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Erotici Racconti

Ottimistica ambizione

By 1 Novembre 2018Febbraio 12th, 2023No Comments

Osservandoci attentamente, valutando la questione in piena e in discreta neutralità, oggigiorno posso senz’altro appurare, comparare e in conclusione riscontrare che entrambi siamo un’eccentrica e sorprendente materialità, perché accostandoci, dobbiamo indubbiamente ammettere che non siamo amici né compagni né morosi, molto probabile ci sentiamo appassionati e talvolta afflitti e amareggiati spasimanti. In modo indubitabile siamo fuori discussione un uomo e una donna, accomunati dalle individuali e dalle specifiche variegate sorti, con le personali venture da vivere, con le profonde paure da sbrogliare, con le speranzose aspettative da dipanare, eppure siamo talvolta distanti quanto dissimili, finché in un inatteso momento queste sorti si sono incrociate, magari per spasso, forse per una contesa, sì, a ben vedere facendoci in ultimo assaporare una competizione con noi stessi, l’essenza stessa della vita che inesorabile e predestinata scorre.

Lui bramava una sconosciuta con la quale conversare, cercando di dialogare di sé, qualcuno che non lo conoscesse, qualcuno al quale mostrare la parte nascosta, così avvenente e così riservatamente camuffata agli occhi altrui. Lei cercava all’opposto qualcheduno che l’amasse, che la facesse sentire alleata, compartecipe e solidale, qualcuno che l’accettasse accogliendola e tollerandola per ciò che effettivamente era, qualcuno a cui mostrarsi senza disagio né riserbo né senza riserve, qualcheduno a cui consacrarsi e donarsi totalmente. In questo modo è avvenuto l’insperato risultato, il grandioso prodigio, perché le nostre vite in una gelida giornata di dicembre si sono incontrate toccandosi armoniosamente, hanno percepito le vibrazioni, là ci siamo fermati ad ascoltarci, captando nettamente quel messaggio che già si concepiva dentro di noi.

In quella circostanza abbiamo abbozzato a divertirci, lasciando che ben presto il nostro gioco si trasformasse in una concretezza strabiliante, avviluppante e infervorante. Unitamente abbiamo cominciato a scoprire una nuova dimensione della vita, abbiamo appreso e assorbito come amarci, come ancora nessuno crede si possa adorare e riverire una persona. Siamo riusciti a scoprirci a rilento con leggiadria e con piacevolezza, con grande indiscrezione e con completo e sincero amore. Simultaneamente abbiamo scoperchiato l’argomento e il contenuto del sesso, talmente profondo, assai incredibilmente reale, passionale, violento e soave, io ho udito la sua voce tremare dicendomi, gioia mia, io ti adoro tantissimo. Io ho lasciato prorompere la mia passione gridandogli quanto lo volessi dentro di me, ho goduto molto per il suo voluttuoso ansimare confuso e rapito, mentre sognava le mie labbra su di lui, mentre udiva la mia voce lasciva e passionale descrivendogli il mio desiderio infinito e vizioso d’appartenergli, d’essere radicalmente sua, eppure noi due siamo una bizzarra e un inspiegabile concretezza. 

Di frequente, argomentiamo e predichiamo invero di noi stessi, come se vivessimo quotidianamente il nostro durevole sogno, in verità è proprio così, perché noi siamo insieme con il convincimento tutti i giorni e con la dottrina e il pensiero tutte le notti. Noi viviamo l’uno nell’altro, tanto da respirarci dentro, così forte da sentirci a distanza, da avvertire nell’altro il bisogno, la gioia e persino il dispiacere e il malumore. Noi corriamo in aiuto senza che ci venga richiesto, noi godiamo della felicità dell’altro come se fosse la nostra, noi siamo una cosa sola, ma nella realtà noi non esistiamo, noi siamo un sogno, non un miraggio della mente né un frutto dell’immaginazione, bensì siamo la conseguenza e il prodotto d’un sentimento coltivato adagio, accortamente protetto a fatica dalle intemperie dell’astio, dalla malevolenza e dalle incomprensioni altrui.

Tutti e due, invero, con dovizia e con pazienza abbiamo fatto germogliare sviluppando in conclusione questa meraviglia delicata e fragile, aspettando che diventasse compatto e consistente come un macigno, allorquando è diventato tale abbiamo stabilito di diventare reali. Nell’epoca attuale noi siamo ancora una bislacca materialità, eppure ma siamo noi, che con testa alta affrontiamo le avversità, il livore, il malanimo e l’ostilità delle persone che ci circondano. 

Attualmente siamo due spasimanti integrali e minuziosi, in special modo aggregati, compatti e reali. Un uomo e una donna che s’adorano onorandosi sfrenatamente a vicenda, che si desiderano incredibilmente e sconsideratamente, che fremono ogni momento al pensiero di vedersi e di toccarsi, d’essere ancora veri. Noi siamo quegli spasimanti che vivono a orari stabiliti, che campano attraverso la chat, che vivacchiano con il telefono, che si mantengono attivi con gli sms e le e-mail, in definitiva di tutto ciò che la tecnologia è in grado d’offrire. Noi siamo gli spasimanti ipotetici della nuova epoca, perché ci amiamo come nessuno può comprendere. Noi ci amavamo ancora prima d’incontrarci, per il fatto che ci appartenevamo già, eravamo già una cosa sola, un’indiscussa, potente e preziosa splendida realtà.

Al presente siamo ancora separati, la villeggiatura estiva, gli uffici chiusi per le vacanze ci separano per chi vive di giorno. Siamo disgiunti, staccati, viviamo la bella stagione in una sofferenza infinita, nel bisogno di sentire anche soltanto per un istante la voce tanto amata, di ricevere un messaggio d’amore di poche parole scritte sul display del cellulare. Trascorriamo al presente le giornate rimuginando all’amore lontano, intenzionalmente ci accarezziamo per tentare di regalarci un po’ d’esultanza e di gioia. Quante volte mi sono spogliata ricordando bramosamente come lo facevo davanti a lui, quante volte ho osservato il mio viso nello specchio, soffermandomi sulle labbra, che lui baciava con passione e con trasporto senza riuscire a smettere.

Ancora risento il suo tipico accento riferirmi d’avermi baciata con sufficienza, che la prossima volta lo farà di più, capto le sue mani tastarmi la cute, passarmi sul collo, scendere sui seni. Le sento chiaramente carezzarmi il desiderio infinito, avverto ancora il suo respiro sul viso, la sua lingua cercarmi l’orecchio, osservo i suoi occhi chiusi nel desiderio d’assaporare ogn’istante del nostro breve incontro. Ma al momento siamo ancora lontani, siamo sempre distanti, tuttavia adesso regna il silenzio. Una quiete così glaciale, nessuna telefonata né un messaggio né una mail, la chat chiusa per ferie, unicamente il mio pensiero, il mio ricordo di lui nel tenermi viva. C’è solamente la mia voglia soddisfatta a stento dalla mia mano, soltanto il mio pensiero di cercare il suo, nell’oceano sconfinato e ardente del desiderio. 

La mia bella stagione estiva trascorrerà in tal modo, lo sconforto m’assale, ma subito dopo l’eccitazione subentra in modo rabbioso, se soltanto ripenso al suo sguardo, alla sua voce focosa, a quando richiuse la porta del nostro nido d’amore abbracciandomi con vigore e annunciandomi che ero finalmente sua. Al presente tutt’intorno tace, sono da sola, senza di lui manca il colore. Inaspettatamente il suono del cellulare squarcia i miei pensieri tristi e soavi al tempo stesso lacerandoli, io apro gli occhi, visibilmente incredula, chiaramente diffidente. Il suo nome compare sul display, lui mi sta telefonando, sennonché agguanto di prepotenza il telefono rispondendo quasi tremando: 

“Ciao gioia mia, che meraviglia risentirti, adesso sto meglio” – sì, ecco, quella voce amata che tanto ho anelato mi rischiara la mente e mi riempie di benessere il cuore.

Adesso capto di netto le forti vibrazioni, in quanto deflagrano di colpo nella mia mente, annientando e depennando in un baleno giorni di solitudine, di sofferenza e d’urgenza d’amore. In modo impensato la giornata assume un altro colore, adesso tutto palpita, pulsa e scorre, ogni cosa è radiosa e tangibile, sento la sua voce amabile parlarmi del suo amore per me, del suo bisogno d’avermi, della sua mente che cerca i miei segnali. Mi sento sua, sono radicalmente nelle sue mani, attendo speranzosa di sentire che mi desidera, perché non appena formula quelle parole tanto attese, l’eccitazione subentra invadendomi tutta.

Io mi svesto in un attimo lasciandomi guidare dal suo desiderio, toccati gli chiedo io, passa la mano sul desiderio che hai di me, toccati anche tu, mi dice lui. Io lo ascolto, lasciò scivolare la mia mano alla ricerca della mia passione che sgorga finalmente libera. Io l’ho desiderato tanto e finalmente è qui, mi diletto tra la foltissima peluria cercando l’ingresso della mia voglia. Assaggiati, mi dice lui, fammi sentire come ti succhi le dita. Ricordi come lo facevo a te? Passo la lingua sulle dita straripanti del mio sapore, capto il suo silenzio intento ad ascoltare il gioco della mia bocca sulle mani. E’ come se avvertissi il tuo sapore, sicché mi tocco ancora, stuzzicando il clitoride che cresce sempre più. Vieni con me tesoro mio, pizzicati, massaggiati, entra con le tue dita proprio lì, dove io passavo la mia lingua, ricordi? Come posso dimenticare?

Io colgo il suo bisogno d’esplodere, lo percepisco nelle mie mani che mi regalano il piacere tanto atteso, lo sento nella sua voce che abbassa i toni, lo sento nel suo respiro che diventa profondo. Vieni amore mio, io sono lì con te, vieni, mentre le mie dita aumentano il ritmo fino a raggiungere il culmine del desiderio. Sento la sua voce chiamarmi, sento invocare il mio nome, lo sento dire ti voglio, prima di lasciarsi andare in un orgasmo poderoso e travolgente. 

Il suo strepito armonioso e affrancato mi giunge dentro, nell’anima, me la scardina, lo sento dentro di me, lo sento sopraggiungere, scivolare verso il basso, mi sento sballottata da brividi irrefrenabili, che senza tentare di trattenere sconvolgono per un istante la mia mente.

In quel preciso frangente non c’è staccionata né transenna né distanza tra noi due, ogni qualvolta veniamo godendo insieme, come se fossimo uniti, eppure entrambi siamo un’atipica, equilibrata, insolita e stravagante rara certezza. 

Di certo, indistruttibile e splendidamente un’autentica garanzia come poche.

{Idraulico anno 1999} 

 

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