Questo che inizia fa parte di una serie di racconti collegati tra di loro e riguardano le avventure di una mia carissima amica: Giuliana.
Gli altri racconti collegati sono:
In Ungheria;
Spy Story;
Ultimo Atto;
Finalmente in Pensione;
Come iniziò.
Buona lettura. Ciao Giuliana
Lucavo
Era ancora vivo nel mio ricordo, la trasferta fatta l’anno precedente a Budapest, dove avevo svolto un lavoro interdisciplinare con l’Università ungherese.
Ero stata lì con dei miei colleghi per un’intera settimana
Una settimana fatta di duro lavoro, ma anche di piacevoli diversivi.
Budapest, d’altra parte è una città che a conoscerla dal di dentro, offre davvero molte possibilità di svago.
Tutte le sere alcuni nostri colleghi ci avevano portavano fuori per farci conoscere la città nel suo aspetto più movimentato ed intrigante.
La trasferta si era conclusa con l’impegno che tre dei ricercatori ungheresi sarebbero venuti in Italia per concludere il lavoro.
Adesso, dopo quasi un anno, era arrivato il momento in cui gli ungheresi avrebbero ricambiato la visita.
Sono decisamente un po’ inquieta, non so proprio come dire a mio marito Gabriele che, per ricambiare le gentilezze e le attenzioni che avevo ricevuto in Ungheria, ho detto a Lucas, uno dei tre professori, quello con cui ero entrato più in sintonia e tra i più carini anche, in tutti i sensi, che avrei ospitato lui e sua moglie nella nostra casa, così da non fargli vivere l’impatto con una città straniera, nel freddo delle stanze di una albergo, com’era successo a me.
Gabriele è una persona davvero disponibile e sono certa che alla fine capirà; ma in realtà, mi rendo conto che non era lui il problema, bensì io e Lucas, con il quale in quei pochi giorni ungheresi avevo instaurato un rapporto davvero ‘speciale’, per cui ospitarlo lì a casa mia, avrebbe potuto avere conseguenze inattese (per quanto piacevoli e da me fortemente sperate), malgrado la presenza della moglie.
Avevamo avuto, infatti, qualcosa di più di un semplice feeling e qualcosa di meno di una vera e propria storia.
Stavamo spesso insieme e una sera eravamo persino usciti da soli; quella volta (mi sento ancora avvampare per la vergogna) avevo così bevuto che nel locale dove lui mi portò dopo cena, ho fatto qualcosa che ancora oggi, al solo pensarci arrossisco.
Il nostro rapporto, comunque era stato notato da tutti ed oggetto di battute con allusioni ben precise. In verità non era successo nulla e di questo, ero dispiaciuta: non sono una ‘facile’, ma se capita il soggetto giusto cerco di non farmelo scappare.
Adesso che verrà da me, mi piacerebbe davvero andare oltre quella conoscenza, malgrado non solo la presenza di Gabriele, ma anche quella di sua moglie Marie che, approfittando della nostra ospitalità, lo raggiungerà qui in Italia per il fine settimana.
Quando viene il grande giorno (Gabriele ha accolto meglio del previsto la notizia di avere ospiti per casa), sono davvero agitata e mio marito intuisce facilmente che c’è qualcosa di strano, dal fatto che nervosamente cambio continuamente abito provandomene uno dopo l’altro ed indossando sempre vestiti adatti più ad una serata estiva al night che ad accogliere un collega di lavoro.
Infine scelgo un abbigliamento davvero sexy: la gonna molto corta che lascia scoperte le gambe lunghe e già abbronzate, malgrado siamo solo maggio (adoro il mare e prendere il sole appena posso), ed un maglia molto scollata sotto la quale non porto, come spesso mi accade, il reggiseno.
‘Giuliana, sei vestita splendidamente ‘ mi fa Gabriele ammirandomi ‘ però questa maglietta non lascia davvero nulla all’immaginazione: anche perché, visto che hai deciso di non mettere il reggiseno, ti si vedono persino le punte dei capezzoli e devo dire che mi fa venire in testa strane voglie’. Sei sicura di voler uscire così? Cosa penserà questo tuo collega quando ti vedrà all’aeroporto? Penserà che in Italia si scambi un posto serio come l’università per una sala da ballo!’
‘Non preoccuparti è un tipo a posto, sarà contento di essere accolto in modo informale’.
‘Beh, altro che informale, sei stata su un’ora per scegliere l’abbigliamento giusto”
Gabriele è davvero un buon uomo, molto comprensivo nei miei confronti, però questo mio atteggiamento probabilmente non gli pare molto normale.
Qualcosa, però capisce, più tardi quando rientro con il professore che è davvero un gran bel ragazzo trentacinquenne, capelli biondi e fisico che non passa inosservato.
Malgrado la presenza di Gabriele, verso cui si mostra sorridente e simpaticamente cordiale, Lucas mi tratta con grande familiarità ed effusione, forse anche eccessiva, mettendomi un po’ in difficoltà ed a volte forse abbiamo un’aria complice che a Gabriele non piace assolutamente.
Meno male che non è venuto in aeroporto, lì Lucas mi ha abbracciato con un trasporto che mi fatto sciogliere: mi è venuta subito una gran voglia di lui e non so come ho fatto a resistere alla tentazione di accostare l’auto al lato della strada e farmi prendere lì senza tante storie.
La conversazione è comunque gradevole, ma quando mi chino per porgere a Lucas il caffè che ho preparato, mi accorgo che i suoi occhi indugiano a lungo sulla scollatura della mia maglietta, godendo della visione pressoché completa dei miei seni.
Dovrei essere imbarazzata e scostarmi, invece,dimentica completamente di mio marito, quasi me ne compiaccio: allora aveva conservato ancora quell’attrazione verso di me dimostrata a Budapest!
Se ne accorge, però, anche Gabriele e la cosa mi pare che non gli piaccia per niente, tanto che avverte una punta di gelosia.
Lucas parla molto bene l’italiano, e a Gabriele, ormai un po’ sospettoso, sembra strano che anziché parlare di ricerche, università, biblioteca, lui faccia scivolare sempre il discorso sui divertimenti che offre Roma, preoccupandosi di cene, ricevimenti e aggiungendo, ammiccando verso Gabriele ‘quando verrà Marie, ci divertiremo davvero molto’.
A conferma delle sue parole mostra allo sbigottito Gabriele la foto di sua moglie, davvero una gran bella donna bionda e con delle gambe che sembravano non finire mai come si vedeva dalla foto in costume.
In verità quell’atteggiamento eccessivamente disinvolto, sorprende anche me, soprattutto per la presenza di mio marito, ma non gli dico nulla.
Quella sera non accade più nulla, così, purtroppo, nei giorni successivi.
Gabriele a letto dentro di sé rimurgina sull’andamento della serata, sicuramente vorrebbe sommergermi di domande e di dubbi che gli sono venuti circa la mia permanenza in Ungheria, però, grazie al cielo, capisce, che, forse, per il momento è meglio lasciar scivolare la cosa e me le risparmia: ci sarebbe stato tempo in seguito, quando gli ungheresi sarebbero ripartiti.
Così i giorni passano tranquilli, io e Lucas siete sempre più presi dal nostro lavoro e tutte le mattine andiamo in Istituto dove ci uniamo agli altri ricercatori
In serata, tornati a casa, riordiniamo diligentemente le carte oggetto di studio durante la giornata, poi, quasi tutte le sere, andiamo a cena fuori con gli altri colleghi e con mio marito, diventato stranamente sospettoso, sempre tra i piedi; non era da lui comportarsi così, ma tant’è.
Infatti, malgrado le mie aspettative, non siamo quasi mai riusciti a stare da soli io e lui, per cui avevo ormai perso le speranze di combinare qualcosa: non sapevo neanche se lui, con una moglie così bella come quella Marie, aveva voglia davvero di stare con me, malgrado in questi giorni sia stato sempre molto gentile e premuroso con me; ma tanto è ormai imminente anche l’arrivo della moglie, per cui addio speranze.
Averlo avuto nella stessa casa, sotto lo stesso tetto, per quasi una settimana e non riuscire a combinare niente: roba da non credere!
Le cose in casa si sono normalizzate ed al di là di una mia maggiore distrazione, quasi pensassi ad altro (so ben io a cosa penso), Gabriele non ha avuto più alcun motivo di sospetto, anche se, conoscendolo sono certa che dentro di sé continua a domandarsi cosa sia successo durante il mio soggiorno a Budapest e sono sicura che muore dalla voglia di chiedermelo, ma ancora una volta, per fortuna, si trattiene, rimandando ogni spiegazione.
Finalmente arriva il giovedì sera e, con esso, arriva anche la tanto attesa Marie, nonché anche un addio alle mie speranze di sedurre Lucas.
Andiamo tutt’e tre insieme all’aeroporto per accoglierla e Gabriele rimane davvero senza parole nel vedere quella splendida bellezza materializzarsi davanti ai suoi occhi, dopo i controlli di dogana: è una venticinquenne incredibile, alta, bionda, fisico statuario, ancora più bella di quanto sia sembrata nella foto.
Io l’avevo già conosciuta fugacemente a Budapest, quando mi fu presentata da altri e allora stranamente non mi fu detto che era moglie di Lucas.
Appena arrivata, si avvinghia in uno straordinario bacio con il marito, mettendo un po’ in imbarazzo me e Gabriele.
Per la verità io avverto più che una punta di gelosia.
Poi andiamo direttamente a cena senza neanche passare da casa.
Durante la cena Marie tiene banco nella conversazione: è allegra, simpatica, spigliata, brillante e ci racconta che lavora in un locale, ma non scende nei particolari (dovrei odiarla sapendo tra poche ora dormirà nel letto con il mio Lucas, ma in realtà non riesco a non trovarla simpatica).
Dopo cena, nel ristorante c’è il piano bar, così ci sediamo ad un tavolino.
Nella circostanza, io sono vestita come nelle grandi occasioni: ho un top scollato, molto scollato, che mi lascia scoperto anche l’ombelico e una gonna di maglia estremamente aderente, talmente stretta che, vestendomi, mentre mi guardavo allo specchio, ho notato, con grande disappunto, che si vedeva distintamente il segno delle mutandine.
Così, sotto lo sguardo compiaciuto e, contemporaneamente preoccupato di Gabriele, ho commentato ‘Porca miseria, devo tornare a stare attenta alla dieta, mi sa che sono un po’ ingrassata, la gonna mi va troppo stretta e poi si vede il segno dello slip, così non va proprio’ e, facendo seguire i fatti alle parole, ho alzato la gonna e mi sono sfilata lo slip, gettandolo provocatoriamente verso Gabriele, quindi ho riabbassato la gonna come se niente fosse.
Per tutta risposta Marie, vestita come aveva viaggiato, indossa un vestitino cortissimo, senza bretelle e stretto in vita: è davvero molto provocante, difatti Gabriele non le stacca gli occhi di dosso.
Quando accavalla le lunghe gambe, poi, è davvero uno schianto e tutti nel locale si girano a guardarla.
Anche se, a dire il vero, anche io avevo in continuazione gli sguardi addosso, soprattutto di Lucas.
Durante la cena il ghiaccio è già sciolto e l’allegria di Marie, soprattutto, è coinvolgente, anche perché abbiamo bevuto diverse bottiglie di ottimo bianco e noi ragazze (io, soprattutto) sembriamo quasi ubriache.
Durante l’intera serata non ho potuto fare a meno di notare come Marie guardi Gabriele, a volte anche in modo sfrontato; lui, dapprima imbarazzato per la mia presenza, poi sempre più lusingato, sembra cedere volentieri a quelle attenzioni, ricambiando con sempre maggior decisione gli sguardi, fino al punto da desiderarla ardentemente.
C’è qualcosa che non mi torna.
Andiamo a ballare tutt’e quattro e sempre più sfacciatamente, Marie, anziché cercare Lucas che non comunque non vede da qualche giorno, si dedica quasi esclusivamente a Gabriele, ballandogli vicino fino a provocarlo in modo quasi diretto.
La gente intorno certamente non può fare a meno di gustare lo spettacolo offerto dalle lunghe cosce di Marie scatenata sotto i ritmi sudamericani, così come quello dei miei capezzoli che sembrano voler schizzar fuori da un momento all’altro dalla scollatura del top.
Poi la musica si calma e Marie viene invitata a ballare da Gabriele che stava aspettando solo l’occasione giusta e che, approfittando del ballo lento, inizia a stringerla in modo quasi inequivocabile.
Io normalmente non sono gelosa di Gabriele, anzi penso di non esserlo affatto, però stasera mi sto sentento in competizione con Marie e sono un po’ piccata per questo comportamento di mio marito che sembra vedere solo lei: non l’aveva mai fatto.
Poi, in un momento di lucidità, Gabriele si rende conto che io lo sto osservando e si preoccupa di darsi un contegno; allora io, in quel momento, forse anche per ripicca, ma certamente con enorme piacere, mi perdo fra le braccia di Lucas avvinghiata in un lento molto sensuale nel buio della sala.
Adesso le parti si sono ribaltate ed è Gabriele che cerca di seguirci con lo sguardo perplesso e preoccupato e, pur nel buio che c’è nella sala, forse coglie l’attimo in cui Lucas, con estrema naturalezza, aveva staccato la mano dalla mia vita, facendola rapidamente salire.
Io mi sento morire.
E’ qui da cinque giorni, perché non ha provato a farlo prima, perché ha aspettato che arrivasse la moglie, penso tra me assai seccata.
Dapprima provo a fermarlo, poi, pensando alle provocazioni di Marie con Gabriele e a quanto ho desiderato quel momento, decido di lasciarlo fare e lui, senza più ostacoli, infila la mano sotto il top, finché non arriva all’altezza del seno che sfiora con decisione.
Mi sento percorrere da brividi: dio che desiderio ho di lui.
Visto il luogo e la situazione non lo incoraggio di certo, ma di sicuro non lo respingo, così quando la sua mano mi stringe il capezzolo, ho un sussulto davvero violento.
E’ un po’ troppo, siamo in un luogo pubblico, avrei dovuto sicuramente fermarlo, anche perché qualcuno poteva vedere, ma non era ciò che stavo ardentemente desiderando da diversi giorni, anzi da più di un anno?
Quando le luci ed il ritmo si alzano improvvisamente, incontro lo sguardo di Gabriele che probabilmente ha colto il movimento di Lucas che toglieva la mano da sotto il mio top.
Dio mio, spero solo non faccia scenate qui adesso, davanti a tutti, ma di sicuro stasera a letto succederà una tragedia.
Ci ricomponiamo in fretta, e vedo Gabriele che diviene rosso per la rabbia, (stava scoppiando, lo conosco bene), quasi stesse per far partire una terribile scenata di gelosia, ma Marie lo ferma strusciando il seno sul suo petto.
Gabriele, ha un attimo di incertezza che gli è fatale: è il tipo che, passato il momento, la rabbia gli sbolle rapidamente e poi in questa situazione credo tema anche di perdere l’occasione con quella splendida creatura, per cui, sia pure a fatica, decide di far finta di non aver visto nulla.
‘Poi li faremo i conti poi con quella sgualdrina’ certamente pensa tra sé e sé. 2.
Tornati a casa in un clima un po’ di tensione, ci mettiamo seduti in salotto a fare due chiacchiere, Marie si siede vicino a Gabriele visibilmente nervoso, facendogli sentire con insistenza il calore della sua pelle, mentre io vado a mettere della musica.
Lucas e Marie iniziano a raccontare delle barzellette ungheresi, spingendosi sempre oltre, arrivando a raccontarne alcune così spinte che avrebbero fatto arrossire persino Casanova.
Il clima per fortuna si distende e Gabriele eccitato dal comportamento disinvolto di Marie, dimentica rapidamente l’arrabbiatura verso di me.
Marie, poi, che parla meno bene l’italiano, si aiuta molto con la mimica, aggiungendo alle sconcezze dei racconti anche le oscenità dei gesti.
Gabriele sembra impazzito dietro di lei, non l’ho mai visto così, forse lo fa anche per rivalsa nei miei confronti, così ogni tanto le cinge la vita, per avere la scusa e l’occasione di poterle tenere le mani addosso.
Io, pur facendo l’indifferente, non mi perdo una sola mossa: ma come, ho ospitato Lucas in casa mia per riuscire a stare con lui, e adesso va a finire che sarà Gabriele che si scopa la moglie.
Ogni tanto mi alzo, a mettere su i cd, e cerco con lo sguardo Lucas, il quale, da parte sua assiste assolutamente indifferente alle smancerie della moglie.
Poi, dopo aver cambiato l’ultimo CD, stanca e un po’ ubriaca mi lascio cadere pesantemente sulla poltrona, dicendo che mi gira troppo la testa, col risultato che, senza che me ne renda conto, la gonna risale vertiginosamente.
Gabriele, che a differenza mia è ancora lucido (regge meglio l’alcool), anche se tutto preso da Marie, cerca di richiamare la mia attenzione, visto che lui ricorda perfettamente che sono senza slip, ma a me la testa gira sul serio e non capisco i gesti che Gabriele fa verso di me, anzi per capire qualcosa, mi sporgo un po’ col busto e, senza accorgermene, involontariamente apro anche un po’ di più le gambe.
Chi se ne accorge benissimo, invece, è Lucas che, seduto di fronte a me, sfacciatamente non mi sta togliendo gli occhi dalla gambe e, dopo un altro mio piccolo movimento scomposto riesce ad ammirare anche i riccioli scuri della mia passerina che già fanno capolino.
Dopo un po’ Lucas chiede se può prendere qualcosa da bere, possibilmente con del ghiaccio e io mi alzo per andare in cucina; Lucas, però mi ferma, dicendo che ci pensa lui, ma da perfetta padrona di casa, lo accompagno.
Mentre mi alzo, mi sembra, ma probabilmente sbaglio, che Lucas scambi una occhiata fugace con Marie, come per darsi un segnale. Devo essere proprio ubriaca.
A quel punto, prima che Gabriele possa accorgersi della manovra, Marie si mette a fargli un po’ di coccole, per cui neanche realizza il fatto che io e Lucas, dopo quanto aveva visto nel pianobar, stiamo andando da soli di là in cucina.
Ma in questo momento Gabriele ha ben altri pensieri, infatti, appena rimasto da solo, cerca subito di approfittarne, cingendo la spalla di Marie e facendo in modo che la mano penzoloni arrivi all’altezza del seno, che inizia ‘casualmente’ a sfiorare.
Lei poggia la testa su di lui dicendogli: ‘Complimenti, davvero, hai una donna in gamba. Giuliana, oltre ad essere molto bella e spiritosa, è anche molto libera’.
‘Che vuoi dire?’
‘Beh, ti ha raccontato, no? l’ultima sera in Ungheria quando è venuta nel locale dove lavoro: ancora oggi a distanza di un anno tutti parlano ancora dell’italiana scatenata; pensa che mai mi sarei immaginata che avrebbe davvero accettato di lasciarsi coinvolgere nella strip dance dalle due cubiste’.
Gabriele la guarda sbigottito e resta senza fiato.
‘Ma chi, Giuliana? Strip dance? Stai parlando della mia Giuliana???’
Marie si accorge di aver detto forse troppo: ‘Oddio, non dirmi che non ti aveva detto niente? Forse ho combinato un bel pasticcio’.
