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“Ciao Luca”, mi giro ed ho un tuffo al cuore. Balbetto un “ciao Roberta”.
Non la vedevo dall’ultimo anno di liceo, pure avendo la stessa età io ero una classe avanti perché andato a scuola un anno prima. Un mio compagno di classe aveva il fratello di un anno più giovane in classe con lei e vedendola nell’intervallo fin dall’inizio mi era piaciuta. Io, quattordicenne imbranato che avevo al massimo baciato sulla bocca e senza lingua, ogni volta che la vedevo diventavo rosso. Poi, grazie al fratello del mio compagno di classe, la avevo conosciuta e ad una festa di compleanno a cui eravamo stati invitati entrambi, facendomi forza le avevo chiesto di ballare. Erano i tempi in cui quando chiedevi ad una ragazza di ballare si stava a distanza di braccio, solo le coppie ballavano appiccicate strette. Lei, in quel primo ballo mi aveva stretto e baciato. Io imbarazzatissimo avevo cercato di capire cosa fare poi, al termine del lento, eravamo andati a sederci su un divanetto della discoteca dove la festa era stata organizzata. Li avevamo chiacchierato con lei che mandava segni inequivocabili che voleva pomiciare ed io imbranato cosmico che non li recepivo.
Due volte la settimana entrambi ci fermavamo a scuola per delle ore al pomeriggio, andavamo a mangiare un panino velocemente poi col motorino la portavo per vie per nulla trafficate, la abbracciavo ma di baci, data la mia incapacità, pochi.
Alla fine, dopo 20 giorni di ritrosia, si era stufata e mi aveva mollato. Io ero rimasto cotto marcio per qualche mese poi la vita era continuata. Vederla baciare altri meno timidi di me durante le feste mi aveva dato fastidio per un po’ poi il tempo, grande medicina, aveva fatto il suo corso.
In epoca social mi era venuta la curiosità di vedere se la trovavo ma i tentativi erano andati a vuoto, avevo anche pensato di chiedere il contatto tramite il fratello del mio compagno di classe ma mi sembrava troppo spudorata.
Ero a eccomi qui, lei si avvicina e mi bacia sulla guancia come si fa con un vecchio amico.
Mi esce un banale “quanto tempo” poi la persona che è con lei e che conosco pure io “vi conoscete allora”.
“Si abbiamo frequentato lo stesso liceo” dice lei.
“Poi quando ho fatto la maturità ci siamo persi di vista, sono quasi 40 anni che non ci vediamo!” rispondo.
“Veramente un caso fortuito” aggiunge il suo accompagnatore.
Sento la gelosia riesplodere però vedo che non sembrano particolarmente intimi, lui pare uno che ci sta provando ma nemmeno con molto successo.
Saluto e torno dagli amici che mi hanno invitato al vernissage.
Le circostanze mi hanno portato via dalla mia città natale e sono tornato a viverci da qualche mese riallacciando frequentazioni scolastiche. Me ne ero andato per fare l’università poi mi ero sposato ed andato a vivere in altra città,
La fine del mio matrimonio mi aveva indotto a tornare a “casa”, grande tifoso della squadra locale tornavo a “casa” qualche volto per vedere le partite casalinghe e per venire a trovare i miei poi l’avvento delle partite in tv e la scomparsa dei genitori aveva diradato i ritorni che erano perlopiù legati alla gestione del loro appartamento. Non avevo mai voluto venderlo, non so come mai ed era stata una fortuna perché dopo la rottura con mia moglie avevo trovato un luogo dove andare. Per mia fortuna l’appartamento si era liberato dagli inquilini poco prima che mia moglie mi lasciasse.
Ma torniamo alla festa, ora un po’ meno imbranato voglio però evitare di apparire troppo lumacone.
Avvicinandomi a lei ho anche sentito il suo profumo, lo stesso di quando era ragazza Patchouli, me lo ricordo bene, ogni volta (non molte in verità, il profumo era passato di moda) che lo sentivo avvolgere una donna ne restavo almeno un po’ affascinato indipendentemente dall’aspetto fisico o dall’età.
Mentre il suo accompagnatore è distratto, va verso il bagno e mi fa un impercettibile gesto di seguirla. Mi stacco subito dai miei amici. Non è cambiato nulla in 40 anni.
Arriviamo vicino ai bagni insieme, ce ne è uno libero, lei entra e mi prende per mano tirandomi dentro.
