è rivestito di morbido velluto blu oltremare e il solo arredamento è un tavolo orientale finemente intarsiato.
Sento ancora quella strana sensazione di qualcosa che non va.
Mi lasci andare e mi guardi con un sorriso enigmatico.
– Togliti le scarpe e spogliati ‘ dici appoggiandoti alla porta e incrociando le braccia.
Spalanco gli occhi pensando che sei impazzito del tutto in questo week-end.
Te lo dico.
– No, non lo sono – scuoti la testa sorridendo diabolico ‘ qui possiamo fare il sesso che vogliamo gridando tutta la nostra passione’siamo in un locale completamente insonorizzato. Giampaolo è un tipo particolare – ridacchi fissandomi
‘ Adesso è in Giappone e non ho idea di cosa porterà da questo viaggio!-
Ancora non capisco cosa sta succedendo. Voglio andarmene.
– Andiamo via! Questo posto non mi piace! ‘ ti chiedo con voce un po’ tremula
Ti avvicini e mi spingi contro il muro iniziando a sfilarmi la gonna, che finisce a terra. Mi carezzi il pube depilato da sopra il pizzo dello string rosa. Le tue mani salgono di nuovo e iniziano a sbottonarmi la camicia.
– Smetti! ‘ Esclamo bloccandoti i polsi.
Mi fissi con occhi febbricitanti di passione.
– Forse non mi sono spiegato ‘ dici seriamente – qui non mi puoi fermare! Qui puoi pure gridare, puoi urlare o chiedere aiuto, nessuno ti sentirà!
Qui sei sola con me, con i nostri animi e con le mie fantasie!Potremmo scoprire fino a dove ci possiamo spingere’-
– Basta!non ci sto! E non mi piace questo posto! ‘ ti allontano a forza da me, mi abbasso a riprendere la gonna. Sento un brivido di paura che mi elettrizza la pelle La tua voce mi arriva da sopra le spalle, tranquilla e razionale come se parlassi di un tuo articolo.
-Ti spogli tu o ti spoglio io? Deciditi Giulia, non sto scherzando! Voglio approfittare di quest’occasione con te’..-
Sei alle mie spalle, fisso la porta pensando di sbattertela in faccia, ma scopro inorridita che non ha maniglie o serrature, il lato interno è imbottito e liscio.
– Come si fa ad uscire?- ti chiedo voltandomi furibonda.
Tu sorridi
– Ho il telecomando, non ti preoccupare, è tutto sottocontrollo! ‘
Hai la faccia di un bambino che guarda la cioccolata. Ti avvicini e mi slacci la camicetta.
Ho un brivido, non so se d’eccitazione o paura
Ti fermi e mi sfiori le labbra con un dolce bacio
‘ Perché hai paura? Sai anche tu che non ti farei mai del male’lo sai vero? ‘ i tuoi occhi bruciano i miei come roccia fusa.
Non ho la voce per risponderti e annuisco, sconfitta dalla situazione e dalla tua stessa presenza che mi fa capitolare, sempre.
Le tue mani mi spogliano, liberano i miei seni che spariscono tra i tuoi palmi riempiendoli.Ti abbassi e li baci quasi con devozione.
– Rilassati, lasciati andare e godiamoci la serata ‘ mi sussurri con voce roca. Mi prendi la mano e mi tiri verso un’apertura che vedo solo adesso, nella parete di fronte: una porta pressoché invisibile nella tappezzeria.
Entriamo: è buio un odore pungente di cuoio mi arriva alle narici. Sotto i piedi sento la moquette cambiare morbidezza. Questa è più folta, ma più ruvida.
Mi fermo incerta, incapace di pensare a cosa farai adesso.
La porta si chiude silenziosamente dietro le mie spalle, mentre si accendono dei punti luce in vari parti della stanza, che è molto più grande di quello che immaginavo.
La luce è bassa e calda, non è puntata in nessun punto particolare ma illumina una scena raccapricciante.
Attonita guardo quello che mi circonda.
– Dimmi che quello che vedo non è vero! ‘ ti chiedo con solo filo di voce che trovo la forza di far uscire dalla gola.
Non mi volto, sei dietro di me e sento che assorbi tutto l’impatto della sorpresa su di me. Stai godendo del mio attonito sconvolgimento.
– Questa è la stranezza di Giampaolo ‘ parli sottovoce abbracciandomi e aderendomi alla schiena.Ho uno scarto e mi allontano bruscamente. Sento tutta la mia nudità calarmi addosso come una pugnalata, mi sento indifesa.
