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Racconti di Dominazione

VISITA A DOMICILIO parte 2°

By 30 Settembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Sara sbarrò gli occhi, dimenticandosi dell’amica.
– Ma come signora? Non avevamo finito??

Carla abituata alla proteste, soprattutto appena finito il controllo alla clitoride, rispose con tono pacato e professionale.

– No cara, mi dispiace.
– – Ma la zona rettale non è da sottovalutare.
Sara capì solo ora!
– Rettale?! Del sedere?!
– Mi deve mettere un dito nel sedere?!
Chiese con tono estremamente allarmato, cercando anche lo sguardo d’appoggio di Rebecca, che invece diede man forte alla madre.
– Sara non è nulla di che. Tranquillizzati.
– – Poi è il primo esame che fai. In futuro non sarà sempre necessario.

Rebecca dentro di se sapeva che forse non sarebbe servito, ma d’altra parte sapeva anche quanto la madre avesse poi insistito e per esperienza si ricordava anche quanto la penetrazione anale imbarazzasse terribilmente le ragazze, altro buon motivo per supportare la mamma.

Sara era ad un bivio. O si alzava, si rivestiva e se ne andava, oppure rimaneva e accettava senza discutere troppo le procedure della signora Carla.
Andarsene sarebbe stato maleducato e sentendo anche le parole di spinta dell’amica, decise, anche se con mille dubbi, di rimanere.

– Signora, mi prometta di essere delicata.
– Ma certo, non son qua per farti soffrire, ma per evitare che una volta via dall’Italia ti capitino sorprese.

Sara che durante questa diatriba, non si era spostata di un millimetro, tornò ad appoggiare la schiena al materasso e allargò timidamente le cosce.
Carla che si era alzata per buttare il primo paio di guanti, guardò la paziente con aria soddisfatta e tornò a sedersi sul piccolo sgabello posto ai piedi del letto.
Prese un nuovo paio di guanti dalla scatola e dopo averli rapidamente infilati prese nuovamente il dispenser del gel lubrificante.
Fece cadere la prima goccia sulla mano destra e la seconda sulle grandi labbra di Sara, il liquido denso iniziò lentamente a colare.

Quella sensazione la fece sobbalzare e curiosa guardò la dottoressa intenta a cospargersi accuratamente l’indice e il medio col gel.

Carla posò le due dita sul sesso della ragazza per fermare il gel e come era solita fare, iniziò a spiegarle cosa avrebbe fatto.
– Vedi Sara, l’esame che sto per farti è molto utile per controllare la parete posteriore dell’utero e per verificare una buona elasticità dei legamenti utero sacrali.
Sara la guardò con aria di chi non è del mestiere, ma presto arrivarono concetti più chiari.
– Ti inserirò l’indice nella vagina e il medio nel retto, poi muovendoli pian piano controllerò il tutto.

Sara si figurò la scena e subito si irrigidì, ma tutto divenne immediatamente reale.

Le dita di Carla iniziarono a cospargere la vagina e lo sfintere con dei lenti movimenti, poi pian piano l’indice iniziò a penetrare agile tra le grandi labbra e il medio iniziò a fare pressione sull’ano.
– Rilassati Sara, o sentirai più male.
Le consigliò la dottoressa.
Aumentò la pressione e la prima falange si fece strada tra le natiche della ragazza, che iniziò subito a lamentarsi.
– AHIA! Mi fa male!
Carla ovviamente non badò ai primi lamenti, sapeva che era fastidioso, ma andava fatto. Con pressione costante spinse completamente il dito lubrificato all’interno del sedere della ragazza.

Sara avvertì un dolore pazzesco e iniziò a lamentarsi piagnucolando.
– UUUHH!! Basta la prego! Le tolga! Le tolga!
Carla si meravigliò di tante smanie, e cercò di tranquillizzarla.
– Stai calma! Pochi secondi e finisco.
Mosse le dita da destra verso sinistra, come era solito fare in quel tipo di esame, scatenando altre innaturali proteste da parte di Sara.

