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Racconti Cuckold

37. MAI DIRE MAI

By 10 Agosto 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Nella mia vita ho imparato che la frase ‘Non lo farò mai!’ non va pronunciata. Ho imparato anche che idee e convinzioni possono essere cambiate, quando si pensa che ne valga la pena. Ma nessuno può costringermi a fare qualcosa, se per prima non sono io a volerlo.

Il mio nome è Serena. Nonostante la mia laurea in lettere, non sono mai riuscita a inserirmi nel mondo della scuola. Faccio la casalinga e talvolta do ripetizioni a studenti delle medie e delle superiori. Sono sposata da due anni. Mio marito Giorgio è un uomo gradevole, con una buona posizione economica e non mi fa mancare nulla. A detta di tutti, formiamo la coppia perfetta: entrambi piacenti, intelligenti e socievoli. Gli amici non ci mancano e neppure le occasioni per uscire e divertirci. Andiamo d’accordo, le nostre mentalità e i nostri gusti sono affini e da quando siamo sposati, abbiamo discusso raramente. Anche la nostra intesa sessuale è sempre andata a gonfie vele, non ci siamo mai fatti mancare nulla, né in qualità, né in quantità. Eppure ultimamente qualcosa era cambiato. Da qualche tempo mio marito mi sembrava apatico, anche la sua voglia di me non era la stessa di prima. Confesso che mi stavo cominciando a preoccupare, ma non volevo aggredirlo o accusarlo e ho deciso di affrontare il discorso con la calma necessaria.

Una sera, durante l’intimità, mi sono resa conto che la sua erezione non era al massimo. Ho deciso di giocare un po’.

‘Ora stai fermo, rilassati e lasciati sedurre da tua moglie”, gli ho sussurrato con voce vellutata.

Lui ha fatto un sospiro, mi ha guardata sfiduciato, forse per l’erezione non all’altezza e si è abbandonato contro lo schienale del divano, alzando le mani in segno di resa. Lo ammetto. Mi gratifica avere il controllo della situazione talvolta e mi piace giocare con mio marito, perché quando il suo cazzo è in tiro, riesce a farmi impazzire. Dopo averlo baciato sul viso, sul collo e sul torace, mi sono abbassata fra le sue gambe e l’eccitazione nel pensare al suo affare duro dentro di me, ha fatto in modo che il mio pompino fosse fatto a regola d’arte. Gli ho leccato i coglioni, mordicchiandoli delicatamente e poi sono salita lungo l’asta, a stuzzicargli la cappella con la lingua. Infine l’ho fatto sparire tutto in bocca, succhiandolo e massaggiandolo con le labbra. Le mie mani cercavano la sua pelle, l’ho accarezzato ovunque riuscissi ad arrivare, mentre la mia testa prendeva ad andare su e giù, in un ritmo ben cadenzato. Lappavo e succhiavo con dedizione, masturbandolo con la mano e bagnandolo di saliva; avrei voluto sentirlo indurirsi nella mia bocca, avrei voluto che lui gemesse di desiderio e mi supplicasse di non fermarmi, avrei voluto sentire i suoi schizzi incontrollati finirmi in gola. Ma non è accaduto nulla di tutto ciò. Il suo coso è rimasto pressoché moscio nella mia bocca, nonostante tutto l’impegno profuso. Mi sono fermata e con un sospiro di sconfitta, ho guardato Giorgio negli occhi. Rassegnato, ha abbassato lo sguardo e mi ha presa per le spalle, impedendomi di rituffarmi su di lui.

‘E’ inutile, Serena. Non funziona, così.’, ha detto.

A quel punto non ho potuto fare a meno di chiederglielo. ‘Che cosa ti succede?’

Giorgio ha farfugliato qualcosa, cercando di sminuire il problema. Ho deciso di non dargli tregua e gli ho posto la domanda più ovvia in quel momento. ‘Hai un’altra?’

Finalmente lui mi ha guardata negli occhi. Aveva lo sguardo serio e sincero, quando ha replicato: ‘Un’altra? No, assolutamente, non mi interessa nessun’altra, anzi”

Avevo quasi paura di chiederglielo. ‘Che cosa significa ‘anzi’?’.

‘Un paio di mesi fa ho incontrato Sandro, te lo ricordi?’

Ho annuito. Sandro è un caro amico d’infanzia di Giorgio, vive in un’altra città, ma talvolta viene a Roma per lavoro e di solito si incontra con mio marito per bere qualcosa insieme a lui e ricordare i vecchi tempi.

‘Non capisco che cosa c’entri Sandro in tutto questo.’, ho esclamato, sempre più curiosa.

‘L’ultima volta che ci siamo visti, mi ha parlato della compagna e delle loro fantasie.’

Si è fermato per raccogliere le idee e io l’ho invitato a proseguire, sempre più ansiosa di capirci qualcosa.

‘Mi ha confessato che ultimamente è attratto dal fatto che lei venga corteggiata da altri uomini; nell’intimità, lei gli parla del tizio che al supermercato le guarda le tette, oppure del postino che quando le porta la posta, le sorride in modo ambiguo e ancora del collega che la riempie di complimenti. Insomma, lui si eccita pensando al desiderio che la propria compagna suscita negli altri. Anche lei si eccita, raccontandogli queste cose; mi ha confidato che si fanno delle scopate da urlo e che non ne hanno mai abbastanza.’

Non capivo. Il problema di mio marito stava in una fantasia?

‘Che cosa significa?’, gli ho domandato, con espressione allibita.

Lui ha proseguito. ‘In questo periodo, mi è capitato di pensare diverse volte al discorso di Sandro, soprattutto durante i nostri rapporti e ho capito che anche a me piacerebbe che tu mi raccontassi certe cose. Mi ecciterebbe davvero molto il fatto che un altro ti desideri, mentre io ti sto scopando.’

Per un attimo non ho saputo che cosa rispondere; tutto mi aspettavo, eccetto questa fantasia che in fondo non mi sembrava malvagia. Poteva essere eccitante raccontare a mio marito certe cose nell’intimità. Gli ho sorriso e gli ho sussurrato che avrei cercato di accontentarlo, perché la cosa intrigava anche me.

Ora che ero a conoscenza di che cosa desiderasse mio marito, ho cominciato a guardarmi in giro, per carpire qualcosa degna di essere raccontata. Sono una donna piacente, sicuramente avrei destato l’interesse di qualcuno. Dietro il suggerimento di mio marito, ho cominciato a truccarmi un po’ di più e a indossare maglie attillate, che mettessero in risalto la scollatura e pantaloni aderenti, che evidenziassero la forma del culo. Ogni occasione era buona per andare a caccia di sguardi e di sorrisetti ammiccanti.

Una sera, mentre eravamo abbracciati sul divano, a guardare distrattamente un film in televisione, gli ho detto:

‘Oggi ero in giro per fare spese nel centro commerciale vicino a casa. Quando sono entrata in ascensore per raggiungere il piano superiore, è salito con me un uomo molto attraente. Per tutto il tempo in cui siamo rimasti chiusi lì dentro, lui non ha staccato gli occhi dalle mie tette; sentivo addosso il suo sguardo che mi spogliava”

Mio marito mi ha guardata con un lampo di desiderio negli occhi e mi ha chiesto: ‘E tu? Come ti sentivi tu?’

Gli ho appoggiato la mano sul pacco e mentre glielo massaggiavo, gli ho sussurrato: ‘Sentivo un formicolio in mezzo alle gambe, il suo sguardo mi intrigava”.

Mentre pronunciavo quelle parole, ho sentito la sua erezione crescere.

‘Continua, ti prego”, mi ha incoraggiata lui, deglutendo per l’eccitazione.

‘Avrei voluto che l’ascensore si bloccasse, perché avevo voglia di toccarmi e di godere, mentre lui mi guardava e si masturbava per me. Pensavo a te, al tuo cazzo duro dentro di me, a come mi avresti scopata, se avessi saputo di quell’uomo che mi stava desiderando”

Ho cominciato a masturbarlo vogliosa, mentre la sua erezione mi riempiva la mano. L’ho sentito gemere di desiderio e anche io ero piuttosto presa.

‘Sì, Serena, ti avrei scopata tutta, ti avrei riempita’sì, Serena, vieni qui, non resisto più!’

Gliel’ho preso in bocca, per gustarne il ritrovato turgore e poi mi sono calata sopra di lui, impalandomi in profondità e muovendomi desiderosa di dar tregua alla nostra voglia. Adoro sentirlo così, impazzisco quando riesco a portare mio marito al massimo dell’erezione e godo quando mi vuole tanto da non poterne più. L’ho incitato a venirmi dentro, a riempirmi tutta, lui mi ha supplicato di non fermarmi e quando l’ho sentito all’apice, sono esplosa in un orgasmo violento, nel momento in cui il suo sperma mi inondava.

Mi sono lasciata cadere soddisfatta sul divano, mentre lui mi osservava con un’espressione beata. Non è durato molto, ma a volte mi piace così, quando l’urgenza e la voglia di godere prendono il sopravvento sulla calma dei preliminari e dei giochetti.

‘Non è stato difficile, Serena, ed è stato davvero molto eccitante!’, ha esordito lui, convinto.

Io gli ho dato ragione. La situazione aveva coinvolto anche me.

Tacitamente, abbiamo deciso di adottare quel gioco come schema dei nostri amplessi. Io gli parlavo di situazioni piccanti, variando dall’inquilino del piano di sopra, all’operaio della luce, inventandomi situazioni sempre diverse, per soddisfare la smania di Giorgio. Le occasioni per godere insieme erano sempre più numerose e erotiche. Ero brava ad inventare storielle che eccitavano entrambi, forse perché anche io mi ero fatta prendere dalla novità di quella fantasia.

Talvolta capitava che ci inventassimo qualcosa, uscendo insieme. Di solito, quando sono con Giorgio, mi vesto in maniera più provocante, di quando esco sola. Se sono in sua compagnia, non indosso biancheria intima. Il solo fatto di sapermi senza mutandine o di notare l’effetto dell’aria condizionata sui miei capezzoli, lo fa arrapare; se poi si accorge che qualche uomo, passando, mi fissa il seno, il suo desiderio si scatena. E’ successo ancora che mi abbia trascinata in qualche bagno pubblico, per placare l’eccitazione o che mi abbia riportata di corsa a casa, per scoparmi con comodo. Naturalmente io non mi sono mai tirata indietro, complice di tutto ciò.

Ma non è nella natura umana accontentarsi e quando una cosa piace, si cerca di non farsela mancare. La smania di godere ha portato ben presto Giorgio a non averne abbastanza di quel gioco. Un giorno, nel bel mezzo di un discorso, mi ha colta di sorpresa. ‘Vorrei vederti con un altro uomo!’

Sono rimasta senza parole e l’ho fissato a bocca aperta per qualche istante. ‘Come sarebbe?’ gli ho domandato, con la gola secca.

‘Mi piacerebbe che fosse un altro a scoparti. Ormai non mi piace solo immaginare la situazione in cui un uomo ti desideri; ho bisogno di confrontarmi con una fantasia reale, con un individuo in carne ed ossa, che riesca a scoparti come farei io e che ti faccia godere come se fossi io.’

‘Giorgio, ti rendi conto di ciò che mi stai chiedendo? Tu vorresti che io ti tradissi con un altro uomo, davanti ai tuoi occhi?’, l’ho guardato come fosse ammattito.

‘Sarebbe solo un tradimento fisico, anzi, non sarebbe nemmeno un tradimento, visto che penseresti a me e al piacere che mi stai donando, facendoti scopare da un altro.’ Gli occhi gli luccicavano, come fosse un bimbo impegnato a scartare i regali di Natale. ‘Sono consapevole del fatto che bisogna andarci piano; occorre preparare tutto con cura, queste cose non si possono improvvisare. Devi prima trovare qualcuno che ti ispiri’.
Stava pianificando tutto, dando per scontato che io fossi d’accordo.

‘Non ti ho risposto di sì, Giorgio, io non credo che sia una buona idea.’, gli ho detto, scandendo bene le parole per farmi comprendere meglio.

‘Capisco che questa richiesta possa scombussolarti, Serena. Pensaci un po’ su, vedrai che se deciderai di assecondare questa fantasia, non te ne pentirai.’ Il suo tono risultava sicuro e convincente, segno che Giorgio credeva veramente in tutto quello che mi stava dicendo.

Per qualche giorno non ne abbiamo più parlato, ma io non facevo che pensare alla richiesta di mio marito e al luccichio dei suoi occhi. Mi domandavo sempre più ossessivamente che cosa lo spingesse ad avere una fantasia che mi pareva tanto folle. Le cose stavano funzionando bene così, lui mi bastava e mi completava ed ero convinta di non voler stare con nessun altro.

Durante la nostra intimità cercavo di fargli comprendere il mio punto di vista, ma mi rendevo conto che i miei racconti e le mie fantasie non lo intrigavano come prima. Fare l’amore con lui stava diventando frustrante, perché nessuno di noi due riusciva ad ottenere ciò che realmente desiderava. Il sesso si stava trasformando in un banco di prova, in una estenuante lotta fra le parti. Dovevo porre rimedio a quella situazione che mi stava fuggendo di mano. Più ci pensavo, più mi rendevo conto che l’unica soluzione sarebbe stata quella di cedere al volere di mio marito. Ma dove avrei trovato il coraggio e la voglia di farmi scopare da un altro? Non avevo mai tradito Giorgio e non avevo mai desiderato realmente altri uomini, perché lui era in grado di darmi tutto ciò che volevo. Raccontargli di altri era parte di un gioco, che avrebbe dovuto rimanere tale e che mi serviva unicamente per eccitare lui e per farlo esplodere.

Un giorno mi sono decisa. Gli ho detto ciò che voleva sentirsi dire. ‘Ok, accetto.’

Lui mi ha abbracciata forte e con convinzione mi ha detto di nuovo che non me ne sarei pentita. Dentro di me ne dubitavo, ma ho fatto finta di nulla e gli ho sorriso. In testa mi frullava un’unica domanda: dove saremmo andati a finire? Sapevo che non era il modo giusto per affrontare la faccenda, ma in quel momento non riuscivo a trovare eccitante il fatto di essere scopata da un estraneo sotto gli occhi di mio marito.

Il passo successivo era trovare il tipo giusto. Non capivo se la scelta dipendesse più da me o da Giorgio. Secondo quale criterio avremmo scelto il tizio che mi avrebbe scopata?

‘Dobbiamo farci guidare dall’istinto. Esistono siti specializzati su internet, ho scoperto che queste fantasie sono più diffuse di quanto tu creda. Ad esempio, c’è un nome per l’altro uomo: bull, un toro da monta, il duro della situazione, insomma. Se ne troviamo uno come intendo io, vedrai che ne godremmo entrambi moltissimo.’

Mentre me ne parlava, i suoi occhi luccicavano. Io ero allucinata. Sentire mio marito parlare di chat, cam, siti specializzati, tori da monta e club per scambisti mi impressionava. Ero quasi scandalizzata ed era difficile non farglielo capire. Ma gli avevo promesso di reggere il gioco e facevo di tutto per accontentarlo.

Una sera, mio marito è arrivato a casa eccitato, dicendomi che Sandro gli aveva dato l’indirizzo di un bull. Quel nomignolo mi faceva sorridere e rabbrividire al tempo stesso.

‘Si chiama Riccardo, abita qui a Roma, è un tipo discreto, pulito, un professionista.’. L’ho guardato e ho notato che era emozionato. Come avrei potuto dirgli di no?

‘Ok, contattalo.’, gli ho detto, cercando di camuffare la mancanza di entusiasmo.

Giorgio ha sbirciato il profilo di Riccardo su una pagina web specializzata. In un breve trafiletto, quel tizio si descriveva come un bull serio, discreto e disponibile; stranamente non chiedeva compensi pecuniari, forse scopare la moglie di qualche cornuto lo soddisfaceva abbastanza. C’era anche una foto in bianco e nero, che ritraeva un uomo di mezza età, fisicamente prestante e con un sorriso ammiccante.

‘E’ anche un figo!’, ha esclamato mio marito. Sono scoppiata a ridere, perché quel dettaglio pareva entusiasmare più lui di me.

A quel punto l’ultima parola spettava a me; mio marito era già chiaramente preso da quel tizio. Ci ho pensato qualche attimo, spostando nervosamente lo sguardo dalla foto agli occhi di Giorgio. Infine, con un flebile filo di voce, ho sussurrato il mio sì.

Giorgio ha scritto immediatamente una mail al tizio della foto, raccontandogli i particolari della propria fantasia.

La risposta di Riccardo è arrivata a sera tarda. Chiedeva una mia fotografia. Certo, non essendo un incontro a pagamento, la moglie fedifraga che si sarebbe scopato doveva almeno piacergli fisicamente. Foto ne avevo, più o meno seducenti. Ne abbiamo scelta una in cui indossavo un bikini giallo limone in riva al mare, risalente all’estate appena trascorsa. Il commento di Riccardo è stato: ‘Wow!’. Fisicamente eravamo a posto, ci piacevamo.

