Il giorno che seguì fu uno dei più incredibile e memorabili della mia vita.
Fin dall’apertura dell’ufficio Cinzia non fece altro che entrare ed uscire dallo studio del Dottor Saveri con animo sempre diverso, a volte era furibonda, altre sorridente, ma ad ogni mia richiesta di spiegazione la sua risposta era sempre la stessa.
“Fatti i cazzi tuoi che arriverai a cent’anni.”
Non essendo abituata a sentirla parlare così non sapevo cosa pensare, soprattutto quando arrivò l’ora di pranzo.
“Vai a mangiare e vedi di prendertela con calma, non ti voglio fra le palle per un paio d’ore, chiaro !” mi disse poco gentilmente, feci finta di non prendermela ed uscii dall’ufficio con un’ora d’anticipo.
Mentre mangiavo da sola, feci le più assurde ipotesi, compresa quella che Luca avesse chiamato il Dottor Saveri dicendogli che aveva una segretaria a dir poco disponibile, ma non poteva certo essere quella la verità. Cercai anche di parlare con la segretaria di un altro avvocato, ma neanche lei sapeva nulla, se non che, sia Cinzia che il mio principale, avevano alzato la voce entrambi.
Quando tornai il clima era leggermente cambiato, la mia collega era più calma, almeno nel modo di trattarmi, ma sempre frenetica nel lavoro. Ogni tanto entrava nello studio dell’avvocato uscendone sempre sorridente, ma avevo ben capito che era inutile farle delle domande su quello che stava accadendo, tanto non m’avrebbe mai detto nulla. Passarono anche dei corrieri che lasciarono dei pacchi, uno anche particolarmente voluminoso, ma stranamente tutti furono ricevuti dall’avvocato in persona, accompagnati da Cinzia la quale controllava solo il mittente.
Arrivarono finalmente le sette e credetti che quella giornata così particolare fosse finita, ma mi sbagliavo. Cinzia mi prese per mano e mi condusse nello studio del Dottor Saveri, il quale passeggiava nervosamente davanti alla sua scrivania.
“Signorina Di Stefani è tutto pronto ?” le chiese non appena fummo dentro.
“Si Dottore, ogni sua richiesta è stata soddisfatta come ha potuto già controllare di persona.”
“Certo, sapevo che potevo contare sulla sua completa collaborazione. Ora le affido il compito più importante, ha un’ora di tempo, non mi deluda.” continuò lui quasi preoccupato.
“Stia tranquillo Dottore, è in buone mani.” rispose orgogliosamente Cinzia.
“Bene ci vediamo fra un’ora,,buon lavoro ad entrambe.”
Lo vidi uscire di corsa e subito dopo Cinzia chiuse la porta a chiave.
“Allora Anita ho un’ora di tempo per fare di te una regina, vedi di non rompere e di darmi una mano, stasera non ti giochi il posto di lavoro ma il tuo futuro.”
“Cinzia ma che cazzo dici !” esplosi quasi terrorizzata “Si può sapere di che parli !”
“Questo non te lo posso dire, ma tu fidati di me, quindi niente storie. Ora spogliati e vatti a fare una doccia ed in fretta, su corri.”
Non sapendo che fare le diedi ascolto, così mi spogliai per infilarmi sotto la doccia nel bagno privato del Dottor Saveri facendo ben attenzione a non bagnarmi i capelli. Quando uscii Cinzia mi fece mettere sulla poltrona dell’avvocato e cominciò a truccarmi per poi sistemarmi i capelli con un’acconciatura molto semplice, come in fondo lo era anche il trucco.
Una volta finito prese ad aprire le scatole e passarmi il contenuto, dapprima le autoreggenti velatissime nere, poi un piccolo perizoma in pizzo dello stesso colore, quindi una collana a girocollo e degli orecchini di perle.
Ma il mio stupore divenne incredulità quando mi porse il vestito, un lungo abito da sera di raso nero con un profonde decolté che mi lasciava anche buona parte della schiena nuda.
“Cinzia, ma … ma è … bellissimo.” riuscii a malapena a dire come lo ebbi indosso.
“Te l’ho detto che t’avrei resa meravigliosa, però non perdiamo tempo, manca poco al ritorno del Dottore ed io non ho ancora finito.”
La mia amata collega mi diede infine delle scarpe in vernice, aperte sia davanti che dietro, con un tacco medio a spillo, ed infine una pochette in cui mettere portafoglio, cellulare e chiavi di casa.
