La stanza era un santuario di ombre e misteri, impregnata di un calore soffocante emanato dal fuoco nel camino, le cui fiamme danzavano come spettri contro le pareti cariche di volumi antichi. Ogni dettaglio suggeriva un’aria di segretezza proibita: lo scrittoio intagliato che sembrava custodire segreti sepolti, la poltrona di velluto scuro che invitava a peccati inconfessabili, e il tappeto ricamato che soffocava il suono dei passi, trattenendo nell’aria un silenzio vibrante.
Narcissa e Piton si stringevano per il braccio, la loro vicinanza carica di una tensione quasi palpabile. Le dita di lei, lunghe e affusolate, si aggrappavano al tessuto della manica di Severus, un misto di disperazione e qualcosa di più oscuro, quasi carnale. I loro occhi si incrociarono per un istante, i grigi di lei che svelavano una supplica velata, mentre i neri di lui rimanevano indecifrabili, come un abisso che si rifiutava di essere scrutato.
Bellatrix si muoveva attorno a loro con una grazia folle, la bacchetta che scivolava tra le sue dita come un’estensione del suo potere. Il sorriso che le increspava le labbra era puro veleno, un misto di piacere e crudeltà. “Siete pronti?” sibilò, la sua voce morbida e insinuante come un veleno dolce, mentre si avvicinava, il corsetto che accentuava ogni curva del suo corpo con una sensualità sfacciata. Non c’era fretta nei suoi movimenti; ogni passo era una provocazione, ogni sguardo un gioco crudele.
Il Voto Infrangibile non era solo un patto magico per Bellatrix: era un’arma, un’esca, un modo per saggiare la forza e la fedeltà di Severus, ma soprattutto per assaporare la tensione che vibrava nell’aria. Non le importava nulla di Draco; quel “piccolo verme” era solo una pedina insignificante. No, ciò che la eccitava davvero era vedere Piton, così rigido e controllato, sottoporsi a qualcosa di così vincolante, di così irrevocabile.
“Sarà completo solo se sei disposto a pagare il prezzo,” sussurrò Bellatrix, la sua bocca pericolosamente vicina all’orecchio di Piton, il respiro caldo che scivolava contro la sua pelle pallida. Narcissa trattenne il fiato, sentendo l’atmosfera carica di tensione, come un filo teso pronto a spezzarsi.
Bellatrix alzò la bacchetta, sfiorando appena le mani intrecciate di Narcissa e Severus. Dalla punta della bacchetta si sprigionò un filamento incandescente, che avvolse i loro polsi con un calore che sembrava insinuarsi sotto la pelle, bruciando ma al contempo avvolgendo in una sensazione perversa di piacere. Narcissa rabbrividì leggermente, il suo respiro spezzato, mentre Severus restava immobile, i muscoli del braccio tesi sotto la sua presa.
Le parole di Bellatrix furono sussurrate con un’intimità quasi oscena, una litania che intrecciava magia e desiderio, comando e seduzione. Ogni frase sembrava un tocco invisibile che lambiva la pelle, un richiamo irresistibile che avvolgeva i presenti in un incantesimo molto più profondo del Voto stesso.
Quando l’incantesimo si completò, un lampo di luce rossa esplose per un istante, lasciando l’aria satura di una tensione che sembrava vibrare tra i tre. Bellatrix rise, un suono basso e gutturale che sembrava uscire dalle profondità della sua follia. “Ecco fatto,” sibilò, la sua voce gocciolante di soddisfazione velenosa. “Ora, Severus… vediamo se sarai davvero all’altezza.”
Narcissa lasciò il braccio di Piton, il suo sguardo sfiorando quello di lui con un’intensità che diceva più di quanto avrebbe osato pronunciare. Piton rimase fermo, la mascella serrata, mentre Bellatrix si ritirava, i suoi occhi scuri scintillanti di una promessa ambigua. In quella stanza, i confini tra potere, paura e desiderio si erano dissolti, lasciando un eco di silenzi rotti solo dal crepitio delle fiamme.
Nessuno sapeva del legame clandestino tra Severus e Narcissa. Erano stati amanti a lungo, nascosti dietro il velo di freddezza che entrambi mostravano al mondo. Severus aveva amato solo una donna nella sua vita, Lily Potter, ma quel sentimento lo aveva consumato e spezzato, lasciandolo vuoto. Dopo di lei, non c’era stato altro che desiderio, sfoghi fugaci e amanti discreti che non avevano mai toccato il suo cuore. Narcissa, però, era stata diversa. Non l’aveva mai amata, non in quel modo struggente e assoluto, ma con lei condivideva qualcosa di oscuro, di irresistibile: un’intesa fatta di corpi, di silenzi carichi di significato, di notti che lasciavano entrambi svuotati eppure affamati di altro.
Durante il rituale, lo sguardo che Severus le lanciò tradiva più di una semplice fedeltà. Era una scintilla di qualcosa di più profondo, di un desiderio mai sopito, mescolato a memorie che bruciavano come brace sotto la cenere. Mentre pronunciava le parole dell’incantesimo, non poteva fare a meno di ammirarla: Narcissa, avvolta in quell’abito lungo di seta nera, aderente come una seconda pelle. Ogni curva del suo corpo, nonostante il passare degli anni, era un inno al desiderio. Il seno pieno e sodo, il profilo del sedere rotondo che il tessuto accarezzava con audacia, le gambe forti che si intravedevano sotto il sottile velo della stoffa. Era l’immagine della seduzione sofisticata, una donna consapevole del suo potere e del piacere che sapeva provocare.
Si ricordò di come lei si arrendeva completamente, di come gli implorava con un tono che lo faceva impazzire, una voce roca, spezzata dal desiderio. Era come vedere un dipinto incrinarsi, una maschera cadere: sudata, i capelli biondo platino spettinati che le cadevano sul viso arrossato, il suo corpo che si inarcava sotto di lui, ogni gemito che lo spingeva oltre i limiti del controllo. Non c’era più Narcissa Malfoy, la sofisticata signora di casa Black. C’era solo una donna ardente, affamata, che si aggrappava a lui con forza, che lo voleva tutto, anche quando il piacere si trasformava in un brivido di dolore. E Severus glielo dava, fino all’ultimo respiro, lasciandola esausta e pienamente soddisfatta.
Ora, lì, davanti a Bellatrix, il loro segreto rimaneva al sicuro. Ma il peso di quella passione segreta, di quelle notti condivise, aleggiava tra loro come un’ombra, visibile solo a chi sapeva guardare. E lui, nonostante tutto, non poteva fare a meno di desiderarla ancora, di volerla piegare nuovamente sotto di sé, di ascoltare la sua voce spezzarsi in un altro gemito che sapeva di resa e di peccato.
Bellatrix li osservava con attenzione, il suo sguardo scintillante di malizia e curiosità morbosa. Qualcosa tra quei due non le quadrava, ma non riusciva ancora a decifrare cosa fosse. Narcissa guardava Severus con un’intensità che non si addiceva a una semplice alleanza, e lui, sempre così impenetrabile, sembrava trattenere qualcosa. Bellatrix non era stupida, e nonostante la sua follia, aveva un dono: percepiva le vibrazioni sottili, quelle che gli altri ignoravano. E se c’era una cosa in cui eccelleva, era cogliere il minimo tremito che aveva a che fare con il sesso o con il dolore.
Le bastava poco per capire quando qualcuno cercava di nascondere un desiderio, un segreto sporco che pulsava sotto la superficie. Ora lo sentiva nell’aria, come un profumo sottile e inebriante che le pizzicava i sensi, facendole formicolare la pelle. I suoi occhi scuri si stringevano su Narcissa, così composta e algida, e poi su Severus, con il suo volto impassibile e i suoi occhi di tenebra. Non poteva fare a meno di immaginare cosa si celasse dietro quelle maschere. Una scena si dipinse nella sua mente con la nitidezza di un ricordo: Narcissa che si arrendeva a quell’uomo, i lunghi capelli biondi sciolti e spettinati, il corpo che si contorceva sotto di lui, mentre le sue labbra pallide sussurravano suppliche e gemiti spezzati.
Un brivido elettrico le attraversò la schiena. Sì, ora lo sentiva. Quell’intenso legame segreto tra loro, simile a una corda invisibile che li univa. Bellatrix immaginava di tirarla, avvolgerla intorno a loro fino a renderla insopportabile, o magari usarla per trascinarli in un gioco perverso dove lei sarebbe stata l’unica regista, o persino la protagonista. Il pensiero le fece piegare le labbra in un sorriso storto e malizioso, mentre la sua mente si riempiva di visioni oscure e conturbanti.
Perché limitarsi a fantasticare? Bellatrix non conosceva confini, non li aveva mai avuti. La sua perversione era un abisso senza fondo, dove sesso, dolore e potere si intrecciavano in un piacere intenso e distruttivo. Immaginò di piegare entrambi alla sua volontà, legarli con un vincolo che fosse non solo magico, ma anche carnale. Narcissa, sempre così impeccabile e controllata, avrebbe resistito? L’idea di rompere quella perfezione le fece accelerare il battito del cuore. E Severus? Quell’uomo gelido e impenetrabile… sarebbe stato un piacere sublime vederlo cedere, strappargli via quella maschera di distacco glaciale per rivelare la sua natura più cruda e selvaggia.
I suoi occhi neri si posarono su Narcissa, brillanti di pensieri proibiti. Quella donna elegante, impeccabile nel ruolo di moglie e madre, era stata un tempo completamente diversa. Era stata sua. Ricordava come, da ragazze, lontane da sguardi indiscreti, avessero scoperto insieme i piaceri del corpo, esplorando quei desideri inconfessabili che solo loro osavano condividere. Tornarono vivide alla mente le immagini di baci inizialmente timidi, poi sempre più avidi. Mani che si cercavano sotto vesti leggere, e quelle notti in cui la lingua di Narcissa si insinuava tra le pieghe della sua fica, strappandole gemiti che, anche ora, sembravano riecheggiare nella sua memoria.
Bellatrix aveva sempre avuto il controllo. Persino allora, era stata lei a condurre il gioco, a decidere come e quando. Le dita di Narcissa avevano seguito i suoi comandi, la sua bocca si era piegata ai suoi desideri, e il suo corpo giovane e ingenuo si era lasciato plasmare, diventando ciò che Bellatrix voleva: una troia docile, la sua personale bambola di piacere. Era stata un’esperienza intensa, selvaggia, un legame che andava oltre il sangue e che le faceva fremere ogni volta che ci ripensava.
Ma poi era arrivato Lucius. Quel pavone presuntuoso aveva rovinato tutto, trasformando Narcissa nella sofisticata e altezzosa signora Malfoy, troppo elegante e compita per sporcarsi ancora con i giochi di una sorella che viveva nell’eccesso. Bellatrix aveva odiato quella trasformazione, ma ora, guardandola nella penombra di quella stanza, con il suo abito di seta che le fasciava il corpo in modo quasi osceno, sentì qualcosa risvegliarsi. Un desiderio crudo e primitivo che le fece pizzicare la fica come una ferita che bruciava di piacere.
Non poteva lasciar perdere. Non questa volta. Bellatrix si avvicinò a Narcissa con la grazia di un predatore, il suo respiro appena più rapido mentre tendeva una mano e le sfiorava una spalla. Un tocco leggero, quasi casuale, ma carico di malizia. La seta dell’abito era fresca sotto le sue dita, mentre il calore della pelle di Narcissa sembrava pulsare contro il tessuto. Non disse nulla, non voleva allarmarla. Non ancora. Ma la sua mente già lavorava a un piano, una strategia per riportare Narcissa dove apparteneva: sotto di lei, sottomessa, piegata ai suoi desideri. La sorellina perfetta, la sua bambola personale, come un tempo.
“Festeggiamo questo momento, non credete?” disse Bellatrix con un sorriso che non lasciava spazio a fraintendimenti, il tono leggero, ma carico di una promessa oscura. Piton sbuffò, infastidito, ma si alzò per versare del vino. Tre calici, uno per ciascuno. Mentre lo faceva, Bellatrix si mosse dietro Narcissa, così vicina da sfiorarle i capelli con il fiato, lasciando che le sue dita tracciassero una linea lungo il braccio della sorella, scivolando poi giù, fino al gomito. “Severus è sempre così formale,” sussurrò, inclinando il capo e lanciando uno sguardo a Narcissa che era insieme di sfida e seduzione. “Ma noi, mia cara… non siamo mai state così.”
Narcissa si voltò di scatto, il volto impassibile, ma negli occhi grigi Bellatrix colse un lampo, una crepa. Forse un ricordo, forse un segnale. Non era ancora completamente sua, ma era già sulla strada. Bellatrix sorrise per sé stessa, il vino che Piton porse divenne un semplice strumento per prolungare quel gioco perverso. Prese il calice con un’eleganza che contrastava con la sporcizia dei suoi pensieri, ma non distolse mai lo sguardo dalla sorella. Festeggiare? Oh, sì. Avrebbero festeggiato, ma alle sue regole.
