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Racconti Cuckold

Alessandra, moglie di un uomo cuckold

By 20 Marzo 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Sì, effettivamente sono un uomo fortunato! Ho avuto la fortuna di incontrare Alessandra giovanissima e bellissima. Il destino ha voluto che ancora oggi sia una moglie semplicemente meravigliosa. È follemente innamorata di me come il primo giorno ed io lo sono di lei anche se in passato ne ho combinate e ne combino tuttora di tutti i colori.

Ma io sono irrequieto e spesso esagerato in tutte le mie manifestazioni. Soprattutto in quelle sessuali. Questo però ci ha permesso di condividere in passato e tuttora sempre tutto. Anche e soprattutto proprio nel campo sessuale. Lei però inizialmente si era mostrata piuttosto timida e restia nell’accettare tutte le mie particolari proposte. Ma lentamente ed un po’ alla volta si è però fatta convincere e mi ha detto alla fine sempre di sì. Molto spesso ciò le è costato indubbiamente una grande fatica. Fin dai tempi dell’università, quando la conobbi ancora vivace e spregiudicata ragazzina, ad anche dopo quando la splendida donna era diventata mia moglie.

Alessandra ai tempi dell’università era la più bella della facoltà. Come dicevano i miei stessi compagni di facoltà lei era una fica stratosferica. Aveva un bellissimo viso ed un altrettanto accattivante sorriso. Il corpo, allora purtroppo appena intravisto perché lei non amava farsi vedere troppo, faceva poi prevedere cose fantastiche.

La giovane donna sapeva però di essere bella e felice di esserlo. Per questo, ricordo molto bene che, convinta da una sua compagna di facoltà, aveva accettato di partecipare allora per scherzo all’elezione di Miss Università. Il moroso di allora, gelosissimo, non aveva gradito moltissimo la sua partecipazione a quel concorso e lei lo aveva immediatamente scaricato per quella sua stupida gelosia.

Alessandra però aveva sbuffato parecchio quando l’organizzazione del concorso l’aveva informata che alla passerella finale delle otto più belle vi era l’obbligo di sfilare in costume da bagno o in intimo da… notte.

Lei, costretta a quella esibizione optò per quella meno impegnativa. Preferì il costume da bagno che considerò meno invasivo della sua intimità.. Le fu sufficiente quel microscopico ma variopinto costumino per farla stravincere e sconfiggere le altre finaliste. Alcune pur di conquistare la fascia da miss si erano proposte davanti alla giuria con baby-doll cortissimi e trasparentissimi. E sotto microscopici indumenti intimi da urlo! Alcune avevano scordato pure il reggiseno!

Ma Alessandra vinse egualmente perché era la più bella ed alla domanda impertinente del ragazzone conduttore del concorso di perché lei avesse scelto il costume da bagno lei rispose seccata che lei, mentendo spudoratamente ma tanto provocatoriamente, quando dormiva non indossava nulla. E le non le sembrava il caso, in quella occasione, di dimostrarlo…

In quel momento capii che quella donna doveva diventare mia. E ancor più mi convinse l’occhiataccia che mandò al ragazzino incaricato di infilarle la fascia di Miss. Volutamente lui le sfiorò il seno ed Alessandra oltre che a sbuffare lo ricoprì di insulti. Proprio un bel caratterino la neo Miss Università, pensai!

Da quel giorno la pedinai e cercai inutilmente di incrociarla per poter scambiare con lei almeno due innocenti chiacchiere. Aveva sempre attorno a sé un nugolo di mosconi o, peggio, una moltitudine di maschietti in calore.

Ma fu proprio lei allora che una sera rientrando nella sua stanza nella casa dello studente e vedendomi per l’ennesima volta ronzarle attorno, mi rivolse per la prima volta la parola. Io ero lì seduto vicino al portone nella speranza che rientrasse da sola. “Visto che sei diventato la mia guardia del corpo… – mi disse lei ridacchiando – Mi potresti, uomo, dire almeno il tuo nome? Io sono Alessandra…” “Lo so, lo so… – bofonchiai io in quanto imbarazzato per essere stato smascherato nel mio assillante pedinamento che l’aveva forse indispettita – Io sono Fabio! E sono follemente innamorato di te!” “Ma va’ là! Da come mi guardavi quand’ero in costume da bagno al concorso di Miss Università mi era sembrato di percepire altre cose… – mi bloccò subito lei regalandomi un sorriso che mi sciolse – Ma non eri l’unico, sai! E per fortuna gli sguardi non fecondano! Sbaglio?” “No, no… Anzi sì… – risposi sempre più confuso ed arrossendo vistosamente – Ma eri così carina…” “Certo, certo! – continuò allora lei continuandomi a prendermi in giro dolcemente – Ed è per questo che mi tampini come un agente segreto. Se avessi un moroso lui ti avrebbe già distrutto di botte! Oppure ancor di più se lui fosse stato insicuro della mia fedeltà e mi avesse fatto pedinare da un investigatore privato… Io, la spiata, ti avrei anche da sola già ben sgamato! Ed io spiavo te!”

“Non hai il moroso, allora…” “No, ne sono momentaneamente sprovvista! L’ho scaricato il giorno prima dell’ultima serata del fatidico concorso di Miss Università. Lui era troppo geloso e mi aveva fatto una scenataccia di gelosia! Non voleva che partecipassi alla sfilata e che mi esibissi davanti ai suoi compagni di facoltà… E pensa che, come me, non sapeva neanche lui che avrei dovuto sfilare anche in intimo o in mutandine e reggiseno! Da mare, però… Era proprio uno sciocco, lui. Avrebbe dovuto essere geloso di altre cose! E tu, giovane uono, sei geloso?”

“Nooooooooo – la tranquillizzai fingendomi molto comprensivo e tollerante – E sono pure di ampie vedute! Quando si ha una bella moroso bisogna però sopportare ed accettare certe cose!” “Lo dicono tutti, prima! Dopo averci accalappiate, però… Diventiamo di vostra proprietà!”

Scoppiammo insieme a ridere e quella risata ci fece diventar simpatici. Non immaginava proprio quella bella giovane donna sarebbe diventata mia moglie! Ma io esagerai e la salutai dandole un bacino sulla guancia. Era il primo e mi permise di scoprire il particolare e sensuale profumo che usava allora e che non avrebbe mai più cambiato in futuro. “Ehi! – mi bofonchiò lei – Come corri, tu…” “È un piccolo omaggio a Miss Università…” “Ah, va bene, allora… Capisco… – aggiunse subito lei – E scommetto che domani vorresti magari offrirmelo di nuovo…” “Magari!” “Io domani ho lezione… – aggiunse lei subito – Tutto il giorno!” “Anch’io! – mentii clamorosamente – Ci sarò all’università . E ti cercherò!” “Va bene… Se mi trovi… Mi pagherai il caffè?”

Il giorno dopo la cercai quasi affannosamente. Lei si fece trovare molto presto. Da quella volta non ci perdemmo più di vista e divenni la sua guardia del corpo. Con tutti quei mosconi! Inizialmente due chiacchiere, poi delle lunghe passeggiate all’interno dell’università e, poco dopo, le prime uscite. Lei era bella, simpatica e parlava tanto. Io quando rientravo a casa ero sempre sconvolto e in stato confusionale. Ma soprattutto pieno di desiderio per lei, la bellissima Alessandra. Ogni sera pensando a lei mi masturbavo quasi con rabbia. Sempre più violentemente e spruzzavo sempre molto presto e tanta, tanta sborra. Sognavo che quella sega me la stava facendo lei. O che me l’avrebbe fatta Alessandra il giorno dopo. E mi addormentavo così ricoperto di sperma. Dappertutto!

Ma era allora una illusione! Dovetti infatti pazientare. Parecchio e fui costretto per sfogarmi e consolarmi ad una serie infinità di seghe ed orgasmi solitari. Sempre pensando a lei, alla bella Miss Università! Se fosse stata brava a fare certe cose quanto era bella! E così pensando sempre raggiungevo l’orgasmo e sborravo… Tanto, tanto… Ma sempre tristemente da solo!

Ma lei non si apriva e non mi dava spazio. Facemmo i morosi serissimi per molto tempo. Molti baci appassionati e pure molto languidi. La mia futura moglie baciava molto bene ma non mi permetteva proprio nulla di più.

Ogni volta che cercavo di scoprire qualcosa del suo corpo, lei si irrigidiva e mi fulminava con lo sguardo. “Ma dai, non fare così… – mi brontolava bloccando le mie mani che cercavano sempre di infilarsi sotto la minigonna o la camicetta – Mi dispiace! Ma non me la sento ancora di fare quelle cose che tu vorresti! Vedo sai… – concludeva con un sospiro e un sorrisetto molto malizioso – Che stai soffrendo perché hai tanta voglia… Me ne sono accorta di quel gonfiore là… Ma non sono pronta ed abbi un po’ di pazienza, uffa!”

Io continuavo a tornarmene sempre a casa pieno di voglia e strapieno di sperma da essere spruzzato. Continuavo a lasciarmi andare a furiose seghe pensando alla sua mano e, perché no, alla sua bocca. Ero certo che oltre a baciare Alessandra era bravissima anche a fare altre cosine. Chissà, così bella, quanti morosi aveva avuto prima di me! E chissà cosa le avevano insegnato! E così cominciò a non bastarmi più un solo orgasmo alla volta. Prima di addormentarmi fui costretto a spruzza anche due volte il mio seme. E talvolta anche tre. Distrutto mi addormentavo pieno di sperma che mi ricopriva il ventre e l’addome. Certi sborroni avevano raggiunto anche il petto ansimante… Se lei mi avesse visto in quelle condizioni!

Lei mi vedeva la mattina dopo, spesso in condizioni pietose, ma faceva finta di nulla. “Trascorsa una notte agitata? – mi chiese solo una volta con sorrisetto molto malizioso – Ma Fabio, non devi fare così…”

Insomma, per oltre due mesi Alessandra si fece solo baciare e solo un po’ sfiorare qualche volta sopra la camicetta. I suoi seni mi sembrarono allora stupendi, gonfi, rotondi e sodi. Fu però per me una sofferenza solo immaginare! Ed ogni volta che tentavo di toccarla o di sbirciare nella sua camicetta lei con l’indice della manina continuava a farmi segno di no, che non voleva. “Dai Fabio, stai calmino… Non voglio… – mi ripeteva sempre sussurrando con un filo di voce – Non me la sento ancora di fare certe cose! Lo so, lo so che tu hai tanta voglia! Ma ti prego… Te l’ho già detto! Vengo da alcune esperienze particolarmente brutte. Non farmi fare per il momento quelle cose che in passato sono stata costretta a fare! Tengo a te e rispettami. Apprezza la mia serietà!”

Io aspettai pazientemente continuando allora nel mio sfrenato autoerotismo.

continua Ma venne finalmente il grande giorno. Avevamo partecipato alla solita festa universitaria. Lei, invitata come Miss Università, era stata la più adocchiata ed ammirata da tutti. Era bellissima Alessandra con quella leggera camicetta rosa tenue solo un po’ aperta sul davanti. E con quella minigonna pure rosa leggerissima ed anche un po’ trasparente. Lasciava un po’ intravedere le sue forme e forse involontariamente il disegno che lo slippino le lasciava sul culetto e che lasciava a tutti immaginare quanto fosse rotondo e tanto, tanto sodo. Aveva davvero attizzato tutti i miei compagni di facoltà che non disdegnavano con sguardi maliziosi di mostrare quanto la apprezzassero.

Lei pure aveva mostrato pure talvolta un certo imbarazzo e fastidio soprattutto mentre ballava ancheggiando. Lei sapeva ballare solo così e molto bene! Abbinava il ritmo della musica alla sensualità del suo ballare. Muovendosi tutta faceva infatti salire ancora più sù la già corta gonna e mostrava le sue bellissime ed affusolate gambe.

“Uffa, Fabio! – sbottò improvvisamente – Mi sento spiata e scrutata dai tuoi amici! Mi sento spogliata dai loro occhi e completamente nuda davanti a loro! Sì, sì…. mi mangiano con gli occhi! Non hanno mai visto una minigonna e delle belle gambe? Sono proprio tutti senza morosa ed anche forse in crisi d’astinenza?”

Me lo diceva mentre ballavamo strettissimi e lei era dolcemente aggrappata a me. Mi sembrò alla ricerca di protezione da parte di un uomo e del suo moroso in particolare. Sentivo il suo seno schiacciato sul mio petto e la sentii leggermente ansimare. Per la prima volta da quando l’avevo conosciuta, mi sembrò di notare che lei, evidentemente senza accorgersene, non era troppo dispiaciuta di essere oggetto di quelle occhiate così vogliose. Come, stranamente, non lo ero neppure io.

“Ti piace essere guardata! – le chiesi improvvisamente – E magari anche ti eccita un po’…” “Ma Fabio, cosa dici! – ribattè allora subito lei fingendosi quasi offesa dalla mia insinuazione – Io sono la tua morosa!” “Lo so! Ma ti confesso che non mi dispiace per nulla vedere altri uomini che sbavano ammirandoti. E come li fai soffrire! Come me…” “Ma Fabio! – sbuffò lei infastidita – Ma cosa dici… Ti prego…”

Lei emise quindi un lunghissimo sospiro. “Come te, cosa? Come sei strano, tu! – brontolò allora lei staccandosi un po’ e fissandomi fissa negli occhi – Ed anche un po’ perverso, mi pare…” “Non lo so, Alessandra! È la prima volta che provo questo particolare turbamento. Non mi era mai successo prima con le altre e non riesco a spiegarmelo!”

Alessandra lo capii in seguito condividendo la sua vita con la mia. Erano quelle le prime avvisaglie della mia particolare passione di uomo cuckold. Ma in quel momento, dopo averle confessato ciò, la baciai con estremo calore, le avvolsi ancor più stretti i suoi fianchi morbidi e rotondissimi e lentamente le alzai dietro ancora un po’ la gonna. Ero pieno, stracolmo di voglia e questo mi aveva spinto a dire e fare certe cose. Lei finse di niente per qualche istante.

“Ma Fabio! – pochi secondi dopo mi sussurrò quasi gemendo all’orecchio e avvinghiandosi ancora più stretta al mio corpo – Sei insopportabile, oggi! Va bene che vuoi esibire le belle gambe della tua morosa… Ma devo mostrare a tutti anche il colore e il tipo di mutandina che indosso?” “Sei anche tu un po’ accalorata, vero Alessandra?” “Ma che dici, uomo! – replicò subito lei fingendosi quasi offesa – Non sono mica una puttanella che mostra il suo intimo a tutti i maschietti presenti…” Ma la voce affannata la tradiva.

“Io lo sono assai, Alessandra…” “Me ne sono già accorta, sai! Sì, insomma, il tuo coso… Siamo appiccicati e me lo fai sentire proprio per bene! Me lo stai strofinando da un’ora sul pancino senza ritegno. E molti dei tuoi amici ci guardano… Uffa… Sei proprio pieno di voglia e stai pure… delirando!”

Ma ciò dicendo pensò però pure che lei fino a quel giorno aveva un po’ esagerato nel giocare, nel fare solo la morosa castissima e nel ridurmi in quelle condizioni. Mi stava portando veramente al delirio! E si sentì forse per la prima volta un po’ colpevole.

Io continuai ad ansimarlei nell’orecchio. “Sì, Alessandra, tutto questo mi sta eccitando moltissimo ed ho tanta voglia!” “Lo so, lo so… L’ho capito! E ti confesso che sì… insomma… oggi per la prima volta mi andrebbe forse di aiutarti un po’… Sì, oggi… Ma non ora e soprattutto non qui… Davanti a tutti! Sono dei guardoni, questi… Ed a me non va di farmi vedere in certe situazioni… In momenti un po’ più intimi… Insomma… uffa! Hai capito?”

Quelle parole mi incendiarono. La baciai appassionatamente e la sentii partecipare come mai aveva fatto prima. Avevo capito che anche lei aveva voglia e mi aveva fatto intendere che lei era finalmente pronta! Le alzai ancora un po’ la gonna. Lei mi mordicchiò l’orecchio per punizione. “Vuoi proprio far sapere a tutti che oggi indosso un perizoma rosa? Non ti basterebbe vederlo solo tu?”

La musica lenta e languida finì per lasciar partire le note scatenate di un rock’n roll. “Non ho l’abbigliamento adatto per questo ballo! – esclamò – Darei un ulteriore spettacolo!” Lei mi prese per mano e scendemmo dalla pedana. Ci accomodammo su un divano un po’ appartato e lei fece molta attenzione a sedersi tenendo ben strette le lunghe gambe poco coperte dalla minigonna. E per ulteriori sicurezza intrecciò le dita delle mani sull’orlo della gonna ulteriormente risalita sulle sue belle cosce.

“A questo punto, Fabio, dovresti farmi bere qualcosa di forte…” Scattai in piedi come una molla ed andai al bancone dell’improvvisato bar e mi feci versare due dosi spropositate di Baileys.

Tornai al divano dove Alessandra mi aspettava. Guardando quel bicchiere stracolmo di liquore mi chiese sospettosa cosa fosse. “È uno liquorino da donne! Che vogliono un po’ divertirsi ed essere allegre…” “Ho il sospetto, Fabio, che tu oggi sia proprio un bel maialino! E pure sù di giri… Mi posso fidare?”

Io le sorrisi e le avvicina il bicchiere alle labbra. Lei le socchiuse ed io inclinai il bicchiere. Le feci quasi vuotare il bicchiere. “Dolce… E parecchio buono! – commentò lei spalancando gli occhi – Ma è forte! E quanto me ne fai bere? Mi vuoi veramente ubriacare?” Risi di gusto e le feci bere il resto.

Passarono pochi minuti ed Alessandra mi confessò di avere un gran caldo. “Eppure non sono molto vestita! – aggiunse subito lei a giustificazione della eccessiva calura che sentiva – Non sarà mica quella roba che mi hai fatto bere? Ho tanto caldo, adesso…” “Hai bisogno di prendere un po’ il fresco, tesoro? – le chiesi speranzoso – Qui fa veramente caldo e manca l’aria!” “Magari, Fabio! Il caldo e questa musica assordante mi hanno rintronata! Dove mi porti?” “In un posto bellissimo, Alessandra!” “Non a casa tua, spero! Non ci vengo, eh…. Sei troppo su di giri…. E chissà cosa mi combineresti!”

Sorrisi e la presi per mano. Salutammo tutti ed uscimmo. Salimmo nella mia macchina e ci dirigemmo verso la destinazione che io sapevo. Inserii immediatamente il cd più adatto alla situazione. Musica lenta e dolce.

continua Imboccammo la costiera che era già notte e lei adagiò il suo capo sulla mia spalla e la sentii finalmente abbandonarsi completamente sulla spalla del suo uomo. Ad un certo punto svoltai e mi infilai in una stradina laterale che scendeva in una baietta. Molto riparata e ben conosciuta da me e qualche guardone. Ma Alessandra questo non lo sapeva. Con la macchina arrivai sulla spiaggia ghiaiosa fino a pochi passi dal mare. Era calmissimo e la luna illuminava tutto.

“Sei venuto spesso… qui? Con le tue morose…” “In che senso, tesoro?” “Porco, porco ed ancora porco… – sbuffò lei sorridendo per l’involontario doppio senso che aveva espresso – A vedere il tramonto, dicevo! E non solo ad eiaculare, uffa! Pensi sempre solo a quello, tu!”

Mi scappò da ridere. “Ma no, dài! Qui ci vengo soprattutto a fare il bagno. Di giorno e di notte… E’ un posticino tranquillo e si può venire qui anche da soli. Ma anche con la morosa, cercando un po’ di intimità….” “Lo fate nudi qui il bagno, immagino…” “Certo, come dicevo il posto è molto tranquillo e riservato. Io sono pure un patito della tintarella integrale e spesso sono riuscito a convincere a prendere il sole in libertà anche le mie morose. A te non piace nuotare libera e nuda nel mare? E poi, dopo, anche prendere il sole… Nuda, naturalmente!”

“L’ho fatto qualche volta in vacanza con un moroso. Ma mai da sola e mai qui in città! Avrei sempre avuto il terrore di mostrarmi nuda ad un mio compagno di facoltà o al mio postino che sarebbero potuti capitare su quella spiaggia per caso… Quanto mi sarei vergognata a mostrarmi così! Tutta nuda!”

Mi scappò da ridere di nuovo. Poi divenni serio. Mi slacciai la cintura di sicurezza. Poi la sua e mi girai dalla sua parte. Era il segnale dell’inizio delle ostilità.

