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Hermione e la maledizione della cagna

By 5 Gennaio 2025One Comment

Disclaimer
Questa fanfiction è un’opera di fantasia creata esclusivamente per scopi di intrattenimento. I personaggi, gli eventi e le situazioni descritti sono immaginari o ispirati a opere esistenti, e non sono intesi a rappresentare la realtà o persone reali. Tutti i diritti sui personaggi originali appartenenti a opere di terze parti restano di proprietà dei rispettivi creatori. Il contenuto di questa fanfiction include temi erotici ed è destinato esclusivamente a un pubblico adulto (18+). Se hai meno di 18 anni o se temi di trovare tali contenuti inappropriati, ti invitiamo a non proseguire nella lettura. L’autore non si assume responsabilità per eventuali fraintendimenti o interpretazioni del contenuto. Ogni elemento è stato scritto nel rispetto della creatività narrativa e senza intento offensivo o dannoso.

Buona lettura e scrivete nei commenti cosa ne pensate. Accetto consigli e suggerimenti, anche per eventuali racconti futuri.

Hermione e la maledizione della cagna

Hermione aveva brillato, ancora una volta, durante la lezione di Pozioni, superando ogni aspettativa e battendo persino il tempo record di Draco durante l’esame. La tensione nell’aria era palpabile quando lui, visibilmente irritato, le aveva lanciato uno sguardo di ghiaccio. Per Draco, perdere era un affronto personale, e lei lo sapeva bene. L’aula sembrava trattenere il fiato mentre lui, con la solita arroganza, non aveva perso l’occasione di deriderla, lanciando commenti pungenti davanti agli altri studenti.

Hermione si era costretta a sorridere, mascherando il fastidio dietro una calma apparente, ma dentro di sé quelle parole taglienti l’avevano ferita. Eppure, nonostante il suo atteggiamento sprezzante e il modo in cui si compiaceva nel metterla in imbarazzo, non riusciva a toglierselo dalla testa. C’era qualcosa in Draco che la tormentava. Qualcosa di oscuro, quasi pericoloso, che esercitava su di lei un’attrazione inspiegabile.

Era il suo sguardo glaciale? Quegli occhi grigi, così freddi eppure così profondi, che sembravano scrutare oltre la superficie? Oppure la sua voce, tagliente e sicura, che le faceva venire i brividi ogni volta che le parlava, anche quando la stava insultando? Hermione non lo capiva del tutto, ma sentiva dentro di sé un’irrequietezza che non riusciva a ignorare. Era come se l’ostilità di Draco fosse una maschera, e lei volesse disperatamente scoprire cosa si nascondeva dietro.

Ogni volta che lo incontrava nei corridoi del castello, il suo cuore batteva più forte. Lui la ignorava, a volte volutamente, e altre invece si avvicinava, con quella sua aria altezzosa, per lanciarsi in provocazioni che sembravano fatte apposta per metterla in difficoltà. Hermione lo odiava per questo, o almeno ci provava. Ma c’era un fuoco dentro di lei che si accendeva ogni volta che lui era nei paraggi, un desiderio confuso che la faceva sentire vulnerabile, ma viva.

Quella notte, nella solitudine della sua stanza, non riusciva a smettere di ripensare a quel loro ultimo scontro. L’immagine di Draco, con il suo sorrisetto sprezzante e le mani infilate nelle tasche della divisa, le tornava in mente continuamente. Era odioso. E irresistibile. Forse perché, in qualche modo, lei sapeva che lui era più di quello che mostrava. E forse, anche lui sapeva che lei poteva vederlo davvero.

Il caldo sotto la coperta era diventato insopportabile, quasi soffocante. Hermione si mosse, cercando sollievo, e infine decise di sfilare la lunga maglia che indossava per dormire. L’aria fresca le accarezzò la pelle nuda, e un brivido le percorse la schiena. Le mutandine seguirono poco dopo, scivolando giù lungo le gambe in un gesto lento, quasi inconsapevole. Ora era completamente nuda sotto il lenzuolo, e quella sensazione la avvolse come un fremito: un misto di libertà, erotismo e un piacere sottile che non riusciva a ignorare.

Il tessuto leggero sfiorava la sua pelle in modo inaspettato, solleticando i capezzoli tesi, e ogni movimento amplificava quella dolce tensione. Hermione si lasciò andare contro il cuscino, chiudendo gli occhi, mentre la mente iniziava a vagare. Le sue dita, quasi senza accorgersene, scivolarono lungo il corpo, tracciando una linea morbida dal collo al ventre. Quando raggiunse il monte di Venere, sentì il contatto del pelo corto sotto i polpastrelli, una sensazione delicata e familiare.

Con un respiro profondo, lasciò che la mano scendesse ancora, lentamente, esplorando il calore umido che l’attendeva tra le cosce. I pensieri si intrecciavano nella sua mente, e Draco tornava a occupare ogni spazio. Non era più il ragazzo arrogante e insopportabile che la tormentava durante il giorno, ma una figura oscura, intrigante, irresistibile. Lo immaginava avvicinarsi a lei, con quegli occhi di acciaio che non lasciavano scampo, le labbra che si piegavano in un sorriso tagliente e sicuro.

Ogni immagine nella sua mente si faceva sempre più nitida, più esplicita, e il suo corpo rispondeva con piccoli spasmi di piacere, seguendo il ritmo della sua immaginazione. Il suo respiro si fece più rapido, più profondo, mentre il desiderio cresceva e la spingeva sempre più lontano dalla realtà.
Le dita scivolarono con facilità tra le sue labbra gonfie e fradice, il tocco caldo e scivoloso che le fece tremare il respiro. Prima ne infilò una, esplorando lentamente quel calore pulsante, poi un’altra, fino a quando non furono tre, affondando a fondo nella sua carne umida. Ogni movimento delle dita era accompagnato da un piccolo gemito soffocato, il piacere che cresceva in ondate lente e inesorabili.

Chiuse gli occhi, lasciando che i pensieri la trasportassero altrove, lontano dalla solitudine della sua stanza. La sua mente era ormai intrappolata in una fantasia sempre più ardente, dove Draco appariva davanti a lei, alto e sicuro, con quegli occhi grigi che la fissavano con una promessa di peccato. Lo immaginava avvicinarsi, il corpo magro ma scolpito dai muscoli che si tendevano sotto la divisa perfettamente aderente. E poi, nudo, la pelle chiara che contrastava con la sua eccitazione evidente: il cazzo grande e duro, teso per lei.

L’immagine era così vivida che il suo corpo rispose con un fremito, le dita che si muovevano più velocemente dentro di lei, il polso che ruotava per spingerle sempre più a fondo. Si immaginò nella biblioteca, uno degli angoli più nascosti tra gli scaffali polverosi. Lui la spingeva contro una parete, le mani grandi che stringevano i suoi fianchi, sollevandola con facilità. Le sue labbra si schiacciavano sulle sue, affamate, mentre il suo cazzo entrava dentro di lei con un colpo deciso, strappandole un gemito che cercava disperatamente di trattenere.

Nella sua fantasia, il rischio era parte del piacere. Potevano essere scoperti in qualsiasi momento, e questo non faceva che aumentare il desiderio. Le sue mani immaginarie la tenevano ferma, premendo il corpo contro il suo, mentre ogni affondo era profondo e devastante. Sentiva i loro respiri mescolarsi, il calore della pelle contro la pelle, i gemiti strozzati contro il suo collo quando lui affondava ancora più forte.

Hermione si mordeva il labbro nella realtà, cercando di soffocare il piacere che cresceva. Le sue dita si muovevano febbrili, il pollice che sfiorava il clitoride pulsante, amplificando ogni sensazione. La sua mente continuava a dipingere immagini sempre più dettagliate: Draco che la prendeva, senza tregua, senza pietà, sussurrandole all’orecchio parole sporche, facendole perdere completamente il controllo. Lo sentiva dentro di sé, riempiendola, muovendosi in un ritmo selvaggio e incontrollabile.

Le lenzuola erano ormai umide sotto di lei, il corpo inarcato contro il materasso mentre il piacere raggiungeva il culmine. La fantasia si mescolava con la realtà, e quando finalmente si lasciò andare, fu con un gemito soffocato contro il cuscino, il nome di Draco che le sfuggiva dalle labbra come una confessione proibita.

La mattina successiva, Hermione si svegliò ancora avvolta dal desiderio che l’aveva consumata la notte precedente. Il pensiero di Draco non l’abbandonava, anzi, la faceva fremere di eccitazione anche mentre si vestiva. Decise di indossare l’uniforme standard: la gonna svolazzante che le arrivava appena sopra le ginocchia e la camicetta bianca aderente. Ma quella mattina aggiunse un tocco di ribellione. Niente reggiseno, niente mutandine. La sensazione della stoffa che sfiorava direttamente la pelle le strappò un brivido. La gonna le accarezzava le cosce nude e il culo, mentre i capezzoli tesi sfregavano contro la camicetta. Per fortuna il maglioncino copriva in parte il petto, ma non abbastanza da nascondere quei piccoli segni di eccitazione che spingevano contro la stoffa.

Mentre camminava verso le lezioni, ogni passo amplificava la sua consapevolezza del corpo. La gonna si sollevava leggermente con il movimento, rivelando a ogni passo il segreto che nascondeva sotto. Sapeva che sarebbe bastato un soffio di vento o un movimento brusco per esporre tutto. E questo, per quanto imbarazzante, la faceva sentire viva, audace, eccitata.
Le lezioni del mattino passarono senza troppi intoppi, anche se Hermione aveva difficoltà a concentrarsi. Sentiva gli sguardi su di sé, o almeno lo immaginava, e questo alimentava quella tensione che non voleva andarsene. Fu durante l’ultima lezione della giornata che accadde qualcosa di imprevisto. La classe era in fermento, tutti si muovevano per un esercizio pratico, e in quel caos Draco si avvicinò, con il solito sorriso sprezzante.

Si chinò verso di lei, la voce un sussurro tagliente:
“Bel tentativo, Granger, ma anche senza reggiseno non è che quei due mozziconi ti aiuteranno a trovare un fidanzato.”

Hermione sentì il sangue salirle al viso, un misto di rabbia e vergogna. Le parole le si erano bloccate in gola, incapace di trovare una risposta. Ma invece di fuggire, si costrinse a guardarlo negli occhi, quegli occhi grigi che sembravano leggerla dentro. E quasi senza pensarci, con un filo di voce, rispose:
“Forse non sto cercando un fidanzato…” Esitò per un attimo, il cuore che batteva all’impazzata. Poi aggiunse, con uno sguardo che cercava di sostenere il suo: “…forse cerco qualcos’altro.”

Il sorriso di Draco si fece più largo, più scuro, più maligno. Si avvicinò ancora, tanto che Hermione poteva sentire il suo respiro caldo sul collo. Con un tono basso e velenoso, sussurrò all’orecchio:
“Una cagnetta come te non troverà mai un fidanzato… ma forse potrebbe trovare un padrone.”
Quelle parole furono come una scossa elettrica. Hermione si sentì improvvisamente senza fiato, il corpo che reagiva prima della mente. Il calore si propagò dalla pancia fino alle cosce, e la sensazione di umidità tra le gambe divenne innegabile. Non riusciva a muoversi, paralizzata dall’eccitazione che l’aveva colta di sorpresa. La gola era asciutta, e il cuore le martellava nel petto.
Draco la osservava, i suoi occhi che brillavano di un piacere perverso mentre registrava ogni sua reazione. Non aggiunse altro, ma si allontanò lentamente, lasciandola lì, confusa, vulnerabile e con le gambe deboli. Hermione cercò di riprendersi, ma la sensazione della sua fica bagnata, il pizzicore ai capezzoli e il ricordo di quelle parole continuavano a tormentarla.

Draco completò l’esercizio per primo, un risultato scontato, visto l’aiuto evidente del professor Piton, che non perdeva occasione per favorire la casa dei Serpenere. Hermione, frustrata dalla sconfitta e dal trattamento ingiusto, si chinò a sistemare le sue cose, cercando di mantenere la calma. Ma non ci riusciva. Le parole di Draco continuavano a riecheggiarle in testa, pungendola e accendendo un desiderio che la confondeva. Senza neppure accorgersene, iniziò a cercarlo con lo sguardo tra gli altri studenti.

Lo trovò. Era lì, dall’altra parte della stanza, e stava guardando proprio lei. Il suo sguardo la inchiodò sul posto, quei suoi occhi grigi pieni di una sfacciata superiorità e di qualcosa di più oscuro, qualcosa che Hermione non riusciva a definire ma che le stringeva lo stomaco in un misto di paura ed eccitazione. Abbassò lo sguardo di scatto, imbarazzata, quasi temendo che lui potesse leggerle i pensieri, carpire i segreti che nemmeno lei osava ammettere.

Fu proprio in quel momento che lui si mosse, avanzando verso di lei con una calma predatoria. Hermione si accorse della sua presenza solo quando Draco le si fermò accanto, la sua voce bassa e sibilante che le fece vibrare l’aria intorno.

“Ti è andata male oggi, Hermione. Stavolta sono stato io il primo,” disse con il suo solito tono sprezzante, un sorriso maligno che le faceva venire voglia di urlargli contro.

