– Eppure ci dev’essere rimasto qualcosa, Stefano! Impossibile che abbiamo speso tutto!
Non credevo alle mie orecchie.
La donna che mi stava dicendo quelle parole era la mia ex moglie Luisa. La stessa che nel divorzio mi aveva portato via fino all’ultimo centesimo.
La puttana aveva pianificato tutto da mesi: con Lorenzo, il suo capo che era anche il suo amante, aveva finto un inesistente licenziamento solo per dimostrare davanti al giudice di essere senza reddito.
Per settimane, rubando la mia password, aveva versato on line parte degli introiti della mia azienda su un suo conto privato in Svizzera a suo nome. Con un inganno aveva preparato una battaglia legale che mi aveva colto totalmente di sorpresa e alla quale non ero riuscito a controbattere.
Mi aveva portato via la casa (un grande appartamento su due livelli in via Cagliero, a Milano), l’azienda (la mia piccola, ma fruttifera fabbrica di materiale medico – siringhe, provette, contenitori per gli esami, ecc.) e le due auto, tra cui una Mercedes full optional praticamente nuova.
A me era rimasta solo una parte delle quote di un fondo d’investimento che non era riuscita a far sparire prima del divorzio come il resto del denaro.
Tempo dopo mi sono messo a fare un conto di quello che mi aveva portato via e sono arrivato alla cifra di tre milioni di euro.
Ero rimasto in mezzo a una strada, senza casa, senza soldi, senza lavoro e senza macchina.
E ora, dopo sette anni, con quale sfacciataggine veniva a chiedermi aiuto!?
– No, Luisa, non c’è più nulla. Quel poco che c’era rimasto nei fondi d’investimento l’ho consumato durante l’anno e mezzo in cui sono rimasto disoccupato. E ora col mio lavoro di impiegato al supermercato Coop riesco appena a pagare l’affitto di questo bilocale e Cinisello. Non ti posso proprio aiutare. Ma come avete fatto a mangiarvi tutto in soli sette anni?
– Lorenzo diceva che quegli investimenti in Sudamerica erano sicuri! E poi noi del business del materiale medico non sapevano nulla e abbiamo sbagliato tutte le decisioni. Dopo il fallimento i creditori ci hanno mangiato anche la casa! Stefano non mi abbandonare, ti prego! Stiamo vivendo a Quarto Oggiaro da sua madre, quella megera che non mi può vedere, che ci mantiene con la sua pensione e con la social card. Non abbiamo un lavoro e non abbiamo un soldo. Dormiamo su un divano letto in salotto e alle sei ci dobbiamo alzare perché la vecchia deve fare il caffè. Mi fa lavare i vetri e i pavimenti quasi tutti i giorni. Non mi dà quasi da mangiare e mi fa stirare le sue mutande! Non ce la faccio più, Stefano! Ho quasi cinquant’anni, non sono più una ragazzina, non posso farmi trattare così, dopo essere vissuta in grandi case, in quartieri eleganti, viaggiando in Mercedes. Dammi una mano, Stefano!
– Luisa, mi spiace, non posso fare nulla. I miei soldi sono contati. L’affitto, le bollette, la spesa… L’unico lusso che mi concedo è Pilar.
– Pilar? E chi è?
– È la ragazza peruviana del secondo piano. Ho un accordo con lei che ha accettato di passare qualche ora con me un paio di volte alla settimana per fare del sesso. Le do centocinquanta euro per volta e lei fa e si lascia fare tutto, compresi i pompini e il culo, cosa che tu invece mi negavi, se non ricordo male, ma che praticavi con quella testa di cazzo di Lorenzo.
– Stefano, lo so che Lorenzo non è il più sveglio degli uomini, ma non insultarlo così!
– Ora che ci penso però, tu potresti prendere il posto di Pilar, se vuoi. Non sei più così giovane, vedo qualche capello bianco, ti si è ingrossato il culo e dalla scollatura mi pare di capire che anche le tette ti si siano raggrinzite. Ma ricordo che scopavi come una regina…
– Stefano, tu sei pazzo!
– Comunque sono centocinquanta euro per un paio d’ore di lavoro. Facciamo due volte alla settimana e in un mese ti fai milleduecento euro. Più della pensione della suocera, no?
– Stefano, vergognati! Come puoi pensare di trattarmi così!? Non sono una puttana!
– Però non vorrai che rinunci alla mia vita sessuale per aiutare te, no? E non è che scopare con me sia una cosa nuova: siamo stati sposati per quasi vent’anni! Comunque pensaci, parlane con Lorenzo e fammi sapere. Se accetti però dev’essere chiaro che tutto deve avvenire alla luce del sole. Lorenzo non solo dev’essere d’accordo ma addirittura presente, seduto in sala, in modo che veda che in nessun modo io ti faccia del male. Poi non mi dovrai negare nulla: ciò che va bene per Pilar deve andare bene anche per te. Due ore dovrebbero bastare.
