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Racconti Erotici Etero

La Storia di Monica – Cap. 3.9 – Stefano

By 29 Aprile 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Appena mi svegliai il mio primo pensiero fu per Stefano, scoprendo così che non n’avevo solo voglia, ma un vero e proprio bisogno, e tutto ciò mi sconvolgeva.
Per sicurezza lo chiamai fissando un appuntamento per il pomeriggio a casa sua, passando poi quel sabato mattina a non fare nulla se non pensare a lui.
Dopo un pranzo leggero principalmente a base d’insalata, iniziai i preparati per l’incontro, facendomi subito un clistere, ben sapendo che lui m’avrebbe sodomizzata, ma del resto era quello che volevo. Essendo arrivato il primo caldo primaverile scelsi un abitino giallo in cotone, sopra il quale indossai una giacchetta di jeans, per finire con un paio di décolleté nere.
Ero tanto eccitata dall’idea d’incontrare il mio amante, che ebbi qualche difficoltà anche a vestirmi, perch&egrave pensavo a come lui m’avrebbe tolto quegli indumenti, ma anche a quando sarei stata io a spogliarlo. Il viaggio in macchina sino al suo appartamento mi sembrò poi lunghissimo, e non certo per colpa del traffico o dei semafori rossi. Mi sentivo un po’ come una ragazzina al suo primo appuntamento, solo che il mio era unicamente a scopo sessuale. Non volevo esser dominata nel senso più stretto del termine, ma posseduta da un vero maschio, che sapeva cosa volevo e come darmelo.
Quasi sotto casa sua trovai un parcheggio dove potei completare la preparazione all’incontro, quindi presi la borsetta e mi diressi da lui.
Trovai il portone aperto, ma suonai lo stesso il citofono perch&egrave non sapevo a che piano abitava.
“All’ultimo e sei fortunata perch&egrave oggi l’ascensore funziona.” mi rispose ridacchiando.
Presi l’ascensore mentre il cuore mi batteva a mille, ben sapendo che ormai non potevo che andare sino in fondo.
Lui m’accolse affacciandosi alla porta col suo solito sorriso, per poi darmi un bacio sulla guancia e farmi accomodare in salotto.
“Posso chiederti perch&egrave sei venuta da me ?” mi domandò ben sapendo la risposta.
Io non dissi nulla, ma mi misi carponi sul divano per poi far salire il vestito sino a scoprire quali il sedere.
“Vuoi continuare tu o devo fare tutto da sola ?” gli dissi con tutto il languore di cui ero capace.
Lui senza alzarsi dal divano, afferrò il bordo del vestito per scoprirmi del tutto il fondoschiena, e vedere così che mi ero infilata un piccolo plug, del tipo che ha un cristallo nel manico, nel retto. L’idea mi era venuta la sera prima quando avevo mandato Patrizio a casa con un oggetto simile nel sedere, anche se nel suo caso era un chiaro segno di sottomissione alla moglie, mentre io volevo solo fare la porcellina.
“Quello che mi piace di te &egrave che riesci a mantenere un tuo stile pur essendo una porca senza limiti.” mi disse dopo avermi dato un lungo bacio in bocca “Perch&egrave non puoi negare che dietro quella faccia quasi da educanda si nasconde una troia pronta a tutto.”
Stefano mi fece sdraiare sulle sue gambe tenendo sempre il sedere scoperto, per poi darmi delle piccole sculacciate, che più che farmi male mi preparavano a ciò che sarebbe seguito. La sua mano passò dal colpirmi la parte esterna delle natiche, a quella più interna, senza mai aumentare la forza. Quando però toccò il manico del plug, fu come sentire una scossa che partendo da li, percorreva tutta la spina dorsale sino ad arrivare al cervello. Lui se n’accorse e continuò a prendere di mira il cristallo, mentre io quasi istintivamente allargavo sempre di più le gambe.
Quando tirò fuori il plug fu una liberazione, anche se durò poco perch&egrave iniziò a sodomizzarmi con quel piccolo cuneo, portandomelo a volta alla bocca per far sì che lo lubrificassi con la saliva.