“Ho tanta voglia, Alessandra. Ed è da tanto tempo che aspettavo questo momento!” “Lo so, Fabio, lo so… Sono la tua morosa da quasi due mesi e so benissimo che non ti ho prestato quelle attenzioni che una donna dovrebbe offrire al proprio maschietto… Non oso pensare a quello che hai dovuto farti per calmare i tuoi bollori! Ma tu hai sempre tanta voglia! E che voglia! Ma adesso stai tranquillo… Sono qui, tesoro… Se lo vuoi oggi ti aiuterei io… Solo po’… però… Quello che basterà per farti felice per la prima volta… Se vuoi…”

A quelle parole sussultai e sentii di avere nello slip la prima violentissima erezione. Alessandra avrebbe fatto sesso con me! Ed era proprio la sua prima volta con me.

“Il posto è tranquillo? – mi chiese lei con un filo di voce – Non mi piace mostrarmi troppo quando ballo. Immagina quando faccio certe cose!”

Non le risposi e la baciai. La lasciai senza fiato e lei non riuscì a chiedere e dire più nulla. Sorrise, socchiuse gli occhi e si lasciò sprofondare sul sedile della macchina. Rimase in attesa. Toccava a me! Non persi tempo e feci subito scendere completamente indietro lo schienale imbottito della macchina. Lei si ritrovò distesa davanti a me e notai il suo respiro farsi sempre più affannato.

“Sei rilassata, Alessandra? – le chiesi sottovoce per cercare di tranquillizzarla ulteriormente – Devi fidarti di me. Ti voglio bene, scusami se sono così impaziente ed agitato, ma aspetto anche da tanto tempo questo momento!” Lei divenne seria ed annuì. “Lo so! Tu hai avuto tanta pazienza… Spero di essere capace di soddisfarti. Come vogliamo entrambi e farti finalmente felice!”

Ripresi a baciarla con una certa foga. E con le mani iniziai ad accarezzarla dappertutto. Lei intuì cosa volessi fare. E mi lasciò fare. Subito mi dedicai ai bottoncini della sua camicetta rosa. Con lentezza, uno alla volta, glieli sbottonai tutti. Lei non disse nulla e quando finii l’operazione si sollevò un po’ per permettermi di sfilarle la camicetta. Cosa che feci molto volentieri. Mi apparve il suo piccolissimo reggiseno rosa con dei pizzi e particolarmente trasparente. Faceva fatica a coprire le sue belle tette. Infatti tra i pizzi, grazie alla trasparenza quasi totale dell’indumento intimo, intravidi per la prima volta i suoi capezzoli. Erano piuttosto grandi e visibilmente induriti ed appuntiti. Con decisione le palpai le tette per studiarne per bene la forma e la consistenza.

“Fai piano, tesoro! Sei troppo irruento! Mi fai un po’ male… – mi rimbrottò fermandosi di baciarmi – Cerca di essere un po’ più dolce… ”

Io le risposi impegnandomi a òiberare il gancetto del suo reggiseno. Ci impiegai un secondo e glielo sfilai. Me lo permise lei alzando le braccia al cielo. Finalmente apparve il suo splendido seno. Persi subito la testa vedendo il biancore che circondava le areole. Era la prova che al mare preferiva indossare il reggiseno. Sempre in bikini, quindi, anche evidentemente molto piccolo, ma non in topless! E sopra le coppette del reggiseno le coprivano proprio appena le areole. Le sue tette le mostrava solo al suo moroso! Con foga iniziai a succhiarle i capezzoli ed a lei piacque questo moltissimo. Iniziò subito a gemere. “Sì, sì… Mi piace così, Fabio! Ma fai piano. Ti prego, cerca di essere dolce… Come sei tu! Ed io ho bisogno della docezza di un uomo…”

Incoraggiato da quelle parole, sempre molto lentamente, pensai di occuparmi della sua gonnellina. Gliela sollevai completamente sempre continuando a baciarla con forza e strizzandole un capezzolone. Anche le mutandine erano rosa, trasparenti ma pure loro con dei pizzi che mi negavano un po’ la vista del suo pelo. Sì, non ce la facevo proprio più e volevo vedere finalmente Alessandra completamente nuda e soprattutto la sua fica. Mi feci allora ancora più audace ed infilai le dita di una mano dentro la sua mutandina. E sotto lo slippino percepii un gran calore. Alessandra ebbe un fremito e strinse le cosce. “Ma Fabio! – si lamentò subito lei – Cosa fai?” “Ti sto scoprendo… – cercai di scusarmi uscendo velocemente dallo slip – Sei bellissima!”

Le accarezzai per qualche secondo il ventre ma poi ritornai subito di nuovo dentro la sua mutandina. Notai che non era depilata e che anzi presentava un folto pelo. Avrei voluto continuare a scendere con le mie mani, toccare il suo sesso e scoprire le sue grandi labbra. Allargandole con dolcezza ero certo che avrei potuto sentire anche la sua eccitazione. Ma lei non me lo permise bloccandomi la mano e stringendomela tra le sue cosce che serrò con forza.

“Dài, Fabio! Non fare così… – mi sussurrò allora lei – Non voglio questo! Mi sembrava di aver capito che tu avevi assolutamente bisogno di altro… Mi ero sbagliata?” “No, no… Hai capito perfettamente, Alessandra! Ho tanta, tanta voglia! E vorrei proprio dimostrartelo”. Le presi le mani e gliele feci appoggiare sulla patta dei miei jeans.

“Ehi, uomo! Cosa mi fai sentire…” Non le risposi e mi levai la maglietta. Rimasi così anch’io a petto nudo.

“E adesso tocca te, Alessandra! – le intimai fissandola negli occhi – Fammi vedere ora quanto sei brava oltre che bella!” “Ti piace guardarmi mentre lo faccio? – aggiunse lei subito – Sei proprio un bel porcellino, tu!” “Sì, Alessandra! Mi piacerebbe osservarti quando lo fai e scoprire quanto sei brava!”

Alessandra si sollevò un po’ dal sedile reclinato ed iniziò a slacciarmi la cintura e subito dopo a sbottonarmi la patta dei jeans. Mi guardò negli occhi mentre mi infilò la mano dentro lo slip. La vidi prima spalancare gli occhi e poi socchiuderli. “Ehi! Come ce l’hai grande! – sussurrò quasi gemendo – Devo levarti tutto io, vero? Anche il resto? Scommetto che vuoi restare tutto nudo davanti a me e mostrarmelo per bene…” “Sìììììììì! – quasi urlai – Spogliami! Levami tutto e dopo guardamelo. Ti piacerà, vedrai, tesoro…” La invitai così a mostrarmi quello che era capace di fare e sollevai il bacino per facilitare quello che doveva apprestarsi a farmi.

Lei fu ubbidiente e mi sfilò in silenzio i jeans. Rimase per qualche istante a guardare lo slip e sotto il rigonfiamento molto vistoso appena coperto dall’indumento intimo. “Sù. sù, tesoro! – la incalzai – Non fermarti adesso, sul più bello! Non vuoi farlo anche tu? Vedermi nudo e poi…”

Lei annuì, si guardò attorno per sincerarsi che effettivamente non ci fosse proprio nessuno fuori e lentamente mi sfilò la mutandina. La levò, la prese in mano e la gettò sul sedile dietro. Per pudore non guardò volutamente per qualche secondo il mio cazzo che aveva appena liberato. Poi la curiosità fu troppa e me lo guardò. Rimase esterrefatta, visibilmente soddisfatta ed a lungo in silenziosa contemplazione. Lo fece accarezzandomi i fianchi ed un po’ dopo il pube. Il mio uccello era scattato sù come una molla e si esibiva in tutta la sua pienezza. E le piacque proprio guardarlo. L’uccello del suo uomo!

“Wow! – esclamò lei visibilmente e piacevolmente sorpresa da quella visione – Ma Fabio! Come è bello! Ce l’hai enorme! Mai visto un coso del genere!” “Sono contento che ti piaccia… – le risposi subito naturalmente molto orgoglioso – E lo vedrai all’opera!” “Ma dài, Fabio! – protestò lei fingendosi un po’ imbarazzata – Non si dicono certe cose ad una donna! Non lo sai?”

Come risposta la feci ridistendere sul sedile ribaltato ed io, accovacciandomi, mi sedetti sul suo seno. Il mio uccello si ergeva duro e in piena erezione davanti a lei ed ai suoi occhi spalancati. “Ma Fabio! Cosa fai? Cosa vuoi farmi fare? Così?” “Sì, Alessandra! Lo voglio proprio così! Voglio vedere quanto sei brava e soprattutto contemplarti come e quando mi fai venire… E vedere i tuoi occhi come mi guarderanno mentre verrò!” “Ho capito, ho capito… – gemette lei – Ma mi metti così un po’ in difficoltà, sai! Sei un po’ perverso ed anche un po’ depravato….”

Mi fissò negli occhi ma con tutte e due le mani prese il mio uccello tra le sue dita. Per la prima volta la mia futura moglie se lo prese in mano! E fu meravigliosa nel farlo! Sempre fissandomi me lo scappellò piano, piano. Sì, finalmente Alessandra iniziò a farmi una sega. Proprio come avevo tante volte sognato lei lo facesse! Fantastica! Era proprio bravissima nel fare una seghe ad un uomo. Prima lentamente poi con improvvisa velocità. Come se volesse farmi schizzare subito. Ogni tanto, mentre continuava con una mano a segarmi, con l’altra mi accarezzava lentamente prima il pube e poi le palle. Dalla espressione che fece quando le tastò e quasi le soppesò mi dimostrò tutto il suo apprezzamento. Le aveva trovate lisce, gonfie e piene.

“Da quando non eiaculi, tesoro? Ti sento pieno, pieno…” “Di cosa sarei pieno, Alessandra?” “Lo sai bene cosa intendo… Mmm… Mi sembra di capire che ti piacerebbe moltissimo che te lo dicessi io, vero?” “Oh sì. Alessandra! Tantissimo!” “Ma uffa! Mi vergogno a dire certe cose. Sono cose di voi uomini e mi si arrotola la lingua nel dirle io! Non uso mai dire certe parole!” “Le dirai adesso, se vuoi farmi spruzzare…” “Ma Fabio, cosa dici…” “Coraggio, Alessandra, dillo!”

Lei sollevò gli occhi al cielo e divenne tutta rossa in volto. “Sei pieno di… – iniziò lei ancor più titubante – Sei pieno di….” “Di? – la incalzai allora io senza pietà – Pieno di cosa?” “Della tua cremina bianca! Ma tanto puzzolente! Accidenti a voi maschiacci! La fate tutti così…” “Non capisco, Alessandra! – insistetti allora io perfidamente – Di quale cremina parli? E di quanti maschietti hai assaporato quella cremina?”. “Ma insomma! – sussurrò allora lei con un filo di voce visibilmente imbarazzata ed offesa per quell’ultima insinuazione – Ma Fabio! Non si chiedono certe cose del passato alla propria morosa. E poi… Insomma… Mi sembra che tu sia proprio gonfio e pieno, pieno di… pieno di sperma! O preferisci che la chiami proprio… sborra? La chiamate proprio così voi uomini, vero? Uffaaaaa…. Sborra, sborra, sborra… Soddisfatto, ora, che me l’hai fatto dire?”

E mentre me lo diceva aumentò il ritmo della sega. “Ti piace tanto, Fabio, come ti faccio la sega? E adesso che ti ho detto come volevi anche la parola sborra verrai presto?” “Sei bravissima a fare una sega, Alessandra. Sto quasi per venire. Mi manca poco, sai…”

Alessandra allora si impegnò ancor di più. Continuava ad accarezzarmi le palle e variava continuamente il ritmo della sega. Con il dito indice poi mi sfiorava continuamente il glande per sincerarsi della eventuale fuoriuscita di qualche gocciolina liquidissima di sperma. Lei evidentemente sapeva che quelle gocce le avrebbero annunciato con qualche attimo di anticipo il mio orgasmo e la mia gran sborrata finale. Intuii così che la donna che mi stava segando aveva già avuto delle esperienze e conosceva bene il maschio…

Ma io non avevo alcuna intenzione di spruzzare così il mio seme. Il mio uccello era troppo vicino alla sua bocca e sentivo il suo respiro affannoso. Pensai che mi sarebbe proprio piaciuto mettere in bocca ad Alessandra il mio uccello. L’avevo sognato! Ed avevo sborrato a fiotti pensando che lei un giorno me l’avrebbe fatto! Ritenni che a quel punto dovevo proprio tentare quindi di farmi fare da lei il bel pompino. La sua bocca era troppo vicina al mio glande ed ardevo dal desidero di scoprire se era brava a spompinare un uomo come lo era a segarlo.

Liberai il mio uccello dalle dita di Alessandra e presi le sue mani tra le mie. Feci prendere ad una Alessandra sempre più sorpresa la posizione della crocefissa. La immobilizzai così e lentamente risalii un po’ con lo scroto fino alla sua bocca. Lei non gradì la posizione che avevo assunto tenendo appoggiati i miei testicoli sulle labbra e mi scrutò con uno sguardo interrogativo. No, non le piaceva proprio che le strofinassi i miei coglioni un po’ pelosi sulle sue labbra che teneva ben serrate.

“Ho troppa voglia di te, Alessandra! Mi vuoi aiutar un po’ di più?” “Non ti piaceva quello che ti stavo facendo? Mi sembrava che tu stessi per venire… Ed era quello che ti avevo promesso…” “Oh sì, Alessandra… Sei stata fantastica nel farmi la sega. Ma io…” “Ma tu? – mi chiese sospettosa spalancando gli occhi – Mi sembra proprio che a te non basti quello che ti stavo facendo… O per lo meno non volevi venire così! Sbaglio?” “Non sbagli, tesoro! – le dissi cercando di iniziare l’opera di convincimento – E mi sembra che anche tu te ne sia accorta!”

Seguì un lungo silenzio. Poi, mentre facevo ballonzolare con suo gran fastidio il mio scroto sulla sua bocca, mi feci coraggio, ripresi a parlarle e soprattutto a tentare di convincerla.

“Alessandra, hai un bellissimo sorriso ed una bocca meravigliosa! – ripresi a bassa voce – Sono pure certo che sei una gran femmina e bravissima a fare certe cose!” “Ma Fabio… – mi interruppe subito di nuovo intuendo già qualcosa – Cosa vuoi dire?” “Non lo immagini, tesoro?” “Sì, Fabio, lo immagino… Anche a te, come a tutti gli uomini, piacce da impazzire quella cosa!” “E a te, Alessandra, non piace farla?” “Insomma… Non tanto, Fabio! E lo faccio solo se ho raggiunto già una grande intimità con il mio uomo.”

“E con me? L’hai già raggiunta queste intimità?” “Ma Fabio, sono qui, sono mezza nuda e ti sto masturbando! Sei il mio moroso e cerco di farti avere un primo bellissimo orgasmo… Voglio aiutarti a venire ed a liberarti. E mi sembra di esserci quasi riuscita…” “E allora, tesoro, io ho tanta voglia di vedere come lo faresti… Anche quello!”

“Ma Fabio! Come vuoi che lo faccia… Dimmelo chiaro! Non sono più una bambina. Ho avuto anch’io qualche esperienza. Purtroppo non tutte sono state belle!” “Ma Alessandra, io sono il tuo moroso! E comincio a volerti anche bene!”

Lei sbuffò e divenne improvvisamente serissima. “Me lo hanno detto già tanti e me lo ha detto anche lui!” “Lui chi? Il tuo ultimo moroso gelosissimo?” “Oh no, lui era uno sciocco e geloso delle persone sbagliate.” “Non capisco, Alessandra…”

Lei rimase un po’ in silenzio ma presto poi iniziò a raccontarmi ciò che evidentemente la angustiava ancora tantissimo. La mia futura moglie ne aveva evidentemente il bisogno. Le mie parole l’avevano convinta a sfogarsi. Continuò allora ad accarezzarmi il mio cazzo che aveva davanti agli occhi e fece un lunghissimo sospiro.

Continua “No, non è stato il mio moroso, quella volta! – iniziò allora lei – Quello sciocco ragazzino lo scaricai quando mi fece la scenataccia di gelosia all’università per la mia partecipazione al concorso di Miss Università.

Alessandra si era trasformata subito in un fiume in piena. “Ma appena si sparse la voce che ero libera fui naturalmente aggredita da una infinità di uomini, più o meno giovani. Erano miei coetanei e compagni di facoltà, ma non solo… Chiaramente tutti volevano soprattutto portarmi a letto, divertirsi con me e scoprire quanto fossi brava a far l’amore! O almeno quelle cosine che piacciono tanto a tutti voi maschiacci!”

“Questo lo so. Li ho visti anch’io all’opera! Ma è successo qualcosa in particolare?”

“Non so se faccio bene a raccontarti quello che mi accadde! Ora sono qui e sono oggi la tua morosa. Ho il tuo coso in mano e non sono sicura che ti piaccia sapere certe cose! E proprio mentre me l’hai messo davanti agli occhi e mi hai chiesto anche tu quella cosa!”

Con una mano la accarezzai. “Oh no, Alessandra, non preoccuparti! Mi piace sai che tu ti racconti…”

Lei si mostrò stupita. “Ne sei sicuro? Non sei geloso del mio passato?” “No, sono solo curioso e mi piace tantissimo immaginarti…”

Così le dissi e contemporanea mentre lei riprese dolcemente e lentamente a farmi la sega che avevo interrotto, io aumentai la pressione del mio scroto sulla sua bocca. Il glande si posizionò sopra il naso e vicinissimo agli occhi.

Lei sbuffò. “Dài, Fabio, non fare così! Non mi piace… Mi sembra di essere violentata! Certe cose le faccio solo se le voglio fare io ed in certi momenti molto particolari!”

“Non dovevi raccontarmi qualcosa? – insistetti allora io – Ti sto ascoltando….”

“E va bene. Fabio. Se proprio lo vuoi… Mai mi è difficile raccontare certe cose con il tuo coso tra le mie dita ed appoggiato sulle mie labbra! Ma mi prometti poi che dopo non mi considererai come una puttanella?” “Te lo prometto, Alessandra…”

“Devi allora sapere che uno dei miei spasimanti, molto più astutamente, quando seppe che ero in crisi con il mio moroso, tentò ugualmente di circuirmi in maniera molto più subdola. Era l’assistente, molto giovane ma con qualche anno più di me, del mio vecchio professore di statistica.

“Sì, proprio quel vecchio trombone che mi aveva bocciata già tre volte ed che ogni volta mi umiliava prima di cacciarmi ed invitarmi a tornare al prossimo appello! Più preparata… Il suo giovane assistente, sempre presente agli esami, finse di mostrarsi impietosito e mi avvicinò allora una volta dopo l’ennesima bocciatura. Piagnucolavo e mi aveva vista così tanto demoralizzata…”

“E pure tanto carina! – aggiunsi io subito con cattiveria – Questo non mi sorprende…”

“Effettivamente ben presto iniziò a corteggiarmi con una certa discrezione ed io lo lasciai fare un po’. Era carino, gentile e pure simpatico… Ci fu qualche bacio e qualche carezza più ardita. Una volta tentò di mettermelo in mano. Era eccitatissimo e me lo chiese… Io non volli, allora. Ma io ero pure sempre più preoccupata per il mio esame di statistica che non riuscivo a superare. E lui era l’assistente di quel vecchio rimbambito…”

“E tu avevi quindi fraternizzato abbastanza con l’assistente del vecchio professore… – la interruppi – Comincio a capire!” “Non essere anche tu cattivo, Fabio. Lui mi disse che mi voleva pure bene e che gli dispiaceva troppo che non riuscivo a superare quell’esame…” “E allora? – insistetti – Racconta, racconta Alessandra..”

“Il giovane assistente era sposato e questo mi tranquillizzava, ma proprio questo mi trasse in inganno. Mi disse che lui conosceva bene il professore e che sapeva particolarmente bene quali fossero i suoi punti deboli. E soprattutto i suoi vizietti! Mi chiese subito se io ero un donna almeno un po’ spregiudicata, disinvolta e soprattutto un po’… disponibile!”

“Capisco – la interruppi subito – Ed immagino quali fossero i vizietti del vecchio prof. Sicuramente riguardavano in particolare le più belle studentesse della sua facoltà!” “Esatto! – mi rispose sottovoce Alessandra – Emanuele, il giovane assistente tanto innamorato di me, mi spiegò cosa avrei potuto fare per aggirare l’ostacolo.”

