‘Alle dieci in punto segua le due maschere vestite alla veneziana, all’ingresso. Non avrà di che pentirsene’.
Questa frase, scritta con calligrafia svolazzante su di pezzetto di carta, quel giorno era stato letta e riletta più volte dalla marchesa De Moulin.
‘Non avrà di che pentirsene”
Queste poche parole la incuriosivano tremendamente. E poi, quelle ‘due maschere”
Due!
La marchesa davvero non riusciva a capacitarsene. Da chi proveniva quel messaggio?
Le era stato recapitato di mattina, all’ uscita dalla chiesa di Saint Germain, un ometto malridotto gliel’aveva consegnato senza sapere chi fosse l’uomo che gli aveva affidato quell’incarico. Aveva solo detto che si trattava di un uomo assai ricco perché per quella commissione gli aveva regalato la bellezza di uno zecchino!
Un uomo ricco! Chi poteva essere?
Intanto le sue dita si erano intrufolate sotto le vesti; scivolate tra le cosce ora accarezzavano con delicatezza la vulva dolcemente pelosa’ Una lieve pressione, ed incredibilmente la donna si scoprì tremendamente bagnata.
Quel messaggio, senza neppure rendersene conto, le aveva risvegliato i sensi da troppo tempo assopiti. Scoprirsi così umida, li sotto’ D’improvviso si rese conto che erano già trascorse due settimane dall’ultima volta che il marito l’aveva amata. Contemporaneamente, due dita erano scivolate verso il basso, perforando le sue carni morbide, mentre il palmo incominciava a premere sul clitoride, bello turgido e duro. ‘Il mio piccolo cazzetto’, così lo chiamava’ bello pronunciato e tremendamente sensibile!
Immersa in quelle considerazioni non si accorse neppure dell’arrivo del marchese De Moulin, suo marito.
– Sei pronta Jeanne? ‘ le chiese col suo tono distaccato, dall’altra stanza
Improvvisamente la donna si scosse dai suoi pensieri e senza farsi vedere gettò il pezzo di carta nel caminetto.
– Non ancora, devo ancora indossare il costume!
– Ancora? Ma ti sei addormentata?
La sua voce era scocciata, come al solito:
– Senti, fai come vuoi’ Io inizio ad andare con una carrozza pubblica, poi tu ci raggiungi, va bene?
– No, no.. faccio in un attimo!
La marchesa corse in camera da letto. Un vestito multicolore da pastorella la aspettava! E mentre lo indossava aiutata dalle sue donne, in cuor suo se lo sentiva: quella sera, al ballo in maschera, sarebbe stata la più ammirata!
Indossate anche un paio di scarpe alte, andò a rimirarsi allo specchio e, con un tocco di civetteria, slacciò gli ultimi bottoni della camicetta, così che la scollatura potesse mettere in evidenza il suo seno abbondante. Sorrise tra sé e sé: al diavolo la serietà! La mascherina che le avrebbe coperto gli occhi, lo sapeva bene, l’avrebbe protetta da qualsiasi pudicizia!
Per finire, rinfrescò il collo con alcune gocce di lavanda, poi finalmente uscì dalla camera.
– Possiamo andare George!
Ma in salotto non c’era più nessuno.
– Il signor marchese è già uscito, signora ‘ disse una vecchia cameriera, con imbarazzo ‘ Le faccio preparare la carrozza.
Ad un cenno di Jeanne la vecchia uscì di scena.
