Sapeva che era sbagliato, ma, non poteva farne a meno.
Una notte insonne e mille pensieri a cercare una scusa.
Oddio, le scuse c’erano e anche molte.
Se solo avesse voluto trovarle davvero.
Anzi, se solo avesse voluto non farlo.
Già, per che la decisione, era semplice, andare o non andare.
Quante volte aveva letto sui giornali di questi incontri nati da relazioni in
internet.
‘Stupide’ la sua spontanea reazione.
Come era possibile farsi coinvolgere fino a quel punto?
A lei non sarebbe mai capitato, lei, era una donna di trentanove anni, con un
figlio di cinque, un bel marito, purtroppo, un poco troppo assente, ma tutto
gestibile.
Lei no, lei, era TROPPO INTELLIGENTE!
‘Deficiente, deficiente, deficiente!’
Aveva voluto provare a giocare con il fuoco e si era bruciata.
Il fuoco si chiamava’ Sconosciuto!’
Quattro chiacchiere per passare il tempo.
Otto chiacchiere per passare più tempo .
Troppe chiacchiere oltre il tempo dovuto.
Alla fine, si era trovata scoperta nei suoi sentimenti, lui, le era entrata in
testa, l’aveva aperta e smaterializzata, se ne era impossessato.
L’aveva fatta parlare e poi ancora parlare.
Sempre più intrigante, sempre più intimo.
Si era ritrovata senza neanche accorgersene a raccontare i lati più nascosti
dei propri desideri, questioni talmente intime, desideri talmente proibiti da
tenerli nascosti sotto ammassi di pensieri di perbenismo.
Era incredibile, mentre, fuori dall’albergo scelto da lui, vestita come aveva
chiesto lui, che lei volesse salire alla stanza sessantanove.
‘Anche la scelta del numero, era tutto un programma’ aveva pensato
L’aveva drogata, in qualche modo, l’aveva fatto. E lei non si era accorta di
nulla.
Salì le scale.
Busso tremante alla porta.
Qualcuno aprì, entrò, la luce bassa, solo ombre o poco più.
Il tempo di varcare la soglia e si ritrovò sbattuta contro il muro;
– Alza le braccia sul muro e unisci le, TROIA!
Solo a sentire quella parola oltraggiosa, senti i brividi scorrere per tutto
il corpo e un eccitazione su per la schiena.
Si, per che uno dei suoi desideri nascosti, era quella di essere trattata come
una puttana, non sapeva per quale motivo, ma, leggendo a destra e a sinistra,
aveva scoperto questa sua innaturale tendenza.
Non aveva mai avuto il coraggio di dirlo a suo marito, la paura di essere
fraintesa, era più forte dell’emozione del provare.
Adesso, appiccicata al muro, con una mano che violentemente, era salita sotto
la gonna per toccarle il culo e poi passare bruscamente sulla fica, si sentiva
eccitata come da molto tempo non le capitava.
Sapeva che era tutto sbagliato…
– Muovi il culo troia!
Una vampata di calore intenso per tutto il corpo.
Sotto la gonna il niente, come aveva detto lui, calze, reggicalze e niente
altro, ricordava ancora le sue ultime frasi scritte indelebili sul pc e nella
sua testa.
– Se vieni, sappi che ti voglio vestita così!
E lei si era vestita per lui, le mutandine, erano superflue, così, avrebbe
evitato di strappargliele.
– Allarga le gambe, PUTTANA!
Sentì il rumore di una cerniera, la gonna che si alzava, il tocco indecente di
un dito a profanare il sacro.
Era un fiume in piene.
Sin da bambina, il sogno ricorrente era essere presa da uno sconosciuto.
La fantasia stava diventando realtà
Lui, era andato oltre la barriera, l’aveva psicanalizzata e tranquillizzata e
poi, convinta.
– Vieni e avrai tutto quello che hai fantasticato per anni.
Così, in quel momento, mentre sentiva il caldo sesso appoggiarsi al suo tenero
fiore, mai esplorato da altri uomini che non fossero suo marito, sudava e
tremava per l’emozione.
Non ci furono preamboli, non li voleva, ne li cercava.
Urlò.
La penetrazione improvvisa e decisa la fece sobbalzare, sentì chiaramente la
sua voce urlare, poi gemere, poi sospirare.