I tre brindarono e bevvero, il tintinnio dei calici che riecheggiava nella stanza come un preludio a qualcosa di non detto. Severus si lasciò cadere sulla poltrona con un gesto che tradiva il suo disappunto. Lo sguardo si perdeva in qualche pensiero oscuro, lontano dalla presenza delle due donne. L’ombra delle fiamme del camino danzava sul suo viso scavato, accentuando la tensione che sembrava voler soffocare.
Narcissa, in piedi accanto alla finestra, scrutava il paesaggio oltre i vetri, la schiena rigida, le mani unite davanti a sé in una posa composta ma distante. Anche lei sembrava immersa nei suoi pensieri, forse tormentata dal patto appena siglato, o forse da qualcosa di più personale, più profondo. La luce argentea della luna rischiarava il suo profilo elegante, mentre il morbido tessuto dell’abito di seta nera aderiva alle sue curve come una seconda pelle.
Bellatrix, intanto, osservava entrambi con il suo solito sorriso storto, carico di malizia e intenti che solo lei conosceva. Afferrò la bottiglia di vino e, con movimenti lenti e precisi, riempì nuovamente il suo calice. Poi, senza farsi notare, lasciò cadere una sottile polvere nera nel liquido scuro. Un intruglio che aveva perfezionato nel tempo, un mix di elementi alchemici che piegava la volontà di chi lo ingeriva, rendendolo malleabile, vulnerabile, disposto a fare ciò che mai avrebbe osato. La polvere si dissolse silenziosamente, invisibile, come un veleno in attesa di agire.
Con un calice in mano e la bottiglia nell’altra, Bellatrix si mosse verso gli altri con un passo felino, le labbra che si piegavano in un sorriso inquietante. Il calice scintillava nella sua mano, il vino rosso scuro sembrava pulsare sotto la luce tremolante del fuoco. Mentre si avvicinava, ridacchiò a bassa voce, un suono che fece alzare lo sguardo a Piton.
“Cosa c’è di tanto divertente, Bellatrix?” chiese lui, la voce profonda e carica di fastidio. I suoi occhi neri la trapassavano con freddezza, ma lei non si lasciò intimidire.
“Rido perché il male trionferà,” rispose Bellatrix, con un tono morbido ma carico di veleno. “Perché i deboli saranno piegati al volere oscuro… e perché non c’è niente di più dolce che vedere la resistenza spezzarsi, vedere ciò che è puro contaminarsi.”
Si fermò davanti a loro, il sorriso che si allargava mentre sollevava la bottiglia. Riempì nuovamente i calici di Piton e Narcissa, i suoi movimenti così fluidi da sembrare una danza, e poi li invitò a un nuovo brindisi. “Ai vincitori,” sussurrò con un sorrisetto ambiguo, osservandoli portare il vino alle labbra e bere, ignari dell’intruglio che scivolava nei loro corpi, preparando il terreno per il suo gioco.
Mentre li guardava avvelenarsi, Bellatrix si lasciò cadere su un cuscino vicino al camino, con una grazia che era quasi felina. Ripiegò le gambe sotto di sé, la veste nera che si sollevava leggermente, rivelando la pelle pallida delle cosce incorniciate da calze velate. Le mani giocavano distrattamente con il bordo del calice, mentre un’altra risata, più sommessa, le sfuggiva dalle labbra.
Piton, immerso nei suoi pensieri, non poteva fare a meno di osservare Bellatrix. Seduta con un’aria di sfacciata confidenza, si sfilava lentamente le scarpe con il tacco alto, lasciandole cadere sul tappeto senza il minimo riguardo. I suoi piedi, avvolti da calze lunghe che si fermavano appena sopra la coscia, si muovevano con una sensualità involontaria, le dita che si aprivano e chiudevano come se stesse rilassandosi nel salotto di casa. Ogni gesto sembrava studiato, anche se Piton sapeva che con Bellatrix nulla era casuale.
Il corpetto di pelle nera stringeva il suo busto come un’armatura oscena, sollevando i seni e mettendoli in risalto con un’eccessiva provocazione. La pelle delle sue spalle, bianchissima e liscia, brillava sotto la luce tremolante del camino, un contrasto ipnotico con il nero lucido del corpetto. La veste corta rivelava sprazzi di cosce velate, aggiungendo un tocco perverso alla sua figura. Sembrava una bambola gotica uscita da un incubo oscuro, con quel sorriso appena accennato che tradiva un piacere tutto suo.
Piton cercò di allontanare lo sguardo, portando il calice di vino alle labbra. Ma il suo sguardo ricadde inevitabilmente su Narcissa. Lei era ancora di spalle, immobile davanti alla finestra. La sua figura, avvolta in un abito nero lungo e aderente, era l’incarnazione della perfezione glaciale. Ogni curva era esaltata dal tessuto sottile che le accarezzava il corpo, disegnando i fianchi e la schiena con una precisione quasi crudele. La luce lunare che filtrava dalla finestra le conferiva un’aura eterea, facendola sembrare una regina delle tenebre, distante e irraggiungibile. Ma Piton sapeva che sotto quella compostezza c’era un altro lato, uno che solo pochi avevano avuto il privilegio di scoprire.
Le due sorelle erano un contrasto perfetto: Bellatrix, selvaggia e imprevedibile, era un vortice di caos e desiderio che risucchiava chiunque si trovasse nel suo raggio. Narcissa, al contrario, era la freddezza incarnata, una donna che sembrava dominare ogni cosa intorno a sé, ma con un fuoco nascosto che Piton poteva quasi percepire. Vedendole, chiunque avrebbe pensato che Bellatrix fosse la più giovane, con i suoi gesti sfrontati e l’energia quasi infantile. Ma Piton conosceva la verità: Bellatrix era più grande di quattro anni, e quell’esperienza si rifletteva nel modo in cui usava il suo corpo come un’arma.
Il calore iniziava a salire nel corpo di Piton, alimentato dal vino che scorreva nelle sue vene e dalle immagini che si formavano nella sua mente. Narcissa, così composta, così distante, gli faceva venire voglia di avvicinarsi, di spezzare quella maschera di perfezione e scoprire se quel fuoco nascosto era reale. E Bellatrix… la folle tentatrice, con il suo sorriso storto e le gambe che si muovevano lentamente sotto la veste corta, era una presenza che lo disturbava e lo attraeva allo stesso tempo.
Piton posò il calice sul tavolino accanto a sé, il vino che gli bruciava ancora in gola, e si lasciò andare contro lo schienale della poltrona. Osservò entrambe le sorelle, incapace di ignorare il desiderio che lo stava consumando. Una regina oscura e una bambola gotica. Due lati dello stesso peccato, due tentazioni che, in quel momento, sembravano pronte a trascinarlo in un abisso senza ritorno.
Narcissa osservava la città immersa nell’oscurità oltre la finestra, ma il suo sguardo era assente. Nel riflesso del vetro poteva vedere sua sorella, seduta sul cuscino con il calice di vino tra le mani, le gambe piegate sotto di sé, mentre sorseggiava lentamente il liquido scuro. Distrattamente, portò il suo calice alle labbra e bevve un piccolo sorso, il vino che le scivolava sulla lingua senza che davvero ne percepisse il sapore. Non stava osservando nulla, in realtà. La sua mente era lontana, persa nei pensieri che la tormentavano.
Il patto appena siglato, le parole pronunciate, e soprattutto la richiesta crudele che l’Oscuro Signore aveva imposto a suo figlio, Draco. Uccidere Silente. La sola idea la faceva rabbrividire, la paura che si insinuava nelle sue ossa come un veleno. Non era una donna che si lasciava andare facilmente alle emozioni, ma quella notte, come solo una madre può, sentiva un’angoscia che minacciava di schiacciarla.
Svuotò il calice in un solo sorso, il liquido che le bruciava la gola, come se il vino potesse spegnere il fuoco che le ardeva dentro. Ma sapeva che era inutile. Nessuna quantità di alcol avrebbe potuto lenire quel dolore. Solo una cosa avrebbe potuto offrirle un momento di tregua, una fuga da quei pensieri soffocanti. Severus. Se fossero stati soli, si sarebbe lasciata andare. Si sarebbe avvicinata a lui, il corpo che trovava conforto nel suo tocco. Avrebbe cercato il suo calore, la sua forza, e si sarebbe persa nel piacere che solo lui sapeva darle.
Narcissa chiuse gli occhi per un istante, le dita che stringevano il calice vuoto mentre la sua immaginazione prendeva il sopravvento. Si vide scivolare tra le sue braccia, abbandonare il controllo che teneva così stretto davanti a chiunque altro. Con Severus, avrebbe potuto dimenticare. Le sue mani avrebbero percorso la sua pelle, il suo respiro caldo avrebbe sciolto quella tensione che le serrava il petto. Lui era sempre così attento, così preciso, eppure la dominava con una facilità disarmante. Bastava il suo sguardo, profondo e impenetrabile, per farla arrendere.
Pensando a lui, Narcissa sentì il calore salirle lungo il corpo, un desiderio che si intrecciava al tormento. Avrebbe voluto sentirlo lì, dietro di lei, le mani che le scivolavano sui fianchi, che la sollevavano dalla disperazione e la portavano in un luogo in cui tutto si riduceva a quel momento, a loro due. Sospirò, lasciando che il vetro freddo della finestra le sfiorasse la fronte, cercando invano di placare quel bisogno crescente.
Ma non erano soli. Bellatrix era lì, sempre presente, con i suoi occhi scuri che sembravano leggere i pensieri più nascosti. Narcissa poteva sentire lo sguardo di sua sorella su di lei, una consapevolezza sottile e inquietante che la faceva rabbrividire. Bellatrix avrebbe saputo. Lei sapeva sempre. E, in qualche modo perverso, sembrava trarne piacere.
Narcissa serrò le labbra, cercando di ricomporsi, ma la consapevolezza del desiderio che le bruciava dentro non si lasciava ignorare. In quella stanza, il peso del patto appena stretto e delle sue emozioni trattenute era insopportabile.
Narcissa si voltò lentamente dalla finestra, il volto segnato da un’ombra di disagio, ma prima che potesse dire qualcosa, Bellatrix si alzò con un movimento fluido dal cuscino. La bottiglia di vino era stretta nella sua mano, mentre un sorriso malizioso increspava le sue labbra. Con passi felini, si avvicinò alla sorella minore, i suoi occhi scuri che brillavano di una luce enigmatica.
“Non vorrai andar via così presto, vero, sorellina?” sussurrò Bellatrix, il tono leggermente canzonatorio. Narcissa scosse la testa, cercando di mantenere la compostezza. “Devo andare. È tardi. Non dovrei neanche essere qui.”
Bellatrix rise piano, un suono basso e gutturale che sembrava riempire la stanza. “Oh, smettila di essere così seria. Sempre così rigida, così perfetta.” Si avvicinò ancora di più, la bottiglia che dondolava leggermente nella sua mano. “Un ultimo bicchiere, poi andremo via, te lo prometto. Solo uno.” La sua voce era un sussurro persuasivo, come una carezza sul filo della tentazione.
Narcissa aprì la bocca per rifiutare, ma le parole sembravano sfuggirle. La polvere magica aveva già iniziato a lavorare, insinuandosi nei suoi pensieri, smussando la sua volontà. Non riusciva a trovare la forza per opporsi, e anche Severus, dalla sua poltrona, sembrava stranamente distante, come se un velo gli oscurasse la mente. Entrambi, Narcissa e Severus, erano intrappolati, incapaci di dire di no.
Bellatrix sorrise trionfante, riempiendo i loro calici con gesti lenti e deliberati, ogni movimento carico di un’intenzione oscura. Alzò il bicchiere verso di loro, il vino scuro che scintillava sotto la luce del camino. “A noi,” disse, il tono basso e velato da un’ironia quasi oscena. I bicchieri tintinnarono, un suono che ruppe il silenzio carico di tensione.
Severus bevve d’un fiato, il vino che gli bruciava la gola. Sperava che quell’ultimo sorso ponesse fine alla serata, alle provocazioni di Bellatrix, alla sua presenza destabilizzante. Anche Narcissa, pur di abbreviare quella situazione, portò il calice alle labbra, svuotandolo in un unico sorso. Ma mentre il liquido scendeva, il calore che provavano non era quello familiare del vino. Era qualcosa di più. Qualcosa di più oscuro.
La polvere magica iniziava a intensificare il suo effetto. Narcissa sentì un fremito attraversarle il corpo, un calore strano che sembrava irradiarsi dal centro del suo petto fino alle dita delle mani e dei piedi. Il respiro le divenne più lento, le palpebre leggermente socchiuse. Non era stanchezza, ma una sorta di languore. La tensione che provava fino a pochi istanti prima sembrava sciogliersi, lasciando il posto a una sensazione diversa, un torpore morbido, quasi piacevole.
Anche Severus, seduto nella sua poltrona, si sentiva strano. I suoi pensieri, solitamente così lucidi e taglienti, si facevano confusi, i suoi sensi si dilatavano. Il peso delle due donne nella stanza, prima fastidioso, ora sembrava opprimente in modo diverso. Il suo sguardo si posò su Narcissa, che si era lasciata andare leggermente contro il davanzale della finestra, il calice vuoto che pendeva tra le sue dita. La stoffa nera del suo abito, aderente e lucida, sembrava brillare sotto la luce della luna, e la curva del suo collo nudo gli parve irresistibilmente delicata.
Bellatrix osservava entrambi con occhi scintillanti, il sorriso storto che si allargava mentre vedeva i segni dell’intruglio prendere il sopravvento. Il gioco era iniziato, e ora aveva il controllo. La tensione nella stanza cambiava, diventava densa, carica di possibilità.
Bellatrix sorrideva con quel ghigno malvagio che le increspava le labbra, un’espressione carica di intenti che solo lei conosceva. Si lasciò cadere nuovamente sul cuscino, questa volta quasi sdraiandosi, il peso appoggiato sui gomiti, il busto leggermente sollevato. Le gambe si incrociarono con un movimento lento e provocante, la veste corta che scivolava ulteriormente verso l’alto, rivelando più pelle di quanto avesse mostrato fino a quel momento. Il nero delle calze lunghe e il contrasto con la sua pelle pallida creavano un’immagine irresistibilmente sensuale.
Con apparente distrazione, Bellatrix abbassò lo sguardo verso i suoi piedi, osservando le punte come se fosse completamente assorbita da un pensiero innocuo. Ma nulla di ciò che faceva Bellatrix era innocente. Le sue dita si muovevano leggere contro il bordo delle calze, un gesto che sembrava casuale, ma che era carico di intenzione.
Piton, sempre silenzioso, si sforzava di mantenere il controllo, ma i suoi occhi si spostarono inevitabilmente sulle gambe di Bellatrix. La veste che si era alzata, le calze che terminavano appena sopra le cosce, lasciavano intravedere uno spiraglio di pelle nuda. Il contrasto, insieme alla postura rilassata e volutamente provocatoria di Bellatrix, era impossibile da ignorare. Il suo sguardo seguì il movimento delle dita di lei, che giocherellavano con il bordo del tessuto, e si fermò su quei piedi sottili, ancora in parte coperti dalle calze, che sembravano danzare con una sensualità inspiegabile. Piton si inumidì le labbra, un riflesso involontario che tradiva il suo turbamento.
Narcissa, nel frattempo, svuotò il suo bicchiere con un unico sorso deciso, quasi come se volesse cancellare il peso dei pensieri che la tormentavano. Con un movimento elegante, posò il calice sullo scrittoio vicino, pronta a dire qualcosa. Ma non fece in tempo. Bellatrix parlò per prima, la sua voce un misto di divertimento e malizia.
“Severus,” iniziò, le parole che uscivano lente, quasi cantilenanti, “lo sai com’era la piccola Narcissa quando era più giovane?” I suoi occhi si spostarono su di lui, scintillanti di complicità e qualcosa di più oscuro.
Piton, sempre disinteressato in apparenza, rimase in silenzio per un attimo, come a valutare se rispondere. Infine, con un tono basso e controllato, disse semplicemente: “No.”
Narcissa si irrigidì, il corpo che tradiva una tensione crescente. “Bellatrix, basta,” disse in tono severo, voltandosi verso di lei. Il suo viso, così composto di solito, era ora attraversato da una sottile linea di disagio, ma anche da qualcosa che Piton non riusciva a decifrare. Forse vergogna, forse un ricordo che preferiva tenere sepolto.
Ma Bellatrix non si lasciò intimidire. Scoppiò in una risata gutturale, il suo corpo che fremette leggermente mentre le spalle nude brillavano alla luce del camino. “Oh, sorellina, perché così seria? Pensavo fossimo tra amici,” disse, con quel tono tagliente che sembrava una lama. Poi tornò a rivolgersi a Piton, ignorando del tutto le parole di Narcissa. “Era così docile, così adorabile. Faceva tutto ciò che le chiedevo… e lo faceva con quel sorriso angelico che solo lei sapeva sfoggiare.”
Bellatrix si leccò le labbra, il sorriso che si allargava mentre osservava la reazione di Narcissa. La sorella sembrava pietrificata, incapace di reagire, ma il rossore che le colorava le guance tradiva l’impatto delle parole di Bellatrix. Piton inclinò leggermente il capo, il suo interesse ora evidente, anche se non lo avrebbe mai ammesso. La tensione nella stanza si fece più densa, carica di sottintesi che nessuno osava pronunciare.
Bellatrix continuò a ridere piano, il suo sguardo che si muoveva tra i due con la soddisfazione di una burattinaia compiaciuta. Giocare con il fuoco era il suo piacere più grande, e quella sensazione di pericolo non faceva che alimentare la sua eccitazione. “Non è vero, mia cara?” mormorò infine, la sua voce come una carezza intrisa di veleno. “Vuoi raccontarlo tu, Narcissa? O preferisci che lo faccia io?”
Narcissa rabbrividì. Un’ondata di tensione viscosa e opprimente le si agitava dentro, lasciandola incapace di rispondere. Il silenzio che seguì era quasi insostenibile, un vuoto che sembrava trattenere il respiro della stanza, mentre i tre rimanevano immobili, congelati come pedine in attesa della prossima mossa.
Bellatrix si limitò a sorseggiare il vino, il sorriso imperturbabile sulle sue labbra, certa di avere il controllo totale della situazione. Lanciò uno sguardo complice verso Narcissa, un’ombra di malizia che brillava nei suoi occhi. Con un gesto quasi distratto, indicò il cuscino accanto a sé. “Vieni, sorellina,” disse con un tono mellifluo, dolce solo in apparenza. “Non vorrai continuare a fare la statua di ghiaccio, vero?”
Narcissa esitò per un attimo, il corpo rigido mentre cercava di mantenere la compostezza. Ma il sottile torpore che le pervadeva i sensi, complice il vino alterato, sembrava frenare ogni possibilità di opposizione. Alla fine, con un gesto riluttante, si abbassò e si sedette sul cuscino accanto a Bellatrix, mantenendo però una postura perfettamente eretta, le mani composte sulle ginocchia. Ogni suo movimento tradiva un’eleganza innata, ma il leggero tremolio delle dita rivelava il disagio che cercava di nascondere.
Severus le osservava dalla poltrona, i suoi occhi scuri che studiavano ogni gesto, ogni espressione. Le due sorelle erano così diverse: Narcissa, la regina fredda e altera, e Bellatrix, la tentatrice folle e imprevedibile. Eppure, in quel momento, vicine come non mai, apparivano stranamente simili, unite da un legame oscuro che sembrava pulsare nell’aria.
Bellatrix si mosse, con quella sua grazia felina che pareva studiata per catturare l’attenzione. Tirò su un ginocchio, piegandolo verso di sé, e vi appoggiò sopra la guancia con un gesto che sembrava innocente, ma che non lo era affatto. La veste corta si sollevò ulteriormente, lasciando intravedere le mutandine nere di pizzo che ora erano perfettamente visibili. Il tessuto sottile abbracciava il suo corpo con una provocazione sfacciata, e Piton, nonostante il suo autocontrollo, si ritrovò a fissare quella visione per un istante più lungo del dovuto.
Bellatrix sorrise tra sé, consapevole del suo effetto. Il ginocchio oscillò leggermente, il movimento quasi ipnotico mentre tornava a parlare. “Sai, Severus,” iniziò, la sua voce bassa e avvolgente, “la piccola Narcissa era così adorabile quando era più giovane. Sempre così… ubbidiente.” Il tono era apparentemente innocuo, ma le sfumature maliziose nelle sue parole rivelavano molto di più.
Narcissa si irrigidì immediatamente, il suo corpo diventando una statua perfetta accanto a Bellatrix. “Basta, Bellatrix,” disse in un sussurro tagliente, cercando di spezzare quel gioco perverso.
Ma Bellatrix ignorò la sua protesta, ridendo piano, un suono che sembrava riempire la stanza con la sua presenza. “Oh, non sto dicendo nulla di sconveniente, cara sorellina. Solo ricordi… di quanto eri dolce. Sempre pronta a fare ciò che ti veniva detto.” Il suo sguardo si posò su Narcissa, il sorriso che si allargava mentre osservava la lotta silenziosa che si svolgeva dentro di lei.
Piton, intanto, sembrava sempre più interessato. Il suo sguardo passava da una sorella all’altra, seguendo il filo di quel dialogo carico di tensione. Bellatrix parlava con un tono apparentemente leggero, ma c’era un’intimità oscura nelle sue parole, qualcosa che suggeriva una conoscenza profonda e inconfessabile. Narcissa, così composta, sembrava sul punto di crollare, e Severus si chiese cosa stesse nascondendo, quale segreto si celasse dietro quella maschera di perfezione.
Bellatrix inclinò la testa, il sorriso perverso che le increspava le labbra mentre osservava Narcissa. “Sai, sorellina, qui dentro fa davvero caldo,” sussurrò, la sua voce che si insinuava nella stanza come una carezza velenosa. “Forse dovresti togliere quella veste. Sembra così pesante… E tu, sei a tuo agio qui… siamo solo noi… famiglia… amici intimi… Non c’è nulla di cui vergognarsi.”
Le sue parole scivolarono dolcemente, quasi ipnotiche. Narcissa si irrigidì per un istante, gli occhi che lampeggiarono di sorpresa. “Bellatrix…” mormorò, come per protestare, ma la polvere magica che scorreva nel suo corpo aveva già iniziato a smussare ogni resistenza. Sentiva il calore crescere dentro di sé, come un incendio lento che le arrossava la pelle e le accelerava il respiro. La seta del suo abito, che fino a pochi minuti prima le dava conforto, ora le sembrava pesante, soffocante.
La mente di Narcissa cercava di opporsi, ma il suo corpo rispondeva in un altro modo. Si trovava al sicuro, si disse, con sua sorella e Severus, persone di cui poteva fidarsi. “Si hai ragione,” sussurrò infine, la voce così bassa che sembrava provenire da qualcun altro. Le mani si mossero con grazia mentre si alzava dal cuscino, la sua figura slanciata che sembrava ondeggiare leggermente nella penombra.
Piton non si mosse. Lo sguardo scuro, solitamente così freddo e impenetrabile, era ora incollato a lei. Non riusciva a distogliere gli occhi mentre Narcissa, con un’eleganza naturale, si chinava per sfilarsi le scarpe. Le dita affusolate le sfiorarono le caviglie mentre le scarpe cadevano silenziose sul tappeto. La scena, così semplice e intima, aveva un effetto devastante su di lui.
Poi le mani di Narcissa si spostarono dietro la schiena, le dita che cercavano la cerniera del vestito. Il suono metallico, quasi impercettibile, sembrava riecheggiare nella stanza. Piton trattenne il respiro mentre il tessuto cominciava a scivolare giù dalle spalle di lei, rivelando centimetri di pelle chiara e vellutata. La luce del camino accarezzava ogni curva, accentuando la perfezione del suo collo, delle clavicole, del profilo sinuoso delle sue spalle.
La veste nera scivolò lungo il suo corpo come un soffio, rivelando un completo di lingerie in pizzo nero che sembrava creato per sedurre. Il reggiseno sosteneva i suoi seni, avvolgendoli in un tessuto trasparente che lasciava intravedere le ombre delicate della sua pelle. Il perizoma, piccolo e audace, abbracciava i suoi fianchi, mentre il reggicalze teneva in posizione le calze fumé che avvolgevano le sue lunghe gambe, rendendole ancora più sensuali.
Piton era come paralizzato. Narcissa, sempre così composta, così distante, ora era davanti a lui in una vulnerabilità che non avrebbe mai immaginato. Eppure, non c’era nulla di forzato nei suoi movimenti. Ogni gesto sembrava naturale, un’eleganza che non abbandonava mai il suo portamento regale, anche in una situazione così carica di erotismo.
Bellatrix osservava la scena con occhi scintillanti, il sorriso che si allargava mentre si godeva ogni istante. “Brava, così” disse con un tono mellifluo, la lingua passava lentamente sulle labbra. Indicò il cuscino accanto a sé, un gesto morbido ma autoritario. “Ora siediti di nuovo, sorellina.”
Narcissa sorrise appena, il volto rilassato, quasi come se l’atmosfera carica di tensione fosse svanita per un istante. “In effetti mi sento meglio,” disse con voce bassa, il tono elegante che non abbandonava mai il suo portamento aristocratico. Seduta sul cuscino accanto a Bellatrix, con il corpo fasciato dal pizzo nero e le gambe avvolte dalle calze fumé, sembrava una visione irreale: una regina oscura, sensuale e distante.
Bellatrix la osservava con un sorriso soddisfatto, ma i suoi occhi, scintillanti di malizia, erano già puntati su Piton. Si voltò verso di lui con un movimento fluido, la testa inclinata come una predatrice che si divertiva con la sua preda. “Che ne pensi, Severus? Ti piace la mia sorellina?” chiese con voce morbida, quasi dolce, ma con un sottotono tagliente che tradiva il suo intento.
Piton distolse lo sguardo da Bellatrix per un istante, ma solo per tornare a fissare Narcissa. Era ipnotizzato. Lei era un’immagine di perfezione: la schiena dritta, le mani posate delicatamente sulle ginocchia, il suo sguardo abbassato con una grazia che sembrava studiata ma era del tutto naturale. Il contrasto tra la sua compostezza e il modo in cui il pizzo nero abbracciava il suo corpo creava una tensione che lo stava consumando.
