“Mi passi per favore la mela?” chiesi a Salvatore, mio marito. La prese e me la porse. Cominciai a sbucciare la mela piano mentre ogni tanto davo qualche occhiata a mio marito. “Senti Salvatore dovremmo andare di pomeriggio al centro commerciale per fare alcune compere”. Mio marito stava masticando la sua mela e mi disse che oggi pomeriggio non poteva essere. Rimasi in silenzio. Aggiunse: “Angela non possiamo perché di pomeriggio siamo occupati”. Il mio sguardo si pose fisso su di lui. Cercava di sfuggire al mio sguardo. “Senti Salvatore se non la facciamo oggi che è sabato e tu non lavori quando la dovremmo fare”? Ero stata tutta la settimana in casa e avevo voglia di uscire, di vedere gente, di camminare a guardare le vetrine. Ora che stava cominciando l’estate volevo comprarmi qualcosa per l’intimo e delle nuove scarpe.
Mentre ero persa nei miei pensieri a masticare la mela mi ricordai all’improvviso di chiedere a mio marito perché eravamo impegnati di pomeriggio. “Mi porti al cinema? Al teatro? “chiesi con un sorriso forzato. Salvatore non rispose. Lo guardai che finiva l’ultima fetta di mela. “Senti Angela più tardi deve venire una persona al quale non ho potuto dir di no perché mi è stato raccomandato dal mio capo e mi serve per aumentare di grado nella società”. Inclinai la testa verso sinistra poi la raddrizzai. “Scusa viene a far che?” chiesi a Salvatore. “Viene a stare da noi per una quindicina di giorni“, mi rispose -, guardando le bucce della mela posata sul piatto.
“Cosa”????? Ma chi è questa persona???, Salvatore poi tu lavorerai tutta la settimana ed io devo rimanere sola con questa persona ????” Il timbro di voce sempre pacato divenne acuto. Salvatore non ebbe il coraggio di guardarmi negli occhi, occhi che lanciavano fulmini e saette di quanto fossi furibonda. Mi toccai i capelli neri per il nervosismo. Ero arrabbiatissima, “ma quando me l’avresti detto dopo che era in salotto??????” feci tagliente. Mi alzai da tavola e di scatto cominciai a sparecchiare in maniera plateale. Salvatore a sua volta non sapendo che dire si alzò e se ne andò sul divano a guardare il telegiornale. Fui di una velocità incredibile: tutti i piatti sporchi erano dentro il lavello e la tavola era di nuovo a posto. Dovevo sbrigarmi. Aprii il rubinetto e cominciai a lavare i piatti.
Finalmente andai in bagno a sistemarmi, feci una doccia tiepida e cominciai a truccarmi leggermente. Dopo andai in camera non sapendo bene cosa mettermi. Presi un vestito stampato a fiori scollato con le bretelle e lo posai sul letto. Ero molto prosperosa di seno e quindi dovevo stare attenta a cosa indossare. Era il mio punto forte, nessuno resisteva al mio seno. Da giovane con la mia sesta ipnotizzavo la preda aumentando l’ancheggiata che produceva un leggero dondolio durante la camminata: semplicemente Irresistibile. Scacciai dalla mente questi ricordi e cambiai vestito con le bretelle normali senza scollatura, avrebbe magari gradito il rigonfiamento del davanzale poi misi dei sandali infradito e finalmente -guardandomi allo specchio- decisi che andava bene così, non mi pareva il caso mostrare troppo mercanzia.
Non vidi più Salvatore che nel frattempo era rimasto seduto sopra il divano o a sonnacchiare oppure stava vedendo un film davanti la Tv. Io rimasi in cucina a ritoccare lo smalto delle unghie seduta a pensare ma non riuscivo a pensare per la folla di pensieri dentro la mia testa. Dissi a me stessa di stare tranquilla perché era inutile proiettare scenari apocalittici senza attendere gli eventi.
Suonò il campanello e sentii Salvatore andare verso la porta. Abitavamo in un villino a tre minuti dal centro del paese e a cinque minuti dallo svincolo autostradale. Mi diedi una ultima sistemata al vestito e andai pure io verso la porta. Arrivai ed entrarono sia Salvatore che questo signore. Mi vide ed esclamò “Buongiorno signora Angela io mi chiamo Carmelo, come sta?” risposi al suo saluto e strinsi la mano che era rimasta a mezzaria. “Si accomodi signor Carmelo” e lo precedetti verso il salotto mentre Salvatore entrava le due pesanti valigie che si era portato dietro. Ci accomodammo tutti e tre nel salotto e mentre il signor Carmelo scambiava quattro chiacchiere con Salvatore io ebbi tutto il tempo per osservarlo. Non raggiungeva i cinquant’ anni, forse quarantasei o giù di lì, aveva ancora i capelli neri e proprio qualche capello grigio e portava un paio di baffi curati con le estremità rivolte verso il basso che gli dava una certa aria virile e muscolosa come era stata la stretta di mano con cui si era presentato. Impostato fisicamente, più alto di Salvatore aveva occhi neri, un nero vivo, guizzanti ed intuitivi: si muovevano veloci come di chi ha bisogno di osservare tutto intorno per stare a proprio agio. Ma la cosa più interessante – notai- che il signor Carmelo aveva un bel bozzo pronunciato a livello del cavallo messo in luce dal pantalone leggero estivo. Mentre ero persa nei miei pensieri mi ridestai e vidi che anche lui mi stava osservando, anzi forse la parola giusta era squadrando, i suoi occhi mi stavano “radiografando” tutta e ogni tanto si girava verso Salvatore per annuire ai suoi commenti sui loro discorsi. Sostenni il suo sguardo – non ero certo un tipo timido io – ma trovavo interessante la piega di questo nuovo avvenimento non più catastrofico ma intrigante. Lucida e diretta mi intromisi nei loro discorsi interrompendoli e chiesi al signor Carmelo se gradiva una bella tazza di caffè, circostanza che egli accettò di buon grado.
Portai in salotto il caffè e mi scusai per la mia assenza visto che volevo controllare la stanza degli ospiti ed uscii dalla stanza.
Finalmente dopo un pomeriggio di chiacchiere ci mettemmo tutti a tavola. Fu un pomeriggio lungo dove Salvatore non aveva chiuso bocca neanche per un minuto ed io ero davvero stanca di sentire la sua voce. Il cibo in bocca era l’unica ragione per farlo smettere di parlare. Il signor Carmelo mangiò tutto quanto gli misi sul pianto onorando la mia cucina e scambiando qualche bicchiere di vino rosso con Salvatore.
Salvatore e il signor Carmelo si accomodarono nel salotto io mi dedicai alla cucina sola con i miei pensieri dandomi il tempo di analizzare gli eventi. Li sentivo parlottare fittamente mentre io pensai ai motivi di questa richiesta da parte del capo di Salvatore. Perché lo nascondeva? E perché proprio da noi? Non mi aveva fatto una cattiva impressione anzi, sembrava interessante soprattutto per la dotazione che doveva detenere tra le gambe.
Non potevo dire che fossi una santerellina, mi ero sposata con Salvatore al quale gli volevo bene ma non era certo l’amore della mia vita, più che altro mi stabilizzava e mi rassicurava dal punto di vista economico visto che io al momento non lavoravo perché la ditta dove esercitavo aveva chiuso mesi fa.
Da giovane quattro capricci me li ero tolta grazie all’abbondanza delle forme che possedevo e qualche volta anche da sposata – ma questo sempre fuori dall’Italia-, mi ero fatta trombare sia la fica che il culo specialmente in Germania dove la maggior parte degli uomini sono alti e possenti e hanno una dotazione rispettabile. Fuori all’estero potevo permettermi di essere una troia e una porca saziando il mio lato esibizionista molto spiccato dato che non conoscevo nessuno e potendomi permettermi di indossare anche vestiti molto scollati. Ma mentre dovevo cercarmeli questa volta era diverso in quanto già l’avevo in casa il “pacco dono”. Ecco, mi ridestai dai miei pensieri con ancora la vista della vistosa protuberanza. Sentii un certo movimento nella fica, si era inumidita al ricordo dei cazzi che aveva preso e i capezzoli si erano induriti. “Interessante” pensai. Vuol dire che qualsiasi cosa ci fosse nel bozzo del signor Carmelo io avevo tutta l’intenzione di scoprirlo senza farmi scoprire da Salvatore.
Finalmente si fece tardi, Salvatore accompagnò il signor Carmelo nella stanza degli ospiti e mi raggiunse a letto dove già mi ero recata non senza salutare il signor Carmelo. Mi trovai sul letto Salvatore appiccicato dietro il culo. Purtroppo, mio marito aveva un cazzo sotto la media e per giunta con mio sommo dispiacere non molto resistente. Un po’ come riscaldare una Ferrari e poi dopo aver fatto ruggire il motore non partire più. Mi faceva bagnare la fica e poi all’improvviso veniva, si girava dall’altro lato e dopo qualche minuto lo sentivo ronfare. La sera aveva parlato a dismisura e non mi spiegai tutte queste energie. Sentii la sua mano sinistra scostare la camicia da notte e afferrarmi il seno accarezzandolo e strizzandolo un po’ mentre si avvicinava con il suo cazzo sempre più verso la mia fica umida. Lo sentii entrare barzotto, si strinse a me muovendo il bacino, cominciò a gemere, io trasalii non volevo che dall’altra stanza si sentissero le nostre voci. Spinse col bacino e sentii che si stava gonfiando, mentre lui spingeva da una parte io assecondavo i suoi movimenti spingendo indietro. Per rincuorarlo cominciai a respirare affannosamente poi a bassa voce cominciai a parlare “Si Salvatore spingi dentro tutto, dai affonda” e intanto lui aumentava i colpi tenendosi sul mio seno. Poi si stancò di stare così, si alzò e si mise in un lato del letto mentre io mi posizionavo alla pecorina davanti al suo cazzo, si avvicinò e infilò dentro il suo paletto e cominciò a muoverlo dentro di me con ritmo. Le tette dondolavano dentro la camicia da notte ad ogni affondo. “Si Salvatore ancora, ancora, ancora“, dissi con voce roca. Si fermò dallo spingere e da dietro mi tolse la camicia da notte scoprendo le grosse mammelle. Ricominciò a spingere il suo cazzo e le mammelle saltellavano davanti, – era da molto tempo che non faceva questa posizione, che cosa gli era preso-?
