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Il viaggio a Roma

By 10 Febbraio 2024One Comment

Il mio hobby è la fotografia e spesso partecipo a workshop organizzati da fotografi professionisti che offrono delle sessioni di ritratto con modelle e insegnano a fotografarle, a posizionare le luci, a gestirle ecc. Quando posso cerco di partecipare a workshop che si tengano nella mia città, ma spesso sono costretto a spostarmi fino a Roma. Poiché si tengono sempre di pomeriggio e durano 5-6 ore, finiscono a sera tardi, e scocciandomi di mettermi alla guida alle 11 di sera per farmi 2 ore e mezza di autostrada per tornare a casa, rimango a dormire a Roma per poi ripartire il mattino successivo. Anche lo scorso mese di marzo avevo organizzato la partecipazione ad un workshop di fotografia per un venerdì pomeriggio con ritorno il sabato mattina. Esposi la cosa a mia moglie e mia figlia una sera a cena mentre era ospite anche Eleonora, la migliore amica di mia figlia. Si erano conosciute al liceo ed erano diventate come sorelle, studiando insieme per cinque anni. Farei meglio a dire vivendo insieme perché Eleonora stava sempre a casa nostra. Almeno un paio di volte a settimana le aiutavo nelle materie scientifiche e durante gli esami di maturità avevo patito insieme a loro lo stress da preparazione. Ora però terminato il liceo le loro strade accademiche si erano separate poiché Eleonora era andata all’università a Roma mentre nostra figlia aveva preferito restare a studiare nella sua città. Però si vedevano comunque spessissimo, quasi ogni week end o perché Eleonora tornava a casa sua o perché mia figlia andava a Roma da lei. Era appunto la settimana precedente il workshop quando dissi alla mia famiglia che il venerdì successivo sarei andato a fare fotografie e che avevo già prenotato il solito albergo per la notte. “Ma non esiste proprio – disse Eleonora – tu dormi da me. Abbiamo una camera disponibile nell’appartamento che condivido e non vedo perché devi spendere i soldi in albergo.” Tentai di rifiutare perché non mi andava per nulla di passare la notte in un appartamento di studentesse che immaginavo non dotato degli stessi confort della camera d’albergo che prendevo di solito. Già mi sembrava di sentire la dura rete di un divano letto in cui mi avrebbero fatto accomodare e la mia schiena già si lamentava. Fu tutto inutile perché le tre donne fecero una coalizione e non ci fu storia, dovetti accettare. Così il venerdì successivo mi recai a Roma e partecipai al workshop con due bellissime modelle che fotografammo a luce continua e a luce flash. Terminai alle 23.00 e quindi come da accordi chiamai Eleonora al telefono per avvertirla che stavo per raggiungerla a casa. Mi diede l’indirizzo e le indicazioni per raggiungerla e dopo circa 20 minuti ero alla sua porta. Mi accolse con calore a mi fece accomodare in salone dicendomi mi stavano aspettando e che entro dieci minuti avremmo cenato. C’erano anche la sua coinquilina con il suo ragazzo ed un’altra coppia. Cenammo rapidamente e poi ci mettemmo un po’ a chiacchierare e feci anche vedere loro qualche foto scattata nel pomeriggio. Poi la coinquilina ed il ragazzo ci dissero che erano stanchi morti e che andavano a dormire. Lo stesso fece l’altra coppia. Fu a quel punto che Eleonora mi comunicò la novità. Il ragazzo della sua amica si era presentato inaspettatamente con la sorella ed il fidanzato di lei, per cui Eleonora si era trovata spiazzata e la mia camera non era più disponibile. “Ma perché non me l’hai detto subito – le dissi – avrei preso l’albergo come al solito.” Non ti preoccupare – mi rispose – faremo come quando viene tua figlia, dormiremo entrambi nella mia stanza, ho il letto matrimoniale.” Tentai di oppormi a questa idea balzana ma, vuoi perché non mi andava proprio di cercarmi un albergo alle due di notte, vuoi perché non c’era nemmeno un divano su cui arrangiarmi, dovetti accettare. Indossammo quindi il pigiama e ci sistemammo in camera sua. O meglio io indossai il pigiama, Eleonora si limitò a mettere una t-shirt vecchissima e niente altro. In realtà un po’ la capivo perché faceva molto caldo ed eravamo costretti a dormire scoperti anche se, data la situazione, avrei preferito che indossasse qualcos’altro. Nessuno dei due aveva ancora sonno per cui ci mettemmo un chiacchierare. Dopo una decina di minuti dall’altra stanza ci giunsero dei suoni inequivocabili: la sua amica ed il ragazzo stavano facendo sesso. Tra cigolii del letto e gridolini strozzati era come se fossimo in camera con loro. Facemmo finta di nulla. Eleonora sorrise divertita e, dopo un po’ ritornò la quiete. Decidemmo di tentare di dormire. Mi girai verso il lato esterno del letto tentando di prendere sonno. Dopo un po’ la posizione mi risultava scomoda e mi rigirai dall’altra parte verso la ragazza. Sembrava dormisse ma forse, nel rigirarsi come avevo fatto io, la maglietta le era risalita scoprendole completamente la parte inferiore del corpo. Nella penombra vidi che indossava un paio di mutandine bianche molto ridotte che per il movimento le si erano infilate completamente tra le natiche. Avrei voluto coprirla o rigirarmi dall’altra parte ma non riuscii a distogliere lo sguardo dal suo bellissimo sedere. Rimasi incantato a guardare per una decina di minuti mentre una malsana eccitazione mi pervadeva. La sfiorai con la mano destra ritraendola immediatamente. Dopo qualche momento ripetei il gesto. Poi la poggiai di nuovo tenendola lì. Eleonora non si mosse. Feci scorrere la mano sulle sue gambe e poi ancora sul sedere. In quel momento si mosse rigirandosi dall’altro lato, poi dandomi di nuovo le spalle. Nel fare questo movimento però si accostò completamente a me poggiando il suo sedere contro il mio bacino. Mi sentii morire, avevo un’erezione dirompente ed Eleonora era attaccata a me. Tentai di scostarmi ma ero sul bordo del letto e non c’era più spazio. Decisi di rimanere così immobile sperando di riuscire a calmarmi. Avevo il braccio destro sollevato e provai a mettermelo sotto il capo in una specie di auto abbraccio. Dopo un po’ cominciai a sentire dei formicolii nel braccio per cui dovetti toglierlo da quella scomoda posizione. Lo misi intorno alla vita della ragazza. Intanto il mio membro non dava segni di cedimento. Ad un certo punto Eleonora si mosse ancora e poi di nuovo. Ad ogni movimento corrispondeva una scossa che dal suo sedere si trasmetteva al mio membro e di lì al mio cervello. Era una tortura. Avevo un corpo morbido, profumato e dannatamente giovane premuto contro il mio sesso. Non resistetti oltre, infilai la mano che le tenevo in vita sotto la maglietta risalendo fino al suo seno. Era fantastico, aveva due mammelle davvero imponenti, sode. Cominciai a carezzarle, le presi un capezzolo tra le dita poi l’altro. Lei ebbe un fremito poi, senza dire una parola, cercò con la mano l’apertura dei pantaloni del pigiama e impugnò il mio membro. Ero estasiato. Cominciò a muovere la mano lentamente scoprendo il glande turgido e passandoci sopra le dita. Le scosse al mio cervello aumentarono a dismisura. Le infilai una mano nelle mutandine, lei aprì le gambe per agevolarmi la scoperta del suo desiderio. Raggiunsi il suo pube e la sua vagina bagnata. Indugiai con le dita sulle labbra e poi ne introdussi una all’interno. Le sfuggì un gridolino di piacere. Si girò verso di me e ci baciammo con passione. La sua lingua frugava nella mia bocca e io con la mia nella sua. Le sfilai la maglietta e le mutandine. Le baciai, succhiai, morsi il seno. Poi scesi con la bocca verso il basso e le aprii con la lingua lo scrigno del piacere. Leccavo avidamente spingendo la lingua nei più segreti anfratti, andando sempre più in fondo. Lei mi teneva la testa premuta contro il suo ventre aprendo le gambe sempre di più. Inaspettatamente per me ebbe un orgasmo. Sollevai la testa dal suo grembo e la baciai. Eleonora allora avvicino la bocca al mio membro e prese a leccarlo avidamente. Stringeva delicatamente le lebbra intorno al mio membro turgido passando la lingua sul glande. Scendeva giù fino alla base e con la bocca giocava con i testicoli per poi risalire alla punta. Poi si staccò e si stese a gambe aperte invitandomi a penetrarla. Anzi con la mano guidò lei stessa il mio membro dentro di lei. Cominciai a spingere dapprima lentamente poi sempre più velocemente e con colpi decisi. Lei aveva sollevato le gambe intrecciandole dietro di me quasi avesse timore che l’abbandonassi. Continuai ad affondare i colpi finché raggiunsi anche io il culmine del piacere. Estrassi repentinamente il membro dal suo grembo e lei, con un movimento fulmineo, scivolando sotto di me lo prese in bocca ricevendo tutto il mio caldo fiotto. Fu una sensazione nuova e inebriante. Rimanemmo esausti stesi uno di fianco all’altro.

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