Luna sapeva di essere diversa, e lo sapevano anche gli altri. Aveva il dono – o la maledizione – di vedere ciò che restava invisibile agli occhi comuni, soprattutto le creature magiche. Tra tutti, solo Harry sembrava non farne un problema. O, se lo faceva, sapeva mascherarlo bene. La Foresta Proibita era il suo rifugio, un luogo dove poteva perdersi nel silenzio e lasciarsi avvolgere dai segreti della natura. Ed è proprio lì che, tempo addietro, aveva scorto per la prima volta Fiorenzo.
All’inizio lui l’aveva scrutata con diffidenza, come se lei fosse un’intrusa nel suo mondo. Ma col passare del tempo, quel muro di freddezza si era incrinato, lasciando spazio a un tacito accordo: Luna poteva restare, anche se le parole tra loro non erano ancora sbocciate. Si limitavano a osservarsi, nascosti tra le ombre degli alberi.
La prima volta che lo aveva visto, Luna era seduta contro un tronco, immersa nella lettura del Quibbler, il giornale strampalato di suo padre. Un fruscio tra i rami l’aveva fatta alzare lo sguardo, e lì, tra le fronde, era apparso lui. Fiorenzo.
Una figura imponente, metà uomo e metà cavallo, emergeva dalle ombre con una grazia quasi irreale. La sua metà umana era scolpita, con lineamenti fieri e intensi, mentre il suo manto equino luccicava sotto i raggi del sole che filtravano tra le foglie. Ma fu il contrasto tra forza e bellezza a catturarla: una creatura così perfetta da sembrare un sogno proibito.
Luna rimase immobile, incapace di distogliere lo sguardo. Il cuore le batteva furiosamente nel petto, ma un altro tipo di calore si insinuava dentro di lei, un fremito che non riusciva a controllare. Era come se tutto il suo corpo avesse preso vita in quel momento, ogni fibra tesa verso quella visione. Gli occhi di Fiorenzo erano freddi e distanti, ma questo non faceva che accenderla di più, un richiamo irresistibile verso qualcosa di selvaggio e indomabile.
Poi il suo sguardo scese, senza che lei riuscisse a fermarsi. Fu un gesto quasi istintivo, mosso da un misto di curiosità e desiderio. Tra le sue possenti gambe equine, intravide qualcosa che la fece trattenere il fiato. Anche in quello stato di quiete, il suo membro sembrava impossibile, spropositato, maestoso. Luna sentì un’ondata di calore salirle fino al viso, un misto di eccitazione e vergogna. Non riusciva a distogliere lo sguardo, anche se ogni fibra della sua coscienza le urlava di farlo. Era sbagliato, lo sapeva. Non avrebbe dovuto guardarlo in quel modo. Eppure, non poteva farne a meno.
La mente cominciò a tradirla, disegnando immagini che non avrebbe mai ammesso a voce alta. Immaginava quella forza, quella potenza, quel calore contro la sua pelle. L’idea le fece tremare le mani, il respiro spezzato dall’emozione. Era un desiderio oscuro, un segreto sporco che si insidiava nei suoi pensieri come un veleno dolce e inebriante.
“Non posso pensare queste cose”, si disse, cercando di reprimere quelle fantasie. Ma più cercava di scacciarle, più tornavano, sempre più vive, sempre più dettagliate. Sentiva il cuore martellarle nel petto, la pelle calda, le labbra secche. Fiorenzo si mosse tra gli alberi con la grazia di una creatura divina, ignaro di quanto stesse sconvolgendo il mondo interiore di Luna.
Quando finalmente lui scomparve tra le fronde, Luna si lasciò cadere contro il tronco, il respiro ancora affannato. Portò una mano alle labbra, mordicchiandosi l’unghia mentre il senso di colpa cresceva insieme all’eccitazione. Era perversa, lo sapeva. Ma quel pensiero, così sporco, così proibito, non faceva che renderlo più dolce.
Era un caldo pomeriggio di primavera, e il sole alto nel cielo inondava la Foresta Proibita di una luce dorata. Luna si era addentrata tra i sentieri che conosceva a memoria, quelli che la conducevano in un mondo di quiete e mistero. La temperatura sembrava giocare con il suo corpo, avvolgendola in una morsa dolce e soffocante al tempo stesso. La divisa di Hogwarts, che già odiava per la sua formalità, le pareva insopportabile in quella giornata torrida. La gonna leggera le accarezzava le cosce ad ogni passo, ma non bastava a dissipare il calore. E sotto la camicetta bianca, Luna non indossava nulla.
Era stata una scelta impulsiva, forse dettata da quella strana inquietudine che sentiva dentro da giorni. Aveva pensato che la giacchetta bastasse a coprirla, ma ora era legata alla borsa, e la camicetta, sottile e aderente, lasciava trasparire il rosa dei suoi capezzoli turgidi. Ogni passo sembrava intensificare la consapevolezza del proprio corpo, del calore che le saliva dal ventre e si irradiava sottopelle. Non era solo il sole a farla sudare. La primavera accendeva qualcosa di più profondo in lei, un fuoco che non riusciva a spegnere.
Sentiva il sudore colarle lentamente tra i seni, scivolare lungo la schiena, insinuarsi tra le cosce. Non era solo sudore, e lei lo sapeva. Il calore che provava era diverso, più intimo, pulsante, quasi vivo. Le gambe si sfioravano mentre camminava, e ogni movimento sembrava alimentare quella tensione, quel desiderio che si faceva strada senza chiedere il permesso. Non riusciva a reprimere il bisogno di trovare un po’ di sollievo. Con un gesto deciso, sciolse la cravatta e slacciò i primi due bottoni della camicetta, lasciando intravedere il sudore che luccicava sulla pelle pallida del suo décolleté.
Passò una mano sul collo, sentendo il calore delle dita bagnate contro la propria pelle. Era un gesto naturale, fatto senza pensarci. Ma mentre scendeva verso il petto, il movimento cambiò. La sua mano, quasi con fare pigro e distratto, si fermò sui seni. Luna sentì la morbidezza sotto le dita, il tessuto umido della camicetta che aderiva alla pelle. Le sue labbra si schiusero leggermente, lasciando sfuggire un respiro più profondo, mentre continuava a camminare, immersa in un vortice di sensazioni che non riusciva più a ignorare.
La foresta sembrava silenziosa, ma dentro di lei ogni fibra del suo corpo gridava. Il calore era costante, incessante, e il contatto delle sue mani sembrava al tempo stesso un sollievo e una tentazione. L’umidità tra le sue cosce si faceva più insistente, e il semplice sfregare della stoffa contro la pelle nuda sembrava amplificare ogni sensazione. Luna non poteva fare a meno di socchiudere gli occhi, immaginando che quel tocco non fosse solo il suo. Si morse il labbro, cercando di respingere quei pensieri, ma più cercava di reprimere quel fuoco, più le sembrava di bruciare.
Era come se la primavera stessa avesse preso possesso del suo corpo, risvegliando ogni desiderio nascosto, ogni fantasia segreta. E mentre il sole continuava a battere sulla foresta, Luna continuò a camminare, perduta in un mondo di calore, sudore e un piacere che ancora non voleva concedersi del tutto. Ma non poteva fare a meno di chiedersi quanto a lungo avrebbe resistito.
Quando Luna si addentrò in una macchia più fitta di alberi, il fresco le avvolse la pelle accaldata. Un brivido improvviso la scosse mentre il freddo si insinuava sotto la camicetta bagnata di sudore, facendole indurire i capezzoli all’istante. Senza pensarci, infilò una mano nella camicetta, toccando con la punta delle dita uno dei capezzoli ormai teso. La sensazione era elettrizzante, quasi proibita, e un altro brivido le percorse la schiena, mischiando il calore residuo al piacere inaspettato di quel momento.
Continuando a camminare tra gli alberi, i suoi sensi sembravano acuiti. Sentì un suono distante – un mormorio, forse un movimento – e, spinta dalla curiosità, si diresse nella sua direzione. Si ritrovò presto a ridosso di una radura nascosta. Lì, tra i giochi di luce e ombra del sottobosco, vide Fiorenzo. Il cuore di Luna mancò un battito.
Non era solo. Accanto a lui, una giovane centaura dal manto fulvo si stagliava nella luce dorata. I suoi lunghi capelli, intrecciati con una grazia naturale, scendevano lungo le spalle nude. Come tutti i centauri, anche lei era priva di vesti, e il suo corpo, dalle forme morbide e sensuali, emanava una bellezza primitiva e disarmante. Il seno prosperoso ondeggiava leggermente ad ogni movimento, attirando lo sguardo di Luna.
