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011 – La mamma troia

By 17 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevo superato brillantemente l’esame di guida ed i miei, mi avevano regalato uno scooter, mi sembrava di essere il padrone della città, mio padre e mia madre mi raccomandarono di usarlo con prudenza ma, come si fa, quando si è giovani, le raccomandazioni non si ascoltano mai e così avvenne……. Torniamo un attimo indietro….. Il mio nome è Mauro, allora avevo la ‘tipa’ Elisa e assieme a lei andavo spesso nei pressi di una cava abbandonata, attorniata da fitta vegetazione e sopra ad una coperta sistemata in terra, ci mettevamo a limonare. In quel posto tranquillo, in mezzo agli alberi, facevamo le nostre prime esperienze sessuali. I miei primi contatti, con le dita sotto le sue mutandine e lei che da sopra i jeans mi stringeva forte il cazzo duro come il marmo. Poi iniziai a leccarle la figa ‘che emozione la prima volta ‘.lei che respirava con affanno e’..

‘ Mauro come sei bravo, uuummmhhhh mi sento bagnare , continua , continua ahhhhh , mi stai facendo venire’

Alzavo lo sguardo e vedevo i suoi occhi chiusi, in estasi, il suo ventre piatto sobbalzare, contrarsi allo spasimo, la sentivo godere , gemere, percepivo il suo orgasmo sopraggiungere e le parole sgorgavano libere ”

‘ Siiiii, uuummmhhh, Mauriiiiii vengoo , ohhh siiiiiiii, vengooo , ahhh leccami ancoraaa, dai ancoraa , ancoraaa, ti amoooooo’

Poi si rilassava, mi baciava, mi accarezzava dolcemente”.

‘Amore, guarda come ce l’ho duro, me l’hai fatto diventare tu così !’

Io mi mettevo in piedi e lei si inginocchiava sulla coperta davanti a me, me lo prendeva prima in mano e me lo segava un po’, poi la sua bocca si impadroniva del mio cazzo e se lo faceva scivolare fino in gola, come le avevo insegnato io.
La prima volta che la sborra le schizzò inaspettatamente in bocca, quasi la soffocò, lei la sputò in terra respirando a fatica. Poi di volta in volta imparò a fare bene i pompini, arrotolando le labbra attorno alla mia cappella turgida e, quando sentiva il mio pene indurirsi ulteriormente, si preparava agli schizzi e, nel momento che arrivava l’eiaculazione, lei non faceva altro che ingoiare la densa crema che gli donavo, leccandomelo bene, passando il pollice sotto l’uretra, facendo uscire dal meato tutto la mia sborra fino all’ultima goccia leccandola e lasciandomelo estremamente pulito.
Le altre volte con Elisa, furono, da parte sua più sofferte, io le chiedevo di poter entrare nella sua fighetta, e lei era combattuta, il mio cazzo per molte volte fu lì vicino all’ingresso della sua stretta galleria, fremente, vibrante, e poi lei si tirava indietro e si finiva con la solita leccata di figa e relativo pompino. Erano orgasmi inappaganti, sia per lei, sia per me, la voglia rimaneva, eravamo, alla fine, esausti e pure frustrati. Poi un giorno, il mio cellulare squillò e lei’.

‘Ciao Mauri, senti amore, se passi a prendermi con il motorino, e andiamo alla cava, ho una sorpresa per te’

‘Amore, vengo subito, sono da te fra dieci minuti massimo, arrivo, ti amo’

‘Ok amore ti aspetto’

Una rapida doccia e via sul motorino per raggiungerla, quando fummo alla cava, lei semplicemente sistemò la solita coperta e si sdraiò a terra, aprendo le gambe, io iniziai a leccarla, ma dopo pochi attimi lei mi tirò verso l’alto ad invitarmi a smettere, mi posizionai sopra e, finalmente, la penetrai. La sentii gemere, ma non di piacere, era dolore, il suo viso di solito disteso e rilassato era contratto per il dolore intenso che sentiva. Le chiesi se voleva che smettessi, ma lei mi invitò a proseguire. Con estrema cautela, dolcemente facevo scivolare il mio pene dentro la sua vagina e mano a mano che continuavo vedevo i suoi lineamenti rilassarsi ed il suo viso cambiare espressione.
La mia Elisa, godeva, provava piacere””..

