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Racconti Trans

VACANZA IN BRASILE

By 7 Aprile 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

N.B. Questo racconto, pur un inizio e una fine a s&egrave stanti, riprende idealmente una ‘serie’. Così, per completezza, potrebbe essere stimolante leggere gli avvenimenti che l’anno preceduto.

***
L’estate che ho trascorso a Tor del Lago mi ha lasciato un ricordo indelebile. Indubbiamente &egrave la stagione più favorevole alle trasgressioni e alle avventure; il sole scalda i corpi risvegliando desideri e passioni mal sopite nel lungo inverno.
Prima di allora, non solo per appagare un desiderio di libertà, avevo già infrante le barriere di assurdi tabù e insensate inibizioni, sperimentando con Sandra (e la sua amica Giulia) il piacere consapevole del sesso fatto con le transex. Le due mi avevano iniziato a vivere il mio privato nella maniera a me più congeniale, trasformandomi da irreprensibile eterosessuale in una ‘bambolina’ da letto.
Ma &egrave stata la sera che era in programma MISS ITALIA TRANS che mi ha fatto salire un gradino più in alto nelle esperienze della mia vita sessuale. Mi ero recato al PRISCILLA CAFF&egrave in cerca di sensazioni forti. Durante il concorso, infatti, il locale &egrave sempre animato da gruppi multietnici di trans e viados. Una tipica situazione da discoteca, in cui l’effetto dell’alcool rallenta la mente, rendendo tutti eroticamente disponibili e senza freni inibitori.
L’apparizione di BEATRIZ con le sue amiche, THAISSA e ALINE, era arrivata nel momento di maggior fragilità da parte mia, ormai brillo e mansueto per l’alcool ingurgitato. La loro intesa &egrave stata notevole: avevo bevuto decisamente troppo per guidare fino a casa, e così si erano offerte di riaccompagnarmi. In una piazzola di sosta isolata, utilizzando zero scrupoli, le tre trans mi avevano costretto a subire le loro morbose attenzioni, contribuendo in maniera decisiva a rivoluzionare le mie convinzioni sessuali. Quella notte per cercare di ridurre i danni, spiegai che ero lì per accontentarle, che avrei cercato di soddisfare tutte le loro richieste. Così, ormai vinto fisicamente e psicologicamente, non so nemmeno quanti sapori diversi ebbero la possibilità di mischiarsi sul mio palato: ho smesso di contare le volte che succhiai i loro cazzi. Continuarono per un bel pezzo, quasi non riuscivo a capire quando finiva il giro e cominciava un nuovo turno. Quando tutte, dopo avermi montato almeno una volta, finirono di servirsi del mio corpo, avevo scoperto un lato fino allora solamente latente della mia personalità: da quell’esperienza che avevo voluto e cercato mi ero accorto di provare un intenso piacere nell’essere violentato’
Adesso desidero vivere qualcosa di ancora più forte e spregiudicato, il cui comune denominatore però rimane sempre lo stesso: essere alla completa merc&egrave delle pulsioni di un gruppo di transex. Così, deve essere stato l’istinto a guidarmi nell’accettare l’offerta di una vacanza a Rio de Janeiro. Il Brasile &egrave famoso per il turismo sessuale, ma questo non &egrave un mistero. Un territorio fertile per ogni tipo di perversione. Tuttavia, se uno sa dove cercare, &egrave possibile trovare vere e proprie zone di sesso deviato; alcove particolarmente suggestive per chi ama il genere di svago con trans e viados. Appena sbarcato dall’aereo mi ero concesso il lusso di una mezza giornata di attesa e recupero in albergo. Poi doccia bollente e abiti adeguati per il resto della serata: ero pronto a gettarmi in una di quelle ‘trappole’ per turisti in cerca di sensazioni forti. Chiamai un taxi; l’autista conosceva il locale e non trovò nulla di strano nel fatto che volessi fare visita a uno dei più rinomati locali trasgressivi della città. La sala d’entrata &egrave quella di una normale discoteca. Oltre il battente, però, si materializzò il mio sogno proibito: un’allegra e colorata comunità di trans e viados per tutti i gusti; non esitavano a mettere in mostra corpi prorompenti e statuari, fasciandoli – da grandi esibizioniste – in gonne inguinali, micro-indumenti incredibilmente sexy, pantaloni strettissimi e a vita molto bassa. Carne nuda a portata di mano in un ambiente assolutamente rilassato in cui spiccava lo stile incredibilmente sexy, appariscente e alla moda delle ‘ragazze’ che si muovevano sui tacchi a spillo con la grazia di danzatrici esotiche, mostrando impudicamente gli splendidi seni sotto le generosissime scollature. La musica per loro &egrave una droga: sentono nel sangue quei suoni, mentre si concentrano sul ritmo e sulle note. Le urla si mischiano creando un clima di festa e brio quasi senza controllo.