Fiorenzo le teneva il viso tra le mani con una delicatezza sorprendente, considerando la sua mole imponente. I loro occhi sembravano comunicare qualcosa di profondo, un’intesa che Luna trovava irresistibile. La femmina gli accarezzava le spalle muscolose con una lentezza quasi rituale, come se stesse tracciando una mappa del suo corpo.
Luna restò nascosta tra gli alberi, incapace di distogliere lo sguardo. Sentiva che avrebbe dovuto andarsene, ma le gambe sembravano ancorate al terreno. Fiorenzo era ipnotico, ogni linea del suo corpo un inno alla forza e alla bellezza. Ma quando lo sguardo di Luna scese più in basso, rimase completamente catturata.
Tra le possenti gambe equine di Fiorenzo, il suo cazzo si ergeva in tutta la sua imponenza, lungo e spesso come il braccio di Luna. La vista le fece trattenere il respiro, un’ondata di calore e desiderio le travolse il corpo. Non aveva mai visto nulla del genere. Era mastodontico, quasi sovrannaturale, eppure emanava una carnalità che la lasciò incantata. Il manto dorato di Fiorenzo sembrava brillare sotto il sole, e quell’enorme simbolo di virilità pulsava di vita, catturando ogni pensiero, ogni attenzione.
Era evidente che fosse la stagione degli amori per i centauri. Le effusioni tra Fiorenzo e la giovane femmina erano dolci, sì, ma cariche di un desiderio viscerale. Ogni tocco, ogni sguardo tra i due sembrava pregno di promesse non dette, e Luna non poté fare a meno di immaginare cosa sarebbe successo subito dopo.
Sentiva il calore aumentare di nuovo dentro di sé, pulsare in un crescendo che le serrava il respiro. Era sbagliato restare lì, lo sapeva. Ma non riusciva a muoversi, incapace di staccare gli occhi da quella scena. E soprattutto, incapace di distogliere lo sguardo da Fiorenzo e da quel cazzo che sembrava sfidare ogni legge della natura.
Più osservava quelle effusioni, più il cuore di Luna martellava nel petto, così forte che temeva potessero sentirlo. Ogni carezza tra Fiorenzo e la giovane centaura sembrava un gesto sacro, un rituale intriso di dolcezza e desiderio primitivo. Ma dentro di lei, il calore cresceva senza controllo, divorandola dall’interno. Era un fuoco impossibile da ignorare, che la costringeva a respirare a fatica e a sentire ogni fibra del suo corpo pulsare di un bisogno impellente.
Luna sapeva che sarebbe dovuta fuggire, ma non ci riusciva. Invece, fece qualcosa di folle. Lentamente, cercando di non fare il minimo rumore, infilò una mano sotto la gonna e sfilò le mutandine, il tessuto umido che scivolava sulle gambe calde. Le strinse nel pugno, quasi come a ricordarsi che poteva fermarsi, ma il desiderio era ormai troppo forte. Con l’altra mano, libera e tremante, tornò a esplorare il proprio corpo.
Il contatto con la pelle sudata delle cosce la fece sussultare. Era calda, umida, e il tocco delle sue dita che si muovevano verso l’interno sembrava amplificare ogni sensazione. Aprì leggermente le gambe, quel tanto che bastava per lasciar passare le dita, e con un movimento lento e languido le fece scivolare lungo la fessura. Sentì subito quanto fosse fradicia: sudore e umori si mescolavano in un lago bollente che testimoniava quanto il suo corpo la stesse tradendo.
Gli occhi di Luna erano fissi su Fiorenzo, su quel cazzo immenso che dominava la scena, pulsante e vivido come un sogno proibito. Ogni dettaglio sembrava amplificare il suo desiderio: la tensione dei muscoli di Fiorenzo, le mani grandi che stringevano con delicatezza il volto della femmina, la forza che emanava da ogni parte del suo essere. Era travolgente. E mentre lo guardava, la sua mano scivolò più in profondità.
Il tocco non bastava più. Luna lasciò sfuggire un respiro spezzato mentre due dita si insinuavano dentro di lei. La sensazione la fece tremare, un piacere umido e caldo che si diffondeva in tutto il corpo. Si muoveva lentamente, con movimenti misurati e languidi, sentendo il suo calore crescere ad ogni affondo. Non poteva smettere. Non voleva smettere. Fissava quel cazzo enorme, immaginandolo dentro di sé, e il pensiero la fece gemere piano, con un suono appena percettibile che la spaventò tanto quanto la eccitò.
Luna era persa, completamente catturata dal desiderio, incapace di fermarsi. Era sbagliato, ma proprio per questo era irresistibile.
Luna chiuse gli occhi per un istante, e la visione di Fiorenzo con la giovane centaura si trasformò in qualcosa di ancora più travolgente. Nella sua mente, non era più l’osservatrice nascosta tra gli alberi. Era lei, al posto della centaura, piegata davanti a lui, i capelli disordinati che le cadevano sulle spalle mentre si offriva al possente centauro. Sentiva il calore del suo corpo dietro di sé, la sua imponenza che si avvicinava, le mani grandi e forti che le afferravano i fianchi per tenerla ferma. E poi lo immaginò spingere lentamente, posizionando quel cazzo enorme contro la sua fica bagnata, pronta ad accoglierlo.
Il solo pensiero della sensazione di pienezza che avrebbe provato la fece gemere piano, un suono spezzato che le sfuggì dalle labbra. La mano si mosse da sola, quasi seguendo quella fantasia. Aggiunse un altro dito, spingendoli tutti insieme dentro di sé. Ora erano tre le dita che le spalancavano la fica, muovendosi con un ritmo furioso, sempre più veloci, sempre più profondi, come se stesse cercando disperatamente di replicare la forza e la brutalità che immaginava da Fiorenzo.
Ogni affondo era un’onda di piacere che le annebbiava i pensieri. Sentiva i suoi umori colare lungo le cosce, mentre le dita si muovevano in un lago di calore e desiderio. Il suo corpo si abbandonò del tutto a quella necessità, così potente da farle perdere ogni freno. Le mutandine scivolarono dalla mano e caddero a terra, dimenticate, mentre si appoggiava al tronco di un albero per non perdere l’equilibrio. Il ruvido contatto della corteccia contro la sua schiena accaldata sembrava ancorarla a quel momento, rendendolo ancora più reale.
Nella sua testa, il bisogno di essere montata era ormai insostenibile. Era come se fosse entrata in sintonia con i pensieri della giovane centaura, sentendo lo stesso desiderio primordiale che la guidava. Luna immaginava Fiorenzo spingerla contro, affondando dentro di lei con una forza che la lasciava senza fiato, riempiendola completamente. Ogni immagine nella sua mente la spingeva a muoversi più veloce, le dita che la scopavano con una furia sempre più intensa. Il suono umido dei suoi movimenti si mescolava al fruscio delle foglie attorno a lei, ma non le importava più di nulla.
L’orgasmo cresceva dentro di lei come un’esplosione imminente, un’onda che stava per travolgerla. Il respiro di Luna era spezzato, i gemiti soffocati mentre continuava a penetrarsi con la mano, disperata nel bisogno di raggiungere quel culmine. Era persa, completamente soggiogata dal piacere e dalle sue fantasie, con il corpo che tremava sempre di più, fino a quando l’onda la travolse. Un orgasmo potente, caldo, che la fece quasi crollare contro il tronco mentre il suo corpo si abbandonava completamente al piacere.
Le onde dell’orgasmo attraversavano il corpo di Luna come un fiume in piena, facendola tremare contro il tronco dell’albero a cui si aggrappava disperatamente. I suoi gemiti soffocati si mescolavano al suono del vento tra gli alberi, mentre ogni fibra di lei si abbandonava al piacere intenso e inarrestabile. Ma proprio nel culmine del suo abbandono, un piccolo ramo secco sotto la sua mano si spezzò, emettendo un lieve, ma in quel silenzio assordante, distintivo crack.
Il rumore, impercettibile per chiunque altro, fu immediatamente avvertito dai due centauri. Si fermarono di colpo, come statue scolpite nel mezzo della radura. I loro occhi si spostarono all’unisono nella direzione di Luna, penetrando l’ombra della foresta con una precisione inquietante. Lei, ancora avvolta dall’eco del piacere, ci mise un attimo a rendersi conto. Poi, in un lampo di lucidità, il sangue le gelò nelle vene. Era stata scoperta. O quasi.
