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Erotici Racconti

Lasso di rinfresco

By 6 Settembre 2017Febbraio 4th, 2023No Comments

Lui l’aveva finemente notata, signorilmente squadrata, sin dalla prima lezione con quell’aria di ragazzina di buona famiglia apparendo approssimativamente intollerante, severa e rigida, con i capelli biondi a caschetto, con il vestito elegante assieme a quella sobria e temperante disinvoltura della collana di perle che aveva indosso. Lei spiccava nel secondo anno di corso della facoltà di farmacia eccellendo, tra aggressive e indisponenti ragazze in jeans o semplicemente vestite con orrende minigonne dalle assurde colorazioni e dalle incongrue calze multicolori. Lui si era sentito osservato, manifestamente ispezionato, mentre spiegava le fredde regole della chimica organica, con due occhi chiari da sembrare di ghiaccio, congiuntamente a un sorriso appena accennato e con lo sguardo avveduto e impegnato.

Il docente era costantemente abituato alle avventure fatte di sguardi, d’ammiccamenti, per il fatto che una sua collega gli aveva fatto notare, non senza una punta d’invidia, che le studentesse sovente confabulavano di lui come dell’affascinante professore quarantenne, adescatore, brillante, gioioso, gran parlatore, sposato con bella e complicata donna, figlia d’uno dei più benestanti gioiellieri della città. Lui non ci dava peso, non era propriamente un marito fedele né osservante fino alla fine, malgrado ciò era piuttosto pigro, perché non ci si vedeva nei panni dell’uomo con l’amante ragazzina nella camera d’un Motel sull’autostrada. Con più di quarant’anni d’età supponeva di non aver più questi animati e briosi guizzi di vita, dal momento che il tranquillo sesso coniugale aveva degnamente sostituito le frenetiche e scombinate relazioni avute da studente, in quanto attualmente si sentiva appagato, pur non volendo accogliere né ammettere con sé stesso la fine della passione.

Lei giunse per la prima volta il mercoledì pomeriggio nell’ora del ricevimento, per l’occasione indossava il solito completo sul grigio, in verità ne cambiava uno al giorno, la gonna appena sopra le ginocchia, quasi monacale nel trucco, le calze d’un color grigio velato, mentre quegli occhi lo sondavano spingendosi nel profondo mettendolo marcatamente a disagio. In quella circostanza era con un ragazzo, non lo aveva notato subito, era magro e secco, in quanto voleva spiegazioni della lezione del giorno prima. Era nervoso, un po’ stranamente a disagio, bruscamente il docente li fece accomodare tracciando qualche formula su d’un pezzo di carta bianca. Lei nel contempo lo osservava in un silenzio quasi religioso, con quella gonnella stretta che era salita mostrando poco, maledizione pensò lui. Aveva delle gambe stupende, come non l’aveva notata prima? La ragazza ritornò nuovamente la settimana successiva, poi ancora senza il ragazzo la terza volta, e fu quasi automatico e naturale per lui far scivolare il discorso verso altri argomenti: lei aveva notato la collezione di classici di letteratura che lui aveva nello studio, accanto alla foto della moglie. Troppo colta e raffinata per essere nata nel 1980, in tal modo cominciò a darle con naturalezza del ‘tu’, lui che non dava mai confidenza né familiarità agli studenti. Lei, Irene invero, gli dava rigorosamente del ‘lei’, lo chiamava professore tutte le volte, ma non smetteva di fissarlo perennemente negli occhi, non abbassava lo sguardo nemmeno quando lui cominciò a guardarle quasi sfacciatamente le cosce. Era una sua illusione? Fu quasi naturale cominciare a prolungare i colloqui, che ormai non avevano niente a che fare con la chimica, furono ancora più consueti e naturali per lui accompagnarla al suo mini appartamento da studentessa di buona famiglia.

Non era sorprendente che lui salisse da lei per scambiare ancora varie dicerie nella sua cameretta ordinatissima, lui che ricordava i pazzeschi disordini delle sue compagne d’università. Erano trascorsi parecchi mesi da quel primo rinfresco, però quel mercoledì lei non venne. Lui aspettò fino a tardi, rimproverandosi di non aver avuto il coraggio di cercarla, per giunta non le aveva chiesto neppure il numero di telefono, così il venerdì mattina trovò un biglietto presso la segretaria dell’istituto:

‘Ha telefonato la signorina Carla, ha detto se può richiamarla a questo numero. Il suo cuore era in tumulto, la sua voce al ricevitore che lo rincuora:

‘Sa professore, l’influenza, è passata, ma non voglio uscire con questa umidità’.

Lui speditamente passò presso una dolceria per acquistare dei cioccolatini. Da quanto tempo non comprava cioccolatini per una donna? Sua moglie in realtà odiava la cioccolata. Lei indossava un pigiamino quasi da bimba, con quel seno poco pronunciato, ma con i capezzoli visibili e appuntiti, dopo si sedettero sul letto, lei sgranò amorevolmente gli occhi scartando i cioccolatini. Quando iniziò a farsi buio non accesero nessuna luce, lui la baciò nella penombra quasi castamente all’inizio, poi con radicale voracità. Lei non voleva cedere alla sua lingua, perché rispondeva colpo su colpo. Cominciarono quasi a mordersi le labbra mentre le sue mani frugavano sotto il pigiama, sotto la maglietta di cotone bianco, lei aveva un seno marmoreo con i capezzoli tesi allo spasimo, in quanto s’avvinghiavano sul lettino con un fare frenetico.

Lui in quella contingenza era quasi come un incapace, inidoneo e perfino maldestro, lui che aveva avuto tante donne le sfilò il pigiama e la maglietta in un sol colpo cominciando a baciarle il seno, trastullandosi con i capezzoli. Si spogliò, buttò per terra alla rinfusa la giacca, la cravatta e la camicia, mentre i pantaloni li allontanò con un calcio: lei era nuda adesso, un lieve ma inconfondibile aroma di sesso si espandeva dall’interno delle sue cosce. In quel appassionato frangente non ci fu più bisogno di formulare parole, la sua testa scese giù fino all’ombelico, lei respirava forte, le sue mani gli stringevano i capelli, lui scese ancora. Lei era farneticanti, dotata di vita propria, era deliziosa, le sue nuove secrezioni erano diventati un fiume in piena, sicché si bagnò tutta la faccia.

Lei ormai ansimava forte, boccheggiava in maniera veemente, lui tornò su, la baciò con la bocca che aveva la completa fragranza di lei, in quanto si leccavano di continuo. Lui aveva il cazzo granitico, pressappoco gli doleva, lei lo stringeva con tutte e due le mani, lui non se la sentiva di possederla, perché gli sembrava quasi di commettere una grossa mancanza, un raffinato peccato. Iniziò perciò a masturbarla con regolarità evitando di strofinarle direttamente il punto più sensibile, ma appena sopra o sotto, frattanto lei mugolava in maniera dissennata e irragionevole, perché gli aveva lasciato il cazzo graffiandolo. Tolse il dito dai suoi fluidi, lo portò alla bocca, sentì di nuovo il suo sapore, poi di nuovo giù, con la sinistra le passò sotto la schiena, il suo indice s’introdusse in quell’anfratto posteriore. Lei sgranò gli occhi nella penombra della stanza godendo con un grido strozzato, mordendogli il mento, siccome sentiva il suo ano stringersi ritmicamente in sincronia con l’orgasmo attorno al suo dito.

In seguito rimasero in silenzio respirando profondamente, ma il suo sesso reclamava poiché era inarcato, i testicoli dolevano, si sollevò, avvicinò il cazzo al suo seno. Non ci fu bisogno di comunicare, lei lo strofinò contro i suoi capezzoli mentre lo masturbava lentamente. Non ci volle poi molto, perché sprizzò fuori tutto il seme accumulato con una forza sbalorditiva, in quanto lui non smetteva più di sborrare. Lei contò sette schizzi continui di sperma che fuoriuscivano da quel cazzo spargendosi in ogni parte, lui rimase meravigliato e sbalordito, quasi confuso per quell’inattesa quantità di liquido seminale emesso, dal momento che la bagnarono tutta coprendole il seno, i capelli e le braccia.

Attualmente il professore doveva però incamminarsi, perché era tardissimo, era giunta l’ora di mettersi in movimento. Che cosa diavolo racconterò di convincente adesso a mia moglie? – ripeteva rimuginando verso sé stesso.

Accompagnandolo in conclusione alla porta, lui s’accorse che Irene gli dava ancora del ‘Lei’, seducendolo assiduamente, inebriandolo frequentemente e stregandolo immancabilmente con lo sguardo.

{Idraulico anno 1999} 

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