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Racconti Cuckold

Non fidarti degli amici.

By 30 Maggio 2025No Comments

Gli avvenimenti che sto per raccontare risalgono al 1985. Cambio solo i nomi ma i fatti sono realmente accaduti. Con la mia bellissima moglie avevamo festeggiato, il giorno prima, il decimo anniversario di matrimonio, circondati dai nostri migliori amici. Quella mattina avevo salutato con un bacio mia moglie ed ero uscito da casa per andare al mio studio legale, come ero solito fare. Quando cercai la chiave dell’auto mi resi conto di averla dimenticata sul tavolo della cucina e tornai a casa. Entrato che fui dall’ingresso di servizio sentii la voce di mia moglie che evidentemente parlava con qualcuno al telefono. Ne avevo installato un altro in cucina collegandolo artigianalmente con quello avuto in dotazione dalla compagnia telefonica; era quindi possibile parlare con qualcuno contemporaneamente dai due apparecchi. Incuriosito alzai la cornetta deciso a fare una battuta spiritosa per sorprendere i due dialoganti ma rimasi bloccato dalle prime parole che sentii dire da mia moglie “… credimi, una delle più belle scopate della mia vita”. Mi si gelò il sangue nelle vene, rimasi bloccato ad ascoltare. Mia moglie parlava con una sua amica che evidentemente era al corrente di ogni cosa perché non mostrava alcuna meraviglia. Venni così a sapere che mia moglie aveva un amante con il quale scopava da qualche mese, che stava raccontando di una scopata (una delle più belle della sua vita) avvenuta il giorno prima mentre io ero al lavoro, che lui riusciva a farle avere due o tre orgasmi ogni volta che facevano l’amore mentre con me fingeva di averne, che lui era molto più dotato e resistente di me, che tutti gli amici sapevano della loro tresca, tranne ovviamente io. Questo “lui” si chiamava Ferdinando, era il fratello della più cara amica di mia moglie, era single e faceva parte della comitiva; era solito scherzare pesantemente sulle corna che molti mariti portano inconsapevolmente. Ricordai con amarezza che in una di quelle occasioni mi aveva appoggiato amichevolmente una mano sulla spalla e capii solo il perché delle risate degli amici presenti anche se la barzelletta non le meritava; non mi ero reso conto che ridevano di me. Mi venne quasi da piangere quando ricordai di quella volta che mia moglie aveva bevuto più del solito e quando “lui” finì di raccontare l’ennesima barzelletta sui cornuti, si avvicinò e mi baciò sulla fronte; le risate quella volta furono esagerate. La telefonata continuò su quell’argomento; l’amica le disse che avrebbe dovuto divorziare e che io non meritavo di essere tradito ma lei si discolpava dicendo che chissà quante volte io ero stato a letto con altre donne, aggiungendo che non avrebbe rinunciato a quel cazzo, che nello stesso tempo non voleva rinunciare alla vita agiata che io ero in grado di farle fare e che io ero tanto coglione che non mi sarei mai accorto di nulla. Quando quell’argomento fu esaurito e cominciarono a parlare di abiti e parrucchieri, posai la cornetta ed uscii da casa. Guidai senza meta un bel po’ di tempo fino a quando la spia gialla sul cruscotto mi avvisò che ero in riserva. Tanti pensieri mi martellavano nella testa: erano mesi che mia moglie mi tradiva; non era stata una scappatella, che forse avrei anche perdonato, ma una relazione; lei non aveva più alcuna stima di me: come maschio per lei valevo ben poco ed ero tanto “coglione” (parole sue) da non accorgermi delle corna. E gli amici? Tutti lo sapevano e nessuno si era sentito in dovere di aprirmi gli occhi, anzi ridevano di me. Me la dovevano pagare! Avrei trovato il modo, ma a mente fredda. Tutti avrebbero potuto capire ma nessuno avrebbe potuto dimostrare la mia responsabilità. I tre buttafuori che fecero per me il lavoro sporco mi costarono un mucchio di soldi. A distanza di qualche mese l’uno dall’altro, i miei quattro amici subirono una rapina violenta che fece loro trascorrere diversi giorni in ospedale. Per ultimo fu “rapinato” Ferdinando che riportò uno sfregio permanente e si beccò anche una randellata negli organi genitali che ritengo non gli abbia permesso di soddisfare più alcuna donna. Ero curioso di ascoltare i commenti, man mano che la punizione andava avanti. Il mio appartamento si trova al secondo piano e nello scantinato posseggo un box dove sono stivate tutte le cianfrusaglie che, anche se inutili, non si ha mai voglia o tempo per buttare. Misi in questo box un terzo telefono che collegai a quello principale. Passai alcune ore in quel box ed ascoltai tantissime chiacchierate fra gli amici e mia moglie. Mi divertì molto il fatto che già dopo la seconda rapina/aggressione qualcuno iniziò a sospettare qualcosa. Mia moglie escludeva categoricamente il mio coinvolgimento ripetendo più volte che si sarebbe accorta se il nostro rapporto fosse cambiato e che ero tanto “coglione” che se anche fossi venuto a conoscenza della sua relazione con Ferdinando non avrei avuto le palle per reagire. Da un lato mi rodeva che si parlasse delle mie corna con tanta disinvoltura, dall’altro ero soddisfatto di essere riuscito a non far trapelare alcuna emozione dal mio comportamento in famiglia ed in società. Quando i primi tre furono puniti il quarto ritenne opportuno di recarsi al commissariato più vicino e di fare mettere a verbale che temeva di dover subire la stessa sorte dei loro amici, che mi sospettava di essere il mandante perché “qualche volta” si erano presi gioco di me. Penso che abbia detto anche che mia moglie mi tradiva con uno di loro; quest’ultima cosa il commissario che mi convocò non me la disse ma di tanto in tanto scambiava un risolino con il suo sottoposto. Seppi recitare benissimo la parte dell’offeso, dissi che mai avrei fatto una cosa così indegna, che se mi fossi ritenuto bullizzato io stesso sarei stato in grado di farli smettere e mi dichiarai persino preoccupato per la mia incolumità. Intanto le telefonate diventarono più frequenti. In quelle che riuscii ad intercettare si percepiva la paura di chi ancora non era stato punito e seppi anche che Ferdinando usciva da casa armato. Di questo ne misi al corrente i tre buttafuori che agirono in modo da non dargli il tempo di difendersi. Non cambiai le mie abitudini. Continuai ad essere affettuoso con mia moglie; le chiedevo di fare l’amore con la stessa frequenza degli ultimi tempi. Per quanto mi impegnassi però, non riuscii più ad avere una decorosa erezione. Dopo che anche Ferdinando ebbe la sua lezione fu chiaro che il regista di tutto ero stato io. Fui nuovamente convocato in commissariato e questa volta mi fu comunicato che mia moglie aveva avuto una relazione con quello che fra gli amici aveva ricevuto il danno fisico maggiore. Finsi molto bene il dolore del marito che aveva appena saputo delle sue corna e dissi che avrei divorziato. Ebbi la soddisfazione di veder piangere mia moglie che in ginocchio mi chiedeva perdono e mi supplicava di non lasciarla. Mi risposai ed ebbi anche un figlio.

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