Dopo aver bighellonato un po’ decisi di fare tappa al bancone. ‘Cosa prendi???’ ‘ domandò, appena mi accomodai, la barista. Una tipica bellezza latina dalle mani insuperbite da unghie lunghissime laccate. Alta circa 1.75, carnagione olivastra, lunghi capelli castani. Il bustino in lingerie di pizzo nero con rifiniture a fiocchetti viola esalta un ventre piatto che rasenta la perfezione. Completa il quadro un monile etnico al collo con pendente, che ne mette in risalto il seno piccolo e sodo. Un paio di jeans a vita bassa le fasciavano un culetto sodo che sembrava disegnato, facendo risaltare le gambe esili ma ben tornite. Gli occhi come carboni ardenti ammiccavano, come un invito a farmi più ardito nell’approcciarmi con lei.
Cominciai a bere, aspettando con il fiato sospeso che accadesse l’inevitabile. Dopo una mezz’oretta mi alzai e capì subito che il terzo Martini, bevuto a stomaco vuoto, forse era stato di troppo. Abbastanza malfermo sulle gambe, quando tentai di spostarmi in avanti, persi l’equilibrio pensando soltanto: ‘Non bisognerebbe mai dissetarsi con l’alcol’, prima di finire letteralmente contro l’archetipo della bonazza. Una stangona di rara bellezza: oltre la quarantina, curve pericolose frutto di evidenti e ripetuti interventi di chirurgia plastica, spalmate su quasi 1.90 cm di statura. Pircing sulla lingua e brillantino alla narice, aveva un viso sensuale e provocante, animato da occhi di serpente, acuti e penetranti. Il trucco pesante contribuiva a valorizzare la carnagione scura, incorniciata dai lunghi capelli corvini, lisci come spaghetti e con il taglio asimmetrico all’ultima moda. Zigomi alti e labbra innaturalmente carnose. Indossa una gonna al ginocchio, con al lato uno spacco inguinale vertiginoso, di lino bianco leggero. Il tessuto delinea con precisione anatomica il fondoschiena duro come il marmo; tra l’altro, sotto la stoffa sottile si intravede benissimo un perizoma nero. Il seno pompato al silicone tendeva la magliettina a macchie di leopardo, sfidando ogni legge di gravità. Ai piedi calzava un paio di eleganti sandali con il tacco a spillo in acciaio, stile schiava, i cui lacci le arrivavano ad avvolgere i polpacci come serpenti.
La ‘cavallona’ mi ha squadrato interrogativa e ha detto: “Guarda dove metti i piedi” .
– : ‘Scusami” – rispondo con aria innocente e un tono di voce complice, scegliendo di assumere un atteggiamento più consono al personaggio che voglio interpretare questa sera: una persona prigioniera e sottomessa, totalmente in balia dei desideri perversi di chi vorrà approfittarne.
– : ‘Sta tranquillo tesoro, non &egrave successo niente!!! ‘ – ha ribattuto, con quella inconfondibile voce in falsetto, che ha sempre avuto su di me un effetto straordinariamente erotizzante. Immediatamente dopo, oso prendere l’iniziativa: ‘Posso offrirti da bere, per farmi perdonare?’. Per un attimo si irrigidisce, colpita dal mio approccio diretto. E’ abituata a comandare; a essere trattata con deferenza. Per un istante ho quasi l’impressione che voglia voltarmi le spalle. Poi si addolcisce. Il senso di trionfo per la conquista &egrave reso maggiore dalle sue parole. In un attimo, infatti, risponde con quella tonalità finto femminile: ‘Va bene’ perché no’ se insisti accetto volentieri!!!’.