Fisso le pareti ancora sottosopra ‘ Pensavo che queste cose si leggessero solo nei romanzi e nei trafiletti della cronaca nera ‘ ti dico, senza peraltro riuscire a staccare gli occhi da quegli oggetti.
Ogni parete è tappezzata da ogni genere d’oggetti che ricordano le stampe che ho visto delle camere di tortura dell’inquisizione: pinze, manette, e imbracature di cui non riesco neanche a capire le funzioni’ e poi grandi e piccole catene di lucido acciaio, strani aggeggi di cuoio, cappucci, corsetti di lucido latex, e fruste. Una parete solo di fruste.
Sono queste che mi attirano. Mi avvicino, ho paura perfino a sfiorare quei micidiali attrezzi.
– Pensi che adoperi davvero queste cose? ‘ ti chiedo mentre osservo le varie forge. Scuoto la testa incredula di fronte ad una collezione che ha del pazzesco. Noto l’ordine maniacale con cui sono appese, dalla più grande alla più piccola.
– Non può esistere una donna sana di mente che si sottoponga a simili ‘giochi’ come dici tu! – ribadisco scettica
Tu non ti sei mosso da dove ti ho lasciato, sento nell’aria il tuo profumo, ma non così vicino come pensavo.
– Vieni qua! – ecco la tua voce si è adeguata all’atmosfera della stanza. E’ dura ed esigente. Irrigidisco le spalle, come ogni volta che qualcuno mi dà ordini: è più forte di me, non lo sopporto!
Mi volto lentamente, hai un luccichio sinistro negli occhi. Ti fisso e, tra il tuo desiderio e quell’orrenda stanza, mi nasce dentro il lato grottesco della situazione. L’assurdità della cosa mi prende e mi fa sentire più sicura, siamo così al limite, che la paura svanisce sostituita da un senso d’irrealtà che mi rende audace.
Siamo due adulti che giocano e vogliono divertirsi, niente di più.
Inizio a gustarmi il gioco, anche se non voluto.
Ti vedo con occhi diversi.
Ti faccio linguaccia e ignoro la tua richiesta.
‘ se credi che me ne stia qui buona buona a farti da schiavetta’..sei pazzo! ‘ penso divertita ed eccitata.
Sento che respiri a fondo, non ti sei ancora accorto del mio cambiamento.
– Ti ho detto di venire qua!- ripeti con un tono di comando quasi militaresco. Stai dominando la tua voglia di saltarmi addosso, lo so.
Sto toccando, quasi con timore, un frustino lungo e sottilissimo, ricorda quelli da cavallerizzo.
-..finisco il mio giro ‘ rispondo con una voce venata da insolenza,
continuo a lanciarti sfide silenziose.
Chi è che adesso conduce il gioco?
La tua smania sale vertiginosamente
– Giulia, vieni qua! Non farmi muovere che non ti conviene stuzzicarmi..potresti pentirtene! ‘ la voce carica di tensione.
Ti lancio un’occhiata fulminante, dalle ciglia leggermente abbassate.
– Questa sala sveglia le mie fantasie più violente, non ti conviene tirare troppo la corda! – mi avverti molto preso dal tuo ruolo.
Rido del tuo tono freddo
‘ Ma dai! è tutto così assurdo! ‘ esclamo ancora sicura che stiamo facendo un gioco.
Noto solo allora un piccolo tavolo di pelle imbottito; ai suoi lati pendono delle manette. Non ci vuole molto ad immaginare le sue funzioni.
Sento i tuoi occhi seguire le mie mosse, spiarne i gesti.
– Dimmi che non sei eccitata anche tu’- il tuo alito mi scalda il collo col suo umido calore, mentre mi sfidi a negare l’evidenza.
Non posso farlo e lo sai: l’eccitazione è grande proprio perché nell’assurdità della situazione, la fantasia galoppa.
Sfioro il piano morbido del tavolo.
Le tue mani carezzano le mie spalle, sono caldissime e mi procurano dolci brividi.
– Non temere ‘ sussurri quasi gustando il momento ‘ Lo proverai nelle prossime ore ‘ prometti e l’idea mi agita un po’.
Ti lancio un’occhiata spavalda per contrastare la tua sicurezza e la mia ansia.
– Tra un paio d’ore io non sarò qui! Devo riprendere il treno, Dolce!- ti ricordo riannodando la realtà alla fantasia.
– Tu uscirai da qui solo quando IO avrò deciso che è il giunto il momento, e non prima. Ti riporto a casa questa volta, non ti preoccupare! ‘ la tua voce mi passa sulla pelle, mi sfiora leggera come piuma.