Abbiamo fissato un appuntamento preliminare per il pomeriggio seguente in un bar in vista vicino al centro, per conoscerci di persona e per sondare le reciproche intenzioni. Riccardo stava seduto ad un tavolino in disparte, Giorgio gli si è avvicinato e con un sorriso gli ha teso la mano, presentandomi poi a lui. Superati i primi imbarazzanti convenevoli, abbiamo ordinato tre bibite ghiacciate e abbiamo cominciato a parlare. Riccardo era sicuramente un tipo piacevole e brillante. Ogni tanto il suo sguardo si posava su di me, sulle mie forme e con la coda dell’occhio vedevo che mio marito sorrideva soddisfatto. Mi sentivo quasi come una bambola in vetrina, un oggetto in vendita. Dovevo abbandonare assolutamente quell’ottica e calarmi nella parte. Dovevo trovare il bello in quella fantasia che continuava ad apparirmi un po’ bislacca. Mi sono concentrata sull’eccitazione di Giorgio; ho pensato al suo cazzo duro dentro i pantaloni, mentre stavamo tutti e tre seduti a quel tavolino a scrutarci a vicenda. Così mi sono sporta in avanti, schiacciando il seno contro il bordo del tavolino, mettendolo in bella vista per lo sconosciuto. Riccardo mi ha guardata sfacciatamente le tette e mentre sentivo gli occhi di mio marito fissi su di me e su di lui, ho sentito anche i primi segni dell’eccitazione. Il segreto era quello: pensare all’eccitazione di mio marito. Non ero io ad essere usata. Era Riccardo ad essere il mezzo per raggiungere il piacere. A quel punto ho iniziato a guardarlo in maniera ammiccante, sorridendogli maliziosamente.

‘Tua moglie mi piace parecchio, Giorgio!’, è stato il commento di Riccardo al termine dell’incontro.

‘Ne sono contento!’, ha esclamato mio marito, evidentemente soddisfatto.

‘Possiamo vederci domenica prossima a casa mia, se a voi va bene.’ Di lui mi colpiva il tono sicuro e tranquillo, come se essere un bull fosse la cosa più naturale del mondo.

‘Certo! Serena, che ne dici?’, mi ha domandato Giorgio, con un filo di speranza nella voce.

‘Non vedo l’ora!’, ho detto, senza pensarci, incrociando lo sguardo malizioso di Riccardo.

Ci siamo salutati e siamo tornati a casa. Mio marito era gasatissimo e non stava più nella pelle per l’eccitazione.

Quella notte abbiamo fatto l’amore a lungo. Mentre mi penetrava, Giorgio mi domandava che cosa avrei voluto fare a Riccardo. Io gli parlavo, senza sapere bene che cosa dire, dato che non si trattava più solo di un racconto, ma di una possibilità molto realistica. Gli ho detto che lo avrei spogliato e che lo avrei baciato dappertutto. Senza indugiare, gli avrei succhiato l’uccello, lo avrei strofinato dappertutto e poi lo avrei messo in mezzo alle tette, per masturbarlo. Mentre dicevo così, sentivo crescere la mia voglia e sentivo il cazzo di mio marito che mi riempiva tutta. Era durissimo, come piace a me, mi stava facendo godere moltissimo. A mia volta io stavo facendo impazzire lui, perché ero bagnatissima.

‘Lo vorrei qui, sì, a scoparmi tutta.’

Quando gli ho detto così, Giorgio mi è venuto dentro con un urlo selvaggio.

L’appuntamento era alle nove di sera. Avevamo il suo indirizzo e il suo numero di cellulare. Mio marito ed io siamo arrivati puntuali e Riccardo ci ha aperto con un sorriso amichevole. Ci ha fatti accomodare in un salotto moderno e curato, su un grande divano ad angolo di pelle. Lui era vestito in modo impeccabile, con un paio di jeans chiari e una camicia bianca portata fuori dai pantaloni. Aveva i capelli tenuti indietro dal gel ed era a piedi nudi. Non sapevo bene come comportarmi, quindi ho lasciato che fosse Giorgio a parlare con lui. Quei due parevano avere un certo feeling, anche se si erano appena conosciuti. O forse era Riccardo ad essere abituato a tutto ciò e a sapere esattamente come mettere a proprio agio le coppie novelline in quel campo.

