Il mio corpo assorbiva i colpi quasi senza accorgersene.
Lo stringevo tra le braccia, era più in alto rispetto a me, così potevo rimanere col volto girato, senza doverlo per forza baciare.
La sua barba già ispida a quell’ora di sera mi graffiava, perciò lui stava ben attento a non appoggiarsi a me.
Dalla finestra aperta entrava una brezza che mi accarezzava leggera la pelle, in brevi e intense folate che facevano sollevare le tende per pochi secondi, per poi smorzarsi e farle tornare al loro posto.
Quel ritmo regolare mi ricordava il moto ondoso del mare ed era quasi altrettanto ipnotico.
Sentivo i suoi grugniti farsi sempre più lontani, mentre il mio pensiero vagava solitario in quel mondo dove era il solo protagonista, Demiurgo e Distruttore, Creatore e Sovvertitore.
Spaziava in voli pindarici, balzando dalla quotidianità più mediocre all’astrazione più pura.
Devo comprare le pesche. Poi le metto nella brocca col vino, a pezzi, come faceva mia zia. Domani chiamo Carla, accidenti, dovevo farlo la settimana scorsa.
Lo sguardo mi cadde sulla poltroncina accanto al letto. Morbida. Morbida come il colore blu.
Velluto blu. Lo visualizzavo fino ad affondarci. Soffice come l’ovatta, soffice come il seno di una madre, avvolgente, era facile perdercisi dentro e galleggiare, facendosi trasportare dalle onde, dalle spinte, assecondandole.
Aspettavo che lui finisse di godere del mio corpo, come al solito. Per fortuna i nostri amplessi erano sempre più brevi e lui si era abituato alla mia passività. Bastava che ogni tanto lo stringessi più forte e, quando proprio mi ero stancata di sopportare il suo peso, mi irrigidivo incitandolo:
“Sì, dai…così…oh…ancora…sììì”
Aumentava il ritmo, quasi tratteneva il respiro, qualche goccia di sudore gli imperlava la fronte. Spesso mi incantavo a seguire quella stilla con lo sguardo, mentre si faceva strada tra le lievi rughe del suo viso, ingrossandosi dopo averne incontrato altre più piccole. Le inglobava, acquistando maggior spessore e coraggio, e avanzava decisa e veloce su quei lineamenti marcati, per poi finire disperdendosi tra le folte sopracciglia, oppure gettandosi nel vuoto, assorbita dalle lenzuola.
A questo punto, per fortuna, era tutto finito anche per me. Un bacio leggero sulle labbra, e via verso la doccia.
Avevo ottenuto che indossasse il preservativo, non sopportavo di averlo dentro altrimenti. Per quanto mi lavassi minuziosamente, dopo un po’ colava sempre giù sulle mutandine qualche altra goccia di sperma.
Avvolta nel telo di spugna bianco, con la pelle ancora umida e odorosa di vaniglia, andai nel mio studiolo.
Abbassai le luci, rendendole soffuse e accesi una candela aromatica.
Sul monitor, in basso a destra, lampeggiavano alternandosi i due monitorini. Cliccai sul fiorellino rosso, attivando il programma di messaggeria instantanea.
Eccolo, era già lì e mi accolse con il solito emoticon con troppe parentesi chiuse, per manifestare la sua contentezza.
“Ciao, amore” lo salutai, digitando le lettere con le dita che sfioravano agili la tastiera.
“Ciao, piccola. Ti stavo aspettando… quanto ci hai messo!”
Sorrisi per la sua impazienza.
“Sai, ho dovuto fare la doccia.”
Non diedi spiegazioni, non era necessario. Era tutto chiaro tra noi, nessun segreto. Tirai fuori dal cassettino interno della scrivania il mio vibratore e lo accesi, passandomelo su una guancia per apprezzarne il movimento e la consistenza.
“Raccontami.” mi ordinò lui. “Lo sai che voglio sapere tutto nei particolari. Come lo hai fatto?”
Sentii al ventre un formicolio di anticipazione, passai le dita sul mio sesso, tra i riccioli ancora umidi.
“Stava lavorando al suo computer, scriveva una relazione. Roba noiosa, credo. Non mi ha sentita arrivare alle sue spalle. Ho cominciato a baciarlo sul collo. Respiravo il profumo della sua pelle. Sa di maschio, non so spiegarti… E’ un odore che mi fa impazzire. Ho infilato le mani nella sua camicia, lui continuava a scrivere, come se non fossi stata lì…”
“Fingeva di sicuro.”