Spinse ancora, mi sentii chiamare ad alta voce da Salvatore. “Angela che culo meraviglioso che hai e tutto tuo”, stranamente stasera era molto “rumoroso” ansimava e cercava di resistere per tenere il ritmo. Mi disse all’improvviso di toccarmi le tette che ballavano! Girai la testa e vidi che era infoiato. La mia mente era davvero stupita da questa escalation sessuale di Salvatore, ad un certo punto mi sentii bagnata. Era venuto dentro la mia fica e cercava di recuperare ossigeno col naso. Mi toccai la fica gocciolante e misi un piede fuori per andarmi a lavare. Mi bloccai appena vidi la porta. Era socchiusa. Strano, pensai, Salvatore l’aveva chiusa prima di arrivare nel letto me ne sarei accorta se ci fosse stato un leggerissimo spazio. Andai in bagno e mi lavai la fica, ci misi due dita per confortarla visto che era andata buca e finalmente raggiunsi un orgasmo silenzioso fantasticando sul bozzo del signor Carmelo. Aggiustai la camicia da notte e tornai in camera dove regnava il rumore del ronfare di Salvatore.
La domenica successiva volò tra il preparare pranzo e cena. Vidi il signor Carmelo che si fece trovare sistemato e tirato al lucido mentre io indossai una t-shirt bianca per stare comoda mentre lavoravo. I due si guardavano la televisione mentre a me toccava fare tutto.
L’indomani Salvatore si recò al lavoro presto ed io seduta in cucina mi gustavo il mio caffè. Poi entrò il signor Carmelo nella stanza e mi fece un inchino rispettoso. “Signora Angela buongiorno” esclamò. Risposi al suo saluto e gli servii una tazza calda di caffè, una porzione di torta e dei biscotti. Gli chiesi se gli serviva qualcosa perché di lì a poco sarei uscita in paese per comprare delle cose da mangiare. Mi rispose di no, anzi, si fermò: poi mi chiese di comprargli il giornale.
Mentre mi preparavo cominciai la mia tattica di avvicinamento. Innanzitutto per non essere identificata come una moglie grigia indossai una gonna jeans con espadrillas alte e legate alla caviglia poi sopra il reggiseno indossai un top con le bretelle molto fini che comunque non reggendo il peso del mio seno finiva per “scendere un po’ verso sotto” scoprendo la parte superiore del seno. Feci attenzione a truccarmi gli occhi neri per trasformarli in una arma da guerra. Mi sentivo viva e pronta davanti lo specchio. Tornai da lui seduto sopra il divano per annunciargli che sarei uscita e che sarebbe stato per un po’ solo in casa. Mi vide e mi squadrò dalla testa ai piedi con i suoi occhi neri penetranti. Io ressi il suo sguardo, mi sentivo attraversata da raggi spaziali che sicuramente il Signor Carmelo doveva possedere indugiando sulle cosce scoperte e sulla scollatura del seno. Registrai un movimento della mia fica. Pensai che il perizoma indossato si stava impregnando tutto delle mie secrezioni di femmina in calore.
Quando tornai con le buste non lo trovai. Dov’era il signor Carmelo? In bagno e in salotto non c’era. In cucina nemmeno. Bussai piano alla sua camera. Mi parve sentire qualcosa e scambiandolo per un avanti afferrai la maniglia e l’aprii: “mio Dio”! misi una mano davanti la bocca per non gridare, trovai il signor Carmelo con gli occhi chiusi sopra il letto con i pantaloni abbassati e con una mano sul cazzo enorme che aveva una vistosa cappella di un colore violaceo. Tutte le vene gonfie a rilievo denunciavano che doveva essere al massimo della sua espansione. La visione delle dimensioni del cazzo mi fece bagnare istantaneamente la fica che divenne un lago, i capezzoli mi facevano male di quanto si erano rizzati alla vista del palo di carne e cercavano di sfondare il tessuto del top. Si accorse di getto di me e nascose immediatamente il cazzo con le mani mentre era diventato tutto rosso in viso e si mise a sedere sopra il letto “Signora Angela mi scusi non l’ho vista arrivare, mi dispiace, la prego di scusarmi ma è da molto che sono in astinenza.” Io rimasi pietrificata sulla soglia della porta. Sentivo gocce provenire dalla fica oramai fradicia arrivare fino alla coscia. Con voce tremolante abbozzai una scusa per aver aperto così all’improvviso la porta e me ne andai con destinazione il mio bagno dove finalmente sola potevo sgrillettarmi la fica in maniera forsennata dopo quello che avevo visto. Tremavo tutta dal piacere di quella visione calda e stupefacente che aveva allertato tutti i miei rilevatori femminili portandoli al massimo del loro piacere. La fontanella del mio fiorellino non voleva smettere di zampillare, uscì nuovamente del succo della mia fregna calda mentre lo sfintere anale al solo pensiero di averlo tutto dentro si apriva e si chiudeva ritmicamente. Dovetti faticare parecchio per calmare il mio corpo, sudatissima, aperto alle vampate di calore e la mente fissata sul cazzone del signor Carmelo.
Dopo qualche ora reincontrai in cucina il signor Carmelo il quale mi chiese ancora scusa per quello che avevo visto giustificandosi ancora una volta che la forte astinenza gli teneva eretto il membro continuamente, “la prego non ne parli con suo marito penserebbe a qualcosa che non c’è”. Lo bloccai: “Non si preoccupi signor Carmelo siamo adulti e non voglio che ci sia qualcosa che sporca l’amicizia con Salvatore”. Il Signor Carmelo si tranquillizzò e lo invitai a guardare la televisione in modo da darmi il tempo di cucinare qualcosa per il pranzo e per calmare il subbuglio che avevo dentro e così fece.
Il signor Carmelo andò a riposare e così feci io. Gli eventi della mattina mi aveva scombussolato la fica ma il pensiero di quel cazzo non mi abbandonò: doveva essere mio assolutamente. Non potevo farmelo scappare.
La sera quando tornò Salvatore mi trovò in cucina a cuocere il suo piatto preferito: la trippa. A me non piaceva ma sapevo che lui andava pazzo per questo piatto, ovviamente mi accertai che anche il Signor Carmelo gradisse molto questo piatto.
La cena andò liscia e come le altre volte gli uomini presenti in cucina si spostarono in salotto a seguire i telegiornali mentre io rimasi a riordinare la cucina.
Dell’evento della mattina nessuna parola uscì dalla mia bocca. Questa cambiale aveva bisogno di qualche giorno per essere incassata.
Salutai e me ne andai in camera. Salvatore ore più tardi mi raggiunse e quando venne chiesi espressamente di chiudere bene la porta della camera. Già faceva caldo e indossavo solo il perizoma coprendo il mio davanzale col lenzuolo. Mi sentii toccare la chiappa da Salvatore il quale anche se faceva caldo venne ad appiccicarsi sulla schiena. Annusò la mia pelle profumata e poi si avvicinò al mio orecchio. “Angela ma tu lo tratti bene il Signor Carmelo.?” “Voltai il viso a metà: perché, hai ricevuto qualche lamentela” chiesi io. La mano di Salvatore dalla pelle della chiappa raggiunse il mio boschetto. “Ma non sei stanco Salvatore”? Feci io. Lui mi rispose che sembravo fredda davanti al signor Carmelo come se l’avessi con lui. Mi veniva da ridere ma me lo tenni per me, invece, risposi “fredda”? Mi dice che passi tutto il tempo in cucina a cucinare per lui e per me, mentre lui sta solo in salotto a leggere il giornale e guardando la Tv. “Vuoi che stia con Lui a fargli compagnia”? chiesi a Salvatore. Mi rispose di si, “sembri rigida davanti a lui, anche se è normale da parte tua, ma considera che questo benedetto uomo non parla con nessuno quando invece dovrebbe socializzare.”. Ci fu qualche attimo di silenzio. Poi Salvatore continuò mi accusò di stare in casa come una suora in una chiesa! Non potevo credere alle mie orecchie. Davvero il mondo era all’incontrario. Mi girai nel letto e poi mi addormentai.
Come ogni mattina dopo la doccia mattutina mi alzai per preparare la colazione, venne il signor Carmelo che dopo i convenevoli accettò la tazza di caffè caldo che gli allungavo. Poi chiesi se aveva bisogno di qualcosa perché dovevo scendere nuovamente per fare compere: “Il giornale signora Angela, grazie”. Annuì e lasciai la cucina per prepararmi. Per l’occasione avevo indossato un vestito a fantasia a portafoglio che lasciava una generosa scollatura che riempii di inebriante profumo. Sandali alti e capelli sciolti. Il solito trucco da vamp e fui pronta per uscire.
Lo trovai ancora in cucina che sorseggiava lentamente il caffè. Appena mi vide sussultò facendo cadere una goccia sopra la tovaglia. I suoi occhi s’incollarono alla mia scollatura. Lo salutai e lasciandolo avvolto dalla scia di profumo scesi in paese.
