Aprii gli occhi, lui era ancora lì al mio fianco, addormentato. Nudo. Entrambi lo eravamo. La coperta celava solo metà della sua schiena definita, lasciandomi osservare le sue spalle larghe, illuminate appena solo dalla luce che filtra dalle persiane.
Che ore sono? Avevo perso la cognizione del tempo.
Un brivido mi percorse tutto il corpo, facendomi inarcare la schiena.
Allungai in piede verso di lui, sfiorai il suo, per poi intrecciare le mie gambe alle sue; un istinto primordiale, animale, travestito da gesto dolce. Il mio non era altro che un bisogno disperato di contatto, del suo corpo, della sua palle.
Un sussulto, pensai alle sue mani grandi, indurite e calde scivolare su di me, sul mio incarnato pallido e morbido.
Quell’immagine era talmente nitida nella mia mente che per un attimo mi sembrò di averle davvero addosso.
La mia intimità iniziava ad accendersi, una fiamma flebile, pronta a divampare e bruciare qualsiasi cosa incontri.
Pelle, calore. Sentivo qualcosa tra le gambe, ancora in dormiveglia.
Meglio, ancora in pieno sonno. Non so che ora fosse, era mattino, la
luce entrava dalle finestre. Una gamba, calda, liscia, tra le mie.
Sdraiato di schiena, aprii gli occhi solo per avere la conferma del
passaggio tra sonno e veglia. Non c’è voluto molto a sentire crescere
il piacere in ogni parte del mio corpo. Il ricordo della nottata,
della serata. Di lei. E ora, la sua gamba che si muoveva tra le mie.
La sua voce sussurrare un buongiorno. Un caldo buongiorno.
Brividi.
Voglia.
Ancora.
La sentii avvicinare il suo corpo al mio, sdraiarsi sopra di me. La
sua pelle sulla mia, le gambe intrecciate, che si sfioravano, si
strusciavano, alla ricerca del calore altrui, alla ricerca del
contatto, del piacere. Ad esprimere la voglia di sentirsi addosso,
sempre più addosso. I capezzoli duri percorrere la mia schiena.
Cercavo il suo corpo come una bestia affamata.
Gli sussurrai un “Buongiorno” a fil di voce. Avevo le corde vocali intorpidite
dal sonno che rendevano la mia voce grattata. Poggia tutto il peso del corpo su
di lui, facendo forza per farlo stendere sulla pancia. Aveva il mio respiro
caldo sul collo, i miei capezzoli turgidi addosso, mentre non smettevo di
sfregare le gambe contro le sue.
Mi riempii il naso del suo odore, le mie labbra sfiorarono l’incavo fra il
collo e la spalla in un bacio leggero.
Non gli diedi neppure il tempo di reagire, di dire qualcosa, che quel bacio si
trasformò in un morso; nulla di dolce e delicato, questa volta, affondai i
denti nella sua carne e strinsi forte, tirando e ruotando appena il capo.
Ho sentito la mia intimità divampare quando il gusto ferroso del sangue mi ha
impregnato la lingua.
Ogni cosa di noi era sesso.
Mi godevo la pelle calda di letto sulla mia. I capezzoli turgidi sulla schiena, le mani che mi tenevano sdraiato, spinto giù come se fosse impossibile anche pensare di girarmi. La sua bocca sul collo, morbida. Labbra, lingua, calore. E poi dolore, secco, improvviso. Cazzo, stronza, mordi? Mordi? Sì. Mordi. Come se mi volessi mangiare. Come se. Meriteresti una punizione adesso. Mi schiacci giù, sento le tue gambe premermi addosso. Sento il tuo corpo strusciarsi al mio. Il calore umido del tuo sesso sul retro della coscia. Stringi. Spingi. Stronza. Mi hai fatto male. Mi giro di forza. Ora sei mia, le mie mani stringono le tue braccia tese tenendoti ferma. In mio possesso. Fammi leccare la tua bocca, fammi sentire la tua lingua, il sapore del sangue, l’odore del sesso.
Mi trovai stesa sulla schiena, il mio corpo sottile e sinuoso come un giunco era schiacciato dal peso del suo; le mie labbra s’arricciarono in un ghigno che faticai a trattenere.
Da predatrice a preda.
Era affamato di me e lo sentivo, la sua lingua mi cercava, mi voleva, mi frugava in bocca e si intrecciava alla mia. Un brivido mi percorse la schiena, sapeva che trovarmi così, immobilizzata, mi fa impazzire.
Cercai le sue labbra per morderle e succhiarle, mentre sollevavo le gambe per intrecciarle attorno ai suoi fianchi.
Il suo sesso era rigido, lo sentivo contro la mia intimità oscenamente bagnata.
