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Racconti di Dominazione

Elisa: I primi giorni passano

By 13 Ottobre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono le 8:00 anche questa mattina, mercoledì, anche oggi sono in anticipo, mi piace troppo
passare del tempo al bar a leggere il giornale e a viziare Gennarino, e per di più mi chiedo
se troverò di nuovo Elisa al bar, e scollata come le avevo chiesto.
Entro nel bar e la vedo seduta al medesimo tavolo del giorno precedente, ma ha già finito di
fare colazione e si sta concedendo la lettura di quello che pare un romanzo. La gonna &egrave la
stessa, mentre la camicetta &egrave un modello diverso, più stretta in vita, slacciata a dovere,
di un bianco accecante sotto la luce del primo mattino. Assorta, ha accavallato la gamba
destra sulla sinistra e fa dondolare il piede leggermente.
Quasi non ho parole, la guardo con uno stupore immenso, ha seguito alla lettera i miei
insegnamenti, ed &egrave di colpo diventata una donna, solo il suo viso lascia capire la sua età;
la sua disinvoltura poi, probabilmente non mi ha notato. Quello che le fa accorgere che
sono al bar &egrave Gennarino che mi porta il giornale. Elisa sente una voce, un saluto,
lo riconosce. Smette di far dondolare la gamba, chiude il libro, alza il capo, tutto in
un istante. Ancora non lo saluta, temendo di disturbarlo nel suo primo incontro della giornata.
Si limita ad osservarlo, forse con la mente ancora distratta dalla lettura avvincente
Faccio qualche piccola scommessa con Gennarino, gli do la lauta mancia che prende tutte
le mattine e lo congedo, anche questa volta lo vedo arrabbiato, sabato devo proprio portarlo
allo stadio; poi mi siedo allo sgabello vicino a quello della mia nuova mira. Incredibile,
ma &egrave davvero lei, già non vedo l’ora di insegnarle di più. Poi ritorno sulla terra e la
saluto “Buongiorno Elisa, cosa legge di bello?”. Arrossisce lievemente “Buongiorno, signore.
Niente di particolare, rileggevo un paio di tragedie di Euripide* A domanda risposta, senza
orpelli, senza dilungarsi. Non che si debba toglierle con le pinze le parole dalla sua bocca,
ma non &egrave particolarmente loquace, con lui men che meno. Si sposta un po’ sullo sgabello per
non urtare con il piede della gamba accavallata il completo dell’uomo che le &egrave di fronte,
indubbiamente di ottima qualità.
Beh….finalmente comincia a dire qualche parola in più, niente male, poi le sue letture,
molto meglio del previsto. E quanto &egrave dolce nello spostare il piede, lentamente, e con
molta grazia. Ordino il mio cappuccino poich&egrave noto che lei ha già finito e mi butto nella
lettura del mio giornale sportivo, facendo molta fatica a non mangiarla con gli occhi, poi
cerco di mantenere un dialogo: “Spero che ricordi ancora cosa ha imparato ieri”. Annuisce,
lasciando che lo sguardo vaghi sul giornale sportivo: per suo padre il momento della
colazione &egrave sacro e le ha insegnato a evitare di mettere a disagio le persone osservandole
mangiare; quindi riprende ‘Sì, certamente; era stato molto chiaro e il modulo non era
troppo difficile’ le sorrido per la prima volta, quasi con dolcezza, ma mi contengo subito,
non voglio che si affezioni troppo a me, renderebbe tutto banale, se la devo ottenere sarà
nel distacco, nel rispetto che prova per me, che ha adesso, e pensando a questo la mia
immaginazione corre verso futuro, ai giorni in cui la vedrò nuda, a servirmi, ma cerco
di rimanere ancorato al presente, ad al fatto che più prolungo l’attesa più mi farà
pacere averla: bevo lentamente il mio cappuccino e sfoglio con noia il giornale, che ormai
per me non &egrave più motivo di interesse; uno sguardo veloce a lei ed una sola parola “Andiamo?.
: Aveva già pagato la colazione; si volta, prende la borsa appesa alla sedia e si alza,
mentre nell’altra mano ha il libro. *Certo.* Le era parso di cogliere un mezzo sorriso.
Affascinante. Mentalmente s’insulta in maniera varia: non c’&egrave da scherzare su questo.