La giornata era calda e diversi contrattempi si misero di traverso facendomi perdere un po’ di tempo. Tornai a casa carica di sacchetti e sudata e lo trovai seduto a leggere il giornale sul divano. Mi sistemai ma non andai a rinfrescarmi in bagno volevo che sentisse i miei influssi odorosi. Il perizoma era bagnato del mio sudore e impregnato del mio odore di femmina. Il suo bozzolo cominciò a gonfiarsi. Ero sicura che aveva il naso fine e che sentisse il mio odore, l’odore della fregna calda. Allargai le gambe un poco. Il cazzo del signor Carmelo continuava a gonfiarsi, lui ci mise il giornale ma il giornale inclinato scivolò cadendo sul tappeto lasciando la visione del suo membro stirato che distorceva il tessuto del pantalone. Quella vista cominciò a produrre anche per me degli effetti. I capezzoli cominciarono a spingere sul tessuto e il seno si era alzato. Il signor Carmelo prima guardò la mia scolatura e poi guardò me e mi disse che si scusava per la circostanza. Mi veniva l’acquolina in bocca pensando a quel cazzo dentro la mia bocca. Era rosso in viso poi decisi di agire. “Le fa male il tessuto che preme vero”? chiesi al signor Carmelo. Forse è meglio che vada in bagno mi disse lui. Allungai la mano verso il suo cazzo lentamente fino ad arrivare su di lui sotto i suoi occhi. Era durissimo. Lo tastai da sopra il tessuto del pantalone. Lui si schernì con una smorfia e disse che era “abbondante”. Io fui pronta e risposi che essendo anche io abbondante facendo una smorfia in direzione del mio seno opulento anche a me faceva e a volte male. Il signor Carmelo visto che si parlava del mio prosperoso seno si sentì autorizzato a indugiare lo sguardo verso mia scollatura. Mi chiese se era tutto naturale. Feci una mezza smorfia di offesa e avendo la sua mano accanto alla mia, gliela presi e la portai sul mio seno rimproverandolo che era tutto naturale. La pelle della manona del signor Carmelo poggiata sul mio seno mi fece schizzare sul perizoma, lo tastò bene a piene mani. Non ci credevo proprio che i miei effluvi non avessero raggiunto le narici del signor Carmelo. Durante lo scambio di battute sul mio seno la mia mano non si mosse dal cazzone, poi lo invitai a uscire quella mazza perché non volevo si facesse male. Aprii la zip e infilai la mano, Il signor Carmelo fu preso alla sprovvista, ritrasse la mano dalla mia tetta ma già io avevo liberato ed ora svettava bellissimo davanti a me. “Oh ma è davvero grande”! esclamai. La mia mano l’aveva afferrato ma non per tutta la circonferenza e cominciò a menarlo scappellandolo tutto. “Oh sì sì s’signora Angela, la prego continui, ha una mano di velluto”, Il capo reclinato per il piacere che stava ricevendo mi lasciò il campo libero di quel cazzone meraviglioso, altro che cazzetto di Salvatore! La mano destra del signor Carmelo me la trovai sulla spalla che mi spingeva in maniera leggera verso il suo cazzo. Ora o mai più. Allungai il viso portandomi davanti fino a quando non raggiunsi la cappella con la bocca che cominciai a leccare con la mia lingua calda. “Oh oh oh oh sì sì sì si ancora” disse il signor Carmelo con voce roca da maschio che stava godendo e mentre la mia fica colava il mio succo di donna aprii tutta la bocca e cercai di ingollarmi tutta la cappella grossa e gonfia facendo gridare l’uomo di piacere. Mi stavo gustando il cazzone dentro la mia bocca calda quando senti la mano destra del signor Carmelo che si insinuava sotto il mio culo, mi sporsi più avanti per farla entrare fino alla fica fradicia dei miei umori, mi penetrò con un dito -, che già più grosso del cazzetto di Salvatore-, mi fece scappare un rumorosissimo gemito profondo“ Si Si Si Carmelo entralo di più, sfondami la fica con le tue dita” ero eccitatissima sentii un calore immenso che mi spingeva ad insalivare il cazzo al massimo della sua lunghezza e ora lo volevo dentro di me, mi volevo impalare e sentirlo tutto dentro la fica aperta.
Mi fermai, alzai il vestito e poi alzai la gamba per ruotare fino a mettermi a cavalcioni proprio davanti a quel palo, sopra le sue cosce, mi equilibrai e poi guardandolo negli occhi che erano diventati fessure per il piacere e l’eccitazione mi sollevai con le ginocchia fino alla sua cappella, lui si abbassò per facilitarmi e ora la cappella si strusciava sulle grandi labbra bagnandolo dei miei umori, roteai il bacino per accarezzarlo con le labbra poi cominciai a sollevarmi fino a che la cappella sparì all’inizio della mia fregna, continuai a roteare il bacino, poi mi lasciai cadere: “Oh oddio Dio che è grosso sì si! oh, oh, oh,” il movimento ondulatorio del mio bacino mi faceva sentire che il cazzo aderiva alle mie pareti dilatate da quel palo, ero completamente lubrificata, e il palo mosso dai colpi del Signor Carmelo entrava e usciva dalla mia caverna intima. Avevo la testa reclinata per concentrarmi di tutte le sensazioni voluttuose che la fica completamente allargata che sfregava sulle sue pareti nodose mi inviava al cervello. Aumentai il ritmo, la testa si muoveva da un lato all’altro con i capelli che ballavano davanti la fronte “ah sìi si si si si, che bello, che bello, continua, che duro, si si si,” avevo completamente il volto sfatto dal piacere, la lingua che si leccava le labbra, le braccia dritte a tenersi sulle spalle del Signor Carmelo. Ero piena di quel cazzo! Pompavo a pieno ritmo poi il signor Carmelo mi spostò costringendomi a togliermi da quel palo, si alzò e mi spostò verso i braccioli del divano dove appoggiai le mani perché avevo capito che mi voleva montare alla pecorina, dopo qualche secondo entrò col suo cazzone dentro la fica facendomi gemere nuovamente dal piacere e cominciò con ritmo sostenuto a sbattermi. Ad ogni penetrazione o sentivo pizzicare fino alla cervice, scariche elettrice di piacere raggiunsero il cervello: “si sbattimi Carmelo lo voglio tutto dentro quel cazzo meraviglioso”, lui mi rispose: “l’avevo capito Angela fin dal nostro primo incontro che mi fissavi il cazzo e che avresti voluto essere montata da me”. Mi girai guardandolo con uno sguardo di fuoco e piacere mentre venivo sbattuta fino ai coglioni, mi aprii il vestito davanti e feci uscire le tette gonfie di desiderio e sentivo che dondolavano ad ogni colpo. Stavo godendo come una pazza come non mi capitava da tempo, il signor Carmelo nel frattempo che ero persa nei miei pensieri l’aveva uscito dalla mia fica sbrodolante e con i miei umori mi stava lubrificando il buco del culo, io immersa dal piacere ero come rallentata, registrai solo che il signor Carmelo si era messo sopra il divano a piedi nudi ed era proprio su di me, sentivo che bagnava la cappella delle secrezioni e poi sentii che bussava al mio buchino e cominciò a pressare, il dolore mi fece reagire e girai la testa verso di lui: “la prego no, la prego Carmelo, nel culo no, è troppo grosso, no! Mi faccio male!”. Il signor Carmelo non desistette ma continuò a premere sul buco del culo incurante delle mie barricate verbali, “rilassati Angela, vedrai che ti piacerà, lo so che sei una troia e l’avrai preso già”. Spinse e…….fu un rumore di qualcosa che si srotolava, il cazzo penetrò tutto dentro il mio retto: “cazzo, che dolore! mi sento piena! Oh, oh oooooh“, il cazzo si fermò per adagiarsi meglio alle pareti rettali poi cominciò a spingere con colpi definiti, il cazzo lubrificato dalle mie secrezioni entrava e usciva dal buco dilatato. Sentivo un po’ di bruciore ma anche il piacere e mentre mi toccavo la fica con le dita, quel cazzo mi sbatteva fino ai coglioni, il suo peso poggiato sul mio culo, il rumore prodotto dai colpi, corrispondeva un piacere immenso che ogni donna sa e che la fa godere immensamente con voluttuosità, un piacere intimo che nasce dal profondo della propria femminilità presa da un maschio infoiato come il signor Carmelo.
Dopo numerosi colpi dove lo stesso signor Carmelo gemeva come un torello davanti il mio buco del culo aperto, dove spingeva e spingeva, lo stesso si fermò: un grugnito rumorosissimo poi mi sentii irrorata dal suo succo bollente che mi fece ansimare e l’orgasmo si impadronii di me facendomi tremare tutta.
Ci sciogliemmo e io scappai per il bagno ancora tremante ma soddisfatta di me, una soddisfazione tutta femminile, la mia parte più troia si era saziata di quel cazzo. Andai sotto la doccia e aprii il getto.
Quando tornai nuovamente profumata me ne stetti in cucina a preparare qualcosa da mangiare lasciando il tempo di riprendersi anche al signor Carmelo. Quando fu pronto da mangiare lo chiamai a tavola e mangiammo come se nulla fosse successo.
All‘orario in cui tornava Salvatore cominciai a preparare la cena, sentii il campanello suonare e dopo qualche minuto entrò Salvatore con due bottiglie di vino pregiato. “Oh come mai hai portato il vino”? chiesi. Salvatore non mi rispose direttamente ma parlò a voce alta “ma ogni tanto bisogna fare convivialità e il vino rallegra e accompagna il buonumore” si voltò verso di me sorridendo”. Nella mia testa mentre giravo il riso dentro la pentola qualunque anomalia era spia di qualcosa che io ancora non sapevo ma registrai l’evento come “comportamento anomalo”.