“Sono molto curioso, Alessandra!”- le dissi io incoraggiandola a continuare ed accarezzandole con dolcezza i capelli – Continua, continua Alessandra…”

“Emanuele aveva fatto parte della giuria di Miss Università. Mi aveva vista in costume da mare ed anche lui era rimasto abbagliato dalla mia bellezza. Casualmente ne aveva parlato il giorno dopo anche con il vecchio professore e lo aveva pure informato che la bellissima Miss Università avrebbe dovuto presto sostenere per l’ennesima volta il suo esame. E lui l’aveva gìa parecchie volte maltrattata! Ma il vecchio docente… – continò Emanuele a svelarmi – Aveva un debole per le belle studentesse. Soprattutto se un po’ spregiudicate ed un po’ disponibili.”

“E allora? – chiesi ad Alessandra sempre più incuriosito – Il buon Emanuele si propose per aiutarti ed ad unire così il tuo utile al suo dilettevole?” “Sì, Fabio… Mi fece in pratica una proposta indecente. Mi promise che mi avrebbe raccomandata. Dovevo però prima essere carina con lui… Almeno un po’…” “Ossia? – la incalzai con crescente interesse – Come avresti dovuta essere carina con lui?”

“Non lo immagini Fabio? – mi rispose Alessandra con un filo di voce – Io non lo pensavo, così…”

“Una sera, scaricata la moglie, mi portò a cena nel più lussuoso ristorante della città. Mi fece bere anche un po’. Io l’alcol non lo reggo proprio… Poi mi fece salire nel suo appartamentino… Sua moglie non sapeva proprio di quella soffittina! Era evidentemente la sua camera da letto alternativa a quella matrimoniale!”

“Posso immaginare come sia proseguita la serata! – sospirai io subito – Eri entrata nella tana del lupo!” “Sì, ma lui prima mi disse che doveva spiegarmi i dettagli del piano con il quale bisognava aggirare l’ostacolo dell’esame. Lui mi voleva bene e voleva tanto che ci riuscissi… Ed inizialmente si comportò bene.” “Poi?” “Uffa, Fabio! Dopo lo fu un po’ meno… Come tutti i maschietti!”

Quella risposta mi incuriosì ulteriormente ma soprattutto lei scoprì che lei aveva iniziato a provocare in me un particolare turbamento. Insomma, mi stava intrigando. Vedere Alessandra da sola nell’appartamento di un altro uomo e diventare la sua preda mi eccitava e me lo fece diventare ancora più duro! E lei se ne accorse facendo però finta di nulla.

“Emanuele mi svelò che il vecchio prof amava all’inizio soprattutto guardare!” “Guardare? – la interruppi subito io – In che senso?” “Era un esteta e gli piaceva il bello. Il bello femminile, naturalmente! Molte delle sue studentesse erano state in passato particolarmente carine. E con quelle lui si era accanito con le bocciature! Più erano carine e più erano condannate ad essere ripetutamente respinte al suo esame. Come lo ero stata anch’io. E per questo ero disperata.

“Emanuele per questo allora aggiunse che il vecchio poteva essere addolcito. Ma le cose dovevano essere fatte con molta discrezione. Il vecchio professore inizialmente non doveva assolutamente apparire. Era lui, Emanuele, a dover prima darsi da fare e gestre il tutto. E proprio lui mi svelò che il professore per prima cosa preferiva e pretendeva delle foto delle sue studentesse candidate al superamento del suo esame. Un po’ particolari, naturalmente… Ma lui, vecchio ed imbranato, era impacciato nell’approccio delle giovani studentesse e quindi toccava al suo assistente coinvolgere e convincere le giovani donne. Ed il vecchio professore aveva totale fiducia nel buon gusto del suo assistente.”

A quelle parole io trasalii e chiesi ulteriori spiegazioni. “Emanuele precisò che al vecchio docente non piacevano le foto volgari. Tutto il resto era ben accetto. Alla mia domanda se fosse necessario e sufficiente un mio selfie Emanuele mi rispose con un sorrisetto e mi ripetette che era lui l’uomo di fiducia del professore e solo lui poteva procurargli il materiale fotografico. Sì, il giovane assistente era proprio lui la garanzia del vecchio professore di statistica! Sulla qualità e soprattutto sulla disponibilità delle studentesse! Temeva lo scandalo e voleva delle garanzie che solo lui era in gradi di fornirli.”

“Quindi? – continuai io ad indagare – Sarebbe stato il giovane Emanuele il fortunato ed esclusivo giudice della bella Alessandra?” “Sì, e naturalmente lui sarebbe stato ben disponibile a farmi delle belle fotografie, valutarle e, se poi interessanti, sottoporle dopo anche all’attenzione ed al giudizio del professore… Ma solo dopo il suo primo e fondamentale giudizio e la sua valutazione positiva! Ed uffa! Emanuele continuava a ripetermi con assillante insistenza che il vecchio aveva totale fiducia in lui! Solo in lui…”

A quelle parole tutto mi diventò molto chiaro. E provai piacere a continuare nel piccolo interrogatorio ad Alessandra. “Avresti quindi dovuto farti fotografare… Forse anche nuda! Sbaglio?”

“Questo allora Emanuele all’inizio non me lo disse. Io non mi ero mai fatta riprendere nuda da nessuno. Lui lo immaginava e questo avrebbe reso ancora più preziosa la mia eventuale prima ed esclusiva prestazione che avrei a lui offerto!

“Lui mi parlò inizialmente solo di foto artistiche. Mi accennò evasivamente anche eventualmente di alcune altre foto. Forse un pochino più spinte. Ma solo se io gli avessi dato il mio permesso. Sì, insomma, anche un po’ più scabrose… Ma io, aggiunse subito lui, io non ero più una bambina… Ero già maggiorenne e già una bellissima donna…”

“Ma Alessandra! – la interruppi sempre più intrigato da quel racconto che cominciava a diventare sempre più interessante – Non ti eri veramente mai mostrata nuda prima?” “No, Fabio, ma non essere indiscreto! Te lo giuro. Mai così… L’ultimo moroso me l’aveva chiesto. Ma io non mi sono mai fidata. Fino a quella sera, con Emanuele. Cedetti, ma in buona fede… E per necessità! E volevo farlo solo un po’… Qualche posa soltanto, un po’ particolare…”

“E quella sera, quindi… – la incalzai io senza esitazioni – Lui allora ti convinse a farlo?”

“Oh, Fabio! Mi fece bere uno stranissimo e fortissimo intruglio. Io sentii subito un gran caldo e mi sentii un po’ annebbiata. Sorridendo gli chiesi allora un po’ imbarazzata cosa dovessi fare. Emanuele mi rispose che se volevo potevo iniziare con lo spogliarmi. Lentamente, però, senza fretta ed un po’ alla volta. E lui, sempre se mi andava, avrebbe anche fatto degli scatti durante quello che sarebbe stato il mio primo spogliarello. Molto privato, però. Solo per lui, che avrebbe così potuto iniziare a giudicami. Poi, aggiunse Emanuele, quei primi scatti sarebbero stati forse visti anche dal professore. Ma solo se lui, il mio primo ed improvvisato fotografo, mi avesse giudicata meritevole e soprattutto se io l’avessi autorizzato a mostrarli al vecchio.”

“Mi sembra che non opponesti molta resistenza, Alessandra!” “Mi aiutai pensando che qualche settimana prima alla elezione di Miss Università ero stata abbondantemente fotografata in costume da bagno. Feci finta di non ricordarmi che in quel momento nell’appartamentino di Emanuele invece indossavo un reggiseno e un perizoma ridottissimi e molto particolari. Sapevo bene insomma che non indossavo un bikini da mare ma bensì un intimo da urlo!”

“Come quello di oggi? – le chiesi ridacchiando – Hai indubbiamente un buon gusto nello scegliere l’intimo…”

Il racconto di Alessandra mi stava eccitando sempre di più. E il mio cazzo si ingigantiva ancor di più davanti agli occhi sgranati di lei. Lei se ne accorse e questa volta non mi nascose il suo stupore!

“Ma Fabio! – si lamentò allora lei – Ma tu… ma tu ti stai eccitando sentendo questa mia disavventura!” “Ma no, Alessandra. Mi ti confesso che mi sarebbe però senza dubbio piaciuto assistere alla scena…” “Ma tesoro! – mi chiese allora lei incredula – Ma non ti dà fastidio che la tua morosa sia stata raggirata da un altro uomo? E che stava per fotografarla in intimo?” “No, Alessandra, al contrario… – sorprendendomi io stesso della mia eccitazione – Continua, continua pure!”

“Quando mi invitò a spogliarmi rimasi egualmente per qualche istante senza parole. Però pure lui mi incoraggiò nel soperare il mio maturale imbarzzo ricordandomi che mi aveva già vista ed apprezzata in bikini all’elezione di Miss Università. Aggiunse che anche altre giovani donne come me avevano fatto all’inizio dei capricci. Poi, un po’ alla volta, si erano lasciate andare… Avevano superato il comprensibile iniziale imbarazzo… E si erano poi anche quasi divertite…”

“E tu accettasti, allora, Alessandra?” “Mi girai e gli chiesi se gentilmente potesse aiutarmi…” “Non capisco, tesoro!” “Ma uffa, Fabio! Devo proprio dirti tutto? Sì, insomma, dopo essermi girata e raccolti i capelli dietro la nuca lo invitai ad aprirmi la lunga cerniera del vestitino nero che indossavo. Lui non si fece pregare e mi aprì completamente dietro il cortissimo tubino che avevo scelto per la serata. Mi sbucciò, praticamente! Il vestito scivolò a terra e rimasi così, girata, con il solo intimo! Ero imbarazzatissima, ero rimasta solamente in mutandine e reggiseno davanti ad Emanuele. Il quale, adducendo all’eccessivo caldo della stanza, pensò bene di spogliarsi pure lui e di rimanere con addosso un attillatissimo slip. Dovetti ammettere che il giovane uomo era molto prestante…

“Incuriosita dai rumori sospetti che avevo sentito alle mie spalle, io sbirciai girandomi un po’ per qualche istante. Non potei infatti non notare, oltre a dei ben torniti pettorali ed un ventre piattissimo da palestrato, un notevole gonfiore appena nascosto dalla piccola mutandina. E mi accorsi che l’uomo non era proprio depilato. Un po’ del suo pelo fuoriusciva dall’elastichino del suo indumento intimo. Mi scappò un sorrisetto. Lui capì che avevo visto ed apprezzato tutto! Uffa, ero sempre una donna! Una giovane donna! E lui un bellissimo esemplare di giovane maschio con addosso solamente una piccola mutandina nera! In competizione per dimensioni con il mio peri!”

“Non ti era proprio dispiaciuto dopotutto di vederlo così il maschietto!” “Ma Fabio! Te l’ho detto! Ero e sono sempre una donna! In crisi con il moroso e confesso che in quel momento ero anche un po’ alticcia… Quegli intrugli che lui mi aveva fatto bere avevano iniziato indubbiamente a far effetto…”

“Eri ubriaca?” “Assolutamente no! Ma ero un po’ sù di giri e vittima dei fumi dell’alcol… E per la situazione che lui aveva abilmente creato! Ed io ero così giovane ed un po’ ingenua…”

“Eccitata come lo sei adesso?” “Ma Fabio! Tu sei il mio moroso. Emanuele non lo era…”

“Allora continua, Alessandra, continua…”

Alessandra rimase per qualche secondo in silenzio. Poi riprese il racconto. “Emanuele immediatamente non perse tempo e senza tregua mi scattò delle foto. Sempre cercando di farmi partecipare e di farmi prendere delle pose sempre più provocanti. Come quando, dopo avermi fatto raccogliere i capelli dietro la nuca, mi invitò a girare solo il volto verso di lui. Mi voleva con un sorriso, smagliante come era il mio, ma soprattutto complice. Lo accontentai ma al sorriso smagliante si sostituì una smorfia di evidente disagio e la lingua che gli mostrai indispettita per quello che stavo facenco. Fece clic ed immortalò così il mio primo momento di imbarazzo.

“Gli feci allora notare che quella foto non mi sembrava molto artistica. E che io non ero proprio una modella di intimo femminile! Lui fece finta di nulla e perseverò.

“Mi infastidì ancora di più infatti parecchio quando mi fece sedere sul divano con le ginocchia ben tirate sù e soprattutto le lunghe gambe ben allargate. La mutandina nera, come il reggiseno, oltre che orlata di pizzo, era parecchio trasparente. Mostrava indubbiamente troppo. Sotto! E in quella posizione mi invitò di nuovo a raccogliermi con le due mani tutti i capelli dietro la nuca. Assunsi per lui così una posizione evidentemente molto sensuale. Indubbiamente la posa lo era, come le trasparenze che pure ero costretta così ad offrire al giovane uomo…”

“Dovevi essere splendida così! Anche se non eri ancora nuda!”

“Ma Fabio! Non era proprio nelle mie intenzioni in quel momento di farmi riprendere senza nulla addosso!”

“Ma lui non si fermò certo lì! – insistetti allora io – A quel punto… Eri già solamente in mutandine e reggiseno… Piccoli, di pizzo e neri! E tanto, tanto trasparenti…”

“No, non si fermò lì. Mi disse infatti allora che al professore piacevano anche degli scatti di un altro tipo…”

“Lo sospettavo! – aggiunsi subito io – Sei troppo bella Alessandra per non fare anche quel tipo di foto”.

“Ma Fabio! Uffa! Cosa dici? – brontolò ancora Alessandra – Non dire queste cose! Sono la tua morosa, oggi! E quella sera anche se giovane ed inesperta non ero una puttanella! Come non lo sono ora! E faccio fatica a raccontarti queste cose. Così, adesso…”

Feci finta di non sentire e continuai ad invitarla a raccontare.

“Emanuele allora mi chiese con estrema naturalezza di alzarmi dal divano e togliermi almeno il reggiseno. Era sicuro che io avevo delle tette favolose e lui era molto curioso di vederle e di apprezzarle… Nude, senza reggiseno e con i miei bei capezzoloni ben in evidenza. Lui non aveva potuto farlo alla sfilatina di Miss Università dove io non avevo proprio voluto levarmi il reggiseno. No, non avevo proprio voluto quella volta mostrare le mie tette a tutti!”

“Gli chiesi se fosse proprio necessario togliermelo… Adesso, lì…. Mi vergognavo un po’, in quella stanza, da sola, con un uomo che mi guarda. Lui mi ripeté la necessità di certe fotografie e mi chiese se doveva aiutarmi come aveva fatto con il vestitino. Io brontolai e gli dissi che quello lo avrei fatto da sola e che non avevo bisogno di aiuto nello sfilarmi il reggi! Mi rigirai e mentre gli mostravo la schiena mi sganciai il reggiseno. Ma dopo averlo lanciato con stizza a terra feci buon viso a cattivo gioco. Mi coprì frettolosamente il seno con un braccio e mi girai di nuovo verso di lui. Con gli occhi socchiusi e mostrandogli la lingua! Non mi accorsi di aver così reso ancora più sexy la fotografia che lui subito scattò!”

“Va bene così? – gli chiesi fissandolo negli occhi – Il reggiseno non c’è più! Ma uffa le mie tette non te le mostro! Soddisfatto, ora?”

“Quella posa con la modella molto infastidita doveva essere molto eccitante e sentii infatti un’autentica raffica di scatti. Con me imbronciata ed evidentemente in difficoltà lui esaltò la sua arte fotografica! Non soddisfatto mi fece girare e mi fece raccogliere di nuovo i capelli dietro la nuca. Dovevo essere molto bella vista così da dietro! Con la schiena tutta nuda e il microscopico perizoma. Ma non gli bastò. Nonostante le mie proteste mi fece così allargare leggermente le gambe e poi mi invitò a piegarmi di più in avanti. Almeno un po’… Come dovessi raccogliere un fiorellino nel prato…”.

“Alla pecorina, Alessandra, ti ha messa alla pecorina…” “Sì, Fabio, sì… Alla pecorina. E, così allargata, il filetto del perizoma mi tradiva e mi copriva dietro appena la parte più intima del mio sesso. Lo sentì armeggiare ed avvicinarsi. Mi invitò a stare ferma, a non pensare che la stessi riprendendo ed a lasciarmi andare. Mi disse che mi avrebbe fatto una foto un po’ più particolare. Non ebbi il tempo di replicare e, cogliendomi impreparata, sentii dietro la sua mano improvvisamente e velocemente farmi scivolare giù a mezza coscia il perizoma. Quel porco mi aveva abbassato il perizoma! Per qualche istante, sorpresa, non intesi quello che mi aveva combinato. Il mio sesso, visto da dietro, era così rimasto scoperto ed in balia della fotocamera del telefonino di lui!”

“Quando capii quello che lui mi aveva combinato mi allungai tutta indietro con un braccio e mi coprì velocemente il sesso con una mano. Brontolai e protestai. Non volevo essere stata immortalata da dietro con la mia fichetta spalancata ed in bella mostra! Gli ricordai che non erano quelli i patti! Mi feci promettere che avrebbe eliminato quella foto. Lui non rispose e cercò di calmarmi.”

“Mi dispiace, Alessandra, ma non ne sarei molto sicuro che lui l’abbia fatto… Era riuscito a catturare in uno scatto la fica vista da dietro e probabilmente ben spalancata di Miss Università!”

“Ma uffa! Lo so, tesoro, ma io in quel momento mi dovetti fidare. Anche perché la situazione era ormai degenerata! Mi aveva costretta in quella posizione che io non volevo! Alla pecorina, praticamente nuda e le mutandine scese fino alle ginocchia! Uffa! Indubbiamente un bel vedere, per lui!””

“In che senso la sentivi degenerata? – chiesi allora ad Alessandra strofinando di nuovo con sempre maggior insistenza il mio scroto sulle labbra della sua bocca – Cos’era successo chr ti aveva ancora turbata?”

“Mentre gli mostravo la schiena ed ero impegnata a coprirmigoffamente il sesso lui aveva deciso di levarsi lo slip e di rimanere anche lui completamente nudo. Così l’avrei visto, davanti a me, se mi fossi girata in quel momento! Fotografarmi così lo aveva evidentemente molto eccitato ed infatti, quando mi invitò a girarmi verso di lui, mi mostrò orgogliosamente una violentissima erezione. Emanuele aveva un pene veramente notevole ed io non potei non spalancare per un attimo gli occhi.”

“Non come il mio, spero! – le dissi sperando in un suo diniego – Prima hai detto di non aver mai visto uno come il mio…” “Diverso! – replicò prontamente la donna che sarebbe diventata mia moglie – Era più corto ma piuttosto grosso. Forse un po’ più del tuo… E pieno di venature, dappertutto… Uffa! Ti basta, Fabio?”

“E a lui bastò mostrartelo?” “No, Fabio! Non gli bastò!”

“Me lo immaginavo, Alessandra, me lo immaginavo…”

“Mi disse che gli mancava ancora qualche foto. Gli dissi brontolando che ero ormai già praticamente nuda davanti a lui e che mi aveva scattato già tante foto. Troppe per me! Ed anche di un certo tipo e che non mi avevano fatto felice! Ma che avrebbero sicuramente eccitato qualsiasi uomo. In particolare il professore! Ma lui mi fece intendere che non gli bastava. Il vecchio prof voleva anche delle foto di nudo… Nudo integrale, naturalmente!”

“Emanuele ti voleva quindi fotografare proprio nuda! Per il professore… Voleva la tua fica! Per lui…”

“No, Fabio! Non solo per il professore! Anche per lui. La situazione creatasi lo aveva eccitato come eccita ora te! Mentre mi parlava e mi invitava a sfilarmi lo slip lui si masturbava violentemente. Davanti a me e insisteva chelo guardassi senza vergognarmi mentre lo faceva.

“Ed aggiunse che anche lui voleva vedermi completamente nuda. Lo avrei aiutato a raggiungere l’orgasmo che sentiva stava per avere. Gli sarebbe piaciuto tantissimo così. Spruzzare tutto il suo seme davanti a me! Sì, mi disse proprio così! Voleva schizzare tutto il suo seme mentre lo guardavo! Sì, sì, disse proprio così! E continuò precisando che gli piaceva farlo così e che avrebbe spruzzato tantissimo! Ma dopo mi avrebbe sicuramente raccomandata al professore. E concluse dicendomi che così io avrei sicuramente superato quel maledetto esame di statistica che io tanto odiavo!”

“E tu, Alessandra, cosa facesti?”