Adesso sì. Adesso era mia, completamente, fisicamente. Presa tra le
mie braccia, bloccata dal peso del mio corpo sopra al suo. Il suo
sguardo lo diceva, lo chiedeva. Era quello di cui aveva voglia, quello
di cui avevo voglia. Sentirla mia, a disposizione, preda della mia
brama di averla. Sentire il suo gracile corpo sotto il mio, non fece
che aumentare l’eccitazione. il mio sesso duro sopra al suo, bagnato,
caldo. Avrei potuto penetrarlo in un momento, entrarle dentro di
colpo, punirla per il morso, sarebbe stato come darle tutto quello che
voleva. Ma il desiderio di sentirla così, quasi indifesa tra le mie
mani, mi fece rimanere fermo a guardarla negli occhi, facendole
sentire la voglia dura tra le mie gambe che le premeva addosso. La
guardai, avvicinai le mie labbra alle sue. Ora sei mia e faccio di te
ciò che voglio. La lingua a leccarle le labbra. Poi il mento. Poi il
collo. Le mani a tenere ferme le sue braccia.
Scendere con la bocca lungo il suo corpo. Prendere quei capezzoli
turgidi tra le labbra, leccarli, morderli appena, succhiarli. Sentirla
desiderare di più. Ancora di più.
Poi allontanare il viso da lei, per poterla guardare nella sua
interezza. Nuda, piena di voglia, piena di sesso. Mia
Sentivo il peso del suo corpo su di me; nulla in confronto a quello dei suoi
occhi.
Mi reggeva le braccia, bloccate, serrai i pugni, quasi in segno di protesta,
tutt’altro che credibile.
Prendimi, cazzo. Ne ho bisogno.
Sentii la sua lingua scorrermi addosso, il mio corpo si fece rigido come mai
prima.
Inarcai appena la schiena, offrendo i seni e i capezzoli turgidi. Offrendomi.
Erano secondi interminabili.
Feci forza con le gambe -con cui l’avevo avvinghiato- per tirarmelo contro,
per tenerlo addosso a me, per stringerlo.
Il mio respiro iniziava a farsi più pesante, le gote a colorarsi di rosso.
Tutto quello che volevo in quel momento era godere del suo corpo e cedergli il
mio; sentirlo affondarmi dentro.
Sentirmi sua e farlo mio.
Non gli avrei lasciato segni solo addosso, volevo marchiarlo dentro.
Questo lo sapevamo entrambi.
Nelle mie mani, con la mia lingua sul suo corpo, sentivo il suo
sapore, capivo la sua voglia di farsi prendere completamente,
fisicamente e mentalmente. La stessa voglia che avevo io. Il suo corpo
inarcato verso di me, i suoi occhi quasi imploranti.
Spostai una mano dal suo polso, solo per farle sentire il tocco delle
dita tra le gambe, per riempire la mano del piacere del contatto con
quel calore. Gli occhi suoi si chiusero un attimo, per guastarsi il
piacere, per l’attesa di me dentro di lei.
Allora senti, senti come il mio cazzo si avvicina a te, si poggia tra
le tue gambe, senti come entra, appena. Appena, sì. Solo per far
crescere ancora la voglia, per impazzire di desiderio. E poi, sì.
Dentro. Tutto. Lentamente, profondamente. Accolto dal calore bagnato.
Ora senti, sì. Ora sento. E spingo. E stringi. Le gambe ad
aggrovigliarmi. Le tue mani sulla mia schiena, sul mio culo. Stringi,
graffi, prendi. Spingo, muovo. Esco, torno dentro. Lecco le tue
labbra, mentre lecchi le mie. Entro nei tuoi occhi e tra le tue gambe,
Mia, tuo.
Non appena mi lasciò la mano afferrai i suoi capelli, strinsi forte, ma senza tirare.
Sentii la suo mano scorrermi addosso per sistemarmi fra le mie cosce volgarmente spalancate; un fremito mi percorse la schiena, disegnando brividi sulla mia pelle candida. Bianca. Una tela perfetta per i segni che, di lì a poco mi avresti lasciato addosso.
La sua eccitazione era prossima alla via, sentirlo entrarmi dentro mi strappò un sospiro di sollievo, un muto “finalmente”.
Tutto, lo voglio tutto. Ho bisogno di sentirmi piena.
Quel lento affondo, deglutii rumorosamente ed artigliai la sua bella schiena con entrambe le mani.
Iniziai a muovermi sotto di lui, quel poco che il peso del suo corpo permetteva, assecondavo i suoi movimenti e ad ogni colpo sentivo le sue palle sbattermi addosso.
La razionalità m’abbandonò completamente, lo mordevo, lo leccavo, sfregavo il mio viso contro il suo.
Volevo il suo odore, il suo sapore, volevo tutto.
Volevo che continuasse a fottermi fino a farmi male.
Volevo continuasse a fottermi fino a farmi urlare. Fino a farmi godere una, due, tre volte. Fino a vederlo godere.
In tutte le volte in cui Maria ordina a Serena di spogliarsi, Serena rimane sempre anche a piedi nudi oppure…
Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi