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SILVANA

By 18 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

SILVANA

Salve.
Mi chiamo Marco, sono il farmacista del paese di’. che &egrave un piccolo centro in provincia di Viterbo.
La storia che vi racconterò ha davvero dell’incredibile. Se non fosse capitata a me, se me l’avessero raccontata non ci avrei mai creduto.
In questo paese ci sono nato, mio padre era il farmacista e da lui ho ereditato la farmacia.
A 16 anni ero al liceo di Viterbo, dove conobbi Silvana.
Ogni mattina prendevamo la corriera assieme. Io la conoscevo di vista, era del mio paese, non avevamo mai avuto modo di contattarci prima. Un giorno la vidi prendere la corriera e la avvicinai:
‘Ciao, sei di’.’ le chiesi
‘Si- mi rispose molto timidamente ed aggiunse -ti conosco di vista. Tu sei il figlio del farmacista’
‘Per l’appunto. Piacere, Marco’
‘Silvana..’
Silvana era figlia di contadini e viveva in un casolare appena fuori il paese. I genitori, non so quanti fratelli e sorelle, poi mucche, cani ecc.
Era una ragazza ben formata, robusta, alquanto rozzetta o, con un eufemismo, ‘ruspante’.
L’odore che portava addosso tradiva la sua provenienza sociale. Vestiva molto semplicemente: sempre gli stessi pantaloni neri o la gonna marrone, una blusa con camicetta d’estate, un maglione d’inverno.
Una ragazza poco appariscente insomma, soprattutto se paragonata alle cittadine, sempre eleganti e presuntuose.
Silvana a scuola era una bomba. Il massimo dei voti, specialmente in matematica.
La ragazza, si vedeva, voleva ricompensare i genitori dei sacrifici che facevano per tenerla al Liceo. Si, era proprio una brava ragazza, una ammirevole.
Ci piacemmo. Non passò molto tempo e già formavamo una coppia. Ero innamorato di lei. La stimavo per le qualità che possedeva. Io, figlio del farmacista, avevo avuto una vita più facile. Ammiravo in lei quello che in me era scarso, come la propensione al sacrificio, l’impegno ecc.
Silvana non era bella, come già avrete capito, ma a suo modo attraente.
Innanzi tutto era molto soda, con un seno prosperoso come quello delle sue mucche, un portamento fiero ed austero.
Ci davamo appuntamento dietro il muro della chiesa. Talvolta prima di prendere la corriera del ritorno andavamo ai giardini pubblici di Viterbo.

N’ero veramente innamorato. La sua semplicità che mi attraeva e la sua praticità me la facevano immaginare già come la padrona della mia casa.
Ma le cose andarono, ahimé, diversamente.
Quando finimmo il liceo, io avevo la strada, per così dire, obbligata. Facoltà di farmacia a Roma.
Lei vinse una borsa di studio al CERN di Ginevra.
Nel momento in cui me lo disse mi si spezzò il cuore.
Le chiesi di rinunciare, l’avrei sposata anche subito purch&egrave rimanesse con me.
Lei rifiutò, come darle torto. Finalmente, grazie alle sue capacità, intravedeva la speranza di riscossa sociale.
Avrei potuto forse rinunciare io e seguirla in Svizzera (a fare cosa?). Ma ero troppo vile per contraddire i miei.
La persi di vista. Seppi che si era laureata in fisica a Ginevra e che al CERN occupava adesso un posto importante.
Passarono dieci anni.La vita di provincia &egrave estremamente noiosa, non passa mai.
Nel frattempo m’ero sposato e avevo due bambini.
Un giorno la rividi, come mai avrei immaginato.
Ero in farmacia, stavo servendo una signora, quando la porta si aprì ed entrò una coppia.
La riconobbi subito, ma era diversissima. La testa per un attimo mi girò, l’emozione mi fece annebbiare la vista.
Non era mai stata bella, come ho detto, ma non si poteva certo definire ‘brutto anatroccolo’. Adesso era un cigno.
Si era molto affinata. Vestiva con eleganza. Il corpo esprimeva leggiadria e classe.Sul volto non v’era più quel non so che di rustico, ora era soprattutto bello. Bello, fine, delicato. Solo le mani ricordavano un passato non proprio signorile.
Evidentemente quei dieci anni l’avevano arricchita culturalmente e tutto il potenziale che possedeva aveva avuto la possibilità di esprimersi.
Se a questo aggiungete una (credo) disponibilità economica cospicua che forse le aveva permesso di curarsi di più, potete immaginare cosa fosse diventata Silvana. Eppoi dicono che le donne invecchiano, ecc.ecc..
Accanto a lei c’era un uomo. Un adone: magro, alto, lineamenti delicati, credo troppo per un uomo. Una persona finissima, forse più di lei, non credo italiano, apparentemente con qualche anno in più.
E io che avevo cominciato a mettere su un po’ di pancia.
Fu lei che mi ridestò dalla sorpresa
‘ Marco..ti ricordi di me.. mi hai riconosciuto?’ disse sorridendomi.
Passarono, credo, una quindicina di secondi prima che ritrovassi la parola, poi l’abbracciai.
”Silvana!…certo che ti ho riconosciuto, oddio! .. come sei cambiata!”
‘Spero in meglio. Tu invece sei rimasto lo stesso- disse con grazia e sicurezza. Poi presentandomi l’uomo -Willy, mio marito’ sorrise solare.
Strinsi con forza la mano all’uomo. Non mi sembrava corretto restare in farmacia. Quell’avvenimento andava festeggiato diversamente e dissi alla commessa che mi sarei assentato per qualche minuto.
Li portai al bar nella piazza del paese e qui riprese la nostra conversazione.
Prima però devo dire che provai un forte rammarico per aver perso una conchiglia al cui interno covava quella perla. Chissà se con me, in quel paese, la perla sarebbe apparsa’
Parlammo del passato, del più e del meno. Lei era coltissima e parlava con sicurezza, padronanza con charme ed eleganza. Si rivolgeva al marito a volte in francese a volte in tedesco, talvolta in italiano.
Non le staccavo gli occhi da dosso. Il rammarico era attenuato dal pensiero che una volta era stata mia ‘.
Pareva molto innamorata del marito, anzi certamente lo era. Gli si rivolgeva con tanta dolcezza, e lui la guardava con occhi che gli brillavano. Parevano una coppia di fidanzatini sorpresi a tubare come due piccioni.
Sul volto dell’uomo v’ era tuttavia una sorta di mestizia,.. come di necessità d’eterno affetto che lei non tardava a colmare.
Gli fece una carezza e per poco non morivo di gelosia.
‘Silvana- volevo gridarle -dove &egrave finita quella ragazza ruspante che mi sono scopato? Quella con l’alito che sapeva di vagina? Qui vedo solo una divinità, e per me le dee sono irraggiungibili’.
Willy possedeva, inoltre, assieme ad un’innata eleganza, una dolcezza alquanto sospetta che mi parve un tantino equivoca. Si alzò per fare due passi nella sala ed io lo osservai meglio.
Mi parve omosessuale.
Questo dubbio mi risollevò. Nutrito dalla sottocultura di provincia pensai orgogliosamente:
‘Silvana, te lo dà mai o no? Se vuoi sono qui’.
Prendemmo un caffé. Willy un the.
Le parlai della mia famiglia, dei figli.
Si complimento con me, e, con un velo di tristezza che me la fece apparire ancora più bella, disse che loro non n’avevano ancora avuti.
‘Cosa ti saresti aspettata da un frocio ?’ pensai subito, e me ne vergognai. Hai voglia di studiare, laurearti, leggere: l’italico gallismo non muore mai.
