Conobbi Giulia qualche mese fa ad una festa a casa di amici. Lo stile da ragazzina per bene, palesato da un paio di jeans e da un maglioncino a trama larga, non la rendeva certamente stuzzicante, ma quando ci presentammo davanti al frigo in cerca di una birra potei notare l’eleganza con cui portava quei sensualissimi boccoli castani. Una pesante montatura da hipster intrappolava due vispi occhietti nocciola che chiedevano solo d’essere esplorati, addolciti da una voce brillante e simpatica. Scambiammo un po’ di parole, dall’arte al cinema, dal suo dottorato di ricerca alla buona cucina, poi ci salutammo con un formale ‘alla prossima’.
Non ci vedemmo per un po’ e dopo qualche giorno me ne dimenticai.
Qualche sera fa mi aggregai ad alcuni amici per una bevuta. Mentre puntavo il bancone del bar per farmi spillare una media ghiacciata mi sentii chiamare. Mi voltai e mi vidi venire incontro una castanina niente male: ‘Con quegli occhioni da Lorenz d’Arabia non potevo non riconoscerti…!’ Rimasi spiazzato: non sapevo chi fosse, anche se la sua mise alternativa ‘ gonna di cotone (o forse di canapa) e canottiera verde militare ‘ e soprattutto i suoi boccoli molleggianti monopolizzarono la mia attenzione. Solo quando s’avvicinò per il bacino di rito riconobbi quei gioiellini color nocciola incorniciati da uno splendente spontaneo sorriso. ‘ Ehi, Giulia’cavolo è passata una vita!’
Ci scambiammo qualche convenevole poi mi accusò di non essere iscritto ai social più diffusi’in fondo, se avesse voluto contattarmi come avrebbe fatto?! Colsi la palla al balzo, estrassi una bic dal borsetto e le scrissi il mio numero sull’avambraccio. ‘Ora non hai più scuse’devi farti sentire!’ quindi ci congedammo con la promessa di risentirci il prima possibile.
La mattina successiva mi arrivò un suo messaggio con lo scopo di lasciarmi il numero. La richiamai subito e le dissi che m’ero svegliato con la voglia di un mojito e che cercavo una spalla fidata per farmi compagnia. Accettò felice e fissammo per la sera al bar dove c’eravamo incrociati.
Arrivai puntuale in pantaloni leggeri e camicia bianca di lino: facevo la mia porca figura. Pochi minuti dopo Giulia mi spuntò davanti con un vestitino estivo e un paio di sandali allacciati, una vera chicca. Ci scolammo subito un drink e poi un altro. Il rhum scaldava gli animi e scioglieva le lingue’ Ci mettemmo a parlare di arte e mi confessò di avere una stampa di un quadro che mi piace moltissimo. ‘Devi invitarmi a vederlo allora! Hai gettato il sasso” ‘Andiamo subito!!’ Perentoria.
Osservai le stampe e i drappi che adornavano le sue mura. Poi mi fissai su una foto di lei al mare. ‘Devi accompagnarmi in spiaggia uno di questi giorni: in costume sei favolosa!’ Sorrise e mi dette una spallatina amichevole.
Avvinazzato e spudorato le cinsi il fianco con la mano, l’avvicinai a me e le infilai la lingua in bocca. Ricambiò focosa e appassionata. Mi afferrò la mascella quasi a voler essere l’unica padrona delle mie labbra poi iniziò a sbottonarmi la camicia e a passarmi la mano sul petto. Più diretto, le afferrai il bicipite femorale e salii sensuale fino alle chiappette. Cavolo com’erano sode. Le mani s’insinuarono sotto la gonnellina e andai a strizzare quelle due melette compatte, separate solo dal filo di un tanga. Strizzai e le tirai il bacino contro il mio. Alternavo la lotta tra lingue a lunghe leccate sul collo e a delicati morsi ai lobi delle orecchie. Intanto, di sotto, davo sfoggio tattile della mia eccitazione. Lentamente fece scorrere la mano verso il basso e me l’appoggiò sulla patta gonfia. Strinse, poi accarezzò su e giù. Agguantò la fibbia e la tirò energica e decisa. Aprì i miei pantaloni e insinuò la mano dentro i miei boxer. ‘Decisa la ragazza!’ pensai.
Le infilai indice e medio nel solco delle natiche. Si gustò il deciso passaggio dei miei polpastrelli sul suo buchetto. Le arrivai davanti e sondai le sue labbra, già umide e vogliose d’amore. Misi le dita ad uncino e agganciai il perizoma che copriva quell’eden. Tirai verso il basso e feci calare le mutandine fino a mezza coscia. Quindi la infilzai dolcemente ora col medio, ora con l’indice, ora con entrambi. Di tutta risposta si chinò per liberarsi dell’intimo e approfittò della postura per sfilarmi pantaloni e boxer e dare un corposo assaggio alla mia cappella che svettava fiera, issata dall’asta turgida e inesorabile.