“Mm vediamo sembri perfetta.” mi disse girandomi intorno “Si direi che puoi andare, solo ricorda le perle sono le mie e lunedì le rivoglio indietro.” continuò sorridendo “Pensa siamo anche in anticipo di qualche minuto, quindi io me ne vado.”
“Mi lasci sola ?” le chiesi con voce da cerbiatta impaurita.
“Si e non usare quel tono che tanto con me non funziona, però lasciami dire in bocca al lupo.”
“E che crepi !” risposi mentre le usciva dallo studio dopo avermi dato un bacio in fronte.
Rimasi in silenzio fino a quando, dopo qualche minuto, non arrivò il Dottor Saveri anch’egli in abito da sera. Anche se lo vedevo tutti i giorni in giacca e cravatta rimasi affascinata dalla sua eleganza e dalla naturalezza con la quale portava quel vestito. Ma anche lui ebbe un momento di stupore nel vedermi vestita in quella maniera, ma poi riuscì, anche se con qualche difficoltà, a parlarmi.
“Devo dire che la signorina Di Stefani è andata oltre le mie più rosee aspettative, lei è bellissima, semplicemente meravigliosa.”
“Grazie Dottore, ma anche lei non è da meno.” risposi mantenendo quella formalità che mi sembrava fuori luogo, ma che non osavo rompere.
“Bene ora che ci siamo complimentati a vicenda possiamo andare, ho la macchina qui sotto.” mi disse porgendomi il braccio da perfetto cavaliere.
Vicino al portone era parcheggiata la sua Aston Martin sulla quale salii dopo che lui mi aprì la portiera, per chiuderla dopo che mi fui sistemata.
“Il tragitto che faremo non è lungo.” mi disse partendo “Gradirei però non fare conversazione, per parlare avremmo tutto il tempo al ristorante.”
“Come desidera Dottore.” gli risposi sempre più curiosa di sapere cosa sarebbe successo.
In effetti il viaggio in auto non fu lungo, cercai di non far trapelare troppo il mio nervosismo, ma era chiaro che non ero del tutto calma. Non era certo una fatto comune trovarsi nella macchina del proprio principale, e che macchina, vestite come se si dovesse andare alla prima dell’opera, o almeno non lo era per una come me, il cui massimo dell’eleganza era un vestito preso coi saldi per il matrimonio di una cugina.
Arrivati al ristorante fummo subito presi sotto le cure del maitrè il quale lo trattava si con rispetto, ma anche come una persona ben conosciuta e quasi di casa in quel posto. Il nostro tavolo era un po’ isolato, quasi l’avvocato avesse voluto cercare un po’ d’intimità in quella sala così elegante e sfarzosa.
Poiché il menù era quasi tutto in francese ordinò lui per me e, per mia fortuna, iniziò poi a parlare non appena ebbe finito le ordinazioni.
“Signorina Ruggero, anzi Anita, penso che usare il lei a questo punto sia fuori luogo oltre che ridicolo. Allora Anita a dire il vero non so neanche io da parte cominciare, quindi lasciami parlare e fermami solo se non mi capisci, va bene ?” mi disse in uno stato d’imbarazzo nel quale non l’avevo mai visto.
“Certo Matteo, dimmi pure.” risposi cercando di tranquillizzare non solo lui ma anche me stessa.
“Quello che è successo fra noi rappresenta per me qualcosa di nuovo e non facilmente spiegabile anche per chi, come me, è abituato a parlare tutto il giorno. So benissimo che non sono l’uomo che ogni donna sogna di sposarsi, almeno per quello che riguarda quell’aspetto, insomma come ‘maschio’ faccio pena e lo so. So anche che fra noi non c’è un legame tale da impedirti di fare le tue chiamiamole avventure come quella di ieri sera.”
“Ma tu come fai a saperlo ?” chiesi quasi vergognandomi di quello che avevo fatto.
“Vedi in tutto l’ufficio c’è un sistema di video sorveglianza munito di rilevatori termici che si stacca solo se in pratica non c’è nessuna persona dentro. Ma ti ripeto non te ne faccio una colpa, quello era un bel ragazzo e tu sei una magnifica donna. Però per la prima volta mi sono reso conto d’essere un po’ geloso di te e questo è dovuto al fatto che …”
“Al fatto che, continua.” lo incitai a proseguire, anche se era evidente che non trovava le parole giuste.