“È… bellissima,” rispose infine Piton, la voce profonda e carica di desiderio trattenuto.
Bellatrix sorrise ancora di più, un sorriso storto, carico di un divertimento perverso. “Lo so,” disse, la sua voce un sussurro avvolgente. “La mia dolce sorellina è sempre stata bella. Perfetta. E così docile…” Le sue parole iniziarono con un tono affettuoso, quasi innocente, ma mentre parlava, il suo tono cambiò. Da dolce divenne più insinuante, poi più crudo, fino a sfociare in una malizia esplicita.
Le sue parole si fecero più lente, più taglienti, come lame avvolte nel velluto. “Una ragazza dolce, pronta a piegarsi con un sorriso, a fare tutto ciò che le veniva chiesto. Una bambola perfetta, fragile e preziosa. Ma sai qual è la cosa più interessante, Severus?” Fece una pausa, lasciando che il silenzio amplificasse l’attesa. “Sotto quella maschera di eleganza, sotto quel portamento da regina… c’era una piccola troietta… Ed io l’ho fatta uscire, si. Una piccola troia sottomessa, desiderosa solo di essere presa, di essere usata, di sentire che il suo corpo appartiene a qualcun altro.”
Narcissa trasalì leggermente, le guance che si arrossavano appena mentre teneva lo sguardo fisso davanti a sé. La tensione nel suo corpo era evidente, ma non disse nulla, come se le parole di Bellatrix la avessero paralizzata.
Piton, intanto, era come rapito. La voce di Bellatrix, che giocava con i suoi sensi, e la visione di Narcissa, così perfetta nella sua posa, lo stavano trascinando in un vortice da cui non poteva – e forse non voleva – uscire.
Bellatrix si sporse leggermente in avanti, i suoi occhi che si agganciarono a quelli di Piton con una forza magnetica. “Vuoi vedere, Severus?” chiese con voce morbida, ogni parola pronunciata con una lentezza studiata. “Vuoi vedere fino a che punto può arrivare la mia sorellina? Quanto è disposta a fare per… compiacere?”
Il silenzio nella stanza era assordante. Piton sentiva il cuore martellargli nel petto, il desiderio che gli bruciava dentro, ogni fibra del suo corpo che sembrava reclamare Narcissa. Cercò di dire qualcosa, di formulare una risposta sensata, ma le parole gli sfuggirono. Alla fine, riuscì solo a pronunciare un flebile “Sì,” appena un sussurro, ma carico di un’eccitazione così intensa che sembrava colmare l’aria intorno a loro.
La donna sorrise come una gatta soddisfatta, i suoi occhi che brillavano di un piacere perverso. Narcissa, immobile accanto a lei, sembrava una statua di perfezione e vulnerabilità, ma nelle sue mani, Bellatrix teneva il controllo completo della situazione.
Bellatrix si alzò con un movimento fluido, quasi teatrale, fissando Narcissa con un’intensità che sembrava trapassarle l’anima. La donna, seduta compostamente sul cuscino, aveva lo sguardo di chi è in bilico tra paura ed eccitazione, un misto di emozioni che rendevano il suo viso ancora più affascinante. Le sue guance erano appena arrossate, le labbra leggermente dischiuse come se stesse per dire qualcosa, ma le parole non arrivarono mai.
Bellatrix inclinò leggermente la testa, un sorriso lento e pieno di promesse perverse che si allargava sulle sue labbra. Senza distogliere gli occhi da quelli di Narcissa, le mani affusolate si portarono con grazia sul corpetto che indossava, iniziando ad aprirlo con movimenti deliberatamente lenti. La stoffa nera e aderente cedette sotto le sue dita, scivolando via a poco a poco, rivelando frammenti di pelle candida che sembrava scintillare alla luce del camino.
Narcissa deglutì, incapace di distogliere lo sguardo dalla sorella. L’aria nella stanza sembrava farsi più densa, ogni respiro più pesante. Bellatrix, consapevole dello spettacolo che stava offrendo, aprì completamente il corpetto, lasciandolo scivolare giù dalle spalle con un gesto aggraziato. I suoi seni si rivelarono in tutta la loro perfezione: grandi, pieni, dalla forma rotonda e morbida che sembrava sfidare le leggi della natura. I capezzoli, scuri e perfettamente delineati, erano attraversati da piccoli anelli dorati che scintillavano maliziosamente alla luce.
Piton, seduto sulla poltrona, si sentì mancare il respiro. Non l’aveva mai vista nuda prima d’ora, e la visione lo colpì come un incantesimo. I suoi occhi erano incollati a lei, incapaci di spostarsi. La tensione che provava dentro era quasi dolorosa, un fuoco che lo bruciava da dentro e che si tradusse in un’erezione palpabile, impossibile da ignorare. Cercò di distogliere lo sguardo, ma era inutile. Il modo in cui Bellatrix si mostrava, con una sicurezza selvaggia e un pizzico di follia, lo teneva prigioniero.
Bellatrix continuò a spogliarsi lentamente, con una grazia crudele che sembrava studiata per tenere entrambi inchiodati a ogni suo movimento. Sfilò la gonna nera con un gesto languido, lasciandola cadere ai suoi piedi. Poi, con noncuranza, la calciò via, il tessuto che volò leggero fino a sparire sul tappeto. Rimase in piedi, il corpo slanciato avvolto solo in mutandine nere di pizzo e calze che arrivavano fin sopra le cosce, le giarrettiere che le stringevano appena la pelle pallida.
Piton era ipnotizzato. Il suo respiro era irregolare, il desiderio che gli bruciava dentro diventava sempre più insostenibile. Non riusciva a spostare lo sguardo da lei, dal modo in cui le sue dita sottili scivolarono con naturalezza sulla stoffa delle mutandine. Bellatrix lasciò che il dito percorresse lentamente la linea del pizzo, soffermandosi al centro, accennando un movimento che sembrava più una promessa che un gesto. I suoi occhi, però, non erano su di lui, ma su Narcissa, che la guardava con una miscela di disagio e fascinazione.
“Ti ricordi, sorellina?” iniziò Bellatrix, la voce bassa e carica di un’intimità perversa. “Ti ricordi quando eravamo ragazze? Quanto ti piaceva allora… quanto ti piaceva quando ti facevo vedere come si giocava davvero.” Il suo sorriso si allargò, e i suoi occhi scintillarono mentre le sue parole colpivano Narcissa come un coltello.
Narcissa arrossì profondamente, le mani che si strinsero appena sulle sue ginocchia. Cercava di mantenere la compostezza, ma il suo respiro tradiva la lotta interna che stava combattendo. Piton osservava ogni istante con occhi febbrili, il desiderio che ormai lo aveva completamente sopraffatto.
Bellatrix non si fermò. Con un movimento deciso, sfilò prima le calze e poi agganciò i pollici sotto il bordo delle mutandine e le sfilò lentamente, lasciando che scivolassero lungo le sue cosce e poi oltre le ginocchia, fino a farle cadere a terra. Rimase in piedi, completamente nuda. La sua fica era ora completamente visibile, perfettamente curata, la striscia di pelo nero che incorniciava un piccolo piercing al monte di Venere, un dettaglio che scintillava sotto la luce tremolante del camino. Le labbra, leggermente aperte, luccicavano di un’umidità sottile, un chiaro segnale che Bellatrix non si stava limitando a recitare un ruolo.
Piton non riuscì a trattenere un gemito basso, quasi impercettibile. La vista davanti a lui era troppo. Mai avrebbe immaginato di vedere Bellatrix così, completamente esposta, con quella sicurezza animalesca che lo teneva prigioniero.
Bellatrix si voltò verso di lui, il sorriso sul suo volto ora apertamente malizioso. I suoi occhi lo trafissero, leggendo ogni pensiero, ogni desiderio che si agitava nella sua mente.
“Adesso ti dimostrerò chi è davvero Cissy,” disse, con un tono che era insieme una promessa e una sfida.
Bellatrix si avvicinò lentamente a Narcissa, con movimenti felini che sembravano carichi di potere e seduzione. Si fermò davanti a lei, guardandola dall’alto con uno sguardo che era insieme autoritario e carico di un affetto perverso. “Cissy,” sussurrò dolcemente, la sua voce un filo di velluto che scivolava nell’aria. “Dimostrami quanto sei ancora ubbidiente…”
La richiesta, pronunciata con quella dolcezza ingannevole, lasciò Narcissa immobile per un istante. I suoi occhi si sollevarono verso quelli di Bellatrix, cercando un accenno di scherzo, ma lì trovò solo una volontà inflessibile. Le sue guance si tinsero di rosso, il respiro che le si spezzò nel petto, ma la polvere magica e l’atmosfera opprimente della stanza l’avevano ormai spogliata di ogni resistenza. Narcissa si mosse con lentezza, le mani che si posarono appena sul cuscino mentre si avvicinava, il suo viso ora a pochi centimetri dalla fica di sua sorella.
Il profumo del desiderio di Bellatrix le colpì le narici, un aroma denso, pungente, che sembrava penetrare direttamente nei suoi sensi, confondendola ancora di più. Inspirò profondamente, il suo corpo che rispose con un fremito involontario.
Con un gesto lento e incerto, posò le labbra sulla fica umida di sua sorella, il calore della carne che la travolse immediatamente. La lingua di Narcissa si mosse con esitazione all’inizio, sfiorando appena le labbra, raccogliendo gli umori caldi e viscosi che Bellatrix emanava con abbondanza. Il sapore la colpì: ferroso, salato, con una dolcezza sottile che sembrava accendersi sulla sua lingua. Deglutì, chiudendo gli occhi mentre lasciava che i suoi sensi si immergessero completamente in quell’atto.
Bellatrix gemette piano, il suono basso e gutturale che riempì la stanza, mandando un brivido lungo la schiena di Narcissa. Le sue mani si posero delicatamente sul capo della sorella, affondando tra i morbidi capelli biondi mentre iniziava a guidarla con dolcezza. “Brava, Cissy,” mormorò, il tono affettuoso, ma carico di potere. “Più a fondo… sì, proprio così…”
Narcissa obbedì, il suo corpo che sembrava muoversi da solo mentre la sua lingua scivolava dentro e fuori, esplorando ogni piega con attenzione e dedizione. Ogni gemito di Bellatrix sembrava spingerla a fare di più, a osare di più. Le mani di Narcissa si strinsero sui fianchi di Bellatrix, tenendola ferma mentre la sua bocca lavorava con maggiore intensità, succhiando leggermente, raccogliendo ogni goccia di piacere e gustandola come se fosse nettare proibito.
Bellatrix inclinò leggermente la testa all’indietro, chiudendo gli occhi mentre lasciava che i gemiti sfuggissero liberamente dalle sue labbra. Ogni movimento della lingua di Narcissa era una scintilla che accendeva un incendio dentro di lei. “Sì, così… continua,” la incitò, la sua voce che si spezzava leggermente per il piacere crescente.
Severus, seduto sulla poltrona, era paralizzato. La scena davanti a lui era di una potenza tale che ogni pensiero razionale era stato spazzato via. Il suo respiro era irregolare, e l’eccitazione lo consumava in un modo che non aveva mai provato prima. Il modo in cui Bellatrix si muoveva, il modo in cui Narcissa si abbandonava a quell’atto… tutto era troppo. Non riusciva a staccare gli occhi da loro, ogni fibra del suo corpo tesa al massimo, il desiderio che bruciava dentro di lui come un fuoco che non si poteva spegnere.
Bellatrix aprì gli occhi per un istante, incontrando lo sguardo di Severus. Il suo sorriso si fece ancora più malizioso, sapendo di avere il controllo totale su entrambi. Ma il suo sguardo tornò subito su Narcissa, la sua mano che si spostò per accarezzarle la guancia mentre continuava a incitarla con dolcezza perversa.
Narcissa continuava a leccare con dedizione crescente, il viso affondato nella fica umida di Bellatrix. Le sue labbra si muovevano con delicatezza, raccogliendo ogni goccia di piacere che la sorella le concedeva, mentre la lingua esplorava con un ritmo lento ma deciso, penetrando e accarezzando ogni angolo con attenzione. Le mani di Narcissa si stringevano intorno ai fianchi di Bellatrix, i pollici che affondavano leggermente nella carne morbida, tenendola ferma mentre si abbandonava completamente a quell’atto.
Bellatrix gemeva piano, ogni suono basso e gutturale un invito per Narcissa a continuare. Il suo sguardo, però, non era rivolto alla sorella, ma a Piton. Alzò la testa e lo fissò con un sorriso che era insieme dolce e perverso. “Severus,” disse con un tono morbido ma carico di comando, “perché ti trattieni? Non è il momento di fare il timido.”
Piton, che fino a quel momento era rimasto fermo nella sua poltrona, cercando invano di mantenere un’apparenza di controllo, si sentì travolgere completamente dalle parole di Bellatrix. Il desiderio che gli bruciava dentro da troppo tempo ora era impossibile da ignorare. Si alzò lentamente, il corpo rigido e teso, le mani che si mossero per slacciare i bottoni della tunica con gesti misurati. Uno a uno, i vestiti scivolarono via, fino a che non rimase completamente nudo.
Il cazzo, duro e pulsante, svettava in avanti con una prepotenza che parlava da sola. Le vene gonfie e la punta arrossata luccicavano leggermente alla luce del camino, mentre il calore del desiderio lo attraversava come un’onda. Bellatrix lo osservò attentamente, il suo sorriso che si allargava mentre i suoi occhi si posavano su di lui. “Bravo, Severus,” disse con tono amorevole ma intriso di una malizia che sembrava accarezzarlo. “Ora rilassati. Goditi lo spettacolo.”
Piton tornò a sedersi, ma non c’era più nulla di rilassato nel suo atteggiamento. Ogni muscolo del suo corpo era teso, ogni respiro più profondo e irregolare. Portò una mano al cazzo, avvolgendolo lentamente, le dita che si strinsero intorno al fusto mentre iniziava a muoversi con un ritmo misurato. La sua mano saliva e scendeva, la pressione che aumentava leggermente ad ogni passaggio mentre gli occhi rimanevano incollati sulla scena davanti a lui.
Narcissa, inginocchiata davanti a Bellatrix, continuava a lavorare con una dedizione che sembrava quasi sacrale. Le sue labbra succhiavano delicatamente, la lingua che si spostava con movimenti lenti e profondi, raccogliendo gli umori che scorrevano dalla fica della sorella. Ogni gemito di Bellatrix era una guida, un incentivo, e il profumo intenso del desiderio le inebriava i sensi, spingendola a muoversi con sempre maggiore fervore.
Bellatrix, intanto, inclinò la testa all’indietro, i capelli neri che le ricaddero sulle spalle mentre un gemito più forte le sfuggiva dalle labbra. Una mano rimase affondata nei capelli di Narcissa, guidandola con dolcezza ma fermezza, mentre l’altra si posò languidamente su un seno, il dito che giocava con uno dei piccoli anelli dorati che trapassavano i capezzoli. Ogni movimento sembrava studiato per accendere il fuoco in Piton, e il suo sorriso malizioso lo confermava.
“Severus,” mormorò con voce rotta dal piacere, il suo sguardo che si posò di nuovo su di lui. “Guarda bene. Guarda quanto è brava la mia dolce Cissy. Ti paice vero?.”
Piton aumentò leggermente il ritmo della sua mano, la presa che si faceva più salda mentre la tensione cresceva dentro di lui. I suoi occhi non lasciavano la scena, il contrasto tra la compostezza di Narcissa e la sfrontata sensualità di Bellatrix lo spingeva sempre più vicino al limite.
Bellatrix, con il suo solito sorriso malizioso, guardò Piton con un’aria di sfida velata da complicità. “Severus,” mormorò dolcemente, la voce bassa e ipnotica, “non vorresti… godere anche tu della piccola Cissy?”
Piton, già consumato dal desiderio, alzò lo sguardo verso Bellatrix, la sua mano che si fermò a metà movimento lungo il fusto del suo cazzo duro e pulsante. Con un respiro irregolare, annuì lentamente, incapace di pronunciare parole ma completamente d’accordo con la proposta.
Bellatrix sorrise ancora più largamente, un sorriso che era insieme amorevole e perverso. Si chinò leggermente verso Narcissa, la mano che si posò delicatamente sulla nuca della sorella, accarezzandola con sorprendente dolcezza. “Brava, tesoro,” sussurrò, il tono quasi affettuoso. “Sei stata bravissima… ma ora è il turno del nostro ospite. Anche lui deve godere della tua bocca…”
Narcissa, ancora inginocchiata davanti alla sorella, sollevò il viso leggermente arrossato, gli occhi che brillavano di una confusione inebriante tra vergogna e eccitazione. Senza dire nulla, si staccò lentamente dalla fica di Bellatrix, asciugandosi le labbra con il dorso della mano, e cominciò a gattonare verso Piton. I suoi movimenti erano lenti, ipnotici, ogni passo un invito silenzioso mentre si avvicinava al corpo nudo dell’uomo seduto sulla poltrona.
Quando Narcissa fu abbastanza vicina, Bellatrix le lanciò un’occhiata severa, ma il tono con cui parlò era carico di complicità. “Chiediglielo, sorellina,” ordinò, la voce che sembrava una carezza. “Chiedi a Severus se puoi farlo godere.”
Narcissa alzò lo sguardo verso Piton, il suo viso a pochi centimetri dal cazzo gonfio e teso, con le vene pulsanti e la cappella lucida che sembrava quasi brillare alla luce tremolante del camino. Deglutì, cercando le parole, ma quando parlò, la sua voce era morbida, quasi ansiosa. “Posso… posso farti godere, Severus?” chiese, i suoi occhi azzurri che lo fissavano con un’intensità che sembrava sciogliere ogni barriera.
Bellatrix sorrise soddisfatta, ma non si fermò lì. “No, Cissy,” disse con un tono più tagliente ma ancora intriso di una dolcezza inquietante. “Chiediglielo di nuovo… e fallo come si deve…”
Il rossore sulle guance di Narcissa si fece ancora più intenso, ma lei non si fermò. Inspirò profondamente, abbassando di nuovo lo sguardo verso il cazzo di Piton, e ripeté la domanda con un tono più osceno, quasi un sussurro peccaminoso. “Posso farvi godere, mio signore? Posso succhiarvi il cazzo come una brava troietta?”
Piton trattenne il respiro, la sua mano che tremò per un istante prima di lasciarsi cadere sul bracciolo della poltrona. Il suo volto, solitamente imperturbabile, era ora segnato da una tensione intensa, il desiderio che traspariva da ogni suo lineamento. “Sì,” mormorò, il tono appena un sussurro, ma carico di una forza che lasciava poco spazio all’immaginazione.
Narcissa si avvicinò ancora di più, le sue mani che salivano lentamente lungo il fusto del cazzo, la pelle calda che pulsava sotto il suo tocco. Le sue labbra si schiusero leggermente mentre si avvicinava alla cappella, il respiro che sfiorò appena la punta, facendola fremere. La sua lingua uscì delicatamente, sfiorando la superficie con un movimento lento e circolare, raccogliendo la prima goccia di piacere salato. Gli occhi di Narcissa rimasero fissi su quelli di Piton mentre apriva di più la bocca, avvolgendo la cappella tra le labbra morbide e succhiando con una delicatezza disarmante.
Bellatrix, sempre in piedi accanto a loro, osservava ogni movimento con uno sguardo trionfante mentre con la mano scendeva sul clitoride bagnato.”Brava, Cissy,” disse piano, il tono basso e avvolgente. “Succhialo. Fagli vedere quanto sei brava con quella bocca da puttana.”
Narcissa non rispose, ma aumentò il ritmo. La sua lingua si muoveva con attenzione, esplorando ogni centimetro della cappella mentre le sue mani accompagnavano i movimenti, stringendo e massaggiando il fusto con una precisione che sembrava innata. Piton gemette piano, il suono profondo che riempì la stanza, mentre il suo corpo si tendeva di piacere. La scena davanti a lui, la dedizione di Narcissa e lo sguardo complice di Bellatrix, lo stavano consumando.
Bellatrix si mosse con la grazia di una pantera, silenziosa e letale, mentre si abbassava dietro Narcissa. La sua figura slanciata si curvò leggermente, le mani che scivolarono leggere lungo le braccia della sorella inginocchiata, mentre il suo viso si avvicinava alle spalle delicate di Narcissa, illuminate dalla luce tremolante del camino.
Narcissa, completamente assorta nell’atto di succhiare il cazzo di Piton, non si accorse immediatamente della presenza di Bellatrix. Le sue labbra si muovevano con attenzione, avvolgendo il cazzo teso e pulsante, mentre la lingua accarezzava con maestria la cappella e il fusto, raccogliendo ogni goccia del suo piacere. I gemiti bassi di Piton la spingevano a continuare, i suoi movimenti sempre più sicuri e ritmati.
Bellatrix si avvicinò di più, il suo respiro caldo che sfiorò la pelle vellutata delle spalle di Narcissa. Con lentezza, posò le labbra su una spalla scoperta, lasciando un bacio leggero come una piuma. Poi un altro, e un altro ancora, ogni bacio che scendeva più in basso lungo la linea del collo di Narcissa. La sorella tremò leggermente sotto quel tocco, il suo corpo che sembrava reagire involontariamente a quella nuova attenzione.
“Brava, Cissy,” sussurrò Bellatrix, la sua voce un sibilo morbido e avvolgente che si insinuava nell’orecchio di Narcissa. “Sei perfetta. Una vera puttana… la mia puttana.” Le parole erano un veleno dolce, cariche di una malizia che sembrava penetrarle nella mente.
Narcissa gemette piano, il suono soffocato dal cazzo che aveva ancora tra le labbra, ma non smise di succhiare. Bellatrix, soddisfatta, continuò a baciarle le spalle, i denti che a volte graffiavano leggermente la pelle sensibile, lasciando una scia di brividi lungo la schiena della sorella.
“Ti piace, vero?” continuò Bellatrix, la sua voce che si fece più bassa, più oscena. “Ti piace fare la troia. Ti piace essere qui, inginocchiata davanti a lui, con la sua carne dura in bocca. Una vera cagna, disposta a tutto per compiacere.” Le sue mani si posarono sui fianchi di Narcissa, stringendoli con fermezza, come se volesse ancorarla al pavimento, mantenendola esattamente dove voleva.
Le parole di Bellatrix sembravano infondere a Narcissa una nuova energia. Le sue mani si strinsero intorno al fusto di Piton, mentre la sua bocca si muoveva con maggiore intensità, succhiando e leccando con un’attenzione quasi disperata. Il suo corpo tremava sotto i baci e i morsi leggeri di Bellatrix, il calore che si accumulava dentro di lei mentre obbediva ciecamente ai comandi della sorella.
Piton, incapace di trattenersi, gemette più forte, il corpo che si tese mentre osservava la scena davanti a lui. La combinazione di Narcissa che lo succhiava con dedizione e Bellatrix che le sussurrava oscenità all’orecchio era troppo. Il piacere cresceva dentro di lui come un’onda inarrestabile, il desiderio che lo divorava mentre le guardava perdere completamente il controllo.
Bellatrix, con un sorriso che sembrava una lama di velluto, lasciò che le sue mani scivolassero dalle spalle di Narcissa, tracciando una linea calda e possessiva lungo il suo busto. I suoi movimenti erano lenti, ogni tocco studiato per accendere nuove scintille sul corpo già tremante della sorella. Con una grazia inquietante, le sue dita raggiunsero la chiusura del reggiseno di pizzo nero, e con un clic quasi impercettibile lo aprì, lasciando che la stoffa si allentasse e scivolasse via.
Narcissa, inginocchiata davanti a Piton, non interruppe il ritmo con cui succhiava il suo cazzo. Le sue labbra, ormai rosse e gonfie, avvolgevano la cappella con una delicatezza che si alternava a movimenti più audaci. Ma quando sentì il reggiseno cadere, un gemito basso le sfuggì dalla gola, attutito dalla carne pulsante che riempiva la sua bocca.
Bellatrix osservò con occhi scintillanti i seni pieni e perfetti della sorella, che si sollevarono liberi davanti a lei. Le sue mani, sottili e precise, si mossero senza esitazione, afferrandoli con una pressione che era insieme morbida e ferma. “Guarda quanto sei bella, Cissy,” mormorò, la voce un sussurro avvolgente. Le dita iniziarono a muoversi, impastando i seni con lentezza quasi esasperante, i pollici che si soffermarono sui capezzoli già tesi, pizzicandoli e tirandoli leggermente. “Ti piace essere toccata così, vero?”
Narcissa gemette di nuovo, il suono vibrando contro il cazzo che continuava a succhiare con sempre maggiore intensità. Il modo in cui Bellatrix le tormentava i capezzoli, alternando pressione e carezze, la stava mandando fuori controllo. La sua lingua si muoveva con frenesia, scivolando sulla cappella di Piton, mentre le sue mani afferravano saldamente la base, accompagnando ogni movimento con una dedizione sempre più sfrenata.
Quando decise che era arrivato il momento, Bellatrix lasciò andare i seni della sorella, ma solo per scendere con le mani lungo il suo corpo. Le dita seguirono la curva del busto, passando sui fianchi, tracciando linee invisibili che lasciavano Narcissa senza fiato. Le unghie, leggere e affilate, si fermarono sul bordo delle mutandine di pizzo, che erano ormai umide di desiderio.
Con un movimento lento ma deciso, afferrò il bordo delle mutandine e iniziò a tirarle giù. La stoffa scivolò lungo i fianchi di Narcissa, poi sulle cosce, fino a scoprire completamente il culo e la fica. La luce del camino accentuava ogni dettaglio: la pelle liscia, il pelo biondo curato, le labbra gonfie e lucide del suo desiderio.
Piton, seduto davanti a loro, trattenne un gemito, incapace di staccare lo sguardo. La visione davanti a lui era quasi insostenibile. Narcissa, così composta e aristocratica, ora era completamente esposta, inginocchiata, con il suo corpo che tremava di eccitazione sotto i tocchi e le parole di sua sorella. La sua mano si mosse automaticamente, stringendo il cazzo che la bocca di Narcissa aveva appena lasciato per un istante, prima che lei tornasse a succhiarlo con ancora più fervore.