– AHIA!! AAHH! BASTA! La prego!
Quel dito che si muoveva dentro di lei oltre a farla sentire completamente violata, le provocava un dolore terribile.

Anche Rebecca, che assisteva in silenzio alla scena, rimase colpita dalle proteste dell’amica.
Nemmeno lei quando venne visitata per la prima volta, ed era completamente vergine, si lamentò tanto!
Ma nello sguardo della madre capì che aveva avuto un’intuizione’ purtroppo per Sara non bellissima.
Finì comunque rapidamente il controllo. Poi finalmente liberò la poverina, ormai in lacrime.
Tolse nuovamente i guanti e con un fazzoletto, pulì il gel tra le natiche di Sara.

– Sei stitica Sara?
Sara, faticò a capire, ma rispose con sincerità, dopo essersi nuovamente seduta sul bordo del letto.
– Un po’!
– – Sento un po’ di bruciore quando vado al bagno’
Carla se lo immaginava.

– Purtroppo Sara credo che tu abbia una ragade.
– – Dovuta proprio alla stitichezza.
Sara si preoccupò vedendo la faccia di Carla e subito chiese informazioni.
– Cioè? Cosa sarebbe? è grave?
– No no’ tranquilla. è curabilissima, con un piccolo intervento però.
– – Credo che però, dovrai ritardare la partenza.

Quelle parole suonarono come macigni per Sara, che per nulla al mondo avrebbe cambiato i piani della sua partenza.
– Non se ne parla! Me la farò togliere al mio ritorno.
– – Poi non è possibile che non ci sia un altro modo!

Carla capiva la voglia di partire della ragazza, ma una ragade non andava sottovalutata.
In un’altra situazione non l’avrebbe mai fatto, ma vedeva negli occhi di Sara un piano che stava andando in frantumi.

– Sì. Ci sarebbe un altro modo.
Disse con tono molto serio.
Sara partì a razzo.
– Ok! Ci sto! Qualunque esso sia.
La dottoressa calmò subito gli animi della ragazza e iniziò a spiegarle di cosa si trattava.
– Ora ascoltami!
– – è una vecchia tecnica. Si tratta di fare una piccola iniezione di acido botulinico nella zona anale.

– Acido botulinico? Ma non serve per’
Proseguì Carla, incalzando la ragazza.
– Esatto, è lo stesso concetto. Distende il tessuto in maniera molto rapida e per diverso tempo. E se per un buon lasso di tempo non viene stimolato, la ragade si rimargina.
– – Però è un metodo che viene usato davvero poco. è piuttosto invasivo e soprattutto è piuttosto doloroso.

Sara era ammutolita. Non era il suo campo. Carla era una dottoressa. Ma quanto erano dolorose?
Guardò l’amica.
– Che faccio Rebbi?
– Vedi tu Sara, io non me ne intendo.
– – Comunque io sono qua con te.
Cercò ulteriori risposte dalla dottoressa.
– Quindi cosa dovrei fare? Lo si può fare qui?
Carla fu molto chiara.
– Sì lo faremo qui. In casa ho delle fiale di botulino.
– – Come ti dicevo ti inietterò nella zona anale questo liquido, che servirà anche a rilassare l’area, poi ti visiterò accuratamente.

La voglia di partire era troppo forte e assolutamente ignara di come si sarebbero svolte le cose accettò.
Carla soddisfatta non perse tempo e andò subito verso camera sua per cercare le fiale di botox da iniettare.
Rebecca rimasta sola con l’amica le si sedette a fianco.
– Dici che ho fatto bene?
Le mise una mano sulla spalla e strinse a lei il corpo nudo dell’amica.
– Tranquilla. Sono qua con te.

La dottoressa fece presto ritorno in camera con in mano un po’ di materiale.
Lo posò sul vassoio insieme alle altre cose, Sara riuscì solo a notare le siringhe, perché Carla la riportò subito alla dura realtà.
– Rebbi! Ora vai dall’altra parte del letto e aiutami.
Sara non capì ma vide l’amica eseguire alla lettera gli ordini della madre.
– Tu invece Sara ti dovresti mettere a quattro zampe sul letto. So’
Non la fece nemmeno finire.

– Cosa???!! A quattro zampe??
— Non se ne parla mi vergogno troppo!
Disse voltandosi di scatto.

– ‘ stavo appunto finendo di spiegarti che so benissimo che è una posizione imbarazzante. Ma purtroppo in casa, non avendo un lettino ginecologico è l’unico modo che ho per avere buona visione dell’area anale.
— è anche la posizione più sicura.

Sara davvero sconsolata, non poteva però dar torto alla donna e con fare svogliato salì con le ginocchia sul bordo del letto per poi appoggiare i gomiti nel mezzo.
Carla come era solita fare si stava infilando l’ennesimo paio di guanti sterili, ne usava uno per trattamento, corresse subito la posizione della ragazza.

– Allarga bene le cosce e porta il sedere più in alto possibile.
– Ma signora’
– Niente ma! Collabora, almeno perderai meno tempo!

Sara dopo la prima vera strigliata capì che era meglio obbedire e seguì le istruzioni della dottoressa, esponendo il sedere come mai aveva fatto.
Aveva un fondo schiena piuttosto abbondante, che in quella posizione lo sembrava ancora di più e mai nemmeno col suo fidanzato si offriva a tal modo. Ora invece Carla poteva avere piena visione dello sfintere ancora piuttosto roseo e ben poco profanato.
Era tutto pronto.
Aveva aspirato quel minimo di siero necessario, con un ago molto piccolo, vista la delicatezza della zona e senza nessuna necessità di iniettare in profondità.
Sara nel frattempo, senza vedere, aveva sentito tutto e dentro di lei sperava che questa procedura finisse, essendo forse la situazione più imbarazzante della sua vita.

Un forte odore di disinfettante si diffuse nell’aria, poi una sensazione fredda.
La dottoressa stava infatti passando un batuffolo di ovatta nella zona anale dove sarebbe intervenuta,e come era solita fare non mancò di spiegare alla sua paziente le procedure che avrebbe seguito.

– Ti ho disinfettato l’area.
— Ora Sara rimani molto rilassata e immobile. è un po’ doloroso, ma dura poco, quindi stringi i denti. Capito?

Sara terrorizzata e imbarazzatissima rispose con un filo di voce.
– Sì signora.

Carla tolse il piccolo cappuccio della siringa e guardò la figlia.
Prendile i polsi!
Le disse solo col labiale.
Rebecca si accovacciò di fianco al letto, proprio di fronte all’amica. Le prese le mani e gentilmente le accarezzò per qualche istante.
Con fare sicuro le afferrò i polsi, Carla capì che poteva procedere.
In piedi alle spalle di Sara, col sedere ben in vista, poté comodamente tendere leggermente la pelle nella zona prossima all’ano e con un delicato movimento inserire la punta dell’ago, per poi spingerla avanti per almeno un centimetro.

– UUUUUUUHHHHH!!!
Un brivido le percorse la schiena. Come una scossa elettrica di dolore. Una sensazione pungente le pervase tutta la zona attorno al buchino.
Poi il fuoco.
Carla iniziò a iniettare i pochi centilitri di liquido, provocando la prevista reazione sulla ragazza.

– AAAHHH!! AHIA AHIA!! BASTA BASTA!!
— La tolga!! La tolga!!

Un bruciore incredibile le si sviluppava in tutta la zona anale fino alla vagina.
Provò di dimenarsi ma Rebecca tenne salda la presa e Carla con la mano le teneva dilatate le natiche per paura che chiudendole rompesse l’ago.

– Finito! Finito!
Disse la dottoressa posando la siringa sul vassoio.

Rebecca allentò la presa, e sussurrò all’amica quanto fosse stata brava.
Era stravolta dal dolore, aveva le lacrime agli occhi. Ma una sensazione fresca le alleviò un po’ la sofferenza. Ma qualcosa dentro di lei le diceva che non sarebbe finita lì.

– Vedi Sara, col disinfettante fresco, il dolore passa in fretta.
— Ancora alcuni istanti e direi che potremo procedere alla visita interna.
Disse con voce pacata e decisa come era solita fare.
Sara, piuttosto provata, si sentiva ormai in balia delle due donne. La dottoressa non le lasciò nemmeno il tempo di abbandonare quella posizione oscena, che già stava rincarando la dose con un’ennesima parte della visita. Mentre Rebecca ormai sembrava schierata anche lei dalla parte della madre. Dopo quel profondo dolore le era rimasto un solo filo di voce.

– Sì Carla. Ma sia delicata per favore.
La donna capì il disagio della ragazza e cercò di tranquillizzarla, ma non avrebbe certo desistito dal finire ciò che aveva iniziato.

– Capisco la tua situazione cara. Ma vedi quanto servono queste visite?
— Non ti saresti mai accorta di questo problema che avevi al sedere.
Sara cercò di convincersi di quelle parole, ma l’idea che quel supplizio fosse continuato non la tranquillizzava affatto.
Non potendo vedere la donna alle sue spalle la sentì solo armeggiare tra gli oggetti sopra al carrello, sentendo un rumore metallico.
– Rebecca, me lo scalderesti un po’ sotto l’acqua calda?

Vide l’amica allontanarsi verso il bagno, senza però capire cosa tenesse in mano.
Cosa le avrebbe fatto questa volta?
La risposta di Carla non tardò ad arrivare.

– Ora Sara, ti inserirò uno speculum rettale, che è simile a quello che abbiamo usato davanti ma è più piccolo.
— Con l’iniezione che ti ho fatto non dovresti sentire dolore, però rimani molto rilassata.
L’amica tornò e passò alla madre quell’oggetto.
Un brivido freddo le percorse la schiena, sentì un liquido colare tra le sue natiche.
– Ti lubrifico bene, poi ti inserirò lo speculum.
— So che è imbarazzante, ma fidati che è utilissimo per prevenire condilomi, emorroidi o ancor peggio polipi!

Sara non disse nulla. Sentì le dita della donna cospargerle l’orifizio di unguento, per poi iniziare a farsi strada di nuovo dentro di lei.
Questa volta in effetti non sentì quasi dolore.
Carla la penetrò prima leggermente, poi in maniera più decisa, fino a far scomparire completamente all’interno il suo dito; per lubrificarla bene anche in profondità.
Sara si sentì quasi violentata dalla donna, mai le era capitata una cosa simile. Quella penetrazione anale così delicata e profonda le fece salire una vampata di calore che nemmeno lei si spiegò, ma cercò di restare calma, cercando di far desistere la dottoressa.

– Basta Carla la prego! Credo si sufficiente!

La donna che ben sapeva ciò che faceva, non badò alle lamentele della ragazza, e con fare sicuro continuò ancora alcuni istanti la penetrazione. Non poté fare a meno di notare quanto la vagina della ragazza fosse gonfia e lucida di umori.
Sara stava impazzendo, in quella situazione di sottomissione mai provata, con quella donna intenta a penetrarla sotto lo sguardo della sua amica.

-BASTA BASTA! La prego disse piagnucolando!

Carla si fermò e diede un po’ di tregua alla poverina.
– So che è fastidioso, ma serve per lubrificarti bene anche in profondità. Lo speculum è un po’ lungo, non volevo farti sentire dolore durante l’inserimento.
— Ora rilassati.

