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Racconti Erotici Etero

Il giornalista

By 15 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Quel giorno me ne stavo seduto sull’unica panchina di quella piccola piazza vicino al centro, poco distante dal Duomo di Milano.

Giornata grigia,molto ventilata e fredda.

Una tipica dei mesi invernali’ sole pallido, gente coperta in capotti adeguatamente imbottiti, alcuni con sciarpe e altri con guanti.

Chi rimaneva saldamente abbracciato alla propria donna, bambini che non curanti del gelo,correvano sorridenti presso i piccioni, che già lamentavano i disagi di quella caotica città del nord.

C’era una sorta di felicità nell’aria, come se il Natale portasse con se, non solamente doni, ma , molto di più’

Una allegria contagiosa che faceva ridere e che riempiva il cuore della gente di una attesa frizzante.

Ma che c’era poi di così importante nel Natale?! Era una domanda che da giorni mi torturava.

Probabilmente me lo continuavo a chiedere perché in vita mia ero stato cieco, perso nel caos più assurdo.

Già il lavoro per me significava tutto, non c’era niente al di fuori di ciò e a causa di queste sciocche convinzioni non mi ero mai guardato attorno.

Quanta bellezza c’&egrave nel mondo e spesso sembra di abbracciarla tutta, tanto da non poterla contenere’ con tutta questa atmosfera decisi di incamminarmi per le vie.. Vittorio Emanuele, Monte Napoleone.. via Torino.

Tutte colme di addobbi Natalizi, come vetrine luccicanti, scaffali spruzzati con neve sintetica e piccole scatole con carta colorata che scintillavano alla luce qua e là.

Finalmente giunsi al portone di casa, sfilai la chiave dalla tasca, la faci girare e con un click sonoro si apri.

Appena giunsi alla scala incontrai Camilla la figlia di Maria, la mia vicina di casa, che per le feste aveva invitato la figlia che vedeva giusto in queste occasioni, poiché Camilla stessa aveva deciso di frequentare l’università in Svizzera.

Era davvero carina, me la ricordavo ancora bambina quando assieme giocavamo a nascondino.

Ancora oggi ripenso al mio passato con entusiasmo e un piccolo velo di rimorso.

Io maggiore di qualche hanno avevo intrapreso la vita del giornalista; viaggiavo molto e cercavo sempre di dare il meglio.

Ero stato in paesi colpiti dalla guerra ed altre catastrofi eppure non mi ero preoccupato di come potessi vivere io quelle esperienze’ mi limitavo al mio trafiletto e poi aspettavo che venisse pubblicato e chiaramente i complimenti del capo redattore e dal resto dello staff.

E così ero rimasto solo, qualche collega che ogni tanto mi chiamava giusto per gli auguri o per sapere come andava il mio prossimo scoop e niente di più.

Le poche storie che erano nate sono poi morte a causa mia.

Tutte lamentavano la mia completa assenza.

Aiutai Camilla con i bagagli e le borse e salendo iniziammo a parlare di come avessimo completamente perso l’uno le tracce dell’altro e le avventure che ci erano capitate durante quella parte della nostra vita.

Certamente non avevo da dire granché ma il tragitto fu breve e così una volta giunti alla sua porta che era proprio davanti alla mia la salutai promettendole che sarei passato a continuare la chiacchierata.

Lei prima di congedarsi mi domandò se avevo già qualcosa in programma per le feste ed io sollevando pigramente le spalle risposi di no.

Fu allora che mi invitò alla sua festa natalizia , un party organizzato da lei con alcuni amici e amiche.

Ci pensai frettolosamente e mi decisi a prendervi parte.

Entrai in casa chiusi la porta alle mie spalle, cercai con lo sguardo il divano e mi lascia cadere sprofondando nel sonno.

Lo squillo del campanello risuonava nella stanza come se fosse appena arrivato il circo in casa, sembrava che di li a poco sarebbe successo qualcosa.

Ancora rimbambito accennai ad alzarmi e con voce rauca chiesi chi fosse.

Arrivò la voce di Maria, la vicina, che chiedeva se avessi in casa il loro gatto Drucciola.

Scuotendo la testa imprecai a bassa voce; ci mancava questo cazzo di un gatto a disturbare il mio sonnellino.

Aprii la porta e rivolgendomi a Maria le dissi il più chiaramente possibile che di Drucciola in casa mia non c’era neanche l’ombra.