Hermione lo guardò, cercando di recuperare il controllo. Gli rispose con un sorriso altrettanto sprezzante, tirando fuori quel filo di coraggio che la teneva in piedi. “Non durerà a lungo, Malfoy. Goditi il momento.”

Ma lui non si fermò. Avanzò di un passo, riducendo lo spazio tra di loro, e abbassò il tono della voce fino a un sussurro che le arrivò come una carezza velenosa.

“Sei davvero una cagnetta mezzosangue, Granger,” disse, il ghigno che gli piegava le labbra mentre i suoi occhi la scrutavano con intenzioni che le fecero battere il cuore più forte. “E, guarda caso, ho proprio qualcosa per te. Se vuoi sapere di cosa si tratta…” Fece una pausa, il suo sguardo che si abbassò fugacemente sul suo corpo, fermandosi appena un istante di troppo sui suoi seni. “…vieni nella serra stasera. Dopo cena. Quando tutti gli altri saranno altrove, se vuoi scoprire la verità.”

Il tono era una sfida, una promessa e una provocazione, tutto insieme. Hermione non rispose. Non poteva. Sentiva il cuore battere all’impazzata, la mente che cercava di trovare un modo per replicare, ma il suo corpo la tradiva. Le sue mani tremavano leggermente, il respiro le si era fatto più corto, e un calore liquido stava già scendendo tra le sue cosce. Si piegò a raccogliere le sue cose, sperando che Draco non notasse il modo in cui il suo corpo reagiva. Lui, però, sembrava percepirlo, perché le lanciò un ultimo sguardo, carico di intenzioni, prima di allontanarsi con passo sicuro.

Mentre usciva dall’aula, Hermione si sentiva intrappolata in un vortice di emozioni contrastanti. Il fuoco che le bruciava dentro non si spegneva, anzi, cresceva a ogni passo, a ogni pensiero di Draco e di quello che l’aspettava nella serra. Era talmente eccitata da avere paura che i suoi umori, sempre più abbondanti, le colassero lungo le cosce, tradendola di fronte a chiunque. Ma una cosa era certa: non avrebbe ignorato quella sfida. Non poteva.

Hermione, il viso in fiamme, si avviò al dormitorio a passo svelto, cercando di sfuggire agli sguardi curiosi dei compagni. Il cuore le batteva ancora forte, le parole di Draco che continuavano a rimbombarle nella mente, insinuandosi in ogni pensiero. Arrivata nella sua stanza, lasciò cadere tutto sul pavimento, senza preoccuparsi di sistemare nulla, e si precipitò in bagno, incapace di gestire l’ondata di emozioni e sensazioni che la stavano travolgendo.

Chiusa la porta, si appoggiò con la schiena al legno, il respiro affannato e il corpo che sembrava avvolto da un calore insopportabile. Si sentiva fradicia, sporca di desiderio, e l’odore del suo stesso eccitamento sembrava pervaderle i sensi, denso, inebriante, impossibile da ignorare. Si tolse l’uniforme con gesti rapidi, quasi frenetici, buttando via ogni pezzo di stoffa che le aderiva alla pelle. Quando fu completamente nuda, entrò nella doccia e aprì l’acqua calda, lasciando che il getto le scorresse addosso.

Ma invece di calmarla, l’acqua sembrava amplificare ogni sensazione, ogni pensiero proibito. Il calore che le avvolgeva il corpo si mescolava a quello che le bruciava dentro, rendendola incapace di resistere. Le mani iniziarono a muoversi da sole, insaponandosi e scorrendo sul suo corpo con lentezza, seguendo il contorno dei seni turgidi e delle curve morbide. Ogni tocco era una scintilla, ogni carezza un invito a continuare.

I suoi polpastrelli si soffermarono sui capezzoli, ormai duri e sensibili, che reagivano a ogni minimo sfioramento. Li massaggiò lentamente, pizzicandoli e tirandoli appena, un gemito sommesso che si univa al rumore dell’acqua. La testa le ricadeva indietro, le labbra socchiuse, mentre le immagini di Draco si facevano sempre più vivide nella sua mente: lui che la guardava con quegli occhi freddi e penetranti, le sue mani che la afferravano con forza, il suo corpo premuto contro il suo.

Le mani scesero lungo i fianchi, tracciando percorsi insaponati fino a fermarsi tra le gambe. Hermione sussultò al primo contatto, le dita che sfiorarono la sua fica bollente, già umida ben prima della doccia. Spinse il bacino in avanti, assecondando il movimento, mentre le sue dita si muovevano con decisione, esplorando ogni piega, ogni angolo del suo desiderio.

Non riusciva a fermarsi, né a smettere di pensare a Draco: il modo in cui l’aveva fissata, le sue parole maliziose, il tono arrogante che ora immaginava trasformarsi in gemiti bassi e gutturali. Si immaginava nella serra, con lui che la spingeva contro una parete umida, le mani che le percorrevano il corpo con la stessa urgenza che sentiva ora. Ogni fantasia la spingeva più in profondità nel piacere, il ritmo delle dita che aumentava mentre il calore dentro di lei cresceva sempre di più.

L’acqua continuava a scorrere, ma Hermione non la sentiva quasi più. Il suo mondo era fatto solo di quelle sensazioni, delle sue mani che si muovevano febbrilmente e della tensione che si accumulava nel suo ventre. Quando finalmente si lasciò andare, fu con un gemito soffocato, le gambe che tremavano sotto di lei mentre il piacere la attraversava in un’onda travolgente. Si appoggiò alla parete della doccia, esausta ma ancora invasa da quel calore. Sapeva che quella notte non sarebbe bastata a placare il fuoco che Draco aveva acceso in lei.

Raggiunto l’orgasmo, Hermione rimase ferma sotto il getto dell’acqua, lasciando che il calore lenisse il corpo scosso dal piacere. Il respiro tornava lentamente regolare, ma il suo cuore batteva ancora forte. Finalmente, si lavò con calma, dedicando particolare attenzione a ogni parte del suo corpo, quasi volesse purificarsi da quei pensieri proibiti che continuavano a tormentarla. Una volta pronta, uscì dalla doccia e si avvolse in un lungo asciugamano, l’acqua che ancora gocciolava dai suoi capelli ricci.

Tornata in camera, per fortuna trovò la stanza vuota. La solitudine le diede un momento di tregua, ma anche l’occasione di riflettere su ciò che l’aspettava. Doveva decidere: andare a cena con i suoi amici, come ogni sera, o accettare la sfida di Draco e dirigersi nella serra? L’idea di lui l’aveva consumata per tutto il giorno, e il semplice pensiero di ciò che poteva accadere tra quelle piante buie e umide la faceva fremere di desiderio e paura. Ma era ancora incerta. Doveva prepararsi a entrambe le eventualità, e lo avrebbe fatto con un tocco di audacia e malizia.

Aprì l’armadio, estraendo la sua uniforme pulita. Cominciò con la camicetta bianca, abbottonandola lentamente. La stoffa fresca si appoggiò sulla pelle ancora calda dalla doccia, i capezzoli che si tendevano appena contro il tessuto leggero. Poi infilò la gonna della sua Casa, lisciandola con cura. Legò la cravatta intorno al collo e si infilò il maglioncino, che dava un’aria apparentemente innocente al suo abbigliamento. Ma era tutto tranne che innocente. Sotto quella divisa, non indossava nulla. Niente reggiseno, niente mutandine. Ogni movimento le ricordava quella scelta audace: la gonna che sfiorava il culo nudo, la camicetta che accarezzava i seni privi di costrizioni.

Hermione si guardò nello specchio, notando un bagliore nei suoi occhi che non era mai stato lì prima. Si sentiva diversa, una cattiva ragazza, una troietta. Lei, che non aveva mai trasgredito una regola, ora era conciata in modo così provocante, sapendo benissimo che se qualcuno l’avesse scoperta, sarebbe stato uno scandalo. Eppure, quel rischio la eccitava ancora di più.
Quando fu pronta, si sistemò i capelli e lasciò la stanza, scendendo verso i corridoi del castello. Le sue scarpe risuonavano sul pavimento di pietra, il suono che rimbalzava sulle pareti silenziose. Era quasi ora di cena, e i corridoi erano stranamente vuoti, un silenzio che le pesava addosso mentre camminava. Ogni passo faceva sollevare leggermente la gonna, il movimento che le ricordava la nudità sotto e il brivido costante che percorreva il suo corpo.

Arrivò alla fine del corridoio, dove la strada si divideva. A destra, il salone da pranzo, dove i suoi amici l’avrebbero accolta come sempre. A sinistra, il sentiero che portava alla serra. Il cuore le batteva forte, il dubbio che la divorava: continuare con la sicurezza della routine o lasciarsi andare a quell’oscura tentazione che la consumava dall’interno? Pensare a Draco, al suo ghigno maligno e alle parole che le aveva sussurrato, le fece pizzicare il basso ventre. Sapeva che andare alla serra sarebbe stata una follia, ma una parte di lei – una parte che non sapeva nemmeno di avere – bramava quella follia.

Si fermò un attimo, respirando a fondo, cercando di calmare la tensione. Ma ogni fibra del suo corpo sembrava già sapere la risposta. Un sorriso sottile e quasi colpevole si dipinse sul suo viso mentre si girava lentamente verso sinistra. La decisione era presa.

Dopo aver attraversato un paio di corridoi silenziosi, Hermione si trovò finalmente di fronte alle porte della serra. La struttura in vetro e ferro si stagliava contro il cielo notturno, avvolta da un’oscurità quasi inquietante. Dentro, sembrava tutto buio, ma lei sapeva che la serra era enorme, un vero e proprio labirinto di piante e sentieri intricati. Con un respiro profondo, afferrò la maniglia e aprì la porta lentamente, facendo attenzione a non fare rumore.

L’aria all’interno era calda e umida, impregnata di profumi vegetali e terrosi. Hermione avanzò piano, cercando di mantenere i passi il più leggeri possibile per non farsi sentire. Ogni scricchiolio sotto i piedi sembrava un boato, ma ciò che più la disturbava era il battito del suo cuore, così forte e rapido che sembrava assordarla. Il buio della serra la avvolgeva, con solo qualche raggio di luce lunare che filtrava attraverso i vetri sporchi di condensa, illuminando appena il percorso.
Passo dopo passo, il silenzio la isolava sempre di più, e l’unica cosa che riempiva i suoi pensieri era il motivo per cui era lì. Pensava a Draco, al modo in cui l’aveva provocata, al tono velenoso della sua voce che l’aveva fatta sentire vulnerabile ma irresistibilmente attratta. Ogni passo risvegliava quel fuoco dentro di lei, il calore che ormai scendeva fino alle cosce, riempiendola di una voglia quasi dolorosa.

Poi, improvvisamente, qualcosa attirò la sua attenzione. Una luce fioca proveniva dall’altra estremità della serra, sotto la porta di una delle stanzette che la professoressa Sprite usava come studiolo. Hermione si fermò per un istante, il fiato corto, combattuta tra l’impulso di tornare indietro e quello di avanzare. Sapeva che lui era lì, che la stava aspettando. E sapeva che, una volta entrata, non ci sarebbe stato modo di tornare indietro.

Il desiderio, però, era troppo forte. Quel viaggio attraverso la serra l’aveva resa ancora più consapevole del proprio corpo, dei capezzoli tesi sotto la camicetta, della gonna che sfiorava il suo sesso nudo a ogni passo, amplificando quel bisogno che non riusciva più a contenere. Era di nuovo umida, più di prima, e si sentiva quasi colpevole per quel piacere incontrollabile che la stava consumando.

Hermione si avvicinò lentamente alla porta illuminata, le mani leggermente tremanti e il respiro irregolare. Si fermò appena fuori, il cuore che sembrava esploderle nel petto, incapace di calmarsi. Posò la mano sulla superficie della porta, indecisa, ma ogni fibra del suo corpo la spingeva a entrare. Il desiderio era ormai un’onda che non poteva fermare, una corrente che l’aveva trascinata fin lì.

Fece un respiro profondo, chiuse gli occhi per un istante, poi li riaprì. Era pronta. O almeno così voleva convincersi. La scelta ormai era fatta.

Hermione spinse lentamente la porta, il legno che scricchiolò appena, facendola sussultare. Dentro, la stanza era illuminata da alcune candele galleggianti, sospese nell’aria e accese magicamente. Le loro fiamme tremolanti gettavano ombre danzanti sulle pareti, creando un’atmosfera quasi surreale. L’aria era densa di un profumo dolce e speziato, come se qualcuno avesse voluto preparare l’ambiente per qualcosa di intimo, di segreto.

Hermione avanzò di qualche passo, i suoi occhi che cercavano freneticamente qualcosa – o meglio, qualcuno. Ma Draco non c’era. Non una traccia della sua presenza, solo quel silenzio opprimente e il bagliore soffuso delle candele. La tensione dentro di lei cresceva a ogni istante, insieme al desiderio che non riusciva a controllare. Si passò una mano sui capelli, cercando di calmarsi, ma il semplice contatto della pelle contro la nuca le fece venire un brivido.

