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Erotici Racconti

Nutrite esplorazioni

By 25 Ottobre 2018Febbraio 11th, 2023No Comments

E’ da quest’oggi che ci ripenso con grande interessamento e con intraprendente convincimento, basta, ho deciso, al presente ho sancito fermamente che mi tratterrò restando a dormire nell’accogliente dimora di Tiziana, mia adorata amica d’infanzia. In effetti è già da parecchio tempo che non lo compio più, anche se a dire il vero attualmente Tiziana ha un ragazzo nuovo ed è più conveniente non danneggiarle di proposito la giornata infastidendola troppo. Stasera però lui non c’è, esegue il turno di notte essendo un ferroviere, sicché determino di fermarmi da lei e d’approfittarne per malignare e per spettegolare parlottando tranquillamente tra donne in santa pace: 

“Dimmi una cosa Laura, constati per caso qualcosa d’inedito e di sconosciuto?” – mi stuzzica frattanto lei trascinandomi nella stanza.

In realtà al posto dei due singoli letti che avevo normalmente conosciuto, adesso là in quella stanza compare un imponente talamo coniugale formato da insoliti tubi in lega di rame e di zinco patinato, però, si è davvero equipaggiata bene la mia amica, effettivamente Tiziana si è ben approvvigionata, ha il fiammante fidanzato e l’ampio talamo per chiavare alla grande, frattanto io la schernisco punzecchiandola e alla fine ridiamo sonoramente per i discorsi che intraprendiamo. Fra un dialogo e l’altro, dopo aver fatto la doccia, avvolte unicamente con uno striminzito tanga protraiamo le dicerie e le maldicenze distese sull’enorme talamo. D’altra parte, invero, Tiziana deve riferirmi testualmente delle sue chiavate con il suo nuovo maschio, in quanto non c’è luogo più conforme per compierlo nel modo specifico sul territorio preciso del lussurioso peccato:

“Sai, devi sapere che lo abbiamo individuato in comune accordo, ci è piaciuto subito, lo abbiamo ben presto imballato e lo abbiamo trasportato sul portabagagli della Ford Focus di Lorenzo, infine giunti a casa lo abbiamo liberato dall’involucro e lo abbiamo assemblato. Prova a pronosticare che cos’abbiamo fatto subito dopo averlo collocato qua nella camera?”.

Tiziana mi espone della lasciva e viziosa inaugurazione, del depravato e dello sregolato debutto e di tutte le altre impudiche e libidinose peripezie compiute dei giorni successivi:

“Ti dirò, che non scricchiola né traballa per nulla” – le faccio notare io, spassandomela come una dissennata ondeggiandoci volutamente di sopra.

“Pensa, poi ci sono persino le stanghe alla testiera dove ci si può comodamente aggrappare” – dimostrandomelo attaccandosi supina con le mani dietro la testa, subito dopo girandosi e collocandosi perfino in ginocchio, afferrandosi con le braccia tese alla stanga più alta:

“Guarda qua, non ci crederai, però abbiamo tentato anche d’avvinghiarci”.

“Che cos’intendi di preciso? Volevate forse incatenarvi?” – disponendosi con le braccia e con le gambe viziosamente spalancate, con le mani nel sorreggere la testiera con i piedi accanto alle stanghe della parte opposta, come per offrirsi a un uomo inesistente, muovendo anche la cavità pelvica, come se il maschio ci fosse davvero e lei lo invitasse nel brandirla da dietro.

Tiziana è una bella fregna, da come si confabula abitualmente da queste parti, eppure vista così con le tette al vento tutta aperta e con addosso solamente un triangolino nero fa ancora più effetto. Lei brontola recriminando per qualche chilo di peso accantonato più del necessario, eppure quest’aspetto è proprio il suo punto più attraente: è infatti abbondante, cedevole e soffice, per il fatto che chi dovesse chiavarsela è realmente un individuo assai felice.

“Non ci credo, non dirmi che ti sei fatta annodare in quel modo” – le rispondo io alquanto appassionata e palesemente incuriosita.

“Certo che sì, devo confidarti che è stato molto simpatico e assai piacevole”.

“Lui t’ha chiavato conciata in quella maniera?”.

La parte restante non è complessa da intuire né macchinosa da supporre, perché dal suo sorriso scaltro e malpensante, assieme al sollevare la sua cavità pelvica in direzione di un’apparente bocca protesa nel baciare, io afferro di netto le sue totali e scostumate intenzioni:

“Spiegami una cosa, hai bloccato pure lui” – la stuzzico ancora io, cercando d’estorcerle altre peccaminose, perverse e scurrili rivelazioni.