Con il cuore che batteva più forte del tamburo di guerra, Luna trattenne il fiato e cercò di raccogliere le forze. Doveva andarsene. Subito. Ma il suo corpo tremava ancora per l’orgasmo, le gambe erano deboli, e la mente era un vortice di confusione e adrenalina. Cercando di non fare il minimo rumore, si staccò dal tronco, i piedi nudi che si muovevano con cautela sul terreno soffice della foresta. Le sue mutandine, dimenticate a terra, erano intrise dei suoi umori, l’odore dolce e pungente che si mescolava all’aria carica di primavera. Non osò voltarsi per raccoglierle. Sarebbe stato troppo rischioso.
A piccoli passi, Luna si allontanò dalla radura, il respiro trattenuto e le mani che si aggrappavano agli alberi per mantenere l’equilibrio. Ogni scricchiolio di foglie sotto i suoi piedi le sembrava un boato, e ogni secondo passato le pareva eterno. Ma infine, dopo quella che le sembrò un’eternità, lasciò la Foresta Proibita alle sue spalle. Una volta raggiunto il confine, la tensione che le stringeva il petto si sciolse, ma il suo corpo era ancora scosso dall’intensità di ciò che aveva provato.
Ansante e con il viso arrossato, Luna si lasciò cadere su un prato coperto di fiori selvatici, lontana da occhi indiscreti. Le gambe tremavano ancora, i muscoli tesi e il respiro irregolare mentre fissava il cielo sopra di lei. I fiori le sfioravano la pelle nuda sotto la gonna sollevata, e il profumo dolce dell’erba sembrava mescolarsi con il suo aroma ancora pungente e umido.
Si coprì il viso con una mano, un misto di vergogna e soddisfazione che la lasciò completamente svuotata. Eppure, dentro di sé, una piccola parte di lei non poteva fare a meno di chiedersi: Fiorenzo si era accorto di lei? E, se lo avesse fatto, cosa avrebbe pensato?
Luna, sdraiata sull’erba, si lasciò avvolgere dal calore del sole che sembrava quasi accarezzarla. Era sola, lontana dal castello e da occhi indiscreti, in una radura appartata dove nessuno avrebbe mai potuto sorprenderla. Il profumo dei fiori selvatici e il cinguettio degli uccelli riempivano l’aria, ma la sua mente era lontana, ancorata alla foresta e a Fiorenzo, alla visione del suo corpo possente e al desiderio che l’aveva travolta.
Sentendosi al sicuro, Luna lasciò che il corpo si rilassasse completamente. Il calore del sole sembrava più intenso ora, penetrando la camicetta che ancora indossava, ma che ormai era aperta fino al petto. Decise di slacciare i restanti bottoni, uno dopo l’altro, fino a lasciar scivolare i lembi di stoffa ai lati, esponendo il seno al sole. La luce dorata fece risplendere la sua pelle, e una leggera brezza si insinuò tra i suoi capezzoli, facendola rabbrividire. La sensazione era piacevole, quasi sensuale, e Luna chiuse gli occhi, godendosi quel momento di pace.
Rimase così per qualche minuto, ascoltando il proprio respiro e lasciando che il calore della giornata si mescolasse con il ricordo ancora vivido di ciò che era accaduto nella foresta. Non riusciva a togliersi dalla testa Fiorenzo, né il modo in cui si era sentita guardandolo. La sua immagine era stampata nella sua mente, soprattutto quella del suo cazzo enorme e pulsante, che sembrava sfidare ogni legge della natura. Luna si morse il labbro, un misto di vergogna e eccitazione le attraversò il corpo.
“Che pervertita,” si disse a voce bassa, sorridendo tra sé e sé. Era una constatazione a cui non poteva sfuggire, ma invece di dispiacersi, rise piano, come se accettare quella parte di sé fosse inevitabile. “È la mia natura,” aggiunse, come una confessione, e sapeva che era vero. Non poteva farci nulla, né voleva.
Il suo sguardo si posò sulle sue gambe, ancora coperte dalla gonna che ora le sembrava inutile, quasi un peso. Decise di sfilarla. Sollevò i fianchi e la fece scivolare lungo le cosce fino alle caviglie, lasciandola da parte sull’erba. Ora il suo corpo era quasi completamente nudo, ad eccezione delle calze e delle scarpe, un’ultima barriera che sembrava separarla dalla totale libertà. Il sole le baciava la pelle, e Luna si sentiva viva, più viva di quanto non si fosse mai sentita.
Luna chiuse gli occhi, lasciando che la luce calda del sole filtrasse attraverso le sue palpebre, tingendo il mondo di rosso e oro. Il calore la avvolgeva, mentre la brezza le accarezzava la pelle nuda. La sua mente iniziò a vagare, portandola lontano, in un mondo di pura fantasia dove non era più umana. Nella sua immaginazione, il suo corpo si trasformava, diventando quello di una maestosa centaura. Una cavalla bianca dal manto lucido e setoso, con una criniera fluente che scintillava sotto la luce del sole. Il seno sodo e generoso si muoveva a ogni galoppo, ondeggiando con grazia selvaggia, mentre le sue zampe possenti la spingevano avanti con forza e agilità.
Ma ciò che più la eccitava nella sua fantasia non era il suo corpo nuovo, ma quello che poteva fare con esso. Immaginava di trovarsi in una radura, in attesa di Fiorenzo. Lui sarebbe arrivato, imponente, maestoso, con quegli occhi penetranti e il cazzo enorme, duro e pulsante, pronto per lei. Luna si immaginava piegata davanti a lui, il suo corpo forte e animalesco che si curvava per offrirsi, le gambe spalancate, mostrando una fica grande, calda e vogliosa, perfetta per accogliere quel palo di carne. Sentiva il bisogno di lui, un bisogno primordiale, viscerale, che superava ogni pensiero razionale.
Nella sua mente, Fiorenzo si avvicinava, la annusava, respirava il suo calore e il suo odore animale. Era una caccia, un rituale, e lei sentiva il cuore battere forte, piena di eccitazione e aspettativa. Lo immaginava alzarsi dietro di lei, le sue zampe potenti che si piantavano nel terreno mentre il cazzo, lungo e pulsante, trovava la strada verso di lei. Un brivido le percorse la schiena al solo pensiero di sentire quella carne calda e dura spingere dentro di lei, riempiendola completamente, aprendo ogni fibra del suo corpo per accoglierlo. Sarebbe stata piegata dalla sua forza, dominata dalla sua potenza, ma avrebbe anche trovato un piacere selvaggio, incontrollabile.
“Mi scoperebbe come un animale?” si chiese, immaginandosi spinta a terra, i colpi feroci di Fiorenzo che risuonavano attraverso il suo corpo, facendo tremare ogni muscolo. O forse sarebbe stato diverso? Lo immaginava afferrarla con dolcezza animalesca, ma con l’intelligenza di una creatura senziente, sussurrandole qualcosa di incomprensibile, le sue mani grandi che esploravano il suo corpo mentre affondava lentamente dentro di lei. Poco importava. In entrambi i casi, sarebbe stato travolgente. Perfetto.
Il desiderio cresceva dentro di lei, trasformandosi in un bisogno che non poteva ignorare. Con gli occhi ancora chiusi, Luna lasciò che la fantasia si mescolasse alle sensazioni reali. Le sue dita, calde e tremanti, iniziarono a muoversi sul suo corpo, scendendo lentamente. Accarezzarono il seno, fermandosi sui capezzoli, pizzicandoli con forza come immaginava Fiorenzo avrebbe fatto. Poi scesero oltre, lungo il ventre, fino a raggiungere la sua fica di nuovo pulsante, bagnata e fradicia di umori.
Le dita scivolarono lungo la fessura, trovandola calda, morbida, pronta. Luna lasciò sfuggire un gemito soffocato mentre i suoi movimenti diventavano più intensi, più disperati. Nella sua mente, era già piegata sotto Fiorenzo, la sua figura massiccia che la montava, e ogni tocco delle sue dita sembrava riprodurre quella sensazione. Si penetrò con forza, le dita che si muovevano rapide e ritmiche, cercando di colmare quel vuoto, di ricreare quella pienezza che desiderava così disperatamente.
La sua immaginazione si intrecciava alla realtà, portandola sempre più vicino al limite. Luna era persa, il suo corpo scosso dal desiderio animalesco e dalla fantasia. Non era più solo Luna: nella sua mente, era una creatura selvaggia, libera, e pronta a farsi travolgere da quel piacere primordiale.
Luna stava ancora fluttuando tra il piacere e la fantasia quando l’ombra la avvolse all’improvviso, spezzando il calore del sole. Aprì gli occhi di scatto, confusa, e il bagliore del sole le ferì per un attimo lo sguardo. Quando riuscì a mettere a fuoco, vide la figura imponente di Fiorenzo accanto a lei. Era lì, reale, un fulmine a ciel sereno che la fece sussultare.
Il suo cuore accelerò all’impazzata, il corpo ancora tremante dall’orgasmo precedente. Solo allora si rese conto della sua posizione: completamente nuda dalla vita in su, con la mano ancora tra le cosce, dentro la sua fica pulsante. L’imbarazzo le esplose addosso come una fiamma viva, rendendola incapace di reagire per un attimo. I suoi occhi si incrociarono con quelli di Fiorenzo, azzurri e profondi, che la osservavano con un’espressione indecifrabile. Era un misto di meraviglia, serietà e qualcos’altro che Luna non riusciva a leggere.
Istintivamente, portò un braccio a coprire il seno e la mano libera si posò tra le gambe, tentando di nascondere la sua nudità. Ma il suo respiro era ancora irregolare, la pelle calda, e l’odore del suo piacere sembrava permeare l’aria intorno a loro. Fiorenzo non disse nulla per un lungo momento, e Luna sentì il suo sguardo percorrere ogni centimetro del suo corpo esposto.
Poi notò ciò che teneva in mano: le sue mutandine. Il cuore di Luna mancò un battito. Erano lì, strette nella sua mano forte e scura, umide e impregnate dei suoi umori.
Con una voce profonda, che sembrava risuonare nella terra stessa, Fiorenzo parlò.
“Questa stoffa è tua?” chiese, sollevando leggermente le mutandine come per sottolineare la domanda.
Luna sentì il sangue affluire al viso, un’ondata di rossore che le arrossò non solo le guance ma anche il collo e il petto. Cercò di rispondere, ma le parole sembravano bloccate in gola. Alla fine, balbettò una bugia disperata.
“No… non sono mie…” disse, ma la sua voce tremava, tradendola.
Fiorenzo alzò un sopracciglio, i suoi occhi brillavano di una luce enigmatica. Fece un passo avanti, la sua figura massiccia e dominante si stagliava contro il sole.
“Hanno il tuo odore,” disse con calma, ma il tono era deciso. “Ti ho seguita fino a qui grazie a questo.”
Luna sentì il suo corpo irrigidirsi, un misto di vergogna e qualcosa di più profondo, più oscuro, che la faceva tremare. Non riusciva a sostenere il suo sguardo, ma neppure poteva distoglierlo. L’idea che lui avesse seguito il suo odore, che sapesse esattamente cosa stesse facendo poco prima, la lasciò senza parole. Il silenzio tra loro era carico, quasi elettrico, e il battito del suo cuore sembrava rimbombare nel petto come un tamburo.
Nonostante la vergogna, una parte di lei, quella più primordiale, non poteva fare a meno di provare un brivido al pensiero che lui fosse lì, con le prove del suo desiderio nelle mani.
Luna non riusciva a distogliere lo sguardo dalle mutandine che Fiorenzo teneva in mano, immaginando per un istante il centauro portarle al naso, inspirando a fondo il profumo del suo piacere, assaporando ogni traccia del suo desiderio. Quel pensiero le fece tremare le gambe, e senza nemmeno accorgersene, il suo sguardo scese verso le sue zampe posteriori. Lì, ancora semi-eretto, il cazzo di Fiorenzo sporgeva, enorme e pulsante, anche in quel momento di quiete. Era una visione che le fece trattenere il fiato: non era più teso come quando lo aveva visto nella radura, ma rimaneva imponente, grosso come il suo avambraccio. Un fremito la percorse, misto a vergogna e a un desiderio che non riusciva a sopprimere.
Con un respiro profondo, cercò di trovare il coraggio di affrontare la situazione. Guardandolo negli occhi, quegli occhi intensi che sembravano scrutare ogni angolo della sua anima, mormorò, arrossendo:
“Sì… sono mie.”
Fiorenzo inclinò leggermente il capo, osservandola con attenzione. Poi, con quella voce profonda e autorevole che sembrava vibrare nel petto di Luna, chiese:
“Sei stata tu, prima, vicino alla radura?”
Luna esitò per un attimo, ma alla fine decise di non mentire. Annui lentamente, il rossore che le saliva dal collo fino alle guance.
“Sì… ero io,” ammise con un filo di voce.
Il centauro non distolse lo sguardo, e lei sentì il peso della sua presenza come un’ombra che la avvolgeva. Dopo un attimo di silenzio, Fiorenzo fece un passo avanti, il rumore delle sue zampe sul terreno morbido che spezzava il silenzio.
“E cosa facevi lì?” le chiese, il tono calmo, ma con un’ombra di serietà che la mise in allerta.
Luna, man mano più calma, cercò di spiegarsi.
“Stavo girovagando nella foresta,” iniziò, cercando di mantenere il contatto visivo. “Non sapevo che voi foste lì. Quando vi ho visti… non sono riuscita a distogliere lo sguardo. Mi avete colpito. Eravate… così belli. Così… intensi. Non ho mai visto nulla di simile.”
Fiorenzo continuava a guardarla, immobile, ma la sua coda si muoveva di tanto in tanto, un piccolo scatto nervoso che tradiva i suoi pensieri. I suoi occhi, profondi come il cielo notturno, la scrutavano con un’intensità che la faceva sentire nuda, nel senso più assoluto. Luna cercò di leggere la sua espressione, ma la serietà del centauro era indecifrabile, lasciandola in bilico tra il timore e l’attesa.
Luna proseguì, lasciandosi trasportare dalle parole che sgorgavano con una naturalezza inaspettata. Sentiva il sangue ribollire sotto la pelle, ma il calore del sole e la presenza imponente di Fiorenzo sembravano donarle un coraggio che non sapeva di avere.
“Non ho mai visto nulla di simile,” iniziò, la voce più sicura. “Tu… voi centauri… siete una combinazione di forza e grazia che sfida ogni logica. Guardarti, vederti muovere, osservarti nella radura… è come assistere a qualcosa di sacro, di antico. Qualcosa che non può essere descritto solo con le parole.”
Si avvicinò di un altro passo, e ora era abbastanza vicina da sentire il calore che emanava dal corpo di Fiorenzo, il suo manto dorato che sembrava catturare ogni raggio di sole. Non si coprì più; il suo corpo nudo rifletteva una vulnerabilità che, invece di spaventarla, la faceva sentire più viva.
“Il fascino…” riprese, fissandolo negli occhi con una determinazione nuova, “è qualcosa che non puoi ignorare. Ti cattura, ti attira a sé senza chiedere permesso. È quella sensazione che provi quando sai che stai per fare qualcosa di sbagliato, ma non riesci a fermarti. È… irresistibile.”
Fiorenzo sembrava ascoltarla attentamente, il viso serio, le orecchie che si muovevano appena mentre la sua coda si agitava dietro di lui. Luna vide un lampo di curiosità nei suoi occhi, e decise di spingersi oltre, come se volesse mettere a nudo il suo cuore insieme al corpo.
“Quando ti ho visto nella radura,” continuò, la voce più morbida ora, quasi un sussurro, “non ho visto solo un centauro. Ho visto forza, sì. Ho visto bellezza. Ma c’era qualcosa di più. Qualcosa che non riuscivo a spiegare, ma che mi ha catturata. Tu sei… magnetico. Sei diverso da tutto ciò che ho conosciuto.”
Fiorenzo inclinò leggermente il capo, i suoi occhi azzurri che sembravano scavare dentro di lei.
“Magnetico?” chiese, la sua voce profonda rimbombava come un tuono sommesso.
Luna sorrise, cercando di spiegarsi meglio.
“Significa che non posso fare a meno di guardarti, di pensarti. È come se avessi una forza che mi trascina verso di te, che mi costringe a volerti conoscere. A volerti… capire.” Fece una pausa, il suo respiro più profondo ora, le parole che uscivano con un’intensità che non riusciva più a controllare. “E sì, anche desiderarti.”
La parola si librò nell’aria tra di loro, carica di un significato che non poteva più essere ignorato. Luna non si fermò.
“Il desiderio è una cosa che mi confonde, ma non la nego. Ti guardo e mi chiedo come sarebbe essere come te, vivere nel tuo mondo. Mi chiedo cosa significhi essere toccata da te, sentire la tua forza, il tuo calore. Mi chiedo… cosa significhi appartenerti, anche solo per un momento.”
Le sue parole si affievolirono, ma la tensione nell’aria era tangibile, densa, quasi soffocante. Fiorenzo non si era mosso, ma la coda si agitava con un ritmo più deciso, segno che qualcosa stava accadendo anche dentro di lui. Luna fece un altro passo avanti, ora a un respiro da lui. Alzò lentamente una mano, come per toccarlo, ma si fermò a metà, lasciandola sospesa nell’aria.
“Non so se puoi capire tutto quello che provo,” concluse, la voce tremante per l’intensità del momento, “ma non posso fare a meno di dirlo. Non posso fare a meno di desiderarlo.”
Luna allungò la mano con un gesto lento, quasi esitante, ma decisa. Quando le sue dita sfiorarono il manto di Fiorenzo, sentì il calore del suo corpo e la compattezza dei muscoli sotto il pelo lucido. Era morbido e setoso al tatto, ma sotto quella superficie si nascondeva una forza che la fece tremare. Il centauro fece un sorriso appena accennato, un gesto quasi impercettibile, ma sufficiente a infondere in Luna il coraggio di spingersi oltre. Con movimenti delicati, iniziò ad accarezzarlo, seguendo la linea del dorso, sentendo la potenza contenuta di quella creatura maestosa.
La sua voce profonda ruppe il silenzio, vibrante come un basso rintocco di campana.
“L’ho intuito dal tuo odore,” disse con calma. “Emanavi desiderio. Lo sentivo fin da quando ti ho trovata nella foresta. Noi centauri siamo sensibili a certe cose.” Fece una pausa, gli occhi che la scrutavano intensamente. “Conosco bene gli umani. Li ho osservati a lungo. Alcuni, rari, sono stati amici, come Hagrid. Ma la maggior parte di loro non ci comprende. Ci chiamano solo quando hanno bisogno, per una guerra o una battaglia che non ci appartiene.”
Mentre Fiorenzo parlava, Luna non smetteva di muovere la mano. Seguiva con delicatezza la curva del fianco, sentendo il calore della sua pelle sotto il pelo. Ogni movimento sembrava avvicinarla di più a qualcosa di proibito, qualcosa che la sua mente bramava ma che il suo corpo temeva. Con la coda dell’occhio, cercò di sbirciare senza farsi notare, e intravide di nuovo il suo cazzo: grosso, semi-eretto, ancora immenso nella sua apparente quiete. La visione le fece accelerare il respiro, ma cercò di mantenere il controllo, continuando a carezzare Fiorenzo come se fosse un gesto innocente, quasi inconsapevole.
Fiorenzo, però, sembrava accorgersi di tutto.
“Non sei la prima femmina umana a fare quello che stai facendo,” disse, il tono calmo ma carico di un significato che la fece rabbrividire. “Non sei la prima a provare questo… interesse.”
Luna, colta di sorpresa, si fermò per un attimo, poi trovò il coraggio di chiedere:
“Che cosa intendi? Chi era?”
Fiorenzo inclinò leggermente la testa, i suoi occhi che si persero per un attimo in ricordi lontani.
“C’era una maga,” iniziò lentamente, “che si avventurò nella foresta proibita molti anni fa. Era giovane, coraggiosa… e molto curiosa. Venne qui in cerca di qualcosa che non poteva trovare nel suo mondo. Venne in cerca di piacere, di un’esperienza che solo il nostro genere poteva offrirle.”
Mentre Fiorenzo raccontava, la mano di Luna scese ancora più in basso, quasi senza che lei se ne accorgesse. Le sue dita si spostarono lungo il fianco, sfiorando la pelle calda e compatta vicino alla pancia, muovendosi con un misto di cautela e desiderio. Continuava a massaggiarlo e accarezzarlo, il tocco che si faceva sempre più audace, più languido.
Ogni parola del centauro sembrava alimentare la sua fantasia, mentre il racconto di quella maga si intrecciava con i suoi pensieri proibiti. Luna era incapace di fermarsi, il suo corpo reagiva in modo autonomo, spinto da un desiderio che ormai non poteva più ignorare. Il respiro di Fiorenzo era costante, profondo, ma la coda che si agitava ogni tanto tradiva una tensione che anche lui sembrava sentire.
“Raccontami di più,” sussurrò Luna, la voce bassa e vibrante. Non era più solo curiosità. Era un bisogno viscerale di sapere, di immaginare, di vivere.
Fiorenzo proseguì il suo racconto, la voce profonda e risonante, come se quelle parole richiamassero immagini vivide nella sua mente.
“Quella notte… la maga non si fermò davanti a nulla. Quando capì che le parole non bastavano, trovò un modo diverso per convincermi.” Fece una pausa, il suo respiro si fece più lento, quasi pesante, come se stesse rivivendo quei momenti. “Si spogliò completamente e si sdraiò su una grande pietra piatta, una di quelle che si trovano al centro della foresta, liscia come il marmo. Lì, alla luce della luna, iniziò a toccarsi davanti a me, senza vergogna, senza esitazione.”
Luna, ascoltando quelle parole, sentì il suo respiro accelerare. Ogni dettaglio che Fiorenzo aggiungeva accendeva una scintilla dentro di lei. Mentre lui parlava, la sua mano scivolò ancora più in basso, raggiungendo finalmente l’enorme cazzo del centauro. Era caldo, pulsante sotto le sue dita, e così grande che una sola mano non riusciva a contenerlo interamente. Luna lo cinse piano, il movimento lento, quasi impercettibile, iniziando a massaggiarlo con delicatezza. Fiorenzo non sembrò accorgersene, o forse era troppo perso nei suoi ricordi per reagire.
Luna sapeva di essere una folle, ma quel pensiero non riusciva a fermarla. Anzi, la spingeva ancora di più. Il confine tra giusto e sbagliato si dissolveva, lasciando solo il desiderio crudo, animalesco, che pulsava dentro di lei. Il suo cuore batteva furiosamente, ma era la sua fica a guidarla ora, palpitante e bagnata, quasi in sincronia con il suo respiro accelerato.
Il cazzo di Fiorenzo, enorme e caldo nel suo palmo, emanava un odore muschiato e irresistibile, un aroma intenso che sembrava catturare ogni senso di Luna. Era il profumo primitivo del sesso, della forza e del dominio, un richiamo che non poteva ignorare. La sua pelle bruciava mentre lo stringeva, il suo tocco esitante che diventava sempre più sicuro, ogni movimento un’esplorazione del desiderio che cresceva senza controllo.
Con un respiro profondo, Luna si piegò sulle cosce davanti a quella maestosa visione. La posizione le permetteva di vedere tutto: la base spessa e muscolosa, dove il cazzo si univa al corpo di Fiorenzo, la vena prominente che si snodava lungo il fusto come un fiume pulsante, e infine la cappella. Era massiccia, lucida, e diversa da quella umana: più larga, più piatta, con una forma leggermente svasata che sembrava perfetta per penetrare e conquistare. Ogni dettaglio di quel cazzo urlava potenza, un’arma della natura creata per soddisfare e dominare. Luna non riusciva a distogliere lo sguardo. Era ipnotizzata, sopraffatta dalla sua grandezza, dal modo in cui sembrava emanare una forza vitale che risuonava dentro di lei.
“Continua a raccontarmi…” sussurrò, la voce languida, bassa, carica di un desiderio che non cercava più di nascondere. Le sue mani, piccole rispetto alla maestosità di quella carne, si mossero lungo il fusto. Usò entrambe le mani per cingerlo interamente, i suoi palmi che scivolavano lungo la superficie calda e tesa. Sentiva la sua consistenza: dura come il marmo, ma con una pelle sorprendentemente morbida e viva. Ogni movimento sembrava amplificare l’odore muschiato, un profumo che le faceva girare la testa, inebriandola.
Fiorenzo la guardava dall’alto, un sorriso malizioso che sfiorava le sue labbra. Con la sua voce profonda, riprese il racconto.
“La maga… continuò a toccarsi, con un’intensità che non avevo mai visto in nessuno. Non mi chiese niente. Non ne aveva bisogno. Sapeva che il mio desiderio stava crescendo. Poteva vederlo, sentirlo… così come lo stai vedendo tu ora.”