‘Che pezzo di merda! ‘ pensava tra sé e sé – Poteva aspettarmi cinque minuti’ E invece no! Quel bastardo: tanto lo so che va a scoparsi quella puttana di sua cognata. Lo sanno tutti, e non si preoccupa neppure di nasconderlo! Tanto a quel coglione di suo fratello va bene così’ Ma io non so!’ Va bene che non ci amiamo, che non ci siamo mai amati’ Ma cazzo! Siamo pur sempre marito e moglie! E poi’ diciamocelo chiaro: quando si tratta di scopare non mi sembra di fargli tanto schifo, anzi! Può portarsi a letto tutte quelle che vuole, ma una come me non la trova da nessun’altra parte: chi mai gli farebbe quei giochetti che gli piacciono tanto? Io stessa, all’inizio, ho dovuto abituarmici ai suoi gusti’ Ma ora nessuna mi batte in queste cose, ne sono sicura! Lo dice lui stesso, ‘una più troia di te non esiste!” E tuttavia a volte passano settimane senza che gli venga voglia di scoparmi, mentre con quell’altra vacca!… Ma chi se ne frega! Che vada a farsi fottere! Anche io posso trovarmi un amante, e quando voglio!…’
La festa in maschera era già iniziata da due ore quando la marchesa entrò nel salone. Con quella mascherina nera sugli occhi era facilmente riconoscibile , subito, tutti gli occhi furono su di lei.
Quelli delle donne per una malcelata invidia, quelli degli uomini per tutt’altro motivo’ Ben indirizzati sulla scollatura pronunciata della camicetta e sulle gambe nude e temerariamente scoperte fino al polpaccio.
Subito si gettò in conversazioni con questo e con quello, ballò alcune danze e infine si spostò al banco delle bevande. Mentre sorseggiava una coppa di champagne la sua attenzione fu rapita da una maschera femminile che, sistemandosi l’acconciatura, usciva da una porticina dietro al tavolo: due ali sulle spalle, una maschera dorata a coprirle tutto il viso ed un vestito che lasciava scoperto più di quel che copriva.
Jeanne tentò di capire chi potesse nascondersi sotto quel costume, ma la maschera le si avvicinò ancora, fino a posizionarsi di fronte a lei. Un sorriso languido le dipingeva il volto.
Senza aprire bocca le fece segno di non parlare, poi, lentamente, si fece scivolare un dito lungo il collo e fin nel solco che separava due seni gonfi e arrossati.
Jeanne, che non capiva cosa stesse succedendo, con sorpresa vide quindi quel dito avvicinarsi alle sue labbra. Le sembrò di vederlo luccicare, ma la luce dei candelabri non permetteva di vedere bene, e poi gli occhi di quell’angelo la ipnotizzavano.
Senza opporre alcuna resistenza schiuse le labbra e lasciò che quel dito umido le scorresse appena appena all’interno della bocca, sulla lingua morbida e calda. Un sapore strano si impadronì delle sue papille gustative, un gusto che’ Ma quella maschera, perché ora rideva così sguaiatamente?
La marchesa, imbarazzata, si guardò in giro’ disturbata dalle occhiate della gente tutt’attorno e da alcuni sorrisetti.. poi, improvvisamente, si scosse.
Sborra! Quelle gocce, che la maschera aveva raccolto dal suo seno, che le aveva infilato in bocca’ era sborra!
E in quell’istante, mentre la fissava allontanarsi in mezzo alla festa, Jeanne si accorse che quell’angelo altro non era che quella puttana di sua cognata!
‘Quella puttana!’ ‘ pensò tra sé e sé.. ‘Non le basta scoparsi mio marito, vuole anche” Cercò di ripulirsi le labbra con il dorso della mano, ma quel sapore acidulo aveva ormai impregnato le sue fauci’ Poi un pensiero improvviso la distrasse: ‘Ma quello sperma’ Deve essere senz’altro di George!’
Questo pensiero la fece infuriare: non solo si divertivano a metterle le corna, ma anzi, ora erano arrivati addirittura a umiliarla!
Era immersa in quel pensiero, quando la pendola suonò dieci colpi.
‘Le dieci!’ pensò la marchesa, e subito il suo sguardo si spostò verso l’ingresso. Due uomini, con la bauta e il mantello nero alla veneziana la stavano fissando.
Improvvisamente si sentì gelare il sangue.
Che fare?