Il suo corpo sembrava vibrare, completamente all’erta. Ogni sensazione era amplificata: il tessuto della camicetta che si muoveva leggermente contro i capezzoli tesi, la stoffa della gonna che sfiorava il bordo del suo sesso nudo, facendole pizzicare la pelle. Sentiva il calore crescere sempre di più, un’umidità familiare che si diffondeva tra le gambe, rendendola consapevole di ogni suo respiro, di ogni piccolo movimento.

Fece un altro passo, guardandosi intorno, ma la stanza sembrava deserta. “Draco?” chiamò a bassa voce, il suo tono incerto. Ma non ricevette risposta. Solo il crepitio delle candele riempiva l’aria. Hermione si mordeva il labbro, divisa tra il desiderio di andarsene e quello di restare, di aspettarlo, di vedere cosa sarebbe accaduto.

Il suo cuore batteva così forte da essere quasi doloroso. Ogni secondo che passava, l’eccitazione dentro di lei cresceva, alimentata dall’attesa, dall’incertezza, dall’idea che Draco potesse apparire da un momento all’altro. La tensione era insopportabile, e si accorse che le mani stavano stringendo la gonna per nascondere il tremore delle dita. Il pensiero che lui l’avesse attirata lì, con quella provocazione, la faceva sentire allo stesso tempo vulnerabile ed elettrizzata.

Hermione si girò lentamente, osservando le candele, le ombre sulle pareti, come se cercasse indizi. Ma era sola, almeno per ora. Eppure, la consapevolezza della sua scelta – il fatto di essere lì, senza mutandine, senza reggiseno, pronta per qualcosa che non osava nemmeno immaginare fino in fondo – la faceva sentire viva come mai prima d’ora. La stanza sembrava stringersi intorno a lei, avvolgerla, amplificando ogni suo battito di ciglia, ogni suo respiro.

Poi, improvvisamente, sentì un suono alle sue spalle, un fruscio appena percettibile. Il corpo le si irrigidì, e un’ondata di adrenalina le attraversò la schiena. Si voltò di scatto, ma ancora non vide nulla. La stanza era sempre vuota, o almeno così sembrava. “Draco?” chiese di nuovo, questa volta con una voce leggermente più forte, quasi un sussurro.

Ma il silenzio le rispose, e il battito del suo cuore sembrava l’unica cosa udibile. L’eccitazione, la paura e l’anticipazione si intrecciavano dentro di lei, creando un vortice di emozioni che non riusciva più a controllare. Rimase ferma, incapace di muoversi, aspettando. E sapeva che, qualunque cosa stesse per accadere, non avrebbe potuto fermarsi.

Hermione proseguì, entrando del tutto nella stanza. L’aria sembrava ancora più densa lì dentro, satura di un’atmosfera intima e quasi opprimente. Le candele fluttuavano nell’aria, gettando una luce soffusa e calda che faceva brillare i bordi degli oggetti intorno a lei. Al centro della stanza c’era una grande scrivania di legno scuro, massiccia, con dettagli intricati intagliati ai lati. Sopra, un mucchio di pergamene e qualche calamaio rovesciato, come se qualcuno avesse lavorato lì poco prima. Una libreria, più piccola del previsto, occupava un angolo della stanza, i suoi scaffali disordinati pieni di libri polverosi e ampolle contenenti liquidi sconosciuti.

Un tappeto morbido ricopriva il pavimento di pietra sotto i suoi piedi, attutendo il rumore dei suoi passi. In un altro angolo, una sedia di legno robusta con uno schienale rigido e, accanto, una poltrona imbottita con un rivestimento consumato dal tempo, che sembrava invitare a sedersi. Hermione camminava lentamente, osservando tutto, lasciando che le mani sfiorassero ogni superficie che incontrava, come se quei dettagli potessero aiutarla a capire perché fosse stata chiamata lì.

Ogni passo sembrava amplificare le sue sensazioni. Era tesa, il cuore che batteva furiosamente, ma era anche travolta da un desiderio crescente. La consapevolezza di essere lì, sola, senza intimo sotto la divisa, la rendeva vulnerabile… e incredibilmente eccitata. Sentiva la stoffa della gonna accarezzarle il culo nudo a ogni movimento, il bordo del maglioncino sfiorarle i fianchi, la camicetta che si tendeva sui suoi seni, lasciando i capezzoli liberi di strusciare contro il tessuto leggero. Ogni piccolo contatto sembrava un invito, un promemoria del rischio che stava correndo.
Hermione si fermò vicino alla libreria, appoggiando una mano sul bordo di legno, respirando a fondo per cercare di calmarsi. Ma la sua mente tornava continuamente al pensiero del perché fosse lì, di Draco, di quello che lui aveva detto. “Una cagnetta come te…” Le parole le risuonavano nella testa, e invece di ferirla, la facevano ardere. Era come se quelle parole avessero risvegliato qualcosa di oscuro dentro di lei, un lato che non aveva mai permesso a nessuno di vedere.
“Troia,” pensò tra sé e sé, quasi con un senso di colpa. Ma non riusciva a negarlo. Si sentiva proprio così: provocante, esposta, maliziosa. E la cosa peggiore – o forse la cosa migliore – era che questo la eccitava ancora di più. Sentiva l’umidità tra le cosce tornare, quel calore familiare che si diffondeva sempre più rapidamente. Si mosse verso la scrivania, lasciando che le dita tracciassero una linea sul legno liscio. Le venne in mente un’immagine: Draco che la spingeva contro quel tavolo, con la gonna sollevata, mentre le mani la afferravano con forza. Il pensiero la fece rabbrividire, e non riuscì a trattenere un respiro spezzato.

Camminò lentamente verso la poltrona, la stoffa del tappeto che attutiva il suono dei suoi passi. L’idea di sedersi lì, con il corpo nudo sotto la gonna, la fece tremare leggermente. Ogni piccolo dettaglio della stanza sembrava carico di una tensione invisibile, come se Draco fosse lì, nascosto da qualche parte, pronto a osservare ogni suo movimento. La sensazione di essere esposta, così impreparata e al tempo stesso così desiderosa, le faceva perdere il controllo.

Si fermò in mezzo alla stanza, guardandosi intorno. Era sola, almeno per ora. Ma l’attesa, l’anticipazione, la stava uccidendo. Le mani si strinsero lungo i fianchi, trattenendo l’impulso di scivolare più in basso, di toccarsi per alleviare quella pressione crescente. Si morse il labbro, cercando di scacciare i pensieri proibiti, ma era troppo tardi. Ormai era totalmente in balia di ciò che stava provando.

Hermione si fermò, il respiro sospeso, quando notò qualcosa spuntare da sotto la poltrona. Era un piccolo pacchetto, avvolto con cura, con il suo nome scritto sopra in una calligrafia elegante e precisa. Il cuore le batté più forte mentre si inginocchiava per raccoglierlo, le ginocchia che affondavano nel tappeto morbido. Le sue mani tremavano mentre scioglieva il nodo della cordicella che lo teneva chiuso. L’attesa era quasi insopportabile.

Quando finalmente il pacchetto si aprì, rimase senza fiato. Tra le sue mani c’era un collarino in cuoio nero, morbido al tatto, impreziosito da un pendente in oro finemente lavorato. Al centro, una pietra dai colori cangianti rifletteva le luci tremolanti delle candele, come se contenesse un fuoco vivo al suo interno. Legata al pendente c’era una lunga catenina, sottile ma resistente, che sembrava pensata per attirare l’attenzione, per essere tirata, usata.

Hermione lo fissava, incapace di distogliere lo sguardo. Solo toccarlo le fece attraversare un brivido di eccitazione che si diffuse dal collo fino al ventre, lasciandola senza fiato. L’oggetto sembrava emanare un’energia propria, un’aura che le parlava in modi che non riusciva a spiegare. Si guardò intorno con nervosismo, cercando Draco, ma la stanza era vuota. Non c’era nessuno, solo lei e quel collarino.

Lo sollevò, facendo oscillare delicatamente il pendente. La pietra catturava la luce e la rifletteva in modi ipnotici, e Hermione si ritrovò a giocare con essa, passandola tra le dita. Più lo toccava, più si sentiva strana. Il suo corpo si rilassava, ma al tempo stesso il desiderio tornava, più intenso, più profondo. Era come se quell’oggetto stesse parlando direttamente alla parte più nascosta di lei, quella che non aveva mai osato esplorare.

Chiuse gli occhi per un istante, e la sua mente si riempì di immagini. Non era Draco il protagonista di quelle visioni, ma una figura indefinita, oscura e potente. Non aveva un volto, solo una presenza avvolgente, fatta di autorità e seduzione. Hermione si vide inginocchiata, con quel collarino al collo, il capo chino e il respiro affannato, completamente sottomessa. La fantasia la travolse, un’onda di calore che le fece stringere le cosce, incapace di resistere all’intensità di quelle sensazioni.

Quando riaprì gli occhi, il suo respiro era affannoso, le guance rosse, il corpo in preda a un desiderio che la consumava. Guardò di nuovo il collarino, cercando di scacciare quelle immagini, ma l’attrazione che provava era troppo forte. Non riusciva a smettere di fissarlo, di toccarlo, e prima ancora di rendersene conto, l’aveva portato al collo. Le mani tremavano mentre chiudeva la fibbia dietro, il cuoio che si stringeva sulla sua pelle in un abbraccio perfetto, quasi come se fosse stato fatto su misura per lei.

Una volta indossato, un altro brivido la percorse. Si guardò intorno, ancora sola, ma la stanza sembrava diversa. Era come se l’aria fosse più carica, più densa, e l’oggetto che ora portava al collo sembrava vibrare leggermente contro la sua pelle. Si alzò lentamente, portando una mano al pendente, il tocco che le dava una sensazione inebriante. La mente era annebbiata, le fantasie si facevano sempre più forti, più spinte. Ogni fibra del suo essere sembrava gridare che quello non era un semplice oggetto, ma qualcosa di più. Qualcosa che avrebbe cambiato tutto.
Hermione si fermò al centro della stanza, incapace di decidere se togliere il collarino o abbandonarsi completamente a ciò che stava provando. La sua mente era un turbinio di pensieri proibiti, ma il suo corpo sapeva già la risposta. E quella risposta la spaventava e la eccitava più di quanto avrebbe mai potuto ammettere.

Il calore nel corpo di Hermione aumentava, diventando quasi insopportabile, un fuoco che sembrava bruciarla dall’interno. Il collarino, che prima le dava una sensazione di piacere, ora si stringeva intorno al collo, soffocandola leggermente. Portò le mani tremanti alla fibbia, cercando di toglierlo, ma non c’era più. La fibbia era sparita, scomparsa come per magia, e il cuoio sembrava essersi fuso con la sua pelle, un vincolo che non riusciva a spezzare.
Il panico cominciò a farsi strada nella sua mente. Guardò le mani, le dita che tremavano, ma c’era qualcosa di sbagliato. Qualcosa stava cambiando. La forma delle sue mani si stava alterando, le unghie si allungavano, diventando più spesse, simili a piccoli artigli. Il respiro le si spezzò mentre osservava con orrore e incredulità. Era come se il suo corpo stesse rispondendo a un comando che non riusciva a controllare.

Abbassò lo sguardo alle gambe e quello che vide la lasciò senza fiato. Si stavano allungando lentamente, le cosce assottigliandosi mentre una peluria morbida e lucente cominciava a spuntare sulla pelle nuda. Le dita dei piedi si ritiravano, le unghie crescevano, trasformandosi in piccoli zoccoli. Con un gesto affannato, tolse le scarpe, poi le calze, buttandole da parte con movimenti rapidi e disperati. Il contatto diretto dei piedi – o ciò che ne rimaneva – con il tappeto la fece sussultare, amplificando la consapevolezza che il suo corpo non era più il suo.
“Sto impazzendo,” pensò, la voce che le tremava nella testa. “Deve essere un incubo. È impossibile.” Ma ogni respiro, ogni sensazione sul suo corpo le diceva il contrario. Con mani impacciate, cercò di togliersi la gonna, lacerandola quasi nel tentativo, mentre le gambe continuavano a cambiare. Il suo ventre si stirava, diventando più lungo e sottile, mentre la camicetta, ormai troppo stretta, si tendeva pericolosamente contro i suoi seni. In un gesto disperato, strappò i bottoni della camicetta, lasciandola cadere sul pavimento.

Si guardò i seni, ansimando. Ora erano più grandi, gonfi, la pelle tesa e ipersensibile. Ma ciò che la sconvolse fu vedere altre protuberanze spuntare lungo il ventre, allineate in file, come piccoli capezzoli che crescevano sulla nuova forma del suo corpo. Ogni centimetro della sua pelle sembrava fremere, una sensazione a metà tra piacere e terrore che non riusciva a gestire.
Cadde a terra, incapace di mantenersi in equilibrio. Le gambe si piegarono sotto di lei, e quando cercò di rialzarsi, si accorse che stare in piedi era impossibile. Le sue nuove gambe non erano fatte per stare erette. Doveva rimanere a quattro zampe. Era un pensiero spaventoso, ma il suo corpo sembrava trovare una strana stabilità in quella posizione.