Gabriele la invita a continuare il racconto, così Marie non si fa pregare: ‘Da noi, nel nostro locale, le cubiste cercano sempre di coinvolgere il pubblico, ma normalmente sono solo i ragazzi che vogliono farsi notare che accettano il coinvolgimento, e succede solo di rado che una donna si lasci andare. Mentre invece tua moglie, che aveva sicuramente bevuto ed era su di giri, non solo si è tolta la camicetta, ma sotto l’incitamento di tutti si è tolta anche la gonna, rimanendo solo in reggiseno e in un minuscolo graziosissimo tanga. Ad un certo punto il clima si è davvero infuocato ed il padrone del locale ha promesso che avrebbe offerto da bere a tutti quanti se lei si fosse tolto anche il reggiseno. Così tutto il locale si è scatenato ed ha iniziato ad incitare Giuliana perché si togliesse quell’indumento, ma lei, per quanto ubriaca, ha sempre detto di no. Poi, sotto la spinta di tutta quella gente, si è decisa e, con la consumata malizia di una professionista, si è liberata del reggiseno anche se poi si è subito coperta con le braccia, mentre il locale a momenti veniva giù sotto gli applausi di tutti i presenti. Così tutti hanno potuto ammirare, o meglio intuire, lo splendido seno di tua moglie: puoi davvero esserne orgoglioso. Peccato solo che quella sera non fosse, come oggi, senza mutande, penso che ne avrebbero parlato anche i giornali. Pensavo che lei ti avesse detto tutto, mi dispiace avetelo detto io. Tu, però, ora non dirle niente, non rovinare questo momento così carino, credo che se non fai lo stupido geloso, potremmo passare una serata davvero bella’.
‘Non dirle niente? Vedrai cosa succede appena torna’
‘Non essere geloso, non è successo nulla in fondo’.
‘Non sono geloso, ma non mi piacciono i segreti e le bugie: anzi ora vado di là a cantargliene quattro’.
Ma Marie lo ferma e, facendo seguire i fatti alle parole, gli prende la mano penzoloni e la appoggia sul suo seno: ‘Ma lascia stare Giuliana e pensa un po’ a me”
Gabriele, ancora intontito per ciò che aveva appena ascoltato, la guarda sbigottito, poi inizia a massaggiare il seno, mentre l’altra mano accarezza le gambe che tanto lo avevano eccitato.
Nel frattempo in cucina, mentre io sono chinata per prendere il ghiaccio nel freezer, sento la mano di Lucas posarsi sul mio di dietro: resto di sasso, mi passa tutta l’ubriacatura, non so come comportarmi, era quanto desideravo da giorni, ma ora con mio marito e sua moglie di là, non mi sembra proprio il caso.
Rimango comunque ferma, piegata come sono e intontita dalla sorpresa e dal piacere.
Poi sento lentamente la gonna risalire fino a che la mano si poggia direttamente sul culo rimasto completamente scoperto.
Oddio avevo dimenticato di essere senza mutandine e adesso il contatto diretto con la sua mano, mi provoca un lungo brivido lungo la schiena, che diventa vero e proprio piacere quando l’altra mano abbranca una mia tetta, iniziando a stimolare il capezzolo.
MI aggrappo al bordo del frigo per non cadere, tanto è il piacere che provo.
Sarà il vino, sarà la rabbia verso Gabriele e Marie, sarà che in realtà non aspettavo altro, ma ormai ho perso ogni ritegno e non sembro quasi più padrona di me stessa; Dopo un po’ sento strusciarmi qualcosa addosso: non può essere! Mi volto e vedo Lucas che, tirato fuori il suo uccello, lo sta appoggiandolo sul mio culo.
‘No fermo, che fai ‘ dico ‘, adesso basta, poi potrebbe entrare Gabriele o Marie e vederci, non voglio’.
‘Non preoccuparti di loro”.
‘Senti, ti desidero da morire, ma davvero ora non possiamo’.
Mi riaggiusto alla bell’e meglio e riandiamo di là, dove becchiamo Gabriele intento a palpare il seno e le gambe di Marie.
Non posso crederci, Gabriele che mi fa le corna davanti; resto sbigottita, anche se il mio pensiero è quello di pentirmi di aver fermato Lucas.
Che stronzo di marito, prima fa tutto il geloso, poi quasi si scopa Marie davanti a me.
Gabriele, è diventato di tutti i colori, e, mentre cerca di darsi un contegno, non può, tuttavia, non notare che anche io sono tutta rossa in volto e che ho la gonna girata da un lato.
Gli ritorna alla mente il racconto appena ascoltato e probabilmente sta per lanciarsi contro di me, ma poi si rende conto di non essere nella posizione giusta per farmi una simile scenata, e in più c’è sempre Marie, che ha appoggiato casualmente la mano sulle sue gambe sfiorandogli quasi l’uccello.
‘Non è come pensi” prova a dirmi il traditore.
‘Non provare a dirmelo nemmeno com’è’ gli faccio io gelida.
‘Sì parli proprio tu, dopo quello che hai combinato. Poi ne parliamo dei tuoi studi in Ungheria’.
Oddio, cosa saprà?
L’atmosfera rimane comunque davvero assai elettrica, almeno tra me e Gabriele, perché Lucas davanti al comportamento della moglie non minimamente una piega.
Ovviamente è sempre Marie, ormai lanciata, a togliere ancora una volta tutti dall’imbarazzo, riuscendo in modo incredibile a stemperare con alcune battute davvero azzeccate la situazione e contribuendo a far tornare il sorriso sul volto di tutti.
Poi quando il clima si rilassa, almeno apparentemente, fa scivolare la discussione su argomenti scabrosi, come l’orgasmo e Lucas prendendo la palla al balzo, si lancia in una dotta disquisizione, ricca di citazioni scientifiche, su strane teorie che, partendo da una supposta correlazione fra la forma del naso e quella del seno (dal tipo di naso, secondo lui, si arriva ad indovinare il tipo di tette che ha una ragazza e quindi la propensione alla sessualità), arriva a dimostrare che le donne che hanno il seno a forma di pera con una contestuale forma del loro naso piuttosto accentuata, sono più portate alle pratiche sessuali, poiché sanno come far eccitare un uomo e raggiungono esse stesse più facilmente l’orgasmo.
Tutti iniziamo a prendere in giro Lucas per le stupidate dette, anche perché sia io che Marie (come conferma lei stessa) abbiamo le tette di tutt’altra forma ed il naso decisamente regolare.
Allora lui, per dare corpo alle sue strampalate teorie, si avvicina alla moglie descrive il suo naso, afferma che in base a quel naso il seno deve avere una particolare forma, quindi, per confermare quanto detto, con la massima naturalezza, le abbassa, con un gesto secco, il vestito fino alla vita, facendo sbocciare due tette meravigliose, bianche ed erette che sembrano scolpite nel marmo.
Senza scomporsi (né lui, né tanto meno Marie) argomenta e dimostra la sua teoria sulla relazione tra la forma del naso e quella del seno.
Gabriele, così come anche io, siamo rimasti di sasso, senza parole: da una parte lui pensa alla stranezza di questa coppia, dall’altro si perde dietro a quella bellezza, ma non fa in tempo a riprendersi dalla sorpresa che Marie dice ‘E’ facile farlo con me, lo sai come sono fatta, secondo te Giuliana che tette ha?’.
Ma cosa stanno facendo, ma cosa stanno dicendo?
Lucas, sempre più preso dalla parte, descrive a lungo il mio bel nasino e, alla fine, mentre io e Gabriele lo guardiamo sempre più sbigottiti, descrive con dovizia di particolare (ed indovinandoci, per la verità) il mio seno.
Io e Gabriele ci guardiamo esterrefatti e con lo sguardo cerco di rassicurare mio marito sul fatto che in Ungheria, Lucas non aveva mai dato segni di squilibrio.
In verità non riesco a capire il gioco del mio bel ricercatore e questa faccenda mi sta lasciando senza parola.
Mentre io e Gabriele lo guardiamo allibiti e senza sapere cosa dire, Marie avvicinandosi alla poltrona dove sono seduta, dice ‘Dobbiamo verificare le tue teorie anche su Giuliana altrimenti non abbiamo riprova, su guardiamo”.
E, prima che io possa far nulla o capire qualcosa, mi solleva il top scoprendo anche il mio seno, pieno, completamente abbronzato e con i capezzoli turgidi per l’eccitazione della situazione che si è creata.
Mi scappa un gridolino di sorpresa e di protesta e cerco scompostamente di coprirmi con le mani, ma Marie ha agito così di sorpresa che riesce a sfilarmi completamente il top, malgrado le mie resistenze e le proteste di Gabriele.
Nella concitazione di quei movimenti, non mi accorgo che ovviamente la gonna è risalita del tutto, lasciandomi la figa completamente scoperta.
Quando me ne rendo conto, non riesco a fare proprio nulla, visto che con le mani sto ‘lottando’ con Marie per provare a riavere il mio top e contemporaneamente cerco di coprirmi le tette.
Lucas, poi, sembra non voler proprio togliere gli occhi di dosso dalle mie gambe e dalla passera esposta in primo piano, mentre Gabriele, invece, senza smettere di guardare Marie, chiede flebilmente spiegazioni.
‘Ma siete diventati scemi? Non mi piace questo gioco’ protesto.
Lucas, come se non mi avesse neanche ascoltato, dopo aver ringraziato la moglie mi si avvicina per dimostrare, anche con me la sua personalissima teoria.
La cosa che mi lascia sconvolta è che Gabriele, al di là di qualche velata protesta, non sembra affatto contrario a quella situazione, visto che continua a perdersi dietro alle tette di Marie, quasi incurante del fatto che io sia lì mezza nuda davanti ad estranei.
La cosa mi assolutamente imbestialire, per cui decido di abbassare le braccia, lasciando scoperta oltre la figa che ormai è lì in bella mostra e che non provo minimamente a ricoprire, anche le tette, che come spesso mi dicono sono bellissime e quanto mai desiderabili.
Il Gabriele che ho davanti sembra un’altra persona, diversa da quella che conosco; probabilmente lo ha sconvolto il fatto di avere davanti due donne con le tette di fuori: me che conosce benissimo, che ha posseduto migliaia di volte e con cui scopa ancora con grande passione e l’altra che, cosa ormai palese, desidera possedere sopra ogni altra cosa al mondo.
Lo guardo bene e credo che la cosa sconvolga anche lui, infatti a quella vista si eccita moltissimo ed ha un’erezione improvvisa e violenta, quasi visibile da sotto i pantaloni.
Lucas ha appena terminato di dimostrare la sua teoria e tutto sembrerebbe rientrare nella normalità.
Ma Marie, oramai scatenata, non ha ancora finito di sorprendere tutti: ‘Ammesso che sulla relazione naso-seno tu abbia ragione, resta da verificare se è vera la teoria della relazione tra forma del seno del naso e la capacità di libido. Ovviamente non posso fare la prova con te, quindi io la farò con Gabriele, mentre tu la farai con Giuliana’.
Così, senza perdere tempo, mezza nuda com’era si avvicina a Gabriele ancora stordito ed inizia a baciarlo sul collo.
Io, sempre più sbalordita (per come conosco Gabriele), lo vedo rimanere di stucco ed imbarazzatissimo, sia per l’erezione ormai evidente, sia ovviamente per la mia presenza e del marito di lei; lo osservo, sono senza parole si vede che non sa proprio come comportarsi, vorrebbe certamente approfittarne, ma è visibilmente frenato dalla nostra presenza.
Prova blandamente a sottrarsi ai baci di Marie, ma senza alcuna convinzione; un ultimo momento di lucidità lo ha allorquando vede che Lucas, sedutosi nel frattempo vicino a me, mi afferra una tetta, mentre l’altra mano giocherella con i peli da tempo esposti alla vista di tutti, ancora una volta sembra prevalere in lui l’istinto di reagire.
Io resto di stucco, non era preparata a quell’epilogo, sono aperta, ma questo anche a me pare troppo, figurarsi a Gabriele.
Non mi va questa situazione, mi sento considerata come merce di scambio r poi ho troppo vergogna di quel
Quello che lo convince a desistere dal protestare è l’azione di Marie, che ha appoggiato una mano sul suo uccello bello duro; deve essere stata molto convincente, visto che Gabriele subito realizza che se vuole scopare Marie, deve accettare che l’ungherese combini qualcosa con me; anche se, probabilmente, spera che le cose tra me e Lucas non degenerino.
Non mi va questa situazione, mi sento considerata come merce di scambio poi ho troppo vergogna di quel porco di mio marito che invece sembra proprio godere con quella troia che ha appoggiato la mano sui suoi pantaloni. Rimango immobile, nojn so che fare, come comportarmi: da una parte, dopo aver atteso tanto, non ho alcuna intenzione di lasciarmi sfuggire il mio bel ricercatore; dall’altra non mi piace proprio l’atteggiamento di Gabriele e tanto meno quello di Marie: sembra quasi una puttana, ha deciso di scoparsi mio marito ignorando completamente la mia presenza: troppo sfacciata e che diamine!
I tocchi di Lucas, però cominciano a sortire i primi effetti, un languore represso da troppo tempo riaffiora, per cui, anche per rendere la pariglia a Gabriele e Marie, decido di lanciarmi e mi inginocchio sul divano per baciare meglio Lucas; in quella posizione, mi trovo con il culo nudo per aria, e lui prende a massaggiarmelo, fino ad infilarmi un dito nella figa.
La cosa sta rapidamente degenerando, mi giro verso mio marito per vedere la sua reazione e mi accorgo che sta per reagire: lo sapevo che non avrebbe resistito, pensando che si oramai si sia superato il limite.
Però Marie, proprio in quel momento, apre la zip dei suoi pantaloni infilando la mano dentro e tira fuori il suo uccello già al massimo, si china a dargli un rapido bacio che lascia senza respiro Gabriele, poi aggiunge: ‘Lasciali stare e divertiamoci – quindi, ad alta voce – secondo le teorie sballate di mio marito, noi due saremmo mezze frigide: forza Giuliana facciamo vedere a questi due maschietti cosa sanno fare due ragazze come noi in mezzora di tempo!’.
Oddio, ma è proprio una troia!
Io ancora una volta allibita, rimango ferma, con le dita dell’ungherese nella figa, a guardare mio marito, che ormai privo di ogni volontà, ha ceduto completamente, con la testa butatta all’indietro e l’uccello nella bocca di quella puttana assolutamente indifferente al fatto che io sia nelle braccia di un altro, pur di potersi scopare quella figa ungherese.
Decido di pensare solo a Lucas e di dedicarmi completamente a lui, per cui dopo aver abbassato la zip dei suoi pantaloni, gli stringo finalmente l’uccello.
Gabriele intanto si butta come una furia su Marie, che si muove da troia consumata, quasi strappandole il vestito e le mutande.
E’ fortemente eccitato come raramente l’avevo visto, non solo per il sontuoso pompino che Marie ha iniziato a fargli, ma, anche dal fatto, assolutamente inedito per lui, di vedere me, sua moglie, la sua Giuliana, che stringo fra le mani l’uccello di Lucas, il quale continua a masturbarmi; poi Lucas si sdraia a terra, mentre io, con la gonna risalita completamente sulla vita, mi metto in ginocchio su di lui con le gambe spalancate.
Quindi mi calo lentamente sul grosso uccello che svetta ritto.
Dio quanto l’avevo desiderato questo momento.
Non riesco ad evitare ancora una volta di voltarmi, questa volta con l’espressione soddisfatta e complice che so di avere in quel momento, verso mio marito che continua a guardarmi incredulo e questo aumenta ancora il mio piacere.
Non faccio entrare subito l’uccello di Lucas, ma ci gioco a lungo con un movimento del bacino e delle gambe.
Solo dopo infinite volte che la testa dell’uccello mi è scivolata sul pelo bagnato dalla eccitazione, alla fine, con un movimento più deciso del bacino, faccio in modo che trovi il varco, facendolo entrare dentro di me.
Dentro, finalmente dentro!
Mi sfugge anche un grido soffocato e mi fermo: voglio godere a lungo quel momento.
Nel frattempo Marie sta facendo impazzire di piacere Gabriele che vedendo me scopata in quel modo da un altro, come una troia consumata, si eccita ancora di più.
Mentre Marie gli succhia l’uccello, leccandolo con grande maestria, lui ha infilato le dita nella sua figa.
Nel frattempo io, sempre guardando mio marito fisso negli occhi, comincio ad abbassarmi e alzarmi piano piano, quindi accelero sempre di più ed il movimento si trasmette sui grossi seni che ballonzolano dolcemente.
Non immagino che mi avrebbe dato così tanto piacere scopare con un altro davanti a mio marito!
Quando Gabriele vede l’uccello sparire, immerso fino alle palle, dentro la mia figa, con me scossa da evidenti ondate di piacere, ha improvvisamente un lungo irrefrenabile orgasmo schizzando nella bocca, sul volto e sui seni di Marie che si affretta a spalmarsi tutta del suo liquido e a pulirgli l’uccello con la lingua.
Che troia, penso, ma non faccio in tempo ad avere altri pensieri, perché sento che il piacere sta per avere il sopravvento, così vengo anche io e successivamente Lucas mi inonda completamente venendo anche lui.
Quando è tutto finito c’è un lungo momento di imbarazzo assoluto tra me e Gabriele, mentre invece Lucas e sua moglie sembrano molto più abituati a queste cose.
L’imbarazzo è rotto, come al solito, dall’esuberanza di Marie che dice ‘Certo, se tutte le teorie fossero dimostrabili in questo modo, credo che i ragazzi avrebbe molto più entusiasmo verso la ricerca’.
La battuta serve a rompere il ghiaccio, così, vista l’ora tutti ci alziamo e ci andiamo a coricare.
Lucas e Marie dovevano essere decisamente abituati ad avere un rapporto libero, non come me e mio marito tra cui ora è sceso un freddo polare.
Nessuno di noi parla, nessuno apre la bocca mentre ci laviamo, ci spogliamo e ci infilamo nel letto, nel gelo del silenzio più assordante.
Gabriele non immagina (o non vuole immaginare) neanche lontanamente che io in questi anni l’abbia tradito, eppure è successo e anche diverse volte.
Probabilmente anche lui lo avrà fatto, ma nessuno ha mai saputo niente dell’altro, mentre invece adesso abbiamo scopato con altre persone, l’una di fronte all’altro
Nel letto, nel silenzio più assoluto, l’imbarazzo tra me e lui è palpabile: Gabriele stenta a prendere sonno e si rigira tutto in continuazione, ripensando, probabilmente, a quanto è successo poco prima e magari ha scolpita negli occhi l’immagine mia che godo fra le braccia di un altro.
Il buffo è che adesso, solo a ripensarci, l’uccello deve essergli nuovamente risvegliato.
Neanche io dormo sto ripensando agli strani comportamenti di Lucas, diverso da quello che conoscevo e di Gabriele davvero proprio un’altra persona.
Chissà cosa sta pensando ora, perché non dice qualcosa, almeno se si arrabbiasse, urlasse, sarebbe tutto più facile, ma questo distacco è insopportabile.
Alla fine girandomi ancora una volta alla ricerca della posizione ideale, lo urto casualmente col ginocchio e mi accorgo del suo stato di eccitazione.
Che vecchio porco!
Resto sorpresa, ci penso solo un attimo, poi, ossessionata da questo silenzio che mi uccide, mi giro verso di lui calando la testa sotto le lenzuola e mi avvicino al suo uccello dicendo: ‘Bene adesso mi dici chi è più brava, se io o quella troia di Marie’.
Così dicendo prendo l’uccello in bocca; so essere brava in questo campo, per cui facilmente lo porto al massimo dell’eccitazione e gli faccio un pompino come forse non ne avevo mai fatto.
La lingua indugia sulla cappella, scendendo poi alle palle che lecco avidamente, per poi fare sparire l’uccello completamente dentro la bocca.
Continuo a lungo e dopo un po’ Gabriele viene e io, stimolata dal confronto con Marie, faccio una cosa che non avevo mai fatto prima: quando lui sta per venire, anziché staccarmi, come faccio di solito, lascio l’uccello in bocca, bevendo tutto fino all’ultima goccia e pulendo anche l’uccello con la lingua fino a che lentamente smosciandosi non torna alle dimensioni normali.
