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Erotici Racconti

Amicizia rovente

By 1 Gennaio 2017Gennaio 31st, 2023No Comments

Davide e Sally erano oltre l’amore, più in là della tenerezza: lei una donna inflessibile e irremovibile dai capelli lisci neri con il caschetto, lui viceversa con i capelli lisci e ormai bianchi, con le spalle possenti e le mani sicure dove Sally trovava rifugio. Ambedue s’amavano d’un amore disperato, sconsolato e sfiduciato, da naufraghi, da superstiti della vita, poi i baci, le leccate, i morsi, le parolacce, le risate e in ultimo gli schiaffi, perché metterle due dita dentro mentre beveva il cappuccino al bar era normale quanto dirle ti amo, così come succhiargli il cazzo in un parcheggio affollato era usuale quanto urlargli mi manchi.

Quando scopavano erano fuochi d’artificio, come due bombe a orologeria, drogati a digiuno, quando i giorni di quella lontananza si prolungavano e ogni volta che si vedevano si sbranavano incollandosi con ingordigia e con gagliarda frenesia. Bruciava la casa, il letto, le loro anime, tutto s’incendiava entusiasmandosi dentro e intorno a loro, diavoli e sacerdoti di cerimoniali e di riti miscredenti, lui furioso re, lei invece dissoluta e viziosa regina di regni cupi e ultraterreni. Lei lo inghiottiva nel suo sesso ingordo e feroce, lui le colpiva ripetutamente l’utero mentre scopavano, in quanto sembrava come se volesse entrare tutto dentro di lei, gambe e braccia per sempre. Era il suo modo per volerla tutta, donna e madre, però Sally non poteva avere figli, perché quelli di lui avevano solo qualche anno meno di lei, perché Davide e Sally erano febbricitanti, felici, folli e malati. Sally, in quanto affamata di sapori nuovi lo accoglieva sempre senza mutande e grondante fra le gambe.

Lei era complessa e contorta come un rampicante, eppure candida e fresca come i suoi venticinque anni d’età da poco compiuti. Davide di anni ne aveva più del doppio, perché aveva degli occhi che non si meravigliano più davanti a niente, nessuna commozione né turbamento, ma con un forte ego accompagnato da un indifferente e un insensibile distacco dalle bruttezze e dalle sgradevolezze della vita, eppure quella ragazzina era riuscita a introdursi nella sua scorza e a farne uscire un liquido brodoso e caldo da quel cuore invecchiato. Da quando la moglie era morta Davide passava tempestivamente da una donna all’altra, così come usava i pennelli: le strisciate di rosso, d’arancio, di nero, frammenti di stoffa lacerata, con gli spruzzi e gli sbuffi di colori accecanti. Come ogni artista lui non cresceva mai, non conosceva la quotidianità, l’ordinario, il lavoro e il non lavoro, la veglia e il sonno, poiché aveva tempo per l’amore. Davide amava Sally d’un amore egoistico, dal momento che Sally era una studentessa al terzo anno di lettere e di filosofia, in quanto studiava poco, rideva e scopava tanto, perché amava follemente lui:

‘Portami a giocare’ – ti prego.

Questo era un ritornello che bisbigliava ripresentandosi spesso, con quelle labbra carnose tinte di rosso sfacciato, i capelli raccolti in una coda corta, l’abito bianco e le ballerine a pois:

‘Bambina cattiva, piccola cagnetta capricciosa in calore’ – rispondeva lui in modo acceso, infervorato e sottinteso.

Ambedue si trastullavano rallegrandosi in quella maniera, perché Davide amava esibirla vantandola oltremodo, tenuto conto che in macchina lei stava costantemente con la gonna alzata e le gambe aperte sul cruscotto. Lui le infilava argutamente dentro due dita nella fica, oppure la stuzzicava con il piccolo vibratore, poi s’affiancava a un camion e lei guardava l’autista con occhi sgranati da ragazzina perversa e provocante catturandoli in quella maniera. Di solito finivano nelle piazzole di sosta, il camionista che se lo menava con ardore con gli occhi colpevoli e imbarazzati. Sally talvolta si preoccupava sovente che Davide potesse aprire il finestrino, l’unitario impedimento fra la sua bocca e quel cazzo sconosciuto, perché sapeva che prima o poi lo avrebbe fatto e che lei avrebbe pronunciato senz’altro di sì. Davide idolatrava nutrendo una devozione fanatica quell’universo maschile totalmente opposto al suo mondo d’intellettuali benestanti: operai, camionisti, carpentieri, manovali, giacché conduceva Sally nei bagni pubblici, la toccava dal meccanico, offriva quel corpo profumato e sodo di gioventù a stalloni obbedienti che lui dirigeva, infine a donne mature che lui guardava rapito, mentre si strofinavano alla piccola donna che a modo suo adorava, a volte si univa, però preferiva godersi lo spettacolo altre ancora.

L’idea della bocca irriguardosa e sfacciata di Sally che si posasse su d’un cazzo sconosciuto glielo faceva venire duro in un attimo, allora la pigliava da dietro fregandosene di quelli che stavano intorno iniziando di questo andare una danza a un ritmo che gli altri non potevano conoscere né ravvisare. Davide immergeva i suoi denti famelici in quel collo bianco da bimba, la sbatteva, la riempiva, la picchiava, finché le natiche diventavano rosse, alla fine l’abbracciava teneramente cullandola e coprendole il corpo di baci. Lui cucinava per lei, le lavava i capelli ribelli, le massaggiava la schiena con olii profumati, allora lei si sedeva sulla sua faccia offrendogli quella pelosissima fica sugosa e lui leccava quel sapore acre e denso come la seta liquida cibandosene appieno, spesso innaffiandolo con lo champagne che faceva colare sulle piccole labbra di quella donna che amava con ogni fibra del suo corpo. Lei indossava sempre la biancheria bianca, rosa o celeste, mai nera, e andava nei club privé con i jeans.

Davide ricorda ancora con precisione la prima volta che la condusse in un lussuoso privé dove lui era di casa, perché lei gustava tutto come Alice nel paese delle meraviglie: le sensazioni visive e tattili, la musica, le mani sconosciute che s’insinuavano dentro di lei. Ballando lui le tirò fuori le tette dalla camicetta, le massaggiò e le strinse, poi si sbottonò i pantaloni, lei s’inginocchiò e sorridendo glielo afferrò in bocca davanti alle coppie danzanti. Tutti sennonché l’applaudirono, perché aveva fatto il suo ingresso trionfale in quel mondo nel mezzo di quei corpi scambiati e goduti, loro però non erano mai scontati né scopavano mai sui letti, bensì in piedi nei corridoi oppure in mezzo alla gente. Poi un giorno in un privé in stile giapponese tutto nero con enormi piante nodose, ambedue entrarono nella sala delle torture. Sally rideva, lui la legava con le polsiere metalliche coprendole gli occhi golosi con la benda rossa che portava sempre con sé, poi lei si piegò in avanti sulla gogna infilando testa e le braccia nei fori. Allora Davide la bloccò sussurrandole parole lascive e oscene tirandole giù i jeans e le mutandine di pizzo rosa, spingendola verso il muro in modo da salvare la sua bocca da ingressi non voluti, poi in silenzio uscì, lei lo chiamò più volte. Che cazzo fai? Dove sei andato? Intanto delle coppie entravano e la guardavano, lei poteva soltanto vedere le gambe: i pantaloni da uomo, le scarpe anonime, le calze a rete sulle cosce grasse, i décolleté sformati, gli odori sgradevoli di profumi troppo dolci, poi niente e più nessuno. Lei lo chiamò più forte e imprecò, finché non sentì un rumore dietro di lei, in seguito due scarpe nere, quei pantaloni scuri e una mano che l’accarezzava improbabile, allora iniziò a tremare mordendosi le labbra e pensando dove sei.

‘Ti piace? Quanto ti piace questa piccola troia?’. Finalmente l’uomo rispose:

‘E’ bella, è troppo bella, realmente un vero incanto’.

‘Toccala, non vedi quanto le piace?’.

L’uomo iniziò a toccarla più forte, lei s’aprì e iniziò a colare, Davide si mise davanti e le disse quasi con cattiveria:

‘Dimmi quanto ti piace, dimmi adesso che cosa vuoi’.

Lei sorrise con una smorfia di piacere e gridò:

‘Voglio, che lui mi scopi’.

‘Sentito, questa puttana che cosa vuole?’ – baciandola lievemente.

Poi fu la volta di scarpe color marrone e di pantaloni chiari, di jeans e di stivaletti, ulteriormente ancora scarpe scure e mani ingioiellate di donne, mentre Davide la baciava teneramente sussurrandole sulle labbra ti amo, finché Davide batté le mani, la liberò accarezzandole la faccia e massaggiandole i muscoli intorpiditi, dopo la prese in braccio e la portò a dormire, perché Davide e Sally erano oltre l’amore. Andavano a fare gli acquisti non soltanto nei negozi di biancheria provocante e nelle boutique per feticisti, addirittura nei negozi per animali dove lei provava i collari bianchi da barboncino e poi uscivano tranquillamente disinvolti e spregiudicati, con lei che si sarebbe messa a camminare a quattro zampe com’era abituata in casa e poi ridevano a crepapelle. Davide l’appendeva al gancio che pendeva dal soffitto, però con le braccia libere, accendeva la musica e iniziava a cucinare: i gnocchi alle melanzane con un sugo di triglia. Lei era bendata e succhiava quell’impasto, implorando di scoparla, ma lui le strizzava un capezzolo e se ne andava, oppure la baciava con dolcezza infilandole dentro un qualsiasi attrezzo da cucina, dopo quando poi decideva di scopare la sua schiava principessa lei s’avventava di sopra come una furia cavalcandolo fino a smuovere il letto, lasciando segni sul petto e sulle cosce di Davide, alla fine veniva godendo e strepitando come un’indemoniata, perché Davide e Sally erano oltre l’amore. Lui la riempiva di regali: abiti, oggetti colorati, copri capezzoli di strass bianchi, lingerie da fanciulla in fiore. Un giorno si presentò con un dolce alla panna e un piccolo frustino color fucsia, gli attrezzi di Davide erano tutti neri e cupi, di cuoio e d’acciaio, lei invece era un arcobaleno d’allegria e di letizia, giacché s’incuriosì, perché volle provarlo su di lui, in quel frangente Davide la guardò senza dire niente affinché lei capisse, poi le manifestò:

‘Ti procurerò degli schiavi’.

Fu così che Sally iniziò a modellare gli uomini a suo completo e indiscusso piacimento, perché s’eccitava davanti a quei corpi legati che gemevano inarcandosi, però non era crudele né malvagia, in quanto non faceva mai male in modo reale, perché si limitava solamente a infliggere delle piccole torture fisiche e verbali, perché adorava come pratica sessuale quella nella quale uno dei partner si siede sul volto dell’altro, in modo tale da consentire o da forzare (a seconda dei casi) il contatto genitale o anale, giungendo in conclusione a venerare l’ano. D’altronde la sua pelosissima e profumata nera fica era una delizia, così come il suo miele, perché Davide s’eccitava guardandola e questo ‘lato nascosto e oscuro’ di Sally aveva agevolato offrendo nei riguardi di Davide una nuova spinta artistica.

Alla fine, i suoi quadri avevano una sensualità più infuocata e marcata, dato che divenne famoso e partì per Chicago, dal momento che lei lo avrebbe raggiunto per Capodanno.

{Idraulico anno 1999}  

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