Li esplode la passione, stavolta sono all’altezza e sono io a spingerla verso la parete, a metterle la lingua in bocca prontamente ricambiato. Lei mi mette la mano sul pube ed in pochi secondi li sotto succede il finimondo. Ricambio mettendole la mano sotto la gonna, ha una mutandina di pizzo, la scosto e col dito sono sul clitoride che reagisce immediatamente e mentre ci baciamo lei ansima per il trattamento poi mi spinge via, si accovaccia, mi apre i pantaloni e lo prende in bocca. E’ un pompino violento, ruvido ma il profumo di lei ed il piacere della sorpresa mi farebbero sopportare qualsiasi trattamento.
Poi si rialza, mette una gamba sulla tazza e mi chiede di scoparla.
Non aspettavo altro, le sollevo la gonna, scosto lo slippino e la infilo pompandola con veemenza, il mio cazzo le scivola dentro in un attimo, è bagnata ed inizia a mugolare sempre più forte. Le tappo la bocca con la mano. Lei dopo 5 minuti si inarca in quello che immagino sia un orgasmo che dura una ventina di secondi poi mi spinge fuori, si riabbassa e me lo prende in bocca. Mi spompina con una bravura che raramente ho provato, sicuramente la componente psicologica ha il suo peso e le sborro in bocca un quantitativo si sperma per me inusuale. Non fa una piega ingoia tutto quindi mi dice: “esci per favore che devo fare pipì”.
Apro uno spiraglio, nel bagno non c’è nessuno mi chiudo i pantaloni, lavo le mani e mentre sto per uscire ecco che compare sulla porta l’accompagnatore di Roberta.
Prova ad entrare in bagno ma la porta è chiusa, mi domanda chi ci sia e quando gli rispondo Roberta sulla sua faccia compare una espressione di disappunto. Se non ha capito cosa è successo, poco ci manca.
Mi dispiace per Roberta ma l’euforia che si è impossessata di me mi tiene il morale alto e sorrido all’uomo mentre esco.
Mi fermo fuori dall’antibagno, sento la porta del bagno aprirsi e lui che le chiede cosa ci faceva in bagno con me. Lei gli risponde che è un caso e che infatti non ci ha trovato insieme e che comunque non sono fatti suoi visto che non stanno insieme. Dice queste cose con una intonazione carica, quasi arrabbiata.
Sento che stanno per uscire e mi allontano, Roberta mi si avvicina, seguita da lui e mi dice: “hai un posto in auto per riportarmi a casa, XXXXXX mi ha proprio rotto le scatole”. Mentre dice queste parole a voce alta in modo che XXXXXX senta, si gira verso di lui con uno sguardo irato.
Le rispondo affermativamente ed allora lei mi chiede se posso portarla a casa subito. Saluto con un cenno gli amici con cui sono venuto.
Usciamo insieme, senza tenerci per mano o a braccetto, come due amici insomma.
“Grazie, mi hai salvato. XXXXXX mi si è attaccato come una cozza, lo avevo rimbalzato un sacco di volte poi ha saputo che venivo a questo vernissage e mi ha incastrato per darmi un passaggio. Ci sta provando da mesi e non la capisce, forse stasera se ne farà una ragione.
Il tutto come se dentro quel bagno non fosse successo nulla.
In auto chiacchieriamo degli ultimi 40 anni, arrivati sotto casa sua mi chiede se voglio salire a bere qualcosa. Da come avevamo chiacchierato senza alcuna allusione a quanto successo prima, non ci contavo proprio.
Ovviamente le rispondo di sì. In ascensore mi avvicino e la bacio sulla bocca che però non apre quindi, vedendolo come un rifiuto, mi stacco subito.
E lei mi stupisce, si toglie lo slippino e me lo mette nella tasca destra dei pantaloni dicendomi “così avrai un ricordo, spero bello, della serata”.
Sta giocando con me, inutile che provi a capire quale sarà la mossa successiva, è evidente che vuole guidare lei.
Entrati in casa mi da accomodare sul divano e mi chiede cosa preferisco fra vino bianco birra ed acqua, opto per il vino bianco. Va in cucina e torna con due calici di vino porgendomene uno, poi si siede di fianco a me e facciamo un brindisi: “a due amici ritrovati” è il suo inciso.
Beviamo poi lei si alza e si mette su una poltrona di fronte al divano, è più alta e lei si siede ed accavalla lentamente le gambe. Mi sembra di essere in “basic instinct” spero che lei non sia una pazza, visto come sta gestendo la serata.
Dopo un paio di accavallamenti con la gonna che risale sempre di più seguiti con me con molta attenzione e la bocca secca nonostante il vino, allarga le gambe e mi fa segno con l’indice di avvicinarmi: “che ne diresti di ricambiare il pompino che ti ho fatto alla mostra?”.