Riccardo era un ottimo padrone di casa, probabilmente perché viveva da solo e sapeva come comportarsi. Ci ha offerto da bere e ci ha parlato un po’ di quello che faceva. Aveva scopato con molte donne, spose insoddisfatte e non di mariti che lo avevano persino pagato, perché lui si trombasse le mogli sotto i loro occhi. Di solito provava un gran piacere nel soddisfare quelle donne, perché spesso i mariti non ci riuscivano e si limitavano a guardare. Altre volte invece il consorte partecipava all’atto, dapprima in modo marginale e poi sempre più attivo, fino a concludere con la penetrazione e l’orgasmo.

Non avevamo idea di come agire. Io non sapevo neppure se sarei veramente stata in grado di lasciarmi andare a quella fantasia. Giorgio era elettrizzato dalle parole di Riccardo; mi teneva la mano e mi guardava con gli occhi luccicanti. Era già eccitato, come un adolescente alla sua prima volta: il rigonfiamento dei pantaloni era di un’evidenza quasi imbarazzante. Riccardo sorrideva, abituato probabilmente a quello scompiglio ormonale.

Dopo aver bevuto, il padrone di casa si è alzato e mi si è seduto accanto; il suo ginocchio mi sfiorava intenzionalmente la gamba e sentivo che era giunto il momento di cominciare a giocare. Mio marito si è alzato e si è messo in disparte; il segnale mi è giunto chiaro: da allora avrei dovuto ignorare la sua presenza.

Mi sono concentrata su Riccardo e sul suo magnifico sorriso malizioso. Ho allungato una mano verso la sua, prendendogliela e appoggiandomela sulla coscia. Avevo un vestitino corto e il contatto delle sue dita sulla pelle nuda mi dava un certo brivido. Lui mi si è seduto ancora più vicino, tanto che lo spazio fra i nostri corpi era minimo; mi ha preso la testa fra le mani e lentamente ha accostato le proprie labbra alle mie. Inizialmente le ho tenute serrate, poi l’insistenza eccitante di Riccardo mi ha spinta a rispondere; le nostre lingue si sono attorcigliate in un bacio passionale e carnale, mentre le mani cominciavano ad esplorare reciprocamente i nostri corpi. Era una strana sensazione: sentivo il mio corpo reagire agli stimoli di uno sconosciuto, mentre il mio pensiero andava all’eccitazione di mio marito. Forse era così che doveva funzionare quel gioco, perché la cosa mi stava piacendo. Riccardo era sempre più audace. Ha infilato le dita sotto il vestito e ha scostato gli slip, tastando la mia eccitazione. Ho cominciato ad ansimare, mentre lui mi strofinava il clitoride con sapienza. Ho cominciato ad accarezzargli il pacco e, sentendo l’effetto che avevo su di lui, eccitata ho allargato le cosce e mi sono messa più comoda. Abbiamo insistito a toccarci per un po’, il suo ditalino era fantastico e sentivo che da un momento all’altro avrei potuto godere in quel modo, a gambe oscenamente spalancate davanti ad uno sconosciuto. Nonostante l’eccitazione che trapelava dal suo cazzo in tiro e dai nostri gemiti, Riccardo non la pensava così. Si è fermato, proprio quando avrei voluto che continuasse a toccarmi per placare la mia voglia.

Con la voce roca, mi ha detto: ‘Per esperienza so che in queste cose occorre andarci cauti, per riuscire a metabolizzare ogni singola sensazione.’

Ci siamo ricomposti, anche se io non comprendevo realmente quello che Riccardo avesse voluto dire. Mio marito si era sistemato su una poltroncina in penombra dall’altra parte della stanza. Aveva i pantaloni slacciati ed era paonazzo in viso. Anche lui non capiva il senso di quell’interruzione e probabilmente avrebbe voluto continuare ancora più di quanto lo volessi io.

Riccardo ci ha tranquillizzati: ‘Siete frastornati, avete bisogno di parlarne e di andarci cauti. La prossima volta, sarete più consapevoli e vi divertirete di più.’

Ci siamo salutati. In auto abbiamo parlato dell’esperienza. Giorgio mi ha domandato che cosa avessi provato in quei momenti con Riccardo.

Gli ho risposto sinceramente: ‘Ero eccitata. Avrei voluto venire:’

Mio marito mi ha sorriso maliziosamente, mentre la sua mano si inerpicava sulla mia coscia, verso il calore della mia femminilità rimasta schiusa dalle dita di Riccardo. L’ho lasciato fare; la voglia di godere non mi era passata, anzi, ora che era mio marito a toccarmi, era aumentata. Ho allungato anche io la mano alla ricerca della sua erezione che faceva capolino dai pantaloni sbottonati. Avevo fame del suo cazzo duro e avevo urgenza di placare la voglia.