Con un grido soffocato, Hermione si trascinò verso uno specchio vicino alla libreria. Quello che vide le mozzò il fiato. La sua figura era irriconoscibile. Non era più completamente umana, ma neanche completamente animale. Era un ibrido, un corpo a metà tra una donna e un cane. I tratti umani si confondevano con quelli bestiali: le gambe coperte di peluria, i seni ancora umani ma accompagnati da una fila di capezzoli più piccoli lungo il ventre. Le sue braccia si erano allungate, le dita deformate in una forma più simile a zampe, e il volto… il suo volto sembrava ancora suo, ma con tratti leggermente affilati, come se stesse per cambiare completamente.

Era il collarino. Lo sapeva. Quell’oggetto che l’aveva attratta così irresistibilmente era maledetto. Una maledizione potente, fatta per trasformarla, per sottometterla in modi che non riusciva nemmeno a comprendere appieno. Hermione si accasciò a terra, un misto di terrore e di una strana, perversa eccitazione che non riusciva a scacciare. Ogni fibra del suo corpo sembrava combattere contro il cambiamento, ma al tempo stesso lo accoglieva, come se una parte di lei bramasse di arrendersi a quella trasformazione.

Hermione continuava a guardarsi, incapace di credere ai propri occhi. La trasformazione che aveva subito era qualcosa di incredibile, inquietante, ma anche incredibilmente sensuale. Ogni curva del suo corpo sembrava accentuata, ogni dettaglio esaltato in un modo che univa in modo perverso l’animalità alla bellezza umana. I seni, più pieni e alti, si muovevano appena mentre respirava profondamente, e il suo sedere era arrotondato in modo quasi ipnotico, una perfetta incarnazione della femminilità animalesca.

Si portò una mano – o meglio, una zampa – al viso, sfiorandolo. Era ancora lei, o quasi. Il suo volto era rimasto in gran parte intatto, i lineamenti morbidi, le labbra leggermente dischiuse, ma con qualche dettaglio che la rendeva diversa: le orecchie, più grandi e morbide, si muovevano leggermente in risposta a ogni suono nella stanza. Si sentiva strana, aliena a se stessa, ma al tempo stesso… completa. Quasi come se questa fosse una parte di lei che aspettava di essere scoperta. Quando notò la coda, il cuore le saltò in gola.

Era lunga, folta e morbida, un’estensione del suo corpo che sembrava fatta per attirare l’attenzione. Si muoveva da sola, come se avesse una propria volontà, oscillando leggermente mentre Hermione cercava di riprendere il controllo di sé. La toccò con cautela, il pelo soffice sotto i polpastrelli. Era ipnotizzata da quanto tutto sembrasse naturale. E non era solo l’aspetto: la trasformazione sembrava averle dato una nuova mobilità, un controllo del corpo che non aveva mai provato prima. Si sentiva forte, agile, perfettamente consapevole di ogni fibra del suo essere.
Ma quello che la sconvolse di più fu il desiderio che si era impossessato di lei. Se prima era eccitata, ora era una vera cagna in calore, in tutti i sensi. Il calore pulsante tra le gambe era quasi doloroso, un bisogno primordiale che non poteva ignorare. La fica era bagnata, gonfia, e ogni piccolo movimento sembrava amplificare quella sensazione. Il suo corpo gridava per essere toccato, riempito, soddisfatto.

Con un movimento istintivo, Hermione si sedette su un fianco, alzando una gamba – o meglio, una zampa – posteriore. La nuova mobilità del suo corpo la stupiva, ma quello che la lasciò davvero senza fiato fu l’odore. I suoi sensi, ora incredibilmente affinati, potevano percepire ogni sfumatura della sua eccitazione. Era denso, intenso, quasi ipnotico. Quella consapevolezza, unita alla pulsazione costante del suo sesso, la fece agire d’istinto. Si chinò in avanti, annusando la propria fica con curiosità, il muso che si avvicinava sempre di più, come guidato da un bisogno insopprimibile.

Quando la punta del suo naso toccò le labbra umide, un brivido di piacere la attraversò. L’odore era inebriante, una miscela di desiderio e femminilità che la faceva girare la testa. Senza nemmeno pensarci, allungò la lingua, facendola scorrere lungo le labbra della fica. Il sapore che le invase la bocca era dolce, intenso, e la fece gemere piano. La sua lingua, più lunga e flessibile di prima, si muoveva con una facilità che non aveva mai provato, entrando più a fondo, raccogliendo ogni goccia dei suoi umori.

Hermione si perse in quella sensazione, la mente che si offuscava sotto l’onda del piacere. Ogni movimento della lingua la faceva tremare, e il suo corpo reagiva, inarcandosi, spingendosi contro il contatto. Si leccava senza vergogna, il sapore che le invadeva la bocca e il calore che si diffondeva sempre più in basso, un ciclo continuo che non voleva interrompere. Il suo respiro si faceva più pesante, i gemiti più frequenti, mentre si abbandonava completamente a quel momento.

Ma proprio quando pensava che non avrebbe mai potuto fermarsi, un rumore improvviso la distrasse. Si irrigidì, le orecchie si mossero involontariamente, captando il minimo suono. Qualcosa – o qualcuno – era lì. Si girò di scatto, il respiro ancora affannoso, il corpo che tremava per l’anticipazione. La stanza, che sembrava vuota, ora le appariva diversa, come se una presenza invisibile la stesse osservando. Hermione si alzò lentamente, con cautela, il suo cuore che batteva ancora più forte, non solo per il piacere interrotto, ma per il senso di attesa che ora l’avvolgeva.
Hermione si mosse con un’agilità che non aveva mai avuto prima, scivolando dietro la scrivania per nascondersi. Il cuore le martellava nel petto, il respiro corto e irregolare. Non sapeva cosa fare se qualcuno fosse entrato, non sapeva come spiegare quello che era successo… o il motivo per cui si trovava lì, nuda e trasformata in quell’ibrido canino. Il solo pensiero di essere scoperta in quello stato la riempiva di vergogna, ma, allo stesso tempo, una parte di lei era elettrizzata. Era come se il rischio stesso alimentasse il desiderio che pulsava dentro di lei.

Poi, la porta si aprì. Hermione trattenne il fiato, le orecchie che si piegarono involontariamente per captare ogni rumore. Una figura entrò nella stanza, richiudendo la porta dietro di sé con calma studiata. Prima che Hermione potesse sporgersi per vedere chi fosse, sentì quella risatina maligna, quella voce che non poteva confondere con nessun’altra.
“Draco,” pensò, e il suo cuore ebbe un sussulto.

Lo osservò mentre raccoglieva da terra la carta del pacchetto che aveva contenuto il collarino. Le sue mani eleganti la rigirarono tra le dita, e poi parlò, la sua voce fredda e tagliente che riempì la stanza:
“Dove sei, cagnetta? La mia lurida cagnetta mezzosangue?”
Hermione sentì il sangue salirle al viso, il suo corpo che si accartocciava su se stesso per la vergogna. Ma quelle parole, velenose e provocatorie, le arrivarono come una scossa elettrica. Il tono di Draco era crudele, ma al tempo stesso carico di una malizia che la faceva tremare. Sentiva il suo ventre contrarsi, il desiderio che le tornava a pulsare nel basso ventre, impossibile da ignorare. Si vergognava di sé, del modo in cui quelle parole la facevano sentire. Avrebbe dovuto odiarlo, avrebbe dovuto fuggire… ma non ci riusciva.

Draco si mosse nella stanza con lentezza, come un predatore che sapeva di avere il controllo.
“Non scapperai, vero?” aggiunse con una risatina soffocata, guardandosi intorno. “So che sei qui. Lo sento.”
Hermione si rannicchiò ancora di più dietro la scrivania, il respiro che si faceva più pesante. Non era solo la vergogna a tenerla lì, nascosta. Era anche il suo corpo, che sembrava rispondere istintivamente a quelle parole. Sentiva la fica pulsare, bagnarsi di nuovo, e la coda, quella coda che non voleva accettare, si muoveva da sola, come se rispondesse al richiamo di Draco. Si morse il labbro, cercando di non gemere, di non tradire la sua presenza.

Draco si fermò, proprio davanti alla scrivania, e Hermione poté vedere i suoi piedi attraverso il piccolo spazio tra il legno e il pavimento.
“Vieni fuori, Hermione,” disse, la voce che si fece più bassa, più intensa. “Non fare la timida. Voglio solo vedere che effetto ti fa il mio regalo.”

Il suo tono era pieno di soddisfazione, come se sapesse già esattamente cosa fosse successo, come se l’avesse pianificato nei minimi dettagli. Hermione si sentiva intrappolata, ma al tempo stesso desiderava uscire, mostrarsi, vedere la sua reazione. Era nel caos più totale, combattuta tra l’istinto di fuggire e quello di obbedire, come se il collarino avesse già iniziato a prendere il controllo di lei.

Poi Draco fece qualcosa che la fece rabbrividire. Abbassò il tono di voce, quasi sussurrando, ma con una sicurezza che la fece tremare:
“Brava cagnetta… vieni fuori. So che vuoi farlo. So che ti piace.”

Quelle parole, quel tono, scatenarono qualcosa dentro di lei. Il desiderio e la vergogna si intrecciavano così strettamente che Hermione non riusciva più a distinguere l’una dall’altra. Le sue mani tremavano, il corpo in preda a una tensione che non riusciva a sciogliere. Chiuse gli occhi, cercando di riprendersi, ma il richiamo era troppo forte.
La decisione era sua. O almeno così voleva credere.

Draco si sedette sulla poltrona con la calma e l’arroganza di chi sa di avere il pieno controllo. Incrociò le gambe con noncuranza, fissando la scrivania dietro la quale Hermione si nascondeva. Con un tono basso, quasi pigro, parlò di nuovo:
“Vieni fuori, cagnetta. Se non obbedisci, sai bene che dovrò punirti… e sai come si trattano le cagne disobbedienti.”

Quelle parole la colpirono come una frustata. Hermione chiuse gli occhi, un gemito soffocato che le sfuggì dalle labbra mentre il suo corpo reagiva con una forza che non riusciva a controllare. La fica pulsava come se ogni fibra del suo essere rispondesse a quel comando. Non poteva resistere. Lentamente, quasi senza accorgersene, si sollevò da dietro la scrivania.

Si mosse a quattro zampe, ogni passo lento e sensuale, il tappeto morbido che attutiva i suoi movimenti. La coda oscillava leggermente dietro di lei, come un segnale involontario del suo stato. Quando arrivò ai piedi di Draco, sollevò lo sguardo per incontrare i suoi occhi grigi, pieni di soddisfazione e malizia. La guardava come se fosse sua, come se il semplice fatto che si trovasse lì davanti a lui confermasse la sua supremazia.

Draco sorrise, inclinando appena la testa. “Brava cagnetta,” disse, la voce carica di sarcasmo e seduzione. “Sapevo che avresti capito il tuo posto.”

Con un gesto lento e deliberato, allungò una mano e iniziò ad accarezzarle la schiena, facendola rabbrividire. Il tocco di Draco era leggero, quasi affettuoso, ma carico di un’intenzione maliziosa che Hermione percepiva a ogni sfioramento. La sua pelle fremeva sotto il tocco, e ogni carezza sembrava amplificare il desiderio che già la consumava. Sentiva i brividi correre lungo la spina dorsale, come quando il suo ex fidanzato le accarezzava la pelle con la punta delle dita, ma questa volta era diverso. Era più intenso, più profondo, come se il suo corpo stesso rispondesse in modo nuovo, animale.

Hermione abbassò la testa senza nemmeno rendersene conto, spostando il peso in avanti, mentre la coda si alzava leggermente. Il suo corpo sembrava guidato da un istinto primordiale, qualcosa che non poteva controllare. La saliva le si accumulava in bocca, e il respiro si fece più pesante mentre il desiderio continuava a crescere. Si accorse solo dopo qualche istante che il suo viso si era abbassato ancora di più, fino quasi a toccare il tappeto, mentre il suo culo si alzava verso l’alto in un gesto di sottomissione assoluta.

Draco rise piano, un suono che le fece venire i brividi. “Guarda come sei brava,” mormorò, la sua mano che continuava a percorrere la schiena di Hermione. “Forse c’è speranza per te, dopotutto.”
Le sue dita scesero lentamente lungo la spina dorsale, seguendo il contorno del suo nuovo corpo. Quando arrivò alla base della coda, Hermione sussultò, il piacere che la travolse come un’onda improvvisa. La mano di Draco indugiava lì, sfiorando la pelle sensibile sotto la coda, proprio sopra le sue natiche ancora umane. Il suo tocco era leggero, ma bastava per farla fremere, per farla spingere leggermente all’indietro, come se volesse cercare più contatto.

“Interessante,” disse Draco, quasi tra sé e sé, il tono pieno di malizia. “Sembra che tu stia iniziando a capire il tuo ruolo. Dovrei premiarti… o forse no? Che ne pensi, Hermione? Meriti una ricompensa o una punizione?”

Hermione non riusciva a rispondere. La mente era un caos di emozioni contrastanti: vergogna, desiderio, rabbia, piacere. Ma il suo corpo sembrava aver già deciso. Era lì, offerta davanti a lui, le natiche che fremavano sotto la coda sollevata, e la fica che pulsava, umida e bisognosa come mai prima. Il suo respiro si spezzava in piccoli gemiti, mentre l’attesa la consumava, rendendo ogni secondo un tormento e un piacere al tempo stesso.

Draco spostò la mano dalla base della schiena di Hermione fino alla sua testa, afferrandola con una delicatezza che celava il controllo. Hermione sollevò lo sguardo verso di lui, i suoi occhi grandi e sognanti che lo fissavano con una devozione quasi animalesca. La sua espressione era quella di una cagnetta che adorava il suo padrone, il suo corpo teso e pronto, ogni fibra che gridava per ricevere attenzione, approvazione, un tocco.

Le dita di Draco scesero sul suo viso, tracciando il contorno delle sue labbra morbide e leggermente socchiuse. Con un sorriso compiaciuto, spinse il pollice contro di esse, e lei, senza esitazione, aprì la bocca, accogliendolo. La sua lingua, lunga e flessibile, si avvolse intorno al dito, leccandolo lentamente, quasi in adorazione. Ogni movimento era un atto di sottomissione e desiderio, e Draco non poté trattenere un sorriso soddisfatto.

“Che bocca meravigliosa,” mormorò, il tono basso e carico di malizia. “Perfetta per fare ciò che una cagnetta come te dovrebbe fare.”

Hermione sentì un brivido attraversarle il corpo a quelle parole. Il suo respiro si fece più pesante, la fica pulsava contro il tappeto, mentre l’attesa la consumava. Era un momento sospeso, carico di tensione. Eppure, sapeva esattamente cosa stava per accadere. Lo desiderava. E anche lui lo desiderava. Era un premio, come Draco aveva detto, ma sarebbe stato un piacere per entrambi.
Lentamente, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi, Draco portò l’altra mano alla fibbia dei suoi pantaloni. Hermione lo guardava, ipnotizzata, il cuore che batteva forte mentre osservava le sue dita slacciare il cinturone e aprire i pantaloni con calma quasi esasperante. Quando finalmente li abbassò, insieme ai boxer, il suo cazzo svettò libero, duro e perfettamente glabro. La luce tremolante delle candele disegnava ombre sul suo corpo, esaltandone ogni dettaglio.
Hermione non riusciva a distogliere lo sguardo. Lo desiderava, più di ogni altra cosa. La sua mente si svuotò, lasciando spazio solo a quel bisogno primordiale, a quel richiamo irresistibile. Ogni parte di lei urlava per quel momento, per quel contatto che l’avrebbe finalmente completata.
Draco si appoggiò allo schienale della poltrona, con un ghigno compiaciuto che piegava le sue labbra. “Brava cagnetta,” disse, accarezzandole la testa. “Ora, dimostrami quanto sei riconoscente per il mio regalo.”

Hermione non aspettò altro. Si sporse in avanti, le mani – o meglio, le zampe – che si appoggiavano ai lati delle sue gambe mentre si avvicinava. La sua lingua si allungò, sfiorando la punta del cazzo con un tocco lento e quasi esplorativo, prima di iniziare a muoversi lungo tutta la lunghezza, leccandolo con dedizione, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Hermione si avvicinò a lui lentamente, ogni movimento guidato da un desiderio istintivo che non riusciva più a trattenere. Il suo respiro si fece più pesante quando l’odore maschio e intenso del cazzo di Draco le colpì le narici, inondando i suoi sensi affinati. Era un profumo pungente, carnale, che le fece vibrare il corpo intero. Il bisogno di soddisfarlo, di sentirlo dentro di sé, divenne travolgente.

Con un gesto delicato, inclinò la testa, avvicinando la bocca aperta alla base del cazzo, e fece scorrere la sua lunga lingua contro la pelle calda. La punta della lingua tracciava ogni vena, raccogliendo il sapore salato della sua eccitazione. La percorse dalla base fino alla punta con lentezza, assaporando ogni centimetro, sentendo il cazzo di Draco fremere leggermente al suo tocco.

Fece quel gesto una seconda volta, lasciando che la lingua lo accarezzasse con movimenti lunghi e languidi, godendosi il modo in cui lui si lasciava andare, le sue mani che si posavano sullo schienale della poltrona, le dita che si stringevano leggermente, il respiro che si spezzava. Hermione sentì una scintilla di soddisfazione nel vedere il suo effetto su di lui, ma sapeva che non era ancora abbastanza.

Quando arrivò di nuovo alla cappella, si fermò un istante, guardandola, gonfia e lucida, prima di chiudere le labbra intorno ad essa. Il calore del cazzo riempì la sua bocca, e lei iniziò a succhiare con una delicatezza studiata, usando la lingua per avvolgerlo, per esplorarlo. Si muoveva con lentezza, facendo scorrere la testa avanti e indietro, aumentando il ritmo a ogni movimento.
Draco gemette piano, il suo controllo che cominciava a vacillare. “Brava cagnetta,” mormorò, la sua voce bassa e carica di piacere. “Continua così.”

Hermione sentì il suo corpo fremere a quelle parole, la sua fica che pulsava mentre continuava a succhiare, avvolgendo il cazzo con la sua lingua lunga e flessibile. Ogni volta che la cappella scivolava tra le sue labbra, il sapore di lui la inebriava, intensificando il piacere che provava nel servirlo. Il ritmo dei suoi movimenti aumentò, la testa che scivolava su e giù, la bocca che si stringeva intorno a lui, la lingua che non smetteva mai di accarezzarlo.
Draco la guardava, un ghigno soddisfatto che piegava le sue labbra. Le accarezzò la testa, intrecciando le dita tra i suoi capelli. “Guardati,” disse, con tono sprezzante ma carico di desiderio. “Proprio una brava cagnetta.”

Hermione non si fermò, ogni parola di Draco che le arrivava era come una scintilla che alimentava il fuoco dentro di lei. Continuò a muoversi, il piacere del suo padrone era tutto ciò che importava, e il bisogno di sentirlo godere, di sentirlo venire, divenne l’unica cosa che guidava i suoi movimenti.
Draco poggiò la mano sulla testa di Hermione, le dita che affondavano leggermente nei suoi capelli ricci. Ogni volta che lei abbassava la testa per prendere il suo cazzo più a fondo, lui esercitava una pressione leggera, guidandola con fermezza. All’inizio era un gesto quasi calcolato, ma a ogni spinta aumentava la forza, ogni movimento diventava più deciso. Il cazzo di Draco si spingeva sempre più dentro, riempiendole la bocca, scivolando nella gola, fino a farla sussultare.

Hermione sentiva le lacrime formarsi agli angoli degli occhi mentre il suo respiro si faceva corto, ma non si fermava. Non voleva fermarsi. Ogni spinta era un atto di dominazione che la faceva tremare di piacere. Il dolore di sentire il cazzo di Draco così profondo nella sua gola si mescolava con un piacere che non aveva mai provato prima, un piacere perverso, che nasceva dalla completa sottomissione al suo padrone.

Draco la guardava dall’alto con un ghigno soddisfatto, il suo respiro che diventava più pesante a ogni movimento. “Brava cagnetta,” mormorò, la voce carica di compiacimento e desiderio. “Così… lasciala scorrere fino in fondo. Voglio vedere quanto riesci a prendere.”

Hermione non rispose. Non poteva. Era completamente concentrata su di lui, sul suo odore, sul sapore, sul modo in cui il suo corpo reagiva a ogni gesto. Sentiva il calore invaderle il petto, la gola, e più il cazzo di Draco si spingeva in profondità, più il desiderio dentro di lei cresceva, fino a diventare insopportabile. La fica pulsava, bagnata e bisognosa, mentre il suo corpo rispondeva a quella dominazione con un piacere che la faceva sentire vulnerabile e potente al tempo stesso.
Draco aumentò la pressione sulla sua testa, spingendola con forza, costringendola a prendere tutto il suo cazzo. Hermione sentì le lacrime scorrere sulle guance, il suo respiro interrotto da piccoli gemiti soffocati, ma non si fermò. Non voleva. Voleva che lui fosse ancora più forte, che la piegasse completamente alla sua volontà. Ogni spinta, ogni secondo in cui sentiva il controllo di Draco su di lei, trasformava quel dolore in un piacere perverso e irresistibile.
“Ti piace, vero?” chiese Draco, la sua voce che si fece più tagliente. “Ti piace essere usata così, Hermione. Non mentire.”

Lei gemette intorno al suo cazzo, un suono gutturale che era sia una risposta che una supplica. Lo desiderava come una droga, il bisogno di lui che si mescolava alla sua voglia di essere sottomessa. Ogni fibra del suo essere gridava per lui, per quel momento, per quella sensazione di appartenere completamente a lui.
Draco sorrise, il suo ghigno maligno che si fece più ampio. “Guardati,” disse, tirandola leggermente indietro per permetterle di respirare un attimo, il cazzo che scivolava fuori dalla sua bocca con un filo di saliva che le colava sul mento. “Una vera cagna, pronta a fare tutto ciò che voglio.”

Hermione lo guardò dal basso, i suoi occhi umidi e lucidi, pieni di desiderio. Le labbra le tremavano, ma non per la stanchezza. Voleva di più, aveva bisogno di più. Il suo corpo tremava per l’attesa, il suo cuore che batteva all’impazzata mentre si preparava a riprendere esattamente da dove lui voleva.
Con le lacrime che ancora le rigavano il viso e il fiato spezzato, Hermione si lasciò andare a un profondo respiro, riempiendo i polmoni d’aria. Il suo petto si sollevava e abbassava rapidamente, mentre il calore del desiderio continuava a consumarla. Sollevò lo sguardo verso Draco, i suoi occhi lucidi pieni di una devozione animalesca e incontrollabile. Con un filo di voce, tremante ma sincero, disse:
“Grazie, padrone… sono stata brava?”

Le sue parole furono un sussurro, un gesto disperato per cercare approvazione, per sentirsi vista, accettata, desiderata. Voleva essere la sua cagna, la sua troia, e quelle parole erano la sua supplica.
Draco la guardò, il ghigno compiaciuto che non abbandonava mai le sue labbra. “Sei stata bravissima,” disse, il tono carico di superiorità e malizia. “Proprio una brava cagna. Una troia perfetta, fatta per essere usata.”

Quelle parole la colpirono come una scossa elettrica. Hermione si sentì invadere da un’ondata di piacere perverso, una soddisfazione che non aveva mai provato prima. Era esattamente quello che voleva sentire, quello che il suo corpo e la sua mente bramavano. Con un gesto lento ma deciso, abbassò lo sguardo e raccolse la catenella del collare tra le dita. La guardò per un istante, come se fosse un simbolo di ciò che era diventata, poi la porse al suo padrone, offrendogliela con le mani tremanti.

Draco la prese, il metallo freddo che scintillava nella sua mano, e la strinse con forza, come se fosse un legame tangibile tra di loro. In quel momento, Hermione sentì qualcosa di nuovo, qualcosa di profondo. La connessione tra lei e Draco divenne ancora più forte. Era come se potesse percepire i suoi pensieri, i suoi desideri. La sua forza la avvolgeva, dominandola completamente, ma non c’era paura in lei. Solo eccitazione, un bisogno viscerale di soddisfare ogni comando, ogni capriccio del suo padrone.

Lentamente, Hermione si mosse, ruotando su se stessa con movimenti fluidi, quasi ipnotici, come se fosse guidata da un istinto che non riusciva a controllare. Poi si abbassò, posizionando il viso a terra, le mani che si poggiavano sul tappeto mentre il suo culo si sollevava alto nell’aria. La coda, soffice e vibrante, cominciò a scodinzolare, un gesto involontario che tradiva la sua totale sottomissione. Era lì, offerta, pronta per lui.

Draco la osservò con attenzione, i suoi occhi grigi che brillavano di un piacere perverso. Sentiva il potere del collare e della connessione tra di loro. Non era solo un legame fisico, era mentale, emotivo. Ogni fibra del corpo di Hermione sembrava rispondere ai suoi desideri senza che lui dovesse nemmeno esprimerli.
“È questo che vuoi, Hermione?” chiese con un tono che oscillava tra il compiaciuto e il crudele. “Essere la mia cagna? Essere usata come meriti?”

Lei non esitò. Con una voce tremante, piena di desiderio e resa totale, rispose:
“Sì, padrone… sono solo una troia. Voglio essere usata da te. Ti appartengo.”
Quelle parole sigillarono il loro legame, un vincolo che andava oltre ogni spiegazione razionale. Draco strinse la catenella del collare con più forza, tirandola leggermente per testare la sua reazione. Hermione gemette piano, un suono gutturale che sembrava venire dal profondo del suo essere, il suo corpo che tremava per l’attesa di ciò che sarebbe accaduto.

Draco si mosse dietro di lei con calma calcolata, il suo ghigno maligno che non lasciava dubbi sulle sue intenzioni. Hermione era lì, a quattro zampe, offerta, con il viso schiacciato contro il tappeto e il culo alzato, tremante di desiderio. La sua fica era fradicia, pulsante, pronta ad accoglierlo. Non c’era più spazio per il pensiero razionale; ogni fibra del suo essere era consumata da quel bisogno, dalla voglia di appartenergli completamente.

Draco afferrò il cazzo duro con una mano, puntandolo contro di lei, e spinse senza esitazione. Hermione emise un gemito strozzato quando lo sentì entrare. Era così bagnata che il cazzo scivolò dentro di lei senza resistenza, riempiendola fino in fondo con un solo movimento. Il calore del suo corpo la avvolse, facendola tremare, mentre il suo respiro si spezzava in piccoli ansimi.