Lei non si scompose e insistette per controllare personalmente.

Io un po’ sorpreso la invitai ad accomodarsi e a svolgere tutte le ricerche che voleva fare; l’importante era che si levava dalle scatole il più velocemente possibile.

Non ho mai sopportato di essere svegliato durante il sonno.

Maria si dissolse senza fare il minimo rumore ed io aspettavo in piedi davanti all’entrata.

Poi improvvisamente mi chiamò, dicendo che lo aveva trovato, solo che aveva bisogno di una mano.

Che cavolo diceva la donna; il suo gatto come era riuscito ad entrare?! Chiusi la porta e la raggiunsi in cucina dove con mio imbarazzo e stupore la trovai gambe aperte sopra il tavolo e con una mano si masturbava.

Fui in grado di dire solamente che forse aveva sbagliato cucina e l’aveva confusa con la sua.

Maria con malizia disse se non mi andava di dare un assaggio alla sua arrapata vagina.

Onestamente non sapevo cosa le era passato per la testa ma cercando la freddezza e compostezza possibile la sollevai di peso e la portai a casa sua sperando che fosse un attimo di follia.

In fondo la conoscevo da una vita e non mi sembrava tanto folle.

Era ancora una gran donna con due bei seni e una vagina ben curata, però che diavolo mi sembrava molto strano tutto ciò.

Scaricato anche quel inusuale avvenimento mi lanciai nuovamente sul divano ma questa volta accesi la televisione e mi dedicai all’ascolto di uno di quei quiz televisivi serali.

Tuttavia la prodezza della signora Maria rimaneva come un chiodo fisso nella mente.

Cercavo di convincermi che non era accaduto nulla ma che mi ero sognato tutto.

Improvvisamente mi ricordai che avevo da controllare la posta; attendevo una mail importante che a causa di tutto quel trambusto avevo quasi dimenticato.

Mi alzai diretto in bagno, mi sciacquai il viso e una volta rinvenuto da quel velo torpido scivolai frettolosamente davanti al pc.

Una volta online trovai immediatamente la mail che però conteneva un messaggio di scuse per la mancata possibilità di inviare il materiale,che avevo richiesto, puntualmente a causa di ritardi sull’ordine.

Cazzo! , contavo su quelle info’ avevo bisogno di distrarmi ero troppo nervoso così accesi una sigaretta ed entrai alla scoperta di alcuni siti pornografici e alla lettura di racconti erotici.

Leggevo e vivevo storie affascinanti e spesso incredibili alle quali non potevo credere; in vita mia non mi era mai capitato nulla di simile, ciononostante non era detto che fossero impossibili.

Le persone di questo mondo erano animali..

Suonò nuovamente il citofono, dovevo decidermi a cambiare quel suono, ogni volta mi faceva trasalire.

Sbirciai dallo spioncino e intravidi Camilla.

Aprii la porta e con un sorriso le domandai di che avesse bisogno.

Un po’ sorpresa accennò se mi andava di mangiare una pizza con lei , che non voleva stare da sola visto che sua madre era uscita con delle amiche.

La cucina di Maria era molto simile alla mia, solamente un pochino più luminosa e con un soffitto azzurrino che rendeva quel luogo molto vivace ed allegro.

Aveva buon gusto nel scegliere i mobili e il resto della casa e certi oggetti spiegavano i suoi atteggiamenti bizzarri.

Camilla posò il necessario per mangiare sul tavolo e mi chiese se mi disturbava stare seduti sul divano nel soggiorno almeno avremmo potuto guardare anche la tv.

Stupidamente le risposi che mi andava bene e ci sedemmo uno fianco all’altro con di fronte due belle pizze calde e un buon boccale di birra.

Sazi, continuammo il discorso interrotto sulle scale, finché Camilla scherzando si sdraiò su di me cercando di schiacciarmi con il suo sedere, proprio come facevamo da bambini.

Poi sedendosi a gambe aperte e con il viso rivolto verso il mio disse:-‘Ti ricordi quando facevamo delle prove su come ci si bacia?!’.

-‘Certo che ricordo, eravamo davvero stupidi’!- – ‘Perché dici così?’, Era divertente’.-

-‘Si, forse per te Camilla ma io mi sentivo a disagio’.

-‘Beh forse questo ti rimetterà a tuo agio”

Dolcemente spostandosi verso di me appoggiò le sue sottili labbra sulle mie poi le nostre lingue iniziarono a toccarsi.