“Ero confusa e non sapevo cosa fare. Temevo che tutto quello che avevo fatto fino ad allora fosse diventato inutile. E lui, Emanuele, stava veramente soffrendo! Si quasi contorceva… Vedevo che stava per venire…”

“Quindi? – le chiesi eccitatissimo – Accettasti e lo accontentasti, vero?” “Un po’ sì! Lentamente mi sfilai la mutandina. Lui immediatamente mi fotografò mentre facevo scivolare piano lo slippino ai miei piedi. Poi però io mi coprì subito dopo ed immediatamente con una mano la passerina che involontariamente, sfilandomi completamente il peri, ero stata costretta così a scoprire ed offrire in visione integrale ad Emanuele ed alla sua fotocamera! Sì, Emanuele aveva visto la mia fica! E così ero indubbiamente stata colta in una posa molto sexy. Ed io ancor più imbarazzata. Con un braccio mi coprivo il seno e con la mano dell’altro il sesso”.

“Sapevo però che lui era anche riuscito per pochi istanti purtroppo anche a fotografarmi completamente nuda! Sì, era riuscito anche a catturare anche la mia giovane fica. E, purtroppo, anche con dei primi piani. Per lui splendidi! Era però riuscito a fare solo due o tre scatti, però… Ma sufficienti per me! ”

“Finito? – le chiesi allora sospirando ad Alessandra – Catturando anche la visione della tua bellissima fica mi sembra che lui avesse ottenuto tutto quello che aveva voluto! La fica di Miss Università! La serata si concluse così?”

Alessandra rimase in silenzio per qualche istante. Poi sottovoce riprese a parlare, cercando il mio sguardo e la mia comprensione per quello che stava ancora per svelarmi.

“Fabio, prima tu mi hai chiesto di aiutarti. In quella maniera… Ricordi?Anche lui, come te adesso, era in difficoltà e con un filo di voce mi pregò allora anche lui di aiutarlo e di fare qualcosa per lui. Era pieno di… voglia… Lo avevo eccitato troppo mostrandomi in quelle pose così sexy e poi anche nuda! Io gli replicai che l’aveva voluto lui! Non l’avevo infatti voluto io e neppure ero felice che lui stesse ora così male vedendomi così… E pensavo lui riuscisse a controllarsi!”

“Emanuele allora insistette che aveva dovuto farlo per il professore! E che ora doveva assolutamente eiaculare perché era pieno di… seme! Mi supplicò… Fu sfrontato! Mi chiese addirittura se fossi stata capace di soddisfarlo con un rapporto orale! Mi confessò che adorava quella cosa! Ed era sicuro che sarei stata bravissima a succhiarglielo… E che mi sarebbe anche un po’ piaciuto!”

“Voleva un tuo pompino, quindi! Glielo facesti, tesoro?”

“No, non volevo farglielo! Ma sempre più sfrontato mi spiegò che potevo scegliere tra lui e il professore! Non gli risposi e cercai di limitare i danni. Il prof era così vecchio! Emanuele era giovane… E carino… Lui si era intanto adagiato nudo sul divano e, superando le mie resistenze, mi aveva fatto inginocchiare davanti a lui tra le sue gambe spalancate. Prese con forza la mia nuca tra le sue mani e senza esitazioni me lo mise in bocca.

“Io gemetti per un po’, sospirai a lungo e riuscii prima solo a dire con un filo di voce che non volevo… Uffa! Non volevo farglielo così perché lui non era il mio uomo! Come risposta lui iniziò forsennatamente a scoparmi la bocca. Sentii forte l’odore del suo uccello che immediatamente mi cresceva dentro la mia bocca. Sempre di più! Appena lui percepì il rumore della mia saliva che aveva subito abbondantemente bagnato la sua asta e la mia lingua ruotare attorno al suo glande, cominciò a smaniare ed impazzì dal piacere. Stava già per venire! Sputai il suo uccello ed a voce bassissima, gli piagnucolai che non mi piaceva proprio lo sperma. Non mi ero mai fatta schizzare in bocca e soprattutto non avevo mai fatto dopo a nessuno l’ingoio!”.

“Ed era vero! – aggiunse ancora la mia futura moglie – Non mi era mai piaciuto l’odore e il sapore del vostro sperma! Ma lui fece finta di non sentire e continuò a stantuffarmelo dentro fino in gola!”

“Oh, Alessandra! Come avrei voluto vederti mentre lo facevi, costretta da quel porco! – la interruppi per un istante – Dovevi essere proprio bella con tutto quel coso in bocca!” “Ma Fabio! Cosa dici! – protestò subito lei incredula a quelle mie parole – Non ti capisco proprio… Sei un porco! Anche tu!”

“Mi piace sentirti raccontare, Alessandra…. “ “L’ho capito, l’ho capito! Permettimi di non capisco, però…. Sono la tua morosa, oggi! Ti piace immaginare mentre faccio quella porcata ad un altro maschio?” “Sì, Alessandra…. Ma è la prima volta che mi eccito in questo modo!” “Lo vedo! – miagolò lei notando il mio uccello ingrandirsi ancor di più davanti ai suoi occhi sempre più spalancati – Come sei eccitato! Il tuo coso è diventato grandissimo! E’ proprio enorme…”

Dopo una breve pausa lei si fece però scappare un piccolo sorrisetto molto malizioso per quello che le avevo rivelato e sempre più rossa in volto continuò nel racconto.

“Io allora improvvisamente sentii una prima gocciolina liquidissima dello sperma di lui sulla mia lingua. Intuì che lui era proprio pronto, che stava per venire e che fra poco avrebbe schizzato tutto il suo seme. E sapevo benissimo dove avrebbe voluto farlo! Emanuele ebbe però ancora la forza prima dell’estasi e dell’orgasmo di scattare una foto ed immortalarmi con il suo uccellone nella mia bocca spalancata. Gemetti e protestai rumorosamente per quello scatto che pure mi abbagliò. Non volevo proprio essere immortalata così, con un uccellone in bocca!”.

“No, non volevo quella foto! Proprio nessuno mi aveva mai fotografata con un uccello in bocca! Lui non si preoccupò dei miei lamenti ed anzi subito dopo con un altro scatto catturò anche la mia espressione di disgusto che non riuscii a nascondere subito dopo essere stata costretta ad assaggiare la prima gocciolina del suo sperma che era uscita dal suo glande!

“Ero furente ma fui brava allora a divincolarmi dalla sua presa ferrea proprio un istante prima che spruzzasse il primo, enorme e violentissimo fiotto di sperma. L’avevo fatto raggiungere l’orgasmo e stava venendo! Ma mi colpì nell’occhio che avevo tenuto aperto perché lui mi aveva ordinato che io lo guardassi… Proprio mentre schizzava! Fu il primo fiotto di una lunghissima serie di spruzzi. E fui subito strapiena di sperma dell’uomo. Mi sporcò dappertutto e mi riempì tutta la faccia, i capelli e il collo! E il suo sperma filamentoso, che non cessava di uscire da quell’uccellone pulsante, mi colò fin sulle tette e sui capezzoli! Ma non avevo voluto bere il suo seme! Lui lo avrebbe voluto, ma io ero riuscita a negargli l’ingoio! Sentii però fortissimo l’odore nauseabondo del suo sperma ed ebbi un piccolo conato di vomito.

“Lui allora mi rimproverò aspramente di non aver bevuto la sua… sborra! Disse proprio così sapendo di mettermi ancor più in imbarazzo! Mi avvisò che avrei dovuto allora gustarmi quella del professore. Ed anche lui ne avrebbe fatta tantissima e, vista l’età, particolarmente puzzolente! Io non replicai e con ironia gli chiesi da quanto tempo non scopava una donna…”

“Ce l’hai fatta quindi a non farti schizzare in bocca, Alessandra… – le chiesi subito io – Almeno non da Emanuele!”

“Sì, Fabio, però a carissimo prezzo. Per farmi raccomandare da Emanuele avevo dovuto accettare di subire tante umiliazioni. Mi aveva fotografata proprio come lui aveva voluto. Sì, anche nuda. Nonostante la mia ritrosia. E sapevo benissimo che in alcuni scatti mi aveva ripresa anche durante il rapporto orale. Completo, ma senza il mio ingoio del suo sperma come lui avrebbe desiderato! Aveva ootenuto altro, però!”

“Sì, quelle foto! Quelle foto finali… – aggiunse ancora a bassa voce lei – Le più difficile da accettare e sopportare…” “Quali foto, Alessandra?” “Te l’ho detto! Lui mi era anche venuto senza pietà e tantissimo anche in faccia. Ero devastata! Piena del suo sperma! Dappertutto! E uffa! Con il suo primo enorme schizzo mi aveva anche spruzzato in un occhio! Vedevo molto poco ma sentii subito colarmi dappertutto tutta quella robaccia densa che mi aveva spruzzato addosso. Dovevo avere un’espressione di disgusto, rabbia e grande imbarazzo. Ero insomma in grande difficoltà ed evidentemente molto a disagio. E lui volle cogliere proprio quelle mie smorfie e quelle mie espressioni piene di rancore con una serie interminabile di scatti. Fu una raffica di clic. Impietosa! La sentii tutta e pure abbagliata dai continui flash! Ed io, rassegnata, esibivo in tremendi primi piani il mio bel viso strapieno del suo sperma!”

“Io protestai, gridai, tentai prima di ribellarmi a quell’ultimo oltraggio. Fu tutto inutile. E lui concluse l’opera umiliandomi ancor di più informandomi di come avrebbe battezzato quelle foto nella chiavetta che le avrebbe raccolte tutte…”

“Dimmelo, Alessandra, dimmelo!” “Uffa… Devo proprio dirti anche questo?” “Sì, sì, tesoro….” “Sghignazzando mi rivelò che l’avrebbe intitolata ‘Alessandra. Miss Università sborrata in faccia. A lei non piace proprio la sborra di lui!’ “.

“Proprio un bel servizio ti ha fatto! – commentai allora io – Ed ha ottenuto proprio tutto quello che aveva voluto!”

“Sì, lo so, Fabio! – continuò ancora tristemente Alessandra – Aveva ottenuto per sè tutto quello che aveva voluto da me, approfittando della sua posizione di assistente del professore e della mia condizione di sottomissione nei confronti di entrambi gli uomini. Perversi e cattivi“

“Io alla fine gli mostrai la lingua e lo supplicai di non mostrare mai a nessuno quelle foto! E proprio quella, l’ultima, neanche al prof! Avrei dovuto cambiare università e città! Lui mi rassicurò…”

“E l’esame? Emanuele ti raccomandò al vecchio professore come ti aveva promesso?” “Sì, sì, lo fece. Mi raccomandò presentandomi per bene! Al vecchio docente mostrò naturalmente prima anche alcune delle mie foto. Non sapevo quali. Il vecchio aveva ottenuto dal suo fidato assistente ciò che aveva preteso! Sospettavo che il vecchio professore mi aveva vista anche nuda e ne era stato evidentemente entusiasta. Mi arrivò così, attraverso Emanuele, il suo invito la sera prima dell’esame nel suo studio privato all’università. Per una adeguata introduzione dell’esame del giorno dopo! Proprio così mi fece dire lui da Emanuele!”

“Tu Alessandra accettasti, naturalmente… – le domandai già ben conoscendo la risposta – Dopo tutto quello che avevi dovuto subire per quella raccomandazione… Ed eri anche senza il moroso, in quel momento… Io non c’ero, ancora…”

“No, tu non c’eri ancora ed Emanuele mi tranquillizzò assicurandomi che se mi fossi comportata bene con il vecchio lui avrebbe eliminato tutte le foto che mi aveva fatto e che erano in suo possesso. Proprio tutte! Anche quelle più scabrose. In particolare le ultime! Quelle che mi angustiavano di più ed in particolare quelle con il suo sperma sparso dappertutto sul mio viso! Quella che io volevo proprio scomparisse e che temevo tanto lui mostrasse a qualcuno… Amici, colleghi, altri studenti che forse mi conoscevano… Magari come Miss Università!”

“Sì, Fabio, anche per questo fui costretta ad accettare quell’invito e ben sapevo che sarebbe stato un altro piccolo calvario. Uffa! Tutto per quell’esame di statistica!”

Continua “Come andò quella volta, Alessandra?” “Non lo immagini, Fabio?” “Certo che lo immagino ma voglio che me lo racconti ancora tu! Come hai ben capito mi piace ascoltarti mentre mi sveli imbarazzata quello che ti è successo nello studio privato del professore!”

“Io sospettavo e temevo che il vecchio professore sarebbe stato un gran maiale. Avevo paura che fosse pure anche depravato. Mi ero però ripromessa di non farmi assolutamente scopare da lui! Anche perché non prendevo in quel periodo la pillola. Ero fertilissima e non avevo assolutamente intenzione di farmi ingravidare da un vecchio professore. E poi, soprattutto, non volevo neanche farmi sporcare troppo da quell’uomo ed evitare di farmi fare quelle porcate che solo un po’ ero riuscita a non subire da Emanuele, il suo giovane assistente.”.

Alessandra aveva ripreso a raccontare sempre più a bassa voce. Evidentemente quello che stava per raccontarmi non le piaceva troppo e si vergognava tantissimo.

“Non mi considererai una puttanella, Fabio, se ti racconto anche quello che ho combinato col vecchiaccio? Voi uomini siete cattivi e non capite che talvolta noi donne siamo costrette a fare certe cose… In certe situazioni… ”

“È stato tanto difficile bussare a quella porta, Alessandra? – le chiesi mostrandomi comprensivo – Sono anch’io un uomo…”

“Sarebbe stato difficilissimo bussare a quella porta. Ma ormai ero rassegnata e non potevo più rifiutarmi! Mi vestii piuttosto elegante. Camicetta lunga con tre soli bottoni, gonnellino piuttosto corto e scarpette a tacco dodici. Sapevo già quali sarebbero state le sue pretese e sotto indossai un intimo dalle dimensioni ridottissime, completamente trasparente e impreziosito da qualche pizzo nei punti giusti.”

“Il tuo solito intimo da urlo, Alessandra…” “Sì, Fabio, quasi come quello che hai visto oggi e che ha fatto una brutta fine… Fa un certo effetto, vero, su voi uomini l’intimo che la femminuccia sceglie di indossare in certe occasioni…”

“Soprattutto se la femminuccia è Miss Università… – le confermai – E tu in quel momento lo eri…”

“Sì, lo ero ed anche lui sapeva che lo ero. Mi accolse infatti sorridendo e alludendo alla mia carica di Miss Università. Mi fece sedere di fronte alla scrivania su una sedia piuttosto alta al centro della stanza di fronte alla scrivania dietro la quale era stravaccato lui sulla poltrona in pelle. Mi avvicinai a quello che era in pratica un trespolo a tre piedi. Faticai un po’ a salirci ed a tenere una posizione decente quando accavallai le gambe. La minigonna non fu certo mia alleata in quel momento e mi accorsi che nonostante le mie buone intenzioni offrii una visione molto generosa delle mie lunghe gambe. Lui, quasi sdraiato nella sua poltrona, con attenzione mi scrutò tutta.”

“Ti apprezzò, evidentemente… – la interruppi – Ti stavi presentando nel migliore dei modi…”

“Indubbiamente! Me lo fece intendere subito estraendo da un cassetto alcune mie foto e mettendole sulla scrivania. Ero infatti io immortalata in costume da bagno ed avvolta dalla fascia di Miss Università. Non mancavano i primi piani che mettevano bene in risalto le mie doti sotto il piccolo costumino… Scoprì allora anche che alcuni scatti erano stati fatti a mia insaputa.. Anche alle mie spalle, infatti, per esaltare il mio culetto. Erano per il momento quelli più audaci, naturalmente!”

“Alternando gli sguardi tra le mie cosce piuttosto scoperte e le foto il vecchio mostrò un certo apprezzamento. ‘Brava a sfilare mezza nuda, un po’ meno nello studiare la statistica! – ironizzò allora subito lui – Del resto tu sei così giovane e carina. Hai tante distrazioni! La statistica è invece così noiosa… E magari ancor più lo è l’insegnante!'”

” ‘Non ero mezza nuda alla sfilata! Ero in costume da bagno! Un bikini piuttosto ridotto, vero…’ Io protestai con un mesto sorriso e addussi a giustificazione la mia difficile comprensione della materia e la mancata concentrazione in certi momenti! Ed aggiunsi che lui lo sapeva benissimo! Proprio lui che mi aveva cacciata già tre volte!”

“Cercasti di impietosirlo, Alessandra?” “No, Fabio, cercai solo di tentare di limitare le pretese che sospettavo lui molto presto avrebbe avuto su di me!”

Alessandra, ciò dicendo, scosse il capo e mi fece intendere che non riuscì purtroppo in quel tentativo.

“Lui iniziò l’operazione di indagine su di me come giovane donna e della mia disponibilità. ‘Sei stata ospite del mio fedele Emanuele? – mi chiese conoscendo bene la risposta – Avete parlato?’ ‘Sì, sì… – risposi sottovoce – Abbiamo parlato e lui mi ha informata di molte cose…’ ‘Cosa ne pensi, Alessandra?’ ‘Come vede, professore, sono qui! Anche se sono molto preoccupata ed agitata! Lei mi capisce… Certe cose non le sapevo. Non immaginavo che avrei dovuto mostrarmi così disinibita e soprattutto un po’ disponibile! Certe cose non le ho mai fatte e le confesso che non vorrei farle neanche oggi! Mi vergogno tantissimo! Già quello che sto facendo mi costa molta fatica… Entrare nel suo studio adesso, dove presto dovrei sostenere quel maledetto esame di statistica. La prego di non esagerare. So benissimo che mi saranno richieste delle cosine. Spero che lei non sia troppo cattivo con me… Sono ancora piuttosto giovane… E lei sarà paziente con me e soprattutto sarà certamente un gentiluomo!’ ”

“A quelle parole percepii per la prima volta un’alterazione della voce del vecchio insegnante. Mi sottopose allora subito ad una raffica di domande molto private e sempre più indiscrete. ‘Sei fidanzata, Alessandra? Prendi la pillola? – mi chiese serissimo – Devo saperlo…’ ‘Sono in crisi con il mio fidanzato adesso e quindi non ho rapporti sessuali completi da un po’ di tempo. Non ho quindi bisogno di protezione. No, non prendo la pillola… Anche perché a stare attento o mettersi il preservativo può farlo lui, l’uomo…’ Lui corrucciò la fronte e mi ricordò che io ero effettivamente molto giovane e quindi certamente molto fertile!”

“Ehi, Alessandra! Il vecchio voleva evidentemente anche scoparti e magari anche venire liberamente dentro di te!” “Forse l’avrebbe voluto, tesoro! Ero Miss Università ed indubbiamente gli piacevo. Ma io non volevo proprio fare l’amore con lui! Volevo solo superare l’esame e per questo ero già rassegnata e sapevo benissimo che avrei dovuto concedergli qualcosina. Non tutto e soprattutto non volevo proprio farmi fecondare da lui!”

“Per calmarlo, timidamente ed arrossendo vistosamente gli dissi allora che Emanuele mi aveva detto che a lui piaceva soprattutto… guardare! Confidavo così di ridimensionare le sue future pretese. Gli feci intendere che speravo gli bastasse vedermi… Anche poco vestita…”

“Come reagì lui, Alessandra?” “Estrasse sempre dallo stesso cassetto delle altre foto. Più grandi delle prime e le appoggiò davanti a me affinché le guardassi. Ero io, naturalmente! Erano i primi scatti che Emanuele mi aveva fatto nella sua soffittina dove mi aveva portata! In alcune foto sono in intimo e poi senza reggiseno con le mie belle tette al vento. E poi, ancora, quelle forse più sexy. Quelle nelle quali goffamente tento di coprirmele con un braccio per non mostrarle troppo al suo assistente!”

“Mi vide imbarazzarmi e sorridendo fece degli apprezzamenti su i miei capezzoli che erano stati però in alcuni scatti ben in vista. ‘Hai uno splendido seno e dei capezzoli da succhiare voracemente…’ ‘Ma professore! – miagolai con un filo di voce – Mi mette in imbarazzo, così!’ Lui allora estrasse altre foto. In alcune ero purtroppo proprio già completamente nuda! Emanuele era riuscito infatti velocemente a farmi anche quegli scatti molto particolari mentre sotto le sue pressioni ero stata costretta a sfilarmi lo slippino. Per qualche istante non avevo più nascosto nulla! Anche la mia farfallina era ben visibile in qualche scatto rubato come era evidente la mia insofferenza a mostrarla alla fotocamera. E proprio per questo quella foto era ancora più eccitante per chi aveva avuto il privilegio di apprezzarla così. Fino ad allora in esclusiva! Almeno lo speravo…”.

