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Racconti Erotici Etero

Una strana terapia

By 12 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella mattina sono uscita come tutte le mattine per andare a scuola, faccio l’insegnante e mi chiamo Monica, ma ero pervasa da un senso di eccitazione che non mi abbandonava dalla sera precedente, quando, per caso, mi era imbattuta, navigando su internet, su un sito strano ‘semeterapia’, che m’aveva incuriosita non poco. Il sito decantava, infatti, i molti benefici effetti che ricevevano le donne dalla pratica di ingoiare seme maschile, antica pratica poco diffusa in Europa, ma che in oriente assurgeva quasi al ruolo di medicina tradizionale. Ero rimasta turbata e mi era eccitata e non mi ero potuta trattenere dal toccarmi, cio&egrave farmi un bel ditalino, pensando a quanto era stato bello spompinare due amici di mio marito, una sera che eravamo stati a cena e avevamo bevuto qualche bicchiere di troppo e Marco mi aveva chiesto se mi andava di farlo. Ricordavo benissimo il sapore dei due uccelli diversi e quanto fosse piaciuto ai porcelloni, che, uno dietro l’altro, mi erano venuti addosso, sporcandomi le tette e la faccia, qualche schizzo mi era andato anche in bocca, ma l’avevo sputato, non pensando minimamente ad ingoiarlo, del resto non l’avevo mai fatto neanche con Marco, mio marito. Però leggendo i racconti e le esperienze mi era venuta una gran voglia di provare e il ditino correva veloce sul clitoride e si infilava dentro la mia fessura ormai piena di succo e l’orgasmo non aveva tardato a giungere. La notte l’avevo passata inquieta e la mattina non mi era passato il prurito alla mia fichetta e mentre stavo facendo la solita strada per la scuola, che attraversava il bel parco della mia città, non facevo altro che pensare alla semeterapia e a come potevo provare questa strana terapia. L’avrei fatto volentieri con Marco, ma lui non era mai stato interessato e quando gli facevo un pompino, al momento di venire, me lo aveva sempre tolto di bocca. E poi non volevo sembrargli una vera troia! A scuola, a volte aveva spompinato qualche collega nei bagni, ma anche in questo caso non volevo passare da puttana, perché in cinque minuti lo avrebbe saputo tutta la scuola e allora la mia reputazione sarebbe stata macchiata per sempre. Mentre facevo tutti questi discorsi mentalmente, arrivai in un punto dove stazionavano sempre quattro ragazzi neri, dei vu’ cumprà, che passavano le notte sulle panchine, non avendo altro posto dove andare, che si stavano lavando alla fontana prima di iniziare la loro faticosa giornata di lavoro. In genere non mi avevano mai fatto provare alcuna sensazione, ma quella mattina, forse per via dell’eccitazione che mi pervadeva, vedere i loro torsi nudi, belli neri, lucidi e muscolosi, mi fece inzuppare ancora di più la micetta, che ora proprio non ne poteva più. In un lampo risolsi nella mia testa che quella era l’occasione per provare la semeterapia, a quell’ora il parco era quasi deserto, il punto era abbastanza riparato e allora perché non provare; tra l’altro con un nero non l’avevo mai fatto e la mia amica Roberta, una vera troia, mi aveva sussurrato che i neri hanno dei cazzi veramente lunghi e che una volta nella vita me ne sarei dovuto fare almeno uno. Uno? Ma questi erano quattro e non intendevo certo farmi scappare l’occasione. Indossavo una polo e una gonna al ginocchio, molto sexy, a portafoglio; dalla polo occhieggiavano i mie capezzoli ormai induriti (non portavo il reggiseno), il perizoma che indossavo era ormai zuppo delle secrezioni della mia fichetta vogliosa e nell’insieme ero veramente molto sensuale. Mi avvicinai al gruppo dei ragazzi neri, ancheggiando, e salutandoli calorosamente. I