Ero perso dal suo profumo di donna, che da molto tempo avevo dimenticato.

Vittima del suo fascino e potere, come uno schiavo avrei fatto tutto.

Cominciammo a spogliarci lentamente senza staccare le labbra e con gli occhi fissi e persi nello sguardo dell’altro.

Le tolsi il reggiseno e con entrambe le mani le strinsi i seni cercando di massaggiarli; poi una volta staccate le bocche mentre mi sfilava e si sfilava i pantaloni osservai quei seni bianchi come la sua pelle; una aureola rosa ed un capezzolo più scuro che aspettava solamente di essere succhiato e mordicchiato.

Mi fece aprire leggermente le gambe in modo che le fosse possibile tenere in mano le palle e con la bocca ingoiare tutta l’asta per intero fino alla gola.

Ad ogni passaggio lasciava un velo di saliva e con la mano mi stringeva e scuoteva le palle in modo che il mio cazzo si tirasse sempre di più.

Lo faceva sparire per poi soffermarsi alla cappella che violacea e appiccicaticcia di seme e di saliva luccicava tra le sue labbra rosse per lo sforzo.

Mi dava piacere e rilassandomi con la testa all’indietro la feci continuare’

Improvvisamente venni senza avvisarla, ma, Camilla lo aveva capito dalle contrazioni e dal mio respiro ed aveva prontamente serrato le labbra in modo che tutta la sborra le fosse finita nello stomaco.

Quando riapri le labbra del mio seme non c’era traccia lo aveva ingoiato tutto e spalancando i suoi occhi verdi mi disse ”Ti &egrave piaciuto il servizietto’- -‘Non &egrave ancora finito’.. così dicendo dopo due colpi di lingua il mio cazzo era nuovamente in tiro, divaricò le gambe e disse -‘Ora ti voglio sentire dentro’- si adagiò con le labbra aperte e in un sol colpo lo ebbe fino alla radice e con un gemito ‘Ahhhhhhhhhhhhh’ selvaggio mi prese.

Poggiai la testa sullo schienale e mentre si muoveva le nostre lingue si incontrarono.

Aveva una vagina stretta e così non lasciava mai l’asta anzi la stringeva, mi stava risucchiando l’uccello.

Sempre in quella posizione e senza staccarci poggiò le braccia intorno alle mie spalle e tenendo le gambe divaricate si avvinghiò al mio corpo fino a inghiottire addirittura le palle.

Era sparito tutto in lei e i suoi movimenti erano forti e profondi..

Calda e colante di umori gridava il suo piacere -‘Mi sfondi, mi riempi tutta’gooodooooo!!!’- Gettando la testa all’indietro scoppiammo entrambi in un orgasmo violento che fece venire crampi fortissimi ai muscoli.

-‘O dio’ vengo ancora” il suo piacere fu lunghissimo e intenso molto più del mio; sembrava che si fosse svuotata.

Il divano era inzuppato dei suoi umori e i nostri corpi sudati e tesi come corde di violino.

Ripresi, la feci alzare e sedere al mio posto le allargai le gambe ancora indolenzite e con le dita aprii la sua vagina che oramai era sfondata e oscenamente aperta, colante di umori e sperma.

Diedi una veloce pulita con la lingua e vi infiali le dita cercando di far uscire il più possibile la clitoride che con la lingua massaggiavo e giocherellavo.

Gonfia e rossa stava per esplodere sotto i miei colpi così decisi di ampliare il suo piacere e staccandomi con la lingua ma continuando il massaggio con le dita, mi avvicinai con la punta del cazzo e le sfondai il culetto.

Partii nuovamente un urlo che mi incitava e non smettere che così la faceva impazzire ”fottimi, avanti non ti fermare!’- e fu che un getto di umori sgorgò dalle profonde cavità oltre le gonfie labbra per poi diventare lago viscido e un piacere infinito.

Mi accasciai tra le sue gambe tremolanti sudate e appiccicaticce e lei tenendo gli occhi chiusi poggiava esausta sullo schienale del divano.

Fine prima parte

Dopo quel piacevole incontro ci frequentammo spesso e così arrivò Natale.

Il giorno stesso Maria e Camilla mi avevano invitato per il pranzo.

La tavola era imbandita di ogni leccornia possibile.

C’era del coniglio con delle patate arrosto, della faraona con della insalata verde.

Salmone, paté di cervo servito su tramezzini , frutta , vino e dolci in abbondanza.