“E’ vero, Alessandra! Emanuele era riuscito ad immortalarti per qualche istante dopo averti abbassato lo slip! – le ricordai allora io con una punta di cattiveria – Non ricordi?” “Sì, sì, ricordo benissimo ma speravo che certe foto fossero rimaste nella sua fotocamera. Come certe altre! Quelle finali che lui tanto aveva voluto farmi! E mi aveva quasi costretta a farle!!”

“E il vecchio prof? – le chiesi allora io – Come reagì vedendoti così? Nuda, indubbiamente nuda! Era la prima volta che ti vedeva così…” “Oh sì, Fabio! Era la prima volta che mi vedeva… Non lo immagini come reagì? Si lasciò andare ad apprezzamenti molto audaci e piuttosto spinti. Quasi volgari. Ma soprattutto si sentì autorizzato a fare le prime richieste molto scabrose. A lui effettivamente piaceva guardare! Prima, ma non solo… Senza tanti preamboli mi disse infatti che era giunto il momento che mi mostrassi. Anche a lui…”

“Voleva vederti, Alessandra come ti aveva già vista e gustata Emanuele, immagino!” “Immagini giusto, Fabio! E infatti mi invitò a spogliarmi completamente. ‘Questa scrivania dove ti ho bocciata tre volte e dove forse lo supererai in futuro diventerà adesso la tua pedana!’ – mi disse – Coraggio, Alessandra… Fammi vedere! Voglio vederti tutta! Come sei nuda e come sei fatta!“

“Finsi inizialmente di non capire ma lui si fece ben intendere accendendo l’enorme lampadario sopra la scrivania e spostando in un angolo dalla stessa tutte le mie foto. ‘Puoi continuare ad indossare anche sulla scrivania le tue elegantissime scarpe a tacco dodici… Ti slanceranno ulteriormente e sarai ancora più sexy.’ E con un gesto mi invitò a salire sulla scrivania ed ad iniziare quello che come avevo ben intuito, sarebbe stato un improvvisato spogliarello. Tutto e solo per lui! In esclusiva!”

“Mi resi subito conto che era proprio quello ciò che voleva. Il mio spogliarello! Io sorpresa ed infastidita per quella strana ed imprevista richiesta abbassai il capo. ‘Ma professore, cosa vorrebbe farmi fare… Qui, in piedi sulla sua scrivania! La scrivania del mio professore dove dovrò sostenere l’esame di statistica… – mormorai con un filo di voce – Ma io sono anche un po’ timida e non sono assolutamente una spogliarellista. Certe cose non le ho mai fatte… Insomma non ho mai fatto questo spettacolino davanti ad un solo uomo che mi guarda! Uffa, lei non è poi il mio moroso… E lei lo vuole integrale, immagino! Vero?’ ‘Sì, Alessandra! – replicò subito lui già un po’ ansimante – Proprio così, signorina Alessandra. Ti devi esibire, in piedi sulla scrivania del tuo professore! Sono sicuro che tu sarai bravissima a farlo. E benissimo!’ E, per meglio gustarsi lo spettacolo che dovevo offrirgli, si adagiò sulla poltrona che subito reclinò.

“Io ero agitatissima, molto nervosa e preoccupatissima. ‘Ma professore, non può entrare nessuno nella sua stanza, vero? – continuai a chiedergli per nulla tranquilla – Potrei morire dalla vergogna se un suo collega, un impiegato o qualsiasi uomo entrasse qui mentre io sono in piedi sulla sua scrivania, mezza nuda e davanti a lei che si gode lo spettacolino! Il mio spogliarello…’ ”

“Lui voleva io fossi rilassata al massimo e non preoccupata. ‘Stai tranquilla, Alessandra! A quest’ora in facoltà ci sono solo io… E tu! – mi rassicurò lui mostrandomi pure le chiavi dello studio – Nessuno ti disturberà nel tuo splendido spettacolino che mi offrirai! Esclusivo per me, il tuo professore di statistica tanto curioso di vederti come sei fatta! Anche completamente nuda, naturalmente. Mi piace troppo l’idea di vedere Miss Università nuda!’ Io allora rimasi senza parole!”

“Non potevi proprio più rifiutarti e scappare, Alessandra… – dissi io alla mia morosa mostrandole di nuovo tutta la mia eccitazione sentendo quel racconto che diventava sempre più a luci rosse – Oramai dovevi farlo…”

“Sì, sapevo che a quel punto non potevo più negarmi e tirarmi indietro. Ma spogliarmi così davanti a quell’uomo mi infastidiva parecchio. Già la salita sulla scrivania fu molto difficoltosa e pure imbarazzante. Non c’erano ovviamente dei gradini che mi avrebbero aiutata nel salirvi sopra. Alzatami dalla sedia con un saltellino mi sedetti sulla scrivania mostrando la schiena a lui. Poi sollevai i piedi da terra, portai le ginocchia al petto, ruotai il mio sederino e le le gambe ed appoggiai quindi alla fine entrambi i piedi di lato sulla scrivania. Con quel movimento quando ranicchiata appoggiai anche i tacchi sul piano della scrivania la minigonna che avevo tenuto stretta alle cosce scese fin quasi a lasciare completamente scoperte le gambe. Così seduta sulla scrivania, tutta raccolta e di profilo davanti a lui, dovetti accogliere l’ulteriore suo invito di ruotare di lato e mettermi di fronte a lui. Ubbidendo strinsi le gambe ed abbracciai strette le ginocchia.”.

“Solo così allora potei alzarmi in piedi sulla sua scrivania prestando attenzione di non allargare troppo le gambe. Non volevo infatti anticipare lo spettacolo che sapevo avrei però dovuto poco dopo offrire. In particolare la visione della mia mutandina!”

“Mi sembra di capire che finalmente eri riuscita a salire e stare in piedi sulla scrivania di lui… – ridacchiai allora io – Non era stato per niente semplice!”

“E non era stato per nulla facile muovermi lassù con i miei tacci da dodici! – replicò subito sbuffando Alessandra e mostrandomi per un attimo la lingua – Lo sapevo che lui era un guardone e che avrebbe approfittato di tutto quello che gli avrei permesso di intravedere. Ed infatti lui sfruttò la mia minigonna e tentò di godersi da sotto il panorama. Pensai bene di tenere strettissime le cosce e appoggiare una mano sul davanti del gonnellino. Ma sapevo benissimo che erano tutte cose inutili visto il motivo per il quale lui mi aveva fatto salire su quella scrivania trasformata in pedana. I miei buffi e goffi tentativi di proteggere le mie intimità dai suoi sguardi avevano avuto esclusivamente l’effetto di rendere la mia posizione sempre più sexy e quindi ancora di più eccitante per il maschio che mi guardava.”

“Mi sentivo in difficoltà su quel piccolo palcoscenico improvvisato. ‘E adesso, professore? – gli chiesi sommessamente – Cosa devo fare?’ La risposta non tardò.”

“Mi fissò per qualche istante negli occhi. Poi con voce roca ed un po’ affannata, mi chiese quello che mi aspettavo. ‘Sei molto bella Alessandra ed a me piace guardare il bello. Solo così raggiungo… l’estasi. Tu capisci, vero, quello che voglio dire… Adesso voglio prima vedere anch’io come sei fatta… Sì, voglio godere vedendo come si spoglia e come è fatta Miss Università!’ “

“La sua richiesta non mi sorprese troppo! ‘Ma uffa, professore! Devo proprio spogliarmi? – gli sussurrai – Mi vuole vedere proprio senza nulla addosso? Proprio completamente nuda? Non l’ho mai fatto così… Mi vergogno tantissimo a farlo davanti ad un uomo ed a lei in particolare…’ ‘Fallo piano ed un po’ alla volta… Sarà ancora più bello ed eccitante per me vederti mentre ti spogli, tanto imbarazzata ed un po’ con il broncio! Ti aiuta il pensiero che molto presto dovrai sostenere con me proprio lì quel maledetto esame di statistica? Ed io dovrò essere molto comprensivo con la bella studentessa… Quella bella studentessa che fa tanta confusione con i numeri e le percentuali…’ ‘Lei è un gran porco e si approfitta che effettivamente litigo con i numeri e il calcolo delle probabilità…’ ‘Spero che tu, Alessandra, non litighi ora con i bottoncini del tuo gonnellino e della tua camicetta! – mi disse allora prendendomi anche in giro – Sarebbe un peccato che io non ti possa proprio aiutare in futuro con quei numeracci che tanto ti confondono!’ ”

“Messaggio chiarissimo, Alessandra! – sghignazzai io mentre continuavo ad accarezzarle amorevolmente i suoi capelli – Avevi ancora qualche dubbio sulle intenzioni del tuo vecchio prof?” “No, Fabio, il messaggio era stato chiarissimo. Mi sentii in trappola e senza via di scampo.”

“Rassegnata cominciai ad armeggiare dietro sui bottoncini della mia gonna. Le dita mi tremavano perché ero indubbiamente in difficoltà e veramente tesa e nervosissima. In piedi, sulla scrivania del prof! Quando anche l’ultimo bottoncino cedette la gonnellina. dopo un leggerissimo movimento delle mie anche, si sfilò, scese giù da sola immediatamente e si raccolse attorno alle mie caviglie avvolgendole. La camicetta era diventata un camiciotto o meglio ancora un abitino cortissimo da discoteca. Le mie gambe, quasi completamente scoperte, si mostrarono così al prof e in tutta la loro bellezza. Per la loro lunghezza avevano infatti sempre riscosso tanto successo tra i maschietti della facoltà.”

“Lui me le guardò con attenzione e commentò con varie esclamazioni tutto il suo apprezzamento. ‘Ed ora la camicetta, Alessandra… – mi invitò subito dopo con una certa impazienza – Sono molto curioso di vedere come sei sotto ed in particolare il tuo intimo. Sono certo che tu sei molto attenta e raffinata nella scelta di certi indumenti…’ Per un attimo pensai all’intimo da urlo che effettivamente e forse un po’ colpevolmente avevo indossato. Ma oramai…”

“Dopo avermi prima frettolosamente sfilata dai piedi la gonnellina superando l’ostacolo dei tacchi da dodici delle mie scarpine e dopo averla lanciata addosso a lui, mi sbottonai i tre bottoncini della camicetta. Feci intravedere subito il reggiseno e per qualche istante rimasi immobile così. ‘Continua, Alessandra, continua… – lo sentii farfugliare quasi gemendo – Non fermarti! Levati la camicetta!’“

“Allora me la levai e sempre un po’ imbronciata la lanciai verso di lui. Sapevo che il mio intimo era particolarmente minuscolo e trasparente. Imbarazzatissima per mostrarmi così mi coprì goffamente seno e sesso con le braccia e le mani.”

“Eri quindi già davanti a lui in mutandine e reggiseno… – osservai allora io facendola ancora una volta sbuffare – Un bel vedere, Alessandra!” “Oh, Fabio! – mi replicò lei infastidita – Non è necessario che tu me lo ricordi. Anche perché lui, da guardone esperto quale era, mi invitò a raccogliermi i capelli con tutte e due le mani dietro la nuca. Sapevo benissimo che lui facendomi fare quella operazione mi costringeva a mostrargli quelle cosine che le trasparenze del reggiseno e della mutandina non proteggevano proprio!”

“I capezzolini e il cespuglietto che ornava la passerina? – infierii allora io – Astuto il vecchietto!” “Ma uffa, Fabio! Non prendermi in giro! E non era tanto vecchio, sai, lui!”

“Ti raccogliesti Alessandra i capelli come lui ti aveva invitato a fare?” “Sì, lo feci. Confidai sul pizzo che almeno un po’ limitava la totale trasparenza dei miei due indumenti intimi. Solo un po’, però… Così purtroppo qualcosa lui riuscì già a vedere! Da subito… Infatti iniziò a smaniare rumorosamente ed a riempirmi di complimenti. ‘Sei favolosa, Alessandra! – quasi urlò lui ad un certo punto – Sei stupenda! Sei una vera Miss! E come me lo fai tirare!’ ‘Ma professore, cosa dice! – lo rimproverai per quelle parole che mi avevano particolarmente infastidita – Non sono la sua donna e neppure la sua sgualdrinella di turno!’ “

“Non placasti però così i suoi bollenti spiriti, vero tesoro? – le chiesi allora io con voce pacata – Li avevi anzi così ancor più risvegliati!” “Purtroppo sì. Vedendomi imbarazzata ed evidentemente in difficoltà, lui si agitò ancor di più! Lo vidi alterarsi ed ad iniziare a sospirare. Notai inoltre per la prima volta un gran gonfiore davanti, nella patta dei suoi eleganti pantaloni grigi da professore. Il suo coso si stava svegliando. Eccome! E quasi con un gemito mi invitò a continuare. ‘E adesso via il reggiseno! – quasi urlò lui – Voglio le tue tette – Mostramele pert bene!’

“Lo vidi diventare paonazzo e presi quasi paura. Decisi di assecondarlo per non alterarlo troppo. Mi arresi e titubante mi sfelai lentamente il reggiseno. Ma pensai anche di coprirmi subito con un braccio i capezzolini rimasti scoperti, nudi e ben in vista. Mi resi conto che quella posizione che avevo involontariamente assunto era però particolarmente sexy ed aveva di fatto peggiorato la situazione già parecchio critica per me.”

“Lo avevi eccitato ancor di più, Alessandra, come avevi fatto con Emanuele e come hai spesso fatto con me! – la rimproverai io fissandola negli occhi – La tua timidezza e il tuo imbarazzo provocano sempre su di noi uomini certi effetti! Ed hai immaginato sicuramente cosa ero stato poi io stesso costretto a farmi da solo! Quando ti eri bloccata lasciandomi sempre a metà, a bocca asciutta…” “Ma Fabio, ti prego, non dirmi queste cose. Non colpevolizzarmi di questo! Sono la tua morosa ma sono anche una donna. E tu sei proprio un maschiaccio a dirmi queste cose… Ma adesso sono qui, come mi volevi tu… E ti racconto anche queste cose…”

“Va bene, Alessandra, ma adesso io voglio che tu mi racconti anche il resto. E con tutti i particolari. E che tu lo faccia accarezzando e guardando il mio uccello! Quello che hai adesso davanti ai tuoi occhi…” “Ma Fabio, non ti capisco… Ce l’hai già durissimo, ora! Mi fai raccontare delle porcate che sono stata costretta a subire! E con un altro uomo!” “Sì, tesoro, lo voglio…”

Alessandra socchiuse gli occhi e spalancò la bocca. Per un istante mi regalò un dolcissimo bacio sul glande. Sorrise e subito dopo riprese a raccontare.

“Il vecchio professore era ormai surriscaldato e tantissimo sù di giri. Ansimava e sudava. Cominciò a strepitare! ‘E adesso ti voglio vederti tutta nuda! E non coprirti. Voglio vedere tutto! Anche la tua fica!’ ‘Ma professore, la prego, non faccia così! – cercai di calmarlo io – Mi fa paura, così…’ ‘Nuda, Alessandra, ti voglio nuda! – continuò lui sbraitando ed insistendo – Ti voglio vedere proprio così! Nuda, nuda… Con il tuo pelo ben in vista!’ ‘Va bene, professore, va bene… – miagolai – Ma sia un po’ più dolce… E non si agiti troppo! Mi fa paura, così! Mi aiuti un po’ lei a farlo! Io certe cose non le ho mai fatte così! Soprattutto se costretta! E non sono proprio abituata a farle.’ ‘Non è vero! – urlò lui, buttando sulla scrivania un’altra foto – Questo l’hai fatto!’”

“Intravidi la foto che lui aveva scaraventato ai miei piedi. E ilporco l’aveva anche ingrandita! Era una delle tante che Emanuele mi aveva scattato a sorpresa, contro la mia volontà. Ero ripresa da dietro, con le mutandine già abbassate sulle cosce delle mie lunghe gambe un po’ allargate e con il sesso già un po’ aperto e ben in vista!”

“Alla pecorina, Alessandra, alla pecorina… – le dissi io – Il giovane assistente del prof ti aveva ripresa anche così! Si chiama così…. E me l’hai raccontato proprio tu!” “Sì, Fabio, lo so. E anche proprio in quella posizione Emanuele mi aveva immortalata contro la mia volontà! Io avevo sperato che lui quella foto non l’avesse mostrata a nessuno e in particolare non al vecchio professore. Mi aveva colta di sorpresa! Questione di attimi e subito dopo mi ero un po’ coperta e protetta!” “Troppo tardi, Alessandra, troppo tardi! E lui, Emanuele, aveva colto l’attimo!” Sì, purtroppo… Proprio così! Si era gustato proprio tutto il mio sesso, semichiuso, da dietro… In primo piano. E con tanta cattiveria e perfidia Emanuele aveva anche voluto ingigantire il formato della stampa. Quella foto era diventata un piccolo poster. Proprio quello che aveva consegnato al prof.”

“Uffa!!!! Non volevo proprio questo! In evidente imbarazzo cercai di spiegare al professore che quella foto mi era stata scattata a sorpresa e che il suo fidato Emanuele mi aveva presa a tradimento contro la mia volontà.”

“Ma il vecchio non volle credermi ed insistette quasi con rabbia. Dovevo levarmi anche lo slip e mostrargli tutto, anche il mio sesso. Non riuscii più a ribattere. In silenzio mi arresi e mi prestaai ad un’altra umiliazione. Mi sfilai lentissima la mutandina e rimasi quindi così immobile, con il capo chino, con qualche ciuffo di capelli ribelle sugli occhi e le mani congiunte dietro la schiena. Ero così proprio nuda davanti a lui! Sì, completamente nuda, con il mio folto ma curatissimo pelo ben in evidenza! Proprio come voleva lui! Io mi sentivo come una vittima sacrificale in attesa dell’oltraggio finale! O, se tu Fabio preferisci, come una cavallina irrequieta ormai domata, in attesa di essere montata da un vecchio stallone in calore pieno di sperma del quale doveva essere riempita ed essere fecondata! Aveva sicuramente uno sperma pregiato, il professore!”

“Ti vergognavi tanto, vero? – le chiesi allora io – Tutta nuda davanti al vecchio professore!” “Sì, Fabio, tantissimo. Anche perché lui era vecchio e non capivo dove effettivamente volesse arrivare!”

“Non lo immaginavi proprio, Alessandra?” “Lo immaginavo, lo immaginavo, ma non del tutto e speravo di sbagliarmi! Se Emanuele gli aveva mostrato anche le altre foto, non sarebbe stato facile per me negargli certe altre cose… Ma Lui mi aveva fatto bere parecchio, mi aveva mandato in confusione ed era dopotutto un giovane maschio!”

“Avevi ancora qualche dubbio, Alessandra?” “Speravo che Emanuele mi avesse almeno un po’ protetta. E che non mi avesse mostrata al professore anche nelle ultime foto che mi aveva scattato! Quando lui aveva raggiunto l’orgasmo e… Sì, insomma, quando mi era venuto addosso! Sporcandomi tutta! Emanuele mi aveva devastata con tutta quella roba che era riuscito a spruzzarmi addosso! Con rabbia perché quella sua robaccia non l’avevo voluta proprio bere! No! Te l’ho già detto! L’ingoio non avevo voluto proprio farglielo!”

“Speranza vana, vero Alessandra? Emanuele proprio per quel tuo rifiuto di bere la sua sborra ed ingoiarla avrebbe mostrato al vecchio professore anche quegli scatti. E te l’aveva anche detto che avresti dovuto bere la sua sborra o quella del vecchio! Non ricordi?” “Sì, Fabio, e me ne accorsi molto presto! Prima però il vecchio con frasi irripetibili commentò il mio corpo nudo. Mi scrutò tutta, anche nei particolari ed incurante del mio imbarazzo e delle mie proteste si lasciò andare ad apprezzamenti anche molto volgari. ‘Hai una fica pelosa al punto giusto. Bellissimo quel triangolino di peluria curatissimo! E quelle grandi labbra rosse e gonfie… – arrivò a dire – Come se avessi appena finito ora una gran scopata! “

“Poco dopo il prof estrasse dal cassetto altre foto. Proprio quelle. Mi sentii gelare e la mia preoccupazione divenne ansia quando il vecchio professore mi invitò a scendere dalla scrivania ed ad inginocchiarmi tra le sue cosce. Lui, intanto, aveva allargato le gambe e si era quasi sdraiato sulla sua poltrona in pelle.”