Arriccio il naso, irritata dal tuo modo dispotico di sconvolgere i miei piani.
– Alex, sai bene che ‘ – inizio mentre con una mano salgo verso la tua spalla.
Non mi fai neanche finire, mi afferri la mano e me la torgi all’indietro.
Ho un’esclamazione di protesta mentre il freddo del metallo mi circonda il polso e uno scatto me li blocca entrambi dietro la schiena.
– ALESSANDRO! ‘ ti grido, ora incazzata davvero, non mi piacciono i tuoi modi rozzi e violenti.
– GIULIA! ‘ mi sbeffeggi tu con un sorriso ebete stampato sulla faccia.
Mi vieni di fronte e resti a guardarmi a lungo, con una mano sfiori la superficie morbida del tavolo che è tra noi.
Sento quella mano su di me tanto è la cura con cui tocchi quel piano.
Alzo gli occhi e vedo tutti quegli oggetti alle pareti e di colpo ricordo le tue minacce. Adesso che non mi posso difendere mi sorprendo a preoccuparmi sul serio delle tue intenzioni.
– Prova solo a sfiorarmi con qualsiasi di quegli oggetti e giuro che ti cavo gli occhi! ‘ sibilo furibonda minacciandoti.
Hai una risata sinistra ‘ Ma ti sembra di essere nelle condizioni di minacciarmi? ‘
Allunghi una mano e mi carezzi un seno con sfrontatezza e possesso.
Mi scosto bruscamente e ti fulmino con gli occhi resi cupi dalla rabbia.
Sei ancora vicino al tavolo, mentre parli, lo tocchi con delicatezza
-Ricordi l’altra volta che siamo stati da queste parti? E’ stato allora che ho pensato a Giampaolo. Mi ha spesso offerto l’uso di questa stanza, ma non ho mai avuto l’occasione per sfruttarla! Almeno fino a 15 giorni fa quando abbiamo avuto quel week-end’bollente! ‘ i tuoi occhi brillano come brace, mentre ti avvicini e lentamente ti pieghi a succhiarmi il collo in un lungo bacio.
-Ecco questa è l’ambientazione giusta per quel tipo di gioco.. ‘
La tua voce gronda d’attese e pregustazione..
– Adesso dimostrami quanto mi sei grata di questa scelta! Sarai la mia schiavetta docile, se vorrai riguadagnarti la libertà! ‘ Sorridi in modo sinistro. Mi fissi e aspetti. Io rimango ferma, attonita e incredula delle tue parole.
– Muoviti! – la tua voce come una staffilata squarcia il silenzio ovattato della stanza.
Ho un sobbalzo per lo spavento, sbatto gli occhi un paio di volte, nella speranza che sia solo un incubo.
Da qualche parte, dentro di me, inizia a diffondersi un vago senso di preoccupazione per le tue vere intenzioni.
– Smettila Alessandro! Il gioco è bello quando dura poco!Finiscila! ‘ esclamo mascherando la paura che mi assale con la rabbia.
– Se pensi che mi faccia chiamare ancora in quel modo’e ti assecondi..SEI PAZZO! -grido
– Davvero? – sorridi serafico – Davvero credi che io sia pazzo?- ridi e quella risata mi mette i brividi addosso.
Sei al mio fianco e mi afferri con forza alla vita. Perdo l’equilibrio e ti finisco tra le braccia. Provo a scalciare insultandoti a voce alta, ma serve a poco.
Sono energicamente sbattuta a faccia in giù sul tavolo di pelle, per l’impatto, il fiato mi esce con violenza dai polmoni lasciandomi quasi stordita.
Con le mani bloccate dietro la schiena sono impedita nei movimenti e non posso difendermi. Aspetto solo che mi sleghi i polsi e me li fissi ai suoi lati,tanto da avere almeno una chance per liberarmi.
Invece sento qualcosa di freddo che mi schiaccia, pressandomi la schiena al tavolo: una fascia di cuoio nero che mi passa sopra la vita e un’altra che mi passa sopra le scapole.
– sto male così!- esclamo arrabbiata e senza fiato per le forza che mi schiaccia a quella superficie che puzza di cuoio in modo quasi vomitevole.
Mi vieni davanti, vedo solo il tuo inguine fasciato nei pantaloni. Lentamente ti abbassi fino ad incontrare i miei occhi.
– Scommettiamo che entro un quarto d’ora mi supplicherai chiamandomi in ogni modo io ti chieda? – sussurri con un dolcissimo sorriso
– Stronzo! Se provi solo a sfiorarmi con qualcosa ”- grido al culmine del panico
– Insisti a minacciarmi? ‘ dici con espressione incredula. Ti alzi e volti il tavolo verso la parete che vuoi che veda: è quella delle fruste.
Un sudore freddo mi copre la schiena.
‘ accidenti! Ma fa sul serio?’ penso sgomenta
Fisso con angoscia ogni tuo movimento, vedo che stacchi uno per uno alcuni frustini e li provi facendoli vibrare nell’aria, producendo suoni secchi e sferzanti.
Senza voltarti inizi a parlarmi con voce calmissima ‘ Sai una volta Giampaolo mi ha tenuto un’ora di lezione sul segno che lasciano ciascuno di questi aggeggi sulla pelle.
Questo per esempio fa male, ma non lascia segni di lunga durata ‘
Fai vibrare un frustino, piuttosto grosso e non molto lungo, nell’aria con un suono pesante e cupo.
– questo invece di lascerebbe delle imbarazzanti strisce rosse e cocenti, per alcuni giorni’molto d’effetto! E anche doloroso..direi! ‘ fai schioccare un frustino sottilissimo.
Provo inutilmente ad alzarmi, facendomi solo del male e finendo il fiato nello sforzo
‘ Sei impazzito? – esclamo, ma solo un suono rauco mi esce dalla gola.
Ti volti e tieni stretto tra le mani il primo frustino, lo sbatti leggero sul palmo con ritmicità.
Senza staccarmi gli occhi di dosso ti avvicini e mi passi alle spalle.
Mi agito come un’ossessa, senza riuscire a muovermi di un solo centimetro.
La tua mano calda mi passa sopra il sedere palpandomelo con delicatezza, ma con possesso.
Poi ti allontani di un passo, intuisco, più che vederlo, il tuo braccio che sia alza. Il sibilo della sferzata rompe il silenzio che si è creato intorno a noi.
Urlo. Il dolore però non arriva.
Sento le tue labbra sfiorami la pelle fredda dei glutei.
Il cuore mi batte nelle tempie.
– hai un sedere troppo bello per sciuparlo con la frusta.. ‘ dici
La tensione crolla di colpo a quelle parole e mi rilasso, sfinita.
Il suono secco e il dolore bruciante del tuo palmo che si abbatte sul mio sedere mi esplodono in testa inaspettati.
Strillo sorpresa e dolorante, quando un secondo e un terzo sculaccione mi scuotono. Ti supplico di smettere, non ho mai provato un dolore così intenso.
– sai Giuliva, fai troppo rumore! ‘ dici mostrando indifferenza ai miei lamenti, mi passi davanti per fermarti di fronte a degli strani aggeggi di cuoio, maschere o cose che sembrano tali.
Tra il sudore che mi cola sugli occhi e tra le lacrime vedo che hai afferrato una cosa scura, forse una benda.
– hai ancora da dire quella parola .. ricordi?
Anche se non ho usato lo scudiscio, questo non vuol dire che uscirai immune da questa stanza ‘
Con la poca voce che mi è rimasta ti mando a vaffanculo. Il mio insulto non ti tocca.
– Ci sono vari modi per fare stare zitta una donna ‘ con un ampio gesto indichi la parete alle tue spalle ‘ alcuni di quei morsi sono davvero efficaci, ma potrebbero sciuparti la bocca. Come a un vero puledro di razza si parte dai morsi più leggeri, ma che facciano capire le intenzioni del padrone. Mi basta questa leggera benda di latex, ti aderirà come una seconda pelle e impedirà ad ogni tuo suono di uscire e disturbarmi –
Scuoto la testa a destra e sinistra nel tentativo di sottrarmi alle tue mani, ma la benda mi chiude la bocca inesorabilmente. Provo a gridare, ma non si sente altro che un suono interno e poco efficace. Alzo gli occhi e ti trovo a fissare soddisfatto il traguardo raggiunto
-Così va meglio! Molto meglio! ‘ Gongoli ‘ Adesso che sei finalmente in silenzio, mi dedicherò a trovare qualche giochino da fare più tardi! Probabilmente nel frattempo arriverà Marco, l’amico di Giampaolo, venuto a prendere il pacco. Ricordi? Dentro ci deve essere qualcosa di questa stanza..sì perché anche Marco è uno che ama le cose strane’
Le tue mani mi passano sul corpo, palpando e toccando ciò che vogliono, vagano voraci e delicate ovunque le porti la tua voglia. Non posso fare niente per fermarti.