“Hai la fica che &egrave un lago.” mi disse passando la mano sulla mia passera “Adesso spogliati e fammi un pompino perch&egrave il mio cazzo te lo devi meritare.”
Obbedii togliendomi il vestito e rimanendo così con le sole scarpe, per poi sfilargli pantaloni e boxer e prendergli finalmente il pene fra le labbra.
Il cazzo di Stefano era già in piena erezione e sembrava quasi invitarmi a prendermi cura di lui, ma volli essere un po’ cattiva, come lo era stato lui sino a quel momento. Invece che prendergli la mazza in bocca, gli leccai lentamente le palle, facendo scivolare la lingua in basso fino a sfiorargli l’ano, per poi risalire alla base del pene e quindi riscendere allo scroto.
Lui per un po’ non disse nulla, ma alla fine cedette alla voglia di dominarmi, e m’infilò quasi con rabbia il cazzo in bocca.
“Ti ho detto di farmi un pompino, quindi obbedisci.”
Mi ritrovai così il pene in bocca e le sue mani fra i capelli che me lo spingevano dentro e fuori, come se fossi non una donna ma uno squallido oggetto sessuale. In effetti ero nuda a carponi, con un plug nel culo, che facevo un pompino ad un uomo, quindi cos’altro mi potevo aspettare se non essere usata come una puttana qualunque ?
Quella situazione però non mi dava alcun fastidio, anzi la trovavo estremamente eccitante, come se non m’importasse essere la dominatrice com’ero stata la sera prima, o la sottomessa com’ero adesso. L’unica cosa che volevo era godere come se ciò fosse l’unico maniera per sentirmi viva.
Così non mi rimase che farmi scopare in bocca, facendo però passare la lingua su quel cazzo che tanto desideravo da ore, fino a quando Stefano decise che era giunto il momento di passare ad altro.
Ci alzammo per andare nella sua camera dove lui mi baciò in bocca, prima di mettersi dietro di me e portare le mani sulle mie tette. Da abile amante quale era, lasciò una mano sul capezzolo che strizzò dolcemente, mentre l’altra scivolava fra le mie gambe, per finire la sua corsa proprio sopra il clito.
Il sottile dolore che m’arrivava dal capezzolo, era più che bilanciato dal piacere che mi proveniva dalla passera, e non impiegai molto a ritrovarmi tanto eccitata da far fatica a rimanere in piedi.
“Adesso basta giocare, vai sul letto e godiamo insieme.” gli dissi girandomi verso di lui e accarezzandogli il pene.
Stefano si sdraiò al centro del letto, e non mi rimase che togliermi le scarpe per accucciarmi fra le sue gambe e riprendergli il membro in bocca. In realtà arrivai con le labbra a metà dell’asta, facendo però roteare la lingua intorno alla cappella, ma ben presto compresi che era giunto il momento di fare il passo successivo, quello della prima penetrazione.
Così scivolai sul suo corpo tenendogli il pene in mano sino a ritrovarmi con la passera all’altezza dell’oggetto dei miei desideri, e potermi così impalare su di lui.
Il cazzo di Stefano m’entrò dentro senza incontrare alcun’opposizione tanto ero bagnata, e quando la penetrazione fu completa, lui passò una mano fra i miei capelli per poi baciarmi a lungo. Rimanemmo fermi a lungo, gustandoci sino alla fine quel momento di piacere supremo, che era paragonabile ad un vero e proprio orgasmo tanto era profondo.
Mi mossi solo quando sentii la sua mano scivolarmi lungo la schiena, ma il mio cavalcarlo era oltremodo lento, come se non avessi alcuna fretta, e il tempo era una dimensione a cui non badare affatto.
“Mi fai impazzire.” mi disse staccando per un attimo le sue labbra dalle mie.
“Il tuo cazzo fa impazzire me.” gli risposi alzandomi sulle ginocchia per poi mettermi carponi vicino a lui.
