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Rebecca cap 9: l’addio al nubilato

By 20 Agosto 2023No Comments

Le settimane si susseguivano tutte uguali dopo la riunione degli alpini, i vari amanti che mi avevano scopata, causa minaccia di denunciarli e mie parole che non avrei mai fatto il bis, non mi avevano più provato a contattare per fini se non lavorativi. Cominciavo un po’ ad annoiarmi. Venne in aiuto a rompere la routine la preparazione deil matrimonio di mio fratello Giacomo. Lui ed io siamo molto legati e lui è il minore dei due. Lui ha 28 anni ed è fidanzato da oltre 10 con Silvia, Si sono conosciuti e messi insieme che lui frequentava il quarto anno delle superiori e lei il secondo. Mio fratello è sempre stato abbastanza imbranato e, da quello che mi ha raccontato, prima di Silvia ha avuto solo un paio di ragazze con cui peraltro ha solo pomiciato.
Pur essendo molto legati quando gli chiedevo di cosa facesse con Silvia, Giacomo è sempre stato molto evanescente nelle risposte. Lei è una tipa molto timida. Se non la conoscessi direi che è la classica gattamorta che all’apparenza è tutta a modino ma poi nel privato un vulcano. Queste però erano solo mie supposizioni. Un paio di mesi prima della data delle nozze Silvia venne da me e mi chiese se potevo organizzare il suo addio al nubilato, nulla di particolare, una cena per 6 ragazze noi comprese ed un dopocena per ere qualcosa e chiacchierare.
Mi feci consigliare da una mia collega che mi disse che in città da un paio di anni c’era un locale che faceva aperitivi e cene che per occasioni come gli addii al celibato e nubilato metteva a disposizione delle salette molto riservate in cui si poteva ridere e scherzare e fare anche dell’altro. Monica, la mia collega, me lo disse strizzandomi l’occhio. Pensai che non ci sarebbe stato nulla di male anche ad andare in un locale con fama peccaminosa tanto i limiti ce li saremmo dati noi.
Comunicai allora a Silvia il programma. Ore 19 aperitivo nella grande sala del ristorante con un numero di amici ed amiche più ampio quindi passaggio nella sala delle feste provate nel retro. Ottenuta l’approvazione della festeggiata chiamai il locale. Mancava circa un mese alla data e purtroppo mi comunicarono che la sala era già prenotata. Chiesi se nei giorni precedenti ci fosse qualche slot libero ma nulla. La sala era prenotata da uomini o donne per tutti i giorni di apertura da li a tre mesi. Mi rassegnai a cecare qualcosa d’altro.
Il caso mi venne in aiuto, parlando della faccenda in ufficio una altra mia collega (Emanuela per tutti Manu) mi disse che era invitata ad un addio proprio per il giorno che avremmo dovuto farlo noi e che poteva darmi il numero della festeggiata per vedere se si riusciva ad organizzarsi magari anticipando noi nell’orario.
Quando mi disse il nome trasalii. Si trattava di Sheila, una mia compagna delle superiori famosa per essersi fatta praticamente tutta la parte maschile della scuola ed anche parte della popolazione femminile. Decisi di approfittare del fatto che la conoscevo anche se ormai la avevo persa di vista incontrandola solo alle cene di classe una volta all’anno.
Sheila quando mi sentì e capì la situazione fu molto gentile e cordiale con una proposta che avrei dovuto riferire alla futura sposa. Lei era disponibile a dividere con noi la sala privata. Una festa unica con qualche persona in più ma con la condivisione delle spese. Avrebbe messo lei “l’intrattenimento”. Non le chiesi cosa intendesse per intrattenimento ma conoscendola bene pensai che minimo ci sarebbero stati degli spogliarellisti. Dato il periodo di astinenza pensai che vedere uno o più maschi dal fisico scultoreo da vicino mi avrebbe fatto piacere ma soprattutto che Silvia timida come era avrebbe ricordato bene il suo addio al nubilato. Parlai con Silvia e le posi la proposta in modo ce fosse molto allettante garantendo che Sheila era molto simpatica e che comunque la sala era abbastanza amia per dividerci in due gruppi qualora lo stare vicini le avesse creato disagio.
