Da qualche tempo non rivedevo Lucia, una mia amica.
Visto il periodo abbastanza lungo in cui c’eravamo persi di vista una sera mi decido a invitarla a casa mia.
Lei fisicamente non m’è mai dispiaciuta: alta poco meno di me, mora con gli occhi scuri e, come tutte le ragazze tipicamente mediterranee dotata di forme generose.
Dopo il suo solito ritardo suona a casa.
Le apro tranquillo e la attendo sulla porta.
Vista la stagione si presenta con pantaloni lunghi neri e una giacca che non lascia intravedere altro, se non il suo solito viso dolce che mi ci ha fatto affezionare.
La faccio accomodare in camera mia.
Mentre chiacchieriamo si toglie la giacca che scopre una camicetta nera sbottonata quanto basta per lasciar intravedere l’incavo del suo generoso seno e l’intrigante bordo di pizzo del reggipetto che lo contiene.
Continuiamo a chiacchierare ma la mia attenzione si sposta sempre più di frequente dal suo viso a ciò che lascia intravedere la sua camicetta e quei bottoni lasciati aperti.
Il mio sguardo cade una, due, varie volte su di lei, sotto il suo viso.
Lei s’infastidisce e mi richiama varie volte.
All’ennesimo richiamo fa per riabbottonarsi la camicetta ma le arrivo addosso, la abbraccio e inizio a baciarla con foga.
Lei prova a divincolarsi ma rendo vano ogni suo tentativo stringendola sempre più forte fino a strapparle un piccolo urlo di dolore.
La bacio in bocca poi scendo sul collo fin dove la camicetta me lo consente nonostante lei provi a negarsi in tutti i modi.
Reagendo riesce a colpirmi con un calcio e divincolarsi dalla mia presa. Prova a scappare mentre io prendo una corda, non ho intenzione di lasciarmela sfuggire.
La raggiungo e dopo averla di nuovo immobilizzata la trascino di nuovo in camera.
Nonostante la sua continua resistenza la butto sul letto e le lego i polsi alla testiera.
Lei continua a dimenarsi anche quando io con estrema calma le vado sopra.
Inizio a baciarle il collo e scendere aprendo lentamente la camicetta, mi voglio godere quel momento a pieno.
Le leggo il terrore negli occhi alzando la testa mentre le mie mani vanno a slacciarle i pantaloni.
Mentre scendono i pantaloni Lucia si mette a urlare, io finisco di palparle il culo poi mi riprendo e la imbavaglio.
Ormai s’abbandona sapendo che ormai lo stupro è inevitabile e io riprendo a toccarla mentre lei si mette a piangere.
La guardo ancora e me la godo un po’ in quello stato d’impotenza.
Dopo averle tagliato la camicetta già totalmente aperta le strappo di dosso il reggiseno.
Avverto i singhiozzi da dietro il bavaglio e lo sguardo si fa sempre più terrorizzato.
Gioco un po’ con le sue tette, le palpo, le ammiro, le bacio e le lecco.
Mi svesto con estrema calma lasciando che la paura invada il suo corpo poi le muovo il mio membro davanti disgustandola dirigendomi verso il suo seno dove mi fermo per un’appagante spagnola dicendole che era da tanto che la sognavo.
Dopo aver goduto il suo seno riprendo a baciarla dal collo scendendo ai fianchi togliendole le mutandine lei prova a scalciare e ribellarsi senza effetto, nonostante le dica che sta peggiorando le cose.
Dopo averla totalmente svestita la infilo strappandole un urlo di dolore soffocato dal bavaglio.
Continuo a violentarla mentre lei è ormai totalmente apatica.
Dopo averla ripetutamente stuprata la slego, non le pare vero, infatti è ancora intorpidita nei sensi.
Le consento di girarsi e chinarsi in modo dimostrarmi il suo sedere.
La blocco di nuovo, le bacio la schiena da capo a piedi, lei si volta ancora con il terrore negli occhi allora le dico di stare tranquilla, la prendo per le tette e la inculo.
Lei prova di nuovo a urlare ma è inutile.
Dopo averle riempito il culo di sborra le violento ancora ripetutamente la figa.
Dopo essermi stancato la slego, la bacio di nuovo da capo a piedi e la lascio andare.
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Bhe...è difficile che si ricevi un commento, Questo sito non è tantissimo frequentato da gente attiva :)
Una serie di racconti sempre più eccitanti, alla fine Gianni ha raggiunto il suo scopo
Mi sa che alla prossima Gianni raggiunge l'obbiettivo
Un vero cuck, lei senza problemi gli racconta, d'altronde lui glielo aveva permesso al telefono