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Racconti Erotici Etero

graffi

By 27 Gennaio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Graffi.

A volte gli anni passano, ma certi ricordi restano. Il tuo numero era rimasto li, nella memoria del telefonino, lontano dagli occhi indiscreti di mia moglie, ma anche lontano dalla mia voce ‘Vale P.’. Non ci sentivamo e vedevamo da almeno tre anni. L’ultima volta ci eravamo ripromessi che lo sarebbe stata poi’

E’ stato questo luglio, un caldo luglio, noiso nella sua afa, nella vicinanza di una donna stanca, di una figlia, di una casa, del mutuo. E’ riapparso quel nome, in rubrica, in un attimo di pace in ufficio. Sapevo che a breve sarei sceso di nuovo nella mia terra natale, dopo anni di assenza, gli stessi che ci separavano. Sara’ stata la noia o il ricordo e il tasto verde del telefono automaticamente ti ha cercato.

‘ Ciao Valentina non penso che ti ti ricordi di me’
‘Certo che mi ricordo, Antonio, speravo che mi richiamassi prima o poi’
E poi le solite frasi, il racconto della mia vita e quella frase che ricordero’
‘Sai fra un paio di giorni, dovrei scendere giu’, per lavoro ti”
‘Certo che voglio, ci dobbiamo vedere a tutti i costi’

Di nuovo il telefono
‘Ciao Vale sono arrivato oggi a Bari ci vediamo, passo a prenderti dai tuoi?’
‘No guarda, ci vediamo senza dubbio, ma sai, ora convivo’

Il sogno di riaverti mia si era infranto. Sei stata, parecchi anni fa, la mia ‘amante’ ufficiale, nonche’ perfetta. Poche parole, guardandosi negli occhi e poi solo passione, ovunque, in spiaggia, in macchina, sulle panchine, sul letto della mia ex mentre lei dormiva. Eravamo sesso incarnato, passione ed eros.

Sono le 21:00 e ti rivedo, qui, che esci da quel portone, io nei miei pantaloni, soliti estivi, in lino, in camicia, tu statuaria, avvolta nella tua gonna stretta, con le tue gambe lunghe snelle ed abbronzate, accarezzate dagli anni di danza, profumate di pesca invitanti. Gambe in cui tante volte sono entrato e anche sta notte vorrei farle mie. I tuoi capelli sono uguali, neri, lucidi, un po crespi, lunghi, che ti ricadono sulle spalle. La camicia mostra generosa la tua bellissima scollatura, il tuo seno perfetto da 30enne che non ha ancora bisogno del reggiseno. Sento il tuo odore, mi pare di percepire ancora il tuo sapore eccitante, vorrei prenderti ora, ma magari, negli anni le cose sono cambiate.

‘Antonio, non sei cambiato, sei bellissimo come l’ultima volta che ci siamo visti’
‘Anche tu Vale, sei stupenda come sempre’

certo le ovvieta’ si sprecano, non abbiamo mai parlato molto, forse per l’attrazione fisica, o la voglia di sesso che abbiamo sempre avuto.

La macchina nera cammina da sola nel traffico di questo mercoledi’ afoso di luglio. Ristorante sul mare, solito vino, frutti di mare e odori. L’odore della tua pelle, dei tuoi capelli del tuo respiro mi sta annientando, vorrei sollevarti e farti mia nel ristorante, di fronte a tutti.
Usciamo, forse abbiamo un po bevuto. Il rumore delle onde, la salsedine che mi ha pervaso il naso, il tuo profumo, basta. Ti prendo di abbraccio ti metto la lingua in bocca e iniziamo a baciarci a toccarci. I nostri respiri si fanno affannosi le mai si stringono, I nostri fianchi si strusciano vogliosi i nostri sessi si cercano

‘ Andiamo a casa tua Anto, ti prego scopami ‘

la macchina ora sfreccia da sola continuiamo a baciarci, le mia mano destra e nelle tue gambe, che ti accarezza il sesso, ti massaggia. Una mano che ritorna, dopo tanto tempo, nel tuo corpo, che cerca di raccogliere i tuoi umori copiosi. Tu stai gemendo dal piacere, massaggi ampiamente il mio cazzo, che scoppia dalla voglia di prenderti. Lo accarezzi, lo stringi. Lo massaggi e ‘

‘Ti voglio, lo voglio’

