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Racconti Cuckold

La maestra

By 10 Agosto 2010Dicembre 16th, 2019No Comments


“Scoprire una parte di se con cui convivere e fare i conti quotidianamente.”
Tutto legato a quel brivido che parte dalle sollecitazioni cerebrali stimolate da situazioni particolari.
Una dose di emozioni che provoca assuefazione, proprio come una droga, e il bisogno di spingersi ancora un poco oltre.
La scoperta del piacere di essere legata e piegata alla volontà di qualcuno e di essere una cosa sua l’ho fatta per caso, quasi per gioco.
Mi ero fatta convincere da mio marito ad entrare in un negozio strano che esponeva in vetrina un solo manichino con un corto abito nero in seta, molto elegante per la verità, legato al collo con una cinghietta di tessuto incastonata di strass.
L’interno del negozio era particolare, nulla era in vista, mi colpì molto questo fatto che non ci fossero merci esposte, la cosa mi inquietava, non so nemmeno io perché.
Una cortese commessa ci raggiunse sulla porta e ci fece accomodare.
Era magrolina ma con un decollet&egrave esasperato e scoperto .
‘ ‘ vorrei qualcosa di bello e audace per la mia signora che veste sempre in modo troppo formale, un amico mi ha consigliato il vostro negozio ” esordì mio marito lasciandomi di stucco.
Non sono una bacchettona ma il mio vestiario era sempre molto sobrio anche perché sono una professionista e anche per lavoro devo curare la mia immagine in modo da trasmettere rassicurazioni ed ispirare fiducia.
Sono infatti una stimata dirigente di un’azienda media molto conosciuta nel settore in cui opera e combatto da una vita per essere apprezzata per la professionalità e non per la sinuosità delle mie curve come accade a tutte le donne.
Ho poco più di trent’anni ma davvero ben portati me lo confermano quotidianamente gli sguardi degli uomini e qualche apprezzamento anche pesante che arriva al mio orecchio ad opera del solito porco di turno.
Sono una donna realizzata e a cui non manca nulla insomma.
Ma, dicevamo, la commessa ascoltò mio marito sorridente e con interesse, sembrava per nulla sorpresa e esordì: ‘ non si preoccupi ci penserò io credo di avere capito cosa vuol dire, &egrave capitato proprio nel posto giusto. Io comunque mi chiamo Lea e mi occuperò personalmente di sua moglie’ ora se vuole può andare a fare una passeggiata e ritornare tra un paio d’ore, credo che basteranno’
Così disse la commessa a mio marito al quale non sembrò vero di allontanarsi visto che odia fare spesa.
” affidati alla signorina e fatti consigliare, fai tutto quello che dice Lea e non ti preoccupare, ci vediamo tra due ore’ disse mio marito imboccando l’uscita e lasciandomi sola nel negozio, senza nemmeno darmi il tempo per replicare.
La sua bizzarra richiesta mi aveva procurato uno stato sottile di agitazione, forse perché mai prima di allora Mario si era intromesso nelle mie scelte di look, anzi ero convinta che gli piaceva il mio modo di vedere, ma forse ora sentiva il bisogno di qualche novità.
Tra me e me ero un poco stupita di quella sorpresa vera e propria che mi aveva fatto Chicco.
Ero confusa e si vedeva chiaramente, Lea seguiva con attenzione ogni mio movimento e preveniva ogni mia parola.
Mi invitò a seguirla e io le andai dietro anche perché ero curiosa a questo punto di scoprire in che situazione mi trovavo.
Mi portò in un ambiente che non era in vista e mi disse che lì saremmo state più comode e tranquille. Anche lì c’erano solo armadi a muro chiusi e un appendiabito proprio al centro della stanza.
‘Lei che taglia porta?’ Mi chiese Lea a bruciapelo. E prima ancora che riuscissi ad abbozzare una risposta mi disse che forse era meglio cominciare a misurare direttamente qualcosa.
Prese un metro da sarta e mi disse che i vestiti potevo poggiarli sull’appendiabiti così non si sgualcivano.
Come un automa eseguii rimanendo in reggiseno e mutandine, perché tra me e me mi dissi che ‘proprio volevo vedere come andava a finire quella storia’.
Lea mi squadrò e cominciò a misurare le mie forme, ma anche le mie gambe e perfino la mia testa, misurava e annotava tutto su un blocco notes.
‘Ma vedi un poco questa’ pensavo dentro di me mentre sentivo il metro scorrere sui miei capezzoli e sui fianchi attardandosi e ripetendo le misurazioni forse in modo troppo esagerato.
Lea sembrava studiare il mio corpo in ogni linea sfiorandomi lievemente la mascella, le spalle, le braccia, i fianchi, il bacino. Sembrava un’artista in cerca di ispirazione.
In silenzio scrutava il mio corpo alla sua merc&egrave e cercava di cogliere qualcosa, ma io seguitavo a non capire. Improvviso e inatteso fu il tocco con cui sganciò il mio reggiseno che sembrò espulso dal mio seno che si protendeva in avanti.
Lo trattenni con le mani automaticamente per poi lasciarlo nelle mani di Lea che lo sistemò con cura sull’appendiabiti tornando poi a scorrere con le sue dita delicatamente saggiandone la consistenza, valutando l’orientamento dei capezzoli, la forma, la grandezza delle areole.
Ma quello sfregamento continuo e quei tocchi mi facevano ‘ effetto.
Era già passato un quarto d’ora da quando ero entrata nel negozio ma a parte i miei, di vestiti in giro non se ne vedevano.

Le sue mani correvano sul mio corpo e improvvisamente sciolse il suo riserbo:’ ‘ bene ora possiamo cominciare ‘ mi sembra che ti sei sciolta abbastanza. Se sei quì o meglio se tuo marito ti ha portato qui &egrave perché la tua maschera di signora perbene comincia a stargli un poco stretta, evidentemente, non credi?.
Dalla rapidità con cui sono riuscita a liberarti della tua maschera ho capito subito che non ci saranno problemi basta solo che ti fidi di me e che ti rilassi.’
Con un gesto rapido e preciso fece comparire un angolo bar completo di tutto.
Versò del selz in un bicchiere e poi me lo offrì.
‘Vedrai che la signora perbene ora si allontanerà ancora di più e tra qualche minuto sarà solo un ricordo anche sfocato, nel drink che ti ho offerto c’era una polverina magica che aiuta a liberarsi dalle formdi condizionamento sociale e culturale che ci limitano la possibilità di vivere ‘ in modo più naturale, diciamo’, sono sicura che l’esperienza che stai per vivere comunque ti piacerà’.
Schiacciò un pulsante su un piccolo telecomando che le pendeva dal collo e un pannello cominciò a muoversi scoprendo uno specchio che occupava quasi interamente una parete.
Lea restava muta e sorridente, quasi soddisfatta per l’effetto speciale che con un click aveva concretizzato.
Sullo specchio come in un quadro c’ero io, indecentemente esposta, e la situazione mi provocava un sottile disagio ‘ma che ci facevo lì? Perché non mi ero fiondata fuori alla prima provocazione, appena mi ero resa conto della trappola in cui il mio maritino mi aveva fatto cadere?’ mi ripetevo nella mente.
‘Guardati bene, quella nello specchio sei tu, lo so che non ti riconosci e ti vergogni anche un poco. Già &egrave rimasto poco della donna che &egrave entrata, ma voglio che imprimi nella tua mente la tua immagine riflessa senza veli, senza maschera.
Tu da oggi sei Kitty, per me sei Kitty, non mi interessa come ti chiami realmente.
Se non lo accetti o se la cosa ti da fastidio non c’&egrave problema puoi raccogliere la tua maschera e andare via, nessuno ti trattiene. Se invece decidi di continuare sarai Kitty per sempre.
Hai deciso allora?
Non dici nulla quindi da ciò deduco che ‘ possiamo procedere.
Sei una bella donna non c’&egrave che dire ma il tuo odore &egrave acerbo, troppo duro, vedrai che alla fine avrai un odore dolce e sensuale, in grado di fare girare la testa a chiunque e chissà se il tuo maritino sarà ancora contento di avere iniziato questo gioco.
Kitty &egrave un nome di gatta e io ti trasformerò in una gattina docile vogliosa e disinibita, perché anche tuo marito ti vuole così, altrimenti non ti avrebbe affidata alle mie cure.
Io offro servizi, diciamo ‘ speciali, per le coppie e anche per singoli e singole che vogliono provare a introdurre nella loro vita novità nell’immagine e nella sfera sessuale, ed ho tantissime richieste.
Farò di te una gatta sempre in calore capace di eccitare e di eccitarsi, di godere e far godere in ogni modo.
Sei ancora tonica e hai un bel fisico, belle gambe belle tette, bel culo, sei adatta a diventare una donna di piacere perfetta. E anche tuo marito ti desidera vedere così, ma io sono sicura che anche tu non aspetti altro che essere aperta a nuove sensazioni ed emozioni. Anche tu non aspetti altro che di poter esprimere la tua vera natura che da sempre reprimi e mortifichi.
Ed io ti insegnerò, sarò la tua maestra e la tua guida, la tua compagna e la tua amica del cuore, tua madre e tua sorella, sarò insomma tutto per te.
Ti plasmerò tirando fuori le tue inclinazioni, i tuoi desideri nascosti, le tue fantasie.
Per questo pretendo da te massima disponibilità e non mi va di sentirti frignare e ad ogni ‘no’ ti infliggerò una punizione esemplare. ‘
Le promesse di Lea mi facevano tremare e mi eccitavano in modo inconsueto, forse anche per effetto di quella bevanda che non so che cosa contenesse, ma di sicuro qualcosa per fare abbassare i miei freni inibitori, ne ero sicura.
Mi sentivo carica come qualche volta mi capitava, ma in verità assai di rado.
Una voglia sorda era spuntata come un radar e cercava di catturare le onde del corpo, divenuto sensibilissimo, e del cervello.
Fu allora che Lea mi fece scendere le mutandine a terra senza che io, scioccata dalle parole che avevo appena sentito, trovassi la forza di opporre la benché minima resistenza.
Ero ora nuda al centro della stanza, prigioniera di un’attesa elaborata in pochissimo tempo, suggestionata da costruzioni psichiche che sfuggivano alla mia capacità di elaborare, di razionalizzare.
Ero fuori controllo dopo una vita vissuta a ‘mantenere sotto controllo’ processi, relazioni, emozioni, sensazioni. ‘tutta colpa di quella di quella droga’ -dicevo tra me e me rassegnata-.
Lea in un attimo mi propose due micro vestitini elasticizzati tirati fuori da un cassetto a muro, molto attillati, di sicuro un paio di taglie più piccole della mia, che coprivano la coscia per metà ma che mi davano un aspetto inequivocabilmente volgare.
‘Questo vestito lo porterai via e lo userai per sedurre tuo marito e per dargli la prova che effettivamente la sua idea di affidarti a me &egrave stata vincente per farti cambiare. Lo indosserai sempre senza intimo’ UHHM vedo che già si &egrave aperta la fontanina e stai stillando piacere che reprimevi dentro di te da chissà quanto tempo. Non cercare di trattenerti libera la tua voglia’
Prese la mia mano destra e la portò tra le mie gambe a cercare il bottone del mio piacere.
‘toccati, fammi vedere come godi da sola, ti voglio sentire” ‘ripeteva Lea-.
Un incendio devastante si era acceso da quelle parti e furiosamente cominciai a masturbarmi rincorrendo il piacere fino a che non esplose, lasciandomi spossata, devastata, con le gambe tremanti.
Per non cadere fui costretta ad appoggiarmi a Lea che mi guardava sorniona e mi accarezzava le spalle e il culo . Poi avvicinò le sue alle mie labbra e penetrò la sua lingua nella mia bocca cercando la mia lingua che lascivamente rispose colpo su colpo, eppure mai avevo avuto esperienze simili nella mia vita e mai pensavo che una cosa simile potesse capitarmi.
In verità, io stessa me ne sono accorta solo molto tempo dopo ma il terremoto emotivo causato da quella volta al negozio di Lea aveva aperto lesioni profonde nel mio essere minando per sempre la possibilità di riuscire a vivere normalmente.
Dopo Lea niente poteva essere più come prima.
Neppure mio marito, che pure aveva voluto che io vivessi quella esperienza (non so nemmeno quanto consapevolmente), lo aveva capito perch&egrave gli uomini sono così… inutili e supeficiali, autocentrati e prevedibili.
Fu allora che Lea mi impose una benda nera sugli occhi e mi tolse la luce.
Con un gesto rapido mi portò le mani dietro la schiena e le immobilizzò con morbidi e saldi nodi scorsoi contrapposti.
La mia pelle sensibile come mai mi trasmetteva informazioni piacevolissime
Respiravo affannosamente percorsa da sensazioni ed emozioni strane, mai provate, e che la mia mente non riusciva in alcun modo a controllare e razionalizzare.
Ero totalmente fuori controllo!
Le parole di Lea erano amplificate e deformate, travolte dalle barriere che erano saltate.
Tenendomi per mano, bendata e legata, mi condusse “nella scatola”, come lei la chiamava.
In realtà si trattava di un doppiofondo posto dietro il grande specchio.
Lo specchio era un vetro unidirezionale che permetteva di guardare senza essere visti.
Mi parlava e mi carezzava in tutte le parti del corpo.
Lea era un’esperta e io ero molto rassegnata. Tutta colpa della droga che con l’inganno mi aveva fatto assumere.