“Sapevo benissimo cosa volesse da me. ‘Professore, la prego… – sospirai allora io con un filo di voce – Non voglio! Certe cose le faccio solo al mio moroso. Lei voleva vedermi, mi pare… Mi sono mostrata nuda… Mi aveva detto che a lei piaceva guardare… Mi ha vista per bene, mi pare… Non le è bastato?’ Lui rise divertito da quelle parole. Ed infierì sulla giovane donna in ginocchio ai suoi piedi. ‘Adesso mostrami intanto quanto sei brava a fare una sega! – mi ordinò perentoriamente – Sono sicuro che sei bravissima a segare un uomo! Tiramelo fuori e prenditelo in mano! Coraggio e fai presto!’ ”

“Lo facesti, tesoro?” “Sì, Famio. Non avevo scampo! Con gran fatica ed enorme imbarazzo gli abbassai i calzoni del vestito e poi gli sbottonai i mutandoni a righine da vecchio che lui usava. ‘Tiralo fuori ed accarezzalo! – mi urlò – Mostrami quanto sei brava a prepararmi ed a farmelo tirare!’ Quando gli estrassi fuori l’uccello rimasi sbigottita. Ce l’aveva grandissimo. Non l’aveva duro, penzolava ma era grande come quello di un cavallo. Era scuro, pieno di venature e notevolmente ricurvo. Il glande, già di un rosso fuoco, avrebbe da solo riempito la bocca di una donna. Sotto i due testicoli erano pelosi e pieni di rughe. Ma soprattutto gonfi ed enormi. Non riuscii a non sgranare gli occhi! Non avevo mai visto il sesso di un uomo non proprio giovane!

”Lui se ne accorse e ne fu compiaciuto. ‘Bello, vero, il mio uccellone? – mi disse fiero di avermi sbigottita – Mai visto un cazzo così, vero? Sei abituata a quelli dei ragazzini che ti corteggiano. Ma sono giovani ed inesperti… E vengono subito! Io no, sai! Io resisto! Mi so controllare e faccio fare tanta fatica alle mie amanti! Soprattutto quelle più giovani che vanno in confusione se non riescono a farmi venire subito come con i loro giovani morosi… Come te, tesoro…’ Non risposi ma con un cenno del capo gli feci intendere che non avevo proprio mai visto una cosa del genere. Il tuo, Fabio, non l’avevo ancora visto…”

“Era proprio tanto grande, Alessandra? – le chiesi allora io – Addirittura come quello di un cavallo?” “Sì, tesoro, veramente enorme e mi fece quasi paura!” “Quasi? – ridacchiai – Solo quasi?” “Ma uffa. Fabio! Era veramente troppo grande per una come me… Io sono ancora strettina lì… Non ho avuto ancora rapporti con degli uomini superdotati. E quello del professore non l’avevo visto ancora completamente… Insomma, non era ancora duro ed in completa erezione!”

“Ero tesa e nervosa e lui aggiunse orgoglioso che una mia compagna di facoltà, dopo averlo sperimentato, aveva subito delle piccole infiammazioni interne alla vagina e per un lungo periodo non aveva potuto avere rapporti sessuali completi con il suo moroso. Il cornuto credette alla bugia della morosa che lamentava problemi ginecologici collegati al ciclo.

“Un’altra poi era stata ancor più docile e sottomessa… – aggiunse lui sempre ridacchiando notando il mio evidente fastidio e la mia crescente ansia per quei racconti che avevano riguardato giovani studentesse come me che si erano arrese alle umiliazioni che stavo subendo anch’io in quel momento – Era stata da lui costretta, poiché non prendeva la pillola, a subire l’umiliazione di correre lei ad acquistare per lui dei preservativi nella farmacia vicina all’università. Imbarazzatissima dovettea pure informare il farmacista da chi era stata incaricata di fare quell’acquisto”

“Nonostante ciò dopo la scopata aveva dovuto invece ricorrere precipitosamente alla pillola del giorno dopo! Lui aveva schizzato anche dentro di lei e l’aveva riempita proprio per bene del suo seme. Ne aveva spruzzato tanto e troppo! Il preservativo, che lei stessa obbligata da lui aveva infilato sul suo uccello, era stato maltrattato dalla frenetica penetrazione dell’uomo nella sua fica ancora strettina e per la tensione poco lubrificata. Lei inoltre non aveva mai messo un preservativo ad un maschio e, parecchio imbarazzata ed in difficoltà, si era mostrata parecchio imbranata in quella operazione così delicata!”

“La giovane donna, molto giovane e particolarmente fertile in quel periodo, vedendo il preservativo disintegrato e gocciolante, aveva temuto di essere stata fecondata! E la ragazzina, fidanzatissima, non aveva ancora avuto rapporti completi con il suo ultimo fidanzato lasciato al paesello di provenienza. La possibile gravidanza quindi la terrorizzò. Non avrebbe saputo come poter giustificarsi, quando il moroso l’avrebbe rivista, per il pancione appena un po’ lievitato e l’ingrossamento delle mammelle! ‘Le aveva anche piccoline! – volle il porco precisarmi – Ed aveva areole particolarmente piccole e rosa. Rosa come le tue, Alessandra!’ E lui si era divertito a martoriargliele e riempirgliele di lividi. Sarebbero state le tracce dei suoi voraci succhiotti sulle sue piccole tettine! Ma rotonde e sode!”

“Questi racconti mi infastidirono e mi agitarono ulteriormente! – aggiunse Alessandra – Ed ero ancora più preoccupata per quello che avrei dovuto molto probabilmente subire molto presto! Dovevo soddisfare tutte le voglie di quel vecchio porco!”

“In quel momento eri nuda, in ginocchio e tra le sue gambe! – precisai allora alla mia futura moglie – E davanti a te l’enorme uccello del professore…” “Sì, tesoro… Proprio così. Ero come lui voleva soprattutto con il suo enorme uccello davanti ai miei occhi spalancati. Ero imbarazzatissima a dover guardarglielo… E in quella posizione!”

“Continua, amore, continua… – la incoraggiai allora io – Il bello doveva ancora venire, immagino…” “Oh no! Non per me, Fabio! Per lui sì, indubbiamente! – mi replicò a bassa voce Alessandra – Mi disse che voleva assolutamente eiaculare, regalarmi proprio tutto il liquido seminale che aveva dentro di sé ed io dovevo mostrargli quanto fossi brava a farlo venire. Insomma, dovevo fargli spruzzare tutto il suo sperma che, me lo anticipò con orgoglio, sarebbe stato tanto, tantissimo. Mi confessò che era infatti da parecchio tempo che non spruzzava. Da oltre tre mesi, quando il giorno prima dell’esame una mia compagna di facoltà gli aveva fatto un meraviglioso pompino. E Raffaella, volle pure precisare lui, era stata costretta quella volta anche a bere tutto il suo seme. Anche se non lo voleva proprio fare! L’aveva alla fine quasi fatta annegare nel suo seme bollente. Ma la giovane donna non aveva sopportato il suo odore e il suo sapore. Dopo tre spruzzi venne colta da conati di vomito. Vomitò tutto lo sperma ingoiato, poi, povera Raffaella! E dovette anche scusarsi con lui! Ma lei non aveva retto l’ingoio…”

“Ma il vecchio porco era ormai incontrollabile. ‘E adesso tocca a te Alessandra mostrarmi quanto sei brava! – aggiunse infatti lui sghignazzando – Sei qui per quello, no?’ Io rimasi in silenzio ed immobile. ‘Dài, Alessandra, datti da fare! Prenditelo in mano, accarezzalo e fallo crescere! Un po’ alla volta, con calma… Non c’è fretta!’“

“Abbassai lo sguardo.” “Glielo prendesti in mano, Alessandra?” “Sì, lo presi tra le dita di tutte e due le mie mani. Era troppo grande per una mano soltanto. Piano gli abbassai il prepuzio e gli liberai molto lentamente per la prima volta il glande già bello arrossato. Poi subito lo ricoprii di nuovo…” “Ti impegnasti così allora in una lenta e dolcissima sega a due mani?” “Sì, Fabio, proprio così! E gli piacque tantissimo quella sega che gli stavo facendo… Soprattutto per la mia dolcezza e lentezza con le quali gliela facevo”

“Ma io, uffa, quella cosa so farla solo così! – aggiunse Alessandra come per giustificarsi ai miei occhi per il piacere che aveva così offerto al vecchio – Il suo coso si ingrossò subito e divenne enorme tra le mie mani. ‘Oh sì, Alessandra, sei fantastica a farmi la sega! – mi disse lui ansimando – Continua, continua così…’ Ed io continuai a farlo così come piaceva a lui. Con tutte e due le mani gli percorrevo il bastone di carne che lui mi proponeva e che sentivo caldo e spesso vibrante. Mi trattenevo un po’ sulle palle che sentivo gonfie e dure. Poi con le dita e le unghie gli tormentavo il glande e il buchino da dove sarebbe fuoriuscito il suo sperma. Mi accorsi subito che era già un po’ umido. Aveva già fatto un paio di goccioline del suo seme. Con disgusto mi accorsi che mi aveva anche già un po’ sporcato le dita. Ne sentii la puzza ed i polpastrelli diventarono attaccaticci!”

“Stava per schizzare, allora? – chiesi a lei – Eri riuscita a farlo venire?” “Oh Fabio! Lui era pronto! Ansimava, gemeva e si contorceva. Ma non voleva ancora schizzare il suo sperma. Non così, evidentemente!” “Ossia? – le chiesi allora subito io ansioso – E come allora?” “Non lo immagini, Fabio?” “Sì, Alessandra, lo immagino…”

Alessandra abbassò di nuovo il capo. “Mi prese allora la nuca tra le sue mani… – mi disse Alessandra con voce flebile – E sospinse il mio volto verso il suo uccellone che abbandonato dalle mie mani si era adagiato sul suo ventre peloso ben sopra l’ombelico. E con il glande di un preoccupante color viola! ‘Ed ora leccami tutto, bimba capriccopsa! – mi ordinò lui – Inizia con le mie palle e poi sali fin sù. Devi baciare tutto l’uccello del tuo professore tanto, tanto cattivo!’ Il suo tono non ammetteva repliche.”

“Sei stato allora ubbidiente, Alessandra? – le chiesi allora io visibilmente alterato dall’eccitazione che stavo provando – Ti sei sottomessa anche a quelle sue voglie? Gli hai leccato le palle, tutto l’uccello e anche alla fine la cappella?” “Oh sì, Fabio, l’ho fatto! Ma non mi è piaciuto. Era già sporco di sperma e puzzava tutto… Ma non vedevo l’ora che finisse tutto…. Presto!”

“E poi, Alessandra, e poi… – ansimando la sospinsi a continuare – Non potevi certo fermarti lì!” “No, non potevo fermarmi! Lui rantolava. ‘E adesso la bocca! – mi urlò – Prenditelo in bocca e succhiamelo per bene! Voglio sentire la tua lingua!’ “

“Ciò detto mi schiacciò il glande sulle labbra della mia bocca che fui costretta a spalancare anche per respirare. Lui infatti con cattiveria mi aveva turato il naso. Approfittando del mio momento di difficoltà nel respirare me lo spinse subito in bocca. Tutto e fino in gola. Era enorme e facevo tanta fatica anche a respirare. Non soddisfatto di tutto ciò iniziò a scoparmi la bocca. Usciva ed entrava rumorosamente dalla mia bocca con il suo uccello sempre più grande, già un po’ sporco del suo sperma ed abbondantemente bagnato della mia saliva che sempre più abbondante lo avvolgeva.

“Ma ciò non gli bastò. Per la perfidia che mi dimostrò turandomi il naso mi costringeva a succhiare ancor di più il suo uccello. Ero indubbiamente in difficoltà e succhiavo, succhiavo tanto. Ma dovevo respirare, uffa! No, non l’avevo mai fatto così! Anche perché costretta. Cercai di guardarlo con occhi supplichevoli. Lui mi replicò strepitando. ‘Adesso ti sborro in bocca, Alessandra! – mi urlò – Berrai tutta la mia sborra! E sarà tanta, sai…’ ”

“Voleva anche lui farti bere la sua sborra, Alessandra? Come aveva voluto Emanuele?” “Sì, Fabio! Voleva proprio farmi bere il suo sperma. Come avrebbe voluto anche Emanuele. Ma a me lo sperma non è mai piaciuto. Solo una volta nella mia vita ho assaggiato il vostro seme. Ma solo uno spruzzo! Ero stata ingannata da un moroso sporcaccione. Ma solo uno spruzzo, uffa! E l’avevo sputato subito facendolo arrabbiare tantissimo!”

“E allora, come facesti con il prof che voleva proprio farti affogare nel suo seme?” “Dopo le sue parole con le quali mi aveva svelato le sue intenzioni spalancai gli occhi e con il capo feci ampi movimenti di rifiuto. Poi sputai l’uccello. Lui, sul più bello, fu così interrotto bruscamente. Mi fermai nel pompino che sottomessa gli stavo facendo. ‘No, professore! Non voglio. Non mi piace lo sperma. Non l’ho mai bevuto e non ho assolutamente intenzione di bere ora il suo. Non mi costringa a farlo! Se insiste la pianto così e vado via! E cambio facoltà e città!’ Mi svincolai e mi coprii pure il seno in segno di rifiuto. Ero determinata ed offesa!”

“Lui trasalì. ‘Non puoi farmi questo adesso, Alessandra! – gemette allora lui – Sei stata meravigliosa fino ad ora. Io ho tanta, tanta voglia e devo assolutamente liberarmi. Aiutami a farlo! Sì, insomma! Devo sborrare!’ ‘Lo so e lo vedo… E so benissimo perché io sono qui… – replicai parlando questa volta sottovoce – Ma lo sperma no! Non mi piace e non lo bevo! Uffa, mi fa schifo e mi farebbe anche vomitare! No! Proprio no. Non lo ingoio! Se proprio vuole… – aggiunsi allora io ancora più a bassa voce – Mi lasci scappare quando sta per spruzzare. Mi avvisi ed io non vado via e l’aiuto fino alla fine. Fino a farla godere! E rimango lì vicina, a guardarla quando spruzza! Le piacerà vedere che osservo e conto i suoi fiotti di sperma che sgorgheranno e mi sporcheranno…’ “

“”Anche questo gli dicesti, Alessandra – gli chiesi incredulo – Gli promettesti anche questo?” “Sì, Fabio, non ne potevo più e lui doveva indubbiamente venire… Non ero una bambina e certe cose le capivo…”

“A quelle parole lui infatti si rasserenò! – continuò a dirmi allora Alessandra – E lo fu ancor di più quando mi riavvicinai al suo pene urlante, riaprii la bocca e mi feci sospingere il suo uccellone di nuovo dentro la mia bocca fino in gola.”

“Riprendesti a spompinarlo, Alessandra?” “Sì, Fabio… – mi rispose mestamente la mia futura moglie – Volli fidarmi di lui e fu un rapporto orale faticosissimo. Lunghissimo e sofferto. Lui voleva farmi lavorare più possibile e tentava di rinviare sempre di più il suo orgasmo. Un paio di volte lo sentì scuotersi e produrre qualche gocciolina di sperma. Erano quelle che ben conoscevo e che annunciano l’imminente orgasmo dell’uomo. Ma il gran finale non arrivava. Persi completamente la cognizione del tempo. Gli accarezzai anche più volte lo scroto gonfio e le palle pelosissime.

“Dopo accettai anche la sua richiesta di farmi mettere il suo dito nel buchino del mio culetto. ‘Adesso ti infilo un dito nel tuo buchino più piccolo! – mi avvertì lui – Sì, bambina, quello del culetto!’ Io non l’avevo mai fatto e mi sentii ancora una volta umiliata da quella richiesta! Mi fece anche tanto male quando mi infilò. Mi irrigidii e per qualche secondo mi inarcai per il dolore!”

“Non voleva mai venire, il prof! – esclamai allora io – Cosa facesti allora, tesoro?” “No, doveva essere eccitato da qualcos’altro. Io del resto ero irremovibile dalla mia decisione di non fargli l’ingoio. Lui allora estrasse ancora una foto dal cassetto. Era quella che Emanuele mi aveva fatto alla fine. L’ultima. Il suo orgasmo su di me. Avevo sperato che Emanuele non avesse mostrato anche quella foto al prof! Ed anche quella era diventata una gigantografia!” “Porco! – sibilai lasciando un attimo l’uccello che succhiavo – Anche questa ha voluto mostrarle! L’avevo supplicato di non farlo… Don mostrarmi così a nessuno!”

“Come reazione il prof estrasse allora anche lui il cellulare! ‘Ti va, Alessandra?’ ‘Cosa? Cosa dovrei accettare? Anche tu mi vuoi fotografare così? Con il mio visetto tutto sporcato dal seme dell’uomo che ho appena fatto godere?’ ‘Sì, Alessandra mi piacerebbe vederti immortalata così. Piena del mio sperma!’ ‘E cosa faresti con quella foto? La mostreresti ai tuoi colleghi?’ ‘No, Alessandra. Sarebbe un mio ricordo bellissimo e personalissimo! Non lo condividerei con nessuno. Te lo prometto!'”

“Io non risposi ed il mio silenzio significò per lui che accettavo anche quello! E gli effetti si videro immediatamente. Il pene si ingrossò immediatamente ancora di più ed iniziò a pulsare. Il pensiero che gli permettevo quegli scatti così scabrosi dove il mio visino sarebbe stato pieno del suo sperma gli fece raggiungere l’estasi…”

“Dimmi, Alessandra, dimmi…” “Ma Fabio! Non è stato bello, sai… Ma lui non sarebbe mai venuto! Invece qualche secondo dopo lui mi urlò che stava per venire. Sì mi disse proprio che stava per… sborrare! Sì, mi urlè proprio così! Io, come d’accordo, gli baciai ancora per qualche secondo il glande, poi lo fissai negli occhi. E, come avevo chiesto di poter fare, sputai il suo pene e mi ritrassi.”

“La sua cappella viola e lucida si piazzò in mezzo tra i miei occhi spalancati! Ero tesa e visibilmente nervosa nell’attesa del primo fiotto di sperma che lui stava per farmi addosso e che io avrei ben visto! Da molto vicini, in primo piano! Lo sentii gemere ed ansimare sempre più forte. Poi urlò un liberatorio ‘Sborrooooooooo! Ti sborro in faccia!’!

“ ‘Vieni, uomo! – gli sussurrai solamente. Vieni….’ Mi lasciai così fare tutto! Proprio come voleva lui! E spruzzò dappertutto sul mio viso. Fu il suo un getto violentissimo di sperma! Soprattutto il primo! Come non avevo mai visto fare prima! Contai, come gli avevo promesso, il numero infinito degli schizzi che mi centrarono tutti sul volto. Tanti, tanti spruzzi del suo liquido seminale! Li sentii tutti, pesanti e molto densi. E puzzavano pure tantissimo! Mi colpirrono prima in entrambi gli occhi che per i suoi ordini avevo dovuto tenere ben spalancati per un po’. Mi aveva infatti anche intimato di guardare per bene la sua… insomma… la sua prima sborrata! Ed io, sinceramente, ero curiosa di vedere come schizzava un uomo maturo come il prof!”

”Lui non ebbe peròalcun ritegno! Poi me li fece sulla fronte, sul naso, sulle guance e tra i capelli. Il maschiaccio si stava sfogando e mi aveva subito riempita completamente il viso! Ad ogni spruzzo sussultavo e gemevo. Fui subito piena del suo sperma che iniziò anche a colarmi dappertutto. Filamentoso scese fino sulle tette, fermandosi un attimo sui capezzolini ben appuntiti a dimostrazione del piacere che indubbiamente provavo e che non riuscivo a nascondere. Poi il suo sperma denso e caldo continuò la sua colata fino sul ventre. Sì, allora la sua era una vera e propria cascata di sperma. Dalle mie labbra ben serrate su tutto il mio corpo. Ma era una cascata ricchissima di bianchissimo sperma che si ricreava sempre di più nella sua dimensione e portata dagli schizzi che lui continuava a lanciare senza soste ricoprendomi per prima il mio visetto e poi tutto il resto. Quanto sperma spruzzo! Quando il diluvio si placò, mi ritrovai completamente ricoperta del liquido seminale di lui. Me lo sentivo addosso, dappertutto! Dalle labbra e il volto al basso ventre!”

“E fu allora che lui fece gli scatti che voleva farmi. Ne fece parecchi e dopo un po’ sbuffai. ‘Ma uffa! Quante me ne fai? Non esagerare. Ti piace vedermi così ridotta, vero? Nuda e piena del tuo seme… Proprio dappertutto! Ma mi raccomando la tua promessa… Queste foto non le mostrerai mai a nessuno! Anche se il povero mio visetto l’hai completamente ricoperto di sperma e non sono facilmente riconoscibile… Uffa! Sono sempre a viso scoperto…’ ‘Sono un po’ depravato… – mi disse subito lui – Ma mantengo le promesse fatte!’