Scendono lentamente sulla schiena, sfiorano le vertebre, leggere farfalle sulla mia pelle accaldata, giù fino ai lombi, ancora più giù. Ho un sussulto quando mi sfiorano i glutei ancora cocenti, un grido mi esplode in testa, ma nessun suono esce dalla benda.
– lascerò la porta socchiusa e la stanza al buio. Lui conosce la casa e magari vorrà prendere altri oggetti da qui dentro. Entrerà e vedrà un corpo magnifico, così esposto, pronto’ magari vorrà approfittarne..
Che ne pensi Giulia? Sarebbe troppo? ‘ sorridi assumendo uno sguardo pensieroso.
Ti ascolto attonita finché le tue parole mi esplodono nella testa, nel loro intimo significato.
Il panico mi sommerge, mentre riprovo con minore forza di prima a liberarmi, sono stanca.
Non riesco a spostarmi di un millimetro.
Tu te ne stai davanti a quella maledetta parete ignorando di proposito l’effetto devastante che le tue parole hanno provocato.
Mi torni vicino, stringi in mano qualcosa che non vedo, ti fisso con uno sguardo che bucherebbe una parete di piombo.
Sembra che niente ti scalfisca!
TI metti al mio fianco, mentre le tue dita vanno a frugare dentro il mio sesso, facendomi sobbalzare.
E’ un gioco freddo che mi disturba, ma mi eccita al contempo.
Quando la tua voce arriva sussurrata al mio orecchio ‘ per essere una che non ci sta a questi giochetti, ti trovo molto bagnata! – vorrei morire o almeno sottrarmi ai tuoi occhi che non mi danno scampo.
Mi strusci qualcosa di duro e freddo all’ingresso della vagina, m’irrigidisco e contraggo i glutei, ma non ho scampo. Mi sento forzare l’ingresso e alla fine violare da quell’oggetto che adesso è dentro di me e mi riempie completamente.
– aspetta di vedere cosa fa.. ‘ mi avverti, mettendomi davanti agli occhi una piccola scatolina scura con delle spie colorate.
Premi una levetta e il coso dentro inizia a ingrossarsi oltremodo, forzando contro le pareti e costringendomi a rilassarmi x dargli spazio senza che mi faccia male.
Respiro forte per lo stress e le sensazioni che mi fa provare.
Si spenge la prima spia e si accende un’altra.Inizia a vibrare lentamente, -scuotendomi fin nell’anima. Il ritmo aumenta portandomi ad un parossismo mai provato prima.
Mi sento avvilita a pensare che sto per godere tramite un attrezzo meccanico e non tramite il mio uomo.
Quando ormai è vicino quel momento, un campanello squilla nell’aria e ci blocchiamo entrambi.
– E’ Marco! ‘ Dici tranquillo, mi sfili il vibratore dal sesso
‘ adesso fai la brava e non ti agitare! Se starai zitta e buona, appena Marco se n’è andato continueremo il gioco –
Giri il tavolo in modo che mi trovi con le spalle alla porta, incapace di vedere cosa succede dietro di me.
Spengi tutto e mi saluti con un casto bacio sulla fronte.
Chiudi la luce, ti avvii alla porta e lasciandola socchiusa.
Respiro a fatica, scossa dalle forti emozioni e dalla paura di ciò che succederà adesso.Non avrei mai intuito questo tuo lato sinistro, se non ci fosse stato quello scontro alla baita.
Devo riconoscere che, per la prima volta in vita mia, scopro che anche io ho una parte di me che non conoscevo affatto. Quella che ricava un sottile piacere da questa situazione così assurda e umiliante.
Rabbrividisco.
Ammetto che non mi conosco sotto questa luce.
Le vostre voci si avvicinano alla porta, si distinguono con chiarezza.
Mi tendo in un muta preghiera che tu non faccia altre stronzate e chiuda velocemente l’incontro con quest’amico.
So che non ti esporresti mai alla possibilità che qualcuno scopra che hai un’amante: hai già detto che non vuoi rischiare il matrimonio. Quindi non mi mostreresti mai a uno che ti conosce!
Mi aggrappo a questi pensieri mentre i minuti scorrono lentissimi.
Marco pare non avere fretta, la sua voce è calma. Sento che apre il pacco: lo scricchiolio della carta, mani che rovistano in mezzo a oggetti.