‘Piano Mauriii, piano, fai piano che mi piace un casino, è bellissimo, continua amore mio, adesso spingilo in fondo, uuummmhhhhh, siiiiii, vai più veloce adesso, siiiiiii, continuaaaa, ancoraaa, ancoraaaa, uuummmhhhh, ahhhh, ahhh, vengo , vengo, ti amoooooo’

Continuai a stantuffarle la figa sempre più a fondo, sentivo le mie palle sbattere contro le sue natiche, fin quando sentii salire la sborra, mi tolsi appena in tempo e, inginocchiato fra le sue gambe, schizzai come mai mi era successo prima, i primi getti la colpirono sul viso, sui capelli e poi caddero sul suo seno e ancora sul ventre e sui suoi peli pubici, contro i quali io mi pulii il cazzo strusciandovi sopra la cappella. Restammo abbracciati per molto tempo, quella volta esausti ma appagati, ci baciammo innamorati più che mai, le mie mani e le sue perlustrarono i nostri corpi con carezze dolci e delicate, fin quando il sole iniziò tramontare, consigliandoci di riprendere la via del ritorno.

Purtroppo il ritorno fu meno felice dell’andata, in una strada sterrata, un contadino con il trattore, pensò bene di tagliarci la strada, facendoci cadere rovinosamente. Elisa, si rialzò subito con delle piccole escoriazioni ad una mano e nient’altro, mentre io accusavo un forte dolore ad una caviglia e il pube mi doleva per un colpo preso contro la manopola dell’acceleratore. Telefonai a mio padre che venne a recuperarci con la macchina e ci portò al pronto soccorso del vicino ospedale. Diagnosi, dopo i primi accertamenti frattura composta della caviglia. Con relativa ingessatura e contusione nella regione pubica. Fui depilato e mi ordinarono di massaggiare con una crema per far uscire l’ematoma. Elisa fu dimessa immediatamente con alcune medicazioni e qualche cerotto.
Lei, dal giorno dopo veniva a farmi visita in ospedale, mi teneva la mano, mi accarezzava, mi faceva da infermiera, gentile, premurosa, innamorata pazza. Il secondo giorno ricevetti una telefonata di mamma, lei stava viaggiando in treno per raggiungermi, essendosi trovata a mille chilometri di distanza, in visita alla sua mamma che era malata. Tra me e lei intercorrevano diciotto anni esatti essendo io nato, il giorno del suo compleanno numero diciotto . A trentasei anni era da considerarsi una bellissima donna, con tutte le curve al posto giusto, un bel seno, che io indovinavo da sotto i vestiti e qualche volta spiavo dentro le sue abbondanti scollature. Le gambe dritte e sinuose sorreggevano un culo da favola, tondo sporgente, senza ombra di cellulite. Quando la vedevo al mare in spiaggia, la ammiravo e in qualche modo invidiavo mio padre che poteva giocare con quel corpo cosi morbido e chissà cosa fare con lei in quel grande lettone.
Quando, il giorno seguente lei, preoccupatissima, mi raggiunse in ospedale era il pomeriggio di due giorni dopo l’incidente. La rassicurai sulle mie condizioni e le feci vedere la caviglia e il mio pube implume. Lei guardò anche i miei testicoli e li vide di colore viola. Si preoccupò e chiamò il medico di turno. Quando il dottore arrivò gli fece notare le mie palle, gonfie e violacee e lui esaminandomi perbene, diagnosticò un forte ematoma esterno, ma, dopo una attenta palpazione, disse che all’interno tutto era a posto, quindi nessun problema, per un discorso di riproduzione.
Dopo 30 giorni mi tolsero il gesso fisso e mi bloccarono ancora la caviglia con un gesso mobile, tipo fascia elastica, che mi dava modo di muovermi con più autonomia. Mentre per la soluzione del problema ai testicoli la terapia era solo il tempo che passando avrebbe fatto si che il grosso ematoma si assorbisse.
A questo punto mio padre, prese una decisione e disse a mia madre….

“Cara Laura, dobbiamo affittare una casa al mare, così tu e Mauri, potete precedermi e cominciare con le sabbiature, almeno la caviglia, guarisce presto”

La mamma accondiscese e si attivò telefonando all’ente del turismo della riviera, riuscendo di lì a poco tempo, a trovare la casa in affitto e appena fui dimesso dall’ospedale mi ci portò. Elisa mi salutò con tristezza, come se partissi per la guerra in Iraq, io la baciai e la rassicurai, sarei tornato presto e anche guarito.
Per il piede mi avevano raccomandato delle sabbiature e quindi la spiaggia ed il mare erano l’ideale. Giungemmo in loco la sera e dopo avere sistemato i bagagli, sudato e accaldato entrai in bagno e mi buttai sotto la doccia. Anche la mamma ebbe la stessa idea e mi raggiunse in bagno. Lei come aveva fatto altre mille volte, si spogliò per nulla turbata dalla mia presenza e dalla mia nudità. Mi si avvicinò e mi disse’.