Aggiunse che si sarebbe trattenuta per qualche settimana, il tempo di regolare con i fratelli e sorelle la sua parte d’eredità (i genitori erano morti entrambi in un ospedale svizzero) e sarebbe ripartita.
Mi disse che alloggiava al ‘Continental’ di Viterbo.
Le sussurrai che mi aveva fatto un immenso piacere rivederla, la salutai e aggiunsi:
‘Silvana, non oserai ripartire se prima non ci saremo rincontrati, vero?’
Sorrise. Parlò al marito, mi salutarono.
Quella notte non riuscii a dormire. Quando mi assopii feci sogni agitati: Silvana, Willy, scene di sesso violento, il liceo.
Al risveglio mia moglie mi chiese se avessi qualche problema ; addussi una scusa qualsiasi.
Verso le tre del pomeriggio squillò il telefono della farmacia.
‘Dottore, &egrave per lei – fece la commessa con un leggero sorriso sornione – una certa Silvana”
Mi venne un tuffo al cuore. C’eravamo visti appena ieri, la speranza riprese il suo corso.
Lo ammetto, me ne vergogno, pensai che volesse scopare.
‘La capisco, insoddisfatta com’&egrave..’ mi dissi.
‘ Ciao Marco’ti chiedo scusa..- la sua voce era dolce ed esitante- stavi lavorando?’
‘Silvana, per te qualsiasi cosa. Mi fa molto piacere risentirti. Non tenermi in ansia..’
‘Potresti venire stasera, quando chiudi, a Viterbo? ‘
Trasalii. Forse la nostra storia sarebbe potuta ripartire. Provai un’immensa gioia.
‘Certo, dove?’
‘Potresti’in albergo, al Continental, verso le otto’?
‘Va bene, allora alle otto’
‘Marco.. ti creo problemi con tua moglie? Non voglio queste responsabilità, se ci sono problemi non venire, ti prego..’
‘..No Silvana. Stasera mia moglie accompagna i bambini ad un compleanno..capisci, le donne, quando stanno assieme si dimenticano anche di essere sposate..’. risi.
Lei non commentò. ‘A stasera allora.. ciao!’ e riattaccò.
Il resto del pomeriggio lo passai a tormentarmi. Cosa voleva veramente Silvana da me?
Le ultime frasi del nostro colloquio telefonico non erano certo quelle di una donna che vuole intraprendere una relazione con un uomo. Poi l’appuntamento in albergo! E il marito? Non mi sembrava il tipo da andarsene a spasso per Viterbo, mentre la moglie scopa con un ex fidanzato.
E lei? Così attaccata al marito ma vogliosa di me? E se anche fosse vero, sarei veramente disposto a ricominciare una relazione che a quel punto sarebbe diventata veramente difficile?
Con in mente tutti questi pensieri attesi le sette e mezza. Dissi alla commessa di chiudere come il solito, m’infilai in macchina e partii.
Lei era nella hall dell’albergo che mi aspettava. Bellissima, passeggiava però nervosamente avanti e indietro.
Quando mi vide mi venne incontro con un sorriso che mi ripagò di tutta la pena del pomeriggio.
Ci baciammo sulle guance.
‘Andiamo su in camera, Willy &egrave uscito. Ha letto che c’&egrave un vernissage in galleria e lui ama tanto la pittura’
Nell’ascensore non dissi niente. Pensavo solo come dovevo cominciare.
In camera la abbracciai, volevo baciarla. Lei si scostò.
‘Marco’credo che tu stia equivocando e me ne dispiace.. povero Marco’siete sempre gli stessi in Italia..mi dispiace..’. mi parlo in tono molto amorevole.
‘ Silvana, ti ho tanto amato e ti amo ancora. L’ho capito quando ti ho rivisto ieri’
‘Marco’forse potrai avermi, sebbene in modo diverso da come sei abituato a pensare’ ascolta quello che ho da dirti”
Quelle parole ‘forse potrai avermi, sebbene in modo diverso da come sei abituato a pensare’ mi resero molto perplesso, volevo chiederne il significato, tuttavia mi disposi ad ascoltarla.
‘ Come ti ho detto non abbiamo figli- iniziò – ma sia io che Willy li desideriamo ardentemente. Sarebbero il coronamento del nostro amore.’
Ascoltavo attentamente.
‘ ‘Willy &egrave omosessuale’. l’avrai capito- arrossì leggermente- con me non si eccita’insomma non riesce a penetrarmi..’
‘ L’ho capito, si. Ma come fai.. col sesso’.insomma’ti soddisfa..scusami forse sono indiscreto..’
Lei s’inalberò. Il volto le divenne rosso. Non l’avevo mai vista così irata.
‘ Sei rimasto un provinciale pieno di pregiudizi ! Pensi sempre alla stessa cosa! Sai che può esistere una dimensione di coppia in cui si può anche fare a meno del sesso? Lo riesci ad immaginare? Una dimensione fatta d’affetto, di dolcezza, di stima, di discussioni sull’arte, sulla musica e quant’altro”
Rimasi senza parole dalla vergogna. Non mi aspettavo quella rabbia.
Lei si calmò, parve pentita.
‘ Scusami, Marco, scusami’- disse improvvisamente umile-ho esagerato..scusami, tu non la meriti questa mia aggressività. Con me sei sempre stato dolce..’
Una lacrima le spunto sul volto. Io pure ero commosso.
‘ Nell’intimità- continuò con un fil di voce- lui mi accarezza, mi sussurra bellissime frasi. Io l’amo.. &egrave per me come un bambino… quella sua fragilità’,così romantico..a volte godo ‘basta che lui mi faccia delle carezze..scusami..’.
-Scusami tu, Silvana. Sono una bestia. Non ti merito.Sei sempre stata superiore a me, in ogni senso, e lo sei ancora ‘.
Mi abbracciò. Stette un minuto con la testa nelle mie braccia. Io le toccai i capelli.
Poi si rialzò e riprese:
‘Willy ha una sua vita sessuale, a parte quella che ha con me. Frequenta dei giovani con i quali ha rapporti . Lui &egrave completamente passivo. Mi dice tutto, ed io lo capisco’
Si fermò un attimo, bevve un sorso d’acqua e continuò:
‘Solo allora riesce ad avere delle erezioni’.cio&egrave..capisci.. quando viene sodomizzato..’
Si fece rossa, come se provasse vergogna per il marito.
Mi chiedevo perché mi stesse raccontando quella storia.
‘Gli ho parlato molto di te- il volto le brillò di nuovo- della nostra storia d’amore. Willy &egrave rimasto felicissimo e mi ha espresso il desiderio di conoscerti. In quell’occasione mi &egrave venuta l’idea”
‘Quale idea?’ chiesi, ma prima che lei mi rispondesse aggiunsi:
‘ Non potevate ricorrere all’inseminazione artificiale?’
Lei ebbe un gesto d’impazienza, quasi disperato. Come soffriva la mia Silvana!
‘Abbiamo provato. Anzi ho provato’.un disastro’un dolore prima fisico poi morale’ un dolore insopportabile-fece una faccia sconsolatissima-.. il mio apparato genitale &egrave ottimo, lo sperma di Willy pure. Ma ho abortito. Tutto quel dolore’e niente..un’esperienza da dimenticare’
‘Eppure-mi intromisi- spesso riesce’..’
‘Lo so. Ora mi so spiegare perché con me non &egrave stato così. Abbiamo consultato uno psicologo. Ci ha spiegato che invece in certe donne non riesce per una sorta di rifiuto’di cosa non l’ha precisato bene, ma io ci sono arrivata lo stesso..’
Mi guardò.Ora era più serena.