Ci provò.
Sentì qualcosa di duro premerle contro il suo buchino, pian piano si faceva strada dentro al suo sedere, fino a farla sentire nuovamente penetrata.
Fu ancora peggio quando Carla iniziò ad aprire le tre ali del dilatatore, sentiva il sedere dilatarsi, la pelle tirare, fino a che, quello che in principio era solo molto imbarazzante, si trasformò in doloroso.

Sentiva la pelle davvero tesa, le bruciava e immaginò come poteva essere il suo buchino in questo momento.

Carla prese una piccola torcia a pile e fece luce all’interno del retto della poverina. Dovette sopportare alcuni eterni istanti finché la dottoressa non fu soddisfatta.
– Bene Sara. A parte la ragade è tutto a posto.
— Ora rimuoverò questo fastidioso speculum e poi avremo quasi finito.

Se per un istante le si era riempito il cuore di gioia, quel quasi la uccise definitivamente.
– Ma signora! Ha appena detto che non ho nulla!
— Cosa vuole farmi?

Mentre la donna allentava le valve del dilatatore, spiegò con la solita calma, in cosa sarebbe consistita la fine della visita.
Sapeva per esperienza quanto più le visite si protraevano, più le ragazze diventavano difficili da gestire. Soprattutto in situazioni come questa in cui oltre ad una dottoressa, la paziente era anche esposta allo sguardo della sua più cara amica. Immaginava quanto Sara si fosse sentita in imbarazzo e a disagio nei confronti di sua figlia Rebecca.
Ma le si accese una lampadina!

– Vedi Sara, uno dei problemi tipici delle ragadi e l’evacuazione.
— Per questo è meglio che tu ti liberi completamente ora, finché il medicinale fa ancora completamente effetto.
La ragazza, col sedere finalmente libero, si era nuovamente seduta sul letto, cercando di coprire meglio che poteva il seno e le parti intime.
Guardò la donna cercando di capire.
– Cosa intende per liberarmi??

Carla era ormai un po’ spazientita dalle continue domande di Sara.
– Intendo farti un clistere.
– Coooosa??? Ma non se ne parla!
Appena sentì quella parola, a Sara tornò subito in mente quando da bambina sua madre o sua nonna la sottoponevano settimanalmente alla pratica della peretta, per combattere la sua stitichezza. Quello stimolo di dover andare di corpo così fastidioso’
Arrivò subito la bocciatura della ragazza, ormai stanca di subire quelle torture.
Ma la donna restò stranamente calma e cercò di convincerla.

– Guarda che non è nulla di che! Fino a questo momento ha subito ben di peggio!
– Può confermartelo anche Rebecca che non è poi così terribile!

La figlia venne quasi risvegliata dai suoi pensieri. Stava dando poca importanza alle spiegazioni della madre, già sentite tante volte.
-Come mamma?

Stavo dicendo a Sara che puoi confermarle anche tu che un clistere non è così tremendo!
Rebecca diventò rossa di vergogna. La madre come altre volte aveva avuto poco tatto.
Non seppe che dire.
E la madre parlò per lei.

– Vedi’ anche Rebecca, anche se non vuole ammetterlo, riceve regolarmente dei clisteri!
— E può dirti che non sono assolutamente dolorosi!

La figlia era come pietrificata. Non avrebbe mai pensato che sua madre l’avrebbe raccontato ai quattro venti! Con un filo di voce e una montagna di imbarazzo, rispose alla domanda.

– No mamma’ Non fanno male’ ma’
– Niente ma!
La interruppe.
– Visto che è tutto il pomeriggio che stai li come una bella statuina a guardare la tua amica, vi farò il clistere a entrambe.

Le due ragazze si guardarono negli occhi incredule. Poi guardarono nuovamente Carla.
– Su! Sembrate due statue di cera!
– – Ora vado a prendere il necessario. Tu Rebecca spogliati e sdraiati di fianco a Sara.

Carla uscì dalla camera della figlia e si diresse verso la sua, dove sicuramente teneva il necessario per i due clisteri.
Tra le due ragazze calò il silenzio.

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