E’ il capo. E tale resta. Ho bisogno di quei soldi comunque, anche per una futura università,
casomai cambiassi idea. Mi alzo, Gennarino mi passa la 24ore e mi avvio, anche oggi mi cammina
di fianco, e mi piace molto, mentre apro con le chiavi la porta dell’ufficio, mentre penso
a come si muoverà oggi visto che fuori &egrave stata molto sciolta decido di fare una piccola
battuta “gli altri ci prenderanno per stacanovisti vedendoci aprire tutti i giorni circa
mezz’ora prima” Ridacchia un po’ ‘Il mattino ha l’oro in bocca.’ Gli altri. Oggi conoscerà
anche i dipendenti dell’altro ufficio, se non erra. ‘Poi, con questo caldo, preferisco
lavorare nelle ore più fresche.’ Quanto sei noiosa, Elisa, taci! Se non hai niente di utile
da dire, non aprire bocca. ‘Cosa imparerò, oggi?’. Mentre cammina tiene lo sguardo ai piedi,
cercando di evitare possibili ostacoli. Si &egrave dipinta le unghie dei piedi e delle mani di
un rosa pallido, perlaceo, che crede le doni. La sera prima era molto indecisa tra quello e
l’azzurro, colore forse troppo audace. Sempre meglio, solo adesso noto che ha dipinto unghie
di mani e piedi, e con colori tenui, i miei preferiti, sembra quasi conoscermi, e comincia
ad abituarsi a conversare con me, cosa che mi servirà per i miei piani futuri e per il lavoro,
poi le rispondo “Oggi faremo un po’ di pratica col programma che uso per gestire i clienti” e
finalmente apro la porta ed entro.
Mi ha accompagnata alla scrivania, ha appoggiato la sua ventiquattrore, l’ha aperta ed ha
estratto un cd, inserito poi subito nel mio computer. Ha fatto danzare le dita sulla tastiera
per un paio di minuti, senza accomodarsi , quindi si &egrave fatto da parte per mostrarmi lo schermo.
Una griglia mi &egrave comparsa sotto gli occhi, fatta di vari pulsanti, alcuni dei quali indicavano
‘indirizzo’, altri ‘ordini’ e altri ancora ‘consegne’.
Mi sono seduta lentamente al mio posto, dopo essermi accertata che non volesse occupare lui la
sedia, quindi sono tornata a posare gli occhi sullo schermo, pronta a concentrarmi su qualsiasi
parola egli avrebbe detto. Una fragranza maschile si sprigiona tenue dai suoi abiti, un qualche
profumo da un quarto del mio stipendio. Un uomo di classe, simpatico, non poteva capitarmi
fortuna migliore. Comincia a spiegare, descrivendomi le varie funzioni di ogni pulsante. Faccio
guizzare rapidamente il mouse da una parte all’altra dello schermo, cercando di memorizzare in
fretta i passaggi necessari; un lavoro semplice, tranquillo, piacevole… Lo stomaco mi si
contrae, bruciando, le spalle si stringono, incassando la testa, in uno spasmo: mi ha posato la
mano alla base del collo. Fossi stata in piedi, le gambe avrebbero tremato, invece ero seduta,
con quelle accavallate, ora parallele, ripiegate sotto la sedia.
Ed il primo passo era fatto, non ha reagito al tocco, anche se si vede lontano un miglio che si
trova a disagio; lascio che la mia mano le stia sul collo, con dolcezza, ma decisa a non
spostarsi per nessun motivo, deve abituarsi il più in fretta possibile. Poi continuo con le
spiegazioni, dicendo che può trovare i clienti facilmente nel database poi le dico “ora provi
lei, io le dirò nomi di clienti, e lei me li troverà nel programma” e con questa scusa mi metto
dietro di lei, con la mano sempre al collo, e lo sguardo che ogni tanto scende ai seni, in
attesa che lei inizi.
La mano mi trema appena, sento le punte delle dita gelide; faccio un respiro non troppo
profondo per calmarmi, quindi lascio che la voce mi guidi, cercando di non pensare troppo a
quel contatto; primo contatto maschile oltre le rudi mani del padre, coperte di calli. Mani
morbide, di chi possiede il denaro.
La sento pronta a ricevere il nome, anche se so benissimo che la sua mente va alla mia mano,
mi sposto ancora più al centro a sposto la mano in modo che vada sulla spalla destra, e poi
appoggio la sinistra sulla spalla sinistra, , la camicetta si apre appena di quel poco per
darmi una visione migliore, e poi per non darle respiro su cosa succede, le dico: “Su provi
a trovarmi il signor Zigmind Kowalski” ed attendo allegro come Elisa si comporterà.
Con un gesto compulso vado a puntare il cursore sul nome e di seguito lungo la fila di
pulsanti che lo accompagna. Non posso fare a meno di rilassarmi appena, ha semplicemente le mani
posate sulle spalle per stare più comodo: sento il suo peso gravare leggermente sulla mai
schiena. Non oso spostarmi, potrebbe pensare male, pensare che ho concepito idee poco ortodosse
su di lui. Immobilità perfetta, come di una preda che si prepara a scattare.
“molto bene Elisa, come vede con i nomi non abbiamo molta difficoltà, ora proveremo con i
codici, vediamo se riesce a trovare tramite un codice il nominativo del cliente” le mani sono
ferme, non le muovo, d’altronde quello che vedo mi basta, ha un bel reggiseno bianco, e
l’incavo dei seni &egrave talmente invitante, poi le dico il codice e aspetto
Apro la pagina dove inserire il codice, allungo le mani verso la tastiera e digito in fretta
ciò che mi ha dettato. Compare la seconda pagina, la consulto, clicco un pulsante. Completato.