Poi Gabriele, si avvicina a me ed io appoggio la mia testa sul suo petto; dopo un po’ finalmente parla ‘Lo sai Giuliana che, per quanto assurdo possa sembrare, stasera mi ha eccitato da matti vederti scopare con un altro uomo?’
‘Anche a me eccitava da morire vedere Marie che ti faceva quel pompino: ci pensi mi eccitava vedere che un’altra donna si occupava del tuo uccello, del mio cazzo! Oddio ero anche arrabbiata, eh. Quella sgualdrina non ha proprio nessun pudore, come fa ad essere la moglie di un professore e a comportarsi così disinvoltamente da puttana? Comunque sì è stato anche molto bello; decisamente. Chissà, forse dovemmo rifarlo ”.
‘Lei sarebbe una puttana? Tu invece no, eh? Ti sei fatta sbattere in quel modo ed hai pure goduto, ti ho visto sai. Comunque è stato bello, liberatorio, forse hai ragione tu, potremmo anche rifarlo’.
Il mattino dopo a colazione si respira ancora un aria di imbarazzo fra tutti noi, ma la simpatia e la disinvoltura di Marie, riescono un po’ a stemperare, ancora una volta, la tensione.
Mi sento intimamente felice: non solo ho realizzato quella che era stata la fantasia ricorrente dell’ultimo anno (perdermi tra le braccia di Lucas), quanto ciò che era successo ieri sera, mi apre le porte verso un mondo nuovo, fatto di complicità con Gabriele e di aperture verso esperienze diverse.
Poi Marie, esprime il desiderio di vedere il mare, dal momento che nel suo Paese il mare poteva solo sognarlo.
Io ne sono felice, anche perché, malgrado siamo ancora all’inizio di maggio, il caldo è già estivo, e propongo di andare in una spiaggetta, abbastanza fuori mano, ma decisamente tranquilla e poco frequentata, poi oggi è ancora venerdì.
Marie grida di entusiasmo, riuscendo a coinvolgere anche Gabriele, un po’ seccato di dover guidare per tutti quei chilometri.
La ragazza ungherese indossa una lunga maglietta trasparente che arriva a coprire appena il costume e che lascia intravedere completamente il microscopico slip; mentre io indosso un costume traforato coperto da una maglietta e da un paio di pantaloncini che lasciano scoperte le gambe già abbronzate.
Già al bar dove facciamo sosta per prendere un caffè, tutti, a cominciare dai camerieri, ci mangiano con gli occhi e vola anche qualche commento anche pesante che strappa il sorriso a tutt’e quattro..
Arrivati sulla spiaggia ci mettiamo a prendere il sole, quindi Marie chiede a Lucas di spalmarle la crema, cosa che Lucas fa, provvedendo anche a sganciarle il reggiseno.
Avrei preferito che Lucas si occupasse di me, ma comprendo le priorità di una moglie, così mi sgancio a mia volta il pezzo di sopra da sola, e mi metto pancia sotto.
Marie, entusiasta del posto dice di non voler andare più andar via e chiede a Lucas e Gabriele di andare da qualche parte a prendere qualcosa da mangiare.
Gabriele, che già pensava di andare in un ristorantino non molto lontano, prova a far notare che la zona è isolata, per cui per trovare da mangiare dovrebbero girare un bel po’; ma Marie, cui mi aggiungo io che adoro il mare, sembra irremovibile.
Di fronte alle preoccupazioni di Gabriele, per il fatto che due donne, per giunta in topless, restino da sole, rispondo rapidamente, conoscendo bene la zona, che li avremmo aspettati vicino a quegli scogli un po’ appartati da dove si può vedere chi arriva in spiaggia ed eventualmente ricomporci.
Senza più argomenti i due uomini si avviano alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Rimaste sole e spostateci verso gli scogli, ci stendiamo per prendere il sole.
Ad un certo punto, mentre mi sono quasi appisolata pancia sotto, crogiolandomi sotto quel magnifico sole primaverile, sento qualcosa sfiorare le mie gambe: è la mano di Marie, che lentamente risale le mie cosce, accarezzandole con un tocco leggero e vellutato.
Rimango di sasso: adesso che cazzo vuole questa?
Non ho mai avuto contatti con il mio stesso sesso e non intendo certo iniziare adesso con questa puttanella.
Però le carezze di Marie, per quanto non ancora dirette, devo riconoscere che mi turbano, mi viene la pelle d’oca su tutto il corpo e sento quasi subito i capezzoli indurirsi eccitati da quel contatto così come mi senti anche pervadere da un languido piacere, allora decido di far finta di niente e lasciarla fare per un po’.
Incoraggiata dal mio atteggiamento, Marie, con la delicatezza di una farfalla, fa salire decisamente la sua mano sul mio culo.
Adesso sono decisamente imbarazzata per cui, per sottrarmi a quel contatto, mi giro mettendomi con la schiena a terra.
Ma Marie anziché demordere, allunga una mano e passa a sfiorarmi le tette.
Io con gli occhi chiusi immagino per un attimo che le mani siano quelle di Lucas e sento un brivido che mi percorre, fino a quando ad un certo punto non sento le sue labbra vicino alle mie.
A sentire il contatto con le labbra sono colta di sorpresa apro gli occhi di scatto e, prima che abbia il tempo di fare qualcosa, Marie incolla le sue labbra alle mie.
Adesso reagisco decisamente sottraendomi al bacio e voltando la faccia.
‘Ma che fai, sei diventata pazza?’ chiedo abbastanza sconvolta mettendomi seduta, senza decidermi, però, di scostarle le mani appoggiate una sulle mia gambe, una su una tetta.
Marie capisce che non è il caso di insistere e mi guardi con una dolcezza senza fine.
‘Non mi piacciono queste cose sai. Tu sei troppo esagerata per i miei gusti sai?’ aggiungo rimettendomi stesa e lasciando le sue mani su di me.
Dopo qualche istante lei riprende a sfiorarmi provocandomi dei brividi su tutto il corpo; non voglio che continui, ma non vorrei neanche che smettesse, perché è decisamente piacevole;
Pian piano la mano sulla coscia sale fino ad arrivare allo slip, e dopo aver delicatamente massaggiato il monte di venere, prova a scostarlo accarezzandomi la peluria.
Ha superato il limite, è decisamente troppo, devo trovare la forza di scostarmi e decidermi a dirle di smetterla, ma non riesco ad aprire la bocca, oddio mi piace da impazzire.
Non so che fare, un nuovo brivido più profondo percorre la mia schiena, non ho forza, non riesco a reagire nemmeno quando Marie prova ad abbassarmi il costume, anche se non ci riesce per via delle gambe che continuo a tenere serrate.
Lei continua a giocare con i miei peli, poi con tocchi delicati prova ad accarezzare la mia passerina infilando la mano dentro il costume.
Ho ceduto, sì, sta vincendo, l’eccitazione adesso prende ad assalirmi completamente, sento che inizio a bagnarmi, così non ci provo nemmeno a trovare la forza di sottrarmi neanche quanto sento che Marie comincia a baciarmi prima i seni, con i capezzoli che, duri come non mai, iniziano a farmi impazzire di piacere, poi scendendo sempre più in giù arriva a baciarmi intorno all’ombelico, infine, sfilandomi il costume senza più alcuna resistenza da parte mia, punta decisamente verso altre mete; la lingua sfiora con maestria le grandi labbra e solo in quel momento, pur fortemente eccitata, riesco a recuperare un barlume di forza che mi fa reagire, irrigidendomi, perché mi ritrovo a pensare: Oddio e se poi vuole che lo faccia anch’io con lei?
Quel pensiero mi dà la forza necessaria per fare ciò che sinora non mi era riuscito: serro di nuovo le gambe mi metto seduta e la scosto.
Lei mi guarda con degli occhi teneri ai quali è difficile resistere, provo a dirmi, mentendo, che ho superato il momento critico e che ho ripreso la padronanza di me stessa.
‘Lasciati andare, non pensare a nulla, pensa solo a godere”.
Così dicendo mi rimette una mano sulla mia figa ed io istintivamente riapro le gambe.
Proprio in quel momento, però, prima di chiudere gli occhi e di riabbandonarmi al piacere, mi accorgo casualmente che da sopra la scogliera, ci sono due ragazzi si stanno godendo lo spettacolo.
Emetto un grido, divento di tutti i colori indico i due ragazzi a Marie, poi, mi sistemo al meglio gli slip e mi metto a correre irragionevolmente in acqua, vergognandomi come non mi era mai successo in vita mia; se lo sapevano all’Università: sorpresa da due guardoni mentre ero intenta in un scena di sesso lesbico!
Ero certa che Marie si fosse tuffata con me, per cui mi meraviglio molto non vedendola al mo fianco: che le sarà successo?
Restando in acqua cerco di vederla sulla spiaggia, ma il posto che ho scelto è davvero molto ben protetto, per cui non arrivo a vedere nulla.
Dopo un po’ con la paura che non mi ha ancora abbandonata, e col cuore che continua a battere all’impazzata, decido di uscire dall’acqua per vedere che fine ha fatto la mia amica.
Quando arrivo sul posto a seno nudo e tutta gocciolante, vedo che Marie è seduta in mezzo ai due ragazzi con i quali chiacchiera in modo amichevole, ridendo e scherzando.
Ma è diventata scema?
La cosa mi secca molto: va bene atteggiamento disinvolto, però questa ragazza sta proprio esagerando.
Marie mi vede e mi chiama: ‘Ma dove sei scappata?’
Io, sia per la vergogna di ciò che i due ragazzi avevano visto poco prima, quelle cose, sia per la paura che qualcuno dei due mi possa riconoscere e temendo anche che, per un qualsiasi motivo, Gabriele possa essere già di ritorno, mi giro e vado a rituffarmi in acqua.
Faccio una lunga nuotata nella speranza che Marie nel frattempo abbia cacciato quei due ragazzi, ma dopo un bel po’, quando già sto pensando di poter rientrare sana e salva alla base, vedo che uno dei due ragazzi si avvicina alla riva e si tuffa in acqua.
Ecco, ci mancava solo questo!
Una volta in acqua il ragazzo dopo poche bracciate mi raggiunge: ha una maschera che si toglie appena si avvicina ed inizia a parlare, cercando di fare il simpatico e non facendo minimamente cenno a quanto mi aveva visto fare con Marie.
Non ho alcuna voglia di parlare con lui, per cui rispondo a monosillabi, senza grande entusiasmo.
Dopo un po’ di chiacchiere generiche, il ragazzo commenta:’Decisa la tua amica, lei sì cha va subito al sodo”.
‘Che vuoi dire?’
‘Che non è di quelle che fanno tante storie, ma, com’è giusto che sia, se una cosa le va non si pone tanti problemi, vedrai che con il mio amico stanno già combinando qualcosa.’
Non gli rispondo e ripenso a ciò che ha detto.
Non mi va di essere considerata bigotta, ma da qui a fare la troia con i primi sconosciuti che incontri, ne passa.
Mentre sono presa da questi pensieri, lui si rimette la maschera e va in immersione e dopo un attimo sento le sue mani che armeggiano intorno al mio slip sciogliendo il nodo che lo tiene su.
Colta di sorpresa, cerco di evitare che scivoli via e provo a riallacciarlo, ma il giovane, con continue immersioni riesce ad evitare che io ci riesca.
‘Ma come ti permetti, stai fermo!’.
Lui, ovviamente continua, allora, vista la situazione, provo solo a recuperare lo slip e, una volta riuscitaci, completamente nuda, decido che è meglio tornare a riva; dopo poche bracciate, però, lo slip mi sfugge di mano, così sono costretta a fermarmi per recuperarlo dando la possibilità al ragazzo che mi segue sempre da vicino in immersione continua con la sua bella maschera, di non perdersi lo spettacolo.
Riprendo a nuotare e, appena capisco che si tocca, ancora dentro l’acqua, mi rimetto il costume.
Poi, seguita dal ragazzo che non demorde, mi dirigo verso Marie, appena in tempo perché intravedo da lontano la sagoma dei nostri uomini che stanno tornando.
Avverto quella sciagurata di Marie che stava lì imperterrita con le tette di fuori a scherzare con l’altro ragazzo.
Lei pronta allontana il ragazzo che riesce a dileguarsi assieme al compagno prima che sia visto dai nostri mariti.
‘Sei una pazza, ma cosa ti è saltato in mente di metterti a chiacchierare con loro, a dargli corda invece di mandarli via, ma lo sai che quello in acqua mi si è buttato addosso? Pensa se Gabriele e Lucas tornavano un paio di minuti prima”
‘Lo so, mi dispiace, non pensavo fossero cafoni, anzi con me quei due ragazzi sono stati davvero molto simpatici abbiamo solo parlato e scherzato, sì hanno fatto un sacco di battute e ci hanno provato, ma senza esagerare. Forse tu lo hai incoraggiato’.
‘Guarda che io non sono come te e non apro le gambe al primo stronzetto che passa’.
‘Non è questione di aprire le gambe al primo che passa, è solo questione di comportarsi in conseguenza di ciò che uno pensa: tu se desideri una cosa, non la fai se pensi che qualcuno possa giudicarti e ti trattieni anche se muori dalla voglia di farlo, come con Lucas vero o ‘ come con me’
‘Che vuoi dire?’
‘Niente, niente’.
‘Come è andata ragazze, tutto bene?’ mi chiede Gabriele appena riesce a vederci.
Gli sguardi interrogativi di Gabriele mi infastidiscono, perciò mi metto pancioa sotto a prendere il sole, mentre Marie, per togliersi dall’imbarazzo, decide di buttarsi in mare, ma appena messi i piedi in acqua si ferma, torna indietro e si toglie con noncuranza lo slip: ‘Non ho portato il cambio, non posso bagnarlo.’
Anche a me, piace molto fare il bagno nuda, sentire l’acqua a contatto diretto con tutte le zone del mio corpo, però ci sono quei due ragazzi qui attorno e lo sa anche lei, perché ha questi atteggiamenti così infantili?
Sbuffo e, anche se avrei una voglia matta di imitarla, decido di non fare il bagno e di sdraiarmi pancia in giù.
Poi, anche Lucas e Gabriele decidono di seguire Marie e di tuffarsi in acqua, così rimango da sola.
Dopo poco, mi rendo conto che sopporto con grande fastidio il costume bagnato, anche perché il sole primaverile impiega molto più tempo ad asciugarlo, per cui, con movimenti controllati e badando bene che quei due ragazzi non siano ancora in zona, mi slaccio lo slip e lo stendo perché si asciughi meglio, quindi metto sul mio bel sederino un piccolo pareo..
Da lontano si sentono i tre in acqua ridere e scherzare, poi a piano a piano li sento allontanare rapidamente dalla riva e dalle mie orecchie.
Dopo un po’ avverto degli altri rumori: non possono essere Gabriele e gli altri perché troppo lontani, così alzo la testa e vedo i due ragazzi di prima che escono dai cespugli completamente nudi e con le mani sugli uccelli.
Uno dei due mi fa un chiaro cenno di andare da loro.
Rimango completamente paralizzata dalla paura per quello che poteva succedere, sono pure da sola e chissà dove sono andati quei tre scimuniti.
Poi uno di due ragazzi, con uno scatto felino, corre verso di me, afferra la borsetta, dove tra l’altro c’erano le chiavi dell’auto, e ritorna nel cespuglio.
Io mi alzo di scatto, dimentica del fatto che sono completamente nuda, e lo inseguo cercando, senza riuscirci, di recuperare la borsa; poi mi rendo contro della mia nudità e mi copro alla meglio con le mani tornando alla base.
I ragazzi mi fanno cenno di andare da loro a riprendere la borsa da loro.
Il primo istinto è quello di chiamare Gabriele e Lucas, ma al di là del fatto che sono troppo lontani per sentire, ho anche paura che i due ragazzi possano raccontare ciò che era successo prima, soprattutto quello che aveva fatto Marie con me, per cui decido che non posso mettere a repentaglio l’onorabilità mia e della mia amica, così recupero lo slip, lo riallaccio, quindi coprendomi il seno con il pareo mi avvio verso il cespuglio, timorosa, ma decisa a riprendermi la mia roba.
I ragazzi sono ancora con gli arnesi di fuori e ben in tiro: ‘Scusaci, non volevamo rubarla, ma visto che sei rimasta da sola volevamo parlare un po’ con te.’
Mi fermo un attimo indecisa vedendoli in quello stato, ma poi dandomi un contegno da dura ‘Non ho nulla da dirvi se non che dovete ridarmi immediatamente la mia borsa; e copriteli questi aggeggini che avete’.
In realtà non erano proprio degli aggeggini, come per denigrarli li avevo chiamati, ma erano dei begli uccelli e anche discretamente ben fatti.
Uno dei ragazzi mi dice che non c’è assolutamente problema a restituirmi la borsa, però prima di andarsene devo almeno toccare loro gli uccelli.
‘Ma siete davvero scemi, ora vado a chiamare mio marito, vediamo cosa ne pensa lui” rispondo molto seccata e decisa, mentre mi giro andando verso il mare.
‘No, no, ferma stavamo scherzando. Calmati, non ti agitare, non è proprio il caso che tu ti arrabbi. Scusaci, noi siamo dei bravi ragazzi, ma voi due ci avete fatto andare un po’ su di giri. Vuoi la borsa? Tieni, prenditela’ dice allungando la mano, per poi tirarla via proprio all’ultimo momento.
Io, che mi ero già sporta per afferrarla, mi sbilancio e provo a recuperare l’equilibrio con un brusco movimento che mi fa allentare il pareo il quale cadendo si apre e mette in mostra il mio generoso seno.
Rapido uno dei ragazzi allunga una mano accarezzandomi una tetta.
Schiumo di rabbia, poi, mentre mi chino per raccoglierlo e coprirmi, l’altro ragazzo mi prende una mano e la porta sul suo uccello.
‘Adesso basta ragazzi, avete esagerato, allora non avete capito niente? Ora le cose si mettono davvero male per voi, per chi mi avete preso? Vado a chiamare mio marito’.
‘No, aspetta’ mi dice uno dei due.
Ho gridato con voce decisa, forse hanno capito, perché ritirano le mani che mi toccavano e sembrano davvero decisi a ridarmi finalmente la borsa.
Sento di aver recuperato finalmente l’autorità, per cui dico loro di sparire e di andare via senza stare più a spiare, perché se se ne accorgono gli uomini finisce male, davvero male.
Eccoli, vinti, finalmente a capo chino, con le mani adesso tese a coprire le loro nudità: ‘Veramente ce ne stavamo già andando, solo che poi abbiamo visto te e la tua amica: devi riconoscere che è stata una provocazione a cui non era facile resistere. In fondo è colpa vostra, ci avete provocati e ora ci mollate qui così, così quando ti abbiamo vista sola, abbiamo pensato di continuare un po’ il gioco’.
Allora, recuperata la borsa, un po’ più conciliante dico loro: ‘Sarete anche bravi ragazzi, come dite voi, però ricordate che le donne si debbono saper conquistare, non si possono avere per capriccio e tanto meno per ricatto solo perché mi avete visto fare cose che non avreste dovuto vedere ‘.
‘Ma voi eravate sulla spiaggia, mica in camera da letto’.
‘Beh, in fondo avete ragione anche voi, io e la mia amica abbiamo sbagliato, però adesso su fate i bravi adesso ed andate, non potete stare qui. Però stavolta andatevene via sul serio guai se vi vedo ancora qui attorno e soprattutto non spiate più, che non è mai una cosa bella, e poi vi assicuro che davvero i nostri uomini sono terribilmente gelosi e capaci di fare delle sciocchezze se dovessero accorgersi di voi; figuratevi che il marito della mia amica è anche campione nazionale di judo!’.
