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Racconti sull'Autoerotismo

Fra amici, come ai vecchi tempi

By 29 Luglio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella che sto per raccontarvi è un’esperienza di masturbazione che mi è capitata poche settimane fa. Il fatto ha riguardato, oltre a me, anche Renato, un mio caro amico. Premetto che io e Renato ci conosciamo dall’infanzia, quindi abbiamo vissuto insieme moltissime esperienze. Naturalmente, come sempre capita fra amici nella primissima adolescenza, insieme siamo anche diventati uomini; ci siamo visti crescere i primi peli pubici, ci siamo raccontati i primi sogni erotici, poi abbiamo scoperto la masturbazione e osservato le nostre prime sborrate. Peraltro, Renato impiegò più tempo di me a maturare la sua prima eiaculazione e ricordo la sua contentezza quando, dodicenni, al culmine di una ‘seduta’ autoerotica vedemmo dal suo membro zampillare le prime gocce di sperma. Ma questa è un’altra storia. Negli anni a venire, le seghe in compagnia divennero uno dei nostri passatempi preferiti, oltre che un inevitabile sfogo sessuale. L’appagamento che provavamo dopo esserci liberati della nostra tensione erotica era unico ed impossibile da ottenere con l’autoerotismo solitario. Questa pratica continuò fino a circa sedici anni, poi cessò. Non che non fossimo più amici, semplicemente la masturbazione era solamente una necessità in attesa di ‘tempi migliori’ più che un piacere da condividere. Ma l’esperienza che sto per narrarvi ha smentito questo stato di cose.

Eravamo al mare, alloggiati per una settimana a casa di un comune amico, che a sua volta stava ospitando anche altri due suoi amici. è facile immaginare la situazione di disagio in cui si viveva, ma tra ragazzi al mare ci si adatta. Io e Renato dormiamo in una camera dotata di letto matrimoniale, piccolissima e ricavata in un sottotetto arroventato dal sole tutta la giornata. Una sola finestra, anch’essa troppo piccola e giusto lo spazio per le valige con le nostre cose. Alla sera il caldo è veramente insopportabile. Unica consolazione: nella minuscola toilette che comunica con la camera c’è una doccia con cui ci rinfreschiamo quando vogliamo. La prima notte, complice la stanchezza per il viaggio, riusciamo comunque a dormire. La sera successiva, la situazione è più disagiata. Ci facciamo una rapida doccia prima di metterci a letto, utilizzando a turno l’unico paio di infradito disponibili dato che le mie le ho perse il giorno stesso in spiaggia. Ci buttiamo sul letto con i soli slip addosso e la finestra spalancata, ma non è affatto l’aria di dormire. Dopo un po’ presi dai nervi accendiamo la luce e ci mettiamo a parlare per cercare di ingannare il tempo. Discutiamo di fitness e palestra, e confrontiamo il grado d’allenamento della nostra muscolatura, visto che siamo praticamente nudi. Dopo aver parlato un po’ dei nostri corpi, è naturale il discorso si orienti sui corpi degli altri, anzi, delle altre! E qui l’atmosfera comincia a riscaldarsi, mentre commentiamo seni, gambe, glutei e tutte le meraviglie che abbiamo recentemente ammirato in spiaggia. I nostri genitali cominciano a dar segni di irrequietezza, il mio membro si sta lentamente inturgidendo; e vedo che anche sotto gli slip di Renato c’è qualcosa che sta pulsando. Dopo qualche minuto siamo entrambi in tiro e tentiamo di celare le nostre erezioni. C’è molta tensione fra noi, e senz’altro ormai entrambi sappiamo che l’unico modo per scaricarla sarebbe una sana seduta d’autoerotismo per liberarci di tutto lo sperma che i nostri giovani testicoli hanno prodotto e che ora preme per uscire. Cerco di sbloccare la situazione: ‘ti è venuto duro?’ domando; lui, rosso in viso e con la voce incrinata dalla prorompente eccitazione, annuisce mentre con le dita di una mano sembra verificare le effettive dimensioni raggiunte dal suo membro. Anch’io faccio lo stesso. Ora siamo al limite, non ne possiamo più, siamo imperlati di sudore. Rompo il ghiaccio: ‘devo togliermi gli slip, non resisto più’ e Renato, immediatamente: ‘masturbiamoci. Nella borsa ho una rivista con delle foto di una femmina veramente super, ora la prendo che ci sbattiamo una sega come una volta!’. Si alza, prende la rivista e me la tira; poi ci leviamo gli slip sudati.