“Io penso, no io credo … anzi sono sicuro di provare per te dei sentimenti che ecco …”
“Di solo che mi ami non è più semplice ?” gli dissi sorridendo senza rendermi conto delle parole che stavo pronunciando.
“Si io ti amo Anita.”
Fu allora che mi si accese del tutto il cervello, Matteo s’era appena dichiarato ed il panico s’impadronì di me.
“Io ti amo ma voglio che tu sia felice.” continuò come se si fosse un peso dallo stomaco “Starà a noi vedere se questa relazione può funzionare, io ti chiedo solo d’essere sincera, sempre e comunque. So anche che fra te e Cinzia c’è qualcosa più d’una amicizia, ma se sei con lei non ho nessun problema, non posso mettermi in competizione con una donna.”
“Matteo.” lo fermai mettendogli la mano sopra la sua “Vedrai che troveremo la soluzione ad ogni problema, tu sei una persona diversa da quelle che ho incontrato sino ad oggi, ma non per questo sei peggiore di loro. E voglio anche dirti che fare il nostro sesso mi piace e che col tempo non potrà che essere sempre meglio e non m’importa che tu non sia uno stallone come il ragazzo di ieri sera, tu sai donarmi sensazioni bellissime, che nessun altro mi ha mai dato.”
Mi fermai anche perché il cameriere stava portando gli antipasti, ma non potei non notare come i suoi occhi fossero rossi, era forse più emozionato di me e vederlo così ‘umano’ mi riempiva il cuore di una strana gioia.
“Volevo anche dirti.” continuai non appena fummo di nuovo soli “Che anch’io provo per te dei sentimenti che non sono di semplice amicizia, non so se sia amore, ma di certo ti voglio bene.”
Finimmo quella romantica cena come due innamorati qualunque, poi lui m’invitò a casa sua, ma non nell’appartamento che avevo vicino all’ufficio, ma nella villetta poco fuori città. Durante il viaggio in macchinai lo guardavo in continuazione, come se fosse la prima volta che lo (vedessi) vedevo così da vicino, scoprendo tratti dl suo viso che non avevo mai notato.
Appena entrati in casa però Matteo mi lasciò all’ingresso.
“Scusami ma devi scappare in bagno.” mi disse scappando via.
“Certo vai pure.” gli risposi poco convinta.
Rimasi così sola a girovagare finendo subito in quello che era un ampio salotto elegantemente arredato in stile antico.
Stavo dando un’occhiata alla libreria quando lui tornò e, senza dire nulla, mi strinse subito a se baciandomi con passione. Rimasi piacevolmente sorpresa da quella improvvisa irruenza, Matteo faceva scorrere le mani su di me palpandomi con foga. Il mio vestito finì presto per terra, quasi strappato via, ormai inutile orpello del mio corpo (Bella frase Hai mangiato la Treccani??). Lui mi trascinò su un divano dove continuò a baciarmi in bocca e sul collo mentre una mano faceva finire il mio perizoma fra le grandi labbra come risucchiato dalla mia voglia di sesso.
“Anita sei splendida.” mi sussurrò in un orecchio.
“Non dire nulla e amami.”
Mi lasciai travolgere dalla sua passione, sentii le sue labbra scendere sul mio corpo per fermarsi dove il corpo di una donna è più sensibile. Dei piccoli morsi le accompagnarono sui capezzoli e dei piccoli colpi di lingua sull’ombelico, fino a giungere al monte di Venere. Li si lasciò andare a giochi senza fine, mi baciò lungo l’inguine e all’esterno del mio fiore ormai del tutto sbocciato ed umido. Non sapevo se costringerlo a fare ciò che più desideravo o se, invece, lasciarlo libero di darmi ciò che voleva lui. Alla fine decisi che quella era la sua sera, senza più ruoli prestabiliti all’inizio e che in fondo valeva la pena provare a vedere di cosa fosse capace.
Mi risvegliai in parte da quel dolce torpore quando con un gesto inaspettato mi strappò via il perizoma e cominciò a succhiarmi il sesso come un assatanato. Ormai gemevo senza sosta prossima all’orgasmo che però volevo trattenere almeno un po’, ma alla fine esplose, perché non fu un semplice raggiungere l’apice del godimento, ma una vera tempesta di piacere. Matteo però non si fermò, anzi mi penetrò con due dita che prolungarono tutte le sensazioni che stavo provando, fino a farmi urlare quando ormai ero stremata, ma non ancora sazia.
“Sii continua … fammi godere ancora, riempimi tutta !”
Le sue dita che scorrevano in me diventarono prima tre, e poi quattro, mentre la sua lingua leccava tutto ciò che fuoriusciva dalla fica. Quando fui prossima all’orgasmo Matteo si sdraiò vicino a me per baciarmi e darmi un po’ del mio stesso miele che aveva in bocca. Quel lungo bacio quasi mi fece mancare l’aria, ma fu anche il più dolce che c’eravamo mai dati. Durò a lungo mentre venivo soffocando il mio piacere fra le sue labbra per poi riprendermi e cominciare a respirare con più regolarità.
M’accorsi solo a quel punto, quando s’alzò, che lui era ancora completamente vestito, a parte la giacca che giaceva per terra.
“Matteo vieni qui, voglio farti godere anch’io.” gli dissi con tutto l’amore che avevo dentro.
“Aspetta c’è una sorpresa per te, spero solo che ti piaccia.” mi rispose mentre cominciava a spogliarsi.
Lo vidi togliersi la camicia, le scarpe e le calze, e quindi i pantaloni, per rimanere sorpresa dal rigonfiamento che si vedeva attraverso i boxer.
“Questi toglili tu.” mi disse mettendosi di fronte a me.
Presi l’elastico dei boxer e lo calai lentamente, davanti a me uscì un membro di dimensioni superiore alla norma, lasciandomi stupefatta.
“E questo cos’è ?” gli chiesi immediatamente.
“E’ una protesi in gomma che posso fissare al mio cazzetto e alle palle. E’ in una nuova sostanza che dovrebbe replicare quella ‘naturale’, però se vuoi lo tolgo, in fondo mi sento ridicolo.”
“No ! Almeno vediamo com’è.” gli risposi facendolo sedere sul divano.
Appena mise le chiappe su quella morbida pelle gli salii sopra e, senza alcuna esitazione, m’impalai su quella strana protesi. Non sapendo quanto fosse stabile all’inizio mi mossi lentamente, ma cominciai a godere subito, tutti gli umori che avevo dentro mi facevano sembrare reale quel cazzo, e lo presi a cavalcarlo con sempre maggior veemenza.
“Mm Matteo è fantastico, sembra vero e non sai come mi piace.”
“Anita non sai com’è bello vederti godere. E come una vera donna con un vero uomo.”
“Si sei il mio uomo, quello che amo.” gli urlai sbattendogli le tette in faccia.
Ormai lo stavo montando al massimo delle mie possibilità, ma mi resi conto che era altro quello che volevo, non mi bastava godere di lui ma volevo essere sua in tutto e per tutto. M’alzai quasi di scatto per sdraiarmi a terra e toccarmi un seno e la passera.
“Vieni qui amore, fammi tua.”
Matteo si mise subito sopra di me, all’inizio era quasi impacciato per quella nuova situazione che si era creata, ma imparò ben presto a muoversi con la sua bella protesi.
“Sii scopami tutta, fammi sentire femmina, voglio godere col mio uomo !”
“Amore è bellissimo.” mi disse fermandosi un attimo per poi riprendere subito a cavalcarmi “E’ la prima volta che lo faccio così e mi piace.”
Se per lui era come perdere la verginità, per me era la prima volta con qualcuno che amassi realmente. Mi sentivo diversa, ogni sensazione era spinta al suo estremo, non era solo godere, ma qualcosa di più, di molto più intenso e piacevole.
Venni diverse volte mentre lui si fermava ogni tanto perché aveva orgasmi a ripetizione, e ci fermammo solo quando entrambi fummo esausti, rimanendo poi l’uno al fianco dell’altro guardandoci negli occhi senza dire nulla. Ma in fondo cosa potevamo dirci che non fosse banale, avevamo non solo scoperto i nostri sentimenti, ma che potevamo amarci come una normale coppia qualunque.
Solo dopo un po’ una nuvoletta arrivò nella mia mente, e non potei non dirglielo.
“Senti amore.” gli dissi accarezzandogli il petto “Voglio che tu mi risponda solo se te la senti, ma se lo fai devi essere sincero.”
“Va bene dimmi pure.”
“Vedermi con quel ragazzo t’ha fatto male ?”
Era una domanda stupida, ma d’altro canto non sapevo come cominciare.
“Si però m’ha fatto anche capire che dovevo fare qualcosa per non perderti per sempre.” mi rispose passandomi la mano fra i capelli.
“Va bene, però sono stata una stupida anch’io, insomma mi sono comportata male.”
“Perché dici così ? E’ stato solo sesso, per me non conta nulla, ora sei qui con me ed è questo quello che importa.”
“Voglio che tu mi punisca lo stesso !” gli dissi seriamente.
“No, non me lo chiedere, non ci riuscirei mai a farti del male, ti voglio troppo bene.”
“Proprio perché mi ami devi farlo, dimmi cosa t’ha dato più fastidio di ieri sera.”
“Non lo so … tutto … ecco forse la fine quanto te l’ha messo dietro …”
“Allora fallo anche tu, ma senza alcun riguardo, rompimi il culo per punirmi del mio sbaglio.”
Non so neanch’io perché dicevo quelle cose, in fondo non ce n’era bisogno. O forse volevo punire me stessa per la sera prima e per non aver capito chi avevo vicino a me.
“Ma Anita che dici … io non sono capace a fare male.” mi disse titubante ed incredulo.
Così m’alzai e mi misi a carponi per terra davanti a lui.
“Vieni dietro di me, se tu non ci riesci farò io da sola.”
Matteo si mosse con una certa esitazione, ma si mise dietro di me per poi rimanere immobile come un sasso.
“Fai entrare poco la punta nel buco, almeno questo dovresti riuscirlo a fare.”
“Si si … ecco … ho fatto, e ora ?”
Come sentii il finto glande entrare dentro rilassai tutti i muscoli del culo, poi presi un bel respiro e spinsi indietro con tutte le mie forze.
“Ahh che male.” urlai dal gran dolore, e subito lui cercò di confortarmi.
“Perché lo fai, non voglio…”
“Stai zitto e fottimi !” gli dissi con voce quasi cattiva “Ho fatto la puttanella con uno sconosciuto e ora voglio essere la tua troia. Non capisci che desidero essere del tutto tua anche così, come l’ultima delle donnacce, pronta solo a farti godere.”
“Si amore, ora lo capisco.” mi rispose prendendomi per i fianchi e cominciando ad incularmi anche se con molta calma.
Fui presa da un momento di rabbia, Matteo diceva di capirmi ma poi non faceva ciò che volevo.
“Allora frocio impotente.” Comincia a schermirlo “E’ tutto qui quello che sai fare ? La prossima volta che metto il cazzo io ti faccio vedere come si fotte una troia !”
Fu allora che mi prese per i capelli e mi tiro a se facendomi entrare brutalmente il suo membro nel culo.
“Ahi ! Com’è oltre al cazzo hai messo anche le palle ?” gli dissi per farlo incazzare ancora di più.
“Si e scusami se non sarò come il ragazzo di ieri sera, ma ora ti rompo il culo come meriti !”
Matteo cominciò a fottermi come un indemoniato, a volte il cazzo finto usciva dal mio buchetto, ma lui era molto rapido a rimetterlo dentro spingendocelo con tutte le sue forze.
Io godevo nel vederlo così finalmente maschio, nel sentirmi schiava di quell’uomo che tante volte avevo sottomesso, nel donare a lui ciò che già tanti avevano avuto e nel sentirmi totalmente nelle sue mani.
“Sii cosi … sono tutta tua … senti come sono bagnata.” Gli dissi prendendogli una mano e portandola sulla mia fica “Ed è solo merito tuo, Dio come ti amo !”
“Anita tu mi fai impazzire !” urlò in preda al piacere suo e mio “Come ho fatto a vivere senza di te.”
Non sapevo più se godevo per quello che mi faceva o per le sue parole, così dolci e così in contrasto con tutta quella violenza, ma andammo avanti fino a quando non fummo sfiniti. Solo allora ci sdraiammo uno vicino all’altro per scambiarci piccoli baci e dolci carezze a vicenda. Quando mi ripresi gli tolsi la protesi e gli ripulii il cazzo che era completamente ricoperto di sperma, lo feci con tutta calma assaporando ogni goccia del suo piacere e portandogliene ogni tanto un po’ alla sua bocca per baciarlo poi con passione.
Alla fine andammo nella sua camera da letto dove il sonno arrivò subito per entrambi, ma nessuno dei due avrebbe mai dimenticato quella sera e le nostre vite erano ormai destinate a cambiare in modo definitivo.
Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/
Complimenti per la facile lettura e presa diretta
ciao cara,ho letto attentamente il tuo racconto ad alto contenuto erotico, e debbo dirti, per quanto possa sembrare raro, che…
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?