“Sì, senza dubbio, che cosa credevi?”.

“Dopo lo hai chiavato, non è vero?” – rimarco ancora io aizzata e sobillata più che mai.

Stavolta, oltre alla contentezza astuta e incline a insinuazioni, ci sono anche le sue labbra spinte in fuori e il guizzo della lingua che mi toglie in modo netto i residui dubbi, ipotizzando su quali altre dissolute e invereconde prodezze avesse messo in opera nei confronti di Lorenzo, peraltro integralmente annodato:

“Lui come si è comportato? Dai spiegami, sono eccitata nel sapere questo significante passaggio”.

“Lorenzo ha per l’occasione amabilmente stimato e gradevolmente apprezzato”.

Tiziana frattanto si sfila il tanga fornendomi le prove come si presti benissimo a stringere un polso e ad essere annodato a una stanga. M’invita di provare ad allacciarlo, in effetti ne viene fuori un fissaggio compatto e per di più incolume, io mi sfilo anche il mio e le fisso l’altro polso. La situazione è decisamente piacevole, fermamente deliziosa, Tiziana senza tanga è ancora più attraente, proprio una fregna seducente con il suo cespo riccioluto che compie la sua bella mostra di sé e la fica piccola come la cavità orale d’una fanciulla nell’età dello sviluppo:

“Ascolta, io non ti slegherò, se adesso tu non mi delinei e in ultimo non mi descrivi con dovizia che cosa t’ha fatto l’ultima volta che t’ha sistemato in questo modo”.

Lei ridacchia della mia avventata quanto incauta e spensierata intimidazione, è vistosamente tutta appagata di farlo, sennonché mi mette al corrente dei suoi confidenziali, oscuri, ignominiosi e volgari segreti, poiché la confidenza è ancora più immorale e sconcia di quanto avessi immaginato:

“L’ultima volta è stato avant’ieri scorso, stavolta però m’ha legata a pancia in giù il bastardo porco di primo livello qual è”.

“In quell’occasione t’ha trapanato nel didietro?” – la punzecchio io, notevolmente carica e avida di sapere quei libidinosi retroscena.

“Ebbene sì, è successo proprio così” – mi riferisce Tiziana alquanto acquietata e appagata, per nulla sconcertata né toccata d’annunciarmelo.

In verità non c’è bisogno che mi faccia raccontare i dettagli, perché riesco benissimo a concepire con la fantasia molto bene l’ambientazione, con lei incastonata al letto con i glutei per aria e lui sopra che l’infilza di gusto riempiendola di frasi salaci, sboccate e scurrili. Io per l’occasione mi eccito, sono abbastanza scossa e spronata, i capezzoli s’innalzano, tuttavia non m’allarmo né m’impensierisco più di tanto: è comprensibile e pure normale quando ci raccontiamo le nostre licenziose, sconce e perverse scene, perché stavolta tenuto conto che siamo svestite è ancora più usuale. Anche lei è visibilmente eccitata, assai accalorata, pertanto m’accendo una sigaretta e gliela passo per qualche tiro accostandogliela alle labbra, in seguito saldato il pegno pattuito la slego.

In modo inatteso è lei che adesso vuole farmi provare l’emozione e la totale suggestione dell’essere bloccata al letto, io lascio fare, talmente incuriosita dell’effetto che fa, lei mi blocca le mani, ma non contenta va a rovistare in un cassetto, estrae due paia di collant e mi blocca anche le caviglie, il più distante possibile facendomi spalancare tutta. Io provo un poco d’impaccio, mi sento un poco goffa e d’intralcio, dal momento che siamo abituate a stare nude, ma non mi è mai capitato di farmi vedere proprio così, con la fica in mostra e senza neanche la possibilità di serrare le ginocchia. Adesso è lei che mi ricatta, mi taglieggia palesemente, non mi slegherà se non le racconterò dell’ultima mia chiavata con Riccardo. Oddio, l’ultima chiavata di ieri sera non è stata proprio un gran che, sennonché le racconto invece di qualche sera prima quando le cose erano andate diversamente. 

