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Racconti Erotici Etero

Elena la timida

By 3 Febbraio 2024No Comments

Mi chiamo Elena e sono sempre stata una ragazza molto timida.
Dicono che assomiglio molto a mia sorella Cecilia, spesso ci scambiano per gemelle.
A differenza di mia sorella che sfoggia spesso sue gambe strepitose dalla minigonna e un seno che fa invidia e una sedicenne anche senza reggiseno, io vesto in modo più sobrio e meno appariscente.
Presi coscienza del mio corpo quando Ermanno a una festa entrò con al braccio mia sorella, erano solo amici, ma lui fece comunque un figurone entrando con quel pezzo di gnocca.
Si guadagnò l’ammirazione di tutte ragazze single che lo attorniarono non appena ebbe consegnato mia sorella al suo cavaliere.
Qualche giorno dopo entrò nel negozio che gestiva mia madre mentre c’ero solo io e parlando del più e del meno gli chiesi.
“Chi è stata la fortunata che si è fatta riaccompagnare da te?”.
“Avresti potuto essere tu” mi rispose.
Dal calore che avevo in viso mi accorsi che stavo arrossendo per la vergogna.
Sembra che tu faccia di tutto per non farti notare, eppure hai delle splendide gambe, sei carina, sei snella e hai un bel seno.
Credo che stessi diventando di tutti i colori.
“Cosa ne dici di cenare assieme?” mi chiese.
Non sapevo cosa rispondere.
“Nulla di impegnativo, si cena a casa mia, non accetto dinieghi, inoltre questa volta, anche visto il caldo ti voglio in minigonna e top a spalline strette. Puoi sempre farti prestare qualcosa da tua sorella.”
Cedetti all’insistenza, lo avrei accontentato, avrei preso qualcosa di mia sorella, dopotutto avevamo la stessa corporatura, ma non le avrei detto nulla, io ero timida, lei no, e per giunta con un caratterino…
Ermanno mi passò a prendere e mi portò nella sua casa da scapolo, una casa colonica in campagna.
Minigonna senza calze e top senza reggiseno, non volevo mostrare le spalline.
Era un buon cuoco e accompagnò la cena con un paio di vini gradevoli.
Sul finire della cena mi misi a guardare il camino acceso e Ermanno dietro di me prese ad accarezzarmi il collo.
“Che fai?”
“Accarezzo un collo snello e morbido. Sapevo che avevi un collo meraviglioso, sei identica a tua sorella.”
“Quante volte l’hai accarezzata?”
“Quante volte credi che l’abbia fatto? Cecilia si lascia accarezzare solo dal suo ragazzo.”
“Accarezzi me perché non hai potuto accarezzare lei?”
“Non accarezzo te perché sei stupenda che lei mi ha fatto vedere come potevi essere tu.” e mi passò una mano su una coscia fino ad arrivare su un gluteo sopra le mutande.
“Mi stai palpando il culo?”
“Vedo che non ti dispiace” mi disse passando l’altra mano sul top facendomi inturgidire i capezzoli.
Mi ero eccitata a quelle carezze che non mi aveva mai fatto nessuno e desideravo che non finissero, così rimasi ferma e inclinai la testa per offrirgli ancora il collo.
Prese a baciarlo, mentre la sua mano entrò nella scollatura e contatto con la pelle del mio seno.
Mi stavano per cedere le gambe, Ermanno mi girò e stampò le sue labbra sulle mie.
Ricambiai il bacio e anche la sua lingua che cercava la mia.
Mi ritrovai col l’altra sua mano tra le gambe che mi accarezzava la passera sopra le mutande facendomela bagnare.
Un turbine di emozioni mi colse, lo abbracciai e d’istinto provai a spogliarlo.
Mi ritrovai stesa sul tappeto davanti al camino con il top sollevato e il seno scoperto, e con le gambe divaricate gli mostravo le mutande a gonna sollevata.
Ermanno era di fronte a me nudo, evidentemente ero riuscita nell’intento probabilmente lui mi aveva facilitato: era bellissimo.
Prese a baciarmi il seno poi a succhiarmi capezzoli, io feci volare il top mentre lui faceva altrettanto con le mie mutandine.
Appoggiò il membro sulla passera, gli divenne duro in un attimo, e io mi sbrodolai.
Me lo ritrovai completamente dentro l’attimo dopo, lo abbracciai, anzi mi avvinghiai a lui, non volevo che uscisse più.
Venni, venne pure lui ed entrambe più di una volta.
Rimanemmo abbracciati sul tappeto, sfiniti a coccolarci.
Mi chiede di rimanere a dormire da lui. Ero estasiata da quel momento, risposi di “Si” di getto, tanto ormai la mia verginità se ne era volata via, e che altro poteva farmi, scoparmi? Motivo in più per restare.
Mi portò in camera sul letto matrimoniale e mi stese nuda.
Prese posto tra le mie gambe e si infilò di nuovo nella passera. Era instancabile, il suo uccello in continua erezione andava avanti e indietro instancabilmente facendomi godere come non mi era mai successo nemmeno di immaginare.
Il dito che qualche volta mi passavo sulla passera non era nulla a confronto di quel palo che mi martellava.
Ci addormentammo abbracciati, ma più volte durante la notte mi svegliai sentendo il suo uccello entrare, o farmi venire.
La mattina dopo ero felicemente distrutta, la notte era praticamente trascorsa in bianco, una scopata dopo l’altra.
In bagno stavo controllando lo stato del mio viso, avevo in faccia i segni dello sbattimento notturno, mi arrivò da dietro e approfittando della mia nudità mi mise le mani sul seno palpandolo per bene e facendomi eccitare di nuovo, poi mi fece appoggiare al lavandino ed infine, dopo avermi fatto allargare le gambe, mi infilò da dietro.
Ancora un orgasmo, e ancora una riempita di sperma.
Tornai a casa decisa a rifarmi il guardaroba, era il caso di cambiare qualcosa per fare risaltare meglio le mie forme.
Con la verginità se ne andò anche la mia timidezza, non rimasi incinta, e decisi di essere più prudente con gli uomini con cui sarei uscita così passai anche in farmacia, decisa a divertirmi comunque.

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