L’ho sparata grossa, ma i due ragazzi sembrano ora più piccoli e spauriti che mai.
Quindi quasi come consolazione mi avvicino a loro (sarò scema?) dandogli un bacio sulla guancia.
Sento subito i loro uccelli rinvigoriti che mi sfiorano con intenzione, ma questa volta non dico niente, neanche quando i due indugiano a lungo su quei baci che dovevano dovuto essere innocenti.
Poi mi stacco, ripetendo l’invito ad andarsene e le minacce se non lo fanno per davvero.
Mi rimetto a posto il pareo e torno al posto.
4.
Quando dopo un po’ Lucas arriva dall’acqua, non soltanto è da solo, ma ha anche il costume bagnato in mano.
Senza dire nulla si sdraia pancia sotto e si asciuga al sole.
Passano diversi minuti prima che ci raggiungano Gabriele e Marie ed anche mio marito esce dall’acqua nudo e con il costume in mano: c’è qualcosa che non mi quadra, mi convinco che nell’acqua o sulla riva doveva essere successo qualcosa, sono quasi certa che i due o forse anche tutt’e tre, abbiano fatto qualcosa che non riesco a inquadrare bene: non hanno mica scopato senza di me?.
Vorrei chiedere spiegazioni, ma poi ho paura di fare la figura della scema e sto zitta.
Gabriele buttatosi come gli altri sulla sabbia, si accorge comunque del mio sguardo interrogativo, mentre io mi sento sempre più a disagio per non essere stata partecipe di quel gioco che forse c’è stato.
L’aria erotica, comunque, si avverte lontano un miglio e io me ne sento esclusa.
Sto in piedi ad osservarli e provo nel contempo rabbia ed invidia.
Gabriele, allora, sentendosi un po’ in colpa, mi chiede di sedermi vicino lui.
Marie, però protesta, facendomi notare che io sono l’unica che ancor indossa il costume, e mi chiede di toglierlo.
Ma come ‘ penso ‘ non le è bastato il casino che ha combinato con quei ragazzi? E poi chi si crede d’essere per dirmi quello che devo fare?
Il questo momento l’atteggiamento superficiale di Marie mi infastidisce, e poi sta assumendo sempre di più un aria di professoressa del sesso che non mi piace per niente: con chi pensa di avere a che fare, non sono mica una bigotta io.
Vorrei liberarmi di tutti i miei timori, farle vedere che in fatto di libertà sessuale non sono seconda a nessuno, magari riprendere il discorso con Lucas, visto che ciò che è successo ieri sera non è bastato per nulla, anzi, però ho sempre il timore che quei stupidi ragazzini siano ancora qui attorno, quasi sicuramente li ho spaventati sul serio e non credo che ci siano più, però perché correre dei rischi?
Rimango in piedi perplessa, continuo a guardarli cercando un segno che mi sveli cosa è accaduto tra di loro poco fa, mentre Marie intanto mi sta osservando quasi con aria di sfida, non so perché, ma mi sento quasi una provincialotta al suo confronto – perché devo darla vinta a quella puttanella? – penso.
Da una parte ho voglia di andare via seccata come mi succede quando mi sento fuori dal gioco; dall’altra non voglio essere proprio io a rompere questa atmosfera nuova creata la sera prima e rischiare, così, di buttare all’aria le novità che da ieri sera sono venute fuori nel mio rapporto con Gabriele.
In più, di fronte ho Lucas che mi piace più che mai (dopo averlo ‘assaggiato’ ieri sera, ancora di più).
Odio la situazione in cui mi trovo, tutti guardano me e io non so decidermi.
Beh, se non voglio essere io a rovinare il gioco tra di noi, bisogna che lo faccia, quindi, dopo un profondo respiro poso la mano sul laccetto del costume rimanendo, tuttavia, ancora indecisa: chissà se i ragazzi se ne siano andati sul serio?
Sto quasi per ripensarci quando incrocio lo sguardo di Lucas fisso su di me, carico di aspettativa e noto nel contempo che il suo uccello, solo guardandomi, si sta risvegliando: allora mi desidera ancora, non gli è bastata la scopata di ieri, non ha voluto togliersi uno sfizio e basta!
A questo punto ogni dubbio scompare, autoconvincendomi che i due ragazzi non ci sono più: in ogni caso, dico tra me e me, la posizione dove siamo mi sembra abbastanza riparata.
Così decisa faccio volare via il pareo e mi slaccio lo slip che, scivolando in mezzo alle gambe, mi lascia completamente nuda.
Ho per un attimo ancora l’istinto di coprire con una mano i riccioli che coprono il mio sesso, ma poi mi rendo conto che sarei ridicola, per cui, alzando le braccia per ravvivare i capelli, scopro il corpo già abbastanza abbronzato.
Sono indecisa su dove mettermi, visto che Marie sta seduta in mezzo a Lucas e Gabriele.
Ovviamente preferirei sedermi vicino al mio collega, ma forse sarebbe un po’ troppo sfacciato, così mi metto accanto a mio marito come mi aveva chiesto, quasi per ringraziarmi della scelta, inizia ad accarezzarmi le gambe.
Marie, invece, molto più diretta, passa subito all’azione.
Avendo infatti anche lei notato che l’uccello di Lucas ha preso consistenza, lo prende in mano e comincia ad accarezzarlo.
Che fai quello è mio! vorrei dirgli.
Poi si gira di fianco sul marito e comincia a baciarlo sul collo, sul petto, scendendo via via verso l’inguine.
Guardo allibita, poi a bocca aperta ed incredula, guardo mio marito: non lo farà sul serio qui ‘ penso.
Lucas sembra imperturbabile mentre Marie scende inesorabile verso il suo uccello.
Assieme all’imbarazzo ed allo sbigottimento (non credo davvero ai miei occhi) provo rabbia: avrei voluto avere il coraggio di farlo io tutto quello, precedendola.
Con Gabriele continuiamo a guardare increduli e divisi fra imbarazzo e invidia.
Da una parte, forse, vorremmo essere così disinibiti, come loro, dall’altra pensiamo che è una imprudenza, visto che siamo pur sempre all’aperto.
Gabriele è però eccitatissimo e, nudo com’è, non riesce a mascherare la sua erezione e il suo desiderio di possedere Marie, mentre intanto le sue carezze tra le mie gambe sono sempre più precise ed intime; quando poi vede che Marie, tirandosi su i capelli con un gesto misurato, imbocca di colpo l’uccello del marito, il cazzo ha un sussulto e lui infila deciso due dita nella mia figa, facendomi quasi male e io sobbalzo cercando per un attimo di sottrarmi a quella penetrazione improvvisa.
La gradirei anche quella penetrazione (sono eccitata anche io), ma mi sento usata, sono fortemente offesa per il fatto che Gabriele tocca me ma guarda e desidera Marie; che lui desiderasse la bella ungherse era evidente, visto che, pur toccandomi, non le toglie gli occhi di dosso.
D’altra parte, mentre si fa fare il pompino dalla moglie, anche Lucas a sua volta ha gli occhi fissi su di me.
Vorrei semplicemente dire di cambiare coppia, ma non ne ho il coraggio.
Così, veramente piccata per questo atteggiamento di Gabriele che non riconosco davvero più, gli scosto le mani sibilandogli nell’orecchio: ‘Ma insomma, vuoi smetterla, tocchi me ma guardi e desideri lei? Sei proprio uno stronzo, sai. Se vuoi andare con lei, accomodarti pure, cosa vuoi che me ne importi!’.
Gabriele mi guarda con lo sguardo stravolto ‘Hai ragione, scusami, lo sai che io ti amo, ma quella donna mi fa impazzire, è una vera forza della natura, così bella, così libera: guarda che pompino gli sta facendo; lasciamela almeno ammirare; è come quando ci capita di vedere un film porno, noi guardiamo gli attori, però poi siamo io e te.’.
‘Bene, così hai deciso che lei è più brava di me. Stanotte però non mi sembravi dello stesso parere’.
‘No, scusami, non volevo dire questo”
Ma oramai non lo sto più a sentire e ho deciso di fargliela pagare al più presto.
Marie, che ha sentito qualcosa della nostro battibecco, me ne offre subito l’occasione.
Infatti, non contenta di fare un pompino al suo uomo allunga una mano verso Gabriele, cerca il suo uccello che comincia a carezzare.
A questo punto ritengo che abbia passato davvero il limite, per cui, incurante di chi possa esserci intorno, mi alzo in piedi tenendo le braccia sui fianchi.
Quella posizione mette ancor di più in risalto i miei seni sodi ed abbondanti dalla larga aureola e dai capezzoli eretti.
‘Beh, adesso stai proprio rompendo le palle, hai decisamente esagerato: passi quello che stai facendo a tuo marito, ma metterti a farlo anche con Gabriele mi sembra davvero troppo’.
Marie smette il pompino, mi guarda sorridente con un’espressione disarmante e si mette a sedere a gambe aperte, senza però abbandonare la presa.
Adesso ha l’uccello di Lucas nella mano sinistra e quello di Gabriele nella destra, mentre lei sta con le gambe completamente aperte.
E’ una vera provocazione tutta nuda, bionda, con i seni eretti e in quella posa così esplicita.
Persino io non posso fare a meno di guardarla con ammirazione.
Anche lei mi guarda, poi sempre con un sorriso dice ‘Hai ragione’ e, lasciando l’uccello di Lucas, mi dice: ‘Prendi il cazzo di mio marito, però mi raccomando trattamelo bene. A quello di Gabriele, invece, se non ti dispiace ci penserò io’.
Gabriele sembra sorpreso, però non gli pare vero, poi ha un rigurgito di vergogna e, come risvegliatosi, dice : ‘Basta ragazzi, che siamo facendo? qui se viene qualcuno succede un casino, certe cose in Italia non si possono fare all’aperto’
Ma Marie, ignorando le sue parole, si sposta leggermente continuando tranquillamente a dedicarsi al suo uccello; lo stringe, lo tira a sé, poi, guardandolo fisso negli occhi, comincia a leccargli la cappella mentre con l’altra mano gli massaggia le palle.
Infine ingoia di colpo tutta l’asta che gonfia le sue gote.
Gabriele smette di protestare.
Lucas nel frattempo si è alzato mettendosi al mio fianco.
Io, alla vista di quanto accade a mio marito, furiosa ed eccitata allo stesso tempo, perdo definitivamente il controllo: afferro Lucas per l’uccello e mi dirigo verso uno scoglio (questa volta voglio godere con lui senza pensare a mio marito) trascinandomelo dietro, anche se faccio in tempo a vedere Marie che si cala su Gabriele, infilandosi l’uccello nella figa.
Arrivati dietro lo scoglio, incollo le sue labbra alle mie e in piedi così come siamo, senza perdere tempo, gli cingo la schiena con una gamba e prendo il suo uccello dirigendolo verso i riccioli della mia figa, mentre lui mi mangiucchia con vigore i seni inturgiditi dalla eccitazione.
La posizione, tuttavia, non facilita la penetrazione, poiché la cappella riesce solo a strusciarsi tra le labbra della figa, visto che io comunque non riesco ad allargare bene le gambe; allora lui abbandona la presa sui seni, mi mette le mani sul culo mi fa flettere all’indietro e mi alza stringendomi a sé..
In questa posizione, l’uccello trova naturalmente la sua strada e finalmente lo sento entro di me, però ad un certo punto perdo l’equilibrio cadendo allacciata al corpo di Lucas e trascinandolo giù.
Appena la mia schiena tocca la sabbia calda mi esce fuori un piccolo grido di dolore.
Vorrei rialzarmi subito, ma Lucas è su di me e, appena il tempo di aggiustarsi, con un colpo di reni, entra di nuovo violentemente dentro di me, che, mi lascio sfuggire un altro grido improvviso, questa volta per il piacere.
Poi Lucas, si ferma, restando però immobile dentro di me, anche se il suo cazzo, teso al massimo, sembra pulsare.
Quindi, sempre senza muoversi, cerca nuovamente le mie labbra e, quando io rispondendo al bacio gli faccio nuovamente sentire la lingua, comincia a muoversi lentamente.
Dopo un attimo gli ho allacciato le gambe dietro la schiena e in preda al piacere ruoto il bacino per assecondare meglio il suo movimento.
Lucas si rende conto subito che, se prosegue viene subito, quindi si ferma, toglie il suo uccello ed inizia ad esplorarmi la figa con le mani, toccandomela con maestria.
Io, ormai vicina all’orgasmo, lo lascio fare.
Lui si abbassa su di me e con la lingua in mezzo alle gambe, cerca di darmi quel piacere che stavo inseguendo.
Ho il respiro sempre più affannoso e gli occhi chiusi, poi li apro e mi inarco tutta piantando le unghie nelle spalle del mio amante, mentre un gemito inconfondibile e incontrollabile, mi sfugge dalle labbra serrate.
Quando il mio corpo squassato dai brividi del piacere si ferma, Lucas toglie il viso e le dita dalla figa fradicia, si mette in ginocchio e resta a contemplarmela quasi in adorazione, tutto ciò mi fa impazzire.
Poi con dolcezza mi fa girare e mi fa mettere a quattro zampe.
Docilmente obbedisco.
Lui si mette dietro e comincia con una mano a carezzarmi tra le gambe, mentre con l’altra mi tortura i seni, che per la posizione pendono invitanti.
A un certo punto, mentre le sue dita mi carezzano le labbra della figa gonfie per l’eccitazione, sento la sua cappella puntata contro il buco del mio culetto.
‘Che fai?’ dico con un filo di voce.
So perfettamente cosa vuole fare, infatti, anziché sottrarmi, mi posiziono meglio mentre do un leggero colpo all’indietro.
Lui mi mette due dita nella figa bagnandole, poi me le infila nel culo.
Quindi riprova ad infilare l’uccello.
Ormai sono così bagnata dappertutto, che l’uccello si trova già dentro per due dita.
Lo stesso Lucas ne è quasi sorpreso e si ferma, anche perché ha visto dietro lo scoglio l’ombra di qualcuno che si stava avvicinato.
E’ Gabriele che allacciato a Marie stava osservando.
Solo qualche giorno fa la cosa l’avrebbe fatto imbufalire dalla collera, ma oggi è un altro uomo, così, vedere me a pecoroni con un uccello piantato nel culo, gli provoca una tale eccitazione che l’uccello, pur appena spremuto, riprende di colpo vigore, anche per merito delle esperte mani di Marie che non lo mollano un attimo.
Anche io sono fortemente sorpresa dal suo atteggiamento e, con la coda dell’occhio cerco di non perderlo di vista, così mi accorgo che Marie, dopo essersi messa davanti a lui, si è inginocchiata e con estrema naturalezza ha cominciato a fargli un altro sontuoso pompino.
Lucas, rassicurato, prosegue nella sua operazione, riprendendo ad infilarmi l’uccello nel culo.
In verità adesso sento anche un po’ di dolore, infatti comincia a sfuggirmi qualche flebile lamento: il buchetto non è così allenato, sono poche le volte che ho concesso a Gabriele questo privilegio, così, malgrado tutta l’attenzione messa da Lucas, la cappella, non riesce ad andare al di là dello sfintere, facendomi, quindi un po’ male, anzi un po’ tanto.
Lucas si ferma senza uscire del tutto e comincia a massaggiarmi con dolcezza la figa con una mano, mentre con l’altra ti strizza un capezzolo.
Una nuova ondata di piacere mi assale e, quando lui si accorge che mi sono nuovamente rilassata sotto i tocchi delle sue dita, dà un gran colpo di reni ed entra tutto dentro di me.
A questo punto caccio un urlo e Gabriele nel sentire me, sua moglie inculata così ferocemente, ha immediatamente un lungo liberatorio orgasmo venendo nella bocca di Marie.
Lucas mi chiede ‘Ti ho fatto male, esco fuori?’
‘Non ci pensare nemmeno, continua”.
Con gli occhi cerco sempre gli occhi di mio marito, mi dà una sensazione incredibile essere lì inculata selvaggiamente davanti agli occhi soddisfatti di Gabriele, voglio che veda come godo e quanto mi sento puttana mentre lui mi guarda con il cazzo di un altro uomo tutto nel culo.
Lucas ha ripreso a stantuffare con vigore, ma, dopo pochi colpi, anche lui non riesce più a trattenersi riempiendomi del suo sperma fin dentro le viscere.
Quindi ci lasciamo cadere a terra esausti sotto lo sguardo perso di Gabriele che stenta a riconoscere se stesso.
Marie, si avvicina a Lucas accarezzandogli dolcemente il viso, quindi rivolgendosi a me mi dice: ‘Hai visto quanto è bello e piacevole lasciarsi andare?’.
Io alzo la testa per risponderle qualcosa e solo in quel momento mi accorgo da sopra lo scoglio i due giovani completamente nudi si erano goduti lo spettacolo e lancio un urlo indicandoli agli altri.
Tutti si voltano mentre i due ragazzi fuggono via con il motorino inutilmente inseguiti da Lucas che dopo qualche secondo torna indietro sconfitto: ‘Avevano il motorino’ comunica con un filo di voce.
Marie, con un tono di preoccupazione dice: ‘Mi sa che oltre ai nostri uomini siamo riusciti a far godere anche quei due maiali lì sopra’.
Dio che vergogna!
Gabriele diviene di tutti i colori, protesta che lui l’aveva detto, si arrabbia moltissimo anche se gli altri, me compresa, cercano di sminuire la cosa dicendo che oramai la cosa era accaduto e che al di là della vergogna per essere stati visti, non era successo nulla; per la verità, io dentro di me sono arrabbiata almeno quanto lui: quei due piccoli bastardi avevano giurato che sarebbero andati via, avrei comunque dovuto stare più attenta, ma questo non potevo dirlo, altrimenti avrei dovuto spiegare a mio marito tante cose.
Superato il momenti di rabbia, tutti noi, tranne Gabriele, non proviamo neanche a rivestirci: i due ragazzi se ne sono già certamente andati e, comunque, quello che dovevano vedere già l’avevano visto, che significato aveva adesso coprirsi?
5.
Mangiamo qualcosa di quello che i due uomini hanno comprato, e ci riposiamo un po’; devo fare pipì, mi secca andare da sola, quindi chiedo a Marie di accompagnarmi.
Così nude come siamo rimaste, ci appartiamo dietro alcuni cespugli, e, mentre ci accingiamo a fare i nostri bisogni, all’improvviso ci troviamo di nuovo davanti i due ragazzi con gli uccelli ancora una volta belli in tiro.
Io per lo spavento ho un sussulto, provando ovviamente imbarazzo e vergogna per quella posizione molto intima e faccio uno scatto per alzarmi così scomposto che mi fa invece finire a gambe levate, facendomi esibire sconciamente la mia passera tutta aperta, proprio mentre la pipì esce bagnandomi le gambe.
Che vergogna, così ora mi hanno visto pure mentre faccio pipì: non smetto di arrossire.
Dopo essermi ripresa ed allontanandomi assieme a Marie di qualche metro, provo a coprirmi con le braccia, iniziando ad aggredire verbalmente i due, senza però alzare la voce: non voglio, infatti che gli uomini sentano.
‘Siete dei disgraziati, dei grandissimi figli di puttana e pure bugiardi: mi avevate promesso che sareste andati via: non avrei mai dovuto fidarmi di voi”
Solo allora uno dei ragazzi ci fa vedere una macchina fotografica e sottovoce dice che avevano fatto delle foto interessanti, molto interessanti.
Io istintivamente mi lancio verso la macchina fotografica scoprendo così ancora una volta la mia nudità ‘datemi immediatamente il rullino’.
Ma il giovane mi blocca le braccia e le tiene strette, ammirando il mio bel corpo tutto nudo e impedendomi di tornarmi a coprire.
Poi con un sorrisetto ‘Sarebbe inutile, non siamo mica scemi. I rullini sono già al sicuro’.
‘Ma da lassù cosa avete potuto fotografare, eravate piuttosto lontani’.
‘Non tanto come credi, visto che questa macchina ha uno zoom discreto e poi con il computer oggi si possono fare miracoli, per cui anche se le foto fossero state scattate da lontano, in pochi istanti potremmo ingrandirle per vedere tutti i particolari e quando dico tutti, intendo proprio tutti”.
Allora Marie interviene: ‘Ragazzi, mi sembravate due tipi simpatici, ma evidentemente mi sono sbagliata cosa pensate di fare così?’
‘Non lo so, intanto abbiamo le vostre foto”
Io allora, divincolatami dalla stretta e ricoprendomi con le mani, provo a darmi un atteggiamento di sicurezza e dico.
‘Allora teneteli pure, non capisco però tutto questo accanimento, su qualunque rivista hard ci sono foto cento volte migliori di quelle che avete potuto scattare’.
‘Non è esattamente così; è da stamattina che ci pensavo, da quando ti ho vista, mi sembrava di conoscerti, anche per quello sono venuto in acqua vicino a te; poi finalmente mi è venuto in mente chi sei. Una volta ho accompagnato mio fratello all’università ti ho visto lì’.
Mi sento impallidire, capendo che sono in serio pericolo.
Provo a bluffare ‘Ti sbagli sono una casalinga e dove tu dici non ho mai messo piede, Non ho neanche finito le scuole superiori’
‘Meglio per te, allora non ti importerà niente se le foto scattate oggi cominceranno a girare all’Università nei prossimi giorni”.
C’è un lungo silenzio, poi, capendo che il bluff è andato male, chiedo decisa e con tono duro ‘Cosa volete?’.
‘Non è il caso di parlarne adesso. Ti telefoneremo domani. Dammi il numero del telefonino e non fare scherzetti stupidi, dammi quello giusto, se no le foto arriveranno davvero dove sai tu e ci dispiacerebbe, perché noi siamo bravi ragazzi, davvero. Siete state voi a provocarci”.
Sembro rassegnata dandogli il numero e resistendo alla tentazione di dargliene uno sbagliato ‘ se poi dovessero farlo davvero? con quelle foto in circolazione sarei completamente rovinata ‘ penso.
Quindi torniamo dai mariti che, nel frattempo, si erano appisolati.
Il resto della giornata gli umori sono decisamente cambiati e i due uomini non sanno spiegarselo; torniamo presto a casa in un silenzio quasi irreale e, vista l’aria che tira, nessuno fa alcun progetto per la serata o per il giorno successivo.
Neanche la sera la situazione migliora e sembra di assistere ad una veglia funebre.
Ceniamo in casa, poi un po’ di televisione e quindi ognuno a nanna nel proprio letto.
Quando il giorno dopo arriva in mattinata la telefonata che purtroppo attendevo, sono colta da un sussulto violento che Gabriele non può non notare.
Rispondo al telefono a monosillabi, cercando di appartarmi senza però riuscirci, perché Gabriele, insospettito mi segue.
Quando chiudo la telefonata, mi chiede se ci sono problemi.
Ovviamente gli rispondo vaga che era solo la mia amica Daniela e che comunque oggi non mi sento molto bene.
Quindi riesco ad appartarmi con Marie, alla quale riferisco l’esito della telefonata.
Abbiamo appuntamento in un bar due ore dopo, per parlare della vicenda.
‘Hai visto che casino hai combinato con i tuoi atteggiamenti?’
‘Hai ragione scusami, sono stata proprio una stupida, ma non immaginavo proprio che quei due facessero cose così: a volte sono ingenua, ma mi sembravano due bravi ragazzi”.
Si sente fortemente in colpa, per cui non insisto e lascio cadere l’argomento.
Adesso, però, bisogna trovare una scusa per Gabriele e Lucas.
Così, dopo un po’, Marie dice che vuole approfittare dell’occasione della sua venuta in Italia per fare un giro per le vetrine della città, visto che nel suo Paese la situazione era un po’ diversa.
Ovviamente io l’accompagnerò e non vogliamo tra i piedi i maschietti che si tirano fuori molto più che volentieri.
Ci prepariamo di tutto punto.
Sono molto indecisa e penso a lungo a cosa indossare, mentre immagino cosa realisticamente possa attendermi: sicuramente i ragazzi vorranno vedermi di nuovo nuda (mi ricordo bene i loro sguardi) e forse anche essere toccati, ; oppure vorranno dei soldi, chi lo sa; adesso l’eterno dubbio femminile: che mettere? Come avevano chiesto lì sulla spiaggia: e a quel punto, io che farò? E se poi vorranno andare oltre?
Meglio non pensarci.
Sono talmente depressa che mi viene in mente di mettermi un vestitino qualunque e sotto nuda, probabilmente avrei risparmiato tempo, tanto so bene come andrà a finire.
Mi sento assalire dalla rabbia contro me stessa: sono una docente, cazzo, non avrei mai dovuto lasciarmi andare a quel modo con i due ungheresi.
In fondo si sa che il mondo è piccolo, prima o poi sarebbe dovuto succedere che qualcuno potesse riconoscermi e crearmi problemi sul lavoro.
Non è certo la prima volta che mi spoglio in pubblico, ma un conto è mostrarsi a mare a seno nudo o andare ad una festa con una toilette audace, altro è aver fatto sesso in pubblico ed avere lì la documentazione fotografica pronta per essere distribuita.
Adesso devo solo pensare ad andare a quell’appuntamento che è così maledettamente importante.
Forse riuscirò ad evitare lo scandalo ed allora per l’avvenire starò molto, molto più attenta.
Ma ora non riesco a non vedere tutto nero: per quale motivo i due giovani disgraziati dovrebbero farmi della beneficenza?
O mi cercheranno soldi (a scanso di equivoci porto anche gli assegni) o prestazioni sessuali; mica si accontenteranno di una stretta di mano o una barzelletta.
Allora, cosa fare? è meglio cercare di sedurli sperando che non vadano oltre, oppure è meglio non incoraggiarli?.
Alla fine decido che non metterò assolutamente nulla di provocante e eccitante, però essendo consapevole di come potrebbe finire l’appuntamento, non voglio neanche farmi trovare impreparata.
Dopo averci pensato a lungo, decido di indossare un tailluer importante con la gonna sul ginocchio, per rimarcare le distanze dai due ragazzetti, però sotto indosso biancheria intima molto bella.
Infatti, metto un tanga nero trasparente e un reggiseno pure nero con le coppe ricche di merletti dalla consistenza di un velo.
La forma delle aureole e dei capezzoli è perfettamente visibile, in pratica è come non averlo il reggiseno.
Gabriele, che nel frattempo continua a ronzarmi intorno vedendomi macerare senza capire perché, è assai preoccupato per il mio mutato atteggiamento e pensa che forse in quei giorni abbiamo esagerato, si sente in colpa perché forse è stato troppo con Marie e poco con me, così teme davvero per il nostro rapporto futuro.
Adesso segue un po’ in disparte la lunga e difficile vestizione.
Poi, quando anche Marie è pronta ( per lei la scelta è stata molto più semplice, indossa dei semplici jeans e una maglietta molto aderente che disegna perfettamente la forma del seno), salutiamo i rispettivi uomini dicendo di non aspettarci per pranzo, quindi usciamo.
6.
Marie, mentre andiamo all’appuntamento, prova a rassicurarmi dicendomi che se, come è probabile, i ragazzi pretenderanno certe prestazioni, ci penserà lei, dal momento che è colpa sua, visto che è stata lei a fare quelle cose con me sulla spiaggia: ‘altro che bravi e simpatici ragazzi, sono figli di puttana, come dite voi’ commenta.
Giunti nel bar, vediamo subito i ragazzi.
Dopo poche parole di circostanza, loro dicono che i rullini sono ancora intatti a casa di uno di loro non molto lontano da lì, dove dobbiamo recarci per prenderli.
Però in cambio vogliono avere qualcosa’
Noi due capendo a volo ci scambiamo un rapida occhiata ‘ ecco ci siamo, come previsto – quindi senza fare ulteriori domande seguiamo i ragazzi.
I toni dei ragazzi sono ben diversi da quelli quasi imploranti del giorno precedente: ora hanno acquisito la consapevolezza della loro forza e del loro predominio su noi due. ‘Beh, a questo punto possiamo anche passare alle presentazioni, io mi chiamo Alfredo e lui è Carlo, mentre tu sei Giuliana, lo so, me lo ha detto ieri sera mio fratello, mentre tu invece ti chiami?’
Marie risponde a mezza voce.
Si siedono nella macchina sportiva aperta; Alfredo il più giovane si mette dietro vicino a Marie, mentre Carlo alla guida vuole me vicino a sé; poi ci avviamo, vento nei capelli, verso la casa.
Nel sedermi la gonna è salita ben sopra il ginocchio.
Carlo mi guarda con ammirazione, così ad un certo punto, mentre guida, non sa resistere alla tentazione di allungare una mano per farla salire un poco di più e carezzarmi una coscia.
Io mi irrigidisco.
Tolgo la mano e mi rimetto a posto la gonna.
Carlo smette di fare il gentile e scopre subito le sue vere intenzioni:
‘Forse non ci siamo capiti: quando ho detto che volevamo qualcosa in cambio dei vostri rullini, volevo dire che dovete fare quello che vogliamo, quello che vi chiediamo e mi sembra che la partenza non sia quella giusta. Questi gesti da verginella non sono ammessi. D’accordo? Anzi per favore, cara professoressa, fammi vedere le gambe e subito’
Chiudendo gli occhi vedo scorrere un film dentro di te: tutto ciò che avevo temuto si sta avverando, sarò in balia dei loro capricci.
Oramai sono in ballo.
Con un gesto di stizza mi riporto la gonna a mezza coscia.
‘No bella, non basta, falla salire ancora e sbottona anche la camicetta’
La gonna sale di una altro palmo e la mano corre ai bottoni.
Ne apro uno e fa capolino il nero del reggipetto e la curva dei seni, lui allunga la mano sulla camicia e prova a sbottonarne un altro, ma io lo scosto decisa.
Carlo perde la pazienza: ‘Che ne dici Alfredo, la professoressa è timida. Forse ha bisogno di un maggior numero di ammiratori che la incoraggino. Ora l’accontentiamo subito. Alì mi sembra davvero il tipo adatto, che ne dici?’.
‘Sì hai ragione, portiamole da Alì, sarà molto contento’.
Io e Marie ci guardiamo senza capire.
Si fermano ad una pompa di benzina: non c’è nessuno.
Neanche il gestore è lì, ma quasi subito arriva il suo aiutante, un marocchino che i ragazzi conoscono bene.
‘Alì, mettici un po’ di benzina e guarda un po’ che belle pollastrelle che abbiamo’
Alì si avvicina subito e guarda ammirato me e le mie gambe scoperte, poi mette la benzina.
‘Alì la signora ti vuole dare la mancia guarda’ dice Carlo e afferra il bordo della gonna facendola salire di scatto, scoprendomi il tanga.
Me la riporto a posto con un gesto secco urlando: ‘Non ti permettere più, stronzo!’.
‘Alfredo, dai dammi una mano, forse la signora vuole fargli vedere anche le tette’.
Oramai sono impietrita dalla vergogna: questi sono proprio pazzi!
Così, mentre cerco di fermare la mani di Carlo che mi alza la gonna, sento che da dietro Alfredo mi blocca al sedile cercando di aprirmi la camicetta, malgrado i pugni e l’opposizione di Marie che prova inutilmente a fermarlo.
E’ inutile, sono più forti, per cui dopo un attimo sono completamente esposta, davanti al marocchino con tutte le gambe fuori, esibendo il triangolino del tanga e con la camicetta quasi tutta sbottonata.
Il mio petto rigoglioso ansima nell’impalpabile reggiseno nero.
Fortuna che non c’è nessuno.
Alì è felicissimo, non capisce motivo per cui i due ragazzi facciano una cosa tanto inusuale, ma indubbiamente cerca di trarne il maggior profitto e chiede con insistenza di poter anche toccare tutto quel ben di Dio.
Marie continua a protestare ad alta voce cercando di tirare via Alfredo.
Io, rossa per la vergogna e per la rabbia, mi dibatto inutilmente, bloccata al sedile dai due.
Carlo sembra non appagato: ‘Che ne dici Alfredo facciamo contento Alì o no? Facciamo decidere lei. Cara professoressa Alì è una caro amico e vuole palparti un poco. So che a te non farebbe piacere. Allora però facciamo un patto. Io non ti faccio toccare da lui, però tu farai tutto ciò che noi ti chiederemo. Va bene? Non ho sentito la risposta, va bene?’.
Io non più neanche la forza di rispondere e smetto di lottare.
‘Così va meglio, ora per farlo contento, tu gli fai vedere di tua iniziativa le poppe e il pelo. Questo come anticipo, poi andiamo a casa per il saldo.’
Alfredo mi lascia libera ma io istintivamente, appena riavuto il possesso delle mani, mi copro subito tirando la camicetta sul petto.
‘Ho capito. Alì, vieni’ dice Carlo.
A questo punto ho la certezza di non avere scampo: questi due fanno sul serio, così decido di accontentarli.
Con una mano mi copro il volto perché qualcuno passando non mi possa riconoscere e con l’altra mi abbasso il reggiseno.
Subito con un sussulto le tette rigogliose escono dal tessuto.
Questione di un attimo, subito dopo mi ricompongo ‘Basta, andiamo via”
Carlo mi guarda con aria di rimprovero, ma riparte inseguito per un breve pezzo dal marocchino che, tutto eccitato, grida qualcosa.
‘Cara Giuliana , non ci siamo proprio, se vuoi i rullini ti ho già detto che tu e la tua amica dovete fare le brave. In fondo non ti avevo chiesto niente di grave. Non ho voluto insistere, ma ora che arriviamo a casa devi metterti in testa che devi obbedire.’
‘Ragazzi non so cosa vi siete messi in testa, ma i patti non erano questi, siamo venuti da voi per parlare e per riavere quel rullino, non per essere trattate come avete fatto prima alla benzina. E’ chiaro?’
I due ragazzi non rispondono, ma mi guardano con un sorrisetto idiota stampato sul viso che non promette nulla di buono.
Il percorso in auto è abbastanza breve.
Io ho ancora la gonna alzata fino all’inguine.
Ho provato anche a riallacciarmi la camicetta ma dopo aver chiuso i primi due bottoni, arrivata all’altezza del seni, Carlo mi ha bloccata.
‘Per ora basta così’.
Quando ci fermiamo davanti al palazzo, io, nella macchina decappottabile, sono praticamente nuda ed è in questo stato che hanno il piacere di vedermi due vecchi pensionati, che da tempo immemore quelle cose le ammiravano solo nei film porno che vedevano accanitamente o nei giornali che leggevano di nascosto.
Scendo dalla macchina con le cosce tutte scoperte e il reggiseno esposto tra i lembi aperti della camicetta: ai due vecchietti luccicano gli occhi.
Per fortuna, dopo due passi la gonna ricade al suo posto e, non vista da Carlo, sono riuscita a tirare un po’ i lembi della camicia chiudendoli meglio.
Entrati nell’ascensore Alfredo pigia il bottone dell’ultimo piano.
Carlo che si è messo dietro di me, tanto per chiarire ulteriormente le sue intenzioni, mi solleva nuovamente la gonna. ‘Ma sai che hai davvero un bel tanga- dice ‘ all’ultima moda’.
Alfredo invece ha messo le mani sotto la maglietta di Marie e le ha scodellate fuori le tette.
‘Non vedo l’ora di essere su a casa”
Non avevano calcolato che l’ascensore, chiamato dal figlio sedicenne della vicina, si sarebbe fermato al terzo piano, aprendo le porte improvvisamente e mostrando al ragazzino la scena.
Io ho la gonna completamente sollevata dalle mani di Carlo che girano intorno al mio tanga.
Marie è con le tette di fuori, e con le mani di Alfredo che le stringono.
Carlo pronto dice al ragazzino, che non riesce a credere ai propri occhi e che doveva scendere, di salire fino all’ultimo piano con loro da dove poi sarebbe ridisceso.
Il ragazzo non se lo fa ripetere due volte, così, mentre io e Marie cerchiamo scompostamente di rimetterci a posto, non mi sono accorta che, nell’abbassarmi la gonna, i lembi della camicetta si sono nuovamente spalancati, lasciando alla vista del fortunato ragazzino, quel ben di dio a stento coperto da quel reggiseno ultrasexy.
Il ragazzino non sa dove guardare per primo: il seno di Marie, quello mio, sia pur vagamente coperto, le mie belle gambe, il tanga che aveva intravisto un attimo fa’
Marie protesta : ‘Insomma basta! Non potete farci questo. Se vogliamo parlare di questa vicenda, è per risolverla, quindi non dovete dare scandalo, altrimenti ce ne andiamo’
‘Non vi preoccupate, che ora qui non ci vedrà nessuno’ dice Carlo, infatti la breve corsa e la relativa visione per il ragazzo si interrompe all’ottavo piano.
Mentre il ragazzino rimane nell’ascensore senza avere la forza e la capacità di fare alcun gesto, Alfredo apre la porta di un appartamento tipicamente di studenti, arredato molto sommariamente, abbastanza disordinato e con le pareti ricoperte di calendari di donne nude.
Entrati in casa, i due ragazzi tornano gentili, quasi premurosi; la prendono un po’ alla larga, chiedono se vogliamo bere e di rilassarci, si siedono su un divano, facendo sedere noi due al loro fianco.
La casa è sicuramente di Alfredo, a giudicare dalle foto che ci sono in mezzo alle tante foto di donne nude.
Carlo ha messo una mano sulla mia gamba, facendo nuovamente risalire la gonna fino al tanga; Alfredo ha provato ad infilare una mano nel retro dei pantaloni di Marie per toccarle il culo, ma i jeans sono troppo stretti.
Allora decidiamo che è giunto il momento di parlare chiaro e di andare subito al sodo, chiedendo notizie dei rullini.
‘Calma ‘ risponde uno dei due ‘ c’è tempo. Mettetevi comode. Fa caldo, perché non vi togliete qualcosa?’
Noi ci guardiamo, poi Marie dice ‘va bene, ci spogliamo un po’, ma poi ci date i rullini senza fare storie, e soprattutto ci riaccompagnate senza altre divagazioni ed esibizioni sulla pubblica strada. Se qualcuno la riconosce è inutile che siamo venute qui a farci umiliare da voi OK?’.
‘Iniziatevi a togliere qualcosa del resto ne parliamo dopo. Anzi facciamo che vi spogliate l’un l’altra a vicenda’.
‘No, invece ne dobbiamo parlare adesso se ci spogliamo e ci facciamo vedere nude, poi ci date i rullini?’ incalza Marie.
‘Ehi, calma, non mi sembra siate nelle condizioni di dettare legge, quindi adesso iniziate a spogliarvi, poi vedremo il da farsi, altrimenti quella è la porta, potete anche andarvene. Va bene?’
Alfredo va a mettere un po’ di musica.
Marie, come al solito più pragmatica, si alza, fa alzare anche me e inizia a togliermi la giacca.
Poi decide di stare al gioco (forse i ragazzi avrebbero ceduto prima) e comincia a muoversi a ritmo della musica sudamericana che ascolta ed inizia a girare intorno a me, che invece rimango immobile con le braccia lungo i fianchi.
Pian piano mi sbottona tutta la camicetta e me la sfila: il reggiseno è veramente super sexy, vela solamente quelle forme imperiose..
Istintivamente porto le mani sul petto.