Fra i sospiri, gli ho domandato che cosa stesse facendo lui su quella poltrona nella penombra: se ci stava guardando o se ci ascoltava e basta. Lui mi ha riposto che da quell’angolazione non poteva vedere tutto, ma osservava la mano di Riccardo che si muoveva dentro di me e sentiva i miei sospiri.

‘Mi toccavo, Serena, ce l’avevo durissimo, ero eccitato da morire. Se aveste continuato solo un altro minuto, sarei esploso. Serena, ti voglio ora, sto ammattendo, non ce la faccio più!’

‘Accosta l’auto!’ gli ho suggerito, senza smettere di masturbarlo. Non lo avevo mai sentito così duro, lo volevo dentro, dappertutto, anche nel culo.

Una volta fermi in un posto tranquillo e buio, mi sono tuffata su di lui, succhiandoglielo assatanata, mentre col dito mi masturbavo furiosamente. Lui gemeva rumorosamente, mi stava per esplodere in bocca. Ma io non volevo permetterglielo, troppa la voglia di sentirlo dentro. Mi sono fermata. Abbiamo reclinato i sedili e finalmente lui mi ha presa da dietro, spingendolo dentro come un forsennato e facendomi urlare a squarciagola. Nello stato in cui ero, qualche spinta è bastata per farmi sciogliere in un orgasmo intensissimo. Giorgio lo ha tirato fuori grondante del mio piacere, per cacciarmelo nel culo, dove ho accolto i suoi ultimi colpi e la sua sborra calda.

Qualche giorno dopo, mio marito ha contattato Riccardo in chat, chiedendogli se e quando fosse disponibile per un nuovo incontro. Lui voleva rincontrarci, ma voleva anche essere sicuro che fossimo pronti per andare fino in fondo. Mio marito gli ha raccontato del rapporto che abbiamo avuto quando siamo usciti da casa sua, aggiungendo che era soddisfatto di come si stavano svolgendo le cose ed era sicuro che entrambi stavamo
traendo giovamento da quel gioco.

‘Ci possiamo vedere domenica prossima, alla stessa ora.’

‘A domenica, allora!’

Quando Riccardo ci ha aperto la porta di casa sua, abbiamo subito capito che quella sera saremmo arrivati fino in fondo. Dopo aver bevuto qualcosa e aver scaldato l’atmosfera parlando, Riccardo mi ha fatta accomodare in camera da letto. Giorgio era rimasto nella stanza accanto, per il momento aveva deciso di ascoltare e basta. Io ero piuttosto nervosa, ma volevo tenere a bada le mie emozioni per offrire a mio marito un eccitante spettacolo di cui godere. Perché fosse tale, io dovevo essere coinvolta, almeno fisicamente. Ho osservato Riccardo e, perdendomi nella sua prestanza e nel suo magnifico sorriso malizioso, mi sono detta che non sarebbe stato così difficile lasciarmi andare. Mi sono avvicinata a lui e l’ho aiutato a spogliarsi. Ho cominciato ad accarezzargli le spalle, rapita dal guizzo dei suoi muscoli. Lui me lo ha lasciato fare e i suoi sospiri mi facevano capire che la cosa non gli dispiaceva. Lui era lì per noi, per me e per Giorgio, per farci godere in maniera diversa; era il nostro tramite per raggiungere una nuova soglia di piacere. Dovevo considerarlo come fosse un vibratore, un qualcosa in più per aumentare il nostro godimento. Al pensiero di condividere un’esperienza tanto particolare con mio marito, mi stavo eccitando parecchio. Riccardo mi ha preso la mano e l’ha appoggiata sul proprio cazzo incredibilmente in tiro e incredibilmente grosso. Ho cominciato a masturbarlo lentamente, mentre le sue dita impertinenti mi costringevano a schiudere le cosce e a farle entrare dentro di me.

‘Come sei bagnata, Serena”, mi ha sussurrato lui con una nota di soddisfazione nella voce.

‘E tu sei duro” ho ribattuto io.

Ero sicura che Giorgio di là stava ascoltando ed ero convinta che il suo uccello fosse già in tiro, come quando gli raccontavo le mie storielle. Ma quella che stavamo vivendo non era una storiella, era la realtà ed era infinitamente più eccitante. Pensare a Giorgio di là che se lo menava e alle dita di Riccardo che mi frugavano dentro, mi faceva sciogliere dal desiderio.

‘Prendimi, Riccardo, scopami!’ . Il mio tono supplichevole tradiva tutta l’eccitazione che provavo.

Riccardo mi ha trascinata sul letto e dopo avermi sfilato le mutandine, mi ha allargato le gambe e si è tuffato sulla mia fica spalancata. Gemevo rumorosamente, dimenando il bacino a favore dei guizzi della sua lingua morbida e più pensavo a mio marito con l’uccello fra le mani, più mi bagnavo e godevo. Imploravo Riccardo di non fermare la danza della sua lingua dentro di me, ero troppo vicina all’orgasmo per voler interrompere quella dolce tortura. Ci sapeva fare. Sono bastati pochi altri colpi micidiali, per farmi urlare a squarciagola tutto il mio piacere, mentre lui continuava a leccarmela, prolungando l’eco delle contrazioni.

Confesso che ero frastornata dall’intensità del mio orgasmo e dalle circostanze. Riccardo non mi ha lasciato il tempo di pensare. Si è disteso su di me e mi ha penetrata col suo affare incredibilmente grosso, lasciandomi senza fiato. Ha spinto, ha continuato a spingere il suo cazzo dentro di me non so per quanto, avevo perso la cognizione del tempo e dello spazio. Sentivo solo il suo corpo muscoloso sopra il mio, il suo odore acre di sudore e di eccitazione, il suono dei nostri sessi e dei nostri gemiti. Ero persa nel mio piacere. Poi, nella penombra della stanza, ho scorto un’ombra; Giorgio era lì, in piedi in fondo al letto disfatto e mi guardava, ansimando. Alzando lo sguardo oltre le spalle di Riccardo, ho visto che si stava masturbando, in silenzio.

Mi sono domandata da quanto fosse lì a osservarci. Secondo logica, avrei dovuto sentirmi imbarazzata e avrei dovuto bloccarmi; ma di logico nelle fantasie non c’è nulla. Nel momento in cui ho visto mio marito così stravolto ed eccitato, ho gridato il nome di Riccardo, implorandolo di scoparmi a sangue. Non ho mai provato una sensazione simile, non ho mai goduto così tanto. Mi sentivo tanto perversa in quegli attimi, quanto intimamente complice con Giorgio. Riccardo era instancabile, un autentico stallone, anzi, un vero bull, un toro da monta inesauribile. Mi assediava, senza lasciarmi tregua e io lo accoglievo completamente aperta, oscenamente esposta allo sguardo di mio marito. Anche quando abbiamo cambiato posizione ed io sono salita a cavalcioni di Riccardo, calandomi sul suo sesso imponente, Giorgio non ci ha staccato gli occhi di dosso.

Ho cominciato a cavalcare il mio pseudo amante come un’insaziabile assatanata, urlandogli oscenità, persa nell’eccitazione estrema. Sentivo i mugolii soffocati di mio marito alle mie spalle ed in quel momento avrei pagato per sentire dentro anche il suo cazzo duro.

Nemmeno se mi avesse letto nel pensiero. Giorgio si è avvicinato a noi due e io mi sono trovata il suo sesso fremente ad un centimetro dalla mia bocca.

‘Succhiamelo, Serena, fammi venire!’, mi ha quasi urlato.

Non c’era bisogno che lo dicesse; io avevo già schiuso le labbra, per accoglierlo in bocca e assaporare avidamente il suo piacere. Succhiavo il cazzo di mio marito con dedizione, mentre mi muovevo sopra Riccardo e avevo la sensazione di uscire di testa. Ogni tanto, alzando gli occhi, incrociavo lo sguardo stravolto di Giorgio e allora succhiavo più forte e mi muovevo più velocemente. Stavo godendo come una porca e mio marito insieme a me.

E’ stato un attimo, intensissimo e sconvolgente: sono venuta, dimenandomi selvaggiamente, mentre mio marito stava godendo nella mia bocca, una manciata di secondi prima che Riccardo scaricasse il suo orgasmo dentro di me.

Ho lasciato che Riccardo sfilasse il proprio sesso appiccicoso da me e ho baciato mio marito con una complicità che prima di allora non avrei mai sospettato potesse esistere.

Siamo usciti dalla casa di Riccardo, sapendo che vi avremmo fatto presto ritorno e io sono tornata alla mia quotidianità con la consapevolezza che nella vita non si deve mai dire mai.

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