Bellatrix lasciò che le sue labbra abbandonassero le spalle di Narcissa, iniziando a scendere con una serie di baci lenti e caldi lungo la schiena, seguendo la linea della spina dorsale con una precisione quasi adorante. Ogni bacio sembrava accendere una scintilla sulla pelle sensibile della sorella, facendola tremare leggermente sotto di lei. Narcissa continuava a succhiare il cazzo di Piton, ma i suoi gemiti soffocati tradivano l’effetto che i baci di Bellatrix stavano avendo su di lei.
Quando le labbra di Bellatrix raggiunsero il fondo della schiena di Narcissa, si fermò un istante, inspirando profondamente come se volesse assaporare l’aroma del corpo della sorella. “Cissy,” mormorò con voce bassa e avvolgente, mentre le sue mani si posavano sul morbido fondoschiena di Narcissa. “Hai sempre avuto un culo così perfetto, così invitante. Te lo ricordi, vero? Quando eravamo ragazzine… quanto adoravo leccartelo…”
Le sue parole, cariche di una malizia crudele e sensuale, fecero arrossire Narcissa, che si mosse appena sotto di lei, incapace di rispondere, ma anche incapace di resistere. Bellatrix sorrise, le mani che iniziarono a muoversi lentamente, accarezzando e stringendo le natiche della sorella con una lentezza esasperante. Il suo tocco era al tempo stesso possessivo e incredibilmente intimo, come se stesse scolpendo un’opera d’arte.
“Apri le gambe per me, sorellina,” comandò Bellatrix, la sua voce morbida ma intrisa di autorità. Narcissa obbedì senza protestare, il suo corpo che sembrava rispondere da solo al comando. Le sue ginocchia si spostarono leggermente, permettendo a Bellatrix di divaricare le sue natiche con entrambe le mani, esponendo completamente il suo corpo. La visione davanti a Bellatrix era pura perfezione: il sesso di Narcissa umido e invitante, e il piccolo buchino stretto che si contraeva leggermente sotto il suo sguardo affamato.
Bellatrix si chinò, il respiro caldo che sfiorò la pelle sensibile di Narcissa, facendola sobbalzare leggermente. Senza aspettare altro, fece scivolare la lingua fuori e iniziò a leccarla, tracciando cerchi lenti e provocatori intorno al buchino stretto. La punta della lingua si muoveva con una precisione esperta, accarezzando con delicatezza per poi premere leggermente, senza mai penetrare del tutto.
Narcissa gemette forte, il suono soffocato dal cazzo che ancora riempiva la sua bocca. Il suo corpo tremava visibilmente, i suoi movimenti sulla carne pulsante di Piton che si fecero più frenetici mentre il piacere si moltiplicava dentro di lei. Ogni volta che sentiva la lingua di Bellatrix ruotare intorno al suo buchino, un brivido le attraversava la schiena, fino a farle perdere quasi del tutto il controllo.
Bellatrix lasciò che la punta della sua lingua penetrasse il buchino stretto, spingendo piano ma con decisione, esplorando il corpo della sorella con una familiarità carica di desiderio. Le sue mani si strinsero di nuovo sulle natiche di Narcissa, tenendole divaricate mentre lavorava con la lingua, alternando movimenti lenti e profondi a ritirate leggere che la lasciavano desiderare di più.
Narcissa si staccò per un istante dal cazzo di Piton, il respiro spezzato e ansimante mentre il piacere travolgente che Bellatrix le stava dando le faceva perdere ogni controllo. Gemette forte, la testa che si piegò leggermente all’indietro, il viso arrossato e i capelli scomposti che cadevano sulle sue spalle nude. “Oh, Bellatrix…” ansimò con una voce spezzata, carica di desiderio. “Mi sei mancata… Dio, quanto mi mancava la tua lingua. Lo fai così bene… ti prego, continua.”
Le sue parole erano una supplica disarmante, ogni sillaba intrisa di una disperazione sensuale che tradiva quanto fosse sopraffatta dal piacere. Bellatrix sorrise tra sé, il suo volto ancora nascosto tra le natiche perfette della sorella, la lingua che non smise di ruotare attorno al buchino stretto, spingendo e leccando con una precisione che sembrava fatta per spingerla al limite.
Narcissa, incapace di restare ferma, si abbassò di nuovo verso Piton, afferrando con entrambe le mani il cazzo teso e pulsante davanti a lei. Con una dedizione rinnovata, schiuse le labbra, avvolgendo di nuovo la cappella lucida con la bocca calda e umida. Questa volta, però, il suo ritmo era diverso: più deciso, più affamato. La sua lingua danzava intorno alla punta, raccogliendo ogni goccia di piacere che Piton non riusciva a trattenere, mentre le sue mani scorrevano lungo il fusto, stringendolo e accarezzandolo con una maestria che parlava di anni di esperienza.
Piton gemette forte, il suo corpo che si irrigidì mentre osservava Narcissa lavorare con una passione che non aveva mai immaginato. Il modo in cui le sue labbra si chiudevano intorno al cazzo, il suono umido e seducente di ogni suzione, erano sufficienti per mandarlo sull’orlo del delirio. Quando Narcissa spinse il cazzo ancora più a fondo, facendolo scivolare nella sua gola con un movimento fluido e senza esitazione, Piton lasciò sfuggire un gemito gutturale che riempì la stanza.
Bellatrix, intanto, non si fermava. La sua lingua continuava a esplorare il corpo della sorella, alternando movimenti circolari intorno al buchino a piccoli affondi che la facevano sobbalzare ogni volta. Ma questa volta non si accontentò solo della lingua. Con un sorriso compiaciuto, portò una mano tra le cosce di Narcissa, che erano spalancate e tremanti, e lasciò che le sue dita esplorassero il sesso bagnato e pulsante della sorella.
Quando Bellatrix la toccò, Narcissa gemette così forte che il suono vibrò contro il cazzo di Piton, facendolo gemere a sua volta. Le dita di Bellatrix scivolarono lungo le labbra gonfie e fradice, raccogliendo gli umori caldi che gocciolavano senza sosta. “Sei così bagnata, Cissy,” mormorò Bellatrix con un tono basso e perverso, il suo respiro caldo che accarezzava ancora la pelle sensibile della sorella. “Così fradicia… una vera puttanella”.
Senza aspettare una risposta, Bellatrix spinse due dita dentro la fica di Narcissa, che le accolse con una facilità incredibile, come se il suo corpo fosse stato creato per quel momento.
Bellatrix iniziò a muoversi con lentezza, scivolando dentro e fuori come se stesse esplorando ogni angolo della sorella. La sua mano si bagnava sempre di più ad ogni movimento, i suoni umidi e provocanti che si mescolavano ai gemiti di Narcissa e ai sospiri profondi di Piton. Narcissa, intanto, sembrava impazzire. La sua bocca si muoveva con ancora più intensità sul cazzo di Piton, succhiandolo fino alla gola con ogni affondo, mentre le sue mani lo accarezzavano con una sincronia perfetta.
Narcissa non riuscì a trattenersi. Ogni movimento della lingua di Bellatrix, ogni tocco deciso delle sue dita che scivolavano con facilità tra le pieghe umide della sua fica, la stavano trascinando oltre ogni limite. I gemiti si fecero più forti, vibranti, e il suo corpo iniziò a tremare, incapace di resistere al piacere che si accumulava dentro di lei come un’ondata inarrestabile.
“Oddio… sì… così…” gemette Narcissa, staccandosi per un istante dal cazzo di Piton per inspirare profondamente. Il suo respiro era spezzato, un mix di ansimi e gemiti che riempiva la stanza. Ti prego, non fermarti… continua, continua!”
Bellatrix sorrise contro la pelle di Narcissa. Ogni volta che spingeva più a fondo, i succhi di Narcissa colavano sempre piu abbondanti lungo le sue mani, rendendo il movimento fluido e quasi ipnotico.
Narcissa, intanto, sentì l’orgasmo salire velocemente, un’onda calda che si accumulava nel suo ventre e si riversava attraverso ogni nervo del suo corpo. Le dita di Bellatrix trovavano ogni punto sensibile, ogni angolo che la faceva vibrare di piacere puro. Quando l’esplosione arrivò, fu improvvisa e devastante: il suo corpo si contorse, le gambe che tremavano violentemente mentre un urlo strozzato le sfuggì dalla gola.
Bellatrix non le diede tregua. Il sorriso malizioso che si allargava sul suo volto tradiva il piacere perverso che traeva nel vedere Narcissa completamente alla sua mercé. Con un movimento deciso, spinse altre due dita dentro la fica già fradicia della sorella, allargandola ancora di più. Le sue mani erano precise, esperte, e il modo in cui le sue dita si muovevano sembrava progettato per portare Narcissa a un livello di piacere che sfiorava la follia.
Narcissa gemette forte, un suono gutturale e inarrestabile che riempì la stanza. Il suo corpo tremava sotto i tocchi di Bellatrix, ogni muscolo teso mentre cercava di accogliere la pressione crescente dentro di sé. I suoi gemiti si mescolavano con il suono umido e carnale delle dita di Bellatrix che affondavano nella sua carne calda e bagnata. “Bellatrix… ti prego…” ansimò, ma non riuscì a finire la frase, il piacere che la sopraffaceva.
Bellatrix aumentò la velocità dei movimenti, le sue dita che spingevano con forza, aprendo sempre di più la fica di Narcissa. Ogni affondo era più profondo, più intenso, e i gemiti della sorella diventavano sempre più incontrollati.
Narcissa ansimò più forte, il suo corpo che si muoveva involontariamente contro le dita di Bellatrix, cercando di prendere tutto ciò che poteva darle. La pressione crescente nella sua fica la stava portando di nuovo sull’orlo, e ogni movimento della sorella sembrava intensificare quella sensazione. Le sue mani, intanto, non smettevano di accarezzare il cazzo di Piton, il ritmo che diventava più rapido, più deciso, come se cercasse di portarlo al limite insieme a lei.
Piton osservava la scena con occhi spalancati, il suo respiro che si spezzava mentre il piacere lo consumava. Ogni gemito di Narcissa, ogni movimento delle dita di Bellatrix, era un invito che lo trascinava sempre più vicino al punto di non ritorno. La vista di Narcissa, così vulnerabile e al tempo stesso completamente persa nel piacere, lo mandava in estasi.
Bellatrix continuava a muovere le dita dentro Narcissa con una precisione spietata, ogni affondo più profondo e deciso, ogni movimento studiato per farla tremare di piacere. Il corpo di Narcissa era un nodo di tensione e desiderio, i suoi gemiti si mescolavano ai suoni umidi e carnali che riempivano la stanza. Bellatrix si chinò leggermente, avvicinando le labbra all’orecchio della sorella, la sua voce un sussurro caldo e tagliente. “Dimmi, Cissy,” sibilò con malizia. “Cosa vuoi davvero? Cosa desidera la mia dolce sorellina?”
Narcissa ansimava senza controllo, il corpo che si muoveva istintivamente contro le dita di Bellatrix, cercando disperatamente più di ciò che già le stava dando. Quando aprì la bocca per rispondere, la sua voce era un grido strozzato, colmo di bisogno. “Voglio… voglio essere scopata!” urlò, il tono spezzato dalla tensione che la consumava. “Ti prego, Bellatrix… voglio essere chiavata, subito!”
Bellatrix rise, un suono basso e maligno che sembrava vibrare nell’aria, aumentando l’eccitazione nella stanza. “La mia adorata Cissy,” mormorò, il suo sorriso che si fece ancora più ampio. “Sei così adorabile quando implori. Una perfetta puttanella.”
Si girò verso Piton, i suoi occhi scuri che brillavano di una malizia feroce. “Severus,” disse con un tono autoritario ma avvolto in una dolcezza ingannevole. “Hai sentito cosa vuole la mia sorellina? Fallo. Scopala”.
Bellatrix si alzò con un’eleganza inquietante, togliendo le dita dalla fica ormai fradicia di Narcissa. Ma prima di lasciarla andare, affondò con forza per un’ultima volta, strappandole un gemito gutturale che le fece piegare le braccia e tremare visibilmente. “Adesso è tutta tua, Severus,” disse con un sorriso crudele, portando le dita umide alla bocca per leccarle con lentezza, come a gustare il piacere della sorella. I suoi occhi scintillavano di malizia mentre si voltava verso di lui.
Narcissa, il viso arrossato e segnato dal desiderio, si alzò a fatica. Il suo corpo tremava, ogni fibra ancora scossa dal piacere, ma i suoi movimenti erano guidati da una volontà ormai completamente abbandonata al gioco perverso orchestrato da Bellatrix. I suoi occhi annebbiati incontrarono quelli di Piton, e senza una parola si avvicinò a lui, la sua postura che tradiva una combinazione perfetta di sottomissione e sfacciata consapevolezza del proprio potere.