Venne la sera della festicciola, nel grande salone degli aperitivi il titolare aveva preparato una zona a noi riservata, c’erano tutte le nostre invitate, una ventina circa ed altrettante di Sheila. Alla serata Silvia si era presentata con quella che per lei doveva essere una mise particolare. Era marzo ed indossava una mini di jeans ed una camicetta bianca, un paio di collant velati neri ed un paio di scarpe con un tacco sottile ma basso sui 6 centimetri. Io invece per “stimolare” l’animazione della seconda parte, mi ero messa particolarmente in tiro. Indossavo un vestitino di stretch nero che lasciava poca immaginazione circa le mie forme e non avevo messo biancheria intima. Il collant con la cucitura che mi ero messa era uno di quelli con apertura in mezzo così la mia patatina era ben arieggiata. L’aperitivo andò molto bene ma Silvia bevve forse più di quello che doveva in considerazione della seconda parte della serata. Alle 21 salutò le amiche e ci ritirammo nella sala a noi dedicata insieme ad altre 4 ragazze sue coetanee. Una era una collega di lavoro e le altre tre erano ex compagne di scuola. La composizione era molto eterogenea, dai pantaloni comodi di lana ad una minigonna inguinale da ultimo dell’anno. Sheila invece dopo l’aperitivo andò in bagno a cambiarsi e ci raggiunse, con le sue 4 inviate tutte vestite alla stessa maniera. Un miniabito ognuna di un colore diverso con scarpe in tinta, Sheila lo aveva bianco e sulla testa un velo da sposa. Entrando porse a Silvia che la aveva conosciuta n velo come il suo. “Così chi farà l’intrattenimento non potrà sbagliarsi su chi sono le festeggiate” disse strizzandomi un occhio.
Silvia mi guardò e mi disse che la mia compagna era oltre che gentile veramente molto simpatica. Non le dissi nulla anche se sapevo bene dove sarebbe andata a finire la festa.
La cena fu molto piacevole ed a base di pesce accompagnato vino bianco fresco. Questo diede il colpo di grazia a Silvia che pur non stando male cominciò a ridere come una matta ad ogni battuta e doppio senso che la compagnia esprimeva. Alle 23 si sentì un colpo di ging, i dessert erano già stati serviti e Silvia pensò che fosse il segnale che la serata era finista, mi guardò un po’ delusa dicendomi che sperava in qualcosa di più trasgressivo. Non fece in tempo a finire la frase che le luci si abbassarono ed un riflettore si accese nel centro di un piccolo palco presente nella stanza. Comparvero 4 ragazzi vestiti da operati con la salopette ed il casco oltre ad un paio di occhialoni da sole e cominciarono a ballare sulle note di pezzi disco. Sotto la salopette i quattro non indossavano maglie ed i pettorali erano in bella vista. Silvia trasalì all’accensione della luce, Sheila si sedette accanto a lei. Al termine del primo ballo mentre cominciava una seconda canzone un po’ più lenta, due dei fustacchioni si avvicinarono alle due festeggiate e le presero fra le braccia per ballare con loro. Sheila ovviamente era preparata e non fece alcun tipo di resistenza mentre Silvia, nonostante l’alcool, fece un po’ la timida e solo dopo che le feci ampi gesti si abbandonò alle note ed alle muscolose braccia del ballerino. Ovviamente i due professionisti facevano il loro lavoro ed il ballo era una mimica di un atto sessuale. I due si strusciavano sulle ragazze e mentre Sheila contraccambiava, Silvia era quasi buffa nel tentare di scappare. I due maschi a metà ballo si scambiarono le ragazze ed il secondo era un po’ meno invasivo per Silvia che così si rilassò un attimo. Seguirono altri bicchieri di alcolici e balli fino a quando a mezzanotte i ragazzi si riunirono sul palco e partì la musica per il loro spogliarello. In breve si tolsero la salopette restando con scarponcini da lavoro ed uno slip che dire striminzito era poco e che faceva capire che la natura era stata generosa con loro nelle dimensioni dell’organo sessuale. Le luci stroboscopiche mascheravano un pochino ma mi accorsi che Silvia era rimasta rapita da questo balletto. Le porsi un bicchiere di prosecco fresco che ingollò tutto in un fiato. Forse fu questo il colpo decisivo alla sua riottosità. I 4 vennero verso le due ragazze e le presero ognuno per una mano portandole sul palco e ballando allegramente con loro ancora simulando atti sessuali pur senza stragli troppo appiccicati. Sheila non perdeva occasione per strofinarsi e strofinare i loro membri che nel frattempo avevano raggiunto una erezione notevole e facevano capolino con parte o tutta la cappella dagli slip. I 4 ragazzi poi si misero due a due uno davanti ed uno dietro le festeggiate stringendole in un sandwich il tutto fra i gridolini e gli incitamenti delle amiche.
Finì anche il pezzo e i 4 spogliarellisti riportarono le ragazze alle loro sedie e si prepararono per il gran finale. Nuovo pezzo musicale ed uno ad uno gli slip caddero a erra. Le luci basse e stroboscopiche facevano intuire più che vedere ma personalmente mi ero bagnata. Mi era venuta voglia ma non potevo certo passare davanti alle festeggiate inoltre c’erano ancora troppi occhi indiscreti che avrebbero potuto riportare comportamenti adulterini. Il termine della musica vide i 4 ragazzi riportare ai divanetti le due festeggiate e ritirarsi sul retro dopo aver raccolto le loro cose. Le invitate salutarono le festeggiate prendendole un po’ in giro per come si erano lasciate scappare tutto quel ben di Dio e se ne andarono. Restarono solo Sheila Silvia io e la testimone di nozze di Sheila, Natasha anche lei aveva frequentato la scuola dove avevamo studiato Sheila ed io e pure lei era stata molto popolare fra i ragazzi.
Si accesero le luci e trovai Silvia un po’ persa tra i fumi dell’alcool. Sheila rivolta a Silvia e me esordì così: “se volete i 4 ragazzi sono disponibili per una sessione straordinaria, sono d’accordo con il padrone del locale che se vogliamo possiamo restare qui ancora un paio d’ore, vi unite a noi o ce li lasciate tutti e 4?”
Avvenne qualcosa che non mi aspettavo Silvia rispose a Sheila: “non mi è mai capitato nella vita un ragazzo così figo, non dico di baciarlo ma nemmeno di conoscerlo direttamente e credo che sia una occasione imperdibile però io sono vergine e tale voglio arrivare a domani per Giacomo. Se va bene così andiamo!”. Sheila trasalì, non conosceva più ragazze vergini e fu sorpresa ma chiamò i ragazzi, abbassarono le luci quel tanto da non dare fastidio ed i 4 uscirono completamente nudi. I loro cazzi erano barzotti.
Sheila con grande altruismo disse a Silvia di scegliere i due che preferiva spiegando nel frattempo ai 4 che la figa della mia futura cognata era offlimits e che, vista la virtù della ragazza, in qualsiasi momento avesse cambiato idea avrebbero dovuto fermarsi. I quattro fecero cenno di aver capito perfettamente e mentre Silvia indicava l’indiano e l’africano come scelti per noi io cominciai a pregustare una scopata coi fiocchi; Silvia aveva la priorità ma ero certa che ci sarebbe stato qualcosa anche per me. Silvia prese per mano il ragazzo di colore che si sedette sul divanetto vicino e lei e cominciò a baciarlo mentre con la mano gli carezzava il cazzo che cominciava a crescere. L’indiano si sedette vicino a me e lo baciai subito mettendo la sua mano fra le mie cosce che erano prone a ricevere ben altro. Presi poi a massaggiargli l’uccello che sebbene non grosso come quello del ragazzo di colore era comunque oltre i 20 cm di lunghezza con un buon diametro. Sul divano di fianco Sheila e Natasha avevano già preso contatto orale con i due cazzi rimasti. Li baciavano messi vicini ed intanto slinguazzavano fra di loro. Persi di vista l’atro divano concentrandomi sull’arnese che avevo davanti. Smisi di limonare col ragazzo indicandogli che la ia patatina aveva bisogno di cure e lui le si dedicò con tanto entusiasmo. Silvia intanto aveva fatto intostare completamente il cazzo del suo maschio ed aveva inziato a succhiarlo e leccarlo. Si vedeva che non aveva una gran tecnica per mancanza di esperienza e che era molto irruenta ma il ragazzo con estrema dolcezza le disse come fae per far rendere al meglio il lavoro della sua bocca. La guidò ed in breve il pompino che Silvia stava facendo diventò quello che ogni uomo avrebbe gradito. A quel punto il ragazzo si staccò dalla sua bocca la mise ben seduta allargandole le cosce ed inizò a baciarla e leccala con delicatezza strappandole fin da subito una lunga serie di gemiti e mugolii. Anche in questo caso sembrava che Silvia non avesse mai o quasi mai subito questo tipo di trattamento. Venne rumorosamente mentre nel frattempo il cazzo del mio maschio aveva cominciato a trapanarmi per bene alla pecorina. Le sue mani mi tenevano i fianchi e non si risparmiava nei colpi dati con una certa energia. Ogni tanto estraeva completamente il suo cazzo, lo strofinava anche sul buco posteriore lubrificandolo per bene. Era chiaro l’intento di fottermi anche nel culo e la cosa non mi preoccupava. Avevo preso cazzi ben più grossi e mi era piaciuto per cui non solo non lo dissuadevo ma mi muovevo in modo da facilitarlo.