Quando Draco fu completamente dentro, si fermò un istante, il cazzo che pulsava contro le pareti della sua fica stretta e accogliente. Poi afferrò con decisione la catenella del collare, tirandola con forza. Hermione si sentì strattonare all’indietro, il collare che le stringeva il collo, un dolore che si mescolava al piacere, amplificandolo. Le lacrime le rigarono il viso, ma non era disperazione. Era puro, incontrollabile abbandono.

“Implorami,” le ordinò Draco con un tono autoritario, la sua voce che rimbombava nella stanza. “Implora che ti scopi come meriti.”
Hermione, ancora scossa dalla forza con cui le aveva tirato la catenella, annaspò per un attimo, cercando di trovare la voce. Poi, con un filo di voce tremante, sussurrò:
“Ti prego… ti prego, scopami. Usami come la tua cagna… ti prego.”

Draco sorrise, soddisfatto, e iniziò a muoversi. I suoi colpi erano decisi, lenti all’inizio, ma profondi, ogni spinta che faceva gemere Hermione più forte. Con ogni movimento, aumentava il ritmo, la sua furia che cresceva man mano che sentiva il suo corpo rispondere perfettamente al suo. La catenella rimaneva saldamente nella sua mano, un costante promemoria del controllo totale che aveva su di lei.

Hermione ansimava, la bocca aperta e la saliva che colava lungo il mento. Ogni spinta la faceva gemere più forte, ogni movimento di Draco dentro di lei le mandava una scossa di piacere attraverso il corpo. Non c’era altro che quel momento, il loro legame perverso, la sensazione del cazzo di Draco che si muoveva con furia crescente dentro di lei.

“Guardati,” disse Draco, tirando di nuovo la catenella, facendola inarcare sotto di lui. “Una vera cagna… fatta per essere scopata così.”
Hermione gemeva, incapace di rispondere, il suo corpo completamente sottomesso al suo padrone. Ogni colpo la avvicinava sempre di più al limite, il piacere che cresceva con ogni movimento, con ogni parola che lui le sussurrava con quel tono crudele e malizioso. Era sua, completamente, e non desiderava altro che continuare a sentirsi così: usata, dominata, amata nel modo più oscuro e perverso possibile.

Draco continuava a fottere Hermione senza pietà, il cazzo che si spingeva dentro di lei con colpi sempre più profondi, violenti, come se volesse marchiarla da dentro. Ogni affondo le strappava un gemito più forte, un urlo soffocato, mentre il suo corpo si abbandonava completamente al piacere perverso della sottomissione. Il suono della loro unione riempiva la stanza, il ritmo delle spinte che accelerava, il corpo di Hermione che si scuoteva sotto il suo padrone.

“Troia,” ringhiò Draco, la voce carica di disprezzo e desiderio. “Sei solo una lurida troia, fatta per essere scopata così.”
“Sì!” ansimò Hermione, il viso schiacciato contro il tappeto, la saliva che le colava dalle labbra mentre sbavava di piacere. “Sono la tua troia… la tua cagna… ti prego, più forte!”

Le sue parole lo eccitavano ancora di più. Draco afferrò la catenella del collare con più forza, tirandola fino a farle inarcare la schiena, il collo che si tendeva sotto il vincolo stretto. Ogni centimetro di Hermione era suo, e lei lo sapeva, lo voleva. L’idea di essere usata come una cagna, chiamata con quei nomi sprezzanti, non faceva che aumentare il piacere che sentiva ad ogni colpo.

Hermione si sentiva travolta, il corpo che pulsava di desiderio, la fica che si stringeva intorno al cazzo di Draco come per trattenerlo, per assaporarlo ancora di più. Le onde del piacere diventavano sempre più forti, ogni spinta che la avvicinava al limite. Poi, finalmente, il culmine arrivò, travolgendola come un’esplosione.

Con un urlo gutturale, quasi animalesco, Hermione raggiunse l’orgasmo. Il suo corpo tremava, la schiena che si inarcava mentre la fica si contraeva intorno al cazzo di Draco, stringendolo come una morsa. Sembrava quasi ululare, il piacere così intenso che ogni pensiero razionale svanì, lasciandola completamente in balia delle sensazioni.

Ma Draco non si fermò. Continuava a spingerla, a fotterla con una forza inarrestabile, il suo ritmo che non accennava a rallentare. Hermione era ancora scossa dai brividi dell’orgasmo, il suo corpo ipersensibile che reagiva a ogni affondo con una nuova ondata di piacere. Ogni movimento era quasi troppo, ma lei non voleva che si fermasse. Il suo padrone aveva il controllo, e lei era lì solo per soddisfarlo.

“Sembri nata per questo,” mormorò Draco con un ghigno, continuando a muoversi dentro di lei con colpi decisi. “Una vera cagna… buona solo per essere scopata.”
Hermione annuì debolmente, incapace di parlare, il respiro spezzato dai gemiti e dagli ansimi. Il suo corpo era completamente suo, e l’unica cosa che desiderava era continuare a sentirlo dentro, a sentirlo dominarla senza pietà.

Draco rallentò il ritmo, ma non si fermò. Ogni spinta era più lenta, ma altrettanto profonda, come se volesse prolungare il piacere e il tormento di Hermione. Poi, con un gesto calcolato, spostò delicatamente la coda soffice che si agitava sopra di lei, rivelando completamente le sue natiche tonde e il piccolo buchino pulsante che sembrava invitarlo. Il suo ghigno si allargò mentre osservava quella visione, il corpo di Hermione completamente esposto e sottomesso.

Con calma, Draco inclinò la testa e lasciò colare un filo di saliva tra le sue natiche, il liquido caldo che scivolava sul buchino stretto. Hermione rabbrividì al contatto, un misto di eccitazione e imbarazzo che la fece tremare. Poi sentì la mano di Draco, le dita che spalmavano lentamente la saliva con movimenti precisi, il pollice che massaggiava con delicatezza la pelle sensibile intorno a quel punto.

Quando Draco spinse il pollice contro il buchino, Hermione ansimò, il respiro che le si spezzò in gola. La sensazione era nuova, sconosciuta. Ruotò la testa verso di lui, gli occhi spalancati, pieni di una confusione che era metà stupore e metà paura. Nessuno le aveva mai toccato quella parte, nessuno si era mai spinto così oltre. Ma Draco, con il suo sguardo predatorio, la fissava con una sicurezza che non ammetteva obiezioni.

Senza smettere di muovere il pollice, Draco strattonò la catenella del collare, costringendola a tornare con il viso verso il tappeto. “Sei mia,” le disse con un tono basso e autoritario, le parole che vibravano nell’aria come una sentenza. “E farò ciò che voglio con te.”

Hermione chiuse gli occhi per un momento, il cuore che le batteva forte nel petto. Poi, con un filo di voce, rispose: “Sì, padrone… il mio corpo è tuo. Fai di me ciò che vuoi.” Le sue parole erano un atto di resa totale, un’ammissione di appartenenza che fece crescere ancora di più il piacere dentro di lei.
Draco continuò a muovere il pollice, spingendolo dentro e fuori con lentezza, esplorando quel luogo che Hermione non aveva mai immaginato potesse darle piacere. Ogni spinta andava leggermente più a fondo, e a ogni movimento il corpo di Hermione reagiva con un fremito. Iniziò a gemere piano, un suono che cresceva man mano che il piacere superava il disagio iniziale. La sensazione era incredibilmente intensa, una miscela di dolore e piacere che sembrava amplificare ogni suo respiro.

“Guardati,” mormorò Draco, il tono carico di malizia. “Stai gemendo come una vera troia… per un dito nel culo. Non ti avevano mai toccata qui, eh?”

Hermione scosse leggermente la testa, incapace di rispondere con le parole, ma il suo corpo parlava per lei. Le sue natiche si muovevano leggermente contro la mano di Draco, cercando di assecondare i suoi movimenti. Ogni spinta del pollice le strappava un gemito più forte, e il calore che le avvolgeva il corpo cresceva in modo insostenibile.

“Ti piace,” continuò Draco, spingendo il dito ancora più a fondo. “Ammettilo, cagnetta. Ti piace.”
“Sì,” ansimò Hermione, la voce spezzata dal piacere. “Mi piace… mi piace tanto, padrone. Fai ciò che vuoi con me… sono tua.”

Draco sorrise, il suo ghigno che si allargava mentre aumentava leggermente il ritmo, muovendo il dito dentro e fuori con una precisione che faceva impazzire Hermione. La connessione tra di loro si fece ancora più forte, il collare che sembrava pulsare intorno al suo collo, come se amplificasse ogni sensazione, ogni emozione. Hermione gemeva sempre più forte, la sua resa completa che la portava a livelli di piacere che non aveva mai conosciuto.

Draco fece colare altra saliva tra le natiche di Hermione, il liquido caldo che scivolava sul buchino già pulsante e bagnato. Con calma, ritirò il pollice, lasciando Hermione ansimante e affamata di quella sensazione. Poi, senza fretta, spinse la punta dell’indice e del medio contro l’apertura stretta. Hermione emise un gemito più forte, il respiro che si spezzò in gola, mentre sentiva la pressione aumentare.
Lentamente, Draco spinse le due dita dentro di lei, con movimenti lenti e decisi, lasciando che il buchino si adattasse all’intrusione. Il suo corpo si tendeva sotto di lui, ogni muscolo che reagiva a quel tocco, e i suoi gemiti si facevano più acuti man mano che le dita affondavano sempre di più. Draco si muoveva con precisione, alternando spinte lente e profonde a piccoli movimenti di ritrazione, permettendo al buchino di allargarsi gradualmente.

Hermione era completamente sopraffatta dalle sensazioni. La combinazione del cazzo di Draco che la riempiva lentamente e delle dita che si spingevano sempre più a fondo nel suo culo la faceva impazzire. Sbavava senza controllo, la saliva che le colava dalle labbra sul tappeto, mentre il suo corpo reagiva senza freni. Involontariamente, si trovò a spingersi contro di lui, cercando di sentire di più, di essere riempita ancora di più.

“Ti piace, eh?” le disse Draco, con quel ghigno sprezzante che la faceva tremare. “Guarda come ti muovi… una troia così disperata da volere tutto, senza nemmeno rendersi conto di quanto sia patetica.”
Hermione gemette forte, incapace di rispondere con le parole. La sua mente era un vortice di piacere e vergogna, ma il suo corpo non mentiva. Si muoveva contro di lui, cercando di prendere sempre di più, i gemiti che si trasformavano in piccoli gridi mentre le dita di Draco si muovevano dentro di lei con maggiore intensità. “Apriti, troia,” le sussurrò Draco, spingendo le dita più a fondo e allargando leggermente le nocche. “Lasciami entrare come si deve.”

Hermione si ritrovò a implorarlo senza nemmeno rendersi conto di ciò che stava dicendo. “Sì, padrone… più forte… fammele sentire meglio. Ti prego… aprimi…” La sua voce era spezzata, piena di desiderio e resa totale.

Draco rise, un suono profondo e compiaciuto. “Guarda come ti comporti,” mormorò, spingendo le dita dentro fino alla base, facendola gemere più forte. “Proprio una troia che non si merita altro che essere scopata e aperta.”

Hermione ansimava, il corpo che tremava sotto di lui. Non riusciva a credere a quanto stesse godendo. Era un piacere completamente nuovo, intenso, travolgente. Sentiva il buchino aprirsi intorno alle dita, i muscoli che si adattavano a quella sensazione, e desiderava solo di più.

Draco continuò a muovere le dita dentro e fuori, sempre più a fondo, sempre più veloce, osservando con soddisfazione ogni reazione del corpo di Hermione. Poi, con un ghigno malizioso, rallentò il ritmo e parlò con tono provocatorio. “Sai bene che le mie dita non bastano, vero? Una vera troia come te merita di più… molto di più.”

Hermione, colta di sorpresa, non riuscì a rispondere. Le sue parole le rimbombavano nella testa, e anche se non sapeva esattamente a cosa si riferisse, il solo pensiero di poter ricevere ancora di più la fece tremare di eccitazione. Il suo corpo era completamente nelle mani di Draco, pronto a tutto ciò che lui avesse deciso di fare.

Draco, con il cazzo ancora pulsante e bagnato dei succhi di Hermione, lo guidò con una mano fino al buchino del suo culo. Spalmò gli umori viscidi intorno all’apertura già ammorbidita dalle dita, la sua espressione che si faceva ancora più soddisfatta mentre osservava la sua cagnetta pronta e completamente sottomessa. Leccandosi le labbra, si chinò leggermente verso di lei, tirando di nuovo la catenella del collare per farla alzare appena.

“Sei pronta, cagna?” le chiese con un tono basso e autoritario, ogni parola che sembrava un comando. Hermione, ancora tremante per le sensazioni precedenti, non sapeva cosa fare o aspettarsi. Il suo corpo rispondeva automaticamente, e con un lieve annuire, acconsentì.
Draco sorrise, spingendo la punta del cazzo contro il suo buchino. “Bene,” disse, il tono carico di malizia. “Ora ti farò sentire una vera troia, come meriti.”