‘Credo-continuò- che riguardi la mia concezione di maternità. Io penso che un figlio deve essere frutto di un atto d’amore intensissimo. Se vi &egrave violenza, sia pure di tipo medico, io non l’accetto. Qualche parte di me si &egrave rifiutata di accettare un figlio che ti veniva ‘sparato’ dentro’.ecco, in soldoni, credo che si tratti di questo”
Povera Silvana! Che compassione mi fece! Se m’avesse chiesto in quel momento di darle la luna, ci avrei provato.
L’abbracciai teneramente, lei si lasciò andare, ma improvvisamente, come ricordandosi di qualcosa, si scosse.
‘Ti devo parlare dell’idea’che mi &egrave venuta’-fece.
Rimasi in ascolto.
‘Hai sentito come io intendo il concepimento’.un atto d’amore’solo da Willy lo accetterei e’da te’ in maniera indiretta, però..’
‘Silvana’proprio non capisco”
‘Tu e Willy siete gli unici uomini della mia vita che ho amato e con cui ho avuto un rapporto di dolcezza’..’ .Si fermò, riprese fiato come chi doveva dire una cosa solenne e difficile poi continuò decisa:
‘Questo figlio, se vuoi, lo faremo in tre, tu, Willy ed io.’
Vide l’espressione di meraviglia sul mio volto, ma andò avanti:
‘Tu sodomizzerai Willy, mentre lui si accoppierà con me’
Disse quest’ultima frase tutta d’un fiato, poi si rilassò come se le fosse costata una gran fatica dirla.
Ora però chi aveva bisogno d’aiuto ero io. Le parole che aveva detto mi rimbombavano nella testa, non mi capacitavo. Poi mi fu chiaro, senza ulteriori spiegazioni, cosa intendesse dire. Mi venne una gran rabbia.
‘Come ti sei permessa di coinvolgermi in questa storia?-dissi furente- per chi mi hai preso? Io non inculo i froci l’hai capito? Tornatene in Svizzera, tu e le tue perversioni”-stavo per aggiungere ‘puttana’, ma non me ne diede il tempo.
Si prostrò ai miei piedi e prese a piangere a dirotto. Mi si era abbracciata alle ginocchia e poggiava la testa singultante sulle mie gambe. Piangeva, oh, come piangeva disperatamente. Che pena mi fece! La mia Silvana’mai l’avevo vista così.
‘Scusami..- ripresi-..scusami in nome di quello che c’&egrave stato tra noi..non volevo offenderti’ma ..non posso..maledizione, lo capisci vero..con gli uomini..mi fa schifo..non son sicuro’perché..perch&egrave..’ La commozione fu tale che cominciai pure io a piangere.
Lei si era risollevata mi aveva abbracciato e ora mi baciava sulla bocca.
No, non aveva più quell’alito.
Stemmo almeno cinque minuti in questa posizione.
Poi lei mi prese la testa tra le mani e mi sussurrò, dolcemente:
‘ Ci sarò pure io, testone (così mi chiamava al liceo)’dovrai solo pensare che stai facendo l’amore con me. A farti eccitare..penserò io’ti ricordi’mica ero tanto male..quando mi ci mettevo..vero?’
Sorrise con malizia ed io con lei
‘Non ti ho fatto mai mancare un colpo’ci sapevo fare eh?’ Era ammiccante adesso.
Si, Silvana, certo che ci sapevi fare, sospirai pensando a quei ricordi.
Mi convinse.
‘Silvanuccia, bene mio, accetto..ma non ti garantisco..non so’
‘Dolce amore mio-fece lei con somma gratitudine- sono sicura che riusciremo. Solo che’io ho un ciclo regolare’ domani comincia il periodo fertile ‘. andrà avanti per un a settimana’.dovremmo farlo per almeno cinque giorni per essere sicuri’.a partire da domani’
Cinque volte! Mi pentii quasi di aver accettato.
‘E’. Willy &egrave d’accordo?’
‘Testone-mi guardò con l’amore di una madre che guarda il figlio che ha detto un’ingenuità-certo che &egrave d’accordo’.
Rimasi un’altra mezz’ora con lei per definire i dettagli. Willy arrivò, mi lanciò un sorriso benevolo, poi guardò la moglie che prima lo baciò poi gli disse in italiano:
‘Tutto bene tesoro’
Insistettero che restassi loro ospite a cena nel ristorante dell’albergo. In verità mangiai pochissimo.
Mi accompagnarono alla macchina.
‘Allora a domani sera’- fece Silvana
‘Buonaa..ssera, Marcoo ‘ aggiunse Willy, in italiano non proprio perfetto.
La notte che passai potete bene immaginarla. Per fortuna mia moglie rincasò tardi ed essendo stanchissima non si accorse del mio agitarmi nel letto. O forse se n’accorse, ma non disse nulla.
La giornata seguente stetti pochissimo in farmacia.La maggior parte del tempo la passai al bar o passeggiando nei giardinetti, chiedendomi ancora perché avessi accettato (anche se lo sapevo benissimo). La tensione mi tolse l’appetito, l’ansia mi provocò un’emicrania.
Silvana mi fece due telefonate di una dolcezza incredibile che attenuarono in parte l’ansia.
Comunque alle 19 ero a Viterbo. Fermai la macchina lontana dall’albergo, anche se vi era spazio in abbondanza nelle sue vicinanze, chiedendomi se dovessi superare quella soglia. Erano pensieri effimeri; sapevo benissimo che non avrei più potuto ritirarmi.
Come sarei vissuto, infatti, sapendo che Silvana mi avrebbe odiato per il resto dei suoi giorni?
Lei era nella Hall, stranamente calma. Mi accolse con una carezza e un bacio.
Salimmo in camera, Willy era in bagno. Lei si accolse della mia tensione, mi fece togliere la giacca e mi massaggiò la schiena.
Apparve Willy, avvolto in un accappatoio candido che gli dava ancora più charme.
Indossai il pigiama che avevo portato, ma ero ancora teso nonostante il massaggio.
Silvana un neglig&egrave rosa finissimo. Le gambe erano magnifiche.
La sua presenza mi tranquillizzava. La cercavo con lo sguardo, come un bimbo cerca la madre nei momenti di pericolo e la sua vista mi dava sicurezza.
Si sedette su divano, ci chiamò entrambi e ci fece sedere uno a destra uno a sinistra. Che donna! Era lei che guidava il gioco, eppure avrebbe dovuto essere l’elemento debole della catena, non perché donna, bensì perché il desiderio di maternità avrebbe dovuto metterla in una situazione di necessità.
Ci abbraccio entrambi, ci baciò, cercò di creare il clima adatto.
Poi ci portò a letto.Ci spogliammo. Baciò prima Willy, poi passò a me che dovevo essere l’elemento attivo della situazione.
Willy mi stava diventando familiare quindi non m’imbarazzai, quando lei prese a baciarmi, stavolta in modo sensuale.
Immediatamente mi sovvennero quegli istanti di desiderio così intenso, passati con lei in gioventù.
No, era rimasta la stessa. Ci sapeva fare con la bocca. Ritrovai tutto l’ardore di quei momenti e lei ne fu contenta.
Le carezzai il seno, le misi una mano sulla vagina e, con mio grande stupore, mi accorsi che si stava eccitando. Io ero prontissimo.
Allora lei si distese e Willy le si mise sopra. La baciò a lungo, poi quella donna mi allungò la mano invitandomi a venire. Mi distesi su Willy, il pene eretto e cominciai la penetrazione.
Per fortuna non occorse uno sforzo. L’ano di Willy era già avvezzo a queste ‘forzature’.Ebbe tuttavia un sussulto, non credo di dolore.