I suoi tocchi erano sapienti e veloci. Mi aveva fatto accomodare sul poof morbido e mi aveva insegnato “la posizione” in cui sempre dovevo stare quando ero seduta. La schiena diritta con le tette sparate verso davanti e le gambe aperte di un palmo e mezzo, non di più e non di meno.
Il poof era morbido e per mantenere la posizione alla quale Lea mi richiamava dapprima amorevolmente poi sempre più autoritaria ero costretta ad una tensione di tutti i muscoli del corpo, da quelli dorsali a quelli delle gambe e dei polpacci.
‘Questo &egrave il tuo nuovo equilibrio vitale e devi imparare a rispettarlo e conservarlo’ mi ripeteva nelle orecchie mentre le sue mani andavano a sfiorare i capezzoli turgidi che sembravano pulsanti spinti in fuori da una molla interna ormai completamente’ fuori controllo.
Toccava lievemente le spalle le braccia, l’interno delle gambe, la pancia, disegnava e percorreva i muscoli scolpiti dalla tensione provocandomi spasmi di piacere che avevano l’effetto di farmi perdere la posizione e allora lei ricominciava e mi rimetteva nella posizione desiderata.
Cominciavo a sudare per lo sforzo e per le continue scariche di piacere che mi facevano bagnare, colare, come una fontanina rotta.
Il micro costumino che Lea mi aveva fatto indossare era fradicio di me e pieno dei miei umori, come il piccolo ambiente in cui ci trovavamo.
‘sarai davvero uno schianto quando lo indosserai al mare, vedrai che figurone che farai, tutti ti indicheranno come la puttanona più calda della spiaggia. Ti aspetteranno al bar per poterti offrire il caff&egrave e per poterti fare un’avance. Ti aspetteranno alle docce per vederti mentre ti lavi. Forse qualcuno praticherà un buco nelle cabine per spiarti nuda. Tu sorriderai sempre a tutti senza rispondere a nessuno n&egrave sì ne’ no.
Non sei più nella tua disponibilità.
Da oggi sei una cosa mia e farai quello che ti dico io di fare o di non fare’ ‘ mi diceva mentre mi tirava il microreggiseno causando uno sfregamento sui capezzoli che si ergevano ancora di più. Ancora più duri ancora più grossi.
‘ … da oggi sei la mia puttana e la la mia schiava e lo sarai finch&egrave non deciderò diversamente per te.’
Fu allora che mi impose una vergognosa decalcomania fallica sul seno che io ho scoperto solo dopo avere tolto la benda, un marchio mi disse che serviva a riconoscersi quando ci si incontrava, al mare ma anche nella vita di tutti i giorni. Posto in modo da poter essere visibile almeno in parte (per evitare imbarazzi) anche indossando reggiseno particolari che poi mi sarebbero stati indicati. ‘Poi lo tatueremo definitivamente ma solo quando sarai tu stessa a segnalarmi che ti senti pronta.’ Quel segno sulla pelle mi legava in modo indissolubile a tante altre donne che avevano lo stesso segno e fu così che ho scoperto di essere entrata anche in una sorta di ‘community’, quella delle donne che Lea aveva plasmato e che avevano scelto di recare il sigillo della ‘casa’.
Le sue mani sul mio corpo erano punture di mille spilli e le sue parole erano purissima estasi in grado di provocarmi vergogna mai provata e piacere allo stato puro.
‘ lo so che stai godendo come non pensavi si potesse godere, ma questo &egrave solo il primo passo verso la scoperta di un nuovo mondo nel quale ti porterò e nel quale resterai per il resto della tua vita… Non saresti quì se non fosse questo quello che cerchi anche tu e che non hai mai trovato.
Per cui non ti chiedo se sei d’accordo a seguire le mie indicazioni e a fare quello che io vorrò che tu faccia. Non intendo farti coercizione o violenza, così ti offro solo anche l’alibi per la tua coscienza: non puoi fare altrimenti se non vuoi che le tue immagini di oggi siano diffuse senza protezione sulla rete rendendoti riconoscibile a tutti. Ogni momento da quando sei entrata &egrave stato filmato da diverse angolazioni e con un abile montaggio vedrai che bel filmino tireremo fuori. Ho fografato anche la tua rubrica e ho tutti i contatti della tua vita, volendo impiegherei un minuto a fare circolare le tue foto. Ti tengo in pugno e lo so che la cosa ti fa molto vergognare e anche molto godere. ‘ mi diceva Lea . ‘Non abbiamo molto tempo … oggi… ma guarda come sei bagnata… in queste condizioni non ti posso mandare da nessuna parte – mi diceva mentre mi accarezzava la mia fessura come se suonasse uno strumento musicale, come nessuno aveva fatto mai – ma non ti preoccupare adesso provvediamo, siamo nella scatola magica che &egrave in grado di placare la voglia di mille baldracche come te, vedrai imparerai a conoscerla e poi non potrai più farne a meno. Sarai tu a venirmi a cercare per entrare nella scatola’ ‘
Sentii aprire un qualcosa e mi afferrò saldamente per i capelli fino a che sentii sbattere sul mio mento un fallo turgido, mi costrinse ad alzare un poco la testa e quella proboscide era già nella mia bocca. La mia testa andava avanti e poi indietro e come un automa seguivo le indicazioni … ma sarebbe più preciso dire gli ordini di Lea. ‘ Ci devi mettere più saliva … lecca, succhia fuori la lingua lì sullo spacchetto brava, vedi che sei una brava bocchinara e io ti farò diventare la migliore di tutta la città. Ma ti devi impegnare… con la gola fino in fondo… non ti fa male non ti preoccupare… adesso stai pronta non te ne perdere nemmeno una goccia… ti piacerà lo devi assaporare e poi darmene un poco anche a me. Trattienilo in bocca…’ Come un automa eseguivo tutte le indicazioni, colpa evidentemente di quella diabolica droga che mi aveva svuotato di ogni volontà, di Lea soffocando e reprimendo i conati che nonostante il forte stato di eccitazione mi venivano sollecitati da quei violenti affondi che mi costringeva a fare fino a toccare con il naso la parete … doveva esserci un foro nella parete in cui era stato infilato il membro. Sentirmi usata nella bocca da un uomo che non conoscevo che non potevo vedere di cui saggiavo l’odore forte dell’eccitazione, lo confesso, mi eccitava terribilmente. Come anche mi eccitava l’impossibilità di potermi sottrarre, lo stato di costrizione fisica e psicologica in cui mi sentivo di essere. Lea mi parlava come mai nessuno mi aveva parlato e faceva riaffiorare sensazioni che avevo represso volontariamente chiudendoli in una camera di cui avevo smarrito volontariamente la chiave.
Ora quella chiave era comparsa nelle mie mani e la porta si era spalancata. Mi era ritornato in mente il momento preciso della mia adolescenza in cui avevo chiuso quella porta, ma questa &egrave un’altra storia che forse in seguito racconterò.
‘ … brava dai qua – mi disse Lea baciandomi nella bocca e raccogliendo con la lingua il risultato di quel rapporto orale- … ottimo veramente ottimo. Succo di palle di nero, lo riconoscerei tra mille… anche tu imparerai … imparerai non temere…. ma adesso voltati non abbiamo molto tempo – mi abbassò il bikini a mezza coscia e mi disse di non farlo cadere a terra- sentii qualcosa aprirsi e lei che mi spingeva verso un’altra parete.
C’era anche lì un buco però più largo che permetteva al mio sedere di essere esposto dall’altra parte nella posizione a novanta gradi che mi aveva fatto assumere. Un momento e sentii affondare dentro di me come nel burro il caldo membro di un uomo sconosciuto.
Per la prima volta permettevo che la mia intimità fosse conosciuta da qualcuno che non era mio marito e questo mi eccitava in modo parossistico, cominciai a mugolare e a godere da subito. Mi piaceva! Mi riempiva! Mi faceva tremare in continuazione e la mia vagina si stringeva ed allargava al ritmo dei movimenti dell’uomo e di quelli che io stessa imprimevo alle mie anche andando incontro a quello che si muoveva dentro di me. Era quello l’oggetto del mio desiderio inconfessato e ora lo avevo trovato, era dentro di me.
‘ brava la mia signora puttana, vedo che ti piace e che te la godi un mondo, brava … muovi il culo e stringi quella fessona larga, impara a controllarla come se fosse la tua bocca… apri e chiudi, apri e poi chiudi … no non stringere le gambe, la devi controllare autonomamente, ti piace molto, a quanto vedo, sei fatta tutta per prendere cazzi e non temere io te ne farò fare una scorpacciata. Ci divertiremo molto vedrai. Ti informo che questo &egrave stato il tuo primo cliente ufficiale da puttana perch&egrave a lui ho venduto la tua bocca e la tua fica a 50 euro, 25 Euro sono tuoi li trovi nella borsetta. Questa &egrave la tua tariffa promozionale per farti conoscere dopodich&egrave vedrò cosa fare di te. Credo che ci sarà la fila ma poi ci organizzeremo quando torni da questa cazzo di vacanza. Ora apri la bocca fatti sputare in bocca …. così brava inghiotti assapora … sei la mia mignottona… leccami il dito brava che adesso te lo infilo su per il culo e ti faccio godere come la maiala che sei… così ti piace lo senti… sei molto stretta allarga e stringi … così da brava … poi te lo slargherò io perbene e ti piacerà fartelo fare sempre, non temere, adesso .. allora vieni sborra su questo cazzone nero che dobbiamo andare da quel cornutone di tuo marito. Non ti preoccupare che lui non saprà mai nulla di Kitty . Ti verrò a trovare anche al mare, ho preso il tuo n. di telefono. Adesso muoviti vieni e fai in fretta, si &egrave fatto tardi ‘.
Da Lea le cose erano andate così. E in fondo &egrave stato anche mio marito a dirmi incautamente che dovevo fare tutto quello che Lea mi diceva di fare…
Quello fu l’inizio della mia vita da sottomessa, schiava’ felice.
Uscendo dal negozio ero sotto braccio a mio marito e appena riuscivo a mascherare l’effetto di due ore di piacere quasi continuo. Non mi sentivo granch&egrave in colpa. In primo luogo era stato lui ad affidarmi a Lea e poi quella maledetta bevanda drogata aveva fatto il resto. Il suono del mio cellulare mi riportò alla realtà. Risposi con voce ancora tremante e dall’altra parte era Lea. ‘Salva questo n. sul tuo cellulare e guarda nella tua patente c’&egrave un messaggio per te”.
Nella patente trovai una bustina vuota di Aulin e un fogliettino su cui era scritto ‘Quello che hai bevuto conteneva solo un poco di antinfiammatorio e basta’ che di sicuro non poteva spegnere l’incendio che era dentro di te e che tu non volevi ammettere.
BUONE VACANZE!!! (Un bacio Lea).

Graditissimi i commenti, i suggerimenti, le critiche…
lalupas@gmail.com Appena tornata a casa mi infilai nel bagno grande, avevo bisogno di stare un poco da sola per provare a rimettere in fila i pensieri e gestire i ricordi di quel caldo pomeriggio trascorso nel negozio di Lea.
Il mio corpo mi trasmetteva segnali di assestamento come lampi che mi colpivano ogni volta che socchiudevo le palpebre.
Nella vasca da bagno con la porta del bagno sprangata e la testa sott’acqua trattenevo il respiro e subito il ricordo delle emozioni forti provate ritornava vivido.
Il crollo dell’alibi di essere stata drogata e costretta fare quello che avevo fatto mi affollava la mia mente di pensieri e di sensi di colpa.
Ma su tutti alla fine prevalse liberatoria una risata incontenibile.
Ridevo a squarciagola e mio marito si avvicinò alla porta del bagno per chiedere se andava tutto bene.
Aprii la porta allungando il braccio, mio marito mi guardava un poco perplesso all’inizio, ma subito si fece contagiare dalle mie risate e cominciò a ridere senza sapere nemmeno perché, rideva perché io ridevo.
‘Vammi a prendere la busta con le compere che abbiamo fatto oggi. Voglio farti vedere come mi stanno le cose che mi ha consigliato la commessa’ l’amica tua.’ gli dissi strizzando l’occhiolino mentre mi alzavo dalla vasca.
Mi sentivo euforica e ancora eccitata.
Mi sentivo viva e una generale sensazione di benessere mi avvolgeva.
Presi tra le mani la busta e gli dissi di aspettare in camera da letto, avrei fatto per lui una sfilata indossando i nuovi acquisti.
Indossai uno dei due microvestitini che Lea mi aveva venduto, senza nessun intimo. Mi truccai, per la prima volta usando toni scuri e tratti pesanti per finire con rossetto rosso lucido e smalto in tinta.
Truccavo Kitty pensai tra me e me, forse perché desideravo proseguire a godere come era avvenuto nel pomeriggio.
Che stessi diventando ninfomane?
” e chi se ne frega’ mi risposi in automatico.
I capelli alzati e raccolti e gli orecchini vistosi che da sempre compravo ma non indossavo e il new loock era fatto.
Mi guardai allo specchio e lì c’era lei, Kitty, in tutto il suo splendore di donna che emanava da ogni poro vitalità.
Ero soddisfatta, me ne andai verso la camera da letto come forse mai mi era capitato di fare. Avevo deciso di fare impazzire di piacere il mio piccolo umo e di prendermi tutto il piacere che riuscivo a prendermi’ volevo farlo morire di piacere.