Salvatore mi squadrò apostrofandomi ad alta voce “sempre in jeans e maglietta ma perché non indossi qualcosa di più femminile?” Lo guardai male ma accusai il colpo la nota ricevuta mi fece male. Risposi che prima di metterci a tavola mi sarei cambiata. Poco prima dell’inizio della cena andai in camera e aprii l’armadio scorrendo trai vestiti quello adatto. Ero furibonda. Cominciai con gli occhi la cernita dei vestiti, dovevo trovare quello che andava al caso mio, lo trovai! Buttai la maglietta e il reggiseno sulla sediolina e rimasi in perizoma ma anche quello cambiai. Andai nel cassetto e cercai un perizoma nero trasparente e lo indossai. Mi guardai davanti lo specchio e parlai da sola “ti piace questo? Stronzo? Lo trovi femminile? Mi girai guardandomi il culo nudo riflesso nello specchio con la strisciolina di tessuto scomparsa dentro il solco. Poi presi il vestito e lo indossai. Era a fantasia un po’ fasciato alla vita e con le spalline. Lo indossavo senza reggiseno perché il vestito era davvero scollato. All’interno del vestito erano cucite delle coppe in tessuto un po’ più rigido per sostenere il seno che rimaneva per buona parte scoperto. Presi i sandali alti e mi guardai per un ultimo controllo davanti lo specchio. Se non si affogano al primo boccone li soffoco con le mie mani pensai!
Rientrai in cucina così vestita facendo alzare loro lo sguardo, poi mi abbassai verso Salvatore e chi chiesi a bassa voce se così apparivo più femminile. Salvatore rise mentre Carmelo non perdeva di vista la mia scollatura generosa. Durante la cena mi trovavo gli occhi di Carmelo di sopra mentre Salvatore non faceva altro che parlare e bere vino. La cena fu trascorsa tranquillamente io stessa bevvi solo un bicchiere di vino e così fece il signor Carmelo, tutta la bottiglia la scolò Salvatore, si vedeva che era alticcio e con tutte le precauzioni del buon gusto cercai di allontanare la bottiglia dalla tavola. Il vino si lasciava bere ma gli effetti posticipati si sentivano, come in effetti sentivo il parlare di Salvatore con qualche parola farfugliata.
Meno male che il signor Carmelo che era accanto a lui lo prese al volo! Salvatore si era accasciato di lato, e avrebbe sicuramente sbattuto il capo per terra. Mi alzai prontamente e lo sistemammo nuovamente nella sedia ma chiaramente era proprio andato. Chiesi a Carmelo di aiutarmi a prenderlo di peso per portarlo in camera da letto. Accettò e prese l’uomo dall’addome sollevandolo dalla sedia. Lui un peso morto mentre io cercai di aiutare Carmelo. Andammo tutti e tre dentro la camera da letto e adagiammo Salvatore nel letto. Lo spogliai e gli sistemai il cuscino. Tornammo in cucina, Carmelo non profferì parola e io ero morsa dalla vergogna non sapevo che dire e dove posare gli occhi. Fu lui a parlare per prima: “Angela è solo una sbornia, non è successo qualcosa di irreparabile vedrai che domani torna nuovo come prima” la frase rassicurante fu accompagnata dalla mano che poggiò sul mio ginocchio. La mia mano sinistra raggiunse il dorso della mano di Carmelo lisciandola: “grazie Carmelo” sospirai. Ma mentre sospiravo avvertii un movimento della mia fica, come un aumento della lubrificazione e anche mi aumentò la salivazione della bocca e i capezzoli si indurirono. Carmelo si avvicinò alla mia profonda scollatura e cominciò ad odorarla chiudendo gli occhi. Compiaciuta gli chiesi se gli piacevano le mie tette grosse. “Da morire” rispose con voce roca, uscì la lingua e iniziò a leccare la parte superiore del seno inserendola dentro il solco mammario indugiando e risalendo verso di me. Lasciai fare per un po’ poi mi portai la mano che era poggiata sul dorso della mano di Carmelo sulla coppa del vestito, con l’altra mano invece entrai dentro la scollatura e uscii la tetta di fuori, la presi di sotto sollevandola un po’ e indirizzai il capezzolo appuntito e irto verso la bocca di Carmelo che lo prese iniziando a succhiarlo tutto in bocca compreso tutta l’areola attorno facendomi sospirare e schizzare tutto il mio nettare sul perizoma.
Uscii l’altra mammella e gliela offrii come per la prima, i capezzoli scurissimi e dritti come baionette entravano ed uscivano da quella bocca che li succhiava avidamente con ritmo facendo rumori con la saliva. La mano libera di Carmelo me la ritrovai sopra il vestito insinuandosi nello spacco e risalendo arrivò al mio perizoma fradicio con le dita spostò il tessuto e mi trovai con le dita di Carmelo dentro la fica bagnata di umori che si contraeva per il piacere. Reclinai il capo per assaporare il piacere della trasgressione che si stava impossessando, di farmi toccare intimamente con mio marito di là in camera da letto. Allargai le cosce per agevolare i suoi movimenti fino a quando la sua attenzione si spostò dal seno alle grandi labbra della fica aperta oscenamente, si interruppe lasciandomi con le tette penzolanti: Carmelo scese col capo e la sua bocca puntò il mio grilletto caldo e scappucciato bagnato del mio succo di donna calda, leccò delicatamente la punta del grilletto poi allargò le labbra con le dita e cominciò a lappare con passione masticando con le labbra il mio grilletto causando un piacere immenso che dovetti smorzare con una mano sulla bocca per non gridare, per gridare al mondo che stavo godendo come una cagna in calore, tolsi la mano dalla mia bocca e la misi sulla nuca di Carmelo spingendolo di più verso la mia fica. Sospirai di piacere, il piacere che derivava da un maschio che aveva in bocca il tuo grilletto che tormentava con la lingua e che lo premeva con le labbra e poi succhiandolo per farlo finire nuovamente dentro la bocca. La mia mano lasciò la nuca di Carmelo per ritapparmi la bocca per attutire i mei rumorosi sospiri e gemiti.
Carmelo si ridestò e si aprì la patta del pantalone dove sbucò il suo cazzo già eretto e gonfio, allora io mi alzai in piedi dalla sedia ponendomi davanti a lui dandogli il culo, lo abbassò con la mano guidandolo fino alla cappella gonfia, appena fu sopra, mi chiese di abbassarmi con la fica proprio quando Carmelo diede una spinta col bacino, il grosso cazzo era dentro di me, misi avanti il busto poggiando entrambi le mani sopra il tavolo e il mio culo cominciò ritmicamente a masturbare il cazzo di Carmelo facendolo scomparire e ricomparire dalla mia fica. Carmelo gemette di piacere, immaginavo che il piacere liquido delle secrezioni della mia fica stavano avvolgendo il suo cazzo mentre il mio culo aumentò il ritmo dando l’impressione che il mio culone ballasse letteralmente sopra il suo cazzo.
Eravamo tutti e due infoiati io mi sbattevo il suo cazzo duro e la fica emetteva rumori di liquido pestato, o forse no, tra il piacere e il movimento del mio bacino forse mi ero ingannata. Forse il rumore veniva ogni qualvolta scendevo fino a sbattere sui suoi coglioni gonfi. La voce roca di Carmelo interruppe il mio dialogo interiore: “Angela sei una femmina spettacolare, ma non c’è la faccio più, sto sborrando”…..”No Carmelo non sborrare, lo voglio tutto in bocca, voglio la tua sborra calda, dammela” feci io …. Lui rispose di prenderlo adesso, mi fermai e lo mi tolsi velocemente da lui, il cazzo era traslucido dei miei umori, gonfissimo di piacere, lo presi con la mano e me lo ingollai tutto dentro la bocca e cominciai a spompinarlo forte poi quando mi disse “arriva, arriva sto sborrando” arrivò una schizzata bollente fin dentro il palato, ebbi il tempo di gustarla e di ingoiare quando ne arrivò un’altra, chiusi gli occhi ancora tenendomela in bocca e assaporando la saporosa sborra calda di Carmelo che riempì tutta la bocca e che con piacere ingoiavo, altri schizzi minori vennero ancora, tutti ingoiati con piacere tutto fino all’ultima goccia, e lappando pure qualche gocciolina che era sfuggita. Gli ridiedi il cazzo tutto perfettamente pulito ad un soddisfattissimo signor Carmelo. E mi pare che come dessert io il dolce l’avevo avuto.
L’indomani Salvatore non andò al lavoro, fermato da un atroce mal di testa dovuto alla sbornia di ieri sera: prese delle pillole e tornò a letto. Io entravo ed uscivo dalla camera da letto per assisterlo mentre Carmelo sorseggiava una tazza di caffè. La mattinata passò così da fare la crocerossina e le pulizie poi mi diedi da fare per cucinare qualcosa. Finalmente all’ora di pranzo Salvatore era pronto per ritornare in pista e si sedette con noi, e mentre i due parlarono di cose di lavoro io tornai in camera per cambiarmi vestendo comoda con una gonna jeans e una canotta gialla da cui usciva la scollatura del reggiseno.
Appena servii i due uomini, chiesi a Salvatore se voleva dire qualcosa a proposito di ieri sera. Calò il silenzio. “Vedi Salvatore ieri ci hai fatto prendere uno spavento con il Signor Carmelo, non sapevamo se portarti all’ospedale conciato com’eri, si è dovuto sobbarcare il tuo peso per portarti a letto perché io non c’è l’avrei fatta a portarti in camera. Inoltre, hai perso un giorno di lavoro inutilmente”.
Salvatore si schiarì la voce e disse che era dispiaciuto di averci fatto finire la cena da soli perché aveva alzato il gomito. Intervenne pure Carmelo: “Salvatore, dillo che è stata una bravata” e sorrise scoprendo i denti bianchi. “Si si rispose Salvatore mi dovete ancora scusare, non lo farò più e spero che non ne farai menzione al Signor Crescioni rivolgendosi a Carmelo”. A tali parole io mi alzai e tolsi la bottiglia di vino poggiata al centro tavola facendo ridere i presenti.
Il giorno passò così io a sistemare dentro casa e i due uomini a parlare fittamente sopra il salotto, prima di cena mi accorsi che mi ero dimenticata di comprare la carne per stasera. Così mi preparai per uscire, cambiai solo le scarpe indossando le mie alte espadrillas coi lacci, li avvisai e uscii.