‘Fammi vedere sti testicoli se guariscono o no!’

Mi voltai verso di lei e divaricai leggermente le gambe, per dargli modo di prendermi in mano i coglioni, lei spostò il pene con una mano tenendolo premuto contro il ventre e con l’altra mano tirò in su le palle palpandomele come aveva fatto il medico in ospedale.
Sentii il cazzo irrigidirsi in una frazione di secondo, lo sentì anche lei che ”’.

‘Ehi, il mio bambino ha il pisellotto duro! E che bel pisellone che ti ha fatto mamma ! Ecco perché Elisa ti sta sempre appiccicata ! ‘

‘Beh, mamma anche tu però ! Sei tutta nuda e per di più mi tocchi ed è naturale che mi diventa duro! ‘

‘Si Maurino, ma io sono la tua mamma cavoli! ‘

‘Mamma, lasciatelo dire, tu però sei una gran figa, prima ti sei abbassata per toglierti le mutandine, e ho visto tutto il panorama del tuo culo e della tua patata. Mi sono dovuto girare se no lo vedevi durissimo già prima!’

‘Ah però ! Ti piace la tua mammina tesoruccio mio? ‘

‘Sei mia madre ma, sei pure una bellissima donna! E quindi”

‘E quindi ‘ tu sei un gran maialino amore mio! ‘

Mentre si svolgeva questo discorso la mano di mamma, teneva il mio cazzone duro in mano e me lo scappellava ritmicamente a mo di sega, dalla punta del pene era fuoriuscita una goccia di liquido trasparente che colava in basso rimanendo miracolosamente appesa alla cappella.

‘UUmmmhhhh, tesoro, sei proprio eccitato, chissà che gusto ha il tuo liquido! ‘

E così dicendo, con la punta del dito indice, raccolse il mio liquido pre eiaculazione e se lo portò alla bocca leccandolo con la lingua e assaporandolo, come si fa quando si degusta un buon vino. Uscii da sotto la doccia, indossai l’accappatoio e iniziai ad asciugarmi, mentre lei stava sotto il getto d’acqua e con la spugna si lavava percorrendo il suo corpo lentamente, accarezzandosi la pelle con una sensualità tutta femminile. Io la vidi posare la spugna sulla consolle della doccia e con la mano destra, infilata fra le cosce divaricate, tenendo lievemente le ginocchia piegate, lavarsi la figa accuratamente. Il mio cazzo che uscendo dalla doccia si stava rilassando, in una frazione di secondo si impennò e si indurì allo spasimo. Il mio sguardo era fisso tra le cosce di mia madre che con gli occhi chiusi sotto il getto della doccia, si accarezzarsi la figa, quasi masturbandosi.
Poi smise, chiuse l’acqua e dopo essersi strizzata i lunghi capelli usci dalla doccia. Indossò anche lei l’accappatoio e vicinissima a me si asciugò dicendomi:

‘Ma non ti si ammoscia mai il cazzo a te?’

‘Ti ho vista mentre ti lavavi la figa mammina mia !’

‘Uuummmmhhhh, certo che te l’ho fatto proprio bello lungo e grosso, vero amore mio?’

‘Si è vero mi hai fatto superdotato e ne sono contentissimo’

Si liberò dell’accappatoio e poi si mise alle mie spalle e sfilò anche il mio.

‘Ti ho fatto pure un gran bel culetto, creatura mia!’