In fondo aveva anche lui il suo merito e come aveva detto Lea meritava di ricevere un adeguato compenso per la sua splendida idea’
Mio marito sdraiato sul letto sgranò gli occhi e quando lentamente iniziai un sensuale spogliarello che mi portò ben presto ad essere completamente nuda, rapidamente si liberò anche lui dei vestiti e cominciò a baciarmi su tutto il corpo.
Quando mi aggredì il capezzolo destro si avvide della decalcomania che Lea mi aveva stampato e mi chiese spiegazioni.
” Lea ha voluto che lo facessi ma non ti preoccupare &egrave provvisorio, anche se poi se vorrò può diventare definitivo’ Ma non era così che mi volevi? Io l’ho fatto perché tu hai detto che dovevo seguire le indicazioni di Lea. Io ho fatto tutto quello che Lea ha voluto che facessi’ comunque se vuoi lo cancello”
Mi disse che chiedeva solo per sapere se si era trattato di una mia o di una sua idea e per lui potevo anche tatuarlo definitivamente se mi piaceva.
Impugnai il suo cazzo e lo imbocca per la prima volta senza che lui me lo chiedesse cominciai a lavorarlo con cura maniacale non trascurando parti che in passato on avevo mai nemmeno preso in considerazione.
Sentivo Gianni fremere sotto le mie pompate decise e precise.
Un getto violento mi colpì il palato, la lingua e per la prima volta inghiottii tutto.
Anche questo era la prima volta che succedeva. Assaporavo lo sperma e cercavo di isolare sapori e odori.
Mio marito boccheggiava mentre con cura gli pulivo ogni parte del suo bel cazzo che perdeva rapidamente consistenza.
‘Adesso riprenditi non abbiamo ancora finito. Io vado ad indossare il costumino che Lea mi ha consigliato e che quindi di sicuro di tuo gradimento’ o sbaglio?’
Quel piccolo simulacro di stoffa colorata sul mio corpo procace di donna non più giovanissima era una vera e propria istigazione allo stupro.
Faticai per mettere in posizione i due triangolino che formavano il reggiseno e la mutandina copriva a malapena lasciando fuori ciuffi di pelo che ovviamente avrei dovuto rasare prima di andare a mare ma metteva anche in risalto le labbra esterne del mio sesso. Anche quella era meglio non portarla.
Mai avevo portato un simile costume nemmeno quando da ragazzina me lo sarei potuto permettere senza scandalo.
‘E’ così che ti piace vedermi adesso? Ma perché non me lo hai detto prima? Ma poi ‘ ricordo male o tu sei lo stesso che mi fece una scenata perché volevo prendere un costume ad un pezzo solo un poco più sgambato del solito? Puoi anche dirmelo tu quello che desideri ‘ o siamo già all’incomunicabilità? Vuoi che mi vedano così sulla spiaggia quest’anno? Vuoi espormi alle sicure avance che sarò costretta a subire? Ti piace l’idea della tua mogliettina adorata oggetto del desiderio di tutti gli uomini del lido che già normalmente mi sbavano dietro? Con questo costumino sarà come dire loro accomodatevi, servitevi pure ‘ E’ proprio questo quello che vuoi ? Io lo devo sapere.’
Ero un poco volgare, lo confesso, con quel bikini micro sulla mia carne abbondante di donna tonica sì ma comunque matura che però mi ricordava tanto, pensandoci bene modelli di costumini che avevo visto indosso ad altre signore nello stabilimento balneare che frequentiamo abitualmente e che avevano raccolto le mie più aspre critiche.
La signora Clara con più precisione. Quello che avevo indossato era proprio un modello alla signora Clara, una bella signora separata che passa le vacanze nel nostro stesso condominio e sfoggia puntualmente ogni anno ‘vergognosi costumi’ attirando la bava di tutti vecchi bavosi del condomino ma anche dei giovincelli guardoni. Sono sempre stata convinta che la signora Clara si &egrave ripassata normalmente la spiaggia, bagnino e amministratore compreso’ Nel mio immaginario era insomma da sempre ‘la troia del condominio’. Per lo scherzo e l’evoluzione del pensiero e del destino ora anche io avevo quella tenuta ‘da combattimento’. Che avrebbe detto quando mi avrebbe vista comparire in tal guisa agghindata? E cosa avrebbe pensato?
Anche questo pensiero mi faceva sorridere.
Intanto Gianni mi guardava e si eccitava. Le mie provocazioni ebbero sul recupero della virilità svuotata poco prima un effetto violento, ma comunque non proferiva parola, sembrava in attesa in balia di un destino che si doveva compiere, rigido come una statua di sale.
Allora lo incalzai rilanciando in quel gioco che lui stesso mi aveva fatto scoprire:’ Ti piace lo spettacolino? Adesso ci siamo e non te ‘ho dovuto prendere nemmeno in bocca di nuovo. Bravo! Su da bravo alzati e vieni da me’ prendimi, ho voglia”
Invece di sdraiarmi per la solita missionaria che aveva ben poche alternative nel solito menù della casa con gesti lenti e sensuali sciolti i fiocchetti laterali che tenevano il costumino appoggiai le mani al basso settimino posto sotto lo specchio, curvai la schiena e divaricai lievemente le cosce mentre il costumino scivolava a terra.
Avevo assunto la posizione da monta che Lea mi aveva fatto scoprire e tanto piacere mi aveva dato nel pomeriggio offrendo a Gianni una variante che mai si sarebbe aspettato.
Ruotai la testa all’indietro e lo invitai nuovamente ad unirsi a me.
Saltò letteralmente da letto e afferandomi per i fianchi si incuneò dentro di me in un colpo solo, trovandomi un lago di umori.
Le sue lente e rapide spinte, agevolate dalle mie, trasformarono in breve il lago in un mare di piacere da cui fummo travolti all’unisono come sarà capitato nella nostra vita passata non più di qualche volta.
Sotto i suoi colpi Kitty, il mio avatar sessuale, produceva estasi e godimento ed era dolce sentire scorrere sulla pelle quei tremori e lungo le gambe il fiume del piacere dato e provato.
Ancora uniti finimmo sul letto in una posizione quasi fetale a smaltire le ultime ondate che ci avevano travolto.
Era stato un rapporto appagante ed ero sicura che anche Gianni, il mio piccolo uomo taciturno, era dello stesso avviso.
Dormivo ancora quando Gianni delicatamente mi destò impugnando nell’altra mano una fumante tazza di caff&egrave.
Un gesto da ricordare. Il mio piccolo uomo &egrave anche premuroso e gentile (perché altrimenti non lo avrei mai sposato) ma il caff&egrave a letto era un trattamento capitata una forse due volte e sempre quando stavo male.
Kitty aveva fatto colpa alla prima uscita’ niente male come risultato.
‘non volevo svegliarti ma si stava freddando’ scusa’ mi disse in un soffio.
Preso il caff&egrave mi girai dall’altra parte e continuai a dormire.
Quando mi alzai sentivo ancora forte nell’aria, nella mia bocca misto al caff&egrave l’odore inconfondibile di sesso.
Non mi ero fatta la doccia dopo l’amore, né mi ero sciacquata la bocca né lavato i denti come era mia abitudine.
Quante novità c’erano state, qualcosa era cambiato e per sempre.
Gianni era via.
In programma c’era la preparazione delle valige.
L’indomani si partiva e così cominciai a preparare tutto quello che ci sarebbe servito portare.
In pole position i vestitini microscopici e i costumini che avrei di sicuro usato per dare un tocco di vita a quella settimana di ferie che di comune accordo io e Gianni avevamo programmato.
Un beep mi annunciava l’arrivo di un sms sul telefono che andai prontamente a leggere. ‘Che ne pensi di un last minute ‘tutto compreso’ per Formentera’ fammi sapere. Ti amo.’
Il taciturno si sbilanciava pur continuando a tacere ‘ovviamente-, commentai sorridendo tra me e me.
Quella proposta inattesa era di sicuro da collegare alla notte brava.
Ma riflettendo un poco arrivai alla conclusione che volevo capire di più quello che Gianni si aspettava e soprattutto intravedevo in quell’occasione di chiarimento l’opportunità di instaurare una comunicazione attiva con il mio uomo.
Allora gli inviai un SMS di risposta’Sai ke non amo i cambi di programma’ però parliamone se vuoi’Ti amo’.
Avevo così troncato quell’iniziativa senza troncarla. Formentera mi attizzava in verità, ma ora volevo mare sole e quiete e poi nell’invito al cambio di programma leggevo una volontà inespressa di Gianni che mi dava l’impressione di voler battere il ferro finch&egrave &egrave caldo. Ma io gli avevo già concesso molto.
Quando rientrò io ero in bagno e mi dedicavo a dare una scorciatine al folto pelo che presidiava il mio monte di venere e dintorni.
‘Perché non si capisce?Mi preparo per il mare. Non posso mica arrivare in spiaggia con i peletti che escono da tutte le parti? Volevo andare dall’estetista ma non ho fatto in tempo e poi devo cercare un centro estetico decente.’ Gli dissi continuando a trafficare tra le
mie gambe alla sua domanda lunga :”che fai??’. Girò i tacchi e andò via, come al suo solito. Aspettava che io aprissi la discussione sul last minute ma io di proposito non lo feci perché volevo che fosse lui ad introdurre l’argomento. Continuai l’operazione di caccia all’ultimo pelo lasciando in sostanza una strisciolina rettangolare non più larga di tre dita e basta. E anche questa era una novità assoluta per me. Indossai il microbikini per la prova generale e chiesi la consulenza al mio maritino che approvò la buona riuscita del piccolo intervento estetico osservando con interesse.
‘Adesso guarda bene e vedi se mi &egrave sfuggito qualcosa’ gli dissi piegandomi in due dandogli le spalle offrendo le mie natiche alla sua vista, poi mi girai posandomi su una sedia e con gesti ampi incrociai una gamba sull’altra mostrando una panoramica sulla mia intimità.
‘E questo che ti piace, vedermi esposta ai limiti della decenza?’ lo sollecitai fissandolo con occhi liquidi e notando che la tensione della sua protuberanza imprigionata assumeva consistenza e lo costringeva ad una rapida risistemazione.
Allungò la sua mano destra verso di me che io veloce come una pantera affamata presi a stringere nella mia bocca sempre più forte fino a sentirlo gridare ‘Ohi mi ‘ mi fai male!’.
Mi stavo eccitando e i capezzoli si stampavano sulla coppa minimale.
‘Io dicevo’ non &egrave meglio che andiamo da qualche altra parte, dove nessuno ci conosce, per stare più liberi” . L’uomo taciturno aveva finalmente parlato! Accostando la bocca al mio orecchio destro e schiacciandomi il seno con il braccio destro in una presa da lotta greco romana’ molto piacevole, ma aveva parlato.
‘Va bene per me ma tu cosa intendi ‘per stare più liberi’? Io mi sento libera pure dove andiamo sempre, e l’idea che ci sono persone che conosco a guardarmi non ti nascondo che mi eccita anche’ in fondo. Poi non mi va di affrontare il viaggio, l’aereo, solo per pochi giorni. Io pensavo che magari la vacanza lunga che abbiamo prevista per metà agosto possiamo andare laggiù. ‘
‘ UH!! D’accordo, andiamo ad agosto a Formentera così possiamo anche scegliere insieme qualche pacchetto interessante’ ma l’idea che tu possa venire al mare agghindata così, tra tutta quella gente che conosciamo ‘ eccita anche me, moltissimo, ma mi rende anche geloso come mai. Non so che reazione potrei avere ‘ a qualche sguardo di troppo o a qualche apprezzamento fuori posto. Anche per questo proponevo una variante”.
Non mollò la presa anzi stringeva ancora di più quasi togliendomi il fiato.
Le parole del mio piccolo uomo taciturno che finalmente mi permetteva di accedere al suo mondo emotivo e quella stretta violenta e dolcissima mi scaricarono un piacere diverso facendomi boccheggiare come un pesce fuori dall’acqua.
Forse temendo di farmi male mollò la presa e io appena ripreso il controllo della situazione lo afferrai per la cravatta e lo feci stendere con la schiena sul letto e le gambe penzoloni. Gli aprii la cerniera e a fatica tirai fuori il suo gingillo , già duro e pronto per la battaglia, abbondantemente intriso di liquido salato che leccai golosamente e balzando con le ginocchia sul letto scesi su di lui scostando appena di lato la strisciolina di costume che a tal scopo si dimostrò davvero molto funzionale.
Con le mani sul suo petto lentamente cominciai a correre verso il traguardo finale.
Ruotavo i fianchi per sentirlo scavare lungo le pareti del mio tunnel più segreto quando improvvisamente alzai i piedi sul letto rimanendo con l’asse del piacer ben conficcato dentro di me e tenendomi per le sue braccia cominciai ad accelerare fino a sentirlo gemere e godere dentro di me mentre io me ne venivo sopra di lui e mi accasciavo sul suo petto ansimante.
Bellissimo! In una sola parola.
Restammo così uniti per un poco a goderci la coniugale gioia del sesso cui forse mai saremmo arrivati senza quel pomeriggio nel negozio di Lea.
Ero disfatta dal piacere appena provato e sentivo scorrere il suo seme e i miei umori lungo le gambe. Ne avvertivo l’odore. Sganciai il costumino per evitare che si macchiasse e lo tenni stretto tra le mani, lo portai all’altezza del viso e avvertii che era già comunque pieno di odore. Lo annusai profondamente e poi lo portai sul naso di Gianni perché anche lui potesse goderne.
Da allora non nascondo che dopo l’amore l’ora della saponetta si &egrave sempre più allontanata. Mi piace molto rimanere immersa nella chimica misteriosa della pelle, della carne, dell’amore, del sesso’ e anche al mio taciturno maritino pare piaccia molto’
Accantonata l’idea della vacanza last minute di comune accordo decidemmo, per non sbagliare, ‘stessa spiaggia e stesso mare’.
Ma non eravamo noi gli stessi.
I turbamenti di quei giorni ci avevano in qualche modo cambiati.
Il nostro menage era per miracolo entrato in una fase aurea.
C’era stata la riscoperta di antichi rituali amorosi e la scoperta di nuovi giochi, di una sottile complicità, che aveva il suo limite nel rispetto per l’altro.
E tutto mi sembrava nuovo, diverso, anche i profumi e i colori della nostra piccola casetta al mare ai miei occhi apparivano più intensi, più saturi.
Soliti negozi e solite rassicuranti facce di abitudinari convinti e soddisfatti facevano da sfondo a quella che sarebbe stata una vacanza fatta di relax, soprattutto.
La parola d’ordine era smaltire lo stress accumulato e mettere su una tintarella senza esagerare troppo.
Tempo tecnico per mettere a posto la casa e i bagagli e via, come al solito, a cenare sul lido da gigi, e per digerire una romantica passeggiata in riva al mare.
Il tepore notturno del mare sulla pelle, il forte sapore di salsedine nell’aria (che io adoro) e lo spettacolare panorama della costa illuminata ispiravano coccole e bacetti.
Appena arrivati sulla spiaggia libera poggiai sulla sabbia, proprio poco sopra la battigia, il giubbino di tela che sempre portavo la sera per timore di qualche colpo di umido, e mi adagiai su di esso.
Mio marito mi seguì taciturno come sempre.
Guardavamo il mare e io sentivo lieve la mano di Gianni sfiorare il mio corpo. Volgendo lo sguardo verso di lui notai però che a non più di 20 metri da dove stavamo noi c’era un’altra coppia. Automaticamente mi scostai facendo capire anche a mio marito che qualcosa non andava .
Gianni ruotò la testa e sorridendo mi attirò a s&egrave.
‘Stai tranquilla, sono solo dei ragazzi innamorati…’ mi disse in un orecchio.
Ridacchiando io allora aggiunsi strizzando l’occhietto ‘… innamorati come noi’.
Normalmente saremmo andati via per non disturbare i piccioncini che avevano trovato riparo su quella spiaggia per consumare un momento di passione insieme… da ricordare per la vita.
Fermai con la mano Gianni che già si stava alzando e mi accoccolai sulla sua spalla in modo che potevo guardare i colleghi del piano di sopra.
Erano molto giovani di sicuro non superavano la ventina.
Due ragazzi normali ma ben piazzati.
Lei era sotto di lui.
Si baciavano e si toccavano dappertutto con la foga tipica dell’età. Il seno di lei saltò fuori e fu subito preda del famelico assalto del ragazzo.
Lei contorceva la schiena e faceva mille smorfiette di godimento sotto le generose attenzione del giovane e con le mani lo stringeva e a volte sembrava allontanarlo.
Un momento di tregua e lei si alzò in piedi facendo scivolare rapidamente a terra le mutandine, guardandosi intorno con circospezione come per controllare se ci fosse qualcuno.
Non ci vide perch&egrave noi eravamo più verso il mare, più nel buio, mentre io la vidi benissimo, aveva belle gambe e la vita molto stretta e anche le tette erano grosse come il sedere, ma ben proporzionate.
Una bella ragazza che proprio mentre si guardava intorno riuscii anche a vedere in viso perch&egrave per un momento il suo profilo fu illuminato da spiragli di luce che venivano dalla strada lontana.
Si sdraiò a terra e in un momento il ragazzo fu tra le sue gambe e così ebbe inizio la danza eterna dell’amore vero.
Strinsi gli occhi cercando con le mani la virilità di Gianni e cominciai a liberarlo.
Lo spettacolo di quelle ombre danzanti nella notte mi aveva eccitato terribbilmente.
Avevo di nuovo voglia e … non volevo aspettare… volevo godere lì in quel posto in quel momento magico.
Gianni provò a fermarmi, a far prevalere la ragione, ma non c’erano più ragioni che tenevano.
La sua durezza però lo smentiva era anche lui molto eccitato, anche se non si era goduto lo spettacolo.
Abbassai la mia testa e lo ebbi in bocca e cominciai a gustare il suo rassicurante sapore di mare e di vino.
Sganciai il mio jeans in vita abbassandolo fino alle ginocchia, maledicendomi perch&egrave non avevo messo la gonna che – come avevo visto – era molto più pratica, e mi girai su un fianco offrendomi di schiena al mio amante taciturno e misterioso.
In un momento mi fu dentro facendomi godere dall’inizio.
Mugolavo sotto i suoi colpi e mi mordevo le labbra per non fare troppo rumore.
Il mare complice discreto copriva i nostri sospiri che sembravano aver preso lo stesso andamento delle onde del mare che si infrangevano sulla spiaggia.
Meraviglioso! In una sola parola.
Avevo goduto emettendo un gridolino che proprio non ero riuscita a soffocare mentre Gianni mi riempiva di se.
Mi voltai verso il luogo in cui erano i due giovani amanti e vidi che si allontanvano stagliati nella luce del lungomare che faceva da sfondo, mano nella mano tra un bacetto e l’altro.
Erano teneressimi e il loro rapporto era stato di una sensualità devastante.
Un flash e mi trovai a sperare che in qualche modo si erano protetti e che non avevano fatto nessun guaio quella sera al chiarore delle stelle.
Sorridevo mentre ci alzavamo.
Le mie in fondo erano le preoccupazioni di una mamma.
E in fondo quei ragazzi potevano essere tutti e due miei figli per l’età che dovevano avere.
Io invece purtroppo non correvo nessun rischio e infatti non utilizzavamo nessuna precauzione.
Il nostro era un amore sterile e anche misteriosamente.
Dopo cinquanta analisi e tentativi ci avevano detto che eravamo incompatibili, una cosa che capita, dicono.
Ed &egrave capitata a noi.
Doveva evidentemente andare così.
Ma in fondo non so se volevo davvero dei figli.
Intanto, andavamo verso casa, mano nella mano tra un bacetto e l’altro.
All’alba ancora nel sonno percepii il solito trambusto.
Mio marito si preparava per andare a pesca sulla spiaggia.
Anche come pescatore era strano, non cercava la cattura, e ad essere sincera nemmeno ho ancora capito cosa cercava.
Io continuai a dormire e a godermi il lettone.
Verso le nove lo sentii rientrare, naturalmente non aveva preso nulla.
Ma anche questa volta mi stupì perch&egrave, incredibile, questa volta avea preso. Credetti io, guardandolo soddisfatto brandire un sacchetto bianco…
In effetti aveva preso… la colazione giù al bar rientrando con tanto di cornetti caldi e caff&egrave cremoso.
Scoppiai a ridere quando me ne accorsi e allegramente facemmo colazione insieme.
Non siamo mai stati una coppia appiccicosa per cui mentre lui aveva deciso di fare un riposino prima di scendere in spiaggia io invece amavo andare presto sulla spiaggia per evitare le ore troppo calde.
Allora andai nel bagno ad indossare il costume.
Mi guardai allo specchio… ed ero davvero indecente.
Avevo bisogno di una sua conferma.
Stavo davanti a lui sdraiato sul letto e aggiustavo lo striminzito contorno del costumino.
Tiravo in giù il tassello centrale del costume che tendeva ad incunearsi fastidiosamente nelle labbra del mio sesso.
Ma la coperta era corta… ed era inutile tirare.
Aspettavo una parola del mio piccolo pescatore che… come al solito non arrivò.
Il mio cuore batteva forte, non mi sentivo a mio agio, ma allo stesso tempo un calore diffuso sollecitava tutti i miei sensi.
L’idea di esibirmi così volgarmente mi faceva vergognare ma mi eccitava tremendamente.
Ero lì sospesa nei miei pensieri, in attesa di un sostegno che non sarebbe arrivato quando squillò il mio telefono.
Andai nel bagno dove lo avevo messo in carica e guardando sul display vidi che: al telefono c’era Lea.
Avvertii un colpo secco al cuore e dovetti appoggiarmi al lavabo per non stramazzare al suolo.
Tra le mie mani lo squillo diventò imperioso e insopportabile.
Tirai un lungo respiro e risposi.
‘Kitty ce l’hai fatta a rispondere… Non mi piace aspettare. Se vuoi che ti continuo a chiamare cerca di rispondere entro il terzo, quarto squillo al massimo’
Queste furono le sue prime parole e già mi schiantarono.
Il rapporto ambiguo che avevo instaurato con quella creatura mi inquietava.
‘Parla, raccontami tutto senza omettere nulla!’ mi disse a bruciapelo e poi tacque.
Io cominciai a farfugliare e un poco alla volta cominciai a raccontarle … i primi giorni di vita di Kitty, gli effetti sorprendenti sul lato del menage familiare, i terremoti interni e le tante novità che c’erano state.
Mi arrestai alla situazione in cui mi trovavo: pronta ad uscire e dubbiosa allo stesso tempo.
Mi confidavo con lei come con un confessore e lei sapeva ascoltare e al momento giusto dire la cosa giusta.
‘Non c’&egrave fretta Kitty, non voglio che bruci le tappe della tua trasformazione. Voglio per te una trasformazione radicale che quindi deve essere da te desiderata, inseguita e non subita.
So io come guidarti.
Quando hai qualche dubbio chiamami e non ti preoccupare.
Adesso lascia stare, mettiti uno dei tuoi soliti costumi e vatti a godere il sole e il mare. Mi farò viva io presto… non temere’.
Mi rassenerò molto quella chiacchierata con Lea.
Era stata molto discreta e soprattutto mi aveva tolto d’impaccio.
Rapidamente mi cambiai afferrai il borsone e mi proiettai sulla spiaggia con la mia compagna di sempre: la settimana enigmistica.
Avevo scelto un due pezzi leopardato che avevo pagato una cifra ma indossato pochissimo perch&egrave mi sembrava troppo sgambato anche se a confronto con quello consigliatomi da Lea ora mi sembrava monacale.
Il reggiseno ingabbiava precisamente la mia terza abbondante nascondendo completamente i pulsanti di accesione della mia libidine.
Quello che non riusciva a coprire completamente era la decalcomania che Lea mi aveva stampato.
Sembrava una doppia ‘C’ troncata dall’inizio del reggiseno. In effetti erano i tratti che disegnavano i due coglioni del fallo che puntava diritto verso l’areola del seno destro.
Si capiva che c’era qualcosa ma non si capiva che cosa, e questo mi bastava.
Tanti gli sguardi e i sorrisi raccolti sulla strada del mare, nello stabilimento e sulla spiaggia, come ritualmente accadeva tutti gli anni.
Il nuovo Bagnino mi diede la chiave della cabina e mi accompagnò fino all’ombrellone professionalmente augurandomi un buon soggiorno.
E lo sorpresi a squadrarmi con altrettanta professionalità mentre mi liberavo del copricostume.
Mi sistemai sul lettino e iniziai la mia giornata di spiaggia.
Ero serena e rilassata alle prese del primo gioco di parole presente sulla settimana enigmistica.
Il caldo si faceva sentire e così decisi di andare a prendere una bottiglia di acqua fresca al bar.
Stavo per tornare alla mia postazione quando sentii l’avviso di un SMS sul mio cellulare.
‘Kitty ti contatta Layla, la mia fida cagnetta, non fate cani e gatti, mi raccomando, segui le sue indicazioni. Lea’
Lessi d’un fiato mentre il cuore cominciava a correre all’impazzata.
Che voleva dire? Che cosa mi apettava?
Svuotai in un sorso la bottiglina d’acqua e fui costretta a tornare indietro per comprarne un’altra.
Mi sdraiai e iniziai a comporre un cruciverba nervosamente, mi sentivo sull’orlo di un baratro, mi sentivo in pericolo, ma allo stesso tempo eccitatissima.
Ero passata da uno stato di quiete assoluta ad uno di massima agitazione nel battere di una ciglia e quell’altalena emotiva mi scompensava tutta.
Mentre ero assopita il telefono mi fece sobbalzare lievemente.
Il numero non lo conoscevo, stavo quasi per non rispondere, ma poi lo feci.
‘Ciao Kitty sono Layla, non ci conosciamo, mi ha detto Lea di chiamarti! Vieni a prendere un caff&egrave da me verso le 17.00? Io sono al ‘Parco Le dune’ scala A interno 3 non puoi sbagliare. TI aspetto.’
Layla aveva una voce roca e profonda e non mi aveva dato nemmeno la possibilità di replicare alcunch&egrave.
Come concordato alle 17.00 ero da lei.
Non mi fu difficile trovare il posto, il parco che mi aveva indicato &egrave quello confinante al parco dove stiamo noi, quindi lo conoscevo già.
L’interno tre era a piano terra.
Bussai timidamente e in breve mi venne ad aprire una cameriera di colore, con una crestina bianca e un grembiulino corto almeno quanto quella specie di divisa che indossava.
Chiesi della signora e lei mi chiese chi la desiderava.
Rotto l’indugio dissi ‘mi chiamo Kitty!’
Sentito il nome mi disse di seguirla.
Attraversammo l’appartamento, che in realtà era un lussuoso appartamento, abbracciava tutto il piano terra di quella scala del parco e aveva anche il giardino con una piccola piscina.
Adagiata su un dondolo sedeva una signora di sicuro oltre i 50 con una lunga tunica bianca scollatissima, capelli cenere, molto curata, molto truccata, molto abbronzata.
Mi accolse con un sorriso e mi osservava con attenzione mentre mi avvicinavo a lei.
Mi invitò a sedermi sul dondolo e mi offrì un bicchiere colmo di una bevanda all’apparenza bianco-verdastra che accettai ma che non osavo bere per paura che contenesse qualche mistura.
‘Lea mi ha detto parecchie cosette sul tuo conto e visto che casualmente mi trovo ad un passo da te mi ha chiesto di occuparmi di te per il tempo che ti tratterrai quì…’
‘Adesso vieni entriamo in casa voglio guardarti meglio e potremo parlare più liberamente… Sai quì ci sono sempre un sacco di impiccioni fastidiosi… e invidiosi.’
Mi prese per mano e io mi limitavo a seguirla ed &egrave inutile dire che il niagara … aveva già esondato. Mi tornavano in mente le mani di Lea e la sua bocca sul mio corpo.
Appena entrammo in casa Layla mi disse di spogliarmi perch&egrave voleva apprezzare ‘la merce’.
Un brivido corse lungo la mia schiena a quelle parole che mi colpirono come una scudisciata. Layla tra le mani aveva un lungo bocchino francese e lo agitava come un direttore d’orchestra per comunicare i suoi desideri.
Ed io come una scimmietta da circo eseguivo.
Senza pensarci due volte avevo abbassato il leggero vestitino che indossavo scoprendomi davanti a quella donna che vedevo per la prima volta.
Ero rimasta in reggiseno e mutandina.
Si avvicinò guardandomi negli occhi e sfiorando i miei capezzoli con la sua bacchetta magica, e questo bastò a far crescere la libidine in tutto il mio corpo.
Mi voltai quando con un gesto eloquente mi fece intendere che mi dovevo voltare.
La bacchetta ora scorreva lieve lungo la mia colonna vertebrale.
Raggiunto l’aggancio del reggiseno sempre con la bacchetta mi fece capire che dovevo tirarlo via.
Così feci liberando il mio procace seno, capace ancora di sfidare la forza di gravità.
Layla era passata a solleticare i miei fianchi e a farmi capire agganciandolo sempre con la bacchetta e tirandolo giù che anche l’ultima difesa alla vergogna totale poteva cadere.
Ero diventata rossa come un peperone e respiravo rumorosamente nel tentativo di raffreddare … il mio corpo che bruciava.
‘bene, non sei più una giovinetta, e si vede, ma comunque non sei messa male a carrozzeria, con qualche aggiusto quà e là … ma credo che a questo ci penserà Lea … Comunque non sarà difficile farti lavorare. Quì da me volano i turisti, una clientela fidata e affezionata che non si può permettere lussuose vacanze all’estero ma non per questo non ha diritto a un poco di ‘turismo sessuale’ La mia casa &egrave famosa e puoi trovarci veramente di tutto: dalla signora affamata di emozioni forti alla signorina di buona famiglia che sbarcava il lunario per arrotondare con qualche lavoretti di bocca e di mano. Questo &egrave il luna-park delle perversioni. Abbiamo davvero di tutto.
Parlava di me come una cosa, una macchina per dare piacere, nemmeno tanto nuova, da vendere o da noleggiare, e la cosa mi turbava ed eccitava allo stesso tempo.
Le mie idee di donna emancipata dove erano finite? Perch&egrave sopportavo quelle angherie?
Ma in fondo era Kitty che si trovava in balia della della megera e se la godeva anche, e se stava bene a lei… stava bene anche a me.
Mi venne davanti tirò con due dita un capezzolo causando un mio flebile lamento.
Poi nnuovamente con la bacchetta mi fece cenno di piegarmi apoggiando le mani sul bracciolo in legno di un divano d’epoca.
Un tocco sull’interno delle cosce e le divaricai appena, un altro tocco e allargai ancora un poco di più le gambe.
Con un sospiro rudemente da dietro Layla mi infilò due dita nella fica e il pollice nel buchino posteriore dal quale però subito uscì concentrando tutte cinque le sue dita a cuneo nella mia intimità bagnatissima.
Commentò ad alta voce ‘… sì… Lea me lo ha detto che eri stretta dietro, ma anche davanti sei bella stretta… bene bene bene.’
‘Rivestiti!’ Secca mi ordinò.
Titubante raccolsi ad una ad una le mie cose e le indossai.
‘Vieni con me’ mi disse avviandosi sicura verso l’ingresso e imboccando poi un corridoio. Si avvicinò ad uno specchio, spinse un pulsante e lo specchio scattò in avanti rivelando uno sgabuzzino che conteneva diversi moinitor messi uno sull’altro.
Entrammo e mi spiegò che tutte le camere erano controllate da telecamere nascoste.
Con due colpi di bacchetta su uno dei monitor (ora capivo a che cosa serviva quello che sembrava un cimelio retrò del passato) ingrandì uno dei frame e si vedeva una donna sulla trentina con la bocca piena di un uomo di mezz’età, calvo quasi totalmente, piccolo e robusto ma con un notevole attrezzo tra le gambe, che stava sotto di lei e allungava le sue corte braccia lungo il corpo della donna alla ricerca dell’eccitazione.
Di tanto in tanto sferrava notevoli schiaffi sul sedere e sulle tette della poverina che però sembrava goderne e parecchio anche almeno stando all’impegno con cui cercava di ingollare quel paletto di carne che gonfiava il suo viso deformandolo.
La scena cambiava il nerboruto e … cazzuto … ominide ora teneva l’asta diritta mentre la donna dandogli le spalle lo prendeva tutto nella pancia.
Tutto tutto fino all’ultimo centimetro!
Sentivo male io per lei e quella visione mi sconvolgeva non avevo mai visto nulla del genere se non in qualche piccolo trailer sul web.
Guardai la donna in viso cominciare lentamente a risalire per poi lasciarsi andare.
Era in uno stato di trance erotico, stringeva le tette tra le mani affondando le lunghe unghie nella sua carne proprio dove spiccava un tatuaggio simile al mio, ma quello mi sembrava un tatuaggio vero e proprio perch&egrave non era colorato.
La testa reclinata all’indietro sembrava abbandonata ai movimenti e alle spinte che quel vecchio porco le assestava da sotto.
Il viso mi colpiva in modo particolare aprendo il rubinetto dei miei umori corporali che cercavo di contenere deglutendo e stringendo i muscoli delle gambe e del bacino.
Un colpo nella testa e nel cuore, un colpo fatale, che mi impediva ora di evitare di miagolare proprio come una gatta in calore.
Infatti quel viso mi era noto, adesso la riconoscevo, non c’erano dubbi, era la signora Clara.
Era lei ne ero sicura, anche se era truccata in modo diverso e aveva evidentemente una parrucca …
‘la hai riconosciuta quella troiona? Sembra proprio che nel tuo parco ci sia il clima ideale per le signore con la fregola tra le gambe AH AH AH AH… Ma quella lì &egrave un’esperta ormai, tu al suo confronto sei una verginella… ma vedrai che recupereremo … Lea poi fa dei miracoli e oggi, non so se lo sai tu sei la sua preferita, ha grandi progetti su di te.’
Ascoltavo e avvampavo, più parlava più mi faceva verfognare al solo pensiero che io stessa, potessi passeggiare nel mio parco e raccogliere i commenti che gli uomini facevano puntualmente al passaggio di Clara e le maldicenze delle donne, che poi a veder bene non tanto erano tali.
Un sonoro schiaffone proprio al centro tra una natica e un’altra mi fece sobbalzare e una risata sguaiata di quella donna abominevole nelle cui mani Lea mi aveva abbandonato mi svegliarono dai miei pensieri
‘… rilassati e goditi lo spettacolo per il momento, lo so che vorresti esserci tu al posto di Fuffy a farti svangare la patata … ed io ti ci manderei dentro anche adesso a vedere quello che sai fare ma Lea mi ha dato precise istruzioni e limiti che rispetterò. Adesso vieni fatti baciare!’
Mi attirò a s&egrave e mi ficcò la lingua in bocca cercando la mia.
Aveva una lingua durissima e lunghissima che scavava nella mia bocca , lungo le mie gengive e mi provocava piacere, poi passò al mio collo e quando mi infilò nell’orecchio quella proboscide me ne venni come una quindicenne al primo bacio.
Mi vergognavo profondamente delle reazioni del mio corpo che reagiva tutto sommato naturalmente a quelle stimolazioni sensoriali.
Nel monitor la signora Clara, o meglio Fuffy -come Layla l’aveva chiamata-, era stata capace a pecorina di farsi sfondare da quella trivella umana anche il buchino stretto e si tormentava con una mano il clitoride e con l’altra si strizzava le tette.
Layla mi fece appoggiare con le mani al muro e senza preavviso cominciò a colpirmi con quella verghetta flessibile e resistente che tagliava l’aria e si abbatteva su di me segandomi dove colpiva.
Con la testa girata a guardare l’epilogo del rapporto zampillare contro le natiche e sopra la schiena di … Fuffy non riuscivo a far altro che a… miagolare sotto i colpi cattivi della megera che mi voltò e rudemente tiratemi fuori i seni e mantenendomi con una mano la testa fissata vicino alla parete prese a ferrare sibilanti attacchi al mio seno morbido e bianco che scaricò dentro di me fitte lancinanti di dolore misto a un piacere diverso e perverso.
Miagolavo e farfugliavo ma nulla facevo per sottrarmi alle sadiche intenzioni della vecchia signora, non provavo nemmeno a proteggermi con le braccia, avevo chiuso gli occhi per non vedere arrivare i colpi della bacchetta che però sentivo sibilare minacciosa nell’aria.
Muovevo la testa a destra e a sinistra mntre la sua mano stretta sulla mia gola limitavano l’afflusso di aria e di sangue al cervello.
Mi avviavo a grandi passi verso il punto di non ritorno con la certezza che era proprio sul confine che si sarebbe sviluppata la mia vita … se ce ne fosse stata ancora una. I lampi nella testa e le stelle che ho visto ritornando dal confine dove la micidiale stretta alla gola di Layla mi aveva portato erano qualche cosa di nuovo e di diverso che mi trascinavano in un vortice di sensazioni che faticavo a controllare.
La mia pelle cominciò a pulsare nelle parti sensibilizzate dalle sferzate in un continuum di emozioni che mi faceva perdere l’uso delle gambe e della ragione.
Le mutandine fradicie tra le gambe tradivano il mio stato di eccitazione totale proprio mentre Layla con perizia spalmava sui miei seni, unica mia parte scoperta e pesantemente martoriata una crema lenitiva che mi restituiva lucidità.
‘invierò a Lea il video della seduta di oggi -disse Layla- perch&egrave sia sempre aggiornata sui tuoi progressi. Sei una puttanella per me già pronta a essere usata… lei invece dice che ti deve piacere essere sottomessa e usata. Io ti metterei a lavorare subito…’
Ancora ansimante non riuscivo a parlare, ascoltavo semplicemente.
Quelle parole mi trafiggevano nell’intimo lasciandomi segni profondi più delle strisce che vedevo stampate sulle mie areole.
Segni che non si potevano nascondere e che mi facevano pensare a cosa avrei dovuto dire a mio marito, come li avrei potuti giustificare o nascondere?
Layla proseguiva dicendo che c’erano moltisssime donne che cercavano come me una vita sessuale più appagante e loro ne avevano ‘aiutate’ tante, il fatto poi che mio marito fosse partecipe al gioco mi aiutava perch&egrave non dovevo dare spiegazioni a nessuno, &egrave evidente che se ero arrivata fino a quel punto e se mi trovavo lì era perch&egrave evidentemente anche lui aveva dato carta bianca a Lea
La meraviglia di ascoltare quelle parole era notevole. Non capivo a cosa si riferisse quella donna, ma ascoltavo anche perch&egrave incapace di replicare…
Quando mi lasciò andare ero in subbuglio totale.
Mi tornavano in mente le paroledi mio marito ‘… lasciati guidare e fai tutto quello che Lea ti consiglia…’: Ora assumevano un peso diverso, un peso enorme.
Mio marito mi aveva affidata a Lea con l’esatta percezione di quello che significava? Possibile?
L’uomo taciturno covava nei suoi silenzi livelli di perversione così hard che non era poi riuscito a parlarmene?
Non ci potevo credere! Si può vivere con una persona tantissimi anni, com’era nel nostro caso, e conoscersi così poco?
Eppure mi pareva proprio che era capitato, a me era capitato.
La vita &egrave strana &egrave proprio vero. Non sarà peggio della merda ma … ci va molto vicino.
Un lieve malessere che mi prendeva allo stomaco mi provocava uno stimolo di nausea.
Fuori dal parco di Layla c’era un bar sotto il portico entrai e cercai il bagno mi avvicinai a uno dei water e vomitai tutto quello che avevo nello stomaco.
Davanti alla specchiera una donna bionda si rimirava, sistemando i capelli lisci e biondi, nemmeno ci feci caso e stavo per uscire dopo essermi sciacquata le mani e la bocca.
‘Tutto bene? sei ancora troppo debole di stomaco per certi spettacoli o c’&egrave dell’altro.?’ Accertato che si rivolgeva a me misi a fuoco e vidi che si trattava di Clara. Impeccabile e sorridente come sempre sprizzava vitalità da ogni poro.