I vostri commenti riempiono l’aria, mio malgrado vengo messa a conoscenza delle intenzioni del tuo amico nei confronti della sua attuale partner, una ragazza tutta pepe ma con poca fantasia a letto.
Pare che non abbia afferrato nessuna delle imbeccate di Marco e così lui si sia rivolto a Giampaolo per essere più esplicito con lei sui suoi gusti.
Immagini di catene e manette mi passano per la testa evocate dai vostri discorsi, mi chiedo se quella ragazza godrà di un simile trattamento, anche se finalizzato a un nuovo aspetto, nel gioco del sesso.
Inizio a sentire l’indolenzimento per la scomoda posizione. Sono terrorizzata di non riuscire a respirare solo dal naso.
Cerco di calmarmi mentre voi due parlate ignorando la mia presenza.
Una pausa di silenzio si estende nel vuoto della stanza, sospiro di sollievo ritenendo che Marco se ne sia andato. La sua voce però risuona di colpo infastidita, dicendo che gli manca un particolare vibratore che aveva richiesto a Giampaolo, ma che non è un vero problema perché sa dove lo tiene e lo prenderà da solo.
Silenzio.
Marco ti chiede perplesso se c’è qualcosa che non va, ha notato la tua mancanza di commenti.
Un velo di sudore si forma sulla mia pelle nell’attesa.
La risata bassa di entrambi mette fine al silenzio imbarazzato.
– Sei in compagnia!- esclama Marco riuscendo finalmente a capire il tuo atteggiamento. Ride a gran voce, quasi per farmi capire che adesso sa che ci sono.
– Non ti preoccupare! Faccio in un attimo! Prendo quello che voglio e me ne vado. Non ti disturbo oltre! ‘ la sua ironia m’irrita.
La porta si apre lentamente, uno spicchio di luce si allarga sulla moquette alla mia sinistra.
Tremo come una foglia, chiudo gli occhi sperando di uscire indenne da quella situazione, andata ormai oltre ogni limite.
Sento i vostri passi che si avvicinano, occhi indiscreti che ghermiscono ogni dettaglio del mio corpo, voraci pupille che mi studiano, mi sezionano, ci sognano sopra.
Qualcosa di caldo mi sfiora la pelle del fianco. Ho un sobbalzo e grido per la sorpresa, ma solo un lieve suono riesce a superare la barriera di latex della benda.
– Una pelle vellutata come quella di un bambino! ‘ commenta la voce roca di Marco, continuando la carezza lungo la schiena.
Mi tendo, sconvolta dall’idea che un’estraneo di veda nuda e così esposta, che possa toccarmi a suo piacere.
Il seguente commento mi fa urlare di rabbia
– E’ ben fatta e soda! ‘ dice palpandomi come si potrebbe fare per la valutazione di un cavallo da corsa.
– Fa molta palestra..- la tua voce mi arriva inattesa vicinissima, con una nota di orgoglioso possesso. Le tue labbra mi sfiorano la guancia, il tuo profumo m’inebria le narici.
Una mano mi afferra un gluteo stringendolo dolcemente, spalanco gli occhi per l’inattesa strizzata e per il bruciante dolore che sento ancora dopo la tua sculacciata.
Alzo gli occhi per cercarti e vedo che hai appoggiato, entrambi le mani, ben in evidenza sul piano davanti al mio volto.
Il tuo messaggio è chiaro e una furia improvvisa mi assale, ma l’unico risultato è un feroce sguardo di fuoco che ti trafigge e il sudore che copioso mi copre il corpo immobile.
Mi carezzi la guancia con le nocche della mano.
Mi sfidi, aspetti una mia supplica che sai non verrà, perché questo è il nostro duello, il nostro gioco!
Di colpo la mano che mi tocca non è più sul mio fianco, ma sale dalla coscia sempre più su, sfiora il mio sesso, mi passa tra le natiche e continua fino ad arrivare alla nuca.
Sono travolta da violente emozioni che non hanno più una loro identità. Panico, paura, dolore, piacere, lussuria’.Sono attraversata da correnti di energia che non so capire, solo vivere.
– Vi lascio ai vostri giochi! ‘ esclama Marco dandomi un pizzicotto su una natica.
Si ferma davanti al tavolo tanto che lo posso finalmente vedere. Allunga una mano e fa scattare il gancio della benda che mi cade dal volto liberandomi.
Respiro più volte, assaporando la dolcezza dell’aria che mi passa per la gola.
-Come ti chiami?- la sua voce è morbida e calma. E’ difficile pensare che sia lo stesso uomo che ha progetti così sadici per la sua donna.
Lo fisso e scopro una bellezza che non è facile da trovare. Stupita mi trovo a guardare due occhi magnifici color del ghiaccio, in mezzo a un volto dai lineamenti perfetti, dove ciglia scurissime fanno coppia con un ciuffo ribelle di capelli corvini.
Sorride dolcissimo e mi viene spontaneo chiedermi come sia possibile essere così esternamente angeli e così intimamente diavoli.
– Giulia ‘ la voce mi suona roca, quasi che il fiato mi raschi nella gola.
– Ciao Giulia! Ti auguro di goderti la stanza’e il tuo uomo! –
Saluta vagamente con la mano e se ne va, non prima di avermi dato una lunga occhiata di compiacimento.
Tu lo accompagni e io resto con i miei dubbi e i pensieri che mi rodono.
Ti sento rientrare, chiudi piano la porta e ti avvicini. Le tue labbra catturano le mie in un bacio urgente a cui io rispondo con ugual ardore.
– Liberami! ‘ ti supplico alla fine, rimangiandomi tutti i propositi di ribellione.
Mi sfiori il viso in una delicata carezza
– Abbiamo qualcosa in sospeso, dopo faremo l’amore fino allo sfinimento, ma prima voglio concludere quello che abbiamo iniziato e interrotto –
Il marchingegno di poco prima, torna davanti al mio naso, con le piccole malefiche spie già accese.
Sento il vibratore entrare nel mio sesso, non ha difficoltà a penetrarmi perché adesso sono fradicia di umori. Me lo infili dentro lentamente e ugualmente lo tiri fuori, con un ritmo che mi fa contorcere nella ricerca di un godimento che non ho ancora avuto.
Sei tremendo quando fai così, hai la capacità di portarmi sempre al limite massimo, di fermarti e farmi tornare indietro, sfinita e senza appagamento.
Vai avanti così per un po’, mentre il vibratore cambia dimensioni e velocità sotto il tuo sapiente controllo.
Ad un tratto lo fermi, lo sfili e me lo ributti dentro in un solo movimento deciso. Mugugno la mia irritazione per la brutalità.
Tu m’ignori, mi vieni davanti e lentamente estrai dalla tasca la scatolina della sera prima. Spalanco gli occhi mentre ti grido di non farlo.
– Adesso è il momento .. ‘ mi dici carezzandomi ‘ c’è tutto: il luogo e il contesto. Voglio quello che non hai ancora dato a nessuno! Voglio sentirti urlare di piacere mentre ti riempio di me..-
– Alessandro! Ti prego! Non farmi male! Ho paura! .. Non lo fare!-
Sento la mia voce dire parole che non credevo mai di dirti…eppure una parte di me, diabolica e assurda sa che non ti fermerai, e aspetta..aspetta di mettersi alla prova.
Inesorabili le tue dita frugano tra le natiche, intingendosi degli umori che mi colano ormai abbondanti dal vibratore. Girano intorno all’ano, lo violano, lo massaggiano e alla fine lo aprono. Le mie proteste cadono nel silenzio ovattato e irreale della stanza, un dolore sottile e profondo mi si espande dal sedere fino a dentro. Una strana sensazione che trascende il confine tra piacere e dolore, che non so distinguere.
Sono costretta a subire e quindi anche a sentire quello che fai su di me, non ho possibilità di sottrarmi, per la prima volta nella vita, non ho scelta.
Mi sono chiesta spesso cosa provavano i disgraziati che venivano torturati dall’Inquisizione, ora ne ho un minimo assaggio, anche se il mio è finalizzato a tutt’altro scopo!
Sento il dildo, freddo e paurosamente più grosso del tuo dito forzarmi.
Mi tendo e stringo disperatamente le natiche, causandomi un dolore intenso che mi fa gridare e alla fine crollare, lasciandomi invadere.
Non riesco a muovermi, solo il contrarre i muscoli mi da scariche di dolore dentro fino alla gola. Una sensazione orribile di invasione, che non mi dà nessun piacere.
Chiudo gli occhi ma la tua mano mi afferra la mandibola e mi costringe ad alzare la testa
‘ Guardami Giulia! ‘ la tua voce è irriconoscibile, tanto è tesa e roca. Gli occhi ti brillano eccitati, quasi diabolici
‘ sei bellissima! Ti amo! Voglio tutto di te! Adesso mi darai tutto e io sarò tutto per te! ‘
Ti apri i pantaloni e tiri fuori il tuo pene, eretto come una lancia, lucido e umido di umori.