“Non interrompermi! Dimmi solo se ti stai toccando.” Mi sfiorai, allargando le labbra e infilando la punta dell’indice dentro. Leccai il dito, mi piaceva il sapore della mia eccitazione.
Poi passai la lingua sul dildo, bagnandolo abbondantemente prima di cominciare a farmelo entrare dentro, spingendo il bacino in avanti sulla sedia.
“Ce l’ho in mano” fu la sua breve risposta.
Sentii una scossa al ventre, il piacere cominciava a montare dentro di me. La situazione particolare, il fatto di aver già fatto l’amore poco prima e di trovarmi lì adesso, mentre lui dall’altra parte del monitor si stava già masturbando con le mie parole, il mio sapore sulla lingua, tutto contribuiva ad acuire i miei sensi. Cominciai ad accarezzarmi più giù, spingendo dentro il vibratore, e per qualche attimo desiderai pazzamente qualcosa per penetrarmi anche nell’altro buchino.
“Visto che fingeva che non fossi lì,” continuai a scrivere, invece “mi sono inginocchiata tra le sue gambe, sotto la scrivania. Gli ho tirato fuori il sesso dai pantaloni e l’ho preso in bocca, ancora molle. Mi piace sentirlo crescere tra le labbra, mi piace succhiarlo e sentire il sangue affluire sino a ingrossarlo.”
“E lui?”
“Lui continuava a ticchettare su quella cazzo di tastiera! Allora l’ho infilato tutto in bocca, fino in fondo, e ho cominciato a muovermi più veloce.”
“E le unghie? Usavi contemporaneamente le unghie sulle sue cosce, come piace a me? Te l’ho detto mille volte che è eccitante da morire.”
“No… mi stavo toccando. Mi piace masturbarmi mentre gli faccio un pompino, mi fa impazzire. Più godo e più forte succhio.
Così lui ha ceduto, mi ha fatta alzare e mi ha sollevata per farmi sedere sulla scrivania.
Aveva uno sguardo… mi mangiava con gli occhi. Così mi ha aperto le gambe e mi ha penetrata, forte. Ero un brodo, è scivolato dentro senza incontrare ostacoli, senza nessun attrito. Mi ha presa quasi con violenza, ma io ero fuori di me. Sono venuta mordendolo, credo di avergli fatto male… ma mi ha fatta godere moltissimo…”
“Stai facendo godere anche me…” mi interruppe “Vedessi come è duro adesso, gonfio… Sto per scoppiare… Continua, amore…continua…”
Strinsi le gambe di più, muovendomi sulla sedia per sentire di più il vibratore. Sapevo che mancava pochissimo ancora.
“Poi, quando stava per venire si è fermato… Ha detto che voleva finire lì dove aveva cominciato…” Era sempre più difficile scrivere, avrei voluto lasciar tutto lì e chiudere gli occhi, presa completamente dal piacere che stavo provando, ma non sarebbe stato altrettanto intenso, lo sapevo.
“Mi ha fatta inginocchiare davanti a lui e ha cominciato a scoparmi la bocca, poi si è fermato e mi sono messa a succhiarlo forte… Non mi ha detto che stava per venire. Me lo ha spinto più in fondo alla gola e mi sono ritrovata a ingoiare il suo sperma…qualche goccia mi è colata sul mento, ma l’ho leccata subito… era buona”
Mi bloccai, non ce la facevo più.
Scivolai col bacino più giù e cominciai a masturbarmi velocemente, come una forsennata, mentre con l’altra mano infilavo tutto il vibratore dentro il mio sesso. Venni. E continuai a toccarmi. Venni ancora. Non riuscii a smettere finchè il dolore non fu più forte del piacere. Non sentii nemmeno il dildo cadere per terra, né la porta aprirsi.
Dopo un tempo indefinito, aprii gli occhi.
Lui era lì, sulla porta, ancora nudo, il sesso ormai molle.
Sorrisi, stanca e appagata.
Sul monitor lampeggiava ancora il giallo di un messaggio non letto.
Allungai una mano e spensi subito il computer.
“Vieni, ti porto a letto” mi prese in braccio, restituendomi il sorriso, “Mi fa impazzire la tua fantasia, piccola. Se non ti conoscessi così bene, non crederei che immagini tutte quelle cose mentre facciamo l’amore.”
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…