Si mise davanti a me e mi abbracciò stretto, io sentivo il suo corpo aderire al mio, il suo seno, tanto desiderato, era schiacciato contro il mio torace, sentivo i suoi capezzoli eretti, duri, premere contro i miei, il mio cazzo spingeva contro il suo ventre, la sua bocca era vicinissima alla mia e la baciai. Le nostre lingue danzavano una contro l’altra, si avvolgevano, leccavano i palati scambiandosi la saliva. La stringevo a me quasi a fargli male, il desiderio di entrambi cresceva a dismisura. Le mie mani erano artigliate alle sue natiche e le tiravano verso l’esterno per aprirle, per poter accedere al suo buchetto posteriore. Ci arrivai e con un dito masturbavo il suo sfintere dall’esterno, tutto attorno alla rosetta increspata del suo ano chiuso, contratto, quasi a difesa dell’ingresso da me tanto ambito.
Poi lei prese il comando delle operazioni, divincolandosi dolcemente dal mio energico abbraccio, si abbassò, accucciandosi di fronte a me, portando la sua bocca a pochi centimetri dalla mia cappella iniziò a leccare il liquido colante che usciva dal meato, poi accarezzandomi lievemente i coglioni, fece passare la mano fra le mie gambe e giunse al mio culetto vergine. Sentii un dito solleticare il mio ano e poi vidi che ritraendo la mano lei si infilò un dito in bocca insalivandolo con cura. Quando rimise la mano fra le mie gambe questa volta il dito si fece strada all’interno e penetrò per qualche centimetro nel mio intestino, mi scopava il culo con un dito. Questa esperienza era per me nuova e devo dire, che era anche molto piacevole, non avendolo mai provato, ero mentalmente restio a farmi penetrare il culo, ma in quel momento capii cosa provano i gay a farselo mettere dentro.
Senza sfilare il dito dal mio buchetto, con l’altra mano mi impugnò il cazzo e se lo portò alla bocca, ingoiandomelo tutto. Lei sollevava spesso il suo sguardo verso il mio viso, per spiare le mie reazioni, studiava, quasi scientificamente, ogni mio gesto, per capire quali sensazioni provavo i quei momenti e quali fossero le azioni che più gradivo. Elisa, me lo aveva succhiato tante volte, ma le meravigliose sensazioni che mi derivavano dal pompino che mi stava praticando la mia mamma, non le avevo mai provate. Faceva fuoriuscire il mio pene dalla sua bocca per intero e poi si rituffava fino a ingoiarlo tutto, quando lo sentivo sbattere contro la sua gola, lei rimaneva ferma con la bocca, muovendo solo la lingua all’interno e mentre lentamente risaliva, la usava ancora per leccarmelo tutto, specie sotto l’uretra, come a massaggiare meglio quello che a poco sarebbe stato il canale di fuoriuscita della mia sborra. E in effetti sborrai dentro la sua bocca, lei non si tirò indietro, anzi lo tenne in fondo al suo cavo orale, e i molteplici schizzi le colpirono direttamente la faringe scendendo nel suo stomaco. La mamma, succhiava, aspirava tutto il mio nettare caldo, poi fece fuoriuscire il cazzo dalla bocca e assaporò con la lingua, le ultime gocce di sperma degustandole, assaporandone il sapore, come uno chef assaggia i cibi che prepara.

‘Mamma, sei grande! Mi hai fatto venire come mai mi era successo !’

‘Ho sentito! Ma sono contenta. Volevo testare se i tuoi coglioni ammaccati, erano ancora funzionanti ! Sono perfettamente efficienti! Non ho mai ingoiato tanta sborra come questa volta!’

‘Uuummmhhhh , anche a papi gliela ingoi ?’

‘Eh si, certo, a me piace farmi sborrare in bocca, amo il gusto dello sperma, e tu ne fai più di papà!’

‘Magari papi da giovane ne faceva quanto me!’

‘No, no, tu hai preso dal nonno, da mio padre insomma’

‘E tu come fai a sapere quanta ne faceva tuo padre scusa?’

‘Eeehhhmmmm’

‘Gliel’hai succhiato anche a tuo padre? A mio nonno?’

‘Non ti scandalizzare, sono cose che succedono, ero giovane e lui mi ha fatto assaggiare il cazzo, tutto qui!’

‘Che maialina la mia mamma!’

Mentre si parlava di queste cose, ci trasferimmo in camera da letto, e il mio pene, dati i discorsi precedenti si stava rinvigorendo, la mamma si sdraiò sul letto e con le cosce spalancate mi sorrise invitante”

‘Vieni tesoruccio mio, lo voglio dentro, nella mia figa, da lì sei uscito e adesso ci rientri, allora mi hai dato dolore, adesso mi devi dare piacere’

Io vedevo la sua figa non depilata, nascosta da un folto boschetto nero, non ci ero abituato, quella di Elisa era implume completamente depilata e liscia. Mi avvicinai al letto, ormai il mio cazzo era duro e pronto, mi inginocchiai fra le sue gambe, e con le dita, maldestramente, inizia a frugare in mezzo alla foresta di peli.

‘Ehi bambino mio, non stai zappando un campo di patate! E’ la mia figa quella, un po’ di delicatezza su!’

‘Ok mamma, scusa, ma sono emozionato’

‘Comincia con la lingua, dai leccamela, con il dito parti da sotto e lo fai scivolare fra le labbra e poi me la lecchi, su porcellino mio!’

