Ero soddisfatta della mia vita, quel giorno di giugno di tre anni fa: cosa potevo desiderare di più, dalla vita, dell’aver sposato l’uomo che amo e del mio delizioso cucciolo che a due anni era assicurato nel seggiolino fissato al sedile posteriore e che cresceva bene?
Poi la giornata era di limpida luce e tutto era perfetto per farmi sentire magnificamente, dopo un giro in un centro commerciale.
Guidavo, come sempre, con attenzione, cercando di anticipare gli eventi di traffico e quando vidi che il semaforo davanti a me diventare giallo, levai il piede dall’acceleratore e lasciai scivolare in folle la mia auto verso la linea di arresto dell’incrocio.
Ero quasi ferma, tranquilla, rilassata, quando un brusco scossone ed un rumore agghiacciante mi richiamarono al presente.
La mia macchina fece un balzo in avanti e l’abitudine alla guida mi portò istintivamente a pigiare sul freno, arrestandomi appena oltre la linea.
Poi subito, spaventatissima, mi girai a guardare Giorgio, che dal suo seggiolino aveva cominciato a piangere dalla paura, ma valutai che non ha avuto nessun danno e benedissi la mia abitudine ad assicurarlo sempre correttamente al seggiolino.
Un’occhiata allo specchietto laterale, mi mostrò il mio tamponatore -un giovane sulla trentina, più o meno della mia età- mentre stava scendendo dalla sua auto ed anch’io scesi come una furia, cominciando a dirgliene di tutti i colori mentre lui, contrito, si assunse la piena responsabilità del sinistro e, verificato che né io né mio figlio avevamo subito danni, cercò di calmarmi.
Dopo un paio di minuti, in effetti, cominciai a calmarmi dopo essere andata quasi in panico, anche per non poter contare sul rassicurante supporto di mio marito, in viaggio di lavoro per tutta la settimana e verificai i danni alla mia auto: lo scudo posteriore era deformato e rotto in alcuni punti ed anche il bagagliaio era ammaccato: che disastro!
Cominciai a discutere col tizio, che comunque si era già assunto dall’inizio ogni responsabilità e pretesi i dati per compilare il CID.
Lui mi disse che, invece di far intervenire l’assicurazione, era disponibile a farla rapidamente riparare a sue spese -ovviamente! Ci sarebbe mancato altro!- da un carrozziere suo amico e, dopo diversi miei rifiuti -anche per paura di qualche giochetto da furbino- accettai, anche perché Alfonso (così si chiama il tipo) mi aveva fornito ogni suo dato compreso il cellulare, lasciandomi anche copiare i dati dalla patente.
Morale della favola, ci risentimmo la sera stessa e mi disse che il suo amico carrozziere avrebbe potuto occuparsi delle riparazioni solo lì a due giorni e ci accordammo per trovarci alla carrozzeria per le undici.
Quella mattina, dovendo poi lasciare l’auto, portai prima mio figlio dai miei genitori e poi mi recai all’appuntamento.
Mio marito era sempre via, all’estero e perciò non gli avevo parlato dell’incidente (anche se avrei voluto avere le sue abituali, tenere parole di conforto) perché lo avrei messo inutilmente in agitazione.
Arrivata alla carrozzeria pochi minuti prima dell’ora concordata, vedi Alfonso che era già lì ad attendermi ed ebbi modo, mentre mi avvicinavo, di notare quanto fosse un bell’uomo, in giacca e cravatta.
Mi accolse con un grande sorriso -decisamente affascinante, se devo dire- e poi entrammo e cominciammo a far esaminare l’auto.
In effetti i danni, che sembravano molto dispendiosi, erano in realtà facilmente riparabili con poche centinaia di euro e lasciai quindi la macchina, già accordandomi per il ritiro lì a due giorni.
Uscendo dall’officina, ormai appiedata, Alfonso insisté per darmi un passaggio e quando accettai, mi propose poi, vista l’ora, di andare a mangiare qualcosa insieme, dato che non sarebbe rientrato a casa per pranzo, poiché neanche sua moglie quel giorno sarebbe rientrata.
La mia prima risposta fu no, dissi che dovevo andare a casa, che dovevo pensare a mio figlio… anche se però, dentro di me, un qualcosa avrebbe voluto che accettassi l’invito; alla fine accampai la labile scusa di non essere vestita in modo adatto per andare a pranzare fuori e lui -come intimamente speravo- mi disse di non preoccuparmi, che mi avrebbe accompagnata a casa e mi avrebbe aspettata di sotto mentre mi cambiavo; replicai ridendo, dicendo che non lo avrei mai fatto aspettare di sotto, ma mi resi subito conto che questa mia affermazione era il consenso che lui sperava.
Così salimmo in casa e mentre lui attendeva in soggiorno, sorseggiando un bicchiere di vino bianco freddissimo ed ascoltando musica, mi feci una rapida doccia e mi preparai indossando un bel vestito longuette con bretelline, con un vistoso scollo e sandali coi tacchi a spillo.
Prima di partire avevo chiamato i miei, avvertendoli che stavo andando a pranzo da un’amica e mia madre si dichiarò felice di potersi occupare ancora del nipotino.
A pranzo mi portò in un bel ristorantino poco fuori città, da un suo amico e quando arrivammo lì, già parlavamo con quella giocosa confidenza come se ci conoscessimo da anni.
Più parlavo con lui e più mi sentivo eccitata, non mi era mai successa una cosa simile; mi trovavo a tavola con un uomo che conoscevo appena, ma la mia eccitazione cresceva man mano che apprezzavo sempre più la sua compagnia… ma forse la situazione era intrigante di suo.
Dopo pranzo, ritornammo alla sua auto perché mi riaccompagnasse dai miei ed io mi sentivo leggera come un palloncino e frivola, forse a causa dell’ottimo vino fresco che avevamo bevuto; mentre tornavamo verso la città, lui delicatamente mi mise la mano sulla coscia sinistra, e poi, visto che non facevo nulla per rifiutare il contatto, lentamente cominciò a risalire; io -per niente infastidita- allargai pure un po’ le cosce per facilitargli l’esplorazione e quando alla fine sentii le sue dita infilarsi sotto le mutandine e penetrarmi, mi sfuggì un gemito di piacere e lo guardavo fisso, mentre la mia la mia lingua mi roteava sulle labbra, come accarezzandole.
Si fermò con l’auto in una stradina sterrata, all’ombra di un albero e lì, senza troppi complimenti, tirò fuori il cazzo, mi appoggiò la mano sulla nuca e mi spinse giù, ed io senza troppa resistenza -anzi, ben volentieri!- cominciai a leccargli coglioni asta e cappella, apprezzando la sua formidabile erezione e poi cominciai a succhiargli il cazzo.
Era abbastanza grosso e lui dopo un po’ me lo spinse fino in gola ed io mi sentii quasi soffocare.
Compresa la mia totale disponibilità, interruppe le sue manovre, mi fece scendere, mi fece spogliare nuda -e ci misi un attimo: ormai ero eccitatissima!- e poi mi fece sdraiare sul cofano, sul quale aveva posato un plaid.
Poi si abbassò, mi divaricò al massimo le cosce e si tuffò a mangiarmi la fica ed io cominciai a sbrodolare, mi sentivo un fuoco.
Poi si rialzò dal suo ‘fiero pasto’ e con un unico affondo, lo fece scivolare nella mia vagina ormai zuppa di eccitazione e cominciò a fottermi con lunghi e profondi colpi.
Non seppi resistere e intrecciai subito le caviglie sulle sue reni, intrappolandolo in me e lui cominciò a sbattermi con sempre maggior violenta foga, dicendomi oscenità che mi eccitava no sempre più.
Quando raggiunsi il piacere, si fermò in affettuosa contemplazione, poi lo sfilò e mi fece scendere dal cofano, facendomi poi girare e piegare fino ad appoggiarci i gomiti e cominciò a prendermi alla pecorina, aggrappato ai miei fianchi e dandomi colpi profondi, quasi rabbiosi e riempiendomi tutta la fica del suo meraviglioso cazzo.
Dopo che ero venuta un’altra volta, si sfilò e mi appoggiò la cappella al buchino; mi scansai e lui cominciò ad insistere, ma almeno in questo sono stata forte, non gliel’ho voluto dare; allora lui mi fece girare ed accosciare e cominciò subito a scoparmi in bocca con violenza, mi tenne bloccata la testa afferrandomi solidamente per i capelli finché non lo sentii sborrarmi in gola: feci fatica ad ingoiarlo e non potei fare a meno di farlo colare dai lati; lui, allora, lo estrasse dalla bocca ed io sentii gli ultimi getti di sborra arrivarmi in pieno viso e alla fine me lo rimise ancora in bocca per farmelo pulire ed ingoiare fino all’ultima goccia.
Da quel giorno la mia vita è cambiata moltissimo, ed in seguito ho conosciuto anche la moglie di Alfonso, che partecipa attivamente… Ma questa è un’altra storia.
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?