Iniziò a spingere lentamente, con calma, ma con una determinazione che non lasciava spazio a dubbi. Hermione gemette subito, il respiro spezzato dal misto di piacere e dolore mentre sentiva il buchino aprirsi sotto la pressione del cazzo di Draco. Era una sensazione completamente nuova, diversa da tutto ciò che aveva provato prima. Quando lui affondò di più, il gemito si trasformò quasi in un urlo, e Hermione, sopraffatta, implorò tra ansimi: “Ti prego… fermati… è troppo…”
Draco non si fermò. “No,” disse con voce fredda, continuando a spingere con lentezza. “Ti ho detto che sei mia, Hermione. E io decido cosa fare di te.”

Ogni centimetro che entrava era una conquista per lui. Il suo respiro si faceva più pesante mentre assaporava la sensazione della pelle calda e stretta intorno al suo cazzo. Era come se il corpo di Hermione stesse combattendo per adattarsi, ma al tempo stesso si arrendesse a ogni suo comando. Lentamente, con movimenti misurati, si spingeva sempre più a fondo.

Hermione, ancora sopraffatta dal dolore iniziale, cominciò a sentire qualcosa di diverso. Man mano che il suo corpo si abituava alla sensazione, il dolore iniziò a trasformarsi. Una nuova ondata di piacere si diffuse in lei, partendo dal punto in cui il cazzo di Draco si spingeva dentro di lei e irradiandosi in tutto il suo corpo. Non aveva mai provato nulla di simile. Era intenso, profondo, un piacere che sembrava spingerla verso un nuovo limite.

Quando Draco fu completamente dentro, si fermò, immobile, godendosi la stretta incredibile del suo culo intorno al cazzo. Hermione si sentì riempita come mai prima, il suo corpo che tremava sotto di lui mentre il collare stringeva leggermente il suo collo. Era completamente nelle sue mani, e non avrebbe voluto essere altrove.

Fu Hermione a muoversi per prima, lentamente, spingendo il suo corpo avanti e indietro. Ogni movimento la faceva fremere, il piacere che cresceva man mano che trovava un ritmo. I gemiti soffocati si trasformarono presto in urla di piacere puro, mentre il suo corpo si muoveva con più decisione, cercando sempre di più.

Draco osservava con soddisfazione il modo in cui si muoveva sotto di lui, la coda che scodinzolava leggermente, le natiche che si aprivano e si richiudevano intorno al suo cazzo. La vista e la sensazione erano ipnotiche, e sentiva il proprio orgasmo crescere dentro di lui. Ma era deciso a non venire ancora. Voleva godersi ogni secondo, ogni gemito di Hermione, ogni istante della sua resa totale.

“Senti come ti riempio,” disse con un tono basso e affilato, afferrando di nuovo la catenella del collare per tirarla leggermente. “Sei nata per questo, Hermione. Una vera troia.”

“Sì… sì, padrone…” ansimò Hermione, senza più controllo, il corpo che si muoveva contro di lui con disperazione. “Sono tua… usami… fammi tua…”

Il ritmo aumentò, i loro corpi che si muovevano in perfetta sincronia, ogni spinta che portava Hermione più vicino a un piacere che non aveva mai immaginato. Era completamente sua, e in quel momento, non desiderava altro.

Hermione urlava di piacere, la voce che rimbombava nella stanza mentre il suo corpo si muoveva senza controllo. Ogni spinta di Draco sembrava spingerla oltre i limiti del piacere, spalancando completamente il suo corpo e la sua mente. Si sentiva piena, totalmente presa, il suo culo che pulsava intorno al cazzo di Draco, adattandosi perfettamente alla sua dimensione. Ma il suo corpo voleva ancora di più, bramava qualcosa che la portasse oltre.

Con una mano tremante, Hermione si spostò verso la sua fica, umida e gonfia, il piacere che pulsava ancora dopo il primo orgasmo. Le bastò sfiorarsi appena, le dita che accarezzavano il clitoride sensibile, per far scattare un’ondata di piacere travolgente. Il secondo orgasmo arrivò come un’esplosione, le sue contrazioni che si riversavano su tutto il corpo, facendola urlare ancora più forte. “Sì! Sì, padrone! Ti prego, non fermarti!”

Le sue urla e le contrazioni del suo corpo portarono Draco al limite. Sentiva il culo di Hermione stringersi intorno al suo cazzo, ogni contrazione un invito irresistibile che non poteva ignorare. Con un grugnito gutturale, perse completamente il controllo. Le sue mani afferrarono saldamente i fianchi di Hermione mentre spingeva dentro di lei con un’ultima, profonda affondo, il suo corpo che si tendeva mentre l’orgasmo lo attraversava.

La sua sborra calda esplose con forza dentro il culo di Hermione, riempiendola completamente. Ogni getto era intenso, una liberazione profonda che lo fece gemere di piacere, il sudore che gli colava lungo la schiena. Era la prima volta che veniva così tanto, così intensamente, e il modo in cui il corpo di Hermione lo accoglieva lo faceva tremare di soddisfazione.

Hermione sentì il calore dentro di lei, la sensazione della sborra che la riempiva fino all’orlo. Il suo corpo tremava ancora per l’orgasmo appena vissuto, ogni fibra del suo essere che si lasciava andare sotto il peso del piacere. La sua mente era annebbiata, il pensiero di appartenere completamente a Draco, di essere riempita da lui, la faceva sentire incredibilmente appagata.

Draco, esausto, si lasciò cadere in avanti, appoggiandosi sulla schiena canina di Hermione. Era sudato, il respiro pesante e irregolare mentre cercava di riprendersi dall’orgasmo travolgente. Il suo cazzo, ancora profondamente incastrato dentro di lei, pulsava leggermente, riluttante a lasciarla andare. Le accarezzò la schiena con un gesto lento, quasi affettuoso, mentre il suo petto si sollevava e abbassava contro di lei.

“Brava cagna,” mormorò, la sua voce ancora spezzata dal respiro affannato. “Non c’è nessuna come te… sei perfetta.”

Hermione, ancora piegata a terra, sorrise leggermente, le sue guance arrossate mentre lasciava che quelle parole la avvolgessero come un premio. Si sentiva completamente sua, appagata in modi che non avrebbe mai immaginato.

Draco si mosse lentamente, il suo corpo ancora scosso dai tremori del piacere appena vissuto. Con un gemito soddisfatto, ritirò il cazzo dal culo di Hermione, osservando come fosse ancora mezzo gonfio, sporco di sborra e dei fluidi del suo corpo. Il suo ghigno non lasciava dubbi sulla soddisfazione che provava mentre si lasciava cadere sulla poltrona, rilassandosi, ma senza mai perdere il controllo della situazione.

Con un gesto calmo ma deciso, tirò leggermente la catenina del collare, facendo cenno a Hermione di avvicinarsi. Lei, ancora ansimante, obbedì immediatamente, girandosi e strisciando verso di lui a quattro zampe. Ogni movimento era carico di quella sottomissione animalesca che ormai la definiva. Quando fu tra le sue gambe, sollevò lo sguardo, il viso arrossato e gli occhi lucidi pieni di devozione.

L’odore del cazzo di Draco la colpì immediatamente, un aroma intenso e maschile che le fece girare la testa. Era un miscuglio dei suoi fluidi e del suo seme, un profumo che le accendeva i sensi e le faceva aumentare la salivazione. Non poteva resistere. Si chinò in avanti, aprendo la bocca e lasciando che la lingua lunga scivolasse fuori, pronta a fare ciò che il suo istinto le comandava.

Hermione iniziò a leccarlo con foga, la lingua che avvolgeva il cazzo ancora caldo, raccogliendo ogni residuo di sborra e di umori. Gustava ogni traccia di sé stessa e di Draco, assaporando quel miscuglio unico che la faceva sentire ancora più legata a lui. Ogni movimento della lingua era dedicato a pulirlo, a prendersi cura di lui come una vera cagna. Le sue mani si appoggiavano alle sue cosce, il suo corpo che si muoveva con un ritmo istintivo e devoto.

Draco la osservava dall’alto, il ghigno soddisfatto che non lo abbandonava. Si passò una mano tra i capelli, ancora sudato e rilassato, mentre guardava Hermione lavorare con quella dedizione quasi feroce. “Guarda come ti piace,” disse con tono sprezzante, le parole che tagliavano come una lama ma che Hermione trovava incredibilmente eccitanti. “Una vera cagna… non riesci nemmeno a resistere al mio odore, eh?”

Hermione rispose con un gemito sommesso, la lingua che continuava a scivolare lungo tutta la lunghezza del cazzo di Draco, esplorandolo, assaporandolo. Era come se non ne avesse mai abbastanza. Ogni leccata la faceva sentire più completa, più legata a lui. Era il suo padrone, e lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per compiacerlo.

“Brava,” mormorò Draco, afferrando di nuovo la catenina e tirandola leggermente, costringendola a guardarlo negli occhi mentre continuava. “Una cagna obbediente come te non merita altro che il meglio.”
Le parole la fecero tremare di piacere, la sua lingua che si muoveva con ancora più foga, raccogliendo ogni traccia rimasta. Si sentiva totalmente sua, completamente immersa nel ruolo che Draco aveva creato per lei. Quando finì, il cazzo di Draco era perfettamente pulito, lucido, e Hermione si sentiva come se avesse compiuto un atto sacro.

Si sedette sulle ginocchia, guardandolo dal basso, il respiro ancora pesante ed il corpo tremante mentre sentiva il calore del suo seme colare dal culo spalancato. Ogni goccia che scivolava lungo le sue cosce era un promemoria di quanto fosse stata riempita, di quanto fosse stata completamente sua. Il liquido caldo si mescolava con i suoi umori, creando una scia umida e viscida che le bagnava la pelle e le zampe, amplificando la sua eccitazione. Si sentiva sporca, ma in modo irresistibile, perverso. E quella consapevolezza la faceva fremere.

Draco, rilassato sulla poltrona, la osservava con un ghigno compiaciuto, tirando leggermente la catenella per attirare la sua attenzione. “Ora, cagnetta,” disse, il tono carico di malizia, “mostrami quanto sei brava. Pulisciti… e fai in modo che io possa godermi ogni istante.”

Hermione non aveva bisogno di ulteriori istruzioni. Obbedì senza esitazione, spostandosi lentamente per mettersi in posizione. Si piegò su un fianco, poi inclinò il corpo, portando il viso verso il basso. La sua coda si alzò istintivamente, lasciando il culo aperto e pulsante completamente esposto. La sborra di Draco continuava a colare, visibile nel chiarore soffuso della stanza. Hermione non riusciva a pensare a nient’altro se non a quanto fosse eccitante quella sensazione. Era sporca, sì, ma non c’era nulla che desiderasse di più.

Senza esitazione, fece scivolare fuori la lingua, lunga e flessibile, iniziando a leccare la fica gonfia e umida. Ogni leccata era lenta, deliberata, la lingua che raccoglieva i suoi umori misti alla sborra. Il sapore era forte, salato e intenso, una combinazione che la faceva gemere piano mentre lo assaporava. Ogni movimento era carico di una perversione che la faceva tremare. Sapeva quanto fosse sporco quello che stava facendo, e proprio questo rendeva tutto ancora più irresistibile.

Poi si spostò verso il culo, inclinando la testa per avvicinarsi meglio. Sentiva l’odore ancora più intenso, un aroma carnale che la inebriava. Con precisione, la lingua scivolò lungo il bordo del buchino spalancato, raccogliendo il seme che continuava a colare. Ogni tocco la faceva tremare, il suo corpo che rispondeva con piccoli gemiti gutturali.

Con un gesto istintivo, Hermione contrasse i muscoli, facendo fuoriuscire una nuova ondata di sborra e fluidi. La lingua si mosse con più foga, esplorando ogni angolo. Quando arrivò al centro, si spinse più a fondo, la lingua che entrava nel buchino umido e pulsante, raccogliendo ogni residuo. Ogni volta che affondava, sentiva il sapore salato e pungente riempirle la bocca, e ogni volta che ritraeva la lingua, ne desiderava ancora di più.

Draco osservava compiaciuto, il suo sguardo fisso su di lei mentre lavorava con dedizione assoluta. “Guarda quanto sei brava,” mormorò, strattonando leggermente la catenella per attirare la sua attenzione. “Una vera cagna. Non riesci nemmeno a smettere di leccarti il culo sporco della mia sborra, eh?”
Hermione rispose con un gemito gutturale, la lingua che si muoveva con ancora più foga, spingendosi sempre più a fondo. Sentiva la saliva colare lungo il mento, mescolandosi con i residui che continuava a raccogliere. Era completamente immersa in quell’atto, il suo corpo che rispondeva con tremiti di piacere mentre il sapore intenso la travolgeva.

Ogni contrazione dei muscoli faceva fuoriuscire una nuova ondata di seme, e Hermione la raccoglieva con dedizione animalesca, senza lasciarne nemmeno una goccia. Ogni leccata era una celebrazione della loro unione, un atto che la faceva sentire più vicina a Draco, più legata a lui.
Quando finì, il suo corpo era pulito, ma la sua mente era ancora avvolta nella nebbia del desiderio. Si sollevò lentamente, le labbra lucide e il viso arrossato, mentre guardava Draco con occhi lucidi pieni di devozione, pronta a ricevere un altro comando, pronta a compiacere ancora il suo padrone.
Draco si alzò dalla poltrona con una calma studiata, sistemando con cura i vestiti. Ogni movimento era carico di quella sicurezza arrogante che lo definiva. Non distolse mai lo sguardo dal corpo nudo di Hermione, osservandola come un’opera finita, un capolavoro che lui stesso aveva plasmato. I suoi occhi grigi brillavano di una soddisfazione crudele mentre pronunciava parole magiche con un tono basso e deciso.