Non aspettavo altro. Mi inginocchio davanti a lei e comincio a baciarle le cosce risalendo mentre col pollice inizia a carezzarle in modo deciso il clitoride pizzicandolo anche fra pollice ed indice. Sento che gradisce e che si sta mordendo un labbro. La sua passera è depilata in modo da lasciare le grandi labbra completamente scoperte. Inizio ad affondare la lingua come fosse un piccolo cazzo e le mani passano sotto il sedere che palpeggio con piacere. Nonostante l’età è ancora bello sodo, genetica o palestra è lo strano pensiero che per un attimo mi passa per la mente. Sento la sua mano che spinge la mia testa contro il suo sesso, quasi soffoco visto che chiude anche le gambe in una morsa forte.
Resisto, è allo stesso tempo un paradiso per il piacere di leccarla ed un inferno per come mi trattiene ma mi piace troppo per cedere. Lei comincia a mollare un po’ con le gambe ed inizia a gemere.
L’orgasmo è prolungato, dura un minuto circa in cui non mi stacco e cerco anche di accelerare il ritmo delle slinguate, lei sembra gradire sempre di più.
Capisco che devo smettere quando la sua mano si allontana dalla mia nuca, faccio per alzarmi e lei si china, facendo un rumore come di un brivido, mi bacia sulla bocca. Io le lascio tutto lo spazio che vuole, ci alziamo attaccati ed abbracciati. Mi mette le mani sul sedere e mi tasta con fare voluttuoso, ricambio ed anche lei sembra gradire, poi si stacca, mi prende per mano e mi porta in camera da letto.
CI spogliamo a vicenda e completamente nudi ci buttiamo sul letto. Siamo sul fianco uno di fronte all’altro e ci baciamo lungamente mentre le nostre mani carezzano il corpo dell’altro.
Il cazzo mi è tornato di pietra, mi avvicino a lei che alza la gamba per favorirne l’ingresso.
E’ ancora abbastanza scivolosa, la posizione non è di quelle che favoriscono una penetrazione profonda ma è piacevole e complice.
Dopo 5 minuti lei si stacca e si mette alla pecorina, “montami, ti voglio dentro con la stessa foga con cui mi hai scopato in bagno”. Non me lo faccio dire due volte. La posizione è favorevole ed il letto abbastanza rigido mi aggrappo alle sue tette delle seconda misura pizzicandole i capezzoli, non gradisce molto ma non mi chiede di smettere, per cui vado avanti trasformando i pizzicotti in titillamenti e questa volta sembra le piaccia. Intanto sono passati 15 minuti da quando abbiamo iniziato. Lei si sfila e mi dice di sdraiarmi.
Mi monta sopra e dà lei il ritmo. Prende le mie mani e le rimette sul suo seno dicendomi di proseguire a farle quello che le stavo facendo prima. Mi cavalca e con una mano si sgrilletta. Sto per venire le chiedo se devo uscire e mi risponde di no. Le scarico in pancia quanto mi è rimasto nelle palle e mentre sto finendo di godere lei inizia a mugolare ancora. E’ qualcosa di più misurato rispetto a prima, quasi sicuramente non è vaginale ma clitorideo. Continua comunque ad andare su è giù fino a che non ha raggiunto il culmine del piacere poi scende e si sdraia di fianco a me baciandomi senza lingua prima sulla bocca e poi sulla guancia.
“Grazie, per avermi tolto XXXXXX dalle scatole, grazie per gli orgasmi di stasera, grazie per avermi seguito nel gioco, però ora rivestiti e vai pure, però voglio anche io un souvenir, lasciami la tua camicia”.
Mi rivesto mettendomi la leggera giacca di lino senza la camicia. “Mi vuoi dare il tuo numero?” le chiedo.
“Non sono sicura di volertelo dare, lasciami il tuo; all’ingresso c’è un block-notes scrivilo lì”.
Le lascio il numero anche se non sono convinto che richiamerà. Forse ha solo voluto chiudere un cerchio rimasto aperto per troppi anni, recuperare il suo numero dalla gallerista che ben conosco non sarebbe difficile ma mi sembrerebbe poco opportuno visto che non me lo ha voluto lasciare lei. Mi resta la bella serata e tanti rimpianti per quanto ero stato imbranato da ragazzo poi penso che se fossi stato un po’ più intraprendente quanto successo stasera non sarebbe avvenuto.
Chissà se mi chiamerà!

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