“Scattò ancora almeno una decina di foto, immortalando il mio disappunto e tutto il mio imbarazzo. Ero inoltre inginocchiata, tutta arruffata e rossa in volto, con un ciuffo di capelli ribelle sulla fronte, gli occhi bellissini anche splancati anche se pieni di sborra come tutto il resto e le braccia allargate ed a penzoloni in segno di resa. “

“Finita la raffica di scatti si rivestì frettolosamente e se ne andò lasciandomi da sola nel suo studio. Nuda e sporca. Ero proprio strapiena del suo sperma! Lentamente mi rivestii anch’io. Non trovai il reggiseno che evidentemente era rimasto nel suo cassetto. L’aveva probabilmente riposto lui là, come trofeo. Oltre a quelle foto!”

“Mi ripulii con la mia bella camicetta un po’ il viso pieno del seme di lui. I capelli invece rimasero ben impiastricciati di tutto quel liquido seminale con il quale lui mi aveva annaffiata. Me li raccolsi così pieni di seme tra le dita di una mano, uscii in fretta dallo studio di lui e ritornai di corsa nella mia camera nella casa dello studente. Fortunatamente non incontrai nessuno. Puzzavo di liquido seminale! Arrivata in stanza mi docciai per quasi un’ora. Mi sentivo tanto sporca…”

“E l’esame, Alessandra?” “Trenta e lode, Fabio! Meritato!”

Continua Terminato il racconto Alessandra sollevò lo sguardo e mi fissò. Era tutta rossa in volto. Quella che sarebbe diventata mia moglie era indubbiamente imbarazzata per tutto quello che mi aveva appena finito di raccontare. Con tutti quei particolari…. Da autentico film a luci rosse!

“Non mi consideri adesso una puttanella, vero? – mi chiese mestamente con un filo di voce – Non mi era piaciuto fare tutte quelle cose… Ero stata costretta! Ma tu… Insomma! Sei strano, tu! Me ne sono accorta, sai! A te è proprio piaciuto sentirmi raccontare… Proprio tutto…. E con tutti i particolari… Sbaglio, amore?”

“Sì, tesoro. Mi è piaciuto sentirti raccontare. Mi hai eccitato tantissimo senza volerlo. Ed è stato strano. E’ stata per me la prima volta che ho vissuto certe emozioni!” “Lo vedo, Fabio, ce l’hai proprio duro! Tanto duro. Il mio racconto ti ha turbato e te l’ha fatto rizzare. Ti ha fatto venire tanta, tanta voglia. Ed ora hai ancora più bisogno di sfogarti e di liberarti!”

“Mi aiuti, Alessandra?” “Sì, amore, adesso ti faccio venire. Come vuoi tu…” “Prendilo allora in bocca, Alessandra. Succhiamelo, leccamelo e baciamelo! Come sai fare tu. Molto bene…”

Alessandra non disse nulla, fece una piccola smorfia, spalancò la bocca ed in silenzio prese il mio uccello dentro di sè. Era la prima volta che mettevo il mio cazzo nella bocca di Alessandra! Tutto, fino in gola. L’avevo sognato! Tanto! Sentii la sua lingua tormentarmi il frenulo e leccarmi la cappella. Mi guardava con gli occhi spalancati che ogni tanto socchiudeva. Emetteva dei gemiti e dei sospiri. Mi accarezzava piacevolmente con le dita le mie palle, le soppesava e con dei sospiri di apprezzamento mi faceva intendere che le sentiva dure, gonfie e pienissime. Le piaceva scoprire le mie reazioni.

“Oh, sì, Alessandra! Ora tocca a te. Devi farmi sborrare. Sono pieno di sperma. Tutto per te!” La vidi annuire lentamente con il capo. Lo sapeva che stavo per venire e che volevo sborrarle in bocca. “In bocca, Alessandra, in bocca… – volli avvisarla – E sarò il primo maschio a riempirti la bocca di sperma. E la berrai tutta, vero?” Lei emise un lungo gemito ma ancora una volta annuì con il capo. Socchiuse gli occhi e continuò nel pompino che diventò sempre più frenetico.

Le catturai con entrambe le mani la nuca per precluderle tutte le possibilità di scappare. Lei si agitò e scosse il capo. Non voleva essere imprigionata. Spalancò gli occhi e capì che avrebbe bevuto la mia sborra. Ma non voleva essere costretta a farlo ed essere prigioniera.

Pochi secondi e non ressi più. Mi vide scuotermi e sussultare. Stavo per esplodere e sborrare. Mi accarezzò contemporaneamente con dolcezza il ventre e le palle ed i suoi occhioni spalancati mi fecero scoppiare. Il primo sborrone la fece sobbalzare ed emettere un lunghissimo lamento. Non le era piaciuto proprio quello spruzzo in bocca. E neanche quello che seguì subito dopo. Ad ogni mio schizzo lei emetteva subito dopo un lunghissimo sospiro ed un lunghissimo lamento. Notai la sua bocca gonfiarsi sempre di più. Le avevo già riempito la bocca ma lei faticava ad ingoiare la sborra. Non le piaceva proprio il sapore che non aveva mai assaggiato completamente in passato. Ebbe anche un conato di vomito.

“Butta giù, Alessandra, butta giù… – la invitai allora io con insistenza – Così affoghi, tesoro… E ne ho ancora tanta di sborra, sai…” Alessandra emise un lungo brontolio. Era in difficoltà e non aveva mai bevuto tanta sborra. Ma la vidi finalmente socchiudere gli occhi e riuscì a buttare finalmente giù il mio seme! Aveva iniziato ad ingoiare. Si lasciò sfuggire una smorfia di disgusto. Oh sì, la bella Alessandra, Miss Università, aveva bevuto per la prima volta la sborra di un uomo. La mia! Non le era proprio piaciuta! Anche per questo però divenne poi mia moglie. La accarezzai tra i capelli. Era in confusione e la sentii tremare.

Estrassi il mio uccello della sua bocca che grondava sborra e continuai a schizzarle in faccia. Ad ogni ulteriore sborrata lei aveva un sussulto, un sordo lamento e un lungo brontolio. “Oh, Fabio, anche tu vuoi farmi questo? – sussurrò rassegnata – Anche tu mi vuoi sporcare così il visetto? E quanta ne fai?” Socchiuse gli occhi e rassegnata mi consegnò il suo bel viso ai successivi copiosi fiotti del mio liquido seminale. Ancora numerosi, grandi e pesanti. Il suo bel viso da Miss Università fu subito ricoperto di sperma.

Quando gli spruzzi cessarono abbassò il capo e rimase per qualche secondo in silenzio pensando forse a quello che aveva fatto per la prima volta. Poi, lentamente, lo rialzò. Tossì e riaprì a stento gli occhi pieni del mio seme. “Eccomi! – esclamò con un po’ di stizza ed evidentemente imbarazzata a mostrarsi in quelle condizioni – Guardami! Mi volevi vedere così, vero? Sei proprio un maschiaccio! Il tuo sperma non è buono, sai! Puzza e mi ha fatto quasi vomitare! Sei soddisfatto, ora?”

Non le risposi ma con le mie dita le ripulii i suoi occhioni pieni del mio sperma. “Sei bellissima, Alessandra, anche così, completamente ricoperta dal mio seme!” “Grazie! – rispose lei con un filo di voce – Spero di non essermi sbagliata di lasciarti fare tutto questo! Sono solo la tua morosa! E non tutte le morose si fanno fare certe cose!”

Alessandra non sbagliò! Da allora ci amammo forsennatamente. Tanto, dappertutto e senza limiti. La penetrai dappertutto, nella caldissima ed accogliente fica, nello strettissimo forellino del culetto che sverginai e, naturalmente, nella sua splendida bocca. Non prendeva ancora la pillola e quindi il mio sperma veniva accolto in bocca. O nel culetto. Ma non tralasciai talvolta di venire anche sulle sue tette, belle, gonfie e rotonde. Sul ventre, sul culetto ed annaffiandola, dopo averla girata, anche sulla schiena, dalle spalle al culetto. Insomma, sparsi la mia sborra su tutto il corpo di lei. A lei piaceva così ed ogni volta fremeva a sentire il mio liquido seminale ricoprirla dappertutto.

Per mesi scopammo con frenesia sempre crescente. Alessandra era stata sempre totalmente disponibile ed io ero pienamente appagato. Non avevo però mai dimenticato quel particolare piacere che avevo provato nel sentirla raccontare la sua avventura erotica avuta con il suo professore di statistica ed il suo giovane assistente. La mia natura di uomo cuckold si era rivelata improvvisamente ed a sorpresa come quella di fotografo di belle donne. Nude, naturalmente! E magari impegnate nel fare certe cose.

Continua Per quanto riguarda l’uomo cuckold questo dovette aspettare. Alessandra non era ancora mia moglie. Come fotografo ebbi invece un’occasione che non persi. Anche questa la ebbi ai tempi dell’università.

Per caso trovai in casa mia una vecchia macchina fotografica. Era una vecchia Polaroid tutta automatica che stampava la foto appena scattata. Non rimaneva nulla in memoria all’interno della fotocamera e soprattutto la foto appena scattata era immediatamente stampabile e visibile per chi l’aveva fatta. Si evitava così, come allora ancora talvolta si usava fare, di dover ricorrere per la stampa del rullino ad uno studio fotografico. Squattrinato come ero non disponevo infatti di una stampante.

Ricordo che era un sabato sera ed avevo promesso ad Alessandra di portarla al cinema. Mi recai nella sua stanza nella casa dello studente piuttosto in anticipo. Quando bussai alla sua porta la sentii gridarmi affannosamente di avere un attimo di pazienza. Ero arrivato effettivamente troppo presto.

Quando finalmente aprì la porta Alessandra apparve in tutto il suo splendore. Con circospezione si sincerò che nessuno fosse nel corridoio. Tutte le stanze attorno avevano come inquilini studenti come lei di varie facoltà. Ma tutti inequivocabilmente maschi. E lei era apparsa sull’uscio della sua camera con uno splendido intimo nero. Intero e di pizzo.

“Scusami, se mi trovi ancora così… – si giustificò lei con un po’ d’affanno – Sei un po’ in anticipo ed io ho fatto tardi a lezione. Sono appena uscita dalla doccia…” “Sei sempre bellissima! – la tranquillizzai subito – Nuovo questo body di pizzo nero?” “Fabio! – sospirò subito lei mettendosi le mani sui fianchi con tono di rimprovero – Uffa! Sei sempre il solito guardone!” “Potresti fare la modella per l’intimo femminile… – replicai subito io – Ti andrebbe, magari…” “Ma Fabio, cosa dici! Non capisco…” “Dico soltanto che potresti essere una fantastica modella di intimo femminile!” “Ma va’ là! – brontolò lei subito chiudendo dietro di sè la porta d’ingresso della sua camera – Non è mica facile fare la modella, sai…”

“Sono sicuro che tu sapresti farlo benissimo! – esclamai subito – Hai un corpo da favola, tu!” Lei sorrise inorgoglita dal mio commento che era indubbiamente un complimento.

Quel suo sorriso compiaciuto mi incoraggiò ad estrarre velocemente fuori dalla tasca del giubbotto la vecchia Polaroid. Il suo sorriso si bloccò. “Cos’è quella roba, Fabio? – mi chiese subito lei sospettosa mettendosi di nuovo le mani sui fianchi – Non fare scherzi, eh….” “E’ solamente una vecchia Polaroid che ho trovato a casa tra le mie cose. È tutta automatica…” “Tutta automatica cosa? – mi chiese lei un po’ incuriosita – Quelle digitali fatte con fotocamere o con il cellulare non sono migliori?” “Le foto scattate da questa macchina vengono stampate dalla fotocamera stessa e consegnate immediatamente in pochi secondi. Non vengono impresse su un rullino e neanche vengono memorizzate come file nella fotocamera digitali o nel cellulare…” “Quindi? – mi chiese ancora lei sempre sospettosa ma anche un po’ incuriosita – Quali sono i vantaggi? Non certo la qualità…” “La qualità della foto è leggermente inferiore ma…” “Ma… – mi incalzò ancora lei fissandomi negli occhi – Dimmi… I vantaggi?” “Che sicuramente nessuno vedrebbe la foto oltre al fotografo che l’ha scattata. E la modella, naturalmente… Nulla viene memorizzato e può essere stracciata e cestinata immediatamente se non è gradita. Capito? E’ molto discreta, insomma…”

Lei mi sorrise e subito mi incalzò. “Uffa, Fabio. Dillo chiaramente! Ho il sospetto che la modella dovrei essere io… Sbaglio, amore?” “No, Alessandra, non sbagli… Sarebbero foto privatissime, come avrai ben capito. Tu ed io saremmo gli unici a vederle. E subito dopo averle fatte. È un gioco! Un gran bel gioco, Alessandra!”

Alessandra per un momento si rabbuiò. “Non dovevi portarmi al cinema stasera?” “Sì, ma poi ho trovato questa macchina particolare. Quel film potremmo andare a vederlo anche domani! Mi è venuta una certa voglia!” “Mmmm… – commentò Alessandra ancora più seria – Ma Fabio! Di fare delle fotografie, immagino…” “Sì, Alessandra, mi è venuta una gran voglia di farti delle fotografie. Tu sei bellissima e lo sai di esserlo…” “E tu sei un gran ruffiano! – sbuffò lei – Ma uffa! Mi hai già vista, mi pare! In varie situazioni ed anche… poco vestita! Insomma, anche nuda! Sì, tante volte e anche completamente nuda!” “Ma non ti ho mai fotografata! – insistetti – Sarebbe diverso…”

“Lo sai benissimo, Fabio, che non mi piace essere fotografata. Lo sai benissimo! Non ho avuto belle esperienze… Non mi va… Perché immagino soprattutto come tu le vorresti…”

Abbassai il capo. Mestamente. Ero visibilmente deluso. Fu lei a sbloccare la situazione. “Dai, amore, non fare così! – mi sussurrò avvicinandosi a me – Non ti voglio per questo con il broncio!” Sollevai il capo e feci appena in tempo a ricevere un fantastico bacio sulle labbra. Lei mi accarezzò tra i capelli ed io invece mi dedicai allo studio del sofficissimo tessuto del suo body. Infilai le dita dietro per accarezzare il suo favoloso culetto. Scoprì che sotto il body indossava solamente quello che doveva essere un microscopico perizoma.

“Com’è curioso il mio fotografo… – sospirò allora lei mostrando piacere per la mia carezza – E per curiosità quante foto desidererebbe farmi questo fotografo improvvisato?” “La macchina dispone di dodici cartine impressionabili… – le risposi trattenendo a fatica tutta l’euforia che quelle parole mi avevano provocato – Sono poche. Ma me le farei bastare e ti assicuro che sarebbero bellissime. Come la modella!”

“E dove dovrei posare per queste dodici opere d’arte? – mi chiese lei sussurrandomelo nell’orecchio – Ho un sospetto…” “Dove abbiamo fatto l’amore ieri, Alessandra…” “Lo immaginavo, amore. Mi vuoi sul lettone…” “Non solo! – la incalzai – Non solo a letto!” “Mi vuoi anche subito nuda, vero?” “Sì, Alessandra, ti vorrei nuda! – le quasi urlai eccitatissimo – Ti voglio fotografare completamente nuda!”

Lei arrossì e mi baciò di nuovo appassionatamente. “Ma Fabio! Te l’ho detto… Non mi piace proprio…” “A me però sì! – insistetti sentendola un po’ più disponibile – E’ un mio sogno….” “E tu lo sai benissimo perché sono un po’ restia nel farmi riprendere senza nulla addoddo…” “Sì lo so, Alessandra. Mi hai raccontato quella brutta esperienza…” “Per tanto tempo ero terrorizzata che circolassero per l’università certe mie foto. Nuda e non solo… E chissà dove sono adesso! I due porci avevano usato uno una fotocamera digitale e l’altro il cellulare. Con tanto di memorie… Il giovane assistente in particolare si era tirato addirittura delle gigantografie. Alcune le ho viste anch’io e ti assicuro che sono per me molto, molto imbarazzanti! Alcune penso siano ancora custodie nel cassetto del professore di statistica!” “Ma poi non è successo nulla, Alessandra!”

Alessandra rimase ancora in silenzio ed a lungo guardò fuori delal finestra. Poi si girò di scatto e mi sorrise. “Va bene, amore. Mi voglio fidare di te, uomo! Aspettami qui. Vado a farmi bella per il fotografo. Come una modella. Un po’ spettinata, tutta al naturale e con solo un po’ di rossetto addosso. E poi mi devo levare proprio tutto, vero? L’artista vuole fotografare la morosa nuda, completamente nuda… Sbaglio?” “Sì, Alessandra, ti voglio poi anche nuda! Completamente nuda! Ho solo dodici scatti a disposizione!”

Lei si svincolò dalle mie braccia e si diresse sculettando verso il bagno. Non riuscii a trattenermi dallo scattare la prima foto. Il body nero sembrava dipinto dietro sul suo corpo e lasciava quasi completamente scoperto il suo culetto. Era la prima foto che facevo ad Alessandra e la conservo tuttora gelosamente come copertina del suo primo servizio fotografico. Lei sentii lo scatto, si girò e per la prima volta mi mostrò la lingua.

“Questa me l’hai fatta a tradimento! – brontolò lei – Queste cose non si fanno, imbroglione!”

Passarono alcuni minuti. Poi sentii la voce di lei. “Posso venire? – chiese con voce flebile Alessandra – Io. insomma, sarei pronta…” “Vieni, tesoro, vieni… Ti sto aspettando!” Lei sbucò ed apparve completamente nuda, in tutto il suo splendore. Volutamente con i capelli un po’ arruffati e con un ciuffo ribelle sul bellissimo volto. Ma pure tutta rossa in viso. Si appoggiò allo stipite della porta e sorrise. “Soddisfatto, uomo? Sono come mi volevi, mi pare! Nuda…”

“Sì, Alessandra, ti volevo proprio così…” Si vedeva però che lei era molto imbarazzata e lo si notava dal suo rossore. Mi mostrò di nuovo la lingua e, appoggiatasi allo stipite della porta, si coprì frettolosamente con un braccio i seni e con una mano il sesso.

“Non fare adesso così, Alessandra! Sei la mia morosa…” “Appunto! – esclamò lei brontolando sommessamente – Sono solo la tua morosa. E certe cose non si fanno tra morosi… Tra marito e moglie, forse…”

“Ma Alessandra avevo pensato che tu… Insomma… Me l’avevi fatto pensare! Per una volta saresti stata anche la mia modella!” “Sì, Fabio! Lo so benissimo cosa ti ho promesso… Ma stai calmo ed abbi un po’ di pazienza per la tua modella così inesperta… Non sono una professionista ed a certe cose non sono proprio abituata. Sai bene quanta fatica mi è costato farlo con altri uomini in passato… Io non lo volevo! Mi hanno costretta a mostrarmi! E mi ero ripromessa di non farlo mai più… Almeno con certi tipi di uomini!” “Ed io sarei uno di quelli? – brontolai – Non penso di esserlo!” “No, amore, tu non lo sei… E se sono qui adesso… Così! Come mi volevi, mi pare…”

Mi fece un altro sorriso sempre molto imbarazzata. Ma poi con la scusa di raccogliersi i capelli ribelli dietro la nuca finalmente si scoprì completamente e si mostrò nuda! Era splendida, così!

Le tettine erano piccoline ma gonfie e rotonde! E quel triangolino di folta peluria sopra il suo sesso! “Ti piaccio così, vero maschiaccio!” “Oh, Alessandra, sei favolosa così! Nuda!” “Grazie! – disse contenta del complimento ricevuto – Lo so bene come ti piace vedermi! Ma mi vergogno sempre tanto….” Ma provocatoriamente fece una piccola piroetta. Mi regalò così per qualche istante anche la visione del suo splendido culetto. Notai appena il candido biancore di quella parte del suo splendido lato B che era stata coperta fino a qualche settimana prima dallo slip del costume. Era così stato protetto dai raggi del sole. Avevo già potuto apprezzare altre volte il suo bellissimo culetto. Ma vederlo in quella situazione era diverso, come era piacevole avere la conferma che Alessandra evidentemente non aveva mai preso il sole nuda! Ma indubbiamente in tal modo il suo sederino era una visione ancora più intrigante. Ed io ero il maschio privilegiato che poteva gustarsi quella visione. Solo io, in esclusiva! E lei si offriva così, senza costrizioni e questa volta volontariamente…

Si divertì per un attimo a scuoterlo leggermente ed ad allargare un po’ le sue lunghe gambe. Fu un secondo e poi si voltò e con lo sguardo mi interrogò su dove doveva andare. “Sì, Alessandra, sul letto…” “Lo so, lo immaginavo… Mi vuoi dove mi hai presa l’ultima volta…”

Con passo lento e regale si diresse verso di me e verso il lettone. Io la immortalai mentre nuda si dirigeva verso il luogo dove avrebbe posato per me. Si copriva solamente il seno e così per la prima volta le strappai una foto. Nuda e con la sua fica ben in mostra. Lei non protestò. Il suo pelo era sempre folto ma curatissimo e così il magico triangolino fu immortalato. Come subito dopo cercai un primo piano del suo cespuglietto che ornava sopra la fessurina ben stretta tra le sue grandi labbra ancora ben serrate.