‘Fatti vedere, togli quelle mani e togli anche i jeans a lei. Datti da fare’
Mi scuoto e, come una sonnambula nel sonno, meccanicamente vado dietro Marie, le apro la lampo dei pantaloni e glieli sfilo scoprendo le lunghe gambe e le caste mutandine bianche.
Poi proseguo docilmente scoprendo le sue belle tette, che balzano fuori dalla maglia tirata in su.
Era veramente perfetta, un corpo statuario da modella’.
‘Ora via tutto!, voglio vedere il colore del pelo’- dice Alfredo eccitato.
Sono sempre più in imbarazzo; allora è Marie stessa che, con fare un po’ civettuolo, prima si volta mettendo le mani sui fianchi, poi fa scendere un po’ le mutandine, facendo apparire le curve armoniose del suo culetto, infine, dimenando i fianchi, si volta facendo scivolare gli slip a terra.
E’ nuda.
Completamente nuda!
Una favola!
I due ragazzi applaudono.
Quindi rivolti a me, ancora con la gonna ed il reggiseno: ‘Impara, hai visto come si fa! Questo è il modo migliore per ottenere le cose. Dai vai avanti tu adesso’.
In quel momento si sente girare le chiavi nella porta ed entrano altri due ragazzi.
Immediatamente noi proviamo a ricoprirci alla meglio e chiedendo ‘Chi sono quelli?’
‘Non preoccupatevi sono dei nostri’.
Ma dei nostri cosa? Dei nostri chi? Penso io nel panico più assoluto
7.
I due ragazzi entrano con fare disinvolto nell’appartamento.
Uno è Giorgio, il fratello universitario (anche se da un pezzo aveva lasciato) di Carlo, che non voleva assolutamente perdersi l’occasione di godersi lo spettacolo di una docente in una situazione come quella.
L’altro è Antonio, un loro amico, non proprio un ragazzo, che ben presto, come l’ex universitario, si rivela molto vizioso e con idee molto precise sulla svolgimento della giornata.
Noi rimaniamo interdette, quello non l’avevamo previsto.
Pensavamo di dover soddisfare la curiosità e la bramosia di due ragazzetti, magari avevame previsto anche di doverli soddisfare in qualche modo facendo loro una sega, mentre adesso la faccenda si stava complicando.
Chiediamo spiegazioni ai due ragazzi, mentre proviamo a rivestirci, ma risponde Giorgio: ‘Temevo di aver fatto tardi, ma per fortuna vedo che lo spettacolo è solo appena cominciato’.
Poi si piazza davanti a me e mi scosta con forza la mano con cui provavo a coprirmi il seno ‘Buon giorno professoressa, ma lo sa che le sue tette ai miei tempi erano le più apprezzate di tutta l’Università. Anzi io ho sempre sostenuto che fossero superiori a quelle dell’assistente del prof. Rossi, sì la Santini, che però aveva il sedere troppo grande. Io dalla mia facoltà venivo sempre nell’altra ala, dove insegnava lei. La vedevo sempre passare nel corridoio e dicevo ai miei amici che le sue erano perfette dritte e tese, malgrado siano belle grosse. Si figuri che una volta quando mio fratello Alfredo è venuto in facoltà con me, l’ho portato dritto dritto da lei, per fargli vedere quanto era bona, sa è ancora un ragazzino, è giusto che il fratello grande gli faccia da maestro. A tutti ho detto che le sue tette dovevano essere favolose, l’ho detto e le ho immaginate un migliaio di volte, ma mai pensavo che sarei arrivato a verificarlo di persona. Adesso non crede che dovrebbe darmene la possibilità, non merito un premio per essere stato sempre un suo fan?’
Sentendo nominare il mio luogo di lavoro ed il nome di miei colleghi, mi sento avvampare, cerco di divincolarmi e di ricoprirmi sottraendomi agli sguardi di quel ragazzo: non avrei mai immaginato di trovarmi in una situazione del genere mezza nuda davanti ad un ragazzo dell’università, ad ascoltare apprezzamenti sul mio seno!
‘Basta, me ne voglio andare, questo è troppo’ grido tutta rossa, mentre provo ad armeggiare con la camicetta per indossarla.
‘Troppo? ma se non abbiamo neanche cominciato. Facci vedere queste tette e poi decidiamo il seguito’ Un mio carissimo amico che è stato suo alunno, mi ha raccontato delle volte che lei, con le minigonne, si sedeva alla scrivania aperta davanti, accavallando le gambe: la faceva apposta per farli morire, vero? Quante seghe ci siamo fatti, ed io solo per averlo sentito raccontato, si figuri adesso che lei è qui se la lascio andare via così’
‘Non potete pretendere questo ‘ supplico quasi – ho una dignità ed una posizione, io!’
A quel punto interviene Antonio che sembra davvero un tipo duro e ben deciso.
Si porta alle mie spalle, mi afferra per le braccia strappandomi e buttando via la camicetta che stavo provando disperatamente ad indossare e mi immobilizza le braccia dietro.
‘Beh, devo riconoscere che avevate ragione voi, io non la conoscevo, ma ora che l’ho vista sono d’accordo con voi è una gran figa e mi eccita molto. Certo che però anche la biondina è uno schianto. Sono indeciso da chi farmi fare per primo un pompino: forse da tutt’e due insieme. Intanto cominciamo subito, Giorgio, ora è arrivato il momento di poter ammirare queste famose poppe della professoressa: vediamo se tolto il reggiseno si tengono su o scenderanno clamorosamente; grosse come sono, facile che scendano come cocomeri.’
‘No, no le tette sono a posto, te lo assicuro’ dice Alfredo che aveva ancora davanti agli occhi le scene del giorno precedente a mare.
‘Bene ‘ riprese Antonio ‘ non ho motivo di non crederti, ma preferisco verificare di persona. Allora direi di lasciare a Giorgio l’onore di togliere il reggiseno alla professoressa. In fondo è da così tanto tempo che lo desideri, che mi pare giusto che tu abbia la precedenza’
Di fronte a parole tante esplicite e sentendo quello che avevano in mente i ragazzi io e Marie ci sentiamo morire, non avevo assolutamente previsto che la cosa potesse prendere una simile piega: altro che qualche palpata o, al limite una sega, qui faccenda si sta davvero complicando, si prospetta addirittura un orgia.
Protestiamo vivacemente, gridiamo che non erano quelli i patti ma Giorgio, vi stronca subito.: ‘Mio fratello mi ha raccontato tutto e mi ha detto che generosamente vuole darvi indietro i rullini. Io non sarei d’accordo e personalmente non l’avrei fatto perché mi piacerebbe tenerli, ma dal momento che lui ha deciso così, io penso che almeno dobbiate meritarla questa generosità. Quindi dovete fare le brave, molto brave. Adesso, innanzitutto voglio finalmente vederle queste tette che mi hanno fatto impazzire sempre’
Così, ringraziando Antonio per la precedenza accordatagli, Giorgio si mette davanti a me che continuo ad essere immobilizzata, mi carezza una tetta da sopra al reggiseno, poi delicatamente tira giù il trine di una coppa fino a scoprire il capezzolo.
Io che fino a quel momento avevo gli occhi sbarrati dall’ira e dalla paura, mi sento ora frastornata dall’essere esposta in quella maniera.
Eppure mi viene in mente che forse quel ragazzo aveva ragione.
Tutte le volte che mi accorgo che qualcuno mi guarda e mi desidera d’istinto sono portata a farlo eccitare di più anziché coprirmi o sottrarmi allo sguardo: mi è sempre piaciuto questo gioco di seduzione nel quale io ho sempre avuto il comando delle azioni.
Non ricordo certamente la circostanza delle gambe esposte al di sotto della scrivania all’Università, ma è estremamente probabile che io lo abbia fatto davvero.
Ed allora, colpevolizzandomi al massimo, penso che quella punizione di mostrarmi nuda a quei ragazzi me la sono davvero meritata, quasi fosse un castigo divino.
Mentre sono persa nei miei pensieri, le mani di Giorgio sul mio reggiseno mi riportano bruscamente alla realtà.
Poi Giorgio fa un passo indietro per ammirare quel capezzolo eretto al centro della scura aureola.
Al di sopra delle trine leggerissime del reggipetto raccolto alla base del seno, l’abbronzatura uniforme fa risaltare le vene azzurre che incorniciano il capezzolo.
Infine Giorgio si riavvicina e, con un mugolio di eccitazione, mette un dito al centro, sotto le coppe, e tira su l’indumento liberando le tette dalla loro prigione.
Le mie grosse tette appaiono nel loro splendore e si assestano turgide, erette.
Ho anche i capezzoli duri, probabilmente per la paura (o è eccitazione?).
Quindi armeggiando da dietro, apre la chiusura ed il reggiseno cade a terra.
Antonio mi libera le braccia, ma ormai non ho più neanche la forza di coprirmi, per cui resto immobile al centro della stanza con le braccia distese lungo i fianchi.
Devo essere veramente molto, molto eccitante: nuda dalla cintola in su e ancora perfettamente vestita nella parte inferiore, con quella gonna che mi arriva sopra il ginocchio.
‘Cazzo se avevi ragione! – esclama Antonio ‘ ha delle tette da infarto. Stanno su benissimo, altro che cadenti’.
Giorgio, intanto prova a misurarne la consistenza, stringendole nelle mani. ‘Dio, mi sembra un sogno. Sono delle tette da dieci e lode!’.
Provo a protestare molto vivacemente, dimenandomi tutta: non ci sto proprio ad essere trattata come un oggetto da palpeggiare a proprio piacimento.
‘Adesso basta! Dovete smetterla!!!’
Cerco di divincolarmi, ma le forte braccia dei ragazzi, mi riducono ben presto nuovamente all’immobilità.
‘Fammi sentire: ‘ dice allora Antonio sostituendo Giorgio nel palpeggiamento’ sì confermo, davvero delle gran belle tette: grosse, sode: voto otto’.
‘Come otto – protesta Giorgio, innescando una sorta di gara ‘ vediamo che voto mettete voi due’.
Viene, così, il turno di Carlo che le soppesa a lungo, approfittando anche per stuzzicare i capezzoli.
Alla fine emette il suo verdetto: ‘Nove e mezzo’.
Per ultimo Alfredo che, prima si ferma quasi incredulo davanti a quello spettacolo godendosi la visione mia ancora recalcitrante, poi inizia a toccare per poter emettere il suo verdetto.
Prima ancora che riesca a dire qualcosa, parla per lui e in modo evidente, il suo uccello che, a quel delizioso contatto, si erige ritto da sotto i calzoni.
Aggiustatosi alla meglio i pantaloni per dare spazio al suo arnese, un po’ deriso dagli altri, emette il giudizio finale, assoluto, condizionato, se non deciso, anche dalla improvvisa erezione. ‘Non c’è dubbio: dieci, dieci e lode!’
Segue un momento di pausa, per cui, finalmente libera di potermi muovere, provo a riprendere il controllo della situazione facendo la spiritosa: ‘Vi ringrazio per la vostra votazione cosi alta: i miei colleghi sarebbero stati più severi, loro preferiscono le studentesse. Comunque ora datemi il premio promesso, tirate fuori i rullini, così andiamo via’.
E mi dirigo verso la poltrona per recuperare i miei indumenti con l’intenzione di rivestirmi.
Una risata accoglie le mie parole: ‘Ma come ci vorreste lasciare così presto? non state bene in nostra compagnia?Abbiamo appena cominciato, adesso viene il bello’.
‘Insomma, cosa volete da noi?’ chiede Marie nel suo italiano incerto e colorito.
‘Cosa gli avevate detto di fare?’ chiede Antonio che ormai sembra condurre il gioco, ai due ragazzi.
‘Beh per ora le stavamo facendo spogliare, poi volevamo che si toccassero un po’, boh, poi si vedeva’.
‘Siete proprio dei ragazzetti – lo interrompe il fratello – se vorranno riavere i rullini sarà ben altro ciò che dovranno fare’.
A queste parole Marie mi guarda, mentre io ormai sono decisamente entrata proprio nel pallone, con fare interrogativo: cosa ha nella mente quello?
Marie, che ha colto la mia difficoltà, come promesso si offre di sacrificarsi, a patto che lascino in pace me.
‘Va bene, d’accordo: qualsiasi cosa vogliate fare, fatela con me e lasciate in pace lei. In fondo è meglio farsi una donna consenziente, che avere con la forza due che fanno resistenza. In ogni caso ‘ li minaccia ‘ state ben attenti ad usare la violenza, pensateci davvero bene prima di farlo.’
Risponde Antonio, sempre più padrone della situazione: ‘E’ vostro interesse riavere il rullino; nessuna violenza, quindi, voi siete qui per vostra scelta e ricordatevi bene che voi dovete essere consenzienti per tutto ciò che vogliamo farvi’
‘Cosa volete farci’
‘Nulla di grave o di così terribile: per qualche ora, tutt’e due dovete essere a nostra completa disposizione, essere nostre schiave, esaudendo ogni nostro desiderio, compreso quello di essere legate e possedute più volte, senza mai rifiutarvi, solo a questa condizione vi potremo consegnare i rullini ancora intatti e pronti ad essere distrutti, così da cancellare ogni traccia di quanto documentato. Se non vi sta bene, non c’è problema, potete ancora uscire e andarvene a mani vuote, quella è la porta; quindi a voi la scelta’.
Ci arrabbiamo, scalpitiamo, minacciamo, ma poi dobbiamo arrenderci all’evidenza che, se non faremo come richiesto, per me sarà la fine.
Ancora una volta è Marie, più lucida di me, che prova a trattare.
‘Anche ammettendo che accettassimo quanto richiesto, non accetteremmo mai di essere legate né per vero né per finta, che razza di giochi volete fare? E in ogni caso non potremmo mai essere tutte e due alla vostra mercé. Una di noi deve sempre poter controllare che non facciate cose strane e che non riprendiate quello che succede magari con una telecamera per ulteriori ricatti. Forse ne avete nascosta già una che sta riprendendo.’
‘Non c’è problema, – risponde uno di loro ‘ potete controllare dappertutto, girare tutte le stanze finché non sarete sicure che la cosa per voi finisce qui oggi, senza ulteriori strascichi.’
‘Va bene ‘ dice Marie rinunciando all’ispezione ‘ però la vostra schiava sarò io, a lei potrete solo chiedere di spogliarsi e di fare qualche piccolo giochetto. OK?. Non ditemi che non vi piaccio?’
‘Tu, con quel corpicino delizioso, ci piaci, eccome se ci piaci e fra un po’ te ne accorgerai di quanto ci piaci, ma per quanto riguarda la tua proposta, non se ne parla proprio ‘ risponde Giorgio ‘ io sono qui per lei ed è lei che voglio avere a mia completa disposizione. L’ho sognata tante volte all’Università che la sola idea di averla qui a mia disposizione, mi fa diventare l’uccello duro come il marmo. Fra l’altro fa la ritrosa più di te, e questo rende tutto ancora più eccitante’.
Seguono altre ingiurie, discussioni, implorazioni, ma è tutto inutile, il copione è già scritto, sono io quella che deve sacrificarsi, d’altra parte sono la sola che rischia la reputazione, Marie vive in Ungheria, non avrebbe mai problemi, quindi sono io che devo rimediare, concludono i ragazzi.
‘Siete davvero dei grandissimi bastardi e figli di puttana’ riesco solo a dire tra le lacrime abbassando il capo in segno di resa, avendo capito di non avere alcuna via di scampo.
Uno di loro alza il volume della musica, due portano il letto in ferro battuto al centro della stanza dove c’è più spazio e più possibilità di muoversi, mentre Carlo va in cucina tornando con alcune corde elastiche che servivano evidentemente per il bagagliaio della macchina
Marie, pur completamente nuda, si muove abbastanza tranquillamente per la stanza e non sembra provare grande imbarazzo, mentre invece io, ferma davanti al letto, indosso ancora la gonna pur avendo le tette libere e provo decisamente vergogna; infatti tengo le mani sul seno per provare a coprirmi in un gesto di estrema difesa del mio pudore, malgrado abbia realizzato che, ciò che sta per succedermi, non ammette alcuna pudicizia.
Quando è tutto pronto, Carlo mi dice ‘dai adesso facci questo spogliarello: togliti il resto, ma fallo in modo eccitante’.
Faccio un respiro profondo come per raccogliere le forze e metto le mani sulla gonna, poi, mi fermo, quasi risvegliandomi, ormai esasperata, dico con fermezza ‘Adesso basta non sono più disposta a seguirvi in questo gioco che poi tutto è diventato tranne che un gioco: è vero, avete il coltello dalla parte del manico, ma non potete pensare di potermi fare tutte le sconcezze che avete in mente, tanto meno obbligarmi a partecipare: non mi tolgo più niente, qualsiasi cosa vogliate fare, io resto così’.
Così dicendo mi siedo sul letto e abbracciandomi le ginocchia in estremo tentativo di difesa.
C’è un attimo di sconcerto fra i ragazzi, poi è ancora una volta Antonio che ti chiede: ‘Eh no, mica puoi fare così. Senti bella, o ci hai ripensato e imbocchi quella porta uscendo da qui, oppure se resti sai cosa ti aspetta. Decidi tu, ma fallo in fretta.’
Non mi muovo, ma piagnucolo: ‘Non voglio, non voglio’.
Poi, però, appoggio, in segno di resa, la testa sulle ginocchia, quasi a non voler vedere ciò che sta per accadermi.
8.
Quindi Antonio, visto che non mi decido a muovermi, senza attendere la risposta, prende l’iniziativa; mi spinge con forza la testa all’indietro facendomi stendere mio malgrado, poi approfittando della superiore forza fisica, mi toglie una mano dal seno, legandola ad una spalliera del letto.
‘Non ti preoccupare cara. Capisco che sei un po’ nervosa, ma ti assicuro che ti divertirai molto lo stesso’.
Poi prende anche l’altra mano e la lega all’altro capo della spalliera.
Adesso sono lì impotente, ed offro tuttavia uno spettacolo che deve essere davvero molto sexy.
Il mio corpo disteso su quel letto è davvero molto eccitante con i capezzoli che puntano decisamente verso l’alto e con le cosce scoperte per via della gonna salita nella breve colluttazione.
In mezzo alle gambe, quegli interessati spettatori, possono intravedere il bordo nero della tanga.
Antonio mi carezza una coscia spingendosi fino in mezzo alla gambe.
Poi, mi accarezza il sesso attraverso le mutandine.
Io, tutt’altro che doma, per tutta risposta scalcio con violenza cercando di sottrarmi al contatto della mano che era già arrivata a scostare il bordo del tanga.
‘Cristo! – fa Antonio – , ehi voi, prendete altre corde che le leghiamo anche le gambe.’
‘Ragazzi basta, non esagerate’ prova ad intervenire Marie, subito zittita dai ragazzi che adesso sono diventati minacciosi.
Carlo torna con altre corde e Antonio, aiutato da Giorgio, prima mi afferra una gamba e la lega all’altra estremità del letto poi fa lo stesso con l’altra.
Ho ancora la gonna addosso, anche se questa non si vede proprio per quanto è risalita, così da far intravedere i peli che spuntano da sotto il minuscolo tanga..
Quindi resa inoffensiva la preda, Antonio torna ad accarezzarmi le gambe facendo salire ancora di più la gonna, infine prova a scostare le mutandine lasciandomi così scoperta completamente.
Adesso lì nuda esposta in modo quasi osceno alla visione ed alla mercé dei quattro sconosciuti, inizio a tremare: non sono mai stata una moralista bacchettona, anzi quando ho potuto divertirmi l’ho fatto, cercando solo di non farlo sapere a mio marito, ma non sono mai stata con più di un uomo contemporaneamente, mentre adesso mi senti in balìa di quei quattro balordi e non sono preparata a subire le umiliazioni che mi aspetto arriveranno.