Luna non smetteva di guardare il cazzo del centauro. I suoi occhi percorrevano ogni dettaglio, seguendo con lo sguardo il movimento delle sue mani che scorrevano dalla base fino alla cappella, accarezzandola con lentezza, quasi con reverenza. Si rese conto di quanto fosse spessa: ogni volta che la stringeva con entrambe le mani, c’era sempre qualcosa che sfuggiva al suo controllo. Era perfettamente proporzionato al corpo imponente di Fiorenzo, ma per lei sembrava impossibile, surreale, e al tempo stesso irresistibile.
Mentre Fiorenzo continuava a raccontare, Luna non poteva fare a meno di immaginare la maga di cui parlava. Si vedeva al suo posto, nuda, desiderosa, implorante, con il corpo pronto ad accogliere qualcosa che sapeva l’avrebbe sopraffatta completamente. Ogni parola di Fiorenzo, ogni descrizione, sembrava intrecciarsi con le sue fantasie, alimentandole.
“La maga si avvicinò,” continuò lui, il tono più basso, più carico di sottintesi. “E quando mi toccò, come stai facendo tu ora, qualcosa cambiò. Sentii il desiderio crescere, potente, inarrestabile. Non volevo, ma… cedetti.”
Luna sentì un brivido attraversarla. Le sue mani continuarono a muoversi, più lente, quasi impercettibili, mentre il suo respiro si faceva più pesante. L’odore, il calore, la forza pulsante di quel cazzo erano troppo per lei. Sapeva che era perversa, sapeva che era sbagliato, ma non c’era più nulla che potesse fermarla.
Luna era completamente immersa nel vortice del desiderio, un turbine di emozioni e pulsioni che avevano spazzato via ogni senso del pudore. Il cazzo di Fiorenzo, enorme e pulsante nelle sue mani, era il centro del suo mondo in quel momento. Le sue dita lo stringevano, scivolavano lungo la superficie calda e liscia, esplorandolo con una devozione crescente. Ogni vena prominente, ogni curva, ogni pulsazione sembrava viva sotto il suo tocco, e l’odore muschiato e intenso che emanava le annebbiava i sensi. Era selvaggio, animale, irresistibile. Un richiamo che non poteva ignorare.
Con il cuore che batteva furiosamente e il respiro spezzato, Luna alzò lo sguardo verso Fiorenzo. I loro occhi si incontrarono, e in quel momento sentì il coraggio di fare ciò che la sua mente desiderava. Si abbassò lentamente, piegandosi sulle cosce davanti a quella visione imponente. Ogni movimento era calcolato, ogni secondo un crescendo di tensione erotica. Il cazzo maestoso di Fiorenzo si ergeva davanti a lei, la cappella gonfia e lucida che pulsava leggermente, un invito muto che la chiamava a sé.
Con voce languida, calda, sussurrò:
“La maga ti ha dato piacere?”
Fiorenzo la osservò dall’alto, il suo viso enigmatico, con un sorriso malizioso appena accennato che sembrava celare mille pensieri. Dopo un lungo silenzio carico di tensione, rispose con una voce profonda e vibrante:
“Sì.”
Quelle parole la fecero rabbrividire. La sua fica, già bagnata, pulsò al suono di quella risposta. Il desiderio che l’aveva travolta si intensificò, spingendola oltre. Guardandolo negli occhi con audacia, chiese di nuovo, il tono più basso, più provocante:
“Con il suo corpo? Con le sue mani?”
Fiorenzo la scrutò con uno sguardo penetrante, il silenzio che sembrava interminabile. Alla fine, con una voce carica di un significato che Luna non riusciva del tutto a decifrare, disse:
“Sì… Con le sue mani…”
Luna sorrise, un sorriso che tradiva la sua decisione. Il cuore le batteva all’impazzata, ma non si fermò.
“Allora ora ti darò piacere anch’io,” disse, con un filo di voce che vibrava di desiderio. “Ma voglio farlo con amore… essere più vicina a te di quanto non lo sia stata lei.”
Con una lentezza studiata, avvicinò il viso alla cappella, la osservò da vicino, ammirandola in tutta la sua grandezza. Era lucida, gonfia, con una forma leggermente diversa da quella umana, più larga, più piatta, ma incredibilmente eccitante. Posò le labbra su di essa con delicatezza, lasciando un bacio morbido, appena percettibile. Il sapore acre, animale, le colpì immediatamente le labbra, un gusto selvaggio che si mescolava al profumo intenso e muschiato che impregnava l’aria intorno a loro.
Non si fermò. Posò un altro bacio, poi un terzo, le sue labbra che si muovevano lentamente, assaporando ogni istante. Poi la sua lingua uscì, sfiorando la superficie tesa e calda della cappella, esplorandola con movimenti lenti, circolari. Il sapore si intensificò, le entrò in testa, inebriandola, spingendola a continuare. Ogni leccata era un atto di adorazione, ogni movimento un tributo alla maestosità di quella carne pulsante. Le sue mani, nel frattempo, non smettevano di lavorare. Una continuava a massaggiare la base spessa, sentendo la forza vitale che scorreva sotto la pelle, mentre l’altra si concentrava sul fusto, stringendo e accarezzando con un ritmo sempre più deciso.
Luna gemette piano, quasi impercettibilmente, mentre la sua lingua si avvolgeva intorno alla cappella, leccando con più pressione. Non poteva prendere tutto in bocca, non era possibile, ma riuscì a succhiarne una parte, le labbra che si serravano intorno a essa mentre continuava a leccare. Ogni movimento era guidato da un desiderio che sembrava infinito. La sua fica colava, bagnando le sue cosce, pulsando al ritmo della sua lingua che si muoveva con crescente insistenza.
Fiorenzo emise un gemito basso, gutturale, un suono che vibrò attraverso il suo corpo, e Luna lo sentì come un richiamo, un segnale per continuare. Aumentò il ritmo, la pressione delle sue mani e della lingua che si muoveva sulla cappella, raccogliendo ogni goccia che iniziava a fuoriuscire. Sapeva che non poteva fermarsi ora, e non voleva. Era completamente persa in quel momento, ogni fibra del suo essere concentrata sul piacere che stava dando e ricevendo.
Luna si immerse completamente, il sapore e l’odore del cazzo di Fiorenzo che diventavano tutto ciò che conosceva, tutto ciò che desiderava. Ogni gemito che usciva dalle labbra del centauro la spingeva a fare di più, a spingersi oltre, fino a quando il resto del mondo non esisteva più, lasciando solo loro due, legati in quel momento di pura, travolgente passione.
Luna, completamente immersa nel suo desiderio sfrenato, premette la lingua con più forza contro la cappella pulsante, tracciando cerchi con una voracità crescente. La sua bocca si muoveva rapida, affamata, assaporando ogni goccia di quel liquido denso e animalesco che si accumulava sulla punta. Era un sapore intenso, primitivo, che le accendeva i sensi e le alimentava la voglia di dargli sempre di più.
Con una mano continuava a stringere e accarezzare il cazzo di Fiorenzo, ma decise di spingersi oltre. Lentamente, la sua seconda mano scese lungo il fusto, percorrendo ogni centimetro fino ad arrivare alla base. Da lì si allungò verso i suoi testicoli, enormi e gonfi, che si trovavano appena oltre. Fu costretta a estendere completamente il braccio per raggiungerli, e quando finalmente le sue dita li sfiorarono, un brivido la attraversò.
Le palle di Fiorenzo erano calde, pesanti, piene. Le sue dita scivolarono lungo la superficie ricoperta da un pelo corto e folto, e il loro peso la sorprese, così come la loro consistenza soda e al tempo stesso cedevole. Erano gigantesche, quasi inumane, e nella sua mente iniziò a immaginare quanto sperma potessero contenere. L’idea di quella quantità, di quella potenza compressa dentro di lui, la fece tremare di eccitazione. Il desiderio di sentirlo esplodere, di vedere e toccare tutto ciò che poteva offrirle, la invase come un’ondata irrefrenabile.
Con una mano strinse con più forza il cazzo, aumentando il ritmo delle sue carezze, mentre con l’altra iniziò a massaggiare lentamente le palle. Le sue dita si muovevano con delicatezza, quasi a volerle esplorare completamente, palpandole, sentendo il loro peso imponente. La sua bocca, intanto, lavorava senza sosta sulla cappella, i movimenti sempre più voraci, sempre più intensi. Ogni gemito che usciva dalle sue labbra si mescolava al suono umido della sua lingua che leccava, succhiava, assaporava.