Sprecai così altri due scatti ma ne valsero la pena. Pochi secondi di attesa ed infatti la macchina sputò letteralmente le due immagini ancora fresche di stampa. Inizialmente chiare poi si scurirono e presero i colori naturali. Splendide!

Lei vide la mia espressione molto soddisfatta. “Posso vederle anch’io? – mi chiese curiosa – Ti vedo soddisfatto della riuscita…” “No, Alessandra, le vedrai tutte alla fine! Non vorrei che tu ti agitassi troppo!”

Mi mostrò di nuovo la lingua e si quasi gettò sul letto. Appena sdraiata si coprì completamente con un lembo del lenzuolo. “Ma dài Alessandra! – esclamai subito stizzito per quella scelta – Ho pochi scatti! E non voglio sprecarli! Ma uno scatto partì anche per quella posizione così intrigante… Modella probabilmente nuda sotto il lenzuolo mostrava solo il suo bellissimo volto sorridente! Ma che si vergogna…”

“Ho capito, ho capito… – bofonchiò allora lei abbassando lentamente il lenzuolo – Va bene così, adesso?” L’aveva fatto scendere giù facendomi intravvedere un po’ del suo pelo. Era tremendamente eccitante, così! Sembrava una divinità. Venere seminuda su un letto si offriva all’artista. Scattai. Attesi la foto con ansia. Meravigliosa. Alessandra si mostrava languidamente distesa nuda e con i peli della fica solo un po’ scoperti!

Ero eccitato e lei naturalmente se ne accorse. “Ehi, vedo l’artista sù di giri! E il maschio ancor di più! – mi prese in giro lei – Ti eccita proprio così tanto fotografarmi così?” “Sì, Alessandra, tantissimo! Sei bellissima così! Nuda…”

“Non ho mai fatto queste cose di mia volontà, lo sai! Sai bene che mi hanno costretta a farlo! Sai bene anche il modo e la ragione! Con te è però diverso! – aggiunse lei soddisfatta del mio apprezzamento e del mio tono rassicurante e rasserenante – Sono proprio bravina, allora… Sono promossa?”

“Sì ma adesso fai la femminuccia un po’ puttanella! – le chiesi accorgendomi che anche a lei non dispiaceva più tanto fare quello che stava facendo – Ti vorrei vedere tutta… Non nasconderti…” “Mmmm… – fece lei – Così?” Con gesto volutamente lento sollevò il lenzuolo, lo fece scivolare giù tutto e si mostrò completamente nuda. Finalmente tutta nuda e mollemente adagiata sul letto. “Oh Alessandra! – feci appena in tempo a farfugliare prima di scattare – Sììììì, così ti volevo…” Cominciai a saltellare attorno al letto e la ripresi in varie posizioni. Di lato con una gamba sollevata e lei che si reggeva sensualmente una caviglia. Il profilo esaltava la curva del suo seno piccolo ma gonfio, il suo capezzolino appuntito e solo un po’ del suo magico cespuglietto. Allungando le braccia da sopra la immortalai tutta dall’alto. Dalla testolina appoggiata sul cuscino ai piedini. E poi, di fronte a lei, dopo averla invitata a sollevare le ginocchia ed allargare per bene le gambe.

“Ma Fabio! – sbuffò lei – Mi vergogno così! Uffa, non sono una sgualdrina! Mi vuoi proprio riprendere così? A gambe larghe, spalancate…” Ma lo fece. “E va bene, Fabio! Va bene così? – aggiunse con un filo di voce – Sei proprio un porcello! Ma adesso sono tua…” “Brava, Alessandra! Proprio così… E adesso mettiti in ginocchio, raccogliti con le mani i capelli dietro la nuca e sorridi alla fotocamera. Sai di essere bellissima e di mostrarti nuda al tuo uomo!”

Lei si sollevò sul lettone. Si inginocchiò con le lunghe gambe un po’ divaricate e leggermente piegata su un fianco con uno sguardo a dir poco provocante. Era stupenda in quella posizione, con le tettine e la fica ben in evidenza. E sorrise sembrando una vera modella di nudo!

La stampa che fuoriuscì dalla fotocamera lo confermò ulteriormente. Perseverai allora. “Girati, amore! – la invitai subito dopo aver visto quella foto quasi con ansia – Voglio riprenderti da dietro. Voglio fotografarti da dietro e riprendere il tuo bellissimo culetto!”

Lei sbuffò. “Ma uffa! Quante foto ti mancano, amore? – mi chiese allora un po’ indispettita – Poche spero!” “Quattro, tesoro! Solo quattro….” Lei in silenzio allora si girò abbracciando il cuscino. Va bene così, signorino?” “Sì, sì. Alessandra. Sei fantastica così. Hai un culetto meraviglioso!” Lei si voltò e mi mostrò la lingua proprio mentre le scattai la foto in un bellissimo campo lungo. “E adesso sollevalo un po’… – le sussurrai – Ti voglio riprendere tutta anche così, un po’ da lontano ed in campo lungo….” “Mi vuoi propri fotografare anche così? Sì, l’ho capito, sai, tesoro! L’ho capito… Mi vuoi alla pecorina….”

Acconsentì anche a questo scatto ma solo dopo aver nascosto il suo viso sotto il cuscino. Sollevò al cielo il suo fantastico culetto. Catturato! “Allarga adesso le gambe. “Uffa! – la sentii quasi gemere e poi sbuffare sotto il cuscino – Anche questo, vuoi?” Non attese la risposta e si spalancò tutta dietro come le avevo chiesto. Mi avvicinai e mi regalai uno splendido primo piano dei suoi due buchini. “Ma no, dàiiiii – protestò lei sentendomi avvicinare e quasi sfiorare il suo sesso con l’obiettivo – Ma Fabio! Non così da vicino! Questa foto non era proprio necessaria… Questo primo piano! Non voglio così!” “Ormai è fatta, amore! – le dissi cercando di calmarla – Sei bellissima, sai? Anche così!”

“Porco, porco, porco! – replicò allora lei – Hai approfittato di me! Della mia disponibilità. Volevo accontentarti. Non fare però anche foto a luci rosse!” “Ancora una. Alessandra…. – la interruppi allora io fingendo di non aver sentito quel suo lamento – Girati e mostrami il tuo tesoro!” “E’ proprio l’ultima vero? Dimmelo…” “Sì. Alessandra! – la rassicurai avvicinando la camera al suo ventre – E’ l’ultima! E voglio tutto il tuo sesso!” “Ma me l’hai già fotografata la mia passerina!” “Ne voglio ancora una! – insistetti quasi ansimando – Ed allarga le gambe! E, piano, piano, con le dita allargati un po’ le grandi labbra… Ti prego…”

“Ma dài, Fabio! Cosa vuoi farmi fare! Cosa vuoi riprendere? Anche il mio clito?” “Se riuscissi a farlo… – replicai io sfrontato – Magari!” “Sei uno sciocco! – mi rispose lei ma allargò a dismisure le lunghissime gambe – Vado bene così?”. Sospirò un po’ e non protestò nemmeno quando sfiorai la fotocamera al suo sesso che scoprii ben bagnato. Era evidentemente eccitata anche lei. “Fai presto, ti prego… – sussurrò solamente lei – Sono imbarazzata ed in difficoltà per quello che mi stai facendo fare!” Ma con il pollice e l’indice della mano soddisfò anche il mio ultimo desiderio. Allargò infatti piano le sue gonfissime labbra della vagina e mi offrì tutto quello che avevo sognato.

Fissai quasi inebetito quello che Alessandra mi regalava. Feci clic per l’ultima volta.

Gettai quasi la macchina fotografica sul letto dopo che questa aveva stampato anche l’ultima foto. La più bella. Mi avvicinai ad Alessandra che era evidentemente imbarazzata ed ancora in difficoltà. Non era stato facile per lei fare quello che aveva fatto. “Grazie, Alessandra! – le sussurrai all’orecchio – Sei stata fantastica e mi hai reso felice.” “Lo so, Fabio, che ti ho reso felice. Spero di non pentirmi mai di quello che ho fatto oggi per te.”

La baciai appassionatamente e le trasmisi tutto il caldo desiderio che provavo per lei in quel momento. Fu allora che pensai veramente per la prima volta che quella giovane donna sarebbe diventata mia moglie.

“Ho fatto tanta fatica, Fabio! – aggiunse lei – Spero che tu non tradisca mai la fiducia che ti ho concesso. Sono stata io questa volta a permettere questi scatti! Non me li hai estorti, tu!” “Sei la mia donna! – la tranquillizzai – Sei la cosa più preziosa che ho.”

“Me le mostri, ora, i tuoi capolavori? – mi chiese lei con un filo di voce – Spero di non pentirmi di quello che ho fatto.” “Certo, Alessandra, sono le tue foto!”

Le raccolsi tutte e dodici in maniera ordinata e gliele porsi. Lei la prese in mano con un po’ di titubanza ed iniziò a guardarle. La osservò piano, un po’ alla volta lasciandosi scappare anche dei commenti. “Bello il mio intimo! – commentò osservando la prima foto – Lo indosso piuttosto bene… Soprattutto lo slip!” Poi si fece passare tra le dita le altre. Su alcune sbuffò, su altre brontolò. “Hai voluto proprio prendermi tutta! Uffa! Ma sì, lo so! Te l’ho concesso io…” La vidi sgranare gli occhi quando apparve la prima foto dove in primo piano mostrava tutta la sua femminilità. “Ma Fabio! – miagolò – Questa potevi evitare di farmela! Io non la immaginavo così!”

Ma era un crescendo. Le foto del suo culetto sembrarono un po’ inorgoglirla. “Ehi! – commentò con un gridolino – Sono fatta proprio bene. Capisco gli sguardi di voi maschiacci. Ma tu sei un privilegiato, lo sai? Puoi esserne orgoglioso. Pochi uomini si sono gustati il mio culetto così. E soprattutto non coperto da nulla. Anche al mare, come si nota, il bikini non manca mai! E il topless solo in qualche occasione. In vacanza e non certamente in una spiaggia della nostra città. Non mi piace mostrarmi nuda, insomma! E tu lo sai bene!”

Trasalii quando apparve la foto forse più sexy. Appare, da dietro, in uno splendido primo piano. Si bloccò per qualche secondo su quella foto. “Fabio… Non so che dire… Che foto mi hai fatto!” “Sei semplicemente fantastica, Alessandra!” “Ma mostro proprio tutto! E da dietro… Mi sembra di essere una cavallina prima di essere infilzata da uno stallone che la feconderà!” “Sei una bellissima femmina che potrebbe essere pronta ad essere presa dal proprio maschio. Da dietro… Stai offrendo tutto il tuo sesso…” “Alla pecorina, vero Fabio?” “Sì, Alessandra, alla pecorina… Come l’altra sera…”

Alessandra mi mostrò allora per l’ennesima volta la lingua. Sorrise. Ma il sorriso si spense quando fu il momento dell’ultima foto. La sua vagina, le sue grandi labbra e il suo pelo in primo piano. Divenne paonazza. “Oh no! – esclamò – Questa no, ti prego… Mi vergogno troppo! Non puoi tenere quella foto! Vedi tutto! E sono anche un po’ bagnata… Che vergogna! E si intravede anche il mio bottoncino del piacere! L’ha catturato! No, no! Questa no! Ti supplico! Risparmiami almeno questa foto!”

Le porsi una mano. Lei mi riconsegnò la foto. Tutte. “Fabio, me lo prometti, vero?” “Cosa, tesoro?” Che non mostrerai a nessuno mai queste foto. Nessuna! Potrei morire dalla vergogna sapere che qualcuno mi abbia vista così! Anche se la nostra storia dovesse finire!” “Te lo giuro, Alessandra! Senza il tuo permesso nessuno ti vedrà così!”

Lei non capì probabilmente la mia ultima promessa, ma si tranquillizzò e riprendemmo a baciarci. E come successe tante altre volte di seguito ci ritrovammo a letto. E anche quella volta facemmo l’amore. Io ero ancora tanto eccitato per quello che avevo appena fatto e che soprattutto lei mi aveva concesso di farle. “Sei un toro scatenato, oggi! – le mi disse – Ti ha eccitato così tanto fotografarmi nuda?” “Sì, tesoro! Ed ho tanta voglia!” “Lo sento, amore! Sotto i jeans ce l’hai durissimo e gonfio. Sei pieno di desiderio…” “Sì, Alessandra, ti desidero tanto e sono pieno…” “Pieno? – mi guardò lei con malizia – Pieno di cosa, amore?” “Lo sai benissimo, Alessandra!” “Di sperma?” “Sì, Alessandra, sono pieno di sborra! Mi hai eccitato troppo!” “Vuoi anche che ti aiuti io adesso, vero?” “Sì, amore! Fammi godere…”

“Sono da oggi in pausa pillola, però…” la sentii mormorare. Si abbassò, mi aprì la cintura e mi sbottonò i jeans. Emise un lungo sospiro e mi guardò negli occhi. “Non posso oggi ricevere il tuo seme dentro di me… Ma ti faccio venire ugualmente, tesoro! Hai troppa voglia e soffri tanto!” La accarezzai tra i capelli e poi glieli raccolse dietro la nuca. Lei aveva capito cosa volevo. “Sì, amore, lo so… Vuoi la mia bocca…” Mi abbassò il jeans e con i denti mi sfilò lo slip. Il mio uccello apparve prepotente e durissimo. Lei mi guardò ancora una volta negli occhi. Poi la vidi socchiuderli ed abbassare il capo verso il mio uccello. Si abbassò piegata di lato perché lei sapeva che a me piaceva vederla quando si sarebbe impegnata a spompinarmi. Alessandra spalancò la bocca e se lo prese tutto in bocca. Come era bella con il mio uccello in bocca. Lentamente iniziò il pompino. Su e giù se lo spingeva in bocca e sentivo la sua lingua avvolgermi il glande. E succhiava, succhiava…. Amorevolmente mi accarezzava le palle e mi tastava per capire quanto fossero gonfie e piene di sborra. Immaginava che ne avevo tanta dentro e che presto l’avrei inondata.

Si staccò un attimo dalla mia cappella già violacea. “Ti piace vero, amore, come te lo faccio… – mi sussurrò con un filo di voce – Vedo che hai tanta, tanta voglia. Ce l’hai enorme, lungo e duro. Ed ho sentito i tuoi testicoli gonfi. Sei pieno, pieno! Di seme… Ti ho proprio eccitato con quelle mie foto!” “Sì, amore, tantissimo! Me l’hai fatto diventare durissimo e tu sei bravissima a fare certe cose con la bocca!” “Ma tesoro, non si dicono certe cose… – aggiunse lei arrossendo – Mi metti a disagio…”

Io le sorrisi e le raccolsi di nuovo i capelli dietro la nuca. Lei allora sospirò e capì il mio invito a continuare nel suo fantastico pompino. Fece un leggero sospiro, socchiuse gli occhi dopo un breve sorriso, si abbassò di nuovo lentamente e spalancò la bocca. Ricatturò il mio glande già umido. Io immediatamente sospinsi tutto il mio uccello dentro la sua bocca. Fin quasi in gola. Lei fece un gemito che si trasformò in un lungo sospiro quando iniziai a stantuffare il mio cazzo dentro di lei. Glielo misi tutto in bocca e le mie palle le sbattevano sul mento. E lei se le accarezzò con dolcezza. La scopai così in bocca. A lungo con la mia asta lucida che si infilava dentro e fuori le sue labbra. Fu un pompino eterno e lei rimase così con il mio cazzo in bocca estasiata e in attesa di quello che sarebbe successo. E sapeva che sarebbe avvenuto molto presto.

Improvvisamente ebbi un sussulto, mi inarcai e mi irrigidii. Sentii che stavo per esplodere e per sborrare. Anche lei se ne accorse e spalancò gli occhi.

“Oh, Alessandra! Sto per sborrarti in bocca! – feci appena in tempo ad urlare – Prendila! Prendila tutta la mia sborra, Alessandra! In bocca ed ingoiala. Tutta, fino all’ultima goccia! Ti riempirò il pancino di sperma!” Lei annuì con il capo. Il pensiero che lei mi permetteva di sborrarle in bocca mi fece raggiungere l’orgasmo.

Sborrai. Sentii distintamente lo schizzo dei miei due primi sborroni. E li sentì per bene anche lei. Erano i primi due e certamente i più violenti e per lei i più difficili da accettare e sopportare in bocca. La sentii infatti gemere e strizzare gli occhi. La vidi subito buttare giù tutto. Il magnifico ingoio della mia sborra! “Bleahhhh!” la sentii fare dopo essersi ritirata. Ma al lamento subentrarono i gemiti ed i sospiri che non riuscì a trattenere ad ogni schizzo della mia sborra che si infrangeva sul suo volto. Era evidentemente calda, densa e non certo profumata. Spruzzai tanto e le riempì completamente il bel viso.

Lei sapevo che io adoravo sborrarle in faccia! Non le risparmiai gli occhi, il naso ed i capelli. Alessandra aveva così il bel faccino completamente ricoperto della mia bianchissima sborra. Persi il conto degli schizzi. Me li contò ancora una volta lei.

“Ma amore! – si lamentò infatti lei quando mi fermai e sentendosi colare addosso dappertutto il mio liquido seminale – Uffa! Quanti schizzi hai fatto oggi! Guarda come mi hai ridotta. Ne ho contati otto o nove! Tutti grandi e pesanti! Hai proprio esagerato! Mai vista una cosa del genere. Il mio moroso ne faceva un paio a stento ed altri, se ben ricordo, tre o quattro!” “E il professore? – la provocai allora io – Il vecchio porco mi sembra che… insomma…” “Mmm… È vero, Fabio! Quello ha fatto qualcosa di più… Ma che schifo! Lui non schizzava tanto! Ma colava tanta robaccia…. Insomma! Non come te, uffa! E poi i tuoi primi schizzi… Sono stati addirittura quattro! Enormi e tanto, tanto densi… Mi hanno subito riempito la bocca!” “Ho visto che sei stata brava e che hai buttato tutto giù! Il vero ingoio…!”

Lei mi guardò torva e nonostante tutto lo sperma che le riempiva ancora il volto la vidi arrossire. Mi mostrò pure di nuovo la lingua.

“Sì, sì… – rispose lei – L’hai anche visto tu, no? Ero piena, piena… Mi hai riempito la bocca! E il tuo seme anche oggi non è stato proprio buono, sai? E’ amaro e particolarmente denso. E come puzza! Mi veniva da vomitare ma io non volevo farlo davanti a te e soprattutto non volevo sputare il tuo sperma davanti al mio uomo! Non era giusto! Ti ho fatto io venire e ti ho dato il permesso di farmela in bocca! Ma sono stata costretta ad ingoiare tutto e subito. Soddisfatto, vero?”

Non le risposi e la fissai. Alessandra era tanto bella, così! Tutta arruffata, un po’ imbronciata e tanto imbarazzata per mostrarsi così, tutta piena di sperma. Il mio sperma! Così la volevo e sarebbe stato meraviglioso poter riprenderla proprio così in un favoloso primo piano. Lei si accorse del mio sguardo voglioso, sembrò leggermi nei pensieri ed intuì il mio desiderio. “Eh no, amore! – esclamò facendo segno di diniego con il ditino indice della mano – Così tu non mi riprenderai mai! Mi vergogno troppo! E tu non vuoi violentarmi vero? E lo sai che lo sono stata…” “E se fossi mia moglie?” “Non lo so, amore. Ma ora il problema non si pone… Ed accontentati delle foto cheti ho permesso di farmi! E sono solo la tua morosa…”

Lei allora si alzò ed andò a farsi una salutare doccia. Io memorizzai quella frase! Alessandra sarebbe diventata molto probabilmente mia moglie. Infatti lo diventò molto presto. Ma quelle foto di quando Alessandra era ancora la mia fidanzata rimasero per sempre il meraviglioso prologo della mia raccolta privata.

Continua

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