Dopo quell’incontro possibile che fosse già di nuovo così pimpante?
io mesta la guardai e abbozzai un sorriso avevo bisogno di parlare con qualcuno e la invitai a prendere un caff&egrave.
Ci sedemmo su un divanetto e mentre aspettavamo il cameriere per ordinare inziai a raccontare …
Vomitai tutto quello che mi era successo nei giorni passati e lei mi ascoltava con cenni di assenso senza interrompermi.
Quando finii avevamo sorseggiato un ottimo caff&egrave e assaggiato un dolcetto fatto dalla casa che era delizioso.
Ora aspettavo era il suo turno di parlare.
Lei esordì con un ‘Cara Kitty’ che già mi diede un colpo allo stomaco.
‘che dirti… io quando mi sono separata pensavo… che la mia vita fosse finita, poi ho incontrato Lea e ho ricominciato a vivere. Tutto quì…
In verità sono passata ad una vita diversa che devo dire mi dà molte soddisfazioni e ad essere sincera fino in fondo, non tornerei indietro alla mia vita precedente, anche potendo.
Sono una donna completa e soddisfatta con l’unico cruccio di non avere un figlio…
Quando sono quì al mare sono agli ordini oltre che di Lea anche di Layla.
Credo che la stessa cosa capiterà anche a te.
Una telefonata ogni tanto e c’&egrave un’ora, due ore, lautamente pagate da Layla o da Lea.
Sono nella loro disponibilità e questo mi fa godere.
Sono nella disponibilità di chi decidono loro e anche questo mi da piacere.’
Ci eravamo, intanto, alzate ed avviate a piedi verso il nostro parco continuando l’amichevole chiacchierata.
Fuffy mi consigliava di lasciarmi andare e di provare…
Io sentivo ancora forte quei segni sul corpo ed ero preoccupata perch&egrave non sarei riuscita a nasconderli… almeno a mio marito.
Fu lei a suggerirmi di non provarci nemmeno, e anzi ad esibirli a Gianni come un effetto di quel cambiamento che lui aveva cercato di attuare chiedendo aiuto a Lea. In effetti era proprio così.
L’idea non mi sembrò in fondo molto sbagliata, perch&egrave mi avrebbe consentito di saggiare una reazione di mio marito, anche se mi rendevo conto che era anche molto rischioso perch&egrave poteva fare implodere il nostro rapporto.
Eravamo arrivate all’ingresso del parco quando un beep mi avvisava la ricezione di un SMS.
‘domattina alle 10.00 hai un appuntamento per una visita dal dott. XXXXX via dei tulipani 25, sii puntuale mi raccomando. Lea’
Lessi il messaggio ad alta voce in modo che anche Clara sentisse.
‘Non ti preoccupare questa &egrave la prassi anche io ci sono passata… vai tranquilla.’ poi mi diede un bacio su una guancia e andò via.
A casa mio marito alle prese con la sua attrezzatura preparava la pesca per il giorno successivo.
Mi avvicinai a lui abbassai il prendisole senza parlare facendo scendere le coppe del reggiseno liberando il mio prorompente seno striato e ancora dolorante e senza altre parole gli dissi ‘Lecca’
La sua lingua si muoveva lesta lungo le striature, sopra i capezzoli, sopra le areole.
‘porco ti piace il servizio che mi ha fatto la tua amica oggi? adesso lecca e fammi godere… così … ancora non ti fermare. Così… mi piace … moltissimoooo’
E così me ne venni sotto i colpi della sua lingua tra gli spasimi di dolre e di piacere che si fondevano in una mistura carica di sporche perverse sensazioni distanti anni luce dalle mie fantasie eppure così coinvolgenti.
Scopammo quella sera avvinghiati sul tavolo della cucina tra le canne da pesca con trasporto e reciproco godimento.
Poi mi feci spalmare un altro poco di crema lenitiva su tutto il corpo dove temevo potessero restare dei segni e andammo a dormire.
Il mio taciturno piccolo uomo perverso prendeva tra le mie braccia tutto il piacere che riusciva a prendere evitando commenti.
L’indomani mattina ancora rientrò con la colazione e la cosa non mi spiaceva. Gli dissi dell’appuntamento che Lea mi aveva preso e si offrì di accompagnarmi. Non ci vedevo nulla di male e così insieme ci recammo all’indirizzo ricevuto via SMS da Lea. Nella sala d’attesa ero visibilmente nervosa. Sfogliavo un giornale e pensavo alla situazione in cui mi trovavo. Mio marito seduto al mio fianco sfuggente come sempre continuava a pigiare sui tasti del cellulare tenendo lo sguardo basso.
L’assistente del dottore che ci aveva aperto era una donna matura sulla cinquantina, mani e piedi lunghi ed affusolati, capelli corti, occhi intensamente azzurri, indossava un grembiule bianco che copriva fino al ginocchio le gambe lunghe. Con appena un poco di abbondanza sui fianchi si vedeva che ai suoi tempi doveva essere stata una bella donna.
Ci aveva lasciato in attesa sul divano della saletta ed erano trascorsi ormai già una decina di minuti dal nostro arrivo.
‘Ora che sei quì … entrerai con me?’ chiesi a bruciapelo a mio marito.
‘come vuoi tu… posso rimanere fuori… se ti imbarazza…’
‘bene resta fuori, allora…’ gli risposi senza nemmeno pensare, non so nemmeno io perch&egrave.
Quando l’assistente mi fece entrare mi trovai difronte ad un uomo distinto alto circa 1.80 e baffetti. Aveva circa 60 anni.
Con un ampio sorriso mi mise a mio agio mentre scorreva tra le mani una serie documenti contenuti in una cartellina.
C’erano le schede compilate di Lea che riconoscevo dalla grafia, anche leggendo a testa in giù, e poi tra le carte vidi spuntare alcune foto che mi raffiguravano nuda.
Mi sentivo avvampare. Cominciavo a sudare e la gola diventava secca.
‘Signora Kitty non si deve vergognare, davvero non ne vedo il motivo.
Lei &egrave una donna da esposizione… a quanto vedo. Si pogli e vediamolo dal vivo questo spettacolo… ho altri appuntamenti in prosieguo e non ho molto tempo…’
Come un automa mi alzai e cominciai lentamente a sfilare il vestitino leggero che indossavo rimanendo in mutandina e reggiseno.
Ad un cenno mi liberai anche del reggiseno e infine calai anche la mutandina.
Ero nuda davanti alla scrivania con quell’uomo che lanciava sguardi nella mia direzione da sopra agli occhiali.
‘Allora per essere chiari ed evitare di perdere tempo Lea mi dice che lei ha bisogno di un poco di punturine giusto per scoraggiare il tempo e poi qualche ritocchino diciamo un poco più intimo. Si sdrai sul lettino, non ci vorrà molto…’
Obbedii. Mi sdraiai e intanto invitata da un campanellino era entrata l’assistente. Aveva pronto tutto l’occorrente e cominciarono ad inietarmi sotto pelle quelle sostanze, sulle labbra intorno agli occhi e sui capezzoli . Non avvertivo dolore.
In mezz’ora era tutto fatto.
Pensavo che tutto era finito ma f allora che l’assistente tirò fuori dal lettino gli appoggi per reggere le gambe in una posizione da visita ginecologica.
Sistemò le mie gambe sui supporti e il dottore passò le dita sul mio sesso che emanava già un afrore eccitante che sentivo aleggiare nell’aria e mi provocava vergogna ed eccitazione.
L’assistente con una pinzetta bloccò le grandi labbra tirandole permettendo che anche in quella sede potesse operare con la siringhina su tutta l’area genitale esterna.
Lasciavo fare e mi eccitavo …
Completata l’operazione mi rialzai credendo che con quel… ritocco, si fosse conclusa la sessione. Ma mi sbagliavo.
Appena poggiai i piedi a terra con delicata fermezza l’assistente mi fece abbassare a novanta gradi e con le mani mi teneva separate le natiche.
Sentii una sensazione di freddo sul forellino posteriore e un dito affondare fino in fondo e poi girare intorno e dopo un po’ un altro dito affiancarsi a quello di prima e ricominciare il percorso già fatto.
‘… si vede che non lo ha usato molto questo canale del piacere… ed &egrave un male perch&egrave mentre in giovane età i tessuti sono più elastici e si adattano naturalmente in età avanzata c’&egrave il rischio che si rompano. Allora io consiglierei una piccola incisione in modo da allargarlo definitivamente.’
Con il bisturi mi incise l’anello e richiuse tutto con un paio di punti.
‘Tra qualche giorno cadranno da soli e tra otto giorni potrà iniziare a scopare anche con il culo quando vuole. Adesso &egrave una vera e propria macchina da piacere, come mi era stato richiesto da Lea. Prenda questi antibiotici per un giorno e … buona fortuna.’
Sentivo un leggero formicolio sulle parti che erano state trattate e una fitta pulsante che mi regalava il mio ex forellino che ora era un bel buco.
E dire che mi aveva sempre ripugnato quella pratica così dolorosa e contro natura…
Ero a casa sul divano a leggere quando bussò Fuffy alla porta del mio appartamento. Mi era venuta a trovare per sapere come era andata.
Volle vedere l’effetto che già si vedeva sul mio corpo innescato dal dottore.
Ne approfittò per eccitarmi e per eccitarsi facendo scorrere le sue mani sul mio corpo.
Ci sapeva fare Clara, con le mani e con la lingua.
La sentivo vicina come mai avrei creduto possibile.
Mentre Clara andava via rientrò mio marito rientrava.
Lo attirai a me e gli slacciai i pantaloni. Lo succhiai tutto fino all’ultima goccia lasciandolo spompato ma … felice Ritornati dal week end avevamo ripreso la vita normale. Per la verità avevo ricevuto anche complimenti perch&egrave sembravo evidentemente più in forma.
Ma anche quei giorni avevano lasciato dei segni sul mio corpo oltre che dentro di me.
Non sapevo che cosa mi aspettava e con ansia vivevo l’arrivo di ogni SMS, che mi avevano guidato nella mia trasformazione da donna seria e irreprensibile a femmina sottomessa.
Mi sentivo così: per la prima volta ‘femmina sottomessa’. Sottomessa a Lea, alle mie violente pulsioni perverse che sentivo crescere dentro di me e in cui annaspavo.
Aspettavo la sua chiamata ormai, un suo messaggio, un suo cenno.
Tante volte avevo preso tra le mani il cellulare per chiamarla e mai mi ero decisa a pingere quel tasto.
E lei nemmeno mi chiamava, nemmeno mi cercava.
Era un giovedì pomeriggio, ero appena uscita dall’ufficio e salita in macchina mi ero ritrovata parcheggiata proprio vicino al negozio di Lea.
Bussai al campanello e Lea mi venne ad aprire.
Mi sorrise e mi disse che mi aspettava.
Mi abbracciò e mi baciò delicatamente.
Mi portò sul retro del negozio senza parlare … e il mio cuore andava già a mille come quello di una ragazzina alla prima cottarella.
‘La mia signora puttana &egrave in fregola… non &egrave così? Sinceramente credevo che saresti venuta prima…
Ma ti ho lasciato macerare nei tuoi pensieri, non volevo condizionarti.
Poi ho scommesso che eri capace da sola a fare la scelta giusta per te e non avevi bisogno di alcuna spintarella.
E difficilmente perdo qualche scommessa…
Poi c’era anche la pausa necessaria per assestare quei ritocchini che ti ho fatto fare…
Ma adesso fammi vedere… spogliati…
Mi sembra che sul viso siano venuti bene.
La bocca &egrave stata esaltata e le tur labbra potranno dispensare moltissimo piacere… anche il viso &egrave più liscio e levigato… bene
Non sei più una bambina e ogni sei mesi dovrai ripeterlo… ovviamente.
Ma non ti preoccupare Kitty ti chiameranno loro sei sulla lista…’
Ascoltavo la sua voce che muoveva l’aria e nemmeno mi accorgevo di essere già rimasta nuda con le sue mani che soppesavano il mio seno e pizzicavano i miei capezzoli, colpendoli con leggeri buffetti e poi sfiorandoli.
In breve quel trattamento mi aveva fatto sciogliere e sotto ero un lago, in cui Lea tuffò le sue lunghe dita toccandomi e saggiando la consistenza dei mie organi genitali esterni che si erano ingrossati e reagivano all’eccitazione molto più che nel passato.
Ero diventata più sensibile e sentivo le sue dita raggruppate spingersi dentro di me sempre più in fondo e farmi raggiungere uno squassante orgasmo che urlai accasciandomi poi sul divanetto.
Lea era scesa a leccare il mio piacere e con la lingua titillava le mie parti sensibili con sapienza raggiungendo ache il forellino che ora era un bel buco accogliente, soffiandoci poi sopra.
‘Ma quì tra le tue gambe c’&egrave un grande incendio non credo proprio di potercela fare a spegnerlo da sola…’ mi disse ridacchiando e prendendomi per mano mi portò verso lo specchio da cui si accedeva alla scatola.
Mi fece entrare e aperto il buco più grande mi spinse ad accomodarmi piegata come la volta precedente.
Sentii delle mani rudi scorrere tra le mie natiche e due dita penetrare in profondità il mio buchino posteriore avvertivo fastidio ma dolore vero e proprio no.
Un membro di notevoli dimensioni aveva preso possesso della mia intimità e … mi faceva godere con assalti lenti e profondi, lievi e rotanti.
Mi scavava dentro e mi portava dove voleva.
Quando stavo per raggiungere un nuovo violento orgasmo lo sentii risalire e cercare il mio canale che mai avevo concesso a nessuno.
Lo sentii affondare fino in fondo e poi tornare indietro per riaffondare ancora di più.
Io cominciavo a sentire sensazioni diverse per quell’intrusione attesa e temuta allo stesso modo.
Mi sbatteva alternandosi tra i miei due buchi senza un ordine preciso e questa pratica mi portò in breve ad un lungo orgasmo.
Il martellamento continuava e io continuavo a godere persa definitivamente in quel mondo torbido e diverso in cui mai avrei immaginato di poter stare…

CONTINUO O LO FACCIAMO FINIRE COSì???? La mia storia con la scatola di Lea &egrave iniziata così.
Quando uscii la prima sera ero piena.
Avevo goduto a ripetizione del piacere che trasudava dalle mura del negozio di Lea, la mia maestra.
Un negozio molto frequentato a quanto mi disse lei stessa, tanto che era stato necessario moltiplicare le scatole che erano diventate in breve tempo tre .
Gli affari dell’attiguo club privato avevano avuto un’impennata notevole dall’innaugurazione della prima scatola.
La fica fa fare sempre ottimi affari, anche se si intravede solamente.
Ai soci in verità veniva offerta come servizio extra ed esclusivo sia pure a caro prezzo.
C’era sempre in almeno una delle scatole una donna pronta a darsi da fare a richiesta dei soci e questa particolarità era una vera e propria ‘specialità della casa’.
Le donnine che Lea metteva a disposizione o meglio le cui grazie erano messe a disposizione attiravano la curiosità e le morbose attenzioni dei soci, prevalentemente maschi, del club.
Stringevo tra le mani ancora percorse dai brividi il contrattino di collaborazione che avevo appena firmato.
Mi impegnava a coprire 6 ore settimanali nella scatola e di rimanere a disposizione a chiamata qualora ve ne fosse bisogno.
Ad un mese di attività nella scatola per nulla vi avrei rinunciato.
Kitty aveva preso il sopravvento relegando me stessa com’ero stata fino al momento della sua entrata in scena in un angolino buio.
I miei pomeriggi da Lea, che in luogo delle due ore diventavano sempre più lunghi, mi davano una botta esagerata di vitalità.
Con le mascelle affaticate e qualche piacevole dololorino diffuso nelle parti intime tornando a casa trovavo sempre l’accogliente comprensione del mio maritino.
Amorevole e servizievole come sempre si dedicava alla cura del mio corpo con crescente perizia.
Mi massaggiava dopo avermi nutrito con leccornie di ogni genere e poi mi rilassava con lunghi e delicati massaggi anche affondando la sua lingua nelle mie intime cavità.
Le sue attenzioni erano tenere e rassicuranti carezze che avevano l’effetto di scatenare un orgasmo devastante che mi riappacificava con me stessa.
Poi spalmava su tutto il mio corpo una crema che gli era stata consigliata da Lea e mi metteva a letto.
Tutto seguiva un rituale uguale che si snocciolava ogni volta meticolosamente identico.
Kitty mi aveva cambiato e aveva cambiato la storia tra me e mio marito che continuava ad essere taciturno.
Sapeva quello che succedeva quando dicevo ‘oggi vado da Lea’ lo vedeva scritto sul mio corpo che percorreva al mio ritorno a casa.
Ma la cosa non sembrava disturbarlo.
Quando gli dissi che mi sarei fatta tatuare definitivamente il simbolo fallico sulla pelle del mio seno non ribatt&egrave n&egrave commentò alcunch&egrave.
Lea mi aveva chiamato e me lo aveva proposto e io le avevo risposto semplicemente ‘… perch&egrave no?’ la decalcomania stava sbiadendo.
Andai all’indirizzo che Lea mi aveva dato da sola come mi aveva prescritto e mi trovai in un appartamento seduta in sala di attesa.
Per ingannare il tempo cominciai a sfogliare un catalogo che conteneva tantissimi tatuaggi, moltissimi con sfondo sessuale.
Vi era anche una sezione dedicata al piercing in cui trovai molte immagini di genitali fregiati con diverse forme di anelli e viti che mi incuriosirono e inorridirono allo stesso tempo.
Stringevo e accavallavo le gambe nervosamente, era passato poco meno di mezz’ora dal mio arrivo ed ero già cotta e eccitata a puntino. Incredibile!
Aspettavo l’arrivo di Lea che avrebbe di sicuro ‘deciso per me’, sulla mia pelle, questa volta non solo per modo di dire .
Prima che Lea arrivasse bussarono tre donne e si accomodarono in anticamera vicino a me.
Una era giovanissima con zainetto, jeans e maglietta continuava a masticare una gomma e ad ascoltare musica da un auricolare. Stringeva tra le mani il cellulare e continuava a battere i tasti spesso senza nemmeno guardare sul display. Messaggiava chissà con chi chissà perch&egrave in continuazione.
La seconda era sulla trentina, anno più o anno meno, molto curata nell’aspetto con lunghi capelli biondi e grandi occhiali da sole che le coprivano il volto per buona parte, vestiva elegantemente un vestitino di chiffon nocciola, calze e sandali eleganti.
La terza era una donna abbastanza matura sul metro e sessantacinque con un aspetto complessivamente tra il volgare e il molto volgare. Una grande cintura le stringeva la vita metteva in risalto le curve del sedere e le forme abbondanti del petto.
Indossava un vestitino fucsia luminescente, tacchi altissimi, un vistoso trucco, enormi orecchini e unghie lunghe laccate rosso sfavillante completavano il quadro.
Fumava una sigaretta dopo l’altra e guardava in continuazione l’orolologio.
Sentii un tonfo al cuore quando la porta si riaprì e comparve Lea, in tutto il suo splendore.
Anche il sorriso delle altre donne si illuminò al suo ingresso sembravamo pianeti che ruotavano intorno al sole.
La ragazzina smise di messaggiare, la signora elegante si alzò in piedi mentre la donna matura si sistemava goffamente il succinto vestitino che era risalito in su mostrando le con il reggicalze.
Io ero l’unica ad essere rismasta seduta.
‘La mia mignottina vergine’ disse Lea stringendo nel palmo della mano il viso della ragazzina. La attirò a s&egrave e le diede un bacio profondo nella bocca, cosa che mmi fece un poco ingelosire.
Poi salutò la signora elegante e quella volgare con rapidi baci sulle guance.
La ragazzina era rimasta ferma al centro della stanza rossa in viso e con lo sguardo perso.
Lea notò che ero rimasta seduta e si avvicinò allungandomi la mano che strinse con energia e tirò a s&egrave costringendomi ad alzarmi.
‘La prima &egrave Kitty quindi voi sedetevi e aspettate il vostro turno. Faremo in fretta, non vi preoccupate.’
Entrammo nel laboratorio e lì c’era un uomo seduto ad una scrivania che navigava.
Era giovane sulla trentina codino e pizzetto piercing alla sopracciglia destra.
‘Spogliati cara’ disse a me.
‘Mi marchi velocemente questa bella signora Sergio?’
disse rivolta all’uomo.
‘Certo, &egrave il mio lavoro, sono quì per questo, sempre per servirvi. Facciamo un tatuaggio o un marchio a fuoco?’
‘Ummmm facciamolo a fuoco questa volta. Fa un po’ male ma mi piace di più… tu che ne pensi, cara?’ disse rivolta a me.
Io ero allibita e anche spaventata a quelle parole.
Avevo ceduto all’idea di rendere permanente una decalcomania e ora stavo per essere … marchiata come una vacca.
Ma anche questa accellerazione di Lea mi metteva i brividi addosso e non mi faceva capire nulla.
Non risposi incalzata dalle sue mani che mi liberavano con gesti rapidi e precisi dei mei indumenti.
La perversa idea che il mio corpo era totalmente nella sua disponibilità … mi scioglieva e paralizzava ogni mia possibilità di reazione.
Ero già nuda sdraiata su un lettino con le sue mani che scorrevano sul mio corpo mentre amabilmente colloquiava con il tatuatore che preparava dei ferretti e armeggiava con un fornellino.
Mi aveva legato le mani e le gambe senza che nemmeno me ne rendessi conto.
Sergio si avvicinò per preparare la zona su cui bisognava intevenire.
Lea mi fece bere un bicchierino di cognac perch&egrave confessò che faaceva un poco male e poi mi diede da mordere un pezzo di plastica morbida.
‘Kitty non urlare altrimenti mi fai scappare le altre che sono di là.’ mi disse ridacchiando.
Si stava divertendo all’idea di infliggermi quel dolore assurdo, lo leggevo nei suoi occhi e anche questo pensiero mi provocava profondi brividi di paura.
Sergio si avvicinò e Lea mi afferrò saldamente il viso girandolo dall’altra parte in moodo che non potessi vedere quello che succedeva.
Un dolore insostenibile e nell’aria si diffuse l’odore deella mia carne ustionata. Non feci in tempo ad emettere nemmeno un lamento, scivolai in uno stato di incoscienza per fuggire al dolore che era per me insopportabile.
Ci vollero i sali per farmi rinvenire.
Il dolore era sempre forte ma mi avevano fatto un’iniezione lenitiva e messo un unguento che facilitava la cicatrizzazione.
Alzai appena la testa ancora sotto shoc con Lea che mi teneva la testa e mi lasciai subito andare chiudendo gli occhi.
Il dolore che mi perforava il centro del corpo e del cervello era ancora crudo sia pure tutto sommato sopportabile.
La voce di Lea nelle mie orecchie, a lenire le conseguenze della pratica tribale alla quale mi ero sottoposta aveva però l’effetto di un dito che rigira nella piaga.
‘E’ tutto finito non ti preoccupare. Adesso Kitty devi isolare il dolore che ti viene dal marchio e devi concentrarti sulle sensazioni che ti vengono dalla tua ficona. La senti? E’ già una pozza.
C’&egrave Sissy tra le tue gambe a leccarti.
L’ho fatta venire per te.
Anche per farle fare una esperienza con una donna fatta, lei &egrave ancora una verginella.
La mia verginella puttana.
La sto usando solo per rapporti orali e ho cominciato a farle allargare il culo nella scatola.’
Sentivo la lingua muoversi veloce e le dita scavarmi dentro a cercare i punti più sensibili.
Cominciavo a mugugnare assecondando la stimolazione decisa di Sissy che si era subito estesa al mio canale posteriore.
‘Godi vaccona così ti sentirai meglio e tra qualche ora non sentirai più male.’ mi diceva Lea mentre afferrava per il polso la mano della ragazza e la spingeva a penetrare dentro di me fino in fondo.
Mi sentivo piena. Appena cominciò a rigirare a pugno chiuso la mano dentro di me un violento orgasmo mi travolse.
Lea mi baciava e mi riversava nella bocca la sua saliva tirandomi i capezzoli fino a farmi male.
Poi si dedicava a leccare le mie areole con cerchi larghi e poi sempre più stretti per poi succhiare i miei capezzoli diritti e doloranti.
‘Fatti questa troietta Sergio contribuisci anche tu ad allargarle il buchino stretto’ disse Lea al tatuatore che già si trovava dietro la giovane donna e con una mano trafficava per abbassarle il jeans mentre con l’altra mano liberato il suo pennino lo massaggiava facendolo diventare in breve tempo un pennone scuro con la testa molto grossa attraversata da un piercing.
Lubrificato perbene il buchino e la verga massiccia Sergio cominciò ad entrare nello stretto budello , fermandosi e poi affondando ancora un poco guadagnando millimetro dopo millimetro fino a oltre la metà della lunghezza del pene.
La ragazza si lamentava a gran voce per quella intrusione cui forse non era ancora abituata almeno non in quelle dimensioni .
Poi Sergio iniziò una danza lenta che lo portò a raggiungere un orgasmo incollato alle toniche natiche della ragazza che alla fine sotto i colpi aveva cominciato anche lei a godere.
Lea intanto era passata alle spalle di Sissy e allargate le sue perfette semisfere rivolgendosi a Sergio gli disse: ‘Facciamo il servizietto anche a questa vacchetta quà. Stampaglielo quà il marchietto in modo che si capisca bene che &egrave ancora tuttto da sfondare. Ci farò passare centinaia di chilometri cazzo nei prossimi mesi ed &egrave bene metterci il segnale di via libera’
Sergio si avvicinò brandendo il marchietto incandescente e lo applicò sulla tenera carne mentre Lea teneva ferma saldamente Sissy.
Anche io contribuii a lenire la sofferenza di quella dolce giovane che aveva saputo regalarmi piacere e godimento diluendo la mia sofferenza poco prima.
Sissy fu infatti adagiata al mio posto e io con la testa tra le sue gambe cominciai a stuzzicarle il clitoride e quella tenera fichettina che Lea assicurava essere ancora vergine.
Fu allora che mi avvidi che anche le altre due donne che stavano prima con me in sala d’aspetto erano entrate anche loro e se ne stavano appoggiate al muro senza muovere un muscolo dinanzi a quello spettacolo forte.
Lea fece loro cenno con una mano facendole avvicinare.
‘Pussy &egrave quì tra noi perch&egrave per soddisfare le sue voglie si &egrave consegnata ad un giovane porco, mio amico, che me l’ha affidata per farla diventare una brava puttana da poter prostituire all’occorrenza.
