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Erotici Racconti

Il tuo calore mi disorienta

By 7 Settembre 2017Febbraio 4th, 2023No Comments

Pur con tutta la buona volontà sono con qualche minuto di ritardo rispetto all’orario che avevamo convenuto. Io ti vedo nei pressi d’un tavolo apparecchiato per una persona, sul limitare dello spazio per il ristoro all’aperto annesso a un locale, in quanto ti stai godendo amabilmente il refrigerio della serata estiva. A fianco c’è un tavolo libero, allora mi giro verso l’uomo che mi sta accanto, mio marito per l’appunto e simpaticamente glielo indico:

‘Sediamoci là, va bene per te?’. 

Per lui è irrilevante, quindi ci dirigiamo verso il tavolo, lascio che lui mi preceda in modo tale che si sieda voltandoti di proposito la schiena. Durante il tempo in cui cammino alle sue spalle ti passo accanto e ti sfioro casualmente un ginocchio con la mia gamba nuda, che il vestitino estivo lascia visibilmente scoperto fino a metà coscia, il tuo sguardo s’alza su di me vivacizzandosi nel momento esatto in cui squadrando la mia figura mi riconosci. Io riesco a percepire le note del tuo profumo per la prima volta. E pensare che io e te siamo due correttissimi e irreprensibili forestieri, pur sapendo tutto l’uno dell’altra. Questo è il nostro primo incontro, in realtà, il primo in cui i nostri occhi possono sfiorarsi, anche se da lontano. Di te conosco quello che m’hai raccontato nelle lunghe ore passate insieme a chattare. Lentamente ci siamo aperti, adagio scoperti confidandoci i nostri desideri più intimi, scoprendo in definitiva una straordinaria affinità di gusti, d’interessi e d’insospettabili conoscenze in comune. 

Anche tu sei come me, giacché non trovi più nella tua compagna quelle emozioni, quella rispondenza di mente e di corpo che le tue fantasie e i tuoi sogni desiderano ardentemente. No, non siamo innamorati, perché nessuno dei due vuole mettere a repentaglio azzardando una relazione, non desideriamo costruire nulla tra noi. Cerchiamo soltanto quel calore, quella vitalità che risvegli sensazioni, idee, sogni e desideri, che ci faccia nuovamente vibrare, sentire vivi, desiderare ed essere desiderati, condividere con un altro, con un’altra pelle e con altre mani le vibrazioni del nostro essere e del nostro corpo, da troppo tempo manchevole, privo e sguarnito d’un musicista che ne sappia trarre le giuste note.

Desideriamo unicamente scoprire se saremo noi l’uno per l’altra, quelli capaci di provocare queste emozioni, le stesse che avevamo ricreato sulla chat e che ci portavano letteralmente all’estasi pur essendo a distanza. Io mi siedo in modo che tu dal tuo posto possa vedermi spostando un po’ di lato la sedia, tiro leggermente su il vestito e accavallo le gambe, poi tu ed io iniziamo senz’arrischiare troppo, soltanto un gioco di sguardi reciproco. Brevi occhiate, semplicemente e apparentemente indifferenti, in tal modo tu puoi esaminarmi più apertamente a lungo. In questa maniera io mi diverto a provocarti sollevando ancora un pochino l’orlo dell’abito, cambiando di nuovo posizione alle gambe e allargandole un poco, per condurti attirandoti là dove io desidero essere spogliata, accarezzata e baciata anche se solo dai tuoi occhi. Dopo faccio cadere un tovagliolo, visto che ci chiniamo contemporaneamente per raccoglierlo, le nostre dita si sfiorano facendo scoccare una scintilla, che scatena in noi brividi di piacere. I tuoi occhi cadono dentro la scollatura del mio abito, che chinandomi ha rivelato ai tuoi occhi il mio seno nudo sotto la stoffa leggera.

Io ritorno ad accomodarmi, per un po’ di tempo resto tranquilla, ma la tua presenza di vederti e di non poterti nemmeno parlare né sfiorare mi rende irrequieta. Allora m’alzo, mormoro a mio marito qualcosa sul fatto che devo andare alla toilette e ripasso di fianco a te. All’altezza del tuo tavolo lascio volutamente scivolare per terra la mia sciarpa di seta, con la coda dell’occhio vedo che tu la raccogli e la porti al naso per aspirarne il profumo, entro nell’anticamera comune delle toilette e là t’aspetto, sicura che raccoglierai il mio silenzioso invito. Difatti, passa meno d’un minuto che tu entri da quella porta, la mia sciarpa è nella tua mano, silenziosamente entriamo nel bagno delle signore, là è deserto, cosicché ci rinchiudiamo in una delle cabine. Tu agguanti la sciarpa e la posi attorno al mio collo, poi afferrandone i lembi con le mani la tiri verso di te avvicinando il mio volto al tuo. Attualmente avverti il calore delle mie labbra, il loro distinto sapore, così come io percepisco il tuo e ci baciamo. Io aspettavo da qualche tempo questo momento, me l’ero immaginato tantissime volte: un’emozione nuova, un’incognita inedita, una curiosità esclusiva per me che tu avevi fatto diventare desiderio, una fantasia accarezzata da qualche tempo, che tu avevi lussuriosamente trasformato in un bisogno insopprimibile, ma irrealizzabile fino ad ora. Tu frattanto mi sussurri: 

‘Cinque minuti, ti prego, 300 lunghi ma preziosissimi secondi tutti per noi due’.

I pensieri fluiscono veloci saltellando come dei lampi, appaiono manifestandosi come all’interno d’un vorticoso caleidoscopio riemergendo in tutti questi mesi composti di chat, di fantasie, di giochi e d’orgasmi che si fissavano in un unico desiderio, adesso c’è una sola parola che riesco a malapena a sussurrarti tra le labbra un sì e nel contempo penso: 

‘Ora saprò se veramente la mia vita starà per cambiare’.

Tu torni a baciarmi, questa volta mi lascio andare con gli occhi chiusi e le labbra aperte offerte alla tua lingua. Le tue mani sul mio viso scendono alle spalle e lentamente baciandomi scosti le spalline, finché scivolandomi lungo le braccia scoprono il seno, che subito sento coperto dal calore delle tue mani leggere ma decise. I capezzoli reagiscono quasi subito, irrigidendosi sotto il palmo delle tue mani, mentre io allargo le braccia e appoggio la schiena nuda alla parete fredda al confronto del calore che rapidamente m’invade. Adesso mi guardi negli occhi sorridendo, mentre il mio corpo sotto le tue mani non mente riguardo al risultato di questo nostro primo incontro. Ti chini su di me, posi la lingua sulle mie labbra e poi scendi: il mento, il collo, l’incavo dello sterno, poi la sella tra i seni ancora presi nelle mani che sposti sulle cosce, mentre con la lingua disegni dei cerchi intorno a un capezzolo. Quando lo sento tra le labbra, accarezzato dalla tua lingua calda, sento pulsare più forte il cuore nel petto e il sesso tra le gambe. Accarezzandomi le cosce e salendo con le mani sotto l’orlo del vestito corto, arrivi ai fianchi e poi al margine degli slip. Istintivamente io allargo le gambe, perché appena appoggi la mano aperta tra le mie gambe mi fai sussultare: una contrazione è il netto segnale che sono vicina all’orgasmo, tu senti il calore che io non riesco a contenere, poiché ha già bagnato il pizzo leggero dello slip, adesso ti è facile sfilarmelo trovandomi pulsante e rovente sotto le tue grinfie. 

Io emetto dei suoni privi di sonorità, sono tangibili gemiti soffocati che non riesco a trattenere, mentre spero che questo tempo interminabile dilatato come il mio sesso finisca. Finalmente, perché le regole del gioco sono ormai impossibili d’adempiere e da rispettare più di così. Credo d’avere gli occhi sbarrati e il viso in fiamme da come mi guardi, uno sguardo in verità divertito e fiero il tuo, la conferma che mi fa rendere conto che il tuo potere evocativo in chat era soltanto un barlume di quello che puoi compiere direttamente ed esplicitamente sul mio corpo. Quando mi baci a fondo, penetrandomi con due dita, affondando nel sesso bagnato come mai in così poco tempo mi era successo, accetto ammettendo in modo netto che la mia vita è cambiata. Per fortuna il tempo è scaduto, come l’ho percepito io. Mi parevano essere state ore quelle che ho trascorso, eppure sono stati appena 300 secondi, peraltro già scaduti quelli che ci siamo concessi. Mentre io cerco di ricomporre il viso e la mente, per un attimo mentre mi stai di fronte contro la parete opposta per riprendere fiato, posso vedere che anche tu tradisci svelando una grande eccitazione, e quest’atteggiamento mi conforta rinfrancandomi moltissimo. Io ti regalo ancora un bacio veloce sulle labbra ed esci per precedermi al tavolo mentre io mi risistemo.

Io ti seguo dopo un po’, non senza essermi controllata allo specchio ispezionando di non avere addosso segni evidenti di quell’ammaliante incontro clandestino focoso e spregiudicato. Quando ti vedo di nuovo accomodato al tuo posto sono consapevole del nuovo odore del mio corpo, quel miscuglio sbaragliante e travolgente scaturito dall’incontro del mio e del tuo profumo, unito a quello dei nostri famelici sessi. Lo riconosco addosso a te, come so che tu lo riconosci su di me quando ti ripasso accanto. Il tuo sguardo eloquente m’accompagna fino alla sedia, io sento i tuoi occhi su di me che non m’abbandonano per un istante. Mi siedo, ricambio il tuo sguardo, poi, consapevole dell’effetto che può fare una cosa del genere su di te alzo di molto l’orlo del vestito, tanto quanto basta per farti accorgere che io là di sotto non ho più le mutandine. Il pranzo procede, mentre mio marito mi racconta del viaggio di lavoro, che questa sera stessa lo porterà via da me per una settimana.

Io accuso un leggero malore, il proseguo di quel magnifico incanto appena trascorso che m’ha trattenuto prima in bagno, colpevole del rossore e del leggero disorientamento che ho dimostrato tornando al tavolo. Lui si preoccupa, ma io immediatamente lo rassicuro rincuorandolo di buon grado che per l’evenienza non sarò da sola, perché se lui non ci sarà io né approfitterò per invitare a casa nostra una mia fedelissima amica, nel tempo in cui io gli spiego la questione il cameriere ci serve frattanto il dolce e tu esci di scena.

Dopo pochi minuti sbuchiamo fuori pure noi e ti ritrovo là davanti al locale, nel contempo ti presento mio marito che non t’ha visto per tutta la cena perché era seduto di spalle. Per un momento il tuo profumo, la tua bocca, il tuo calore mi disorienta turbandomi notevolmente le membra, perché sento un lampo di piacere che saetta inerpicandosi tra le gambe, malgrado ciò riesco a dominarmi padroneggiando il contesto. Tu carichi la valigia nell’autovettura, io ti faccio accomodare davanti e ci facciamo accompagnare a casa. Quando lo saluto, davanti al portone, prima che mio marito riparta per l’aeroporto ti bacio a lungo appassionatamente.

Quando l’automobile in lontananza scompare dietro al palazzo di fronte, mi volto e bacio a lungo appassionatamente la mia donna.

{Idraulico anno 1999} 

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