Nonostante la sua sfacciataggine, il trovarsi improvvisamente in quella situazione la mise in tremenda agitazione.
Sposata da quattro anni con un uomo che non amava, solo una volta, e per pochi mesi, aveva ceduto alle insistenze di un amante, ma la paura delle dicerie l’aveva fatta presto tornare sui suoi passi’
Però ora, dopo quello che era successo’ Dopo l’umiliazione che aveva subito’
Vuotò d’un sorso la coppa di champagne, poi, con le gambe che le tremavano, si incamminò verso l’ingresso.
Lì i due uomini, senza dire una parola, la presero a braccetto, e tutti insieme si incamminarono verso la carrozza.
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Quando Jeanne fu entrata nell’abitazione di Rue de l’ Enfèr il suo cuore batteva al’impazzata.
Durante tutto il viaggio in carrozza le due maschere scure non le avevano mai rivolto la parola. Neppure al cocchiere era stata indicata la destinazione; tutto doveva già essere stato concertato precedentemente.
Nel suo animo una vena di paura iniziò a prendere piede.
Come aveva fatto ad accettare una simile proposta? Seduta su quella carrozza sobbalzante rimpiangeva di essere stata tanto spavalda, alla festa.
Dopo un tragitto di alcuni chilometri erano infine giunti a destinazione.
Una villa elegante, dall’aspetto piuttosto decadente, quasi si trattasse di un’abitazione abbandonata a se stessa da troppo tempo.
La facciata scolorita che un tempo doveva essere di un giallo canarino, ora emanava un sentimento di stanchezza; e il portone, altissimo e finemente intarsiato, si era talmente scurito da non permettere più di distinguere le figure rappresentate’ Forse un toro, o un minotauro..
La marchesa non ebbe tempo di soffermarsi su quelle figure; senza troppe cerimonie venne fatta entrare in un grande salone scarsamente illuminato, dove quattro divani imbottiti circondavano una specie di altare in pietra; poi, dopo un cenno di reverenza, i due uomini se ne andarono, lasciandola sola.
Jeanne, per metà spaventata da quella strana situazione, e contemporaneamente, altrettanto incuriosita dalla faccenda, incominciò a muoversi in quella sala, gettando lo sguardo su ogni cosa.
Dai marmi del pavimento, i suoi occhi si spostarono sulle tende di velluto bordeaux, poi ancora al lampadario di cristallo. Tutti pezzi d’arredo che dovevano essere stati il lustro di quella casa mezzo secolo prima, ma che ora dimostravano tutti la loro età e la differenza di gusto rispetto alla moda attuale.
D’un tratto, mentre continuava a muoversi con lo sguardo al soffitto decorato, involontariamente andò a sbattere contro l’altare, facendo cadere una specie di soprammobile in marmo.
Immediatamente si abbassò per raccoglierlo, preoccupata di non averlo rotto. Allora il suo viso si illuminò di un sorriso: quell’oggetto non era altro che un fallo di pietra, tozzo, lungo una trentina di centimetri con una base allargata a formare due bocce scure.
Per essere di quelle dimensioni non pesava molto’ Jeanne pensò che dovesse essere cavo all’interno, e stava proprio osservandolo attenta mane quando fu presa alla sprovvista da una voce alle sue spalle:
– Vedo con piacere che inizia ad ambientarsi
Voltatasi, la marchesa potè vedere tre figure in maschera scendere una scala e farsi avanti nel salone.
– Le piace? ‘ continuò l’uomo travestito da Pierrot, con la sua nera maschera a coprirgli gli occhi.
Jeanne, presa alla sprovvista, fece per posare il fallo di pietra, ma una seconda maschera la fermò con dolcezza:
– Non lo posi, potrebbe sempre tornarci utile’ – la voce era ironica
Il terzo uomo, con un vestito variopinto e con una maschera a becco da tucano non si avvicinò neppure, ma andò a sedersi su di una poltrona.