E’ una signora della società bene e prima di questa sbandata non aveva mai tradito il marito.
Poich&egrave non lo vuole lasciare &egrave stata costretta a soddisfare ogni desiderio del suo giovane amante per non essere abbandonata e per dimostrargli il suo amore incondizionato.
E’ quì per una prova d’amore, insomma.
Pussy spoglati. Il marchietto a te lo stamperemo in cima al monte di Venere perch&egrave così vuole il tuo uomo.
Solo così potrà essere sicuro che non ti mostrerai mai a tuo marito nuda così come tu gli hai detto che già fai, anche se continui a vivere con lui. Per questo ti ha fatto già radere il pelo. ‘
Dopo un’oretta io e Lea eravamo fuori.
Lei mi stringeva e sembrava fiera di quello che aveva fatto in quel pomeriggio.
La ragazza se ne era andata via e la signora elegante era stata affidata alla signora volgare che si chiamava Zelda ed aveva una casa di appuntamenti in città.
La ferita mi bruciava ancora molto ma non mi importava, quasi non la sentivo più, mi piaceva essere aggrappata a Lea, al suo braccio.
Chiacchieravamo come vecchie amiche del cuore guardando le vetrine dei negozi.
Quella zona della città non l’avevo mai frequentata perch&egrave troppo vicina al porto e molto frequentata da stranieri.
Davanti ad un negozio di abbigliamento Lea mi indicava dei capi che secondo lei mi sarebbero stati benissimo.
Io mi schernivo perch&egrave li vedevo molto lontani dal mio solito modo di vestire.
Lea mi disse che voleva farmi un regalo così mi fece entrare nel negozio.
Dopo poco mi trovai nel camerino con una gonna ancora più corta di quella che era in vetrina e una camicetta bianca molto trasparente che Lea mi fece indossare.
Ero molto scoperta e soprattutto il mio intimo nero risaltava in modo osceno.
‘ quì ci vuole un coprispalla e una mutandina chiara… disse Lea e poi sei perfetta’ diceva Lea e mi sembrava molto eccitata da quel gioco in cui io ero la sua bambolina da spogliare, vestire.
Io ero diventata il suo giocattolo, ma la cosa in fondo mi dava anche delle soddisfazioni.
Con quei vestiti addosso però morivo dalla vergogna.
Tiravo il coprispalle per cercare di contenere e nascondere il mio seno abbondante rimasto libero senza reggiseno.
Intanto una commessa aveva portato nel camerino un paio di sandali con tacchi altissimi che mi sollevarono ad un’altezza che non avevo mai raggiunto.
Dall’alto vedevo Lea infilare le mani sotto la mia corta gonna e abbassarmi le mutandine alle caviglie che come un automa e con grande difficoltà con un incerto passettino scavalcai.
Inorridivo anche solo all’idea che volesse farmi uscire senza.
Poi vidi che aveva tirato fuori dalla sua borsa una bustina che conteneva una micro mutandina bianca con un salvalislip incorporato che Lea ebbe cura di far insinuare tra le labbra della mia micia.
Tirai un respiro di sollievo ma quando uscimmo dal negozio ero in fiamme.
Lea invece era contenta come una bimba.
Brividi mi correvano per la schiena mentre con passo incerto seguivo la mia maestra ancorata saldamente al suo braccio.
‘Sei bellissima non ti devi preoccupare. Tieni alta la testa e smettila di arrossire come un peperone.
Goditi gli occhi addosso e pensa a quanto piacere potrebbero darti se le loro mani potessero avere libero accesso a te.
E se i loro cazzi potessero entrare dentro di te?
Ti stimola signora, vero? Lo sai che sei una gran puttana dentro?’
Mentre Lea parlava cominciava a crescere in me un senso di panico che mi attraversava tutta.
Mi stavo eccitando, incredibile.
E tutte quelle sensazioni erano scandite da un dolore sordo che ancora sentivo sul petto e come un metronomo scandiva il tempo della mia crescente eccitazione.
Tremavo all’idea che ero completamente in balia di quella donna e soprattutto ke non sarei mai riuscita a dirle di no.
Lea mi conduceva e io mi lasciavo condurre.
Le strade si stringevano sempre di più, avevamo abbandonato la strada principale e ora eravamo nel dedalo delle stradine strette del porto.
Non c’erano molti negozi in verità in quella stradina periferica che aveva imboccato, ma io non facevo domande … seguivo Lea e mi bastava e poi ero in difficoltà nell’equilibrio precario in cui mi dovevo muovere.
‘Adesso passiamo da Zelda e andiamo a controllare se la signora si sta comportando bene.’
Bussò ad un portone e Zelda venne ad aprire.
Indossava una veste da camera.
Baciò Lea. Allora come va con la nuova -chiese Lea alla donna che ci aveva fatto accomodare-
‘ Tutto bene. E’ passato anche quel pazzo che ce l’ha affidata. L’ha anche picchiata, ho dovuto fermarlo, era pieno di coca.
Mi ha detto di metterla subito ‘ alla catena’ perch&egrave non vuole correre il rischio che possa ripensarci.
E io così ho fatto. In rada c’&egrave una nave e ho fatto correre la voce che c’&egrave una nuova a prezzo stracciato. Così adesso &egrave sotto da tre ore ma adesso ti faccio vedere. Seguitemi-
Ci portò in una stanza in cui da uno specchio unidirezionale si guardava nella stanza accanto.
La signora era tutta nuda. Sotto di lei c’erà un negro che le teneva piantato completamente piantato nel culo il suo randello mentre un altro la fotteva davanti.
Nella stanza c’erano altre persone e la porta aperta mostrava una fila interminabile di divise di marinai tutti in attesa di godersi. la signora.
Non le davano pausa. Ai piedi del letto c’era una ragazza abbastanza giovane che lavorava con la bocca la virilità degli uomini che appena si liberava il posto inculavano o scopavano la donna.
Il volto della donna era totalmente trasfigurato.
La sbattevano come un tappetino.
Non cercava nemmeno di ribellarsi.
Era comunque uno spettacolo molto erotico che mi faceva sfregare nervosamente le gambe tra loro, anche perch&egrave avvertivo crescere la voglia.
Non riuscivo a spiegarmelo.
Sentivo il salvaslip che Lea aveva fatto aderire sulla mia tenera carne interna scottare, mi dava fastidio, e tutto si traduceva in eccitazione.
Non ce la fecevo più.
Cercando di non essere vista avevo insinuato le mani sotto la gonnellina per scollare quella intrusione fastidiosa e per darmi sollievo.
Trovai la mia fica vergognosamente aperta e bagnata all’inverosimile pulsava e mi dava l’impressione che fosse aumentata di volume.
Le mie dita scorrevano producendo lo sciacquettio tipico.
Un rumore piccolissimo ma che non passò inosservato.

‘Ti brucia la fessa signora lo so. Ti ho applicato un salvaslip afrodisiaco, una mia invenzione.
E’ un giochino simpatico e per spegnere quel fuoco c’&egrave un solo sistema.
Ci vogliono parecchi metri di cazzo davanti e dietro.
Però sei fortunata ci sono tanti bei maschioni in attesa con gli idranti pronti che di sicuro vorranno aiutarti.
Così dai una mano anche alla povera signora che non credo ce la possa fare da sola a smaltire tutta la catena.’

‘No, infatti, lei &egrave sotto da due ore e mezza e tra un’ora deve andare via perch&egrave il marito torna a casa e si deve far trovare a casa’ -disse Zelda.
‘Allora mettiamo Kitty nell’altra camera e si occuperà dell’altro capo della catena di montaggio, così si fa anche lei una bella scorpacciata di sesso e spegne il fuoco che la brucia. Sarebbe brutto se la facessimo tornare a casa nelle condizioni in cui si rova. Va a finire che si scoperebbe tutti gli uomini che incontra sulla sua strada AH AH AH AH’ -disse Lea ridendo sguaiatamente e guardandomi negli occhi fisso.
Zelda intanto ci aveva lasciato comparve nella stanza vicina oltre lo specchio e diede una sonora pacca sul sedere della donna in balia di quella doppia penetrazione perpetua.
La donna che aveva il capo reclinato su un lato accennò solo una piccola smorfia alzando la testa e abbandonandola subito dopo.
Zelda fermando il su e giù afferrò con una sola mano i due sessi, accostandoli uno all’altro e poi cominciò con l’altra mano a far scendere la donna verso quelle due cappelle pulsanti e dilatate, che indirizzò nella fica della donna che si ritrovò con due cazzi nel profondo della sua caverna.
La doppia in un solo canale ebbe l’effetto di una scudisciata e la donna cercava di sottrarsi.
Saldamente afferrata dalle mani degli uomini e della donna dopo poco si arrese lascendosi cadere a peso morto sul ventre dell’uomo sdraiato sul letto.
Uno schiaffone due schiaffoni tre schiaffoni il primo sul culo il secondo sul seno e il terzo sulla faccia la convinsero che era meglio continuare lentamente cominciò la danza.
La sofferenza per quell’innaturale intrusione sul suo volto si trasformò presto in un piacere evidente che la portò a raccogliere un orgasmo travolgente che fesce sborrare i suoi due partner.
Una scena quella che avevo appena visto che mi muoveva sensazioni mai provate prima a cui si univano le mani che Lea teneva sul mio culo spalmando abbondante gel sIa davanti che dietro .
Mi girai in tempo per vedere Zelda che impugnava un vibratore di notevoli dimensioni che aveva saldamente allacciato alla vita aggrapparsia ai mie fianchi e aiutata da Lea penetrarmi fino in fondo al culo.
Mi sbatteva mentre Lea ad un passo con la mano infilata sotto la gonna si toccava. Erano già un tempo per me infinito e che Zelda mi chiavava come una vacca da monta.
Dentro e fuori, fuori e dentro, davanti e dietro e poi ancora davanti.
La plastica dura mi sbatteva sullutero e mi provocava gradevoli sussulti. Con le mani tormentava le labbra della mia fica e le graffiava con le sue unghie affilate scivolandovi sopra.
Sentivo sollievo per ogni tipo di sollecitazione su quelle parti tenere e delicate, volevo che non smettesse che continuasse senza sosta.
Ma lei si fermò ad un certo punto e disse che ormai ero pronta, mi diede uno schiaffone sul culo e mi portò nella stanza vicina, mi disse che dovevo prepararmi a gambe aperte che lei provvedeva a mandarmi i marinai…
mi raccomandò che dovevo provvedere da me a farglielo rizzare con la bocca perch&egrave non c’era possibilità di farmi aiutare da nessuno.
Dovevo sempre tenerne uno in bocca uno in culo e uno nella fessa.
Cominciarono ad arrivare i primi tre e le diedero inizio alle danze.
Dopo due ore ininterrotte avvertivo un senso di nausea profonda.
Avevo bevuto una quntità di sperma indefinita e mi avevano sbattuta per bene senza sosta. Ora non li sentivo nemmeno più. Ero una troia sfondata davanti e dietro. Solo le mascelle mi dolevano.
Cercavo di sollevarmi tra un rapporto e l’altro per scoprire che era tutto inutile.
Mi sentivo un buco e basta.
A questo pensiero vomitai tutto, anche l’anima.
E così svenni.
Quando mi risvegliai ero tra le braccia di Lea.
Mi aveva pulita e profumata.
‘Non ti preoccupare sei svenuta, può capitare se una non c’&egrave abitutata.’

Sulla strada di casa continuavo ad avvertire una sensazione di vomito.
Mio marito che mi vide arrivare aggrappata a Lea in quelle condizioni si spaventò.
Chiamò un suo amico medico che in poco tempo arrivò al mio capezzale.
Mi visitò, mi fece alcune domande e uscì dalla camera.
Dopo poco arrivò mio marito con una grande tazza di camomilla.
‘Secondo Sandro … tu sei incinta, aspetti un bambino’ mi disse con la voce rotta dalla commozione.
Per me quello fu l’ennesimo colpo e così svenni di nuovo.
Quando rinvenni il mio taciturno maritino mi carezzava e mi coccolava, e mi diede da bere la camomilla.
‘ Riposo assoluto e niente stress. Mi ha fatto il certificato. Domani facciamo le analisi per la conferma. Devi stare a letto e non ti devi preoccupare di nulla. Devi solo dirmi che cosa bisogna fare. Domani mi accordo con la signora portiera per vedere se ci può dare una mano o se ci indica qualcuno che ci può aiutare a fare i servizi in casa.
Bisogna chiamare tua mamma e tua sorella per farcelo sapere.’
Mi teneva la mano sul ventre e mi carezzava.
‘… e niente giochini per un bel pezzo perch&egrave bisogna vedere come si mette la gravidanza. Non ci dovrebbero essere problemi ma non sei proprio una giovincella ed &egrave meglio non correre rischi…’
E l’uomo taciturno continuava a parlare. Fiumi di parole senza argine uscivano dalla sua bocca e quando io cercavo di dire qualcosa mi interrompeva deciso.
Era felicissimo come non lo avevo mai visto.
Dentro di me tante domande si affollavano in modo inconsulto:come era potuto succedere che c’ero rimasta quando con tantissime cure non era stato mai possibile? e poi chi sarà questo figlio?
A tutte le domande l’uomo taciturno mi diede una risposta senza nemmeno il bisogno che io pronunciassi una sillaba.

Era il nostro bimbo e sarebbe stato il centro della nostra vita da quel momento in poi … e tutto il resto era solo un gioco piacevole tra noi che avremmo anche potuto riprendere … volendo

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