Skip to main content
Racconti Erotici Etero

In gita…

By 27 Aprile 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

L’autobus era ormai partito per Roma e la notte aveva avvolto i paesaggi. I professori avevano già fatto l’appello, stanchi com’erano ancora prima di partire e desiderosi soltanto di appisolarsi sui loro sedili. C’era tanta attesa per la gita dell’ultimo anno di liceo e tutti noi ragazzi eravamo carichi di aspettative per i giorni successivi. Ovviamente, io avevo preso posto in fondo al mezzo, insieme ai miei migliori amici, parlando con loro del più e del meno, scherzando e facendo battute. Accanto a me sedeva G., una splendida diciannovenne tutto pepe, occhi dolci e due seni formosi su cui mezza classe aveva fantasticato. Il viaggio procedeva, la notte si faceva sempre più profonda e tutti, pian piano, si estraniavano dalla discussione, in preda alla stanchezza. Nell’autobus, ormai, sembrava che nessuno fosse rimasto sveglio. Nessuno tranne G…All’improvviso mi sento leggermente chiamare, quasi un sussurro impercettibile. -“Sei sveglio?”
-“Certo…” rispondo facendo un grosso sbadiglio(!)
-“Meno male. Non mi va di iniziare la nostra gita dormendo”. Dicendo questo, si avvicina ancora di più, appoggiando il suo viso dolcissimo sulla mia spalla. -“Pensaci, questa potrebbe essere una delle ultime occasioni in cui ci troviamo tutti insieme. L’anno prossimo ci sarà l’università e ognuno andrà per la propria strada…” Annuisco, con una leggera nota di malinconia e noto che una lacrima sta solcando il suo viso. La stringo ancora più forte a me, accarezzandole i capelli e asciugandole la lacrima. MI sorride e si avvicina al mio orecchio:
-“Ma non mi farò sfuggire questa occasione, voglio vivere questi giorni in tutti i loro istanti”. Fu così che, all’improvviso, prese il mio lobo fra le sue labbra, stuzzicandolo con un leggero movimento della lingua. Sorpreso, mi staccai un attimo da lei e la fissai in viso. I suoi occhi innocenti erano solo una maschera e dietro quella sua espressione capii immediatamente quello che voleva dirmi. Le avvicinai un dito alle labbra e lei non esitò a prenderlo in bocca, succhiandolo per qualche istante. Mi guardai un attimo intorno per assicurarmi che nessuno stesse guardando, dopo di che iniziai a baciarla. Le nostre lingue si unirono in un vortice rapido e sinuoso, pieno della passione della nostra giovane età. Le portai immediatamente una mano ai seni iniziandoli a impastare ben bene. Sotto la maglietta, nessun reggiseno mi ostacolava. Iniziai a far scendere le mie labbra: le leccai il collo e poi infilai la mia testa sotto la sua shirt. Mi aspettavano i più bei capezzoli turgidi che avessi mai visto e iniziai a giocarci pensando che non avrei mai potuto smettere. -“Mmm…sei sempre dolcissimo…Non ti smentisci mai”. Sentivo la sua mano scendere rapido verso il pantalone della mia tuta: ormai accarezzava lentamente il mio cazzo già in tiro, con lenti movimenti delle dita. Ci sapeva fare, niente da dire. Continuammo così per un po’ fino a quando, riemergendo dalle sue tette le sussurrai “Prendilo”… G. non se lo fece ripetere due volte e, rapida, scivolò col busto sulle mie gambe. Prima accarezzò il membro con le sue tette e mente lo faceva mi guardava con degli occhi favolosi.Nel frattempo la mia mano si era già insinuata nella sua di tuta e aveva iniziato ad esplorare delle mutandine bagnatissime. Quando la sua fica accolse le sue dita lanciò un fremito che per poco non svegliò le nostre compagne sedute davanti a noi. Si interruppe un attimo, avvicinò il mio volto al suo e mi sussurrò: -“Sarà meglio che me lo infili in bocca se non voglio svegliare mezza classe”. Sorrise compiaciuta e iniziò a leccarlo, facendo compiere delle evoluzioni niente male alla sua lingua intorno al mio prepuzio. Godevo da matti e, dunque, accelerai pericolosamente il ritmo delle mie dita nella sua fica. “Aahh..” si faceva scappare un mugolio ogni tanto, che intervallava a tratti la sua sapiente operazione. Pochi istanti dopo sentii esplodere il suo orgasmo. Mi diceva che non le bastava, che voleva essere presa. Nonostante la situazione scomoda acconsentii, facendola salire sulle mie ginocchia come se si fosse seduta in braccio. Iniziò ad oscillare come un’ossessa, non rallentando nemmeno un istante. Le reggevo i seni che nel frattempo stavano facendo un su e giù clamoroso…”Bello..bello…siii…fottimi..fottimi..dammelo tutto”. Ormai aveva perso i freni inibitori e dubito seriamente che qualcuno non abbia assistito a quello spettacolo, che in realtà valeva proprio la pena vedere. Quando stavo per venire le sussurrai di ritornare nella posizione precedente per poter completare l’opera. Anche questa volta non se lo fece ripetere. “Sì…mi manca solo la tua sborra e poi sarò contenta…riempimi per bene..”. Dopo un paio di slinguate sul cazzo venni subito e lei ingoiò tutti e quattro i miei fiotti clamorosi, senza perdersene nemmeno una goccia. Mi appoggiai al sedile tutto sudato, mentre lei continuava a giocare con la lingua sul mio membro. Quella sera ci addormentammo così, con il pullman in viaggio. La mia mano era appoggiata alla sua fica e la sua bocca continuava a baciare il mio membro, come quella di una bimba con il suo biberon…