Jeanne, che non aveva ancora aperto bocca, era piuttosto disorientata. Non abituata alle avventure, aveva accettato l’invito spinta da un desiderio di vendetta verso il marito, ma ora era insicura.. Se avesse potuto se ne sarebbe andata alla veloce, ma in quella situazione era andata a cacciarsi da sola.. Ora non rimaneva altro da fare che accettare l’ordine degli eventi.
Perciò, aiutata dalla maschera che le copriva quei pochi centimetri di pelle attorno agli occhi, si fece forza e fingendo sicurezza rivolse la parola ai suoi ospiti:
– Un bel soprammobile, non c’è che dire’ Tuttavia non ho ancora ben capito il motivo di questo’ invito!
I due uomini in piedi si scambiarono un’occhiata divertita:
– Ma signora cara, se è stata invitata qui è semplicemente per farle passare una serata piacevole
– Più precisamente ‘ aggiunse il Pierrot, sorridendo ‘ per godere della sua compagnia’ E, per quanto sarà nostra possibilità, per farla godere della nostra!
La marchesa fu presto conquistata dal fascino di questi due uomini misteriosi.
– Ma, il vostro amico?… Lui non parla?
– Lui è un tucano, signora marchesa! E i tucani non parlano, si limitano a guardare’
– Guardare? ‘ domandò Jeanne, cui questa situazione iniziava ad intrigare ‘ Guardare cosa?
– Quello che merita guardare’
– E guardano soltanto?
– Bè ‘ continuò l’altro ‘ Dipende dai tucani’ certi sono un po dispettosi a volte.. ma non sono pericolosi’ Vogliono solo farsi coccolare un po, non hanno grosse pretese’
Il soggetto in questione, immobile nella sua poltrona, per tutto il tempo non fece altro che ascoltare; solo gli occhi marroni, con la loro mobilità dimostravano che non trattavasi di una statua.
– Allora le piace questo giocattolo, mia cara? ‘ domandò l’uomo vestito con mantello e bauta, alludendo al fallo di marmo
– Molto ‘ fu la risposta della marchesa, con un pizzico di frivolezza nella voce
– Ne ha mai avuti di giochi del genere?
Jeanne aspettò un attimo a rispondere; con gesto teatrale eseguì una lenta rotazione su se stessa,quasi a voler osservare attentamente la stanza, poi rispose con tutta la sensualità di cui era capace:
– Mai’ Mai, di pietra’
I due uomini si scambiarono un’occhiata eloquente, forse non s’erano aspettati tanta sicurezza da parte della loro ospite, ma si ripresero subito
– Forse lei allude a dei giocattoli di carne? ‘ domandò con finta serietà il Pierrot
– Forse.. ‘ e con questa breve risposta Jeanne si avvicinò all’uomo che le aveva rivolta la domanda e allungando la mano verso la sua calzamaglia rigonfia ne strinse il contenuto’
– Soprattutto a questo, mi riferivo’
Al che anche l’altra maschera si avvicinò a Jeanne, la quale, posato sull’altare quel cazzo di pietra, si inginocchiò di fronte ai due uomini.
– Guardiamo un po cosa abbiamo qua sotto’
E dirigendo le mani verso il Pierrot, gli abbassò lentamente la calzamaglia nera. Il cazzo dell’uomo, già abbastanza rigonfio fuoriuscì immediatamente, rimanendo a mezz’aria, puntato leggermente a lato; subito dopo fuoriuscirono i coglioni, depilati e in tensione data l’eccitazione.
– Ma buongiorno! E chi abbiamo qua? Un altro uccellino? ‘ motteggiò la marchesa
E l’uomo, a tono, non fece attendere la risposta: Si, un altro uccellino, ma questo non s’accontenta di guardare’
– Ah, no? ‘ fece Jeanne, volgendo lo sguardo verso il suo interlocutore e impugnandogli stretto quel cazzo pulsante – E cosa vuole, lui?
Non attese risposta, e avvicinatasi con le labbra a quel tronco di carne se lo fece scivolare in bocca.
L’uomo emise un sospiro e le appoggiò automaticamente una mano sulla nuca, spingendola dolcemente verso di sé.
Jeanne, dal canto suo si spinse quel cazzo in bocca fino in fondo: non era granchè lungo, perciò potè arrivare con le labbra fin quasi ai coglioni.
– Ti piace, eh, signora marchesa?
E questa annuì col capo, mentre con la bocca scivolava avanti e indietro lungo quell’asta che ormai s’era fatta dura come la pietra.
Poi, d’improvviso, la maschera veneziana si fece avanti di fronte a lei e Jeanne, sospinta dalla mano di quest’ultimo dovette staccarsi dal primo amante e dedicarsi al secondo.
Il tutto, questa volta, fu più facile: scostato il mantello, Jeanne scoprì che l’uomo era completamente nudo al di sotto, salvo le lunghe calze color panna e le scarpette nere con fibbia argentata.
Quel cazzo era bello tozzo, ancorchè ancora flaccido e sotto di lui penzolavano due coglioni pelosi, lunghi e mollicci, che alla donna ricordarono le mammelle di una pecora.
Senza usare le mani si avvicinò col viso anche questo nuovo uccellino e succhiandolo leggermente se lo fece scivolare in bocca per buona parte della sua lunghezza.
Era ancora morbido, ma era molto robusto; Jeanne fu colpita dalla sensazione di morbidezza data dalla pelle del prepuzio, straordinariamente grassa. Con movimenti in avanti e in dietro la faceva scivolare su e giù sopra la cappella, la quale ad ogni affondo si ingrossava maggiormente.
Era piacevole quella situazione, e non solo per l’uomo.
Jeanne amava la sensazione di un bel cazzo tra le labbra, che gli scorresse sulla lingua’
Quel sapore inconfondibile’ acidulo e salato’ E ad ogni succhiata sentirselo diventare ancor più duro’
Intanto il Pierrot s’era sfilato calzamaglia e vestito, rimanendo solo con la maschera, le calze e le scarpe. E dopo questa operazione si era fiondato alle spalle della marchesa e con cautela aveva iniziato a slacciarle il vestito.
Lei, dopo esserci dedicata con cura a quel massiccio tronco di carne, era scesa lungo l’asta, a bocca aperta e con la lingua golosa, fino ad arrivare ai coglioni. Li aveva afferrati tra le labbra e con delicatezza si divertiva a succhiarli’ Prima uno poi l’altro’ facendoseli scivolare dalle lebbra belli unti di saliva.
Intanto la maschera veneziana, che continuava ad indossare la bauta a coprirgli il viso, da sotto la maschera emetteva dei gemiti che echeggiavano come muggiti.
L’altro, invece, aveva ormai terminato di spogliare la donna, che così, continuando a succhiare quelle carni s’era ritrovata a dorso nudo, i seni grassocci e pieni in mostra, con i suoi due capezzoloni turgidi a far bella mostra di sé.
Ma non ancora soddisfatto, il Pierrot ss’era abbassato dietro la marchesa e, sollevatale la gonna, aveva allungato una mano per abbassarle le mutande.
Jeanne, sebbene presa da quel pompino, potè godere di ogni movimento che avveniva sotto le sue vesti. Prima le mutande si abbassarono fino alle ginocchia, poi finalmente una mano sfiorò le sue carni, premette nel solco tra i glutei e infine scivolò verso la sua passera pelosa.
Bastò una leggera pressione, e un dito le scivolò nella vulva, schiudendo le labbra bagnate al suo passaggio.
Per favorire quei maneggiamenti la donna si abbassò mettendosi a carponi, al che la maschera veneziana, che fino ad allora era stata in piedi, si coricò sul proprio mantello, a gambe aperte e sollevate di fronte alla marchesa, la quale non si fece dire ciò che doveva fare.