Il collare al collo di Hermione si aprì con un leggero “clic”, cadendo a terra con un suono sordo. La piccola fibbia dorata era riapparsa, come se nulla fosse accaduto. Hermione si guardò istintivamente, e solo allora si rese conto che il suo corpo era tornato normale. I tratti canini erano scomparsi. Era di nuovo sé stessa, nuda, umida di sudore, con i capelli arruffati e il viso arrossato. Ma dentro di lei… nulla era tornato come prima. Non era più la ragazza autoritaria, diligente e coscienziosa di prima.
Draco la guardò dall’alto in basso, la sua bocca che si piegava in un sorriso crudele. “Guarda come sei ridotta,” disse, la voce intrisa di veleno. “Anche senza collare, resti una cagna. Una sporca mezzosangue, nata per strisciare ai piedi di qualcuno come me.”

Hermione alzò gli occhi verso di lui, il suo cuore che batteva all’impazzata. Quelle parole avrebbero dovuto ferirla, avrebbero dovuto umiliarla. Ma tutto ciò che provava era adorazione. Una devozione assoluta che non riusciva a spiegare nemmeno a sé stessa. Ogni insulto, ogni disprezzo la faceva sentire più legata a lui. Si alzò lentamente in piedi, tremante, ma con uno sguardo deciso. I suoi occhi incontrarono quelli di Draco, pieni di una determinazione che non era rabbia, ma resa.
“Sì Draco,” disse con voce ferma, anche se tremante. “Per te lo sarò per sempre.”

Draco rimase immobile per un istante, il suo ghigno che si trasformava in un sorriso più ampio, carico di sadica soddisfazione. “Sempre?” ripeté, inclinando la testa, come se stesse valutando il suo valore. Poi, con un gesto rapido, le afferrò il viso con una mano, stringendo la sua mascella con una forza che non era necessaria ma deliberata. Il tocco era quasi affettuoso, ed Hermione per un attimo immaginò il suo amore, le sue labbra che si avvicinavano per baciarla.

Senza preavviso, le tirò un ceffone così forte che la testa le girò di lato. Il suono dello schiaffo riecheggiò nella stanza, seguito dal tonfo del corpo di Hermione che cadeva in ginocchio. Il suo viso bruciava, ma non alzò lo sguardo. Restò lì, a terra, il cuore che batteva forte mentre sentiva Draco inclinarsi verso di lei.
“Troia,” disse Draco, la sua voce piena di disprezzo. E per sottolineare le sue parole, le sputò addosso, un gesto che avrebbe distrutto chiunque. Ma non Hermione. Sentiva lo sputo caldo colarle lungo il viso, e invece di umiliarla, la fece sentire eccitatata. Ogni insulto, ogni gesto brutale sembrava rafforzare quella strana e malata connessione che sentiva verso di lui.

“Ecco cosa sei,” continuò Draco, la sua voce un sibilo velenoso. “Sei solo una lurida cagna mezzosangue. Inutile. Nata solo per obbedire e per essere usata.”

Hermione tremava, non di paura, ma di pura devozione. Era come se quelle parole, quegli insulti, fossero un balsamo per la sua anima. Non aveva mai provato nulla di simile. Sapeva che era sbagliato, sapeva che avrebbe dovuto ribellarsi, ma non ci riusciva. Lui le aveva mostrato una parte di sé che non aveva mai avuto il coraggio di accettare, e ora non poteva più tornare indietro.

“Mi dispiace,” mormorò, la voce rotta mentre abbassava la testa. “Mi dispiace, padrone… perdonatemi… perdonate la vostra inutile cagna.” Ogni parola era una supplica sincera, un’ammissione di colpa che proveniva dal profondo del suo cuore.

Draco rise, un suono freddo e tagliente, che la fece tremare ancora di più. Si chinò, raccogliendo il collare da terra, e lo rigirò tra le dita con noncuranza, come se fosse un trofeo. Lo infilò nella tasca della tunica, guardandola dall’alto in basso con uno sguardo che era al tempo stesso sprezzante e soddisfatto.
Draco rise, un suono freddo e tagliente, che la fece tremare ancora di più. Si chinò, raccogliendo il collare da terra, e lo rigirò tra le dita con noncuranza, come se fosse un trofeo. Lo infilò nella tasca della tunica, guardandola dall’alto in basso con uno sguardo che era al tempo stesso sprezzante e soddisfatto.
“Non mi serve un collare per ricordarti cosa sei,” disse con un ghigno. “Tu sei una troia. Una puttanella inutile. E sei nata per servire. Non dimenticarlo mai, Hermione.”

Hermione annuì debolmente, incapace di alzare lo sguardo. Quelle parole non la distruggevano; la completavano. Sapeva che lui aveva ragione, e sapeva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. Lui era il suo padrone, l’unico. E lei, anche senza collare, gli apparteneva. Per sempre.

Draco continuava a guardarla dall’alto in basso, il ghigno che non lasciava spazio a dubbi sulla sua soddisfazione. Girava il collare tra le dita come un trofeo, ogni tanto lanciando uno sguardo al corpo nudo e tremante di Hermione. I suoi occhi brillavano di una crudeltà calcolata, un piacere perverso nel vedere quanto fosse completamente soggiogata.

“Guarda cosa sei diventata,” disse con voce tagliente, il tono quasi divertito. “Una lurida cagna… che si lecca il culo sporco della sua stessa sborra e dei suoi fluidi, come una vera troia in calore. È questo che sei, Hermione. Non provarci nemmeno a negarlo.”

Hermione rabbrividì a quelle parole, il viso che si arrossava mentre la sua mente tornava a quei momenti. Non poteva ignorare il modo in cui il suo corpo reagiva. Le parole di Draco avrebbero dovuto umiliarla, distruggerla, ma invece riaccendevano qualcosa dentro di lei. Ripensò a come si era sentita, piegata su se stessa, la lingua che esplorava ogni angolo del suo corpo sporco, il sapore intenso che la faceva fremere. Era sporco, animalesco, perverso… ed era stato perfetto. Il desiderio si riaffacciò con forza, facendole contrarre involontariamente i muscoli della fica. Sentiva ancora l’odore del proprio culo aperto, della scopata animalesca che aveva appena subito. E quella consapevolezza la faceva eccitare ancora di più.
Draco rise, notando il modo in cui il corpo di Hermione reagiva. “Ti piace, vero? Ti piace essere la mia cagna. Solo una puttana come te potrebbe eccitarsi a ripensare a come ha leccato la propria merda mescolata alla mia sborra. Sei una troia senza speranza, Hermione.”
Hermione non riuscì a trattenere un gemito soffocato. Era vero. Ogni parola che usciva dalla bocca di Draco era crudele, ma era anche la verità. Non poteva negarlo, nemmeno a sé stessa. Lo fissò con occhi lucidi, il respiro che si faceva più pesante mentre la sua eccitazione cresceva ancora una volta, fuori controllo.
Draco si chinò leggermente, portandosi più vicino al suo viso. La sua voce si abbassò, diventando più minacciosa, ma non meno sprezzante. “Lasciami essere chiaro, cagna,” sibilò, le sue parole che sembravano incidere l’aria. “Se osi di nuovo fare qualcosa senza il mio ordine, ti punirò. E non sarà piacevole.”
Hermione abbassò lo sguardo, il cuore che batteva all’impazzata. La minaccia di Draco era tanto spaventosa quanto eccitante. Non poteva ignorare il modo in cui quelle parole facevano reagire il suo corpo, il modo in cui la sua completa sottomissione a lui sembrava l’unica cosa giusta.
Draco si rialzò, fissandola con un ghigno freddo. “Se mai ti permetterai di comportarti come una cagna ribelle,” continuò, “ti farò inginocchiare davanti a tutti e ti punirò con un bastone, proprio come si fa con le vere cagne.”
Hermione tremava, non di paura, ma di pura devozione. Sapeva che Draco sarebbe stato capace di mantenere quella promessa, e nonostante ciò, o forse proprio per questo, lo adorava ancora di più. Era il suo padrone, il suo unico padrone, e non avrebbe mai voluto servire nessun altro. Abbassò la testa, accettando ogni parola, ogni insulto, ogni minaccia come un promemoria del loro legame.

“Mi dispiace, padrone,” sussurrò, la voce tremante. “Non succederà mai più.”
Draco le sorrise con soddisfazione, un sorriso che non conteneva nemmeno una traccia di gentilezza. “Brava cagna,” disse, girandosi per andarsene. “Ricorda il tuo posto. Sempre.”
Hermione rimase inginocchiata, il cuore che batteva forte mentre guardava la figura di Draco allontanarsi. Sapeva che ciò che provava era folle, ma non poteva evitarlo. Lui l’aveva trasformata, l’aveva fatta diventare ciò che era sempre stata in profondità, e ora non poteva immaginare una vita senza di lui.

Era sua. E lo sarebbe stata per sempre.

Draco si avviò lentamente verso la porta, ogni passo che risuonava nella stanza come un promemoria del potere che aveva su di lei. Prima di uscire, si voltò un’ultima volta, il suo ghigno maligno che si allargava mentre i suoi occhi grigi la scrutavano dall’alto. La guardava con disprezzo, ma anche con una soddisfazione malvagia che le fece trattenere il respiro.

“Ricordati, cagna,” disse con tono lento, quasi beffardo, “la prossima volta potrei gettarti in un vero branco.” La risata che seguì era bassa, tagliente, carica di crudeltà. “Un branco che saprebbe esattamente cosa fare con una troia come te. Ti farebbero sentire davvero al tuo posto.”

Hermione rabbrividì, il viso che si fece ancora più rosso. Quelle parole erano come un coltello che affondava nelle sue fantasie più oscure. Prima che potesse rispondere, Draco uscì, chiudendo la porta dietro di sé con un gesto calmo ma definitivo. Lei rimase lì, al centro della stanza, il respiro che si faceva sempre più pesante mentre sentiva quelle parole ripetersi nella sua testa, una dopo l’altra.
Un “branco”. La mente di Hermione corse veloce, creando immagini che la travolsero con una forza inarrestabile. Si immaginò al centro della sala comune, il corpo nudo, offerto, con Draco seduto su un divano, che la osservava con quello stesso ghigno compiaciuto. Intorno a lei, una folla di ragazzi, tutti pronti a prenderla. La sua immaginazione le dipingeva scene di mani che la afferravano ovunque, di corpi che si muovevano sopra di lei, dietro di lei, dentro di lei.

Si vedeva con le ginocchia piegate, un ragazzo che le spingeva il cazzo in gola, mentre un altro affondava nella sua fica fradicia e un altro ancora le riempiva il culo spalancato. Gli insulti, i gemiti, le risate… tutto si mescolava in un vortice di umiliazione e piacere che la faceva tremare. E sopra tutto, la figura di Draco, che la guardava con quel ghigno sprezzante, mentre si godeva lo spettacolo.
Hermione sentì la testa girare, l’immaginazione che si trasformava in una realtà mentale così vivida che il suo corpo iniziò a reagire senza controllo. Si sdraiò a terra, aprendo le cosce con disperazione, le dita che si mossero subito verso la sua fica pulsante. Era bagnata, quasi fradicia, il calore che le avvolgeva il ventre mentre iniziava a strofinarsi con foga.

Ogni tocco delle sue dita amplificava le immagini nella sua testa. Si vedeva presa, sottomessa, umiliata in modi che non aveva mai osato nemmeno pensare prima. La sua mente era un vortice di corpi, di voci, di sensazioni che la facevano ansimare più forte mentre le dita si immergevano dentro di lei, spingendosi sempre più a fondo.

I suoi gemiti riempivano la stanza vuota, il suo corpo che si contorceva mentre si immaginava a terra, sotto i ragazzi che la usavano senza pietà. Ogni immagine era una scarica di piacere che la faceva tremare, le dita che acceleravano mentre sentiva il piacere crescere sempre di più.

“Troia,” mormorò tra i gemiti, il viso che si arrossava ancora di più mentre parlava a sé stessa, ripetendo gli insulti che Draco le aveva rivolto. “Sì… sono una troia… una cagna… usatemi… usatemi…”
Le sue parole si mescolavano ai suoi gemiti mentre il piacere esplodeva dentro di lei, un orgasmo travolgente che la lasciò tremante, il corpo che si contraeva mentre le dita continuavano a muoversi, incapace di fermarsi. Hermione restò a terra, il respiro spezzato, il viso arrossato e le gambe ancora aperte, mentre la sua mente era ancora annebbiata dalle immagini.

Sapeva che era una follia. Sapeva che non avrebbe dovuto pensare a cose del genere. Ma non poteva evitarlo. Quelle parole, quelle fantasie, erano ormai parte di lei. E Draco, con la sua crudeltà, era l’unico che poteva darle ciò che desiderava.

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