Seguendo le sue istruzioni, le aprii le labbra della figa, vedendo il suo roseo interno, che contrastava fortemente con la scura peluria esterna. Con la lingua iniziai a leccargliela lentamente e con il pollice e l’indice della mano gliela tenevo aperta, poi trovai il clitoride. Sembrava un cazzo in miniatura, era eretto e molto sporgente, lungo circa due centimetri, spuntava scappellato dal vertice superiore della figa. Io lo presi in bocca e lo leccai succhiandolo contemporaneamente”

‘Uuummmmmhhhhhh, siiiiii, così amore di mamma, siiiii succhiami il clito, bravoooo, impari presto, mi fai bagnare, maialino mio’
Io mi sollevai e gli chiesi se si poteva girare, e lei’.

‘Ti piace ilmio culo vero? Vuoi scoparmi a pecorina eh? Sei maiale come tuo padre, anche a lui piace il mio culo’

‘Siii, girati che ti scopo a pecora, sei una mamma maiala, non vedi l’ora di sentirlo in figa eh mammina mia?’

‘Dai ficcamelo dentro, scopami, voglio che mi sbatti forte, sculacciami mentre mi scopi, dai sono la tua porca, la tua troia!!!’

Quando il mio cazzo entrò in figa fu come entrare con il coltello in un pane di burro, scivolò dentro libero, senza attrito, la sua vagina era allagata, il mio pene entrando a fondo faceva cic ciac ad ogni affondo. Lei muoveva il culo a destra e a sinistra, si dimenava come un ossessa, io iniziai a sculacciarla con piccoli schiaffi e lei invece””

‘Sculacciami forte, non così, più forte, non avere paura, fottimi e sculacciami le chiappe!’

‘Ma quanto sei troia mamma! Toh prendi, così forte ti va bene? ‘

‘Siiii, sbattimi e picchiami sul culo dai che mi fai godere, dai spingilo a fondo voglio sentire i tuoi coglioni sbattermi sulla figa’

La fottevo veloce spingendogli il cazzo più in fondo possibile, la sua caverna era profonda, più spingevo e più lei mi incitava a spingerlo più in fondo. Quando venne, credetti che fosse diventata matta”’.

‘Siiiiiiiii, Aaaggghhhhhhhhh, siiiiiiiiiiiii, godoooooooo, godooooooo, bravoooo, siiiiiiii, dai vengoooooo, vengoooooo, mi fai venire porcoooo, godoooo, godoooo, ahhhhhhhhh, ahhhhhhhh. Ahhhhhhhh”.’

Lei si accasciò sul letto prona, muovendo ancora a piccoli scatti il corpo, come se fosse sconvolto da un forte terremoto, poi giacque inerte respirando affannosamente per diversi minuti.
Quando la sentii respirare regolarmente mi rimisi dietro di lei e prendendola per i fianche la feci sollevare nella identica posizione di prima, le penetrai la figa con due dita e le intinsi bene del suo liquido scivoloso e lubrificante. Poi le aprii le chiappe e spinsi prima un dito e poi l’ altro nel suo buco del culo, lei sobbalzò alla prima penetrazione, io la tenni ferma con una mano appoggiata sulla parte lombare e continuai a scoparla con le dita, poi”’

‘Cara mamma adesso mi dai il culo, è troppo tempo che lo desidero!’

‘Bastardo maiale, vuoi il culo di tua madre, sei proprio un maiale porco’

Lo spinsi dentro infoiato, questa volta sentii che il buco era stretto, e la cappella si fece strada all’interno con estrema fatica”.

‘Mi stai facendo male! Ce l’hai il doppio di quello di tuo padre, mi apri il culo bastardoooo’

‘Stai zitta e godi troia, cara mamma sei una troia! Hai preso tutti i cazzi della famiglia, quello del nonno, quello di papà e adesso il mio! Sei troppo zoccola mammina troia!!!’

Forse, tradito dal troppo desiderio, che fin da adolescente, mi martellava il cervello, ossia fare il culo di mia madre, sborrai troppo in fretta riempiendogli l’intestino con la mia lava bollente.

‘Cucciolo, amore di mamma, non hai resistito eh? Ti piace incularmi vero?’

Esausto, abbandonato sul letto, con il cazzo ancora gocciolante, risposi:

‘Ummmhhh, siii , mami sei grande, hai il culo più bello del mondo!’

Durante quella settimana, la mamma e io, continuammo a fare sesso, quotidianamente fin quando, una telefonata, ci avvisò che papi e Elisa si erano accordati ed erano riusciti ad ottenere una settimana di ferie e che ci avrebbero raggiunti per stare con noi i prossimi sette giorni.
Quali saranno gli sviluppi di questa situazione?
A presto

Ombrachecammina

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