Fiorenzo iniziò a reagire. La sua voce, profonda e gutturale, si alzò in un mormorio in una lingua sconosciuta, un suono che sembrava un misto tra un canto antico e un ringhio sommesso. Le sue zampe anteriori si mossero in un breve scalpitio, e Luna sentì il suolo vibrare leggermente sotto di lei. Il respiro del centauro si fece più pesante, più rapido, il suo torace che si sollevava e abbassava con forza, i muscoli possenti che si tendevano e rilassavano sotto il ritmo crescente del piacere.
Lei lo osservava con la coda dell’occhio, notando ogni minimo movimento del suo corpo maestoso. Ogni volta che stringeva le palle con un tocco più deciso o spingeva la lingua contro la cappella con maggiore intensità, il respiro di Fiorenzo si faceva più irregolare, il suo corpo reagiva, e le sue zampe scalpitavano di nuovo, come se non riuscisse a contenere l’energia che gli stava esplodendo dentro.
Luna, spinta da quella risposta fisica, aumentò il ritmo. Strinse ancora di più il cazzo con la mano, muovendosi con decisione lungo il fusto, mentre le sue dita continuavano a massaggiare e accarezzare le palle gonfie. La sua bocca si mosse più vorace, le sue labbra si serrarono intorno alla cappella mentre la lingua tracciava cerchi rapidi, esplorando ogni punto sensibile. Il sapore acre e animalesco si intensificò, invadendo ogni angolo della sua mente e del suo corpo, e la sua fica, bagnata e pulsante, reagì con una voglia crescente che non riusciva più a ignorare.
Fiorenzo ansimava ora, i suoi gemiti bassi e gutturali riempivano l’aria, e Luna sapeva che lo stava portando sempre più vicino al limite. La consapevolezza di avere quel potere su una creatura così maestosa, così forte, la eccitava oltre ogni immaginazione. La sua lingua si mosse con ancora più pressione, le mani che lavoravano all’unisono per dargli tutto il piacere che poteva offrire, mentre sentiva il corpo possente di Fiorenzo fremere sotto di lei, pronto a esplodere.
Luna era ormai completamente travolta, il suo corpo mosso da un desiderio così intenso che ogni pensiero razionale si era dissolto. Lasciò andare le palle di Fiorenzo, ancora calde e pesanti, e portò una mano alla sua fica, che ormai colava di umori. Era fradicia, così bagnata che infilare tre dita dentro di sé fu quasi naturale. Il suo corpo accolse quel gesto con facilità, e Luna iniziò a muoversi con un ritmo deciso, le dita che penetravano profondamente, cercando di aprirla ancora di più, di raggiungere un punto che la facesse urlare.
La sensazione delle sue dita che si muovevano nella sua fica, calda e pulsante, si intrecciava con il piacere di ciò che stava facendo a Fiorenzo. La sua bocca non si fermava, la lingua che premeva con forza contro la cappella tesa, tracciando cerchi sempre più rapidi e intensi. Succhiava con fervore, le labbra che si stringevano intorno alla punta del cazzo massiccio, mentre le sue mani continuavano a lavorare in perfetta sincronia: una sul fusto, stringendo e accarezzando con forza crescente, l’altra dentro di sé, spingendo, scavando, esplorando. Il suo respiro era affannoso, i gemiti soffocati dalla carne calda che riempiva la sua bocca.
Il sapore acre e selvaggio del cazzo di Fiorenzo si intensificava ad ogni istante, un gusto animalesco che sembrava penetrarle la mente e i sensi, spingendola sempre più oltre. Poi accadde. Fiorenzo emise un verso profondo, roco, così animalesco e potente che risuonò nell’aria come un tuono. Luna sentì un brivido percorrerle la schiena, il corpo che tremava per quel suono così primitivo e intenso. Era un richiamo, un segno che stava arrivando al culmine.
Subito dopo, il cazzo di Fiorenzo vibrò nelle sue mani e nella sua bocca, e un’ondata calda e potente di sperma la investì. Luna gemette, il suono soffocato mentre la bocca si riempiva all’improvviso di un liquido denso, vischioso, dal sapore così forte e muschiato che le girò la testa. Era come se tutto il corpo di Fiorenzo avesse concentrato la sua essenza in quell’istante, e Luna non riuscì a contenerla tutta.
Con la bocca ancora piena, Luna si spostò leggermente indietro, il sapore denso e intenso dello sperma di Fiorenzo che le riempiva ogni angolo del palato. Non riusciva a trattenere tutto, e quando deglutì per cercare di svuotarsi, il gusto forte e muschiato la sopraffece, facendole sfuggire un piccolo conato. La densità era quasi opprimente, come un fiume vischioso che le invadeva la gola. Ma prima che potesse riprendersi, un secondo getto potente la colpì in pieno volto.
Il liquido caldo le esplose sulla pelle, coprendole guance, naso e labbra, colando lentamente sul mento e giù sul collo. Luna rimase immobile per un istante, il respiro spezzato, mentre sentiva il calore scivolare lungo la pelle. Aprì la bocca per prendere fiato, ma fu subito invasa da un altro getto ancora più potente. La bocca si riempì di nuovo, tanto che una parte colò fuori, scivolando sul mento e scendendo fino a bagnarle il seno. Era così tanto, così denso, che sembrava non finire mai.
Ingoiò di nuovo, le labbra che si serravano per cercare di trattenere il più possibile, ma il sapore e la consistenza erano così travolgenti che la sua mente si sentì come in una bolla. In quel momento, qualcosa accadde. Per una frazione di secondo, Luna ebbe la strana sensazione che il suo spirito lasciasse il corpo. Era come se si fosse sollevata, come se una parte di lei osservasse la scena dall’esterno, libera di guardare senza essere coinvolta.
Vide se stessa inginocchiata davanti al maestoso centauro, il cazzo ancora pulsante davanti a lei, le mani tremanti che cercavano di contenerlo, il suo corpo nudo e sporco del suo piacere. Lo sperma copriva il suo volto, i suoi capelli, scivolava lungo il collo e il petto, mischiandosi con il sudore. La sua bocca si apriva per accogliere ogni goccia, mentre il suo corpo tremava visibilmente, scosso da un piacere così intenso che sembrava quasi irreale.
Dal suo punto di vista esterno, Luna si vide come una creatura completamente abbandonata al desiderio, priva di freni, priva di pensieri. Non era più un’umana nel senso tradizionale. Era una figura selvaggia, primordiale, legata a quella creatura imponente in un modo che andava oltre il linguaggio e la ragione. E quella visione, invece di disturbarla, la eccitò ancora di più. La sua mente rientrò di colpo nel suo corpo, e il suo respiro si fece più rapido, mentre sentiva le ultime gocce calde scivolare sulle sue labbra e sul suo corpo.
Luna si lasciò travolgere dall’orgasmo, un’ondata così devastante che sembrava scuoterle ogni fibra del corpo. L’immagine di sé stessa, perversa e degradata, giovane e bisognosa di piacere al punto da ingoiare la sborra di un centauro, alimentava quella sensazione. Urlò con forza, il suono che riecheggiava nella radura mentre il suo corpo si contorceva, tremante, scosso dal piacere più intenso che avesse mai provato.
Il cazzo di Fiorenzo, ancora semi-eretto davanti a lei, scaricava gli ultimi rivoli di sperma, un liquido caldo e denso che colava lentamente dalla punta, tracciando una linea lucida lungo il fusto. Luna fissava quel rivolo con gli occhi socchiusi, il respiro spezzato, sentendo il sapore muschiato e animalesco ancora vivo nella sua bocca. Era completamente coperta: il viso una maschera di sborra che si asciugava lentamente, il collo e il petto macchiati dalle tracce del piacere di Fiorenzo. Si sentiva consumata, distrutta e al tempo stesso incredibilmente viva.
Si accasciò a terra, le gambe ancora tremanti per il piacere, il corpo che cercava disperatamente di riprendersi. La sensazione di appagamento era mescolata al sapore forte che ancora le invadeva la bocca e al bruciore in un occhio, dove lo sperma l’aveva colpita. Con un gesto lento e stanco, portò le mani al viso, cercando di pulirsi. Sentiva il liquido appiccicoso sulle dita, un promemoria tangibile di ciò che aveva appena vissuto. Ogni respiro era un atto di recupero, ma anche un richiamo al piacere appena vissuto.