Silvia, dopo essere venuta e mentre il mio ragazzo aveva capito l’antifona ed aveva ben piantato la cappella nel mio culo, disse al suo amico di colore di riservarle lo stesso trattamento che stavo ricevendo io. Però, la piccola verginella aveva la stoffa della vacca pensai. Pensai anche a mio fratello destinato o a divertirsi tanto se la avesse seguita, o a diventare cornuto seriale come mio marito. Volevo tanto ben a Fortunato e mi sarebbe piaciuto parecchio che quel trattamento me lo riservasse lui ma, nonostante avessi provato a più riprese a farglielo capire, non mi aveva mai seguito su questa strada. Lo tradivo saltuariamente e solo per sesso, non avevo mai dato una seconda chance di scoparmi ai maschi che mi ero fatta in modo da evitare qualsiasi implicazione sentimentale ma il mio corpo mi chiedeva sesso . Era un modo per giustificarmi? Si lo era ma il sesso che avevo scoperto come attività ludica era arrivato solo dopo il matrimonio. Continuavo ad amare mio marito anche se il mio corpo ogni tanto aveva bisogno di qualche distrazione. Mentre pensavo queste cose il ragazzo affondò il suo cazzo nel mio culo fino in fondo. Un leggero bruciore seguito da una ondata di calore mi prese. Il ragazzo ci sapeva fare, con una mano mi titillava il clitoride e di tanto in tanto mi pizzicava i capezzoli aggiungendo ulteriori stimoli e motivi di godimento. Venni dopo 5 minuti fu un orgasmo strano clitorideo ed anale al tempo stesso non ne avevo mai provato così ed era sato gradevole. Il ragazzo però non accennava a venire. Alzai lo sguardo e vidi Silvia impalata sul cazzo del ragazzo di colore che gli dava le spalle e le sue mani nere sui suoi seni candidi facevano un contrasto molto forte. Silvia aveva ricominciato a godere anche con un cazzo di dimensioni notevoli ben piazzato nel culo. Lo cavalcava con maestria, aveva imparato solo allora o con o senza mio fratello lei praticava già sesso anale?
Curiosità che avrei provato a togliermi in seguito, io mi stavo quasi calmando ma sentii la cappella dell’uomo col cazzo ben piantato nel mio culo, ingrossarsi. Stava finalmente per venire. Estrasse l’uccello dal mio ano e fece una copiosa sborrata sulla mia schiena. Il fatto di non essere più così presa mi consentiva di guardarmi un po’ in giro. Sheila era presa in un sandwich fra i due cazzi e la sua amica era a cosce aperte sulla faccia del ragazzo che stava sotto. Dai versi che emettevano anche loro erano prossimi a raggiungere l’orgasmo. Il primo fu il ragazzo col cazzo piantato nel culo si Sheila che sborrò sulla sua schiena mentre anche la donna cominciava ad emettere inconfondibili versi orgasmici. Quando anche lei ebbe terminato non potè sfilarsi perché l’uomo che era sotto la tratteneva con le sue manone. Venne poi la sua amica ed infine, proprio mentre anche Silvia ed il nero cominciavano ad alzare il rumore del loro piacere, l’uomo sotto Silvia si sfilò e si alzò in piedi, la prese con una mano e la fece inginocchiare davanti a sé mentre con l’altra si segava. Eruttò un numero impressionante di schizzi che riempirono volto e seno di Sheila. In pratica una maschera di bellezza. Quando il ragazzo di colore ebbe completato il suo “trattamento di bellezza” Natasha e Sheila gli ripulirono per bene il cazzo poi vidi Natasha e Sheila limonare con la prima che ripulì per bene il volto dell’amica passandole poi con la lingua parte dello sperma che aveva raccolto dal suo viso e dal suo seno.
“Non si fa mancare nulla” pensai di Sheila. Mentre le due ragazze stavano limonando ecco che anche Silvia ed il ragazzo di colore raggiunsero l’orgasmo. Lei si sfilò e si fece sborrare addosso come aveva fatto Sheila quindi mi guardò fiduciosa. Non ero usa a limonare con le ragazze anche se qualche volta la curiosità la avevo avuta. In quella circostanza, sorpresa ancora di più dalla nuova o nascosta troiaggine di quella che sarebbe diventata mia cognata, non ebbi dubbi, mi avvicinai a lei e con la lingua pomiciammo come due adolescenti scambiandoci la sborra che toglievo dal suo volto e le passavo. Lei intanto allungò la mano sul mio grilletto e lo massaggiava dolcemente. Ci sapeva fare terribilmente ed un’onda di calore cominciò a prendermi. Le ricambiai il favore strizzandole anche i capezzoli, emise un paio di lamenti seguiti da gemiti. Andammo avanti così per 5 minuti prima di passare ad un 69 saffico che fece salire di livello il mio piacere. Andammo avanti un bel po’. Con la coda dell’occhio vidi che anche Sheila e Natasha erano intente alla stessa pratica e vidi due dei ragazzi che si avvicinavano a loro con i cazzi semi duri con la speranza di inserirsi fra le due donne. Sheila fece segno con la mano di andarsene ed i ragazzi di spostarono verso di noi. Silvia fece altrettanto e se ne andarono. Libere da distrazioni esterne ci concentrammo tutte e 4 ognuna sulla micina della ragazza che aveva addosso. Ci rotolammo sottosopra un paio di volte scambiando la posizione. Ed infine nel breve giro di un paio di minuti tutte e 4 avemmo un orgasmo. Il mio fu meno potente dei precedenti ma molto lungo e dolce. Avevo aperto il mio orizzonte ad un nuovo livello sessuale e non mi era dispiaciuto. Quando ci fummo tutte calmate Sharon, che evidentemente conosceva bene il posto, ci indicò dove c’era un bagno con le docce, da una borsa che comparse improvvisamente estrasse 4 paia di ciabatte e 4 teli di spugna oltre ad un flacone di doccia shampoo. Tutte e 4 eravamo impiastricciate, tornare a casa pulendosi alla bene e meglio senza usare detergenti o lavarsi per bene con la certezza poi di essere profumata e mettere dei dubbi a Fortunato. Le altre tre evidentemente non avevano dubbi ed entrarono nel bagno che aveva giusto 4 docce in fila come negli spogliatoi delle palestre ma senza i muretti di separazione. Natasha Sheila e Silvia si infilarono sotto la doccia lavandosi e baciandosi sotto l’acqua corrente mi invitavano a raggiungerle ed io morivo dalla voglia di farlo.
“Niente sapone per me, devo tornare a casa da Fortunato e non voglio diventi sospettoso” Le altre tre furono ben liete di accogliermi anche senza il detergente. Ognuna slinguazzò con le altre mentre ci si massaggiava il corpo per pulirlo dai residui indugiando molto più di quanto sarebbe stato sufficiente per pulirsi. Non avemmo orgasmi, era più un gioco che un tentativo di attività sessuale. Restammo in doccia per circa 15 minuti poi ci asciugammo. C’erano dei phon a parete ed ance i capelli, seppure scarmigliati, tornarono ad essere pronti per uscire. Ci rivestimmo e salutammo. Ringraziammo Sharon per il bel regalo e lei ci rispose calorosamente strizzando l’occhio dicendo “Quando volete fare il bis noi siamo disponibili”.
Silvia ed io salimmo in auto e mentre lei mi accompagnava a casa le dissi che avremmo dovuto parlare di quello che era successo. Lei mi rispose che per lei non era successo nulla, che la serata era stata divertente e che c’era un’altra sposa che aveva invitato degli stripper. Tutto l^ quella era la versione ufficiale. Per il resto era troppo stanca per pensarci e che dopo il ritorno dal viaggio di nozze avremmo avuto tutto il tempo per approfondire. Eravamo arrivate ed erano le 2 del mattino. La salutai e salii in casa. Fortunato dormiva, andai in bagno e ci stetti facendo scorrere l’acqua per qualche minuto per non creare sospetti. Mi infilai a letto e lui allungò la mano. “Domani mattina, ora è tardi” fu la mia risposta. Mi addormentai in un paio di minuti con la sua mano che carezzava una delle mie.

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