Mentre aspettavo il turno, la mia mente rimestava la frase che si era fatto sfuggire Salvatore: ”spero che non ne farai menzione con il Signor Crescioni….” ma che cosa avrà voluto dire con questa frase. Mi nasconde qualcosa? E che cosa mi nascondeva? E perché mi chiede sempre di essere gentile con Carmelo facendomi indossare abiti succinti. La mia mente elaborava i fatti. Da quando c’era Carmelo i nostri rapporti sessuali erano aumentati. Prendeva delle pillole per essere in tiro? Certo sapeva che Carmelo aveva un cazzo di tutto rispetto – pensai tra me e me, correggendomi che aveva un cazzo meraviglioso -, ed ero convinta che non ci poteva essere concorrenza visto che lui n’era consapevole di questa sproporzione di misure. Venne il mio turno e dovetti lasciare a malincuore il dialogo interiore che avevo ingaggiato con me stessa riguardo la faccenda.
Subito rientrata a casa mi adoperai per la cena, che filò liscia e senza nessun intoppo. Poi con una scusa alla fine dei piatti pregai loro di continuare in salotto e che sarei andata a letto presto perché la giornata era stata piena. Mi congedarono e io ebbi un po’ di tempo per me stessa. Decisi che la mattina seguente sarei andata dall’estetista perché volevo fare la ceretta all’’inguine visto che i peli della zona innaffiati dalla sborra di Carmelo come piccole piantine avevano alzato la testa.
La cena venne trascorsa tranquillamente e io presente in salotto al centro tra i due dovetti sorbirmi le preoccupazioni di Salvatore dopo la bravata del giorno prima, voleva essere certo che non ci sarebbero state conseguenze per lui che voleva fare una ottima figura. Mi stavo annoiando. Pensai che c’erano dei dolci e così mi alzai dal divano. Il Signor Carmelo sorridendo chiese se i loro discorsi mi avevano annoiato. Risposi che stavo andando a prendere i dolci per servirli. Arrivata in cucina spacchettai i dolci tolti dal frigo e preparai tovaglioli e cucchiaini, sopraggiunse Salvatore, pensai che fosse venuto per aiutarmi e invece no: “Angela ti potevi sistemare meglio stasera”! disse. Alzai gli occhi verso di lui. “Che vuoi dire” risposi. “Sembri una donna sciatta con questo vestitino tutto accollato e le ciabatte”, Cominciai a spazientirmi” ma perché secondo te dovrei indossare un abito da sera”? lo dissi con tono volutamente acido. Lui continuò: “ma cosa penserà di noi che siamo persone così, tu ti presenti per giunta vestita così scialba e trascurata e non mostri alcuna accoglienza verso un ospite importante che può farmi avere degli avanzamenti al lavoro”. Restai di sasso. Vero che non sfoggiavo in sua presenza ma non mi sembrava il caso. Avrei voluto gridargli in faccia che la sua bravata di ieri poteva costargli molto più del mio grigio vestiario. Ma lo tenni per me. Eravamo quasi allo scontro. “E secondo te come dovrei vestire? Ritorno in salotto così”? alzai la maglietta fino a sfoggiare le tette dentro il reggiseno. Gli occhi di Salvatore divennero due fessure: “ci sono momenti in cui la moglie deve utilizzare ogni mezzo per aiutare il marito in difficoltà magari se gli stai più accanto si distrae un po’ e si dimentica della mia bravata!” Non potevo credere alle mie orecchie. Non potevano uscire parole peggiori da Salvatore. Mi sentivo un oggetto che lui poteva usare a suo piacimento. Dentro di me nacque la consapevolezza di fargliela pagare. Mi aveva trattato come una puttana ma mai mettersi contro una donna integra energeticamente perché è mezza strega e nemico implacabile.
La discussione ebbe fine, tornammo in salotto dal signor Carmelo con Salvatore sempre sorridente. Io avevo un magone dentro e occupandomi di fare le porzioni di dolci nascosi il mio viso. Concludemmo la serata e in camera da letto Salvatore continuò e rincarò il discorso precedente: “tu non sai quanto è importante che lui parli bene di me a chi mi deve proporre per l’avanzamento di grado e voglio che tu sia gentilissima con lui e anche se vede un po’ di tette lo abbiamo lasciato contento”. Rimasi un attimo interdetta a guardarlo poi andai a letto, subito dopo anche Salvatore si mise dietro. Mi stava incollato dietro mentre afferrò un seno tormentando il capezzolo. La sua testa era accanto la mia. Continuò a parlare a bassa voce: “io ti ho aiutato quando ha chiuso la ditta e ti hanno licenziata ed è giusto che tu ricambi”. Rimasi pietrificata a questo discorso. Voltai lo sguardo verso di lui e tolsi la sua mano dal capezzolo. “A parte che siamo sposati da anni e il tuo aiuto fa parte del matrimonio ma io non ti ho chiesto di prostituirti”! La voce ora era stridula. ”prostituirti!- ripeté-, esagerata per un po’ di pelle scoperta”. Il diverbio continuò: “e se mi mette una mano nella coscia o sul seno che faccio secondo te” ….. Salvatore rimase sospeso …..”sarebbe una buona causa” mi rispose. “Stronzo” gli dissi furente. Salvatore continuò: “Se chiudi gli occhi puoi pensare che te la sto toccando io la coscia” mi disse dopo qualche istante di pausa. Lo schernii: “siccome siete la stessa cosa ma hai visto che bozzone ha in mezzo le gambe.?” Mi prese di getto la mano portandola al suo cazzo barzotto “ma perché ti sembra piccolo il mio cazzo? certo il suo sarà un po’ più grosso del mio, vuoi dire che non ci entra dentro la tua boccuccia”?. Restai basita dalla piega della conversazione dove ora si parlava apertamente del cazzo del signor Carmelo: gli risposi ironica “vuoi che verifichi se riesco a metterlo tutto dentro la bocca”? Sicuramente se lo stava immaginando perché il cazzo barzotto mi si era ingrossato nella mano. Interessante, notai. Decisi di rincarare la dose: “o forse vuoi che lo metta qui e feci il gesto di prendere le tette e strizzarle tra loro mimando il gesto di una spagnola. Ero sicura che stava immaginando la scena. Era eccitato, si vedeva che le proiezioni mentali che gli avevo procurato avevano avuto effetto di liberare le sue nascoste fantasie.
Mi girò verso di lui e si mise sopra di me, poi con una mano cerco di infilare il cazzo dentro la mia fica. Ci riuscì, l’avevo davanti e gli presi il viso, mentre lui cominciava a scoparmi, lo guardai negli occhi “oppure vuoi che il signor Carmelo mi venga di sopra con il suo cazzone duro come stai facendo tu adesso”? Mi lanciò una occhiataccia ma ora mi scopava più forte”. “O forse vuoi che lo metta tutto dentro il culo” …dissi con cattiveria. Salvatore ora ansimava con gli occhi chiusi mentre con la mia mente gli gridai che era uno stronzo. Cominciò a pompare sfoggiando anche una certa resistenza, segno che scopava con me ma il pensiero era rivolto al suo film personale dove sua moglie scopava con il signor Carmelo. Dopo qualche minuto i colpi aumentarono “oh oh oh sborro!” e mi sentii umida dentro la fica – nulla a che vedere con la quantità di sborra di Carmelo-.
Si sistemò nel suo lato lasciandomi così dov’ero e dopo qualche minuto lo sentii ronfare. Mi alzai per andare in bagno per levarmi la sua sborra dalla fica ma la mia mente era in elaborazione, stava analizzando i fatti e le parole di Salvatore. Lo disprezzai e con vera cattiveria femminile gli dissi piano che io già avevo dato la fica e il culo a Carmelo per non parlare della quantità industriale di sborra calda ingoiata.
L’indomani che era sabato mi alzai regolarmente e preparai la colazione per i due uomini, aprii la finestra ed era una giornata bellissima e calda. Mi sentivo molto carica, fredda e determinata. Così mentre i due uomini facevano colazione io tornai in bagno a prepararmi. Dopo tornai in camera a vestirmi. Aprii l’armadio e cominciai a rovistare tra i miei vestiti fino a quando ne scelsi uno rosso e blu stampato con le bretelle un po’ più larghe che mi arrivava a mezza coscia. Dentro il vestito c’erano le coppe preformate, in quanto si indossava senza reggiseno. Lo provai davanti allo specchio, sistemai il seno dentro le coppe e poi mi specchiai. Lo trovai seducente, la parte superiore rimaneva scoperto come quasi tutto il solco. Perfetto mi dissi. Indossai gli orecchini pendenti e i sandali con i tacchi a spillo con le fibbie lucide. Mi rimirai davanti lo specchio, abbassai il busto facendo cadere i capelli verso il basso poi con un altro movimento repentino li feci volare all’indietro raddrizzandomi. Poi uscì a grandi falcate seguita dal ticchettio dei tacchi ed entrai in cucina con aria indifferente. Gli occhi erano ipnotizzati dalla figura che avevano davanti “è propria una bella moglie!” commento Salvatore con ampio sorriso. Carmelo annuì, mi stava mangiando con gli occhi squadrandomi sotto lo sguardo di quel cornuto di mio marito indugiando sul seno prosperoso che dondolava ad ogni passo e quando gli diedi le spalle mi sentivo gli occhi sul culo che il vestito sapientemente tagliato metteva in grande risalto. Con finta civetteria mi rivolsi a Carmelo chiedendo se desiderava che gli portassi qualcosa. Carmelo dovette aggiustare la voce e tossì – si era affogato alla mia vista -, ma riuscì a rispondermi “il giornale signora Angela, grazie” e dando una ultima occhiata al seno.