– : ‘Io sono Erika’ – dice, prendendomi per mano, e avviandosi nella semi oscurità verso la zona priv&egrave, per arrivare all’interno di un separ&egrave, illuminato da una fioca luce blu e da mille minuscole lampadine bianche. Ci accomodiamo su un divanetto; operazione durante la quale non mancò di offrirmi la visione migliore del decolté. La guardo insistentemente. LEI si accorge del mio occhieggiare e sorride. Siamo andati avanti a flirtare per un pochino. Erika fa tintinnare il suo bicchiere contro il mio e con disinvoltura mi lecca sul collo, sussurrandomi poi nell’orecchio: ‘Hai voglie da uomo oppure da donna???’ – coperta dalla musica circostante. Incontrai il suo sguardo; mi aveva individuato subito. A quel punto mi infila la lingua in bocca, intrecciandola con la mia; abbiamo continuato a limonare, passandoci la saliva. Mi abbandonai completamente al mio lato femminile. Mi stava proponendo quello che in fondo volevo. Con gli occhi chiusi, immaginai di essere davvero una ragazza, disponibile e pronta all’uso. Senza necessità di altre provocazioni, ci avvinghiammo, unendo le nostre bocche in un umido bacio.
– : ‘Trattami come una troia” – risposi quando ci staccammo e Lei fu lieta di accontentarmi. Lasciai che si denudasse, mentre facevo altrettanto. Disteso sul divanetto, non potei fare a meno di lasciarmi sottoporre a quel supplizio. Erika mi prende con la mano destra per la nuca, spingendo verso il basso come se mi dovesse costringere. Prendo in mano il suo membro. Tiro verso il basso il prepuzio liberando la punta; con la lingua picchietto sul filetto. Appoggio le labbra sulla cappella, coprendola di piccoli baci e leccatine per scendere poi lungo tutta l’asta fino ai coglioni. Quindi me lo faccio sparire quasi completamente in gola, stuzzicandogli le palle con la lingua. Comincio a collaborare cercando, per quanto mi &egrave possibile, di assecondare la penetrazione. Mentre me ne sto lì immobile, pensando solo a tenere la bocca spalancata, LEI la scopa come se fosse una figa. Inizia a muoversi sempre più velocemente, alternando colpi secchi ad ancheggiamenti più leggeri. Aveva smesso di forzarmi, teneva semplicemente una mano posata sulla mia testa, accarezzandola. Stava per godere, potevo sentire come delle piccole scariche nervose provenire da un punto dietro alla sacca dei testicoli. Appena prima di raggiungere l’orgasmo, comincia a mugolare, incitandomi a proseguire – : ‘Dai”ancora’ Adesso ti vengo in bocca!!!’. La osservo con cupidigia mentre appoggia il pene gonfio alle mie labbra e incomincia a masturbarsi. All’improvviso, me lo spinge direttamente dentro con un colpo di reni. Strabuzzo gli occhi per la sorpresa e ho un sussulto quando inizia a venire copiosamente mentre la sto ancora succhiando. ‘Ahhhhh, sìiiii’ godo’ godo’ ingoiala tuttaaaaaa, vedrai che ti piacerà!!!’. Come mi &egrave stato ordinato, ingoio il primo getto di sperma, denso e abbondante: sento il suo orgasmo scivolarmi direttamente in gola. Tento di prenderlo tra le labbra, ma lei si ritrae a debita distanza in modo da schizzarmi sulla faccia. Così vidi come al rallentatore un secondo getto di crema biancastra che si dirigeva verso di me: caccio la lingua aprendola a cucchiaio, invitante e vogliosa. Sono soddisfatto, perché mi investe sul naso per andare a terminare sul sopracciglio destro. Cerco di ingurgitarne la maggior quantità possibile, aiutandomi pure con le dita. Dopo la spruzzata, prendo il cazzo e me lo strofino sulle labbra, leccando le ultime gocce del suo godimento. Poi raccolgo con la lingua quello che riesco a raggiungere e deglutisco, colmandomi di lattiginoso seme. Lei finisce di masturbarsi per bene sul mio viso, facendo uscire anche le ultime gocce di sborra. Agito in bocca la densa schiuma composta di saliva e liquido seminale, poi tiro fuori la lingua per mostrarla alla mia amica, che soddisfatta, si allontana da me, lasciando che il fluido biancastro e colloso mi coli lentamente sui lati della faccia. Sono uno spettacolo indescrivibile: non ho un cm quadrato di pelle del viso che non sia imbrattato; un occhio &egrave completamente chiuso dallo sperma e con l’altro ci vedo a malapena. Filamenti di seme mi imperlano anche i capelli e le ciglia. Il ritratto della perfetta bocchinara. Faccio un po’ senso, ma poiché quel sapore salato mi dà una sensazione sottile e sconvolgente, per finire passo ancora la lingua sul mento e pulisco gli ultimi residui rimasti.