Non stringe le spalle con le man se sbaglio, non accenna a muoversi se faccio bene. Basta non
pensarci, &egrave solo appoggiato. Non mi volto, rimango in silenzio, rilassando di più la schiena,
che comincia a dolere per la posizione troppo tesa.
“molto bene Elisa, da quello che vedo, lei impara in fretta” poi faccio una pausa, muovo le
mani leggermente, la sfido praticamente, e poi le dico “in questa compagnia chi impara in fretta
fa molta strada, sa perch&egrave alla mia giovane età sono già capoufficio?”
Perch&egrave &egrave come il demonio. *Non saprei… * evita di pronunciare parole come ‘raccomandazione’
o ‘nepotismo’; *Forse perch&egrave &egrave astuto ed intelligente?* a scuola insegnano a provare a dare una
risposta in ogni caso, in ogni situazione, alla domanda. Tentare. E’ quello che anche lui, fa:
tenta forse di mettermi a mio agio con un semi massaggio. Forse ha percepito che sono tesa.
Forse pensa che una ragazzina timida non ha la stoffa per fare la carriera. Forse &egrave quello che
mi sta per dire. Non mi muovo, non voglio essere licenziata. Deluderei mio padre.
Le sorrido, quasi come se fosse un complimento sincero, e forse lo &egrave, visto che non noto
nessuna malizia in lei, poi le dico, con voce normalissima e guardando il monitor “Perch&egrave nelle
trattative ottengo sempre e comunque ciò che voglio” poi le dico un altro codice, quasi per
non farla soffermare troppo sulla mia frase, guardando sempre il monitor
Un brivido le corre lungo la schiena. Serse diceva più o meno lo stesso ed &egrave stato a un passo
dal distruggere la Grecia. Chi ottiene ciò che vuole in ogni situazione &egrave sempre pericoloso.
*Un’abilità rara* si limita a commentare. Un istinto primordiale le suggerisce che &egrave finita tra
le grinfie di una belva. Ma &egrave un istinto. E lei &egrave adepta della ragione. Non c’&egrave ragione per
dar ascolto alla follia. L’istinto erra. *Io non sono così abile, per esempio.* prova ad
aggiungere, con naturalezza.
Esegue, di nuovo, ciò che le viene richiesto, senza darsi pena ulteriore.
Finalmente le lascio le spalle, ma solo per guardarla negli occhi ed aggiungere “tutti hanno una
particolare abilità Elisa, per esempio lei sembra molto brava ad eseguire ordini alla lettera”
Provo così ad adularla, inizio a capire che forse &egrave proprio questo il suo punto debole.
La punta di rossore si fa porporina; eseguire alla lettera gli ordini; non &egrave un complimento vero
e proprio per una studentessa, ma forse lo &egrave per un’impiegata “Grazie” replica, titubando appena
nel pronunciare quella singola parola. Gli occhi vengono in un primo momento alzati a quelli di
lui, quindi abbassati al mento; impossibile per lei sostenere lo sguardo.
Decido di volerle dare una piccola pausa, così la rilascio, e le dico “ora mi avvio nel mio
ufficio, faccia entrare il responsabile vendite tra una mezzora, e gli dica di portare con se il
resoconto di luglio, che io ero in vacanza cosi la lascio li seduta, quasi ansimante e continuo
dicendo “poi si studi ancora il programma che domani inizierà ad usarlo per davvero”
*Sì.. sì, certo* si schiarisce la voce, il responsabile delle vendite. Come diamine farà a
riconoscerlo? Un guizzo di ingegno e allunga la sinistra verso l’interfono, mentre ancora lui le
sta parlando, quindi, appena lo vedrà allontanarsi, si volterà a premere il bottone con la
scritta ‘Resp. Vendite’. Gli comunica gentilmente di presentarsi al termine della mezz’ora,
quindi si dedica di nuovo a ciò che ha appreso, per consolidarlo nella memoria.
Finalmente arriva il responsabile vendite, insieme ad Elisa, anche lui &egrave giovane, d’altronde
abbiamo iniziato insieme, vedo Elisa rilassata dal fatto di non essere più nella mia morsa, e
decido che per oggi va bene così, anche se di pomeriggio la toccherò ancora prima di congedarci
poi faccio un piccolo resoconto della situazione con, Francky, come lo chiamo io, e lo concedo,
con lui che mi fa un sorrisetto malizioso ammiccando ad Elisa, rendendomi orgoglioso come se fosse un trofeo.

Per il momento mi fermo qui con la speranza che il tenervi così sulle spine vi piaccia.
Alla prossima e buona lettura.

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