Bellatrix osservava tutto con il suo solito sorriso maligno. Con una mossa rapida prese dal tavolo la sua bacchetta e con un gesto fluido lanciò un incantesimo che illuminò per un istante la stanza:”Petrificus!” disse con una risata crudele, puntando direttamente al cazzo di Piton. La magia lo rese immobile, duro come la roccia, e più teso di quanto già fosse. “Ecco, ora lo farai come voglio io,” disse ridendo più forte, la sua voce che rimbombava nella stanza come un’eco malvagia.
Piton la guardò con uno sguardo che era un misto di incredulità e desiderio, prima di lasciar scivolare un sussurro velenoso: “Sei proprio una troia, Bellatrix.”
Lei rise ancora più forte, godendo della sua impotenza apparente, mentre Narcissa si avvicinava lentamente, con movimenti che sembravano una danza sensuale. Quando arrivò davanti a lui, i suoi occhi azzurri si posarono sul suo cazzo, ormai immobile e teso in tutta la sua rigidità. Narcissa portò una mano tremante verso di lui, stringendolo alla base per guidarlo con una delicatezza che sembrava quasi contrastare con l’intensità del momento.
Poi, con un gesto deciso, si sollevò sulle punte dei piedi e si posizionò sopra di lui sulla poltrona, le sue mani che scorrevano sui poggiavano sulle spalle dell’uomo per bilanciarsi. Lentamente, molto lentamente, abbassò il suo corpo tremante, il calore della sua fica che avvolse la punta del cazzo, sentendolo premere contro le sue labbra gonfie e fradicie. Narcissa trattenne il respiro, le sue guance che si infiammarono mentre scendeva piano, lasciandolo entrare un centimetro alla volta. Ogni millimetro era una tortura dolce, un piacere così intenso che sembrava strappare un gemito ad ogni respiro.
Piton ansimò forte, il suo sguardo incollato su Narcissa, godendo del modo in cui il suo corpo lo avvolgeva con una perfezione quasi irreale. Allungo le mani sui fianchi e sali fino a stringerle il seno.
Quando la donna lo sentì riempirla completamente, si fermò, il corpo che tremava contro di lui mentre cercava di abituarsi alla sensazione di essere completamente aperta e colma. Poi iniziò a muoversi, lentamente all’inizio, il suo corpo che si sollevava e scendeva con un ritmo misurato, ogni movimento un invito a sprofondare più a fondo nel piacere. Ogni volta che si abbassava, un gemito le sfuggiva dalle labbra, un suono che riempiva la stanza come una melodia ipnotica. Il calore che provava dentro di sé era quasi troppo da sopportare, ma non si fermò, spingendosi sempre di più, sempre più a fondo, il suo corpo che tremava sotto il peso del piacere crescente.
Bellatrix, con il suo solito sorriso malizioso, si spostò andando a sedersi comodamente sul cuscino, osservando con occhi affamati la scena davanti a sé. Il suo sorriso malizioso si ampliò mentre le dita, già umide di desiderio, scivolavano tra le pieghe della sua fica. Muoveva lentamente la mano, le dita che accarezzavano il suo clitoride gonfio con movimenti circolari, mentre gli occhi si posavano avidamente su Narcissa, che cavalcava il cazzo duro come la pietra con movimenti sempre più decisi. Ogni gemito della sorella era un’ulteriore scintilla che accendeva il fuoco dentro di lei.
Narcissa, completamente persa nel piacere, spingeva i fianchi contro Piton con un ritmo che cresceva, il suo corpo che si muoveva con una sensualità ipnotica. La sua testa era leggermente inclinata all’indietro, il viso segnato da un’espressione di puro abbandono. Ogni volta che scendeva, sentiva quel cazzo pietrificato riempirla completamente, allargandola fino al limite, e il piacere era così intenso che le sfuggivano gemiti sempre più alti e disperati.
Piton, con il respiro spezzato e il corpo teso, cercava di resistere, ma la vista e le sensazioni erano troppo da sopportare. Il modo in cui Narcissa si muoveva su di lui, con quella grazia che si mescolava a un bisogno selvaggio, lo stava portando al limite. Gemette forte, i suoi occhi chiusi mentre sentiva il piacere crescere rapidamente, fino a diventare quasi insopportabile. “Sto per venire…” mormorò con voce roca, quasi spezzata, mentre il suo corpo si tendeva come una corda sul punto di spezzarsi.
Bellatrix smise improvvisamente di toccarsi, il suo sorriso malizioso che si trasformò in un’espressione di pura soddisfazione. Si alzò con movimenti fluidi, avvicinandosi a loro come una predatrice che si prepara a sferrare il colpo finale. “No, no,” disse con un tono dolce ma pieno di comando, posando una mano decisa sulla schiena di Narcissa e fermandola. “Non così, sorellina.”
Narcissa ansimava, ancora persa nel suo piacere, ma si lasciò guidare docilmente, il suo corpo tremante mentre si alzava dal cazzo di Piton, il quale pulsava visibilmente, rigido e lucido. Bellatrix la spinse delicatamente da parte, lasciandola inginocchiata accanto, e poi si chinò davanti a Piton, i suoi occhi scuri che lo fissavano con un’intensità che lo lasciò senza fiato.
Con movimenti lenti e sensuali, Bellatrix posò entrambe le mani sulle cosce di Piton, scorrendo lungo la sua pelle con tocchi che sembravano accendere un fuoco ovunque si posassero. Poi, con un sorriso sfacciato, avvolse le labbra intorno al suo cazzo, accogliendolo nella sua bocca con una maestria che sembrava progettata per trascinarlo oltre ogni limite.
La sua lingua si muoveva con precisione, scivolando lungo la cappella gonfia, accarezzandola e succhiando con una pressione perfetta. Ogni tanto, si tirava indietro leggermente, lasciando che le sue labbra stringessero solo la punta, per poi affondare di nuovo, prendendolo sempre più a fondo. I suoni umidi e carnali dei suoi movimenti riempivano la stanza, mescolandosi ai gemiti di Piton, che ora si lasciava completamente andare, il suo corpo scosso da ondate di piacere.
“Bellatrix…” mormorò, la sua voce rotta, mentre sentiva il momento arrivare. Bellatrix non si fermò, intensificando i movimenti, la sua lingua che si muoveva con una precisione quasi crudele, fino a quando non sentì il primo spasmo. Il cazzo di Piton pulsò violentemente nella sua bocca, e un’ondata di sborra calda riempì le sue labbra.
Bellatrix accolse il piacere di Piton con un’intensità visibile, succhiando con delicatezza fino a raccogliere ogni goccia di ciò che lui le aveva donato. I suoi occhi, scuri e penetranti, non lasciavano mai quelli di Piton, e un sorriso compiaciuto si allargò sulle sue labbra quando si tirò indietro, leccandosi con calma. Un sottile filo di liquido bianco colava dal suo mento, scintillando alla luce fioca della stanza.
Poi si voltò lentamente verso Narcissa, il suo sguardo che brillava di una complicità maliziosa. Con un gesto deciso ma dolce, la trasse a sé, le mani che si posarono sui suoi fianchi mentre il loro respiro si mescolava. Narcissa, ancora scossa ed eccitata, si lasciò guidare, e quando le loro labbra si incontrarono, Bellatrix lasciò scivolare parte della sborra calda nella bocca della sorella, condividendo con lei quel premio proibito.
Narcissa gemette piano, il suono soffocato dalle loro labbra che si fondevano in un bacio profondo e languido. Ingoiò con lentezza, il suo viso che si fece ancora più arrossato mentre le loro lingue si intrecciavano, giocando tra di loro. Bellatrix, soddisfatta, continuò a baciare Narcissa, le loro mani che si stringevano a vicenda, mentre l’atmosfera nella stanza diventava sempre più densa di desiderio.
Piton, ancora ansimante, osservava la scena con occhi spalancati, il suo corpo che tremava mentre il suo sguardo si posava sulle due donne, che sembravano perse l’una nell’altra. Poi abbassò lo sguardo verso il suo cazzo, ancora perfettamente duro e pulsante grazie all’incantesimo di Bellatrix. Un sorriso gli sfiorò le labbra, consapevole che il gioco non era ancora finito.
Bellatrix, staccandosi lentamente da Narcissa, si voltò verso di lui, i suoi occhi scintillanti di un piacere feroce. “Adesso,” disse con un tono basso e seducente, il suo sorriso che si fece più ampio, “tocca a me godere.”
Si mosse con la grazia di una pantera, salendo sulla poltrona con movimenti fluidi. Le sue gambe avvolsero quelle di Piton, la sua pelle calda che si premeva contro di lui mentre si posizionava sopra il suo cazzo teso. Bellatrix si girò leggermente verso Narcissa, il suo sguardo che incontrò quello della sorella con una scintilla di complicità.
Con lentezza esasperante, Bellatrix iniziò a scendere sul cazzo di Piton, il suo corpo che si abbassava con un movimento fluido mentre la punta premeva contro le sue labbra umide e pronte. Gemette piano, un suono gutturale che sembrava vibrare nella stanza, mentre il cazzo di Piton la riempiva completamente, spingendosi sempre più a fondo. La testa di Bellatrix si inclinò leggermente all’indietro, i suoi capelli neri che ricadevano sulle sue spalle mentre assaporava ogni centimetro di quel piacere intenso.
Piton, con il respiro pesante e il cuore che martellava nel petto, affondò le mani nei seni di Bellatrix, stringendoli con una passione sempre più sfrenata. I suoi pollici sfioravano i capezzoli ornati dagli anelli, tirandoli leggermente e provocandole gemiti gutturali che riempivano la stanza. Poi, spinto dal desiderio, abbassò la testa e prese uno dei capezzoli nella sua bocca, succhiandolo con forza, la lingua che giocava con l’anello, tirandolo con movimenti calcolati.
Bellatrix gettò la testa all’indietro, i suoi lunghi capelli neri che ricadevano come una cascata, e lasciò che un urlo di piacere le sfuggisse dalle labbra. Il suo corpo si muoveva con una ferocia ritmica, spingendosi contro Piton con un’intensità che sembrava volerlo consumare. Il cazzo rigido e pulsante di lui entrava sempre più a fondo, colmando ogni angolo del suo corpo, mentre lei cavalcava con movimenti sempre più decisi.
Narcissa, in ginocchio accanto a loro, osservava la scena con il respiro spezzato, i suoi occhi fissi sul corpo di sua sorella che si muoveva con una grazia oscena e ipnotica. Era come rapita, incapace di resistere al richiamo del piacere che emanava dalla scena davanti a lei. Lentamente, si avvicinò, le sue mani che tremavano leggermente mentre si posavano delicatamente sulle natiche di Bellatrix.
Bellatrix la notò con la coda dell’occhio, e un sorriso malizioso le sfiorò le labbra. Non disse nulla, ma il suo sguardo era un comando muto che Narcissa capì immediatamente. Si chinò senza esitazione, le mani che si posavano sulle natiche della sorella per aprirle delicatamente, esponendo il buchino stretto e sensibile. Narcissa avvicinò il viso, il suo respiro caldo che sfiorò la pelle delicata prima che la sua lingua uscisse, tracciando un primo cerchio intorno al buchino.
Bellatrix sobbalzò leggermente al primo contatto, un gemito più forte che le sfuggì dalle labbra. “Sì, Cissy… così,” mormorò, la voce spezzata dal piacere. Narcissa, incoraggiata, iniziò a leccare con più decisione, la lingua che ruotava attorno al buchino, sfiorandolo e spingendo leggermente contro di esso, sentendolo contrarsi sotto il suo tocco. Ogni movimento della sua lingua era preciso, studiato per intensificare il piacere della sorella, e ogni gemito di Bellatrix era una conferma del suo successo.
Piton, con la bocca ancora impegnata sui capezzoli di Bellatrix, sollevò lo sguardo per un istante, osservando Narcissa mentre leccava con dedizione. La combinazione di quei due corpi femminili che si muovevano all’unisono intorno a lui era troppo da sopportare. Il suo cazzo pulsava violentemente dentro Bellatrix, che ora cavalcava con un ritmo furioso, il suo corpo scosso dai gemiti che diventavano quasi urla di piacere.
Narcissa, persa nel vortice del piacere, non smise un attimo di leccare il buchino di Bellatrix. La sua lingua si muoveva con una dedizione crescente, penetrando sempre più a fondo, esplorando ogni centimetro con movimenti lenti e decisi. Ma la tensione che cresceva nel suo corpo era ormai insostenibile, e con un gemito soffocato portò una mano alla sua fica fradicia. Le sue dita scivolarono dentro senza resistenza, affondando con facilità nella carne morbida e pulsante, ma non era abbastanza.
Con un bisogno quasi disperato, aggiunse altre dita, spingendosi fino a quattro. Ogni spinta era accompagnata da un gemito roco che vibrava contro il buchino di Bellatrix, rendendo i suoi movimenti di lingua ancora più intensi. Narcissa si scopava con foga crescente, il suo corpo che si contorceva sotto il peso del piacere mentre il suono umido dei suoi movimenti riempiva l’aria.