Quindi senza preavviso alcune lacrime iniziano a solcarmi le guance; adesso non sto più piagnucolando, piango davvero, lacrime copiose mi rigano il viso.
Per niente impietosito, Antonio, il più deciso dei quattro, dice a Marie di occuparsi di me.
‘Che vuoi che faccia?’
‘Non lo immagini?’
‘Sì – commenta Carlo entusiasta ‘ c’ha già provato sulla spiaggia ed era una scena davvero eccitante.’
Marie, capisce che è inutile ribellarsi e, pur comprendendo il mio dramma, mi si avvicina, dicendomi sottovoce di chiudere gli occhi ed immaginare Gabriele o Lucas: lei proverà ad usare tutta la delicatezza e la dolcezza di cui è capace, quindi mi chiede scusa e inizia a baciarmi le tette.
Io, che ancora singhiozzo, resto subito sorpresa da uno spasmo provocato da un brivido (sono sempre stata molto sensibile in quella zona).
Quindi, col trascorrere del tempo, sotto l’azione dei sapienti tocchi di Marie, mi accorgo che i baci e le carezze davvero delicate, mio malgrado mi stanno eccitando, infatti i miei capezzoli diventano duri e tesi.
Non c’è neanche bisogno di immaginare Lucas per eccitarmi, basta ‘sentire’ l’azione di Marie.
Nel frattempo i ragazzi si tolgono anche loro i vestiti e, eccitati dalla scena a cui stanno assistendo, si trovano con gli uccelli già in tiro; comunque, oltre a menarselo un po’, non fanno ancora nulla, limitandosi sino a quel punto a gustarsi la scena.
Poi Marie scende più in giù arrivando nelle vicinanze della figa.
Ci gira intorno ottenendo l’effetto di aumentare la mia eccitazione, mentre io adesso (chi l’avrebbe mai detto) desidero solo che la lingua e le dita di Marie mi penetrino.
Allora lei scosta decisamente il tanga sfilandolo per quanto è possibile in quella situazione e sembra volermi accontentare.
Quando questo avviene, con gli occhi chiusi, quasi dimentica della situazione di costrizione in cui mi trovo e di quei quattro che erano lì a godersi lo spettacolo, mi lascio sfuggire un piccolo gemito.
Subito mi maledico, dicendomi che in una situazione di violenza come quella non posso e non devo provare piacere, ma non riesco a trattenermi.
Marie con la lingua ci sa decisamente fare, mentre con le mani mi pizzica i capezzoli.
Con le labbra della figa gonfie per l’eccitazione, che emergono chiaramente fra i peli, offro una visione davvero eccitante per i quattro, anche perché comincio a dimenarmi per il piacere provato.
Quando riapro gli occhi, vedo i ragazzi nudi intorno a te e subito mi rendo conto dello spettacolo che mio malgrado sto dando, ma ormai non riesco più a controllarmi, anzi constatare che la visione che offro ha provocato la reazione di quegli uccelli tutti ritti intorno a me, mi riempie di uno strano e malcelato orgoglio; sembro quasi eccitata dall’idea di essere guardata e ancor di più di sentirmi come preda sacrificata all’altare della pace professionale e familiare.
Antonio, allora va verso una busta di plastica, tornando con un grosso vibratore di dimensioni quasi esagerate, e, porgendolo a Marie, le dice con lo sguardo di usare quello.
Era venuto attrezzato il porco.
Io che, ho nuovamente gli occhi chiusi per il piacere, non mi sono ancora accorta di niente, se non del fatto che le attenzioni dell’amica sono diminuite.
Marie guarda l’oggetto ritenendo che le dimensioni siano davvero eccessive e guarda i ragazzi che però, eccitati dalla visione di quanto accade, la incitano ad andare avanti.
Quando sento i ragazzi che parlano eccitati con Marie, riapro gli occhi vedendo quel coso nelle mani della mia amica.
Allora Antonio tira fuori un coltellino che aveva con sé e, prima che io possa dire qualcosa, con un colpo secco taglia il tanga che schizza di lato come un corpo privato della vitalità.
‘Cosa avete intenzione di fare?’ chiedo, ben sapendo, ancora una volta, quale sia la loro intenzione.
Infatti, vista la titubanza di Marie, Antonio le prende l’oggetto dalle mani spostandola e provvedendo, con gesti secchi e senza alcuna esitazione, a spingere l’oggetto tra le labbra del mio sesso.
Dio che dolore!
Non posso fare a meno di gridare, il colpo mi fa male; infatti, malgrado la già discreta lubrificazione, Antonio non riesce a far scivolare quell’aggeggio dentro.
Marie, allora, capisce che è meglio che intervenga lei stessa se vuole evitare che l’imperizia e la violenza dei ragazzi mi provochino danni.
Toglie il vibratore dalle mani di Antonio, e riprende ad accarezzare le labbra del mio sesso dicendomi, nel contempo, di rilassarmi così tutto sarà più facile, quindi a poco a poco, approfittando della ripresa lubrificazione, inizia ad infilarlo dentro piano piano.
Continua a rilassarmi e ad eccitarmi contemporaneamente e intanto spinge sempre più dentro il vibratore.
La cosa va avanti per un po’ con la mia amica che presta la massima attenzione affinché io non provi dolore, ma Antonio, che ha ormai perso la pazienza e seccato per l’intervento di Marie, dopo un po’ riprende in mano la situazione, dando l’ultimo colpo fino a che quell’arnese non finisce tutto dentro di me.
Altro urlo.
Tutti si fermano temendo di avere esagerato e, immobili, mi guardano mentre io rimango lì immobile, senza dire nulla, con gli occhi sbarrati e con quell’enorme cazzo di plastica tra le gambe oscenamente aperte.
Superata la piccola paura, i ragazzi trovano la scena incredibilmente eccitante e dicono a Marie di riprendere a baciarmi, che così mi trovo con quell’affare dentro e la lingua dell’amica che cerca di cogliere i punti di piacere rimasti accessibili.
Lei, infatti riprende a cercare il mio clitoride, strappandomi, superato il dolore, altri gridolini di piacere.
Giorgio dice agli altri che nessuno faccia scherzi: sono anni che desidera quello, quindi avrebbe avuto lui l’onore di scoparsi per primo la professoressa.
Io mi sento morire.
Gli altri borbottano un po’, si lamentano dicendo che era un’ingiustizia, però alla fine cedono.
‘Usate preservativi, almeno’ chiede Marie.
‘Perché, non mi dite che voi non prendete precauzioni?’
‘Non è per quello, scemo, ma per le malattie”.
‘Dovremmo essere noi a preoccuparci, visto che avete questa strana abitudine di scopare come vi capita e dove vi capita. Noi abbiamo raramente questo piacere: pensa che per il nostro Alfredo è il battesimo del fuoco”
Quindi Antonio, decisamente il più maiale dei ragazzi, mi avvicina e inizia a strusciare l’uccello sulla mia faccia, poi prova a piazzarmelo direttamente in bocca.
Resisto un po’, poi debbo aprirla e lui mi infila il suo coso dentro.
Ho voglia di morderlo, di staccarglielo, invece comincio a ciucciarlo.
L’idea piace molto anche a Giorgio che lo imita, ma io non sono per niente allettata dall’idea di avere due uccelli contemporaneamente nella mia bocca: già uno è troppo!
Così provo, per quanto possibile, ad oppormi, ma, legata come sono, non posso certo oppormi a lungo, così cedo.
Sento la bocca riempirsi della carne, è la prima volta che devo soddisfare due uccelli.
E’ terribile, non riesco quasi a respirare, mi sento quasi soffocare, per cui con la lingua provo a leccare le cappelle per evitare che, non potendomi aiutare con le mani, mi ritrovi gli uccelli infilati dentro la gola.
Ho anche qualche conato di vomito.
D’altra parte la lingua e le sapienti carezze di Marie che ha anche iniziato a far andare su e giù quel vibratore, mi stanno regalando momenti di intenso piacere; sento quella lingua che mi da piacere, un piacere raffinato, soffermandosi sui punti giusti.
Avverto le labbra della figa diventare gonfie per l’eccitazione.
Non ho mai provato un uccello così grosso e quel vibratore mi sta colmando quella lacuna.
Così, quando anche gli altri due ragazzi, prendono a toccarmi accarezzandomi il seno e l’interno delle cosce, mio malgrado, senza preavviso sento montare un orgasmo che non provo neanche a trattenere, gridando per il piacere.
Carlo si stacca da me e, approfittando della posizione a quattro zampe di Marie si avvicina a lei e senza alcuna grazia le ficca il suo uccello dentro la figa, mentre suo fratello Giorgio, eccitato da quella situazione fino a quel giorno solo sognata, non riesce a trattenersi oltre e venendomi in bocca (dando l’addio, forse, ai suoi sogni di scoparmi per primo) e io sono costretta, non potendo oppormi e ospitando nella bocca anche l’altro uccello, a ingoiare tutto.
Appena riesco a parlare chiedo ai ragazzi di togliermi la gonna; non voglio che si sporchi: sarebbe davvero imbarazzante dover spiegare a mio marito quelle inconfondibili macchie.
Loro, resisi conto che, ormai eccitata, non avrei opposto più resistenza, mi slegano le gambe, ma non le mani, quindi Alfredo fa scorrere la zip, sfilandomi quell’ormai inutile indumento.
Marie presa da dietro, continua a leccarmi e io sono ormai impazzita per il piacere.
Subito dopo, lo stesso Alfredo, che sinora aveva osato solo accarezzarmi le tette toccandosi l’uccello, si fa coraggio, e si avvicina a me con la chiara intenzione di essere lui il primo, visto che Giorgio era appena venuto per cui adesso non poteva più accampare più alcun diritto come aveva chiesto.
Non li voglio dentro di me, non li voglio’
Lui, ormai deciso, scostata Marie, sostituisce, alla lingua e al vibratore che aveva sfilato, il suo uccello duro, che scivola dentro con estrema facilità visto che il mio sesso era stato così a lungo dilatato.
Sembra incredulo di averlo fatto, assume una faccia così strana che, per un attimo riesce addirittura a farmi tenerezza.
Viene così battezzato e sono io che sto sverginando il ragazzo, neanche questo mi era mai successo prima.
Lui, comunque, inizia ad andare su e giù sempre più incredulo di quanto gli sta capitando.
In quel momento sono scopata da due uccelli, uno in bocca e uno in figa e, sempre più impotente, ma, forse per questo, sempre più eccitata, mi rendo conto che sto per avere un altro orgasmo, così incito Alfredo a spingere più forte e a non smettere.
Alfredo aumenta i colpi, ma questo ha come conseguenza il fatto che viene subito, lasciando a metà il mio orgasmo, infatti mi scappa un gesto di stizza.
Comunque mi resta la soddisfazione di aver sverginato il ragazzo: complimenti.
Anche Marie, nel frattempo sente aumentare il proprio piacere e riesce a godere quasi contemporaneamente a Carlo che le viene dentro.
Antonio, molto più resistente degli altri, lascia finalmente la mia bocca, dove da tempo il suo uccello aveva trovato ricovero, e mi si mette davanti ammirandomi la figa ancora aperta e bagnata, e il buchetto scuro che risalta nel bianco della pelle in quel punto.
Quindi mi alza le gambe, mi solleva appena sulla schiena, posiziona il suo uccello sul buchetto del culo e prova ad entrare.
‘No, che fai, lì no!’
‘Hai ancora la figa tutta piena dello sperma del ragazzo, non crederai mica che metta il cazzo lì dentro. Hai due buchi, userò l’altro”
Ovviamente protesto e cerco di oppormi, ma questo non fa altro che causarmi solo un maggior dolore.
Antonio, senza scomporsi inizia comunque a far entrare il suo uccello, allora capisco che se mi rilasso probabilmente sarà meglio.
Ci provo, mi inarco sulla schiena assecondando i suoi movimenti e l’uccello scivola tutto dentro.
Mi fa un po’ male, anche per il ricordo di ieri, ma il dolore quasi si mischia ad una sorta di inebriante eccitazione.
Assistere così alla professoressa che viene inculata sotto i loro occhi, sortisce l’effetto di risvegliare, come d’incanto, gli uccelli degli altri ragazzi, così i due fratelli piazzano anche loro contemporaneamente gli uccelli nella bocca di Marie che inizia a fare loro un pompino magistrale, arte nella quale sembra davvero eccellere.
Poi Alfredo, ormai lanciato, si distende sul letto, facendo sedere Marie sul suo uccello e inizia a scoparla.
Giorgio, sfila il suo uccello dalla bocca di Marie e le si posiziona dietro, entrando nell’altro buchetto.
Cazzo viene scopata da tutt’e due insieme!
Le situazioni cambiano di continuo, per cui Carlo decide di cambiare bocca e si mette davanti a me dicendomi di succhiarglielo io l’uccello adesso, cosa che, cercando di eguagliare in bravura Marie, inizio a fare, dimenandomi per il piacere che provo in quel momento.
Anche Marie sembra impazzita di piacere nel sentire i due uccelli dentro di sé e, con grande facilità, arriva all’orgasmo.
Sotto i colpi implacabili dell’uccello nel mio culo, sento nuovamente rimontare l’orgasmo, bloccato poco fa e che questa volta, invece, esplode in modo ancora più violento, mentre dopo pochi secondi sento anche che l’uomo scarica dentro di me il suo seme.
Anche Carlo resiste poco sotto l’azione della mia lingua e, non riuscendo a trattenersi, viene imbrattandomi la faccia e i capelli.
Gli altri due, nel frattempo continuano a scoparsi Marie che ad un tratto sente accelerare i colpi dei due uccelli che quasi si toccano, divisi solo dalla sottile membrana; questo le provoca un altro orgasmo e viene nuovamente, mentre, quasi insieme, viene anche Alfredo.
Giorgio, invece, si ferma in tempo ed evita di venire nel culo Marie; poi senza uscire si mette a guardarmi mentre io, appena inculata e squassata dal piacere sono ancora nella stessa posizione con il buchetto in primo piano e sicuramente dilatato.
Il suo volto allora ad un tratto quasi si incupisce, mi fissa e assume uno sguardo cattivo; quindi, pur continuando a tenere il suo uccello duro più che mai nel culo dell’ungherese, inizia, con quello sguardo duro e quasi truce, a fissarmi negli occhi, mentre io dopo l’orgasmo giaccio ancora abbandonata sul letto con le gambe divaricate e le braccia ancora legate in alto alla spalliera del letto di ferro.
Solo il seno ansante si muove e i capezzoli turgidi segnano oscillando il ritmo del mio respiro ancora affannoso.
La violenza subita mi ha spossata ma anche soddisfatta.
Malgrado la paura e la vergogna, alla fine la libidine aveva preso il sopravvento.
Abbandonata sul letto non sono più l’immagine di una donna violata, ma di una femmina soddisfatta dal sesso ed ancora vogliosa, per quanto un po’ dolorante.
Però lo sguardo di Giorgio, non mi piace, perché mi guarda così mentre continua a tenere l’uccello nel culo di Marie, quello sguardo non promette nulla di buono.
Infatti, ad un certo punto, lui si sfila dal suo culo e con l’uccello, ancora ritto e voglioso, mi si avvicina sibilandomi sul volto: ‘Professoressa cara, quel mio un amico fraterno, tuo allievo, di cui ti parlavo prima, era davvero una persona speciale con cui dividevo le giornate e anche le nottate da studenti. Aveva una ragazza e tante prospettive. Poi incontrò te, anzi il tuo esame. E si è rovinato. Tu non ti puoi ricordare, per te gli studenti non hanno faccia, non hanno storie, ma lui venne da te cercando più volte di superare il tuo maledetto esame, ma quello scoglio si rivelò insuperabile. Alla fine dovette partire per fare il militare, perse l’assegno del papà, poco dopo la fidanzata l’ha mollato, insomma era rovinato, grazie a te. Io ora sto pensando a lui e so, se lui fosse qui adesso, cosa vorrebbe farti.’
Mi afferra una gamba mentre lo guardo senza capire, e la porta in alto: al di sotto dei peli della figa appare, aperto ed ancora dilatato, il buchetto del mio culo.
Quindi Giorgio afferra da terra il vibratore e lo alza in alto.
Quell’osceno, enorme attrezzo viene brandito come una clava. ‘sai che cosa penso ti farebbe il mio amico?’
Lo guardo sempre più spaventata per quello strano cambiamento, gli altri, invece, attendono perplessi, cercando di capire cosa abbia in mente.
‘Penso che si vendicherebbe mettendoti questo in culo!!!’
Mi viene un colpo, la paura ha il sopravvento paralizzandomi, mentre istintivamente cerco di chiudere e di serrare le gambe.
Poi grido: ‘Nooo , sei pazzo mi spaccheresti tutta non puoi essere sadico fino a questo punto!’
‘No cara professoressa, sadismo è quello che hai fatto a lui e a tanti altri come lui, lo sai?’.
Lo sguardo di Giorgio ora mette davvero paura, mentre inizia a spingere con quell’arnese sul buco del culo e mentre io continuo a strillare.
‘Cazzo ragazzi, fate qualcosa è diventato pazzo, fermatelo, questo mi spacca tutta!’
Anche Marie si è messa a strillare e prova inutilmente a fermare Giorgio, quindi gli altri ragazzi capiscono che devono intervenire, Alfredo gli afferra la mano, ma è lo stesso Giorgio che li anticipa.
‘Calma ragazzi, calma, stavo solo scherzando: il mio amico deve solo ringraziarla, questa puttana, perché tornato dal militare dopo essere andato in crisi con l’esame, ha lasciato la famiglia, è andato su a Verona, ha cercato lavoro ed ora ha già un ottimo posto di responsabilità in una grossa ditta di informatica.
Quella troia della sua ex, invece, continua a passare da un ragazzo all’altro, facendosi scopare da mezza facoltà. Invece lui, sono andato a trovarlo poco tempo fa, ogni sera gira con una figa diversa. Quindi il mio amico non ha perso proprio niente lasciando l’università, e tutto questo grazie all’aiuto della nostra inflessibile professoressa troia.’
Ripresami dallo spavento, ma temendo che possa ripetersi un’altra situazione di pericolo, chiedo di essere slegata, anche perché le mani mi fanno male.
Giorgio con l’uccello ancora in tiro dice che prima di slegarmi devo farlo venire.
Stanca della posizione e considerando che ho perso il conto delle volte che quei ragazzi sono venuti su di me o dentro di me in quelle ore, penso che una volta in più non cambierà nulla, per cui gli dico di slegarmi lo stesso, che tanto lo farò venire come chiede.
Una volta slegata mi sento rinascere, riprendo la padronanza dei miei movimenti, poi Giorgio mi dice di girarmi mettendomi a quattro zampe.
Come un automa ormai obbedisco mettendomi a pancia sotto, poi, puntando le ginocchia, sollevo in alto quel gran culo da esposizione, come lo definì un mio occasionale, ma entusiasta compagno di letto.
Le tette oscillano voluttuose verso il basso con un movimento eccitantissimo.
Giorgio è dietro di me rimira il ciuffo di peli che sporgono in alto tra le cosce ancora chiuse, poi infila una mani in mezzo cercando di allargarle.
Tra i peli fradici compaiono le labbra carnose della figa e il buchetto scuro dell’ano.
Giorgio mi accarezza entrambi gli orifizi con una mano mentre con l’altra brandeggia il suo uccello ritto al massimo.
Non perde tempo e posiziona il suo uccello sul buco del culo.
Provo inutilmente a protestare girandomi: ‘No lì basta, mi fa ancora male!’.
Ma Giorgio minaccia di legarmi nuovamente per ottenere quanto desiderato, per cui, pur controvoglia mi rimetto in posizione e Giorgio adesso può spingere il suo arnese e farlo entrare completamente nel mio culo che lo accoglie pienamente, mentre comunque mi scappa un flebile lamento di dolore; quindi inizia a spingere quasi con violenza, riuscendo però incredibilmente a trattenere l’orgasmo.