Non riusciamo neanche ad entrare a casa. Hai gia’ la gonna sollevata, ti spingo sulla prima parete, divarichi le gambe e ne sollevi una, vorresti essere gia’ penetrata

‘ No piccola, prima giochiamo’

Queste parole ti ricordano molto, evocano in noi esperienze quasi ancestarli, sai che vuol dire.
Dopo poco sei nuda, sempre contro quel muro, con la mia lingua che scende, dal tuo seno, passa sul tuo pancino scolpito, per finire sul tuo inguine. Inizio a baciare la pelle depilata del tuo pube, il tuo interno coscia, finquando le mie labbra non iniziano a succhiare il tuo clitoride roseo e turgido. Nella vecchia casa della mia infanzia, ormai disabitata da anni, da quando ho lasiato la mia citta’, riecheggiano imperiose le urla del tuo piacere. Inizio a scoparti con la lingua. Mi intrufolo nella tua figa, lecco il tuo piacere i tuoi umori. Passo poi sul tuo buchino, la parte piu’ piacevole dello scoparti, il prenderti dal culo.
Ormai sei completamente fradicia, quasi esausta hai solo voglia di godere, ma stranamente riaquisti quell minimo di lucidita’ per realizzare che prima vuoi”

‘Devo prima vendicarmi’

Mi allontani di scatto ti inginocchi e inizi subito a sbottonarmi I pantaloni e a leccarmi il cazzo. Lo lecchi, dalle palle al glande, ci sputi sopra e inzi a infilartelo in bocca, a succhiarlo, fino a sfiorare con le labbra l’attaccatura del pube. Rschi di vomitare, quasi, ti stai quasi soffocando ma so che ti piace, sai che mi piace e continui. Il sentire un po di sperma sulla tua lingua ti infoga di piu’ ma decido di fermarti

‘Aspetta, il dolce lo avrai dopo’
‘ Si dopo devo averlo tutto per me devo berlo tutto’

Ora viene il meglio, lo sappiamo, ti giri senza che io dica niente e mi mostri quella pesca di marmo che hai al posto del culo.

‘Che aspetti, fammi il culo, rompilo’

Non fai in tempo a finire la frase che gia’ ti sto scopando quell culo da infarto che hai. Inizi ad urlare, e’ un misto di dolore e piacere. Senti il mio cazzo che ti pompa, con cattiveria quasi, le mie palle ormai pienissime che ti sbattono contro le cosce strette rumorosamente. Il tuo buco, come al solito, si contrae goloso ed ingolosito dai miei colpi. Infilo due dita nella tua figa, e’ fradicia, ma questo e’ il colpo di grazia, godi, con un orgasmo impressionante, piantandomi le tue unghie da gatto nelle cosce e lasciandomi due graffi notevoli. Penso che ti abbiano sentito in tutto il palazzo.

‘Vale sto per venire’

E’ l’unica cosa che riesco a dirti con il cazzo ancora piantato nel culo, ormai spalancato, mentre continui ad agitarti per via degli spasmi che hai provato e stai provando.
A queste parole rinsavisvi un attimo, vuoi il tuo dolce. Afferri il mio cazzo e inizi di nuovo a spompinarlo, fino a che il mio piacere non ti inonda, sporcandoti la faccia, il collo, il seno. Sfinita, ma soddisfatta, inizi a raccogliee il mio sperma, a leccari le dita, a berlo tutto.

Poi silenzio, basta, basta parlare, dobbiamo tornare alle vecchie noise vite. Solo una parola

‘ Da quando sei andato via, e’ da allora che non godo cosi, grazie mi sento di nuovo donna.”

Anch’io, e’ da allora che non godo cosi’ e da allora che non mi sento cosi’ uomo, completo, ma non voglio dirtelo, non voglio, non saremmo piu’ noi.

La doccia scorre, finisci, ti asciughi, ti trucchi, sei come prima.

Scendi dalla mia macchina e’.

‘Dai torna piu’ spesso e chiamami’

Un bacio da amici un occhiata e da allora addio.

Certi graffi, si cancellano, al massimo rimane qualche segno, ma basta un po di sole e passano. Tu sei un graffio diverso, di quelli che ti colpiscono, non nel cuore, non nella mente, ma nei sensi. Rimarrai nei miei sensi, per sempre.

Addio Vale

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