Bellatrix, completamente persa in quella danza di piacere, gemette forte, la testa inclinata all’indietro e le mani che si aggrapparono ai suoi seni. Sentiva il cazzo di Piton riempirla fino in fondo, il suo ritmo che diventava sempre più rapido e feroce. Ogni spinta la faceva sobbalzare, il suo corpo che sembrava tremare sotto la forza di quel doppio piacere: la lingua calda e abile di Narcissa che le penetrava il buchino con una precisione ipnotica, e il cazzo pulsante di Piton che affondava sempre più in profondità.
Quando Piton la prese saldamente per i fianchi, intensificando il ritmo, Bellatrix lasciò sfuggire un urlo di piacere. La sua schiena si inarcò, le sue mani che si strinsero sui seni, i pollici e gli indici che afferrarono i capezzoli ornati dagli anelli. Li tirò con una forza quasi brutale, il dolore dolce che si mescolava al piacere in un’esplosione di sensazioni. “Sì, così… ancora… più forte!” urlò, il suo corpo che si muoveva in perfetta armonia con le spinte di Piton.
Narcissa, vedendo la sorella così vicina al culmine, intensificò il suo ritmo. La sua lingua affondava sempre più a fondo, le sue mani che spingevano contro i suoi stessi fianchi mentre continuava a scoparsi con una foga quasi selvaggia. Il piacere si moltiplicava dentro di lei, ogni movimento un’esplosione che sembrava avvicinarla sempre di più al suo limite.
Bellatrix sentì l’orgasmo crescere come un’onda inarrestabile, il suo corpo che tremava visibilmente mentre ogni muscolo si tendeva. Piton, completamente consumato dal desiderio, aumentò ulteriormente il ritmo, i suoi fianchi che si muovevano con una forza brutale, facendo sprofondare il suo cazzo sempre più dentro Bellatrix, che ora era un vortice di gemiti, urla e puro abbandono.
“Non fermarti… non fermarti!” urlò Bellatrix, la sua voce spezzata dal piacere. Le sue mani si strinsero ancora di più sui suoi seni, tirando i capezzoli con una forza che le fece piegare la testa all’indietro, il suo corpo che si inarcò mentre l’orgasmo esplodeva dentro di lei, travolgendola come un uragano.
Bellatrix lasciò che il piacere la travolgesse completamente, il suo corpo che si contorceva in spasmi incontrollabili mentre un urlo gutturale di puro godimento le sfuggì dalle labbra. Il suo volto, arrossato e stravolto dall’orgasmo, si piegò in avanti, e le sue mani si aggrapparono al petto di Piton con una forza disperata. Le sue unghie affilate si piantarono nella sua pelle, lasciando segni profondi e sottili rigagnoli di sangue che scivolarono lungo il suo torace.
Piton gemette forte, il dolore che si mescolava al piacere in un’esplosione di sensazioni che lo portarono oltre ogni limite. Il suo corpo si tese completamente, e con un grido roco e animalesco, raggiunse il suo culmine. Il cazzo pulsò violentemente dentro Bellatrix, ogni spinta un’ondata di calore che lo svuotava completamente dentro di lei. La sua voce riempì la stanza, un gemito lungo e profondo che sembrava echeggiare.
Narcissa, inginocchiata dietro la sorella, non poteva distogliere lo sguardo. La visione di Bellatrix che si abbandonava così completamente, i gemiti gutturali di Piton, e l’intensità del loro piacere erano un richiamo irresistibile. La sua mano, già immersa profondamente nella sua fica umida, si mosse con una forza ancora maggiore. Con un gemito soffocato, spinse le dita ancora più a fondo, la sua mano che si chiudeva a pugno all’interno di sé, cercando il punto più sensibile con una precisione disperata.
Quando lo trovò, il suo corpo reagì immediatamente. Un’ondata di piacere la colpì come un fulmine, i suoi gemiti che si trasformarono in un urlo spezzato mentre l’orgasmo esplodeva attraverso di lei. Il suo corpo tremava violentemente, le sue gambe che si piegarono sotto di lei mentre si lasciava cadere in avanti, appoggiandosi contro le natiche di Bellatrix. Il suo respiro era irregolare, il viso arrossato e segnato da un’espressione di puro abbandono.
Piton, esausto ma visibilmente compiaciuto, si lasciò cadere contro lo schienale della poltrona, il suo petto che si sollevava e abbassava rapidamente mentre cercava di riprendersi. Il suo sguardo passò tra le due sorelle, i suoi occhi che scintillavano ancora di desiderio, nonostante fosse stato appena svuotato.
Bellatrix, ancora scossa dal piacere che l’aveva travolta, si sollevò lentamente dal corpo di Piton. Le sue gambe tremavano visibilmente, la forza che sembrava abbandonarla per un istante mentre si rimetteva in piedi. Un filo sottile di sborra iniziò a colarle lungo la coscia, tracciando una linea lucida sulla sua pelle pallida. Si passò una mano tra i capelli scompigliati, il suo respiro ancora irregolare, prima di girarsi per guardare Narcissa.
Narcissa era ancora a cosce spalancate, seduta sul cuscino, il corpo scosso da tremiti residui, la mano infilata nella sua fica gonfia e fradicia. I suoi capelli erano in disordine, il viso segnato dal piacere estremo, e il suo respiro era spezzato, le labbra socchiuse in un’espressione di pura estasi. Bellatrix la fissò per un momento, un sorriso compiaciuto che si dipinse sulle sue labbra prima di abbassarsi lentamente, inginocchiandosi davanti a lei con una grazia ipnotica.
Con una delicatezza sorprendente, Bellatrix afferrò il braccio di Narcissa, guidandolo verso di sé. Le fece sfilare lentamente la mano dalla sua fica, ora ricoperta di umori densi e biancastri che scintillavano alla luce fioca della stanza. Senza dire una parola, portò la mano alla bocca, iniziando a leccarla con lentezza esasperante. La sua lingua scivolava lungo ogni dito, raccogliendo e assaporando ogni traccia, il suo sguardo fisso negli occhi di Narcissa, che la osservava con un misto di complicità e ammirazione.
Bellatrix non si fermò finché non ebbe ripulito ogni dito, il suo volto un dipinto di pura perversione. Poi abbassò lo sguardo, lasciando che la sua mano scivolasse tra le proprie cosce. Con movimenti deliberati, raccolse i residui di sperma che colavano ancora dalla sua fica, sporcandosi le dita con quella miscela di piacere. Si sollevò leggermente, portando la mano verso il viso di Narcissa, che non esitò neanche per un istante.
Con un sorriso complice, Narcissa prese la mano della sorella tra le proprie e iniziò a leccarla, imitando i movimenti che Bellatrix aveva usato sulla sua mano poco prima. La sua lingua si muoveva lenta e precisa, raccogliendo ogni traccia, leccando con una dedizione che sembrava un atto di adorazione. I loro sguardi erano intrecciati, intensi, un legame profondo e perverso che solo loro potevano comprendere.
Quando entrambe le mani furono perfettamente pulite, Bellatrix si chinò in avanti, e le loro labbra si incontrarono in un bacio profondo e appassionato. Le loro lingue si intrecciarono con la stessa sensualità con cui avevano condiviso il piacere, un momento di pura connessione che sembrava trascendere tutto ciò che avevano appena vissuto.
Si sollevarono insieme, i loro corpi che si muovevano in perfetta armonia, come se fossero parte di un’unica entità. Piton le osservava dalla poltrona, un sorriso stanco ma compiaciuto che gli increspava le labbra. Il suo corpo era esausto, ma la visione delle due sorelle era ancora un piacere che non riusciva a smettere di ammirare.
Bellatrix, senza mai smettere di sorridere, afferrò la sua bacchetta con grazia. Con un movimento deciso e un incantesimo pronunciato a bassa voce, annullò il sortilegio che aveva pietrificato il cazzo di Piton. Immediatamente, l’organo si piegò su se stesso, e Piton gemette forte, il dolore acuto che lo attraversò lo fece sobbalzare. Bellatrix lo osservò con un’espressione di pura soddisfazione. “Il ritorno alla normalità non è mai piacevole,” mormorò, la sua voce un misto di crudeltà e dolcezza.
Le due donne, ancora avvolte dalla tensione di quel momento intenso, si avvicinarono lentamente ai loro abiti sparsi nella stanza. Senza proferire parola, iniziarono a rivestirsi, i loro movimenti fluidi e pieni di grazia, come se ogni gesto fosse parte di un rituale intimo. Narcissa sistemò con cura il suo abito nero lungo, facendo scorrere la cerniera sulla schiena con movimenti eleganti, i suoi capelli biondo platino che ricadevano in morbide onde mentre si chinava per infilarsi le scarpe.
Bellatrix, invece, si muoveva con la stessa energia felina di sempre. Indossò il corpetto di pelle con un gesto deciso, stringendo i lacci sul davanti con mani veloci, e fece scivolare la gonna al suo posto con un movimento fluido, ma il suo sorriso crudele non lasciava dubbi sul compiacimento che provava.
Ogni tanto, i loro sguardi si incontravano, e un accenno di complicità scivolava tra di loro. Nessuna parola era necessaria: ciò che avevano condiviso non aveva bisogno di spiegazioni. Narcissa, con il viso ancora leggermente arrossato, sistemò l’ultimo dettaglio del suo abito prima di voltarsi verso Piton, che sedeva ancora sulla poltrona. Il suo volto pallido stava lentamente riprendendo colore, e il suo respiro era tornato quasi regolare, ma lo sguardo nei suoi occhi era quello di un uomo completamente sopraffatto dall’intensità di ciò che era appena accaduto.
Con una grazia naturale, Narcissa si avvicinò alla porta. Si fermò per un momento, guardando Severus con un leggero sorriso che tradiva la sua elegante freddezza, ma anche una sottilissima sfumatura di affetto. “Buonanotte, Severus,” disse con la sua voce vellutata, un tono che sembrava una carezza. Poi si voltò e uscì, chiudendo la porta con un gesto misurato.
Bellatrix, che si era trattenuta fino a quel momento, si voltò verso Piton con il suo solito ghigno maligno. Si avvicinò a lui, inclinando leggermente la testa mentre i suoi occhi lo fissavano con uno scintillio crudele. “Ti sei divertito, Severus?” chiese con un tono canzonatorio, lasciando che la domanda rimanesse sospesa nell’aria. Poi rise, un suono basso e sardonico che sembrava echeggiare nella stanza, e con un gesto teatrale si girò, dirigendosi verso la porta.
Prima di uscire, si fermò per un istante, la mano sulla maniglia. “La prossima volta, preparati meglio… non vorrei che ti spezzassi,” aggiunse con una risata sprezzante, prima di sbattere la porta dietro di sé con un colpo deciso.
Nella stanza ora regnava il silenzio, rotto solo dal crepitio delle ultime fiamme nel camino. Piton, seduto sulla poltrona, lasciò scivolare il capo all’indietro, chiudendo gli occhi per un istante. Il suo corpo era esausto, ma il suo viso portava un’espressione che mescolava soddisfazione e incredulità. Sapeva che quella notte non sarebbe stata dimenticata facilmente, né da lui né dalle due sorelle che avevano lasciato la stanza.
—
Questa fanfiction di Harry Potter è un’opera di fantasia creata esclusivamente per scopi di intrattenimento. I personaggi, gli eventi e le situazioni descritti sono immaginari o ispirati a opere esistenti, e non sono intesi a rappresentare la realtà o persone reali. Tutti i diritti sui personaggi originali appartenenti a opere di terze parti restano di proprietà dei rispettivi creatori. L’autore non si assume responsabilità per eventuali fraintendimenti o interpretazioni del contenuto. Ogni elemento è stato scritto nel rispetto della creatività narrativa e senza intento offensivo o dannoso.
Scrivete nei commenti cosa ne pensate. Accetto consigli e suggerimenti, anche per eventuali racconti futuri.
Notevole! Ammetto che Piton come personaggio mi è piaciuto quando la verità su di lui è venuta fuori. Bellatrix mi è sempre sembrata la pazza, la caotica per antonomasia. Vederla in una simile situazione è così dannatamente congeniale da mettere l’erotismo in secondo piano.
Cioé, non fraintendermi: sono racconti eccitanti, ma ammetto e riconosco che a piacermi di come scrivi è il modo in cui vai a rivisitare una storia già nota arricchendola di pennellate a tinte fosche. È davvero molto bello, anche considerando tutto quello che la Rowling ha modificato o dichiarato di voler modificare. Personalmente non ero entusiasta de La Maledizione dell’Erede (che ho ritenuto un’opera tremendamente mediocre e inferiore rispetto alle aspettative), ma ho apprezzato il lavoro svolto durante la saga principale, pur desiderando a tratti che la cosa non apparisse così… fanciullesca. Va anche detto che sono passati anni da quando lessi la prima volta, e rileggerlo da adulto ha avuto ben altro impatto.
Ma ciò non toglie nulla al valore della tua opera. Ottimo racconto!
Ti ringrazio molto per le belle parole spese e sono contento tu abbia capito il senso del racconto, o meglio dei miei racconti. Cerco sempre un aggancio, quando possibile, che possa darel’idea della situazione reale all’interno della saga. Con alcuni personaggi “limitrofi” è ovviamente più complesso, ma al contempo lascia più campo libero per sperimentare.