Si fece sparire tutto il mio pisello tra le labbra e iniziò un dolce su e giù. Mi strizzò le palle e, in completo suo potere, mi spinse con foga sul suo due piazze. Continuò il suo lavoretto di bocca. Buttai a terra la camicia, le sfilai il vestito, afferrai i fianchi, la girai e la portai a cavalcioni sul mio viso. Avevo davanti uno dei più inebrianti spettacoli della natura: una calda vulva grondante di umori depilata e sovrastata da un grinzoso buchino che faceva capolino tra due divine collinette. Tuffai la lingua in quel paradiso. Ora la leccavo, ora l’assaporavo, ora la penetravo godurioso. Infilai la lingua anche nel suo culetto e non disdegnai un’appassionata pomiciata con quel fiorellino. ‘Ma sentilo il golosone di culo’ti piacciono le prelibatezze rare e proibite, eh?!’ esclamò soddisfatta e gratificata. ‘Lo adoro da impazzire’l’ano riesce a regalarti brividi fuori da ogni immaginazione!’ risposi immediato. ‘Allora ho proprio quello che fa per te..’ Si fermò e si sollevò sedendosi sulla mia bocca. Leccavo e mordicchiavo. Lei intanto rovistava nel suo comodino. La vidi brandire qualcosa di color rossastro. Lì per lì non capii, poi si scostò e mi mostrò uno schizzetto di media grandezza e un tubetto di gel. ‘Ti va di farmi un clisterino? Giocare dopo sarà più divertente” Non dovetti manco rispondere che mi prese per mano e mi portò alla toilette. ‘Altro che santarellina…questa è una porca di serie A’ riuscii a pensare. Riempì il lavandino d’acqua tiepida, caricò il clisma e me lo porse, sedendosi sul wc. Lubrificai per bene il beccuccio, poi il suo buchetto e glielo infilai delicato. Entrò senza problemi. Strizzai lentamente, gustandomi l’espressione goduriosa e soddisfatta sul suo volto. Scaricato rimase ferma a trattenere. ‘E te non lo vuoi?’ aggiunse. ‘Che, me ne privo?!’. Riempii ancora lo schizzetto e mi misi a novanta appoggiato al lavandino. Fu il suo turno: mi lubrificò per bene e inserita la cannula iniziò una lenta spruzzata d’acqua. Era piacevole, mi sentivo riempire e solleticare tutti i nervi, dall’ano al profondo intestino. Trattenni…lei intanto si scaricò: ‘Linda e pulita’ma meglio non rischiare’e poi mi piace da matti il clisterino!’ concluse maliziosa fissandomi negli occhi. Mi svuotai anch’io e tornammo in camera.
Si mise a pecora sul letto e iniziai a leccarla per bene dietro, come un animale selvatico che vuole la sua femmina. Avido la lappai e la penetrai a fondo, poi risalii lungo le natiche, indugiai sul culetto e continuai lungo tutta la spina dorsale. Puntai la cappella verso le sue labbra e iniziai a sfregarcela contro, lento, poi veloce, quasi fosse a ritmo di blues.
Lei gemeva e io non resistevo più: il suo calore, il suo profumo e i suoi umori erano un invito irresistibile. La forzai senza troppa fatica. Iniziai a stantuffarla, dapprima piano esplorando e assaporando ogni millimetro della sua vagina, quindi sempre più forte lasciando spago al brutale istinto. Mentre la cavalcavo mi leccai il pollice e lo infilzai in quel dolce culetto. Sfilai l’uccello duro, venoso e grondante dei suoi umori. Lo puntai al buchino e forzai. Dilatato dal pollice e lubrificato dal clistere non riuscì ad opporre resistenza.
Prima un gemito, poi un’apnea. Dovette mollare il fiato quando iniziai a spingere e ritrarre, avanti e indietro, poi roteando, poi su e giù. Sentivo il suo sfintere dilatarsi colpo dopo colpo.
Gemeva e respirava affannata. Le afferrai il collo. Continuai a stantuffarla deciso e vigoroso.
Mi chinai su di lei, le girai la testa e la baciai. La mia lingua degustava la sua bocca e la sua si torceva nelle mie fauci. Mi sfilò e si stese a pancia in su. Si leccò le labbra e sussurrò ‘Prendimi!’
La infilzai, mastodontico sopra di lei. Iniziai a scoparla a ritmo sostenuto, sincrono con le sue contrazioni. I colpi contro il suo pube insieme ai suoi gemiti componevano una mistica sinfonia erotica che faceva da colonna sonora al nostro piacere.
Continuai per qualche minuto poi il sentirla ansimare e godere indussero in me un intenso piacere e in preda ad un folle brivido mi accorsi di essere alla soglia dell’orgasmo. Mi sfilai e dopo un paio di rapide pompate con la mano le schizzai addosso, venendole su pancia e petto. Mi abbassai fino a leccare tutto il mio piacere, poi le portai quel dolce nettare alle labbra.
Ci perdemmo in un lungo bacio al gusto di menta, ghiaccio e passione.
In tutte le volte in cui Maria ordina a Serena di spogliarsi, Serena rimane sempre anche a piedi nudi oppure…
Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi