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Racconti sull'Autoerotismo

*Je t’aime …moi non plus**

By 27 Febbraio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments


E’ l’una di notte, arrivo a casa, stanca della serata: una cena importante e noiosa, con tanti inutili sorrisi accompagnati da esposizione intenzionale di tette e gambe e dimenar di chioma a cui sono stata obbligata perché:
-Senti Fede, abbiamo bisogno di quel finanziamento; quei babbioni ti sbavano dietro e tu ci sai fare se vuoi. Mica devi andarci a letto, solo ..fargli intravvedere un po’ di paradiso…-
E’ il mio capo che parla, e ci son ordini a cui non conviene disubbidire, per ora.
Non &egrave andata proprio così liscia, almeno a uno probabilmente dovrò conceder qualche cosa di più, ma l’investimento &egrave cosa fatta e… la mia brillante futura carriera si sta seriamente consolidando.
Già, e allora perché, dopo l’euforia iniziale che sempre mi prende quando raggiungo uno scopo -non importa con quale mezzi- ora che sono arrivata a casa mi sento così scontenta, irritata, sola?
E mentre mi liberodei sandali scalciando e di altra paccottiglia che getto su una poltrona mi vien da pensare se &egrave giusto che una ragazza debba studiar tanto e impegnarsi a lottare con le unghie e coi denti per poi ridursi a una specie di coniglietta di play-boy.
Non &egrave che forse mi conveniva iniziar un’altra carriera dieci anni fa?
E poi, possibile che non ci sia mai un finocchione tra questi boss delle ‘farmaceutiche’?
Perché non tocca mai a un maschietto mostrar il bel deretano?
Devo esser capitata in un ‘gruppo’ sbagliato.
Forse dovrei telefonare a Francesco, farlo venir qui, ma poi che gli dico? tanto non posso raccontargli nulla della serata, per cui…
Va be’, meglio andare a dormire, &egrave tardissimo.
Vado in camera da letto, e mentre mi accingo a chiudere l’ampia serranda che da sul balcone lo sguardo finisce sul palazzo di fronte: al livello della mia finestra se ne apre una simile e dietro i vetri, eccolo lì l’amico ‘guardone’.
Da un mese a questa parte, quasi tutte le sere, me lo ritrovo a spiarmi; la distanza tra di noi non &egrave poi molta, questa strada &egrave stretta; mi pare abbastanza giovane, anche se non son mai riuscita a distinguere chiaramente i tratti del viso.
Stranamente non ho chiesto in giro chi possa essere, sarebbe facile avere queste informazioni.
Il fatto &egrave che non me ne importa molto che lui sia lì a spiarmi, mi limito a chiudere la serranda e buona notte; del resto non sono mai stata importunata con telefonate, lettere, o in altro modo.
Di solito sta seduto a un tavolino a lavorare con un portatile, o almeno così mi &egrave parso di vedere.
Come la mia camera si illumina lui si alza e si avvicina alla finestra.
A volte esce anche sul balcone.
Mai un gesto, un segnale, nulla.
Ma stanotte &egrave diverso, come faceva a sapere che sarei stata qui a quest’ora così tarda?
Un brivido mi scuote, gli inglesi direbbero che qualcuno sta camminando sulla mia tomba. Poi..non so perché, mi prende la voglia di offrire al mio ‘guardone’ uno spettacolino gratis.
In fondo terminare con lui a puro scopo benefico un lavoro già iniziato con altri intenti non &egrave una cattiva idea…
Ma sì facciamogli veder bene tutto a questo povero maschio solitario, procuriamogli un bell’orgasmo, magari lui &egrave giovane, con qualche problema, ma giovane…santo cielo non ho mai desiderato come ora un po’ di carne fresca.
Diamoci da fare, il pubblico aspetta.
Comincio con l’aprire bene le tende, poi faccio partire il lettore CD con la canzone a mio parere più erotica che sia mai stata composta, la mitica’Je t’aime ‘mois non plus’, cantata dalla Birkin.
La musica &egrave importantissima per entrar nel personaggio e su di me ha effetti imprevedibili.
Quindi, bene in vista dietro la vetrata, muovendomi con studiata lentezza, inizio a far scivolare il vestito nero dalle spalle ( comincio a divertirmi, chissà, forse avrei dovuto fare
davvero la spogliarellista di professione).
Ora i miei seni a poco a poco si scoprono, fino a che sono completamente nudi: li prendo in mano, avvicinandoli l’uno all’altro, solleticando i capezzoli.
Mi accorgo che mi sto eccitando, sento un gran calore tra le cosce pensando a lui dall’altra parte della strada che mi sta osservando: &egrave lì, immobile, le mani in tasca, in attesa.
Allora mi avvicino di più al vetro e premo con forza i seni contro la gelida superficie: il freddo contatto mi provoca un brivido, piacere e dolore insieme; chiudo gli occhi e immagino l’eccitazione dello sconosciuto che si trasmette a me, in una corrente sotterranea.
Molto lentamente, contorcendomi, faccio scendere il vestito fino in fondo ai piedi.