Cominciai il coito in quell’ano, ma mi accorsi che stavo perdendo l’erezione. Ne fui terrorizzato.
Silvana lo intuì, scostò il busto di Willy a lato, sollevò la testa e incollo le sue labbra alle mie in modo così voluttuoso che ritrovai subito l’erezione (non avevo mai estratto il pene dall’ano di Willy).
Willy ebbe la sua erezione e penetrò Silvana.
Sarebbe bastato vedere il suo volto, il volto di una donna che, per la prima volta, ha un vero rapporto sessuale con un uomo che ama tantissimo, per sentirsi rassicurati in una situazione in cui si sta effettuando una cosa che si considera amorale.
Partecipò attivamente, godeva di quel triangolo, si torceva, sospirava e quella vista mi diede la forza di continuare.
Alla fine si contrasse e venne contemporaneamente a Willy.
Fu, il suo, un orgasmo molto delicato, come forse quello delle fate.
Ricordai che all’epoca, all’acme del rapporto, mi stringeva al punto di stritolarmi.
Era felicissima.
Baciò il marito, mentre emetteva dei sospiretti in rapida successione.
Anche Willy era felice. Quando estrassi il pene da lui si girò e mi abbracciò.
Silvana si sollevò e mi abbracciò con le lacrime agli occhi:
‘Il mio testone..dolce amore..sei stato bravo’bellissimo..ti sarò sempre grata..’
Poi, come se si ricordasse all’improvviso di qualcosa:
‘Ooh! ..ma tu non sei venuto..poverino’non ci avevo pensato’ma a te penserà la tua Silvana’amore mio..’
Willy andò in bagno. Lei mi fece stendere sul letto, mi accarezzò. Io ritrovai immediatamente l’erezione.
Mi masturbò lentamente, con dolcezza, come mai aveva fatto prima. Andai in estasi e questo mi ricompensò di tutto ed anche oltre.
Le venni nella mano, lei accompagnò con perizia e delicatezza le mie contrazioni e alla fine mi baciò teneramente.
Feci una doccia, ci rivestimmo ed andammo a cena. Stavolta fu meglio della sera di prima.
Silvana mi guardava con occhi luccicanti di gratitudine.
Per cinque sere ripetemmo la stessa cosa ed andò sempre bene.
Il sesto giorno ripartirono. Non ci fu alcun addio con il solito contorno di tristezza perché lei promise di tenermi aggiornato quasi ogni giorno. Oramai mi sentivo parte di quella coppia.
Dopo una decina di giorni una Silvana in visibilio mi telefonò che era incinta.
‘E’ anche un po’ figlio tuo’-mi disse contenta.
Nei mesi successivi il mio videofonino ricevette sue foto con la pancia sempre più prominente. L’ecografia indicava chiaramente un bimbo.
Poi dopo nove mesi la notizia grandiosa.Una Silvana provata dal parto, ma al settimo cielo, mi annuncia che &egrave nato e che &egrave bellissimo. Anche Willy non stava in se dalla gioia.
Silvana &egrave perentoria. Dice che ‘obbligatoriamente’ devo andare a Ginevra, all’ospedale cantonale, altrimenti:
‘Vengo lì e ti prendo per le orecchie, testone’.
Prendo l’aereo, arrivo subito da lei.
Un fascio di fiori a lei un braccialino d’oro per il figlio.
Il bimbo &egrave una stella, le assomiglia in modo straordinario.
Lei lo allatta orgogliosa e non gli stacca mai gli occhi da dosso. Non ho mai visto essere umano più felice. Willy, lasciata la sua teutonica freddezza, mi abbraccia saltellando.
La visita dura un paio d’ore, poi devo riprendere l’aereo.Li saluto.
Stavolta sono triste. Silvana mi chiama accanto al letto e si fa promettere che farò da padrino al bambino.
Mi giro, mi richiama:
‘Marco’abbiamo deciso di dargli il tuo nome’.

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