Siamo al massimo, i nostri cazzi sembrano sul punto di scoppiare, le cappelle sono irrorate di sangue e le vene emergono sotto la pelle tesissima. Finalmente nudi, eccitati come tori ci masturbiamo. Un odore intenso di sudore, di piedi nudi, di genitali maschili pervade la piccola stanza bollente. Abbiamo perso ogni forma di ritegno, ora siamo due giovani stalloni in calore con il solo obiettivo di svuotare i testicoli gonfi. Stiamo osservando le immagini mozzafiato di una modella greca, peraltro a noi ancora sconosciuta: mai abbiamo visto foto così irresistibili. Io mi do piacere con un movimento piccolo e velocissimo, concentrato sulla parte inferiore del pene, emettendo un lamento continuo. Renato invece si sbatte con violenza indietro la pelle del prepuzio fin quasi a rompere il filetto, ed ogni volta lancia un ‘aaahh” di piacere. Io cerco di convincerlo a fare più piano per timore che gli altri si accorgano ma non c’è verso: in fondo sono di sotto, non possono sentirci. Anch’io inizio a segarmi come il mio amico, regalandomi un piacere esplosivo. Le nostre cappelle, gonfie e violacee, emergono alternativamente, quasi come in una sfida all’ultimo sangue.

Fortunatamente Renato decide di spostarci in bagno prevedendo una eiaculazione di inedita intensità. Insieme, con la rivista, ci chiudiamo nella microscopica toilette e in un istante di riposo ci osserviamo allo specchio i testicoli grossi, pendenti e arrossati; ci sentiamo maschi come mai prima e ci disponiamo per il momento dell’orgasmo. ‘Se ci mettiamo in ginocchio qui davanti spruzziamo tutto nella doccia, poi laviamo e non si vede niente!’; ci disponiamo come proposto da Renato anche se in ogni movimento ormai proviamo dolore ai testicoli, tanto sono carichi. Siamo pronti per venire, con le foto della bella greca ben in vista; cominciamo a sbatterci come pazzi e io sono il primo a perdere il controllo: ‘oddio vengo’ vengo’ vengo’ ecco lo sperma’ ecco”; parte una raffica di schizzi incontrollati che innaffiano praticamente tutto il box doccia, poi mi piego su me stesso ed emetto un altro fiotto di seme, più denso e bianco, che scola subito sotto il mio pene. Anche Renato sta godendo: ‘ah’ ahh’ sborro’ sborro.. ah” così dicendo tiene saldamente il suo organo alla radice lasciando partire getti potenti; non sembra arrestarsi più, anche piegato in due dagli spasmi di piacere continua ad effondere seme in continui piccoli schizzi. Ci accasciamo a terra, finalmente liberi, poi apriamo la doccia, non credevamo che due soli maschi, per quanto giovani e arrapati, potessero liberare tutto quello sperma. Ci laviamo in silenzio, finalmente rilassati, rivolgendo particolare attenzione ai nostri organi visibilmente provati, molli e arrossati. Ci asciughiamo sommariamente e ci buttiamo a letto, nudi come siamo perché i nostri testicoli non resisterebbero chiusi di nuovo in un paio di slip. Sono le due e trenta, ora finalmente si dorme.

Dopo un’adolescenza trascorsa insieme alla scoperta del sesso, io e Renato, diciotto anni compiuti entrambi, meritavamo questa notte di godimento puro. Meritavamo di riscoprire il piacere dell’autoerotismo, non solo come alternativa al coito, ma come dimensione autonoma per l’appagamento e il benessere dei nostri corpi giovani e vogliosi.

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