Resto in slip, un velo nero trasparente, e autoreggenti in tinta; con mano distratta tocco qualche riccioletto del pube che sfugge al pizzo delicato, guardo di fronte con intenzione e sorrido al mio’guardone’; poi tolgo anche lo slip, allargo leggermente le cosce e premo di nuovo con forza contro il vetro i seni, il ventre e il sesso che, divaricate un poco le gambe, dovrebbe sembrare uno strano fiore schiacciato roseo e nero al di là del cristallo.
Il freddo mi punge l’inguine aperto, intrufolo una mano e inizio a toccarmi: prima accarezzo il clitoride, che &egrave già gonfio, per scendere giù, alla fessura eccitata e umida, e intanto abbraccio ancor più forte la gelida superficie, mentre, come in sogno, sento i miei gemiti, che si confondono con le parole e la musica della canzone.
Apro gli occhi e guardo dall’altra parte, lui &egrave lì sempre immobile.
Mi prende la curiosità di sapere se gli piace lo spettacolo, se il signore &egrave soddisfatto, visto che &egrave anche gratis, quando’
Suona il cellulare, sopra il letto; mi risveglio all’improvviso dalla mia ipnosi erotica e so con certezza che &egrave lui, al telefono, infatti:
-Che fica hai, la più morbida e dolce del mondo; e tu sei bellissima, ti stai divertendo, vero?
e magari pensi a me – la voce &egrave giovane, bassa, curiosa, ironica direi, una pausa poi riprende:
-Pensami, pensami tanto, lui &egrave qui, pronto e caldo, e ti vuole; guarda Fede, non &egrave la mia mano, &egrave la tua che mi sta toccando, ora &egrave la tua bocca, hai delle labbra splendide, le tue labbra che mi ingoiano, le vedo, rosse, brillanti’-
-Aspetta, dimmi che cosa mi faresti, se fossi qui, dimmelo…- le dita, dentro di me, nuotano in un bagno vischioso e tiepido.
-Quello che ho pensato di farti da un mese a questa parte, ti mangerei tutta, ti leccherei con amore, devo rallentare, ora voglio venire con te, e poi, dopo, entrarti dentro, lentamente, cosa deve essere affondare in quel burro liquido e caldo della tua fica, ma poi mi fermerei per abbracciarti, Fede, baciarti, esplorarti la bocca con la lingua che sa di te, morderti il collo, e morire dal piacere’-

Un grido mi riempie l’orecchio, la voce del suo orgasmo; ed &egrave come se davvero fosse dentro di me, a bagnarmi con il suo seme, come se avessi la sua bocca sulla mia, perché vengo anche io, e lui mi sente dentro il telefono.
Rimango per un po’ con gli occhi chiusi mentre:
– Come ha avuto il tuo numero di cellulare, chiediglielo -insiste una vocina nelle nebbie del mio cervello.
Intanto il respiro dello sconosciuto si fa regolare, poi:
– Mi chiamo Giovanni, abito qui da poco, e tu mi piaci un casino; che ne diresti di continuare a distanza ravvicinata?-
-Per quanto ne so, potresti anche essere un serial killer; hai il mio cellulare e sai il mio nome’ci conosciamo?-
-Io frequento molta gente, tu altrettanto, &egrave facile -la voce ora &egrave un poco stridula e soprattutto ..mi pare quasi di conoscerla -dai, da me o da te, non ti eccita l’avventura?-
Eccome se mi eccita, l’ignoto per me &egrave spesso il più potente afrodisiaco, e lui lo sa, credo sappia molte cose di me.
Sì ne sono sicura, non si &egrave limitato solo a spiarmi dalla finestra.
Continua:
-Vengo io da te, ma Fede, resta così, tieni le calze, quelle te le tolgo io, adoro il fruscio che fanno a contatto di una pelle liscia e vellutata, nylon e pelle, l’uno contro l’altra’a tra poco allora, conosco tanti giochi, vedrai, ti farò divertire, non ti annoierai come alla cena di questa sera-

Son le sue ultime parole a farmi uscire dal torpore di questa specie di sogno, spengo di scatto il cellulare e lo getto sul letto come se fosse arroventato.
Ho paura, ma &egrave una paura strana, mista a eccitazione.
Resto un attimo immobile poi decido il da farsi: lui non &egrave più dietro i vetri.
Chiamo Francesco, spero si svegli subito.
E’ così, controllo la voce e gli chiedo di venir da me, perché sono spaventata, accenno alla telefonata e al guardone.
La mia richiesta &egrave talmente insolita da farlo arrivare in un attimo.
Nel frattempo sono stata con la schiena appoggiata alla porta d’ingresso, in ascolto.
Ma nessuno si &egrave fatto vivo.
E quando Francesco arriva mi dice che la strada &egrave deserta, manco un’anima in giro a quell’ora.
Gli fornisco una sommaria versione dell’accaduto, naturalmente censurando tutta la parte relativa alla mia esibizone, personale sconsiderato omaggio allo sconosciuto..
-Domani pensiamo subito al cellulare, stai tranquilla, e io mi trasferisco da te per qualche tempo. Mi pare sensato, che ne dici? Intanto andiamo a letto, che &egrave meglio, domani si lavora-
-Sì, hai ragione- rispondo accoccolandomi tra le sue braccia.
Ma quando mi infila una mano tra le gambe e mi accarezza invece di ricordargli che tra poche ore dobbiamo alzarci gli imprigiono le dita tra le cosce frugandogli il grembo e mentre lo bacio non posso far a meno di pensare a come sarebbe se nel mio letto ora ci fosse l’altro….

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