Le labbra erano impiastricciate di liquido bianco e denso; avevo ancora la bocca impastata dallo sperma. Ma per quella serata le sorprese non sono finite. Una voce perentoria mi blocca nel preciso istante in cui sto per rivestirmi, con la pelle del viso tesa per effetto del seme seccatosi: – ‘Dove pensi di andare’ Ora tocca a noi divertirci un pò”. Mi volto verso la creatura stagliata nel fascio di luce. Sulla soglia del separ&egrave si stagliava un bel viso dalla carnagione scura come l’ebano, incorniciato da lunghi capelli ‘rasta’ che ricadevano in ciocche più corte davanti al viso, evidenziando gli zigomi alti da modella. ‘La pantera nera’ era molto magra, con delle gambe esili ma belle lunghe. Abbigliata con un vestito argentato molto appariscente e cortissimo, dal quale spuntano a tratti le natiche generosamente marmoree, evidenziando al tempo stesso le tette abbondanti. Con un paio di sandali da schiava dalla sottile zeppa d’acciaio, le cui stringhe avvolgono i polpacci come serpenti fin quasi sotto le ginocchia. Appena dietro distinguo il profilo di una mulatta non molto alta (circa 1.60), ma con delle forme incredibili, inguainata in un hot pant microscopico. L’audace scollatura della camicetta trasparente faceva quasi schizzare fuori due bocce esplosive, sottolineate e messe in primo piano da un reggiseno nero tutto di pizzo. Due occhi neri come l’abisso dal taglio leggermente a mandorla ben s’accordavano con le labbra piene e rosso fuoco, che conferivano peccaminosità al suo volto così provocante. Ai piedi stivali a punta laccati di vernice nera dai tacchi talmente vertiginosi da chiedersi come faceva ad arrampicarcisi sopra.
Punto lo sguardo sulle nuove arrivate e per un momento rimango immobile a guardare le loro occhiate complici che mi fissano, rendendo tutto ancora più elettrizzante.
– : ‘Cosa significa???’ – domandai. La mia voce balbettava leggermente per lo stupore.
– : ‘Ssst… Non fare tante storie” – rispose Erika, mettendomi un dito sulle labbra come se niente fosse. ‘Ho pensato che sarebbe stato bello farti assaggiare pure alle mie amiche’ Spero che tu non abbia problemi razziali!!!’ – aggiunse con una voce morbida come velluto, che pareva intrisa in un barattolo di miele. Dovrei ribellarmi, ma l’impressione di essere totalmente sottomesso, come una schiava da letto, aumenta decisamente il mio piacere, reso ancora più intenso dalla sua voce autoritaria: – : ‘Bada che se non collabori, ti faccio montare come una cagna in calore da tutte le ragazze del locale!!!’.
– : ‘S… sì” – biascicai senza quasi rendermene conto – ‘Farò quello che vorrete, ma’ per carità’ non fatemi del male…’.
– : ‘Se farai il bravo non ci sarà alcun bisogno di farti del male… Dai amore, non fare aspettare Belen e Victoria. Vedrai che non te ne pentirai!!!’.
