Lorenzo teneva il cellulare in mano il cinguettio dell’IPhone, regalo dei suoi genitori per la maturità, lo avvisava dei messaggi da più contatti, gli amici che gli auguravano un in bocca al lupo per la nuova esperienza, la madre che rinnovava le raccomandazioni a non disturbare troppo gli zii e comportarsi per bene e non come a casa, Vanessa, con la quale era rimasto in contatto dopo la settimana libertina passata, che gli dava intanto il benvenuto a Torino in attesa di darglielo in maniera più calda e non ultima la zia che chiedeva a che punto fosse del viaggio e alternava la messaggeria passando da un contatto ad un altro, certo il più interessante era quello con Vanessa che, da abile libertina, invogliava il suo giovane amante inviandogli foto di lei nuda e qualche foto che Marcello fece loro mentre facevano sesso in quelle vacanze che Lorenzo, nei mesi seguenti, ricordava con piacere, rinnovato anche da video chiamate erotiche dove si masturbava in diretta davanti a Vanessa che lo stuzzicava con le sue nudità e le fantasie perverse.
Erano le 11:30, mancava ancora un’oretta scarsa all’arrivo del treno alla stazione di Torino, quando squillò il telefono, era la zia Marta
“Pronto zia!” rispose rapidamente
“Ciao tesoro, volevo sapere se il treno ha avuto intoppi o è in orario, giusto per uscire al momento giusto e non aspettare in stazione, non è una bella zona ultimamente”
“Bhè zia, intoppi non ne ha avuti” guardò lo schermo delle informazioni di viaggio che gli confermava che era in oraio “penso che sia in orario”
“Bene, allora è il caso che si cominci a partire, sai come è tuo zio, se non è in anticipo minimo di un quarto d’ora poi va in ansia ahahah”
“ahahah va bene zia, ci vediamo in stazione”
Misero giù entrambi, Marta si girò e dissi a suo marito, che stava leggendo il giornale sul sofà “tra un’ora arriva, il treno è in orario”
Vittorio abbassò il giornale senza scomporsi troppo, la squadrò dalla testa ai piedi, le sorrise e rimase a guardarla.
“Bhè…che fai rimani li impalato?”
Sorrise ulteriormente e le disse “Vederti vestita così castigata sembra impossibile, pensare che sei quella ninfomane di ieri sera”
“Dai Vittorio smettila” cercò di schernirsi senza successo, dato che le scappò un sorriso divertito. In effetti era la stessa cosa che aveva pensato lei poco prima mentre infilava quella camicia anonima floreale assieme a pantaloni neri larghi, sandali senza tacco, un filo di trucco giusto per ricordare che era donna, senza considerare l’intimo, aveva scelto degli slip coprenti oltre ad un reggiseno imbottito che nascondeva le vere forme delle mammelle.
“Bhè…forse dico il falso?” replicò Vittorio alzandosi dal sofà
“No tesoro, no, l’ho pensato pure io” si avvicinò al marito e lo baciò sulle labbra con affetto “ora però andiamo, sennò ti stressi per il parcheggio, sai che a Porta Nuova non se ne trovano facilmente nemmeno a pagamento”
“Si forse è meglio che andiamo” prendendo la giacca di lino che si mise prima di uscire.
Il tragitto da casa a Porta Nuova lo si percorre in una mezzoretta poco più, ma in effetti il rischio di qualche intoppo per strada, o anche il solo parcheggio, faceva propendere Vittorio ad una partenza anticipata, come del resto ha d’abitudine tutte le mattine per andare in ufficio, la loro villetta nei pressi di Rivalta ha quelle caratteristiche di essere in campagna, ma allo stesso tempo vicina a tutte le comodità della città.
Si misero in auto e mentre guidava Vittorio chiese a Marta “Ma Lorenzo ha la patente A?”
“non saprei, perchè^”
“Bhè avesse la patente gli darei volentieri il cagiva che ho in garage, per lo meno non deve usare i mezzi pubblici per andare in facoltà”
“Lo sai che nei giorni scorsi avevo anche io il solito pensiero? Certo siamo serviti bene con i mezzi pubblici, ma con un mezzo proprio farebbe meglio i suoi comodi, speriamo ce l’abbia quindi, è un pensiero carino il tuo” Marta si girò verso suo marito e gli sorrise grata
“Se poi non ce l’ha gliela faccio prendere io, possibile che non vada in moto?”
“Sai come è mia sorella, timorosa, dubito che abbia mai messo il sedere su di uno scooter mio nipote”
“Poco male, ci penserò io” rispose con un sorriso “del resto non abbiamo figli, tuo nipote ho voglia di viziarlo un po’ come fosse un figlio”
“Ma Vittorio, che ti salta in mente”
“Bhè che c’è di male scusa”
“In tutti questi anni mai ti sei interessato a lui, ora vuoi viziarlo”
“Bhè, vediamo il lato pratico allora, se ha un mezzo di trasporto, magari rompe meno i coglioni ahahahah” disse con la sua solita vena ironica
“Ma sei veramente fuori di testa te sai?”
“Comunque stiamo facendo i conti senza l’oste, bisogna parlarne con i suoi genitori”
“Ma figurati, se voglio glielo do, gli pago l’autoscuola, l’assicurazione e gli do pure 100 euro la settimana, ha 19 anni, deve essere indipendente, primo e secondo, ripeto, in questa maniera avremo anche meno rompimenti di coglioni”.
Affrontarono l’argomento mentre si avvicinavano alla stazione, trovarono parcheggio piuttosto vicino alla stazione.
Nonostante fosse fine settembre, la temperatura era ancora piuttosto calda e Lorenzo avvertì la differenza tra l’aria condizionata del treno e quella dell’aria appena sceso; aveva uno zaino, una valigia capiente e il laptop a tracolla, i pantaloni corti con tasconi e la t-shirt mitigavano un po’ il fastidio dell’aria calda di mezza giornata, poi carico in quella maniera. Si incamminò verso la testa del binario dove ad attenderlo c’erano i suoi zii, Marta appena lo vide iniziò a sbracciare e saltellare per farsi notare, Lorenzo, appena la vide, sorrise e rispose ai gesti di sua zia con un braccio alzato.
“Eccolo il mio ometto” gli disse Marta appena uscì dal binario
“Ciao zia!” lasciò la valigia e abbracciò la donna che con fare materno lo accolse, staccatosi da lei sorrise a suo zio salutandolo “ciao zio Vittorio” dedicando anche a lui un abbraccio anche se molto meno caloroso di quello dato e ricevuto da Marta.
“Ciao ragazzo! Fatto buon viaggio?” prendendogli poi la valigia e sgravandolo dal peso di un bagaglio.
“Si dai, fortunatamente l’aria condizionata funzionava, non c’è stato ritardo quindi tutto in regola”
Erano passati due anni dall’ultima volta che si erano visti, il volto di Lorenzo si era ulteriormente modificato iniziando ad avere una sembianza più da uomo e meno da ragazzo, qualche centimetro in più d’altezza, ma soprattutto un corpo più definito dovuto all’allenamento di pallanuoto che svolgeva nella squadra del paese.
“Allora ragazzo, hai iniziato a farti la barba?” lo prese in giro lo zio mentre si incamminarono verso l’uscita
“ahahah si zio, non ne ho molta, ma si ho iniziato con più frequenza da un paio d’anni, mamma mia che fastidio”
Vittorio gli replicò “è la croce che noi maschietti dobbiamo portare e dimmi giochi sempre a pallanuoto?”
“Si zio sempre, ho anche dato un’occhiata, ho visto che in zona vostra purtroppo non ci sono squadre, magari o cambio sport o farò solo qualche vasca tre volte la settimana”
Vittorio colse la palla al balzo “Scusa ma tu hai la patente A?”
“No zio, ho preso la B a marzo, ma perché?”
“No no niente era una mia idea, ma ne parleremo meglio più avanti”
Si intromise Marta “Si meglio, ma piuttosto, come sta tua madre?”
Camminarono quei 10 minuti sino alla macchina parlando della famiglia di Lorenzo, di cosa stesse accadendo da quelle parte aggiornando, per quel che sapeva, delle novità delle amiche di infazia della zia e così fino a casa per i restanti 40 minuti di auto.
Giunti a casa scaricarono i bagagli di Lorenzo entraroni in casa, lui l’aveva vista per la prima ed ultima volta 5 anni prima quando con i suoi genitori passarono una settimana ospite dagli zii in agosto, ricordava del piano terra con quel doppio salone, una parte adibita a sala da pranzo, quella grande cucina, dove abitualmente Marta e Vittorio mangiavano quando sono soli,le scale che li portavano su nelle camere, tre ampie camere con altrettanti bagni e un piccolo studio oltre alla mansarda dove aveva dormito lui quei 5 anni precedenti. Ma la parte che preferiva, per i ricordi che aveva Lorenzo di quella casa, era il seminterrato; ci arrivavi da delle scale accanto all’ingresso e portavano in una tavernetta bella ampia, che ricalcava sostanzialmente la zona del salone doppio, con camino e un biliardo datato che lo zio acquistò appena tornati a vivere li, un bagno adibito a lavanderia e il passaggio al garage che poteva contenere un’auto grande come la Stelvio che possedeva Vittorio e, in un angolo, un vecchio cagiva 125 enduro residuato della adolescenza dello zio, con il quale aveva percorso diversi km specie quando da appena 18enne fece le sue prime vacanze in tenda.
Entrati in casa Marta disse a Lorenzo e suo marito di portare i bagagli in camera e di scendere che il pranzo era pronto. Data la serata precedente, si era svegliata tardi e non aveva preparato niente di che se non melone e prosciutto crudo accompagnati da quei grissini fini e friabili che Lorenzo amava.
Seduti a tavola continuarono a parlare, questa volta incentrandosi su come il ragazzo avesse pensato di organizzarsi in queste due settimane che precedevano l’inizio dell’università.
“Intanto ancora grazie per l’ospitalità, spero di trovare un alloggio in centro in modo tale che possa interferire meno nella vostra vita, vi sono capitato tra capo e collo così e mi dispiace”
“Non lo dire nemmeno” iniziò replicando Marta “lo sai che sei il ben venuto, non disturbi e per noi puoi rimanere anche tutta la durata dell’università”
“Ma no zia dai, non voglio essere d’impiccio, anche io magari posso essere più libero senza dovervi disturbare magari quando torno tardi la sera, voi non siete abituati ad avere gente che va e viene in casa, quindi in queste due settimane, oltre a capire quale sarà l’autobus più veloce per la facoltà, girerò qualche agenzia per vedere appartamenti o affittacamere, sperando che non ci spennino ahahah”
Intervenne Vittorio “Penso che tu sia libero di fare ciò che ritieni più giusto per te, per quanto ci riguarda stai sereno, ovvio che la convivenza con chi non si conosce può essere fastidiosa, non lo nego, ma siamo tutti adulti, se ognuno sa rispettare gli spazi altrui non vedo il problema di averti con noi anche per un periodo più prolungato di quello che speri”
“Certo zio lo so e proprio per questo mi domando, se una sera torno alle 4 di mattina, immagino che non sarete felici”
“Dipende, se torni e fai confusione, certo che no, specie se poi mi devo alzare per andare a lavoro, ma se torni e non fai confusione, ma ricordati che tua zia ha il sonno leggero” e gli scappò una smorfia ironica
“Oddio, più che altro a me, se devo essere sincera, il pensarti fuori non mi farà star bene, probabilmente finchè non rientri non starò serena” disse seria, poi sorrise sciogliendosi ed aggiunse “ma è normale, hai 19 anni, alla tua età capita anche di tirare tardi, basta non sia un’abitudine” lo ammonì sorridente.
“Appunto, proprio per questo penso sia meglio se trovi una camera, sarò sicuro che non corro il rischio di infastidirvi” sorrise tranquillo convinto di ciò che stava sostenendo.
“Certo Lorenzo, lo capisco e lo condivido” replicò Vittorio “ma finché non trovi ciò che faccia al caso tuo, stai sereno, questa casa ti accoglierà sempre”
“Grazie zio, io posso solo promettervi che non voglio recare disturbo, anzi, poi zia mi spieghi come usare la lavatrice, non vorrai lavarmi le mutande sporche ahahah” rise divertito alla sua verità
“Sciocco, te lo insegno più che volentieri, ma le lavo volentieri stai tranquillo”
“Ma se devi fare qualcosa per me” disse guardandola un po’ vergognoso “bhè o mi insegni a stirare o mi stiri te, perché io proprio…”
Marta si mise a ridere divertita “Stai tranquillo anche stirarti gli abiti non sarà un problema, che vuoi che sia”
Intervenne Vittorio, riproponendo la questione pantente A “Sai cosa pensavo Lore, se tu avessi avuto la patente A ti potevo dare il Cagiva che ho in garage, anche solo per muoverti con più libertà nel tragitto per l’università e per raggingere i tuoi amici quando serve o andare in piscina”
Lorenzo lo guardò sorpreso sorrise amaramente visto che non aveva né pratica di guida di 2 ruote e, di conseguenza, nemmeno la patente A “Zio, hai avuto un’idea bella, ti ringrazio, ma purtroppo non ho la patente, ma peggio, non saprei nemmeno come guidarla”
“In entrambi i casi non ci sarebbero problemi, se vuoi puoi sia provare ad imparare ad usare la moto e quindi prendere la patente A”
“Ma, non saprei” disse perplesso “e se poi dovessi rovinartela? So quanto ci tieni”
“Rischio che ho ponderato e che sono disposto a correre, mi dispiacerebbe più ti facessi male te, per questo, se sei interessato all’idea, io e te bisogna lavorare assieme ed imparare a guidare la moto”
Intervenne Marta “Oddio Vittorio, non so se è una buona idea, si facesse male, o peggio, mia sorella ci ucciderebbe”
“Ma dai Marta, teniamoli sotto una teca di cristallo questi ragazzi, lo sai come la penso, la vita è un rischio, ma va vissuta, certo con criterio, raziocinio, senza correre rischi stupidi ed inutili” e dicendo queste parole le marcò con il tono della voce guardando fisso il nipote.
Passò la giornata, Lorenzo sistemando la sua camera, quella appena sulla destra delle scale, la più distante da camera degli zii, lui avrebbe scelto la mansarda, più ampia come metri quadri, ma consci dei discorsi fatti a tavola, poteva essere più fastidiosa per la coppia nel caso di un rientro a notte fonda per il ragazzo.
Marta facendo la casalinga spiegò l’uso della lavatrice al nipote, Vittorio, dopo 5 anni, decise di rimettere in moto il Cagiva Aletta Rossa non prima di una manutenzione sommaria.



scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
Vedi la tua posta indesiderata
Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...