Ci sono amori che ti scavano dentro il cuore una caverna per quanto sono profondi e ti perdi, ti perdi dentro gli antri, le gallerie del desiderio fino a quando ti accorgi che lei e’ scomparsa nel buio o e’ uscita dall’altra parte. Senza di te.
Solo allora ti rendi conto che anche tu hai smarrito il corpo nella caverna. E sei incapace di ritrovarti nelle profondità di un altro amore.
Attendo ancora. Che lei entri ancora una volta nel mio bar. Solo per guardare i suoi occhi apparentemente tristi. Quegli stessi occhi neri, enormi, profondi in contrasto con i suoi capelli biondi corti e quel faccino delicato che mi hanno colpito la prima volta.
-un cappuccino decaffeinato e un cornetto,, per favore –
La sua voce non ha inflessioni dialettali sembra perdersi tra il caos della macchinetta del caffe’, il rumore delle tazze appoggiate con indifferenza dai clienti sul bancone e il tintinnio delle monetine che cadono nella cassa mentre batto lo scontrino’.ma per me quella voce entra dentro, sento solo la sua richiesta e la mia risposta.
– sono 2.400 lire, grazie’- Cerco di impostare la voce, di modularla. Mi hanno sempre detto che ho una bella voce : calda, sensuale, accogliente.
Che banalita’. Avrei potuto dirle qualche altra cosa, ma non ci sono riuscito. Avrei potuto fermarla.
Le batto lo scontrino e la osservo. Incurante trascina i suoi occhi apparentemente tristi verso il bancone. Non ha un filo di trucco su quel suo incarnato chiaro, su quelle labbra rosa fini. Forse un filo di lucidalabbra o forse se le e’ appena inumidite con la lingua. Ha un bel modo di muovere il suo corpo. I suoi occhi neri spiccano su tutto il resto del corpo. Avrei voluto consolare quel faccino triste.
Incurante della gente in fila, faccio segno a Barbara di sostituirmi alla cassa, mi alzo, e mi avvio verso il bancone. Lei e’ li’ davanti. Il mio cuore e’ dietro di lei.
-Paolo mi dai un succo d’ananas?-
Mentre lo dico incontro i suoi occhi. Cerco il suo sguardo.
-non lavori oggi? – le domando tutto d’un fiato con la paura che non mi abbia sentito.
Sorpresa, alzo lo sguardo verso di me. E finalmente incontro i suoi occhi come un viandante incontra un giaciglio.
Mi guarda spalancando sul mondo i suoi tristi occhi neri stupida come se la sua mente cercasse di ricordare dove ci siamo gia’ visti.
– ho preso un giorno di ferie, per me. Ma ci conosciamo ?-
Ha capito che la voglio rimorchiare. Ma io so che non e’ cosi’. Amo gia’ i suoi occhi neri tristi e vorrei prendere tra le mani quel suo faccino. So anche che oggi non lavora perche’ la vedo sporadicamente solo il sabato mattina quando ordina cappuccino e cornetto alla crema.
Deve essere dolce leccare le sue dita appiccicate dalla crema. Molte volte avrei voluto toglierle da quel suo labbro imbronciato la piccola mollica birichina restata appiccicata sulla sua bocca. Ma era tenero anche vederla uscire con quel piccolo neo di cornetto all’angolo delle labbra.
D’altronde non avrei potuto far altro che guardarla perche’ fino a poco tempo fa veniva sempre accompagnata da un ragazzo. Ora i suoi occhi apparentemente tristi guardano solo me.
-no, non ci conosciamo. Ti ho solo notata a volte entrare nel mio bar. Non sei di qui vero? Posso offrirti un cornetto anche se oggi non e’ sabato?- rigetto le parole per paura che mi dica di no.
Parliamo di lei. E’ quello che volevo sentire. Non sapere. So gia’ tutto di lei. So gia’ che amo quei suoi occhi e quella sua cadenza milanese.
Voglio sentire che mi parli di lei. Voglio ascoltare la sua voce per non dimenticarla piu’. Il suo sguardo triste mi fa breccia nel cuore.
– mi chiamo Mauro ‘ mi presento, ma ho un nome troppo breve perche’ faccia breccia nel suo cuore, perche’ rimanga impresso..
Che nome e’ Mauro? Finisce ancor prima di pronunciarlo.
Il suo invece Gabriella e’ dolce come un bigne’, si scioglie sul palato quando lo pronunci. Sentite anche voi la musicalita’ delle sue due elle? Gabriella.
Parliamo dolcemente di altre cose. Gabriella e’ una hostess. Parliamo degli aereoporti e del suo lavoro che la porta in giro per il mondo chiusa in una scatola con le ali. Sono gia’ geloso che altri possano sbirciare le sue gambe mentre porta il pranzo a bordo. Sono gia’ geloso che un passeggero possa involontariamente sfiorarle una gamba. Sono gia’ geloso di non sapere se il suo cuore appartiene ad un altro. Sono geloso di quella macchia di caffe’ sulla sua camicia.
La macchia e’ sopra di lei io no.
Devo cercare di fare il simpatico. Magari riesco a far sorridere quei suoi occhi. La faccio divertire parlandole della mia passione per i treni. Lei ama il cielo, le nuvole, la testa che gira mentre l’aereo sale, io la terra, le rotaie e l’odore del disinfettante sui treni.
Finisce il suo cappuccino. Non so cosa altro dire per trattenerla. Finisco il mio succo d’ananas, dolce come i suoi occhi.
Mi saluta e la sua voce mi entra dentro.
La seguo con lo sguardo mentre esce. Spero che si volti per guardare ancora i suoi grandi occhi scuri apparentemente tristi.
Forse tornera’ di nuovo per fare colazione. Forse le piace il mio cappuccino. Forse le potrei piacere io. Sono emozionato. Penso gia’ a quando potro’ stringere il suo viso tra le mani.
Attendo. Di scavarle dentro un sorriso.
O di offrirle un altro cappuccino.
Scritto il: 16/10/2001
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…