Sono completamente in balia della sua volontà e il senso d’impotenza si rafforza nell’attimo in cui Erika diede il permesso a Belen (la Pantera Nera…) e Victoria (la Mulatta…) di potermi fare tutto quello che avessero voluto. Lei sarebbe stata lì, in disparte, semplicemente a godersi la ‘festa’. Ed ecco che le due, cariche d’eccitazione per la scena alla quale avevano appena assistito, non esitano un solo istante a liberare i propri arnesi e ad avventarsi su di me. Mi trovo costretto in ginocchio di fronte a loro, capisco che &egrave arrivato il momento di darmi da fare. Allungo le mani sui loro membri e inizio a segarle lentamente; quindi mi sento afferrare per i capelli e spingere senza tanti complimenti verso il basso, fino a che la mia faccia sfioro la punta dei loro cazzi. Abbassai la testa e cominciai a lavorare alternativamente i due cazzi con le labbra, concentrato sulle sensazioni di piacere che mi davano. Mugugnavo senza ritegno come la peggiore delle ninfomani, mentre li succhiavo a turno rumorosamente, facendo roteare intorno alle cappelle la lingua completamente fuori dalla bocca. Andai avanti a pomparli come un indemoniato per qualche minuto, finché si divisero i compiti, mettendosi una dietro e l’altra avanti. Victoria si posiziona alle mie spalle e inizia a leccarmi il culetto: con le mani teneva divaricati i globi sodi e con la lingua cospargeva di saliva l’anfratto accogliente del mio corpo, tracciandone i bordi delicatamente come se volesse disegnarne i contorni, per prepararmi ad accoglierla meglio. Dopo avere lubrificato la pelle liscia e morbida del buchetto, ci insinua un dito, che ben presto diventano due. Andò avanti per un po’, facendo entrare e uscire l’indice e il medio dallo sfintere ormai fradicio della sua saliva. Quando annuncia la mossa successiva: ‘Rilassati, e ti divertirai… sentirai che scopata!!!’ – allargo le gambe per favorire la monta. Detto questo, infatti, incomincia a spingere la punta del suo cazzo, che piano piano si gonfiava contro il mio bacino, con un movimento lento ma deciso. All’inizio, il glande ha qualche difficoltà a entrare; Victoria sente che l’apertura cede un po’ e spinge. Mi irrigidisco e comincio a divincolarmi. Allora lei si decide a spingere fino a farlo entrare per circa la metà, cominciando il suo va e vieni. Ero impalato in buona parte quando all’improvviso sentii un colpo secco che mi apriva completamente. Un brivido mi salì lungo la schiena; me lo aveva spinto dentro senza quasi bisogno di forzare e iniziava a scoparmi tenendo un ritmo regolare. ‘Siiii… tieni… adesso ti sfondo!!!’ – esclamò con il cazzo ben piantato dentro di me. Non mi rimase altro da fare che assecondare i suoi movimenti. Fatico a restare in silenzio, i miei gemini di piacere sono inequivocabili: ‘Dai… più forte… non smettere…’. Nel frattempo Belen forza contro le mie labbra e fa scorrere per tutta la lunghezza il membro nella mia bocca, costringendomi a succhiare con ritmo regolare come fosse un ghiacciolo quel cazzo che quasi mi soffoca per quanto &egrave grosso, insalivando tutta l’asta fin dove riesco a coglierla. Il movimento di una mi fa sfuggire a tratti il pene dell’altra dalla bocca, ma continuo a darmi da fare spingendolo fino in gola, inventando giochi di lingua. Victoria continua a incularmi; ad ogni colpo il mio buco cede sempre di più come se fosse stato creato apposta per accoglierla meglio. Ormai &egrave ben piantata dentro e pompa a pieno ritmo. Qualche minuto di quel trattamento e la Mulatta si ritrae, subito sostituita dalla Pantera Nera. Sento dentro una voglia tremenda di continuare l’inculata. Anche se l’anello d’entrata si &egrave dilatato, nel momento in cui anche il cazzo di Belen inizia il suo percorso, ho l’impressione di essere trapassato da parte a parte.
– : ‘No… &egrave troppo grosso… per favore, no…’ – non posso fare a meno di cominciare a piagnucolare. Ma non ho scampo. Vorrei fermarmi un momento per riprendere fiato, ma lei e’ incontenibile.
– : ‘E smettila di frignare, vedrai tra poco come ti piacerà!!!’ ‘ risponde Belen, che spinge sempre più in fondo ed entra per due terzi della sua lunghezza. Resta piantata un attimo. Lentamente comincia a muoversi avanti e indietro, prima con cautela. Poi con sempre maggior insistenza, fino a conficcarsi completamente dentro le mia tana bollente e pompando con decisione. Pur cercando di non sfondarmi, sento che la Pantera Nera non si controlla più; spinge il ventre su e giù e si agita come una forsennata avvinghiata dietro di me.
In prossimità dell’orgasmo mi costringono nuovamente in ginocchio, spingendo i loro cazzo a pochi centimetri dal mio viso. Continuano a masturbarsi fino a quando si svuotano sulla mia faccia con getti lunghi e bollenti…

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