Abbassato il viso diede una nuova succhiata a quel cazzo massiccio, scivolò con voluttà lungo il suo tronco, fino ai coglioni, e dopo esserseli slinguazzati per bene, si abbassò ulteriormente, scivolando con la sua lingua fin dove la pelle dei testicoli si faceva più tesa, dura’ Allora sentì quel sapore forte, ma allo stesso tempo eccitante che conosceva bene salirgli nelle fauci.
Il sapore del bocciolo carnoso dell’uomo, del suo buco del culo.
Era, quella, una cosa che Jeanne aveva imparato da suo marito. Più vecchio di lei, dalla prima notte di nozze lui l’aveva condotta in un mondo fatto di sessualità estrema e sopra le righe.
Lei, che fino ad allora del sesso sapeva solo ciò che in modo assai velato le aveva spiegato la sua educatrice, aveva scoperto con il marito un universo di piaceri che mai avrebbe immaginato.
Ma da troppo tempo, ormai, suo marito la lasciava sola e le poche volte che la cercava, chiedeva da lei solo il minimo indispensabile per godere in fretta’ niente spazio per i giochi proibiti’
Neppure con quell’amante fugace che aveva avuto in un periodo di smarrimento, aveva potuto riproporre quelle pratiche: non si sarebbe osata, e poi lui mai gliele avrebbe chieste’ troppo poco energico sotto quel punto di vista! Ma ora, nascosta dalla maschera, poteva sfogare la sua passione:
La sua lingua iniziò a frugare rapace tra i recessi dell’uomo, il quale, estasiato da tanta intraprendenza, si teneva le natiche con le mani, così da dilatarsi lo sfintese. La lingua della marchesa lo solleticava fin all’interno.. e di questo godeva enormemente.
– Leccamelo tutto, così’ Puttana!
Distratto da quella scena, il Pierrot si era staccato dal fondoschiena della donna e si era avvicinato in ginocchio per assistere a quella scena:
– Prova con questo ‘ disse alla donna, e gli porse il fallo di pietra
– Ma’ – Jeanne si sollevò un poco. Era sorpresa da quella richiesta’Quel fallo era mostruosamente grosso!
– Aspetta ‘ fece l’uomo
E così si spostò fino all’altare, che in una nicchia conteneva una piccola bottiglietta.
Presala in mano tornò dagli altri due, svuotò un rivolo giallastro sulla punta del fallo e poi lo inumidì completamente facendogli scorrere sopra la mano. Poi fece cadere un altro fiotto sull’ano dilatato dell’amico’
– Non aver paura a leccare ‘ disse rivolta a Jeanne ‘ E’ solo olio d’oliva’
La donna capì tutto. Con l’indice unse bene il foro violaceo, poi ci fece scivolare all’interno il dito.
Entrava senza problemi, allora aumentò il calibrò usando prima due, poi tre dita.
L’uomo, dal canto suo, mugolava di piacere e il suo cazzo si fletteva ritmicamente ad ogni affondo.
– Ti piace, eh, bastardo! ‘ gli ripeteva l’amico, che con una mano unta aveva iniziato a segarlo lentamente ‘ Lo vuoi quel cazzone nel culo, si? Lo vuoi?
Al che l’uomo rispondeva con mugugni e gemiti di piacere, annuendo con il capo.
Finalmente Jeanne prese quel mostro di pietra e, impugnandolo per le palle lo appoggiò all’ingresso’
L’uomo, al contatto con quella punta ovale fremette, ma, esperto della faccenda, cercò di rilassare i muscoli più che poteva.
Al che la marchesa esercitò una lieve pressione e con suo grande stupore vide scivolare quel fallo micidiale nelle budella dell’uomo.
Per un attimo lo vide irrigidirsi, lo sentì respirare affannosamente, allora si fermò. M,a quando si fu abituato a tale volume il Pierrot la spinse ad andare avanti:
– Infilaglielo tutto, dai!