Il sesso dell’uomo, era entrato in profondità facendosi strada senza pietà.
Più grosso e tozzo di quello di suo marito
Più violento nei metodi.
Si sentiva piena come mai.
Urlò ancora quando sentì stringere con furia i propri capezzoli.
Cinque minuti di violenza senza risparmio.
L’uomo aveva parlato solo per dirle troia o puttana, il resto, solo gemiti e
sospiri.
Si sentì chiedere pietà, mentre veniva trafitta nel suo intimo.
Viveva l’esperienza come fosse una persona estranea che partecipava in quanto
invitata.
Urlò ancora di più, quando lo sconosciuto la fece mettere a pancia in giù sul
tavolo e decise che era ora che lei capisse cosa voleva dire ‘ prenderlo nel
culo’
Già, il suo tabù, il suo desiderio più perverso.
Suo marito non aveva mai neanche minimamente voluto affrontare l’argomento,
mentre, lei, parlando con le amiche, leggendo racconti, vedendo filmati,
sentiva il desiderio di provare.
– Vieni domani e te ne tornerai molto più esperta.
Queste le parole e ora, si era passato ai fatti.
Nessuna dolcezza.
Lo sapeva, ma, una cosa, era sapere, una cosa provare.
Urlò e non di piacere.
Lo pregò mille volte di smettere, mentre veniva sodomizzata sul tavolo e
continuò anche quando pensava sarebbe arrivato il piacere
– Era questo che volevi, PUTTANA?
– Basta ti prego…
– Decido io quando basta.
La frase seguita da una penetrazione più cattiva, più profonda.
Altre urla mentre stringeva forte con le mani il bordo del tavolo.
Nessuna pietà, niente amore, solo sesso.
Lei gli e lo aveva chiesto, lui gli e lo aveva promesso;
– Guarda che se vieni, poi, quando si farà sul serio, non mi farò intenerire,
farò esattamente quello che mi hai chiesto.
E adesso piangeva, proprio come una bambina che aveva scoperto la parte brutta
del buio.
Lui continuò a sodomizzarla fino al momento del suo piacere, sentì quello
strano contatto liquido e aspettò che lo sconosciuto si calmasse.
Era completamente distrutta.
Tutti i racconti delle amiche, erano stronzate, lei, aveva solo sentito
dolore…
Tutto, era nato per potere partecipare attivamente alle discussioni serali fra
mogli felici e a loro dire soddisfatte sessualmente.
Adesso, anche lei avrebbe potuto dire la sua.
Smise di piangere e pregare, cercò di rialzarsi, ma, venne fermata dallo
sconosciuto;
– Dove credi di andare?
La tenne ferma, uscì da lei, e poi rientrò nel suo caldo fiore ancora troppo
stretto.
E lei urlò ancora e poi ancora. Lui, era insaziabile e troppo grosso.
Cercava di fermare le spinte con la mano supplichevole verso lo stomaco di
lui, ma, fu tutto invano, Il ragazzo continuò deciso.
Gli e lo aveva promesso, mantenne la promessa;
Se vieni domani, ti distruggo!
Si era messa a ridere dietro al suo pc,’ quante cazzate raccontano gli uomini’
a parole sono tutti dei super stalloni’
In quel momento, con le lacrime copiose e il dolore intenso, malediceva se
stessa.
‘Stronza, deficiente e stronza…’
Una stoccata che le sembrò arrivare al cuore, sancì la fine del suo suplizio,
era stato dentro di lei dieci minuti, i dieci minuti più terribili della sua
via.
Lei l’aveva voluto, lui l’aveva accontentata…
Non le disse una parola, questi, erano i patti, la lasciò distesa sul tavolo,
completamente sconvolta.
Le ci vollero minuti e minuti per riprendersi e ore per capire quanto fosse
stata stupida, giorni e giorni per riprendersi fisicamente.
Decise di chiudere tutte le storie che aveva creato su internet, quello che
aveva con la sua famiglia, era quello che contava e valeva la pena di vivere,
niente eccessi ne fantasie estreme, ma, adesso che aveva provato e capito, la
scelta, non portava dietro più dubbi
Tenne solo l’ultimo messaggio lasciato dallo sconosciuto, a ricordo di una
verità, non di un sogno
– Adesso potrai andare a testa alta dalle tue amiche, anche tu fai parte delle
donne esperte…
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?