Me lo premi alla bocca, ma scuoto la testa come una pazza.
‘oddio! Questo no! ‘ penso ormai stordita.
Involontariamente passo sopra la cappella già ingrossata e sento il tuo mugolio di piacere.
Mi afferri per i capelli sulla nuca e mentre grido mi ficchi in gola il pene fino a quasi soffocarmi.
Lo tiri indietro quel tanto che mi faccia respirare: è caldissimo. Lo sento scorrere fuori e dentro la mia bocca, duro e vellutato.
I tuoi movimenti sono decisi e continui, non posso far altro che chiudere le labbra e risucchiarlo dentro.
Questa volta non ci saranno tentennamenti, andrai fino in fondo, senza tregue e senza ritiri dell’ultimo minuto.
Lo so, lo sento e una parte di me lo sapeva e lo aspettava da quando ti sei aperto la cerniera. Un altro tabù che cadrà’
Ho la mente sconvolta da stimoli intensi che mi hanno quasi inebriata. Dovrei sentirmi usata, come un misero strumento di piacere, ma non è così che mi sento.
Sono eccitatissima, so che ti sto dando un piacere intenso almeno quanto il mio e questo mi riempie di gioia. Hai detto di amarmi..e questo è tutto. Posso darti il corpo e di nascosto il mio amore, e questo farò.
Sappiamo entrambi che questo gioco non è nato nella tua testa, ma è cresciuto tra le nostre menti, nelle notti e nei giorni che ci cercavamo, che sognavamo il modo di darci piacere, di passare insieme quel confine che nella vita ci si prefigge di non superare, perché al di là..c’è l’ignoto: il sublime, l’assoluto, il pieno e il vuoto, il sottile e lo spesso..e una volta scoperto, come si fa a tornare indietro?
L’orgasmo sale vertiginosamente come un’ondata di energia senza uguali, che si dirama da ogni parte del corpo e mi esplode dentro, le mie grida di piacere si uniscono alle tue, in un coro di ancestrale emozione.
Il tuo sperma schizza bollente nella mia gola, scivola giù e anche fuori dalle labbra, piene di te.
L’ondata di piacere si placa molto lentamente, affoga nel sottile dolore che mi attanaglia le viscere.
Le fasce che mi tenevano legata si allentano, scivolano via dal mio corpo esausto.
Con delicatezza sfili il dildo e il vibratore che quasi non sento più tanto sono fradicia e dilatata dal godimento appena avuto.
Ho un cedimento, le gambe non mi reggono.
Mi afferri subito, mi abbracci e ci lasciamo andare sulla moquette, che accoglie i nostri respiri ancora affrettati.
Sento il calore del tuo corpo che scalda il mio, che per reazione all’orgasmo si sta freddando. Assaporo la sensazione di protezione mentre scivolo in un sonno senza sogni, un sorriso distende i miei lineamenti.
E’ l’insolita durezza del giaciglio improvvisato che mi sveglia.
Mi muovo lentamente e mugolo una protesta per i dolori che sento in ogni parte del corpo.
L’impatto coi ricordi è sconvolgente.
Tu stai ancora dormendo.
Mi guardo intorno e un violento conato di vomito mi fa piegare.
Per un momento, appena sveglia ho creduto di aver sognato, di aver avuto un incubo.
Fisso il soffitto mentre un peso mi opprime il petto: è difficile dover ammettere che in quella situazione fuori da ogni limite, ho goduto come mai prima.
Guardare in faccia il nostro lato ‘oscuro’ è sempre uno shock. Il dover ammettere sensazioni inconfessabili è duro. Da quel momento sai che non sei più la stessa.
Ecco come mi sono sentita quella mattina, ecco perché mi sono vestita e sono scappata da quella villa e da te senza una parola.
Ecco perché adesso sono qui, distesa su questa sabbia nera, sotto il sole bruciante della Sicilia, lontana da tutto e da tutti, con un gran vuoto dentro che solo tu sapresti colmare.
Non risponderò alle tue chiamate, non per ora: ho bisogno di tempo, di far chiarezza dentro di me.
Devo dare un senso a quello che ho provato.
Sai, Dolce, si può scappare da un uomo, ma non da se stessi.
Ciao!
Grazie Rebis
Bellissima storia, molto realistica
Pisellina… fantastico! Un buon mix di Femdom e umiliazione
Storia molto intrigante. Per favore, continua! :)
In tutte le volte in cui Maria ordina a Serena di spogliarsi, Serena rimane sempre anche a piedi nudi oppure…