Soddisfatta scesi in paese a fare compere e dopo circa un’ora tornai piena di pacchetti. Salutai gli uomini seduti sul divano e mi misi davanti i fornelli. Il profumino che sprigionava dai fornelli richiamò sia Salvatore che Carmelo. Carmelo si rivolse a Salvatore dicendo che saremmo potuti uscire a cena per non condannarmi a stare dietro i fornelli. “E’ il caso”? fece Salvatore. Non sapevo quale era la problematica specifica di Carmelo – non avevo mai chiesto nulla. Mentre i due uomini farfugliavano li interruppi: “siete pregati Voi uomini stasera di arrivare puntuali per cena in vestito elegante”. Carmelo trasalì e rivolgendo lo sguardo verso di me, – anzi -, alla mia scollatura, disse: “qui”??? “Si qui” risposi, questa tavola la farò diventare come un tavolo del miglior ristorante! I due uomini si guardarono poi acconsentirono. Salvatore con uno sguardo divertito disse “Non sei tu la padrona di casa”? strappando un sorriso a Carmelo.
Finimmo il pranzo e dopo licenziai tutti. Non volevo nessuno oggi in cucina, volevo essere libera di adoperarmi secondo quello che avevo in mente.
Il pomeriggio trascorse nei preparativi con la porta della cucina chiusa per non fare vedere nulla. Gli uomini si andarono a vestire eleganti dopo essersi sbarbati poi quando tornarono dissi loro di avvicinare in paese per comperare un po’ di dolci. Si guardarono, poi Carmelo disse che avrebbe offerto lui e scomparirono dalla mia vista. Tutto era pronto, la tavola era apparecchiata con una tovaglia molto elegante, un centro tavola delizioso con dei fiori. Posate d’argento e bicchieri di cristallo con calice. Il cibo preparato in caldo emanava un profumo inebriante visto che era una meravigliosa zuppa di pesce della mia ricetta con contorni vari. Solo io mancavo.
Mi recai in bagno per una doccia veloce e il trucco. Andai subito verso l’armadio e tolsi fuori una gonna nera che indossai sopra il perizoma di pizzo trasparente che mi arrivava a metà coscia poi presi un bustino di pelle marrone tutto abbottonato davanti con dei finali volant posti ai lati che poggiavano sui miei fianchi. Abbottonai tutti i bottoni e mi guardai davanti uno specchio -mi stava una meraviglia -il seno nudo a contatto della pelle del bustino mi faceva eccitare, dovetti spostare le tette per riempire tutto lo spazio a disposizione delle ampie coppe fino a quando non sentii che le coppe erano colme del mio seno. La pelle marrone evidenziava i grossi capezzoli che risultarono a rilievo, circostanza che avrebbe suscitato immensa eccitazione.
Mi spruzzai il mio miglior profumo e poi mi ritoccai il trucco mettendomi un rossetto rosso fuoco e gli occhi truccatissimi. Guardandomi allo specchio mi dissi che ero una gran fica. Feci un bel sospirone e poi mi dissi “andiamo a recitare”!
Quando i due uomini videro la mia profumata entrata in salotto ritmata dal rumore dei tacchi alti ammutolirono: “Non offrite pure a me un aperitivo”? chiesi a loro. Si precipitarono a riempirmi un bicchiere. Carmelo aveva gli occhi di fuori, Salvatore era rosso fuoco con un mezzo sorriso di idiota. Misi il busto davanti loro e poi mi lamentai” ma che è analcolico”? faticarono per portare gli occhi verso di me. Carmelo mi disse “signora Angela siete bellissima”. Abbassai gli occhi e gli dissi grazie. Poi guardai a Salvatore e gli chiesi “come la trovi tua moglie stasera”? Carmelo scoprì i denti e mi rispose lui “signora Angela come la dovrebbe trovare suo marito, non vede che gli è caduta la bocca”? Ridemmo alla buffa espressione del signor Carmelo. Si avvicinò a me e mi chiese cosa volevo bere visto che l’analcolico non era piaciuto “un drink alcoolico, grazie!” risposi. Carmelo annuì e rispose che l’avrebbe preparato per tutti e tre. L’alcool rese più fluida la serata e le occhiate verso il busto. Li portai in cucina dove mi fecero i complimenti per come avevo preparato la tavola e ci sedemmo tutti per la cena, il profumo e il sapore deliziarono i presenti. I due uomini erano davvero soddisfatti parlando dei fatti di cronaca che erano successo non molto distante da qui.
Alla fine, li pregai a recarsi in salotto per il caffè lasciandomi sola in cucina. Ma io non avevo intenzione di fare i piatti. Uscii il vassoio dei dolci e lo portai in salotto. Spacchettai il vassoio e presi un dolce e andai dov’era seduto Carmelo per offrirglielo, abbassai tutto il busto verso di lui, durante la consegna del dolce le mani si sfiorarono. Rosso in faccia, Carmelo fece un mezzo sorriso, cercando di non apparire davanti a Salvatore uno scostumato che incollava gli occhi al prosperoso seno della moglie di un altro. Già l’altro…. Salvatore era seduto dall’altra parte del divano con le gambe accavallate, sembrava indifferente alla scena precedente.
Dopo aver fatto i doveri della padrona di casa mi misi al centro del divano incollata alle cosce di Carmelo, ogni tanto i suoi occhi giravano sul mio scollo sotto i miei occhi compiaciuti di femmina e poi riusciva a ruotare il suo sguardo fino al mio viso. Il bozzolo in mezzo le gambe di Carmelo stava esplodendo: “che ha signor Carmelo la vedo molto accaldato“. Dall’altra parte del divano Salvatore rispose che anche lui era accaldato e che era un effetto naturale dovuto alla mia presenza così femminile e sexy: “ecco”! rispose Carmelo, “questo è!” Io assunsi una espressione innocente “ah sono io? voi siete accaldati per colpa mia”? Carmelo disse che aveva caldo, forse era l’alcool che aveva bevuto prima, la cena, il profumo che emanavo, le mie forme. MI scappò una contenuta risata. Che situazione intrigante, la massima espressione dell’ipocrisia borghese. Eravamo tutti eccitati, il mio perizoma era intriso degli umori della mia fica, Salvatore sembrava perso nei suoi pensieri in attesa che succedesse qualcosa pronto a smanettarsi il cazzetto mentre Carmelo era all’apice dell’eccitazione ma cercava di dissimulare perché la presenza di Salvatore lo frenava. Risposi compiaciuta della situazione: “ma certo non posso mica nasconderle accompagnando la frase con un movimento del busto, il seno ondeggiò”. Carmelo si strozzò e dovette tossire più volte dopo aver lanciato sguardi al generoso balcone disse con voce leggermente alterata che ormai le donne avevano seni di silicone. Io voltai il capo verso di lui assumendo una espressione di sorpresa e facendo la tonta: “ma cosa vuole dire signor Carmelo che io ho le tette al silicone?” Carmelo fu preso in contropiede e prima di profferire parola io presi con finta arrabbiatura la sua mano e la portai platealmente sul seno, “queste sono tutta al naturale, niente silicone, lo sente che sono come mia madre mi ha fatto”. Intervenne nella disputa Salvatore “no mia moglie è tutta naturale Carmelo, quale silicone!” Carmelo tastava il mio seno con la mano aperta, mentre io spingevo la tetta sul palmo della mano guardandolo negli occhi e con la bocca semichiusa. Il bozzolo di Carmelo deformava il pantalone. Presi la mano di Carmelo e la tolsi della mia tetta e la misi sul suo pacco enorme: “anche molti uomini si aumentano la lunghezza del pene o hanno le pompette sotto”. La mia uscita fu una vera bomba – uno schiaffo per Carmelo il quale divenne tutto rosso e poi scoppiò: “ma cosa vuole dire signora Angela che io abbia il cazzo finto? Salvatore! -lo chiamò con finta arrabbiatura- la richiami a tua moglie”? Poi indirizzato a me: “ti farei tastare tutto questo se non facessi uno sgarbo a Salvatore”. Angelo era rossissimo in viso. “Angela ma cosa stai dicendo, hai messo in dubbio la virilità di Carmelo, ma che ti salta in testa? Di rimando Carmelo rivolgendosi a Salvatore: “meriterebbe una punizione”! Salvatore era arrabbiato con me perché avevo fatto arrabbiare Carmelo con la mia insinuazione, non aveva capito che io stavo solo dando fuoco alle polveri. “Dagliela questa punizione Carmelo io non ci posso con mia moglie, la merita eccome questa punizione!”. Carmelo allora prese la mia mano e sa la portò sul cazzo da sopra la stoffa del pantalone dilatato. Lo afferrai tutto mungendolo tutto. “Ora lo devo tastare tutto signora Angela prima di mettere in dubbio la mia virilità” disse arrabbiato. Ed io tastavo eccome! riuscì a prendere con le dita la forma della cappella e gliela strinsi. Gli occhi di Carmelo si infuocarono, diede una occhiata a Salvatore che smanettava con gli occhi chiusi dentro il pantalone. Con la mano Carmelo tirò la zip ed usci il cazzone meraviglioso che io già conoscevo a memoria: ogni vena gonfia, ogni nodosità a rilievo, ma lo guardai per la scena come se lo scoprissi solo ora. Mi voltai, Salvatore aveva gli occhi chiusi. Chissà a quale scena del suo film era arrivato, pensai. Presi il cazzone con la mano e cominciai a leccare la cappella facendo sospirare Carmelo di piacere, poi guardandolo negli occhi mi ingollai tutto il cazzo dentro la bocca aperta dilatata dalla grossezza che aveva raggiunto per l’eccitazione. Cominciai a muovermi facendolo entrare ed uscire, gli sputai di sopra per inumidirlo tutto, era gonfissimo, provai a infilarlo tutto ma era troppo grosso anche dilatandomi la bocca e indugiando la punta della lingua sul prepuzio. Gli abbassai di più i pantaloni per liberare quella mazza, i coglioni erano diventati una palla enorme. Mi girai verso Salvatore indaffarato a masturbarsi, aveva gli occhi semichiusi, poi riprovai nuovamente ad infilarlo tutto in bocca fino a metà, lo uscì nuovamente chiamai Salvatore e gli dissi “guarda Salvatore che non entra tutto in bocca” – e davanti al suo viso paonazzo e gli occhi rossi – lo infilai tutto fino a metà facendo un rumore di risucchio con la bocca. Salvatore si fermò, pensai che era lì per lì pronto a sborrare e forse si fermò per questo, troppo presto! Carmelo con il capo all’indietro assaporava gli affondi della mia bocca alla sua mazza scappellata e al massimo della sua espansione. Mi fermai e poi sbottonai il busto marrone e il mio seno prorompente, gonfio per l’eccitazione, uscì sbalzando fuori imperiosamente. Mi misi in mezzo le sue gambe, presi le tette e il cazzone di Carmelo in mezzo tra loro e cominciai a fargli una meravigliosa spagnola, poi rivolgendomi a Salvatore: “guarda! riesce a raggiungere la mia bocca malgrado le mie grosse tette”! ad ogni affondo riuscivo a succhiargli la cappella lucida e deformata dal desiderio. Carmelo non c’è la faceva più, si alzò col cazzo eretto e svettante in alto mi prese le braccia e mi buttò alla pecorina sopra il bracciolo del divano e mi infilò da dietro il suo membro. Prese a pompare forte, ogni movimento mi sentii toccare la cervice ed erano per me scariche elettriche di piacere, i capelli tutti arruffati mentre le tette dondolavano furiosamente. Salvatore si masturbava freneticamente il cazzo che nel frattempo per l’eccitazione era uscito dai pantaloni. I colpi di Carmelo erano potenti, si sentivano rumori di liquidi risucchiati provenire dalla fica mi voltai guardandolo. Il mio sguardo era pieno di bramosia. “Che bello, che bello, godo da pazza, ancora si dai, oh, oh, sì sì sì spingi, infilalo tutto”- avevo perso ritegno- ora volevo godere gustandomi quel palo meraviglioso. Carmelo ansimava ma non si lasciava andare a parlare come se non voleva rovinare la scena per una frase male interpretata. Solo verso la fine mi disse piano che ero una troia bellissima. Sorrisi e mentre ricevevo i colpi Carmelo poggiò un dito sul buco del culo dilatato per il piacere. Tolse il suo cazzone e lo puntò verso l’ano, si sollevò sopra di me, e spinse. Un rumore di sfregamento e un senso di pienezza del culo mi avvisavano che tutto il cazzone era dentro il culo. Iniziò a pompare. Salvatore vedeva dalla sua posizione il cazzo di Carmelo che entrava ed usciva dal buco del mio culo e si sfregava il cazzo furiosamente poi Carmelo non riuscendo più a stare zitto: “sto sborrando Angela, sborrooooo” e quando l’orgasmo mi prese facendomi tremare tutta ricevetti la sborra calda di Carmelo tutta nel culo.
Stanchi ci buttammo sopra il divano, Salvatore si era alzato e probabilmente era andato a cambiarsi dopo essersi imbrattato della sua stessa sborra. Io ripresi fiato, e approfittando dell’assenza di Salvatore gli chiesi se era vero che avrebbe dovuto dare delle informazioni positive per il suo avanzamento di carriera. Carmelo si voltò verso di me e mi disse che era qualcosa del genere ma che avrebbe sicuramente dato esito positivo ma non per lui ma per rispetto verso di me. Gli sorrisi. “Allora reggimi il gioco”! e- gli schiacciai un occhio. Si era fatto tardi e cercammo di ricomporci, eravamo in piedi al centro della stanza e ci avviammo verso le camere, incontrammo Salvatore che si era cambiato: “è stata una serata molto eccitante – rivolgendosi a Carmelo – io vado a letto e ci vediamo domani- e s’incamminò verso la camera da letto.
Presi la mano di Carmelo dentro la mia ed entrai dentro la camera da letto, “aspetta Salvatore” -dissi-, “che c’è”? mi chiese alzando il sopracciglio sorpreso dalla presenza di Carmelo. Arrivai di fronte a lui, il busto semi sbottonato lasciava intravedere il seno generoso, lo guardai intensamente negli occhi: “il signor Carmelo ancora non è convinto di parlarne bene di te, lui pensa che tu non possa reggere lo stress della nuova mansione”. I nostri occhi si incontrarono, i visi contratti per il momento drammatico. Il mio non tradiva nessuna emozione: “ho tutta la notte per fargli cambiare idea – che tu sei adatto a quella mansione” – aspettai gli effetti delle mie parole in attesa di vedere una sua reazione – lui guardò Carmelo, che a sua volta lo fissava -, poi affondai il colpo: “tu stanotte dormirai nella stanza di Carmelo e lui dormirà qui in camera mia al posto tuo”.
Salvatore rimase pietrificato. Calò il gelo. Mantenni fisicamente la mia posizione rimanendo dritta e ferma davanti a lui -non mossi alcun muscolo – solo la mano stringeva forte quella di Carmelo. Salvatore, non profferì parola, era in conflitto aperto, ero sicura che dentro di lui si stava combattendo una furiosa battaglia: dopo interminabili secondi, annui e con il capo rivolto per terra si incamminò in silenzio verso la stanza degli ospiti, si fermò un attimo sull’uscio della porta poi si girò definitamente attraversandolo e chiudendo la porta.
Andai in un cassetto e rovistai fino a quando trovai quello che cercavo e poi lo richiusi con in mano una pillola. Andai verso Carmelo, gli misi in bocca una pillolina di queste che venivano vendute in farmacia per aumentare l’energia sessuale, la inghiottì senza commentare. Presi la sua mano e lo accompagnai nel mio letto, spensi le luci tranne una. Ci spogliammo velocemente e ci adagiammo sopra il letto, io coperta solamente da un lenzuolo, risi maliziosamente e aspettando l’effetto della pillola, gli tenni il cazzo a riposo dentro la mano e parlammo della serata particolare che avevamo vissuto. Tolsi il lenzuolo rimanendo nuda sotto gli occhi di Carmelo. Dopo una mezzoretta di parlare il cazzo dentro la mia mano cominciò ad ingrossarsi. La sua mano si posò sopra il mio pube. Liberai il cazzo e lo cominciai a menare piano piano. Iniziai a bagnarmi le parti intime. Appena cominciò a svettare in alto diedi dei baci sulla cappella, mentre le dita di Carmelo si intrufolarono dentro la fica bagnata. Mi fermai con la mano raggiunsi il suo viso gli avvicinai la bocca e cominciai a baciarlo furiosamente, avevo tutta la sua lingua in bocca e gliela succhiai come se fosse un cazzo. Poi fu il mio turno, gliela infilai dentro in bocca per farmela succhiare. La fica colava sulle cosce. Eravamo avvinghiati l’una all’altro, stretti in un bacio appassionato. Uscii la lingua fuori e cominciai a slinguare la sua. Mi misi letteralmente sopra di lui a baciarlo, gemendo di passione. “Succhiami Carmelo, voglio la tua lingua”. I contorcimenti delle nostre lingue stavano liberando la nostra passione che ci divorava dentro, presi il suo cazzo con le cosce piene e glielo strinsi, muovendole un po’, quando finimmo di baciarci avevo la lingua stanca. Scesi a baciargli il petto villoso e i suoi capezzoli, poi presi la base del cazzo e letteralmente mi misi sopra di lui al contrario, esponendogli davanti la bocca la mia fica aperta gocciolante di umori, mentre io afferravo con la bocca la sua grossa cappella e affondai i colpi di lingua facendolo gemere. Lui leccava il grilletto esposto oscenamente e mi succhiava le grandi labbra tirandole con le labbra chiuse mentre mi entrava un dito dentro il mio sfintere anale dilatato. Mi muovevo con ritmo sopra di lui, gemendo, “si leccami tutta Carmelo succhiami ancora succhiami”! dissi ad alta voce resa roca dal desiderio e dal piacere-, ero sicura che dietro la porta ci fosse Salvatore che si stava masturbando spiandoci dalla fessura, strinsi la cappella di Carmelo con le labbra lappando tutta la superficie: “oh sì Angela così, più forte dai più veloce oh Dio com’è bello, succhialo tutto”: cominciai a succhiargli le palle strappandogli altri gemiti. Mi bussò sopra la schiena mi fermai e mi voltai. “Cambiamo” disse. Mi misi supina nel letto di lato mentre Carmelo scendeva dal letto mi tirò delicatamente dai piedi facendomi scivolare davanti a lui con la fica ben in evidenza. Io ero poggiata sul letto di spalle con le gambe tutte sollevate in aria poggiate sulle spalle di Carmelo. Poi prese le gambe dalle caviglie e li allargò tutte aprendomi la fica davanti il suo cazzo pronto per entrare. Cominciò quindi a pompare tenendomi le gambe divaricate dalle caviglie, sentivo ogni colpo che mi apriva tutta poi raddrizzò le gambe e mi trovai i piedi davanti al suo viso. La sua bocca si aprii e iniziò a baciarmi i piedi e succhiando le dita dei piedi con passione “Oh mio Dio che bello, che bello ancora si Carmelo dai, leccami sfondami la fica, oh, oh, oh”, -ansimavo rumorosamente-, le mani afferrarono il lenzuolo stringendolo, mi sentivo scombussolata di puro piacere liquido, il volto trasfigurato, le tette gonfie che sballottavano da una parte all’altra, il mio capo che si voltava furiosamente a destra e a sinistra ”siiii siiii” – ancora gridai. I colpi di cazzo producevano un particolare suono, un rumore particolare sulla mia fica aperta e fradicia di umori. Poi mi accorsi che Carmelo aveva diminuito il ritmo irrigidii le gambe per farmi guardare in viso e gli dissi di mettersi disteso che sarei andata sopra: mi accucciai sul suo cazzo infilandolo tutto dentro la fica poi arretrai il busto e poi portai le mani dietro poggiandole sul petto di Carmelo e cominciali a masturbare il cazzo con le pareti della fica mentre lui era disteso, la fica avvolgeva il suo cazzo, me lo sbattevo tutto dentro facendomi gemere di piacere: “Oh mio Dio che cosa bella, continua, continua così, si si si si si sbattimi Carmelo per favore ancora, resisti” ma Carmelo ansimava di piacere, aumentai il ritmo chiudendo gli occhi e roteando il bacino per sentirlo di più con tutte le pareti della fica, sentivo il suo palo dentro di me che sbatteva ma mi stancai in quella posizione, lo fermai e mi misi accucciata davanti a lui, e ripresi il ritmo, i nostri visi erano vicini, la mia bocca andò a cercare la sua, gli infilai la lingua e cominciai a godere nuovamente, ritornai nella posizione e protesi il mio busto verso la sua bocca infilandogli un capezzolo gonfissimo di piacere dentro la sua bocca prontamente risucchiato, traevo piacere con tutto il mio corpo e mi feci mangiare i capezzoli che lui tormentava con la bocca tirandoli e pizzicandoli strappandomi qualche gridolino di approvazione da parte mia, decisi che potevamo anche finire così, perché in me stava nascendo l’orgasmo, ma mi fermai improvvisamente, mi avvinai al suo orecchio “Carmelo lo voglio nel culo, tutto, voglio sentirlo di nuovo tutto dentro il mio culo” mi tolsi e mi misi a quattrozampe al centro del letto con la testa rivolta verso la porta. Lui con il cazzo in mano scuro e gonfio mi andò dietro e appoggiandosi sulla mia schiena puntò dritto la sua cappella verso il mio buco del culo e spinse fino a quando arrivò ai coglioni, gridai dal piacere: “si si si si così lo voglio, ti piace il mio culo? è bello caldo vero? spingi …fammelo sentire quando apri lo sfintere in due!”…., spinse più forte e rimasi a bocca aperta da un impulso di piacere, “di nuovo Carmelo fammelo riprovare, ti prego, ancora ancora ancora”, di nuovo Carmelo ripeté il colpo e nuovamente rimasi intontita dal piacere, le terminazioni nervose dell’ano mi stavano regalando sensazioni voluttuose, “sborrami Carmelo, svuotati i coglioni su di me”. I colpi aumentavano sempre più poi cambiai la mia decisione, fu un nuovo desiderio da chiedere. Mi voltai “ho cambiato idea Carmelo voglio la bocca inondata della tua sborra calda” , tolse il cazzo dal mio culo e me lo presentò davanti, presi il lenzuolo e glielo passai di sopra pulendolo tutto li, appallottolai il lenzuolo e lo gettai in aria, in ginocchio presi quel cazzone e lo feci scomparire tutto dentro la mia bocca, comincia a spompinarlo furiosamente solo con la bocca, sempre più forte, sempre di più fino a quando Carmelo con un grugnito enorme mi scaricò una quantità enorme di sborra che finì anche sul viso mentre la fica aveva le contrazioni per l’orgasmo che arrivò lasciandomi in sospeso col cazzo dentro la bocca che eruttava sborra in grande quantità. Mi ripresi subito e inghiottii tutto, passai le dita sul viso alla ricerca di altra sborra odorosa di donna saziata in ogni buco, mi leccai le dita bagnate del suo prezioso liquido odoroso.
Stanchi ci lasciammo riposare sopra il letto, mi voltai verso Carmelo e gli dissi che lo avrei fatto dormire in pace. Mi sorrise e mi fece una carezza. Chiusi la lampada del comodino poi appoggiai il capo sul petto di Carmelo e mi addormentai.
Mi svegliai la mattina dopo ancora addossata a Carmelo che dormiva profondamente. Mi alzai per andare in bagno, scostai la porta della stanza e mentre la richiudevo per non disturbare Carmelo mi accorsi che era imbrattata. Capii subito che Salvatore durante la notte ci aveva spiato ed era venuto schizzando sulla porta. Mi recai in bagno per sistemarmi col pensiero di Salvatore, chissà a quale punto della nostra nottata non c’è l’aveva fatta più ed era venuto. Rimasi in bagno dove stetti fino a quando non uscii pulita. Tornai in camera e mi vestii con un vestito a fiori scollato, mule alte e tornai in bagno a truccarmi. Mi sentivo stanca ed indolenzita ma stavo bene. Andai in cucina e preparai una colazione diversa. Preparai una mega frittata, fette biscottate con burro e marmellata, caffè e succhi di frutta, riempii quasi tutta la tavola.
Dopo una decina di minuti entrò Salvatore, sembrava un frutto schiacciato per terra, viso lungo, occhiaie profonde. Si adagiò su una sedia e sorseggiò il caffè. Mi squadrò dal capo fino ai piedi. Forse provò invidia vedendomi in forma e rilassata. “Ma che ti ha detto Carmelo” lo disse a bassa voce, tanto che io dovetti avvicinare l’orecchio sbattendogli gli orecchini grandi ad anello che avevo indossato. Lo guardai, reclinai il capo, con finto manierismo gli chiesi gentilmente “ma a che proposito Salvatore”? Lo guardai dritto negli occhi ferma in attesa di una sua risposta a poca distanza dai suoi. Mi rispose “ma del mio avanzamento di carriera s’intende”! Rimasi ferma, nella mia mente gli gridai che era uno stronzo, si alzava con questo pensiero mentre il nostro rapporto matrimoniale era andato – sotto gli eventi precedenti- letteralmente a pezzi.
“Ci sono riuscita” dissi. Presi una tazza di caffè e cominciai a sorseggiarlo. Poco dopo entrò pure Carmelo che disse un sonoro “buongiorno”! Rispondemmo all’unisono. Si accomodò nella sedia e si servì una generosa porzione di frittata. Lo vidi mangiare con gusto. Mi guardò e mi sorrise. Risposi con un sorriso a tutti i denti. Gli versai il caffè e preparai un bicchiere colmo di succo di frutta. Glielo misi davanti. Apprezzò tutte queste smancerie da parte mia dopotutto mi aveva portato all’apice del piacere mai provato prima.
Suonò il cellulare di Salvatore che si alzò per andare a rispondere e mentre Carmelo stava sorseggiando il suo succo di frutta arrivò con il telefono in mano Salvatore che glielo porse “è per te Carmelo”.
Carmelo rispose al telefono e lo vedemmo annuire e ascoltare il suo interlocutore. Poi chiuse la telefonata: mi dispiace ma sono venuti meno improvvisamente i presupposti per cui era meglio sparire dalla circolazione. “Quindi?” feci io. “Stasera me ne dovrò andare ma mi serve un passaggio. Salvatore tu puoi?”. Salvatore annuì “certo che posso”. Io e Carmelo ci guardammo intensamente negli occhi. Sapevo che non sarebbe durata molto tempo la sua permanenza. Finimmo la colazione e ognuno si occupò di una cosa diversa, il mio stato d’animo era un po’ triste. La sua assenza avrebbe determinato un grande vuoto ma cercai di non pensarci per non farmi vedere in qualche modo vulnerabile.
Arrivò la sera e gli uomini erano pronti per partire. Uscì dalla camera le pesanti valigie che caricarono sopra la macchina.
Arrivò il momento dei saluti. Le sue mani presero contemporaneamente le mie spalle e mi disse che mi ringraziava per l’ospitalità e la gentilezza con il quale era stato accolto. Annuì e feci un passo indietro.
Rimasi davanti la porta di casa mentre i due armeggiavano dentro la macchina. Ebbi la consapevolezza che se ne andava anche il mio piacere. Sentii il rumore del motore della macchina, Carmelo mi alzò la mano come saluto poi si bloccò sbattendosi il palmo della mano sulla fronte e venne verso di me “mi stavo dimenticando il borsello che sbadato”, lo ascoltai e lo seguii in casa nella mia testa per aiutarlo a cercare, appena fummo soli e non visti Carmelo mi prese e abbracciandomi mi baciò in bocca infilandomi la lingua, mi strinsi in lui fortemente e risposi appassionatamente al suo bacio. Un ultimo sguardo e si liberò prendendo il borsello e uscimmo nuovamente dalla porta. Si fermò, mi diede un’ultima occhiata e poi entrò in macchina.
Rimasi davanti la porta fino a quando la macchina scomparve dal mio campo visivo, mi voltai ed oltrepassai la porta di casa.
Alma
Epilogo:
Salvatore raggiunse effettivamente il suo nuovo incarico e malgrado gli eventi narrati non si separò da Angela.
Angela a fine estate trovò un nuovo lavoro come ragioniera in una ditta e rivide Carmelo dopo qualche anno.
Note dell’autrice:
Qualsiasi riferimento a cose e/o persone è del tutto fortuito e non è riferito ad eventi precisi. Se qualcuno si è offeso da quanto scritto chiedo scusa fin da ora in quanto ho cercato di rendere irriconoscibili luoghi e persone. Detto questo, il racconto non è frutto della fantasia dell’autrice ma corrisponde a una storia vera.



Stupendo, scritto molto bene, davvero eccitante. In quale città è ambientato? Se ti andasse, puoi scrivermi a grossgiulio@yahoo.com
Ciao, mi fa piacere che ti sia piaciuto. E’ una citta del Nord chiaramente potrebbe essere Milano, oppure Torino o qualsiasi altra città ma preferisco che rimanga il dubbio trattandosi di storia vera non vorrei che ci fosse alcun riferimento. Grazie ancora.
Alma
Hai un nome stupendo, Alma è una donna che amo..scrivimi..
Grazie, sei molto gentile, è proprio vero che questo nome è bello, sono compiaciuta davvero di avere questo nome. E’ breve ma intenso. Non banale. Come vedi ti rispondo e continuo a scrivere, ho finito un altro racconto che spero ti piacerà. Tra non molto verrà pubblicato e sarei curiosa di sentire il tuo giudizio. Ciao e a presto.
Alma