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Racconti Erotici Etero

Amore molesto

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

– Cosa pensano i tuoi occhi grigi? ‘

Ti osservo da giorni mentre ti alleni al parco. Fai sempre lo stesso percorso. Prima con la mountain byke intorno al laghetto, segui il percorso segnato con i paletti. Le ruote strusciano sempre sulle stesse zolle del terreno, solcano la terra rossastra coperta di foglie autunnali cadute dagli alberi intorno. Freni sempre allo stesso punto appoggiando il piede per terra mentre fai la curva per non cadere. Scivoli via. Sudi. Anche se fa freddo. La canottiera blu evidenzia le gocce di sudore sul petto e sulle spalle. Le spalle grandi e il bicipite evidenziato dall’allenamento costante. Tutte le mattine. – Cosa pensano i tuoi occhi grigi mentre il sole diventa alto e la nebbia della mattina si dirada? –

– Cosa pensano i tuoi occhi grigi quando incontri di sfuggita il mio sguardo che ti osserva? –

Il libro che sto leggendo seduta sulla panchina e’ inumidito dalla brina. La matita incide le parole scritte. Ai margini del foglio le mie note: sto scrivendo di te.

Sto scrivendo di come mi piacerebbe passare le dita su i tuoi capelli ricci a spazzola biondo scuro. Sto scrivendo di come vorrei sentire sotto le dita i rilievi dei tatuaggi che hai sulle braccia e sui polpacci. Un ideogramma giapponese sul braccio sinistro e un bracciale etnico. Un serpente attorcigliato e un sole azteco sul braccio destro. E serpenti e aquile e un pegaso sui polpacci.

Avrei voluto essere l’inchiostro che ha inciso la tua pelle. Sarei entrata dentro di te piano, con la leggera colorazione nera che prende forma sul tuo corpo. Avrei assorbito la tua pelle penetrandoti con il mio colore, insinuandomi dentro il sangue, sotto di te.

Vorrei sapere per chi li hai fatti. Vorrei sapere perche’ i tuoi occhi grigi non guardano mai in alto. E’ come se vedessi solo il mondo sotto di te mentre ti alleni.

Sto scrivendo di come vorrei baciare quelle tue labbra imbronciate e tirare il leggero pizzetto colorato di biondo.

I calzoncini elasticizzati blu scuro si attaccano al sellino della bicicletta. Vedo lo sforzo che i tuoi polpacci fanno sui pedali. Calpesti i pedali come se volessi scalciare il mondo. I tatuaggi sembrano espandersi. E vedo l’aquila prendere il volo verso i sogni e il pegaso imbizzarrirsi e il serpente mordere. Il mio cuore.

Sto scrivendo di come vorrei toccare le vene delle tue gambe per sentirle pulsare sotto le mie dita.

Cosa pensano i tuoi occhi grigi mentre leghi la bici al paletto dietro la mia panchina ?. Io sono ancora li’ con le pagine del libro ormai bagnate e il raggio di sole che illumina a tratti le mie guance. Non ho sottolineato piu’ nulla se non i tratti del tuo corpo.

I tuoi capezzoli sono turgidi. Li vedo ergersi a tratti sotto la maglietta. Se ti toccassi sentirei il tuo cuore battere affannato.

Per un attimo soltanto mi sfiori i capelli con la mano.

– scusa ‘

ed io vorrei afferrare il tuo polso per tenere la tua mano nella mia. Per sentire la vena del cuore.

I peli delle braccia sono biondo chiari. Vedo le goccioline di sudore imperlare le braccia. Vorrei essere una di quelle gocce per seguire il contorno della tua pelle. Scenderei incuneandomi tra i tuoi nei solcando le piccole rughe delle mani fino a cadere per terra attraverso le dita. Abbandonandoti.

Ora comincia la corsa. Corri. Sembra quasi che tu insegua con i giri del laghetto gli stessi cerchi che i bambini lanciando i sassi nell’acqua tracciano sull’opaco specchio. Giri intorno al mio cuore. Io inseguo con lo sguardo il tuo corpo. Aspetto che passi da qui, davanti alla mia panchina.

Scrivo di te. Sto scrivendo di come vorrei essere la vena delle tue cosce e il tallone che calpesta la terra. Vorrei sentirti camminare sul mio cuore. Un passo dopo l’altro, orma dopo orma per non lasciarti piu’. Se il mio cuore avesse fiato inseguirei l’amore.

Invece inseguo te con lo sguardo mentre mi incammino verso l’uscita attraversando il boschetto.

Lascio impronte sul fango.

Ti sento addosso. All’improvviso. Pesante. Non mi ero accorta della tua presenza dietro di me. Cerco di capire. Mi spingi contro il muro di cinta della villa coperto dalle frasche. Mi chiudi la bocca con i tuoi baci, li ho sognati, non li voglio ora. Sono sorpresa non riuscirei a gridare, sento l’odore della gomma dei tuoi guanti sulle labbra. Mi manca il respiro. Sto masticando la mia paura. Ha il sapore aspro delle parole che muoiono in gola. Alzo gli occhi cercando aiuto. Cerco uno spicchio di cielo per credere che sia un sogno. Invece incontro i tuoi occhi. Come sono diversi ora i tuoi occhi grigi. – Cosa pensano ora? ‘

mi aspettavi, vero, era da tanto che mi volevi, vero? ‘ la tua lingua si insinua nelle mie orecchie.

– ssshh ! Non parlare, sono qui per te – Le penetra con rabbia. Non sono parole d’amore. Cerco di ricordare i pensieri che avevo fino a pochi minuti prima ma le tue mani coperte fino a meta’ dai guanti mi rigano la pelle. O forse sono le lacrime che solcano le mie guance e che scivolano lungo il collo. Le tue dita frugano. Non per scoprire la pelle, ma per ferirla. Le tue dita scostano i miei slip insinuandosi dentro la mia carne. Sono sudate. Come la scia di una lumaca si trascinano sulla mia pelle. Non immagino piu’ il tuo odore sento solo la tua rabbia. I miei capezzoli si inturgidiscono mentre mi afferri il seno con forza, non posso lottare anche contro il mio corpo che reagisce meccanicamente alle sensazioni, sto gia’ lottando con la mente.

Cosa pensano i tuoi occhi grigi, ora? ‘

Con un ginocchio mi allarghi le gambe, sento il tuo desiderio spingere contro il mio ventre. Abbassi i calzoncini della tuta. Non vedo il tuo membro ergersi perche’ i miei occhi cercano di guardare il cielo, almeno uno spicchio di cielo, ma non ho tempo di immaginarlo. Mi penetri. subito. Prima che il tuo cuore deceleri i suoi battiti affannati Scappa il tuo cuore di fronte all’amore.

Mentre il muro di cinta mi lacera la maglietta sulla schiena, cercando di fuggire, mi sei dentro..

Sei cosi’ sicuro che io voglia il tuo amore? ‘

Vieni subito, ma il tuo sperma inonda le mie gambe, non mi entra dentro. Scivola via. Il mio corpo non ti appartiene. Ha vinto il mio sogno di poterti amare non la realta’.

Ti allontani di corsa. Lasciando impronte pesanti sul fango. Inseguo te con lo sguardo mentre un frammento di sole cade attraverso gli alberi dilaniato in mille colori. Dimenticati di me. E del mio cuore.

scritto il: 6/11/2001

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