Fiorenzo si spostò di lato, facendo attenzione a non calpestarla con le sue possenti zampe. La osservava dall’alto, il suo sguardo intenso e indecifrabile. Per un istante, Luna sentì su di sé il peso del giudizio, ma ciò che vide nei suoi occhi non era disprezzo. Era qualcos’altro. Il centauro era immobile, ma il suo respiro profondo e lento tradiva il piacere che aveva appena provato. Quell’umana lo aveva fatto godere in un modo che nessun’altra creatura aveva mai fatto. Neppure le sue compagne centaure. Il loro piacere, per quanto fisico, non aveva mai raggiunto quella fusione di devozione, audacia e perversione che Luna aveva appena dimostrato.
Luna, ancora distesa, sollevò lo sguardo, il viso ancora segnato dalle tracce del loro incontro. Vide Fiorenzo che la guardava, la sua figura imponente illuminata dalla luce filtrante della foresta. I suoi occhi azzurri sembravano scrutarla con una calma che nascondeva qualcosa di più profondo, forse curiosità, forse qualcosa di più intimo.
Luna deglutì, il sapore ancora sulla lingua, e con un filo di voce rotta dal piacere e dall’esaurimento chiese, senza sapere perché:
“Ti è piaciuto?”
Fiorenzo non rispose subito. Si limitò a osservarla ancora, il suo sguardo che si posava su di lei, completamente abbandonata e vulnerabile, ma anche incredibilmente appagata. Poi, con una voce profonda e calma, disse:
“Si…”
Quella parola risuonò nella mente di Luna, unica e indelebile, mentre cercava di recuperare le forze, consapevole che qualcosa tra loro era cambiato per sempre.
Luna rimase immobile mentre guardava Fiorenzo svanire nella foresta, la sua figura imponente che si dissolveva tra le ombre degli alberi. La sua mente era un vortice di emozioni e pensieri perversi, il corpo ancora tremante per ciò che aveva appena vissuto. Ogni muscolo le doleva, le gambe cedevoli per la posizione tenuta così a lungo, e lo stomaco era gonfio e in subbuglio per la quantità esagerata di sperma che aveva ingoiato. Eppure, nessuna parte di lei era pentita. Anzi, più ci pensava, più quel ricordo le sembrava incredibilmente eccitante.
La bocca era ancora impregnata del sapore animale di Fiorenzo, acre e selvaggio, un gusto che sembrava essersi attaccato alla lingua e non accennava a sparire. Ogni volta che deglutiva, riviveva il momento in cui lo sperma denso le aveva riempito la bocca e le aveva travolto i sensi. Il viso, ancora appiccicoso, le ricordava ogni schizzo, ogni gemito, ogni secondo di quell’atto che l’aveva portata a perdere ogni controllo.
“Sono stata una troia…,” pensò, un sorriso storto e perverso che le si allargò sulle labbra. Era una consapevolezza bruciante, ma non c’era vergogna, solo un piacere oscuro e travolgente. “Non solo l’ho fatto… l’ho voluto, l’ho cercato. Sono arrivata a inginocchiarmi davanti a un centauro e a ingoiare il suo piacere come se ne avessi bisogno per vivere.” Il pensiero era degradante, sì, ma anche incredibilmente eccitante. Sentiva la fica pulsare di nuovo al ricordo, una fitta umida che non riusciva a ignorare.
Si alzò lentamente, le gambe che ancora tremavano mentre si dirigeva verso il ruscello. Il bisogno di lavarsi era impellente, ma ogni passo la faceva rivivere quella scena: le sue mani che stringevano il cazzo di Fiorenzo, enorme, pulsante, e la sensazione del calore e del peso nelle sue dita. Ogni volta che il suo respiro si spezzava, era come se sentisse ancora la sua lingua che le scivolava sulla cappella, il sapore del liquido che sgorgava con forza, e il verso animalesco che lui aveva lasciato andare, potente e primordiale.
Quando raggiunse l’acqua, si chinò lentamente, osservando il proprio riflesso. I capelli erano in disordine, il viso sporco, una maschera di sborra che si era asciugata parzialmente, ma che ancora tracciava linee lucide lungo il collo e il petto. Il suo occhio rosso bruciava leggermente, ma quello che vedeva non era una ragazza pentita. Era una creatura diversa, una donna che aveva scoperto un piacere così estremo da non poter più tornare indietro.
Si immerse nel ruscello, lasciando che l’acqua fredda le accarezzasse la pelle. Si lavò lentamente, le mani che scorrevano lungo il viso, il collo, il seno. Ogni movimento sembrava amplificare le sensazioni, il ricordo del piacere di Fiorenzo che si sovrapponeva alla realtà. Si strofinò con cura, ma ogni tocco era un richiamo, una scintilla che la faceva tremare di nuovo. Quando finì, si alzò, il corpo lucido e bagnato sotto la luce morente del sole.
Mentre si rivestiva, ogni indumento sembrava ricordarle quanto fosse ancora accaldata. La gonna le sfiorava le cosce umide, e la mancanza delle mutandine la faceva sentire esposta, vulnerabile, ma anche eccitata. Le calze si tendevano contro la pelle, e la camicetta aderente sul seno quasi la soffocava.
Non aveva idea di dove fossero finite le sue mutandine: forse Fiorenzo le aveva prese, forse erano rimaste nella radura, impregnate dei suoi umori. Ma non importava. Camminava senza, e quella nudità nascosta la faceva sentire ancora più sporca, ancora più eccitata.
Dirigendosi verso Hogwarts, il sole calava, e l’aria si faceva più fresca. Ma Luna non sentiva il freddo. La sua mente era troppo occupata da un pensiero sempre più chiaro, sempre più oscuro. “La verità è che non mi è bastato…” pensò, il cuore che accelerava al pensiero. “E se la prossima volta mi lasciassi prendere da lui? Totalmente?”
Immaginava il momento: Fiorenzo sopra di lei, il suo corpo enorme e caldo che si avvicinava, le sue zampe che si piantavano nel terreno mentre il cazzo, grosso e pulsante, si avvicinava alla sua fica. Si vedeva piegata a carponi sotto di lui come una bestia, le mani che afferravano l’erba mentre lui la riempiva completamente, spalancandola con una forza che solo una creatura come lui poteva avere. Sentiva il peso, la pressione, la pienezza, e ogni centimetro di quel cazzo che si faceva strada dentro di lei.
“Mi distruggerebbe,” pensò, un brivido che le attraversò la schiena. “Mi spalancherebbe come nessuno ha mai fatto straziandomi e rischiando di uccidermi… Ma io… io lo voglio. Voglio essere sventrata, devastata dal suo cazzo… come una troia, un’animale… ad ogni costo” Il pensiero la fece arrossire, ma non di vergogna. Era un rossore di eccitazione, di aspettativa, di pura, cruda voglia.
Ogni passo che faceva sembrava avvicinarla sempre di più a quella fantasia. Il calore tra le sue cosce non accennava a diminuire, e nella sua mente c’era solo lui, Fiorenzo, e ciò che avrebbe potuto fare al suo corpo. Il desiderio la stava divorando, e Luna sapeva che non avrebbe resistito a lungo. La prossima volta sarebbe andata oltre, senza neccun limite. Lo voleva. Lo bramava. E non c’era nulla che l’avrebbe fermata.
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Questa fanfiction di Harry Potter è un’opera di fantasia creata esclusivamente per scopi di intrattenimento. I personaggi, gli eventi e le situazioni descritti sono immaginari o ispirati a opere esistenti, e non sono intesi a rappresentare la realtà o persone reali. Tutti i diritti sui personaggi originali appartenenti a opere di terze parti restano di proprietà dei rispettivi creatori. L’autore non si assume responsabilità per eventuali fraintendimenti o interpretazioni del contenuto. Ogni elemento è stato scritto nel rispetto della creatività narrativa e senza intento offensivo o dannoso.
Scrivete nei commenti cosa ne pensate. Accetto consigli e suggerimenti, anche per eventuali racconti futuri.
Bello, scritto davvero bene con una forte sfumatura emotiva. La storia di Luna continuerà con l’avvicinarsi ulteriormente al centauro?
Diciamo che l’idea è quella… nei limiti del possibile. Il seguito è in progress ;)
Certo, capisco cosa intendi! Comunque, ancora complimenti per il racconto e per quanto riesci a scrivere! Io una quantità di testo simile mi richiede almeno 5 giorni, e il doppio per trovare e correggere gli errori.
Beh in verità… ora li sto solo caricando. Sono stati scritti prima e ci vuole un po’ a farlo. Di finiti ce ne sono ancora e altri sono solo da sistemare… man mano li metterò tutti. Un po’ di tempo fa leggendo di FanFiction e non trovando nulla di erotico ho deciso che lo avrei fatto io. E da li è cominciato… ;)