Mi piace menzionare queste cose, sarà che sono rimasta ancora una fanciulla, malgrado ciò i discorsi lascivi, peccaminosi e spinti mi piacciono molto perché m’aizzano parecchio arruffandomi e scompigliandomi sia l’intelletto che le viscere. In questo modo le espongo tutto nelle minime sfumature, adornando e ingentilendo anche qui e là, per abbellire la realtà ornandola e rendendola in conclusione maggiormente intrigante e impudica. Dopo, considerato che, lei prima m’aveva abbondantemente riferito della sua istintiva e focosa inculata, io la ripago in modo proficuo della stessa moneta, riportando come anche Riccardo compia la medesima opera facendomi strepitosamente godere. Tiziana ascolta divertita, è al presente radicalmente deliziata, perché pure a lei piacciono questi discorsi, perché noto con enorme animosità e con grande fervore che anche i suoi capezzoli si tendono in ultimo gonfiandosi. Lei poi sottolinea rimarcando la cosa toccandoseli con le dita e stuzzicandoseli, anch’io avrei voglia di strizzarmeli un po’, eppure le mani sono bloccate e non se ne parla.

Tiziana fa anche di peggio, perché mentre pende dalle mie labbra si stravacca meglio di traverso sul letto con un ginocchio all’insù e comincia a giocare con le dita sulla fica, dapprima si trastulla negligentemente, in seguito insiste accarezzandosi a fondo le labbra stuzzicandosi volenterosamente il clitoride. Questo è un gioco inedito e originale, ambedue non siamo avvezze ad accarezzarci la fica mentre conversiamo, lei vede che io l’osservo in maniera stravagante, smette un attimo, ma poi riprende:

“Prosegui, ti prego, non interrompere d’esporre la vicenda, è molto eccitante, mi piace tanto”.

“Va bene, tu però ti stai alacremente maneggiando”.

“No, figurati, non mi sto masturbando, è soltanto una leggera carezza”.

“Alla faccia, chiamala carezza, per quanto mi riguarda il tuo è un autentico e lussurioso indolente ditalino”.

La parola proibita e verosimilmente inviolabile è stata appena pronunciata, poiché quest’aspetto sembra voler autorizzare Tiziana ad agire più sul serio. In quell’occasione si sistema ancora meglio, affinché io possa vedere in maniera corretta, sicché procede con il palmo aperto effettuando dei comodi e fiacchi movimenti circolari:

“Volevo riferirti, prima che mi dimentichi, una volta che Lorenzo era legato lì io mi sono masturbata da sola con la mano, mentre lui sbavava e faceva di tutto per sciogliersi”.

“Cosa dici, sul serio, è andata così?”.

“Te lo giuro, è stata un’autentica squisitezza. Dovevi vederlo, l’ho fatto farneticare dal ghiribizzo, non ci crederai, ma è incantevole lasciarsi osservare”.

Tiziana riesce costantemente a sorprendermi, farsi un ditalino davanti a lui è un’azione lussuriosa e non da tutti, essendo peraltro legato. Nel frattempo con la mano insiste quasi a voler replicare riproponendo l’impresa che mi sta rivelando. Più tardi compie un massaggino con il palmo, successivamente ripiglia le perlustrazioni con la punta delle dita, appena acciuffato il punto giusto si concede un’intensa e ragguardevole mescolata finale con il dito indice:

“Ascolta, se lo desideri ti libero una mano, ti fa piacere?”.

“Vorrai scherzare, no, bada bene, se non sono sola non sono capace”.

“Sarà, chissà, tuttavia non sai che cosa ti lasci sfuggire, perché con te al posto di Lorenzo, non è come farsi vedere da un uomo, ma è una gran porcata pure così”.

Lei insiste, persevera e lo sottolinea ancora, comincia a sgrillettarsi con tumultuoso e veemente ardore, ormai sembra determinata a godere, vuole venire. La mano dopo qualche istante me la slega di sua spontanea iniziativa, io dapprima non oso e mi limito a squadrarla, in seguito provo anch’io, poiché una volta infrante le residue barriere e sbriciolati i restanti indugi, sia l’intoppo quanto la remora svaniscono in un baleno e resta solamente la pura goduria che ci fa compagnia.

Brava Laura, ripeto verso me stessa incoraggiandomi e rinfrancandomi appieno, perfino un’ordinata e pacifica serata di vaniloqui a casa della mia fidata amica d’infanzia, può generare gustose, lascive, soddisfacenti e spassose meraviglie.

{Idraulico anno 1999}  

 

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