Se ne andò via inferocita e offesa.
A me non importava nulla, Pilar era fantastica e nel cambio ci avrei perso, ma il piacere della rivincita controbilanciava la perdita di appeal.
Passarono giorni. Una settimana. Due.
Poi una mattina, al telefono, Luisa con voce sommessa mi disse che ne aveva parlato con Lorenzo e che dopo lunghissime discussioni avevano deciso di accettare la mia proposta, almeno per un periodo per vedere che impatto avrebbe avuto sul loro rapporto.
Organizzammo per il successivo martedì sera dopo cena.
Si presentarono puntuali.
Non vedevo Lorenzo da anni e lo trovai invecchiato, curvo, quasi calvo, dimesso e male in arnese.
I jeans e la polo che indossava erano sgualciti e stinti, le scarpe vecchie e sul punto di sfondarsi.
Li feci accomodare e offrii a Lorenzo un whisky. A quei tempi, prima del divorzio, avevo scoperto un bicchiere sporco nel lavandino, da cui avevo dedotto che quando si montava Luisa, a casa mia, tra una chiavata e un pompino si concedesse qualche bicchiere del mio migliore Macallan di 25 anni.
Questa volta, per l’occasione, avevo cercato il peggior prodotto sul mercato, un intruglio cinese che persino gli alcolizzati cronici trovavano imbevibile, e glielo servii in un bicchiere di cristallo con due cubetti di ghiaccio.
Tolsi dal portafoglio tre biglietti da cinquanta euro e li appoggiai sul tavolino del telefono in anticamera perché li prendessero uscendo.
Poi attaccai:
– Allora, mettiamoci d’accordo su come procedere: io pretendo che Lorenzo stia qui, seduto in salotto. Tu, Luisa, dovrai spogliarti in sala, consegnare i tuoi vestiti a lui e entrare in camera da letto nuda, a parte le scarpe con i tacchi alti che invece non ti dovrai mai togliere. La porta deve rimanere aperta e Lorenzo di tanto in tanto potrà mettere dentro la testa per assicurarsi che non ci siano pericoli per te. Noi cominceremo con un pompino, poi passeremo a scopare in un paio di posizioni (mi piacerebbe lo smorzacandela oggi che sono un po’ stanco…) per poi terminare con un rapporto anale. Ci riposeremo qualche minuto e poi ricominceremo con una bella leccata per poi scoparti alla pecorina e questa volta vorrei venirti dentro la passera. Assolutamente niente preservativo. D’accordo?
– Come si accende la tv? C’è la Juve in Champions… – Chiese Lorenzo. Juventino. Avrei dovuto immaginarlo.
– Niente tv, Lorenzo. Devi sentire tutto e poi noi non vogliamo essere distratti. Ok?
E me ne andai in camera, mi spogliai e aspettai Luisa, che si presentò nuda come richiesto. Cominciammo con il pompino e quindi a scopare. Presto cominciò a mugolare, a gemere, ad ansimare. Io pompavo furiosamente e alla fine la feci gridare. Non a caso la conoscevo benissimo e sapevo come farla godere.
Fu una sessione molto intensa e soddisfacente. Quando ebbi terminato uscii nudo in salotto dove incrociai lo sguardo di un Lorenzo distrutto che non riusciva a distogliere gli occhi disperati dal cazzo floscio che mi penzolava tra le gambe, lucido per gli umori di sua moglie, che invece era rimasta scarmigliata e sdraiata ancora sul letto per riprendersi dall’ultimo dei suoi tre orgasmi, con gli occhi chiusi e le gambe aperte.
– Come puoi farmi questo, bastardo!?
– Beh, tu hai fatto di peggio. Ti sei scopato mia moglie alle mie spalle, in casa mia, a mia insaputa, di nascosto. Io non ho mai avuto la possibilità di intervenire e di impedire ciò che stava accadendo. Tu invece mi hai consegnato tua moglie consapevolmente e me la sono scopata col tuo consenso e la tua approvazione, praticamente davanti ai tuoi occhi. Tu hai avuto tutto il tempo di capire ciò che stava per accadere e hai avuto in ogni momento la possibilità di impedire che accadesse. Il fatto che tu non l’abbia fatto ti deve far riflettere su che razza di uomo tu sia. E c’è un’altra grande differenza: quando ti sei fatto mia moglie lei era una donna che valeva tre milioni di euro. Oggi la tua vale una marchetta da centocinquanta euro.
Lorenzo rimase senza parole.
– Bene ragazzi! Ci vediamo venerdì? Lorenzo ormai puoi anche fare a meno di venire, magari Luisa vorrebbe rimanere tutta la notte, le darò un piccolo extra: ho in mente due o tre cosette nuove… Dove ho messo le manette?
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…