ragazzi, inizialmente restarono sorpresi e meravigliati, ma siccome erano molto giovani e io forse sembravo loro molto bella e disponibile, non tardarono a familiarizzare e a scherzare un po’. Si misero a sedere sulla panchina a fumare una sigaretta che avevo loro offerto e io mi ero seduta sulle ginocchia di uno di loro. Mentre fumavano e scherzavano, cominciavo a sentire l’eccitazione del ragazzo sul quale ero seduta, la sua patta si stava gonfiando e anche quella degli altri ragazzi non sembrava da meno. Decisi di agire, fingendo di scivolare, spostai la mia mano sopra il gonfiore del ragazzo che emise un grido per la sorpresa. Era una mazza di notevoli dimensioni, pensavo, mentre la stavo stringendo dalla stoffa dei jeans! Gli altri ragazzi a questo punto mi presero, mi sollevarono e mi portarono al riparo dietro un folto cespuglio e in un battibaleno si calarono tutti i pantaloni, mettendo in mostra degli uccelli notevoli e già in tiro; arrivò anche il quarto, che si calò i pantaloni mettendo in mostra un batacchio veramente mostruoso. Ero rimasta a bocca aperta, ma non avevo potuto sottrarmi dall’impugnare quello scettro maestoso e scappellarlo con dolcezza, masturbandolo un po’ per farlo venire ancora più duro. I ragazzi, intanto, mi spogliavano dei pochi vestiti che avevo e avevano cominciato a leccarmi le tettine dure e puntute e la fichetta, debitamente curata e rasata, ormai zuppa del suo succo. A questo punto avrebbero voluto scoparmi, ma, temendo anche qualche malattia ‘ non avevo con me i preservativi ‘ dissi ai ragazzi che li avrei fatti godere con la bocca, ma anche che alla fine del pompino avrebbero potuto venirmi in bocca e avrei ingoiato il loro seme. I quattro furono subito felici e due mi misero i loro grossi cazzi in bocca, mentre gli altri due mi leccavano uno la fica e l’altro il buchetto del culo. Fui veramente brava a leccare quei grossi nerbi ‘ almeno dai loro gemiti d’approvazione ‘ a far scorrere la lingua lungo le vene di quei cazzi maestosi, a leccare loro le palle, tanto che, in breve, prima l’uno e poi l’altro, mi vennero in bocca. Sentii lo schizzo del primo e un sapore strano, acido e salato, mi dette un piccolo conato di vomito, ma resistetti e ingoiai tutta la colata, che sembrava non finire mai. Anche l’altro se ne venne, e notai che il suo sperma era più gradevole e dolciastro. A questo punto toccava agli altri due che non aspettavano altro che ricevere le attenzioni della mia bella bocca, uno tra l’altro era quello col cazzo veramente mostruoso. E fu proprio lui che presi in bocca per primo: dovevo aprire la bocca oltremisura per contenere quella proboscide di carne e mi era difficoltoso ingoiarla. Succhiando ora l’uno, ora l’altro, anche i secondi due in breve tempo se ne vennero, mentre gli altri, già soddisfatti si occupavano delle mie tettine e della fica. Venne il primo inondandomi di calda crema, che deglutii avidamente, ormai abituata al sapore dello sperma. Toccò poi all’altro, a quello col cazzo lunghissimo, che cacciò un urlo e venne riversandomi in bocca un torrente di sperma caldo e denso che mi fece quasi soffocare e dovetti tossire, ma riuscii a non perdere molto liquido di quella sborrata prodigiosa; notai solo che questo sperma era molto più acido degli altri, ma non mi disgustava affatto.

Dopo essermi ricomposta e aver salutato i ragazzi, ripresi la strada della scuola, ero un po’ in ritardo e non avrei potuto fermarmi a fare colazione come il mio solito, ma tanto ‘ pensai ‘ con tutte le proteine che mi sono bevuta, stamani non ne avrò certo bisogno. E corsi felice per la nuova esperienza fatta e mi ripromisi di parlarne con mio marito per convincerlo dei pregi della semeterapia.

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