Vi è piaciuta la storia?Mandate consigli, voti, suggerimenti, anche le vostre esperienze, magari, a tuttok2@hotmail.it Era l’alba quando arrivammo in aeroporto ed eravamo tutti davvero molto stanchi. Io lo ero più di tutti vista la storia con G. Tuttavia, eravamo rimasti d’accordo, non sarebbe dovuto trapelare nulla tra i nostri compagni, ed era per questo che tra di noi c’era soltanto qualche occhiatina fugace ma piena di malizia. C’era molta attesa per quello che, per molti, era il primo viaggio in aereo. Ma, si sa, le operazioni d’imbarco sono tutt’altro che semplici e, soprattutto, richiedono moltissimo tempo. Cercavamo d’ingannare l’attesa insieme, desiderando movimentare anche quello che sembrava un tempo morto. Così, ci divertivamo a fare scherzi stupidi a signori perbene in giacca e cravatta, oppure a organizzare interminabili partite di tressette. Ma in tutto questo io iniziavo davvero a sentire la stanchezza della precedente notte insonne. Così, onde evitare di fare la figura dello stanco rompiballe una volta arrivati a destinazione, decisi di sfruttare quelle due ore in aeroporto per riposarmi. Con la scusa di voler ascoltare un po’ di musica dall’ipod, mi avviai verso le poltroncine della sala d’attesa e, dopo aver inforcato i miei occhiali scuri, iniziai a perdermi nei miei pensieri, insistendo particolarmente sulle immagini della nottata trascorsa. I miei buoni propositi, del resto, furono stroncati sul nascere. Qualche minuto dopo si avvicinò a me M, un’altra mia compagna di classe. Non avevamo mai legato particolarmente nel corso dei cinque anni e il nostro rapporto si limitava ai saluti di rito e alle frasi di cortesia. Tuttavia, mi sembrava una brava ragazza, simpatica, molto spesso con il sorriso sulle labbra. Trovai strano il suo avvicinarsi, dal momento che non avevamo mai avuto particolari motivi di conversazione. Mi incuriosii, comunque, e lasciai perdere il proposito di rilassarmi. ‘ ‘Ciao’com’è?’ fu l’inizio di un suo lungo monologo, interrotto soltanto da qualche mia breve risposta, circa le sue aspettative per quella gita. M. non era particolarmente attraente. Era bassina e aveva i fianchi un po’ larghi e, inoltre, non aveva molta cura della sua persona. Era sicuramente vergine e non so nemmeno se avesse mai avuto un ragazzo. Continuava nella sua conversazione con l’aria particolarmente nervosa. Non potevo fare a meno di notarlo e, ad un certo punto, glielo dissi: -‘M. che c’è? Devi dirmi qualcosa?’
Lei arrossì : -‘Si vede?’
-‘Beh..è più di mezz’ora che cerchi di arrivare al punto senza centrarlo in pieno”
Tirò un grosso sospiro: – ‘Vi ho visti ieri sera nel pullman, tu e G”
La mia attenzione si destò di colpo, a metà tra la paura che avesse spifferato tutto e la curiosità per quel suo atto di voyerismo. Riuscii a balbettare soltanto un ‘Ah’.
Fu lei a continuare: -‘Ma cosa vi fa quella ragazza? Bastano soltanto due sue moine e tutti cadete immediatamente ai suoi piedi. Possibile? Con me una cosa del genere non sarebbe mai successa”
Avevo finalmente capito dove voleva arrivare. Cercai di consolarla: – ‘Dai, non dire così”
-‘Sì, invece’ incalzò lei ‘mi parli in questo modo solo per pietà’avanti, dimmi qualcosa che ti piace di me’ti sfido a trovarla’.
In un’altra occasione avrei fatto cadere la conversazione, ma quell’atmosfera così rilassata e il contesto in cui mi trovavo mi suggerivano di spingermi ben oltre quelli che sono i miei limiti. Decisi quindi di forzare la mano e di vedere fin dove si poteva arrivare: – ‘Beh’hai un gran bel seno”
M. rimase spiazzata dalla risposta, quasi non se l’aspettasse. Iniziò ad arrossire ancora di più e a sfoggiare sorrisetti nervosi: – ‘E i ragazzi come te cosa ci farebbero con queste?’ e così dicendo mi si avvicinò sempre più. ‘ ‘Beh’ dissi io ‘magari una bella spagnola”
– ‘E cos’è?’
La sua ingenuità mi fu fatale: – ‘Vuoi provare?’
M. sorrise ancora una volta nervosamente e fece sì con la testa. Allora, la presi per mano e la condussi verso i bagni dell’aeroporto che, a quell’ora erano quasi completamente deserti. Sentivo il suo sospiro affannoso e il suo cuore battere a mille. Una volta entrati, richiusi la porta a chiave onde evitare spiacevoli sorprese. Poi mi avvicinai a lei sussurrandole: -‘Sei sicura?’. Un suo abbraccio e un suo tenero bacio sulla guancia mi fecero capire il suo assenso.
Le feci sbottonare la camicetta e poi gliela sfilai, in modo tale da lasciarla in reggiseno, uno di quelli anonimi, vecchio modello, color panna. Ebbi un sussulto di meraviglia quando vidi quelle tette enormi e burrose, quasi sicuramente una quarta abbondante. Per sciogliere un po’ la tensione iniziai a massaggiarle lentamente il collo, intervallando l’opera delle mie mani con sapienti baci che la facevano fremere tutta. Non aveva mai provato nulla del genere, lo so. Chiuse gli occhi e si abbandonò tutta a quella situazione, sembrava in trance. Le mie mani continuavano ad accarezzarle la schiena, fino a raggiungere molto lentamente il gancetto del suo reggiseno. Quando iniziai a slacciarglielo, i nostri sguardi si incrociarono con un sorriso. Un movimento secco e M. era senza veli, davanti a me. Sentivo la sua carne sotto le mie mani, e le sue tette erano decisamente interessanti. Iniziai ad impastarle lentamente, indugiando in modo particolare sui capezzoli già in tiro. ”Ti piace, eh? Dimmi, ti piace?’ M. non capiva più nulla, mi mise un braccio attorno al collo e, tra un bacio inesperto e l’altro, mi diceva: -‘Certo che mi piace’continua’è bellissimo”
A quel punto fu la mia bocca ad entrare in azione e la mia lingua compiva dolcissimi movimenti rotatori attorno ai suo capezzoli. Lei era tutto un mugolio incontrollato: -‘Mmmm’aaahhh’ancora’siiii’. La cosa mi eccitava moltissimo. Ormai facevo scorrere la mia lingua all’interno del canale tra una tetta e l’altra, in modo tale da preparare al meglio la spagnola. Nel frattempo mi ero avvicinato a lei per farle sentire la prepotenza della mia erezione. A quel punto le dissi: -‘Ora tocca a te, inginocchiati e tiramelo fuori’. Fu emozionatissima a quell’ordine e, con la mano tremante, mi sbottonò la patta e afferrò il mio cazzo pulsante. ”Che bello’cosa devo fare?’
-‘Leccalo’ le dissi.
A quel punto mi stupì davvero. Prese ad armeggiare con il mio arnese in una maniera del tutto insolita, dettata sicuramente dall’inesperienza. Lo trattava come un gioiello preziosissimo, accarezzandolo da cima a fondo, riempiendolo di baci e di saliva. Era talmente infoiata, poi, che, inginocchiata com’era, si avvicinò alla mia gamba e, dopo averla sistemata fra le sue, prese a strusciarsi come se stesse facendo una sorta di lap dance. E in tutto questo sentivo i suoi mugolii di piacere. Deciso a non fare troppo tardi, per paura che gli altri si insospettissero, la tirai leggermente su, chiedendole se era pronta a fare la sua prima spagnola. Mi disse: – ‘Fammi quello che vuoi, ma continua a farmi godere”. Allora le infilai il cazzo perfettamente lubrificato tra le tette. La mia cappella sgusciava fuori da lì ad intervalli regolari. Le dissi di allungare la lingua, in modo tale da dare dei colpettini al frenulo ogni volta che sgusciava in superficie. E in più lei continuava a strusciarsi contro la mia gamba. ‘ ‘Aaahh’daaii’siii’. Il suo godere per così poco mi eccitava da morire e in più la spagnola stava venendo inaspettatamente bene. Continuammo così fino a quando sentii l’orgasmo arrivare. La preparai al fiotto di sborra e le dissi che, se voleva, poteva aprire la bocca per assaggiarmi. M. non se lo fece ripetere e dopo qualche istante si ritrovò col viso pieno di liquido bianco. ”Che buono che sei’mmm’che buono”. Con un’altra manovra a sorpresa, volle ripulire tutta l’asta dei miei umori, fino all’ultima goccia.
Poi cercammo di ricomporci e a far finta che non fosse successo niente. Mentre stavamo rientrando dagli altri, mi si avvicinò all’orecchio e mi sussurrò: ‘Non mi ero mai sentita così troia. E’ stata una gran bella lezione’Sono a tua disposizione anche per le prossime volte’. E dopo avermi dato l’ultimo bacio sulla guancia, si unì alle sue amiche.

Per qualsiasi commento, suggerimento, racconto personale o altro, inviate una mail a tuttok2@hotmail.it

Leave a Reply