E infine un buon caff&egrave, che secondo me non deve mai mancare.

Eravamo solo noi tre tuttavia sembravamo una famiglia; le nostre risa e discorsi durarono fino alle 15.00 del pomeriggio poi esausti ci sedemmo tutti sul divano a guardare la tv ed ha smaltire le calorie aggiunte.

La cosa strana fu il modo in cui le bruciammo , infatti come da racconto pornografico Camilla di fronte alla madre cominciò a baciarmi passionalmente.

Nonostante questo Maria sembrava tranquilla, e improvvisamente, mentre Camilla oramai mi stava spogliando, anche Maria si avvicinò e aiutando la figlia mi calarono pantaloni e mutante e iniziarono a leccarmi il cazzo.

Si alternavano, prima una faceva scivolare l’asta fino in fondo alla gola , poi si dedicavano alle palle.

Maria aveva una lingua grossa , calda e ci sapeva fare, con la punta della lingua mi leccava il glade violaceo dal piacere.

Camilla invece mentre la madre continuava nel suo pompino si infilava tra le gambe un oggetto fallico e con movimenti veloci lo faceva entrare nella sua vagina che colava umori appiccicaticci.

Si stava trasformando nella casa del piacere.

L’odore di sesso si diffondeva nelle stanze, i nostri corpi stavano vibrando; la libidine aveva lasciato posto alla lussuria.

Maria si immolò a candela sul mio cazzo e cominciò a muoversi.

Sentivo quella grande caverna calda massaggiare e strozzare il cazzo all’invero simile, solo allora capii da chi aveva preso Camilla.

La troiaggine si era tramandata da madre a figlia e io ora me le stavo scopando tutte e due.

Le barriere che avevo messo a Maria la prima volta erano cadute; eravamo animali che si accoppiavano dandosi però piacere.

Maria iniziava ad ansimare ed io cercavo di non venire desideravo che fosse lei la prima ad esplodere, di conseguenza feci avvicinare Camilla, che una volta salita in piedi sul divano si posizionò gambe aperte davanti alla mia bocca che non si fece attendere.

Cominciai a leccarle la vagina cercando di tirarle le labbra poi con la lingua simulai piccole penetrazioni.

Colpetti lenti si alternavano a profondi affondi con la lingua nel suo buchino vaginale’ eravamo diventati maschere di piacere; sentivo Camilla e la madre emettere gemiti -‘AHHHHH’- -‘Divino’- era uno spettacolo, chiunque avesse partecipato a quella orgia ne sarebbe rimasto estasiato.

Venimmo tutte e tre contemporaneamente: io in Maria svuotando le palle e tutto quello che avevo ancora in corpo nel suo ventre. Maria su di me, contorcendosi all’indietro in preda a spasmi fortissimi e facendo sballonzolare i seni enormi; Camilla inseguito a una stretta alle natiche da parte delle mani di sua madre in pieno orgasmo, mi inondò la bocca e tutto il viso di umori caldi, sbilanciandosi rischiando di cadere tanto l’emozione fu intensa.

Ciò nonostante non eravamo sazi e le due donnine a colpi di lingua mi fecero tirare ancora il cazzo, lo spompinarono finché non venni sulle loro facce, che si pulirono leccandosele a vicenda.

Il giorno andava all’imbrunire; il cielo si era dipinto di rosso chiaro ed il sole salutava per l’ultima volta prima di rinascere il giorno dopo..

Nei giorni successivi Maria e Camilla mi sorridevano ogni volta che ci incontravamo e un giorno mi dissero che stavano preparando una sorpresa per il capodanno.

La sera del 31 Dicembre proprio alla mezzanotte le due donnine mi fecero spogliare e indossare un cazzo in gomma che arrivava poco sopra il mio, si spogliarono anche loro e si abbracciarono facendo aderire i loro seni una sul corpo dell’altra , lasciando però in bella vista i loro buchini in modo che io potessi pomparle con i due cazzi.

Lo spettacolo che si stava creando mi incitava a sfondarle e deflorarle fino in fondo; così puntai cazzi e affondai fino ad aprirle in due, mentre le due si slinguavano e godevano.

Le loro vagine pulsanti e colanti bagnarono di umori tutte le lenzuola del letto sul quale erano sdraiate e fissandosi negli occhi Camilla e Maria gridarono all’hanno nuovo il loro violento orgasmo.

Fine

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