Così si decise per l’ultimo affondo, e facendoglielo scorrere un po avanti e un po indietro, in meno di un minuto gli ebbe riempito il culo con una ventina di centimetri di marmo.
Era un’immagine tremendamente forte: mai Jeanne aveva visto un calibro del genere e mai aveva pensato che potesse entrare nella carne di un uomo. Era talmente grosso da sollevare leggermente lo scroto flaccido dell’uomo e il suo cazzo eccitato sembrava dovesse scoppiare da un momento all’altro tanto era gonfio.
– Ora succhiaglielo, a questo ci penso io ‘ le ordinò il Pierrot, che sollevata la donne la fece posizionare a lato della maschera.
Jeanne si abbassò su quel fallo di carne e, tenendogli la mano alla base, iniziò a succhiarglielo delicatamente, attenta ad ogni sospiro dell’uomo e ad ogni suo gemito di piacere.
Intanto il Pierrot aveva preso in mano quel mostro di pietra e, dopo averlo unto con altro olio, aveva iniziato a farglielo scivolare dentro e fuori, dentro e fuori.
Ad ogni affondo l’uomo coricato emettva un mugolio strozzato; il dolore per lo squassamento delle budella era compensato dallo stimolo piacevole datogli dalla penetrazione anale. A portare alle stelle il suo piacere, poi, c’era la bocca della marchesa, che gli serrava la cappella tra due labbra fameliche e sembrava volergli succhiar fuori la sborra da dentro le palle.
– Guarda com’è troia la nostra amica, eh’ Hai visto come le piaceva incularti? Ma dopo toccherà anche a lei, non è vero? ‘ E con una mano le sospinse il viso verso il basso facendole ingoiare il cazzo dell’uomo fino in fondo. Contemporaneamente spinse il fallo di pietra fino in fondo, strappando un urlo di dolore e di piacere all’amico.
Questi, dal canto suo, non resistette a tanta pressione e iniziò finalmente a gemere di piacere.
Jeanne si accorse che l’orgasmo stava per arrivare, ma con quella mano sul capo non riuscì a sollevarsi in tempo: una fontana di crema calda le si riversò nella bocca, ad impastarle la lingua, e perché non le andasse di traverso la lasciò colare fuori, lungo quel tronco di carne bollente.
Aveva un gusto acre, acido’ ma diversa da quella che era abituata ad ingoiare dal marito’ Immersa in quella scena grottesca si trovò a pensare che ogni sborra deve avere un sapore diverso’
Intanto quel pezzo di carne le si stava afflosciando in bocca’ E il ventre dell’uomo si sollevava affannosamente alla ricerca d’aria e di energia vitale’
Finalmente il Pierrot estrasse quell’arnese dal culo dell’amico che, per un bel po rimase mostruosamente divaricato: una orribile caverna di carne arrossata, luccicante d’olio. Allora, anche la testa di Jeanne fu lasciata libera e quando sollevò la testa gli angoli delle sue labbra erano sensualmente ricoperti di sperma filante, che colava verso il basso.
Col dorso della mano fece per ripulirsi, ma in quell’istante i suoi occhi incrociarono lo sguardo del terzo uomo che, dietro la maschera da tucano, la fissava intensamente.
FINE SECONDA PARTE
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Spero che oltre a peculiari li trovi anche piacevoli. Per quanto riguarda, sia Cali che Silente le anticipo che avranno…
Interessante. Mi piace come hai caratterizzato la MacGrannitt. Inoltre trovo molto bello che tu abbia voluto sfruttare il personaggio di…
sarebbe bello se Gianna continuasse a rimanere incinta di suo nonno portando alla luce una bella e numerosa famiglia. Come…
Sono d'accordo. Ninfadora ha potenzialità enormi. Prossimamente vedrò di dedicarle un altro racconto.
ci sono altri episodi ?