Stefano comprese quel che volevo, così mi tolse il plug dal culo e mi leccò il buchetto ormai dilatato, mentre io mi toccavo la passera. Per farmi godere ancor di più m’infilò mezzo cazzo nel culo per poi farlo scivolare tutto nella fica e quindi sodomizzarmi completamente.
“Sii così mi piace !” urlai senza alcun ritegno “Fai quello che quell’impotente di Tommaso non potrà mai farmi.”
“Tu saresti qui anche se quello avrebbe ancora il cazzo.” mi rispose affondando i colpi da vero maschio dominante “La realtà &egrave che sei troppo puttana per accontentarti di un solo cazzo.”
“E’ vero come lo &egrave che tu mi fai godere come nessun altro.”
Stefano continuò ad alternare fica e culo facendomi avere un orgasmo tanto violento da togliermi il fiato, ma senza darmi l’opportunità di riprendermi perch&egrave non smetteva mai di scoparmi.
“Voglio guardarti in faccia mentre godi.” mi disse facendomi sdraiare sul letto.
Mi presi le caviglie con le mani in modo d’aprire al massimo le gambe, ma non appena il suo membro riprese il suo posto nel mio retto, ripresi a toccarmi la fica con anzi maggior vigore.
“Dimmi quante volte hai già preso due cazzi insieme ?” mi domandò ormai prossimo all’orgasmo.
“Non le ho contate, ma non vedo l’ora di farlo con te.”
“Prima o poi ti porterò in un posto dove i cazzi non ti mancheranno, ma solo quando sarò stanco di scoparti da solo.”
Alla fine mi venne dentro riempiendomi lo sfintere di sperma, mentre anch’io avevo il mio ennesimo orgasmo, forse ancor più violento dei precedenti.
“Voglio che torni a casa con qualcosa di mio.” mi disse rimettendomi il plug nell’ano quasi a far da tappo al suo piacere.
Leggermente arrabbiata per quella richiesta, tornai con le scarpe in mano in salotto per rivestirmi e poter così tornare a casa.
“Non mi saluti ?” mi domandò affacciandosi alla porta.
“Ciao.” gli risposi stizzita, ma sapendo che prima o poi l’avrei richiamato per fare ancora del sesso con lui.
Ripresi la macchina cercando di fare attenzione a non sporcare il sedile, e una volta a casa mi spogliai per fare una doccia. Non appena però tolsi il plug del mio culo e sentii il suo sperma colarmi sulle gambe, ebbi un’irrefrenabile voglia di sentirmi nuovamente penetrata, come se tutto quello fatto con Stefano fosse solo un antipasto. Mi ritrovai quasi senza accorgermene sul letto intenta a masturbarmi con un grosso fallo, ma ben presto anche quel simulacro mi sembrò poca cosa. Così ne presi un altro e me lo infilai nel culo, pensando a quando Stefano mi avrebbe scopata con chissà chi.
“Mi sto preparando a te.” dissi a me stessa “Non so quando né con chi, ma quando sarà il momento voglio sconvolgerti tanto sarò porca.”
Mi masturbai con una foga che non avevo mai avuto prima, pensando a quando Stefano mi avrebbe concesso a qualche suo amico, cercando d’infilarmi i due falli contemporaneamente dentro fica e culo. L’ultimo orgasmo della giornata portò via i miei pensieri lasciandomi sola ma appagata, ancora avvolta dall’odore del mio amante che sentivo dentro di me.
“Questo &egrave il momento di fare una bella doccia.” mi dissi cercando la volontà d’alzarmi dal letto.
In realtà sapevo che m’attendeva un lunga e noiosa serata con Tommaso, ed ebbi un po’ d’invidia per Marisa che aveva invitato il suo capo per farsi scopare davanti al marito.
“Domani devo ricordarmi di chiamarla.” pensai mentre l’acqua calda scorreva sul mio corpo “Almeno mi divertirò sentendo le sue maialate.”

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http://serenathemiss.wordpress.com/

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