Gli altri sono tutti intorno a noi a gustarsi la scena.
Non l’avrei mai detto, inculata da uno sconosciuto, mentre altri sconosciuti mi guardano, cercando, per fortuna inutilmente, di farsi drizzare nuovamente l’uccello.
Sono lì esposta, esibita come una puttana qualsiasi.
Quando sente che sta per scoppiare, Giorgio mi sfila l’uccello dal culo e me lo piazza direttamente in bocca, e dopo pochi secondi mi inonda, tra le grida di approvazione degli altri ragazzi spettatori.
Dopo un po’ Carlo, spinto anche da Alfredo, ignorando le proteste di Antonio che vorrebbe continuare, ci dice che il premio per i rullini poteva considerarsi pagato.
Vorremmo andare in bagno a lavarci, ma la paura che i ragazzi possano cambiare idea, ci fa convince a ripulirci alla meglio con dei fazzolettini che avevo nella borsa.
Ci rivestiamo (io sotto la gonna non posso più indossare nulla) e ci facciamo consegnare i rullini.
‘Eccoli, – dice uno dei ragazzi mostrandoli, – però prima dovete regalarci la biancheria in vostro ricordo’.
Intanto Alfredo già aveva raccolto i resti del tanga tagliato prima, probabilmente voleva conservare il ricordo di quel pomeriggio.
Senza stare a discutere, pur di finire in fretta quella storia, Marie si sveste togliendosi le mutandine unico indumento che indossa, quindi si rimette i jeans.
Io sono più titubante, già ho perso il mio bellissimo tanga, adesso mi secca rinunciare anche a quel reggiseno tanto sexy.
Poi, però, vedendo i rullini lì a portata di mano, decido di accontentarli anche stavolta, per cui sbottonandomi la camicetta, mi tolgo il reggiseno e lo porgo ai ragazzi.
I rullini nelle mie mani, finalmente i rullini!
Presi i rullini e dopo averli aperti per distruggerli sotto l’azione della luce, vomitiamo addosso ai ragazzi una serie di improperi, di insulti e di minacce che i ragazzi, convinti di averci soddisfatte e di averci fatto alla fine quasi un piacere, non si attendevano.
E’ vero che avevamo goduto e provato piacere anche in una situazione assurda come quella, ma non possiamo dimenticare che tutto è nato dalla violenza di un odioso ricatto.
Marie è quasi più accanita di me nel riempirli di ‘male parole’.
Alla fine dico loro che non li avrei denunciati (anche perché non sono nelle condizioni di poterlo fare, senza alcuna prova), ma di non farsi mai più vedere neanche all’Università, se non vogliono passare dei guai.
Mentre volano le grida, si sente bussare alla porta.
Tra l’enorme imbarazzo mio e di Marie, qualcuno va a aprire: sono tre ragazzi amici dell’universitario, i quali ovviamente riconoscono subito in me la professoressa, anzi uno addirittura era stato mio allievo e, se ricordo bene, non era neanche andato male all’esame.
Mi sento sprofondare capendo subito che dall’indomani sarei stata sulla bocca di tutti nella facoltà, dal momento che sono più che certa che i quattro si vanteranno sicuramente della loro bravata: fortuna che le voci rimarranno tali, visto che ho fatto sparire ogni traccia di prova.
Seguono minuti di imbarazzo generale, mentre i nuovi arrivati con gli occhi, da una parte cercano spiegazioni ai loro amici, dall’altra osservano l’integerrima professoressa e la sua amica scrutandoci per cogliere la conferma dei loro sospetti.
Gli sguardi degli esterrefatti ragazzi, si concentrano sulle mutandine e sul reggiseno in mano ai loro amici.
Noi non sappiamo come uscire da quella situazione: siamo consapevoli che i tre nuovi arrivati hanno già capito tutto, ma non vogliamo assolutamente dare conferma ai loro sospetti, per cui, senza neanche salutare, proviamo ad uscire, ma uno dei nuovi arrivati ci blocca: ‘Perché così di fretta, professoressa? E’ talmente un onore per noi, che lei sia qui a casa dei nostri amici, che non ci sembra giusto, visto che noi siamo appena arrivati, che lei e la sua amica ve ne andiate già. Poi quei bei ricordini in mano ai nostri amici, ci fanno pensare che siate venute qui non in veste ufficiale, ma da buone amiche.’
Divento di tutti i colori, non so come tirarmi fuori: ci mancava anche il mio allievo, che figura!
Mentre io sono incapace di formulare qualsiasi pensiero, Marie prova a salvarmi ancora una volta ‘Siamo qui perché abbiamo perso una scommessa con dei nostri colleghi professori: dovevamo avere il coraggio di portare della biancheria a casa di universitari a caso. Abbiamo incontrato i vostri amici ed abbiamo consegnato il pegno, pagando la scommessa. Ora ce ne andiamo’.
Ovviamente la spiegazione non convince i tre, istigati anche dai sorrisetti dei loro amici che la dicono lunga sul motivo della nostra presenza in quell’appartamento.
‘Quindi – incalza il più audace dei tre – questa non è la vostra biancheria dimenticata o lasciata qui come ricordo ai nostri amici. Eppure – continua prendendo dalle mani dei suoi amici la biancheria e annusandola – giurerei che questa biancheria è stata appena usata: non è che sotto ora non indossate niente, vero?’
Oramai ridono tutti, rendendo chiaro lo svolgimento dei fatti.
‘Come ti permetti?’ provo ad attaccare.
Ma lui ormai lanciato, avuta la conferma delle sue teorie da un segnale inequivocabile di Antonio, continua: ‘Beh, credo che l’unica sia di controllare, voi che ne dite?’
‘Ma sei impazzito?’ grido ormai sull’orlo di una crisi di nervi.
‘Professoressa – continua imperterrito e serafico quello – da qui non uscite se non abbiamo verificato. Se la scommessa si limitava a ciò che avete detto, vi chiederemo scusa’.
Antonio, divertito per il prolungamento del ‘gioco’, blocca subito da dietro le mie braccia, altri due, mi tengono ferme le gambe, Giorgio blocca Marie, mentre il nuovo arrivato, dopo essersi inginocchiato davanti a me, lentamente fa risalire la gonna fino ad arrivare al pelo che spunta libero.
Si bea per qualche istante della visione, poi annusa il mio sesso, l’odore è inequivocabile, allora dice: ‘Lo sapevo, qui c’è qualcuno che fa discriminazioni: lei ha chiaramente scopato con alcuni di noi e vuole lasciare a bocca asciutta gli altri. E a giudicare dalle condizioni di queste mutandine tagliate, il gioco deve essere stato davvero molto interessante. Cara professoressa, noi siamo per la democrazia paritaria: o a tutti o a nessuno. Visto che a qualcuno di noi lei ha già fatto l’onore, qui bisogna che lei e la sua amica finiate il lavoro’.
Io, che tento sempre di divincolarmi, fulmino con lo sguardo lui e gli altri, poi riprendendo il controllo di me stessa aggiungo:
‘Questo si chiama sequestro di persona e violenza carnale aggravata, ce n’è da finire in galera per un pezzo’ dico tagliente, mentre già le mani di alcuni mi toccano, palpeggiandomi sia le tette libere, con la camicetta nuovamente aperta, che la figa scoperta.
Le mie parole, di fronte al piacere di toccarmi la figa e le tette, cadono nel vuoto.
Mi sento palpeggiare dappertutto, in modo anche violento.
‘Questa è violenza carnale, lo volete capire o no?’ ribadisco gridando.
Alfredo, prova a fermarli e anche Carlo che studia Giurisprudenza, prova a fermare tutti, riuscendo, solo con grande difficoltà, vista l’eccitazione dilagante, ad avvisarli che quanto detto da me è vero e che sinora era andata bene, ma adesso si stavano mettendo tutti in mare di guai.
A loro si unisce anche Giorgio, che in fondo come gli altri due aveva già avuto ciò che voleva, a frenare le comprensibili voglie dei nuovi arrivati, cercando di tirarsi fuori da quella ipotizzata continuazione.
Alfredo dice loro che sono in casa sua, per cui non voleva che andassero oltre; a questo punto qualcuno, a partire dal ragazzo del mio corso, comincia ad avere dei dubbi, mollando un po’ la presa e così, approfittando della situazione di stallo, riesco a divincolarmi, poi mi tiro giù la gonna e, prendendo sottobraccio Marie, mi dirigo decisa verso la porta.
‘Questa me la pagherete!’ aggiungo.
Nessuno ha il coraggio di fermarci.
Quindi usciamo in tutta fretta, lasciandoci accarezzare da un gradevole venticello che spazza via tutti i cattivi pensieri che ci hanno assalite nelle ultime ore.
9 e ultimo capitolo
Passiamo il resto della giornata andando davvero per vetrine, cercando di dimenticare la brutta avventura.
Torniamo molto tardi, ben oltre l’orario di chiusura dei negozi.
A casa troviamo i mariti intenti a vedere una partita di calcio: non diamo spiegazione né ce ne sono chieste.
Gli uomini capiscono che qualcosa di strano deve essere successo, anche perché Gabriele, che mi ha seguito in stanza abbandonando per un po’ la partita, si accorge, mentre mi spoglio, che non indosso biancheria, mentre ricorda perfettamente l’accurata scelta della stessa prima di uscire, ma sia lui, che Lucas non fanno domande, né ci sono approcci da parte loro, benché quella sia la nostra ultima notte insieme.
Gabriele si macera dentro, probabilmente vorrebbe riempirmi di domande, ma si rende conto che ormai forse non è più in condizione di potermene fare.
Nel letto la sera nella mia mente si affollano tanti pensieri.
Il giorno dopo sarebbe stato il giorno della partenza.
Mi sento davvero triste.
La ricerca all’Università è terminata e non sono previsti seguiti, per cui difficilmente avrò occasione di rivedere Lucas.
Non è andata come speravo, non riuscita a scoparmelo per tutta la settimana, come avevo fantasticato a lungo, ma in fondo l’ho avuto ed ho aperto nuovi orizzonti al mio rapporto matrimoniale.
In tutti i casi sono davvero molto presa dal mio bel ricercatore ungherese, l’ho appena ‘assaggiato’ e già devo separamene.
So bene anche che, dopo quanto è successo in questi giorni, sarà ben difficile tornare alla routine delle giornate divise tra lavoro e casa, con qualche scopata con mio marito, che solo occasionalmente raggiunge intensità interessanti.
Sia ben chiaro, sono sempre innamorata di Gabriele, ma sicuramente l’attrazione che provo per Lucas non solo non si è esaurita in quei giorni, ma anzi è anche cresciuta: per lui ho messo a repentaglio l’onore, la carriera, il rapporto stesso con Gabriele.
L’aereo partirà domani nel tardo pomeriggio per cui decido che l’indomani dovrò cancellare la brutta esperienza del giorno appena concluso con una scopata magistrale con il mio bel ricercatore.
Dopo il clima freddo della serata, mi sento in colpa anche con mio marito, il quale ha sicuramente capito qualcosa, eppure non mi ha chiesto niente.
E’ davvero una brava persona Gabriele e sono contenta di essere sua moglie.
In quel letto poco prima mi ha persino chiesto di cancellare quanto è successo nei giorni precedenti con Lucas e Marie: figurarsi lui si sente in colpa per la forte attrazione che aveva avuto per Marie e per gli apprezzamenti che aveva usato nei suoi confronti.
Probabilmente crede che io quel giorno lo abbia tradito apposta per ripicca, magari andando con qualche sconosciuto.
Quanto è lontano dal vero.
Se potesse immaginare la verità, saprebbe che non solo non rinnego niente di quanto è successo tra noi quattro, ma che sono profondamente triste al pensiero che questo stia finendo.
Ho superato, ormai la diffidenza e le piccole gelosie nei confronti di Marie e a tratti addirittura fantastico su quanto potesse essere appagante un menage a quattro.
Non so ancora come, ma sono decisa a dare tutta me stessa per farmi ricordare da Lucas nel tempo, al punto da spingerlo a breve ad una nuova visita in Italia, oppure chissà, Gabriele non è mai stato in Ungheria’
Innanzi tutto bisogna convincere Gabriele che il nostro rapporto non è affatto entrato in crisi per gli avvenimenti di quei giorni.
Il metodo ce l’ho ed è semplice, con mio marito funziona sempre ogniqualvolta ne ho bisogno, però questa sera non ho proprio voglia di fare sesso: sento ancora, malgrado il bagno caldo, l’odore e gli umori di quei mascalzoni.
E poi il mio sesso, è ancora dolorante per la terribile penetrazione di quell’enorme fallo di plastica; per non parlare del culo.
No, adesso non ce l’avrei fatta.
Ciononostante, quella notte, per dimostrare a Gabriele che non è lui il problema, dormo tutta appiccicata a lui, facendo aderire il mio corpo al suo.
Gabriele si sente sollevato e pensa che forse non tutto fra di noi è finito.
Se solo potesse leggere il pensiero, scoprirebbe che mentre sto accucciata vicino a lui, rimurgino su come far diventare indimenticabile la scopata del giorno successivo con Lucas.
Il mattino dopo, sveglia di buon ora, ho ormai preso una decisone: abbatterò con Lucas ogni ulteriore residuo di tabù sessuale che mi rimane: mi farò scopare da Lucas e da mio marito contemporaneamente: avere due uccelli dentro di me, come avevo visto fare la sera prima a Marie, avere la figa ed il culo pieni, è una sensazione dalla quale sono stata sempre attratta, ma dalla quale sono sempre rifuggita.
L’unica grossa difficoltà, è quella di convincere Gabriele a fare una cosa del genere, a mettere da parte la residua punta di gelosia e di pudore che lo attraversa, per accettare di scoparsi la moglie insieme ad un altro.
Certo Marie è stata fondamentale: senza di lei, Gabriele mai e poi mai avrebbe permesso ad un altro di fare ciò che Lucas ha fatto con me.
Ogni tanto a lui piace vedere la moglie desiderata, guardata; quando andiamo a mare, prendo il sole senza il pezzo di sopra e a lui piace vedere gli sguardi ammirati degli uomini ipnotizzati da quelle tette generose che ho; ogni tanto scherzando (ma scherzavo davvero?) gli racconto che qualcuno in sua assenza mi aveva fatto delle avances pesanti, toccandomi anche nei punti più intimi.
A lui piace tutto ciò e sta al gioco, anche se non siamo mai andati oltre.
Ma qui adesso si tratta di accettare che non solo io scopi con un altro uomo (l’ho già fatto nei giorni precedenti davanti a lui), ma che lui e l’altro mi scopino insieme: diventerebbe un punto di non ritorno nel nostro rapporto, oltre il quale c’è l’incognita di cosa dopo possa succedere tra di noi.
No, non sarà per niente facile convincere Gabriele, soprattutto adesso che lui ha soddisfatto le proprie voglie con Marie e inizia ad avere dei rimorsi verso di me per il comportamento troppo libertino.
So di non avere tempo da perdere.
Quindi la mattina successiva, dopo aver svegliato con un bacio il maritino, senza dire una parola, mi alzo dal letto e, nuda come sono, mi infilo le pantofole avviandomi verso la cucina.
Gabriele, ancora in dormiveglia, se ne accorge in ritardo, e prova a fermarmi chiamandomi, ma inutilmente.
Nel salone, Lucas e Marie, già in piedi da tempo, mi vedono passare in quelle condizioni; li saluto con un bacio, prima di sparire nell’altra stanza mentre loro due si guardano perplessi e meravigliati nel contempo.
Subito dopo vedono passare Gabriele con indosso delle mutande, che mi raggiunge in cucina.
‘Ma sei impazzita?’ esordisce Gabriele.
‘Perché cosa c’è di male: nei giorni passati siamo stati più nudi che vestiti, abbiamo fatto di tutto e adesso ti scandalizzi? Anzi visto che sei ridicolo con quell’affare addosso, perché non ti spogli anche tu?’ rispondo e, facendo seguire i fatti alle parole, provo a sfilargli le mutande, denudandolo mentre dalla porta Lucas e Marie fanno capolino incuriositi.
‘Ma sei davvero impazzita allora!’ continua Gabriele mentre si tira su l’indumento.
Per un attimo gli sguardi miei e di Marie si incrociano ed un lampo scaturisce da quello sguardo.
Marie, illuminata dalla complicità che si è creata tra di noi, capisce a volo le mie intenzioni e si inserisce alla perfezione dicendo ‘Certo hai ragione, a volte ci comportiamo stranamente: che senso ha coprirci dopo quanto è successo tra noi’.
Così dicendo si toglie da dosso la maglietta ed i pantaloncini, poi, infine anche gli slip rimanendo completamente nuda anche lei.
‘Ma sono capitato in una gabbia di matti’ conclude rassegnato Gabriele.
‘Su anche voi da bravi ‘ rincaro la dose ‘ spogliatevi che facciamo colazione’.
Pur non capendo ciò che sta succedendo, Lucas si adegua docilmente obbedendo agli ordini della padrona di casa.
Due gesti secchi ed anche lui è tutto nudo con il suo bell’uccello di fuori.
Gabriele, invece, imperterrito tiene su le mutande.
E’ una colazione allegra e spensierata, con noi due donne scatenate nel prendere continuamente in giro Gabriele.
Poi, a colazione ultimata, Gabriele sente sotto il tavolo, la mia mano che si insinua dentro le sue mutande.
Prova a scostarsi, ma il tocco, unitamente alla visione di noi donne nude, ha il potere di far svegliare per bene il suo uccello, per cui adesso ha una certa voglia.
Decide, quindi di far finta di niente godendosi di nascosto quel tocco piacevole.
Ma io non ho certo intenzione di fare le cose di nascosto, per cui dico: ‘Ehilà, è bastato che lo sfiorassi perché quel porcello del tuo affare si ingrossasse subito: guarda Marie, non riesce più neanche a stare nella mutande!’
‘Ma che ti è preso stamane? Ti ha dato davvero di volta il cervello?’ grida Gabriele tutto rosso, alzandosi e confermando agli occhi degli altri due quanto avevo preannunciato.
Marie lo blocca subito congratulandosi per la splendida erezione e, prima che lui possa sfuggirgli, gli afferra l’uccello, scosta le mutande, si china e lo fa sparire nella sua bocca golosa.
Le proteste di Gabriele si attenuano decisamente.
Allora ne approfitto per avvinghiarmi in un bacio profondo e travolgente con Lucas.
Sento sul mio ventre il risveglio di Lucas.
Allora glielo prendo tra le mani guardandolo, poi mi inginocchio riempiendolo di baci: mi mancherà, oh se mi mancherà ‘
Vedendo che Gabriele è omai perso, mi alzo, avvicinandomi a Marie inginocchiata e tutta presa nel suo pompino, sussurrandole con un soffio di voce ‘Mi raccomando, fa’ che non venga’.
Quindi anche io ingoio l’uccello di Lucas, facendolo sparire completamente nella mia bocca.
Quando diviene bello duro, mi stendo vicino a Marie e lascio che Lucas mi penetri.
Voglio godere ogni istante di quel momento così piacevole, fissare nella memoria il ricordo di quelle braccia, di quel corpo statuario e della abilità che lui ha nel prendermi.
Apro gli occhi e vedo il sesso di Marie così pericolosamente vicino alla mia faccia: ne sento l’odore, ne percepisco gli umori che iniziano a fuoriuscire dal suo mistero.
Ho deciso di rompere ogni tabù, per cui la tentazione di provare è davvero forte: d’altra parte Marie il giorno prima mi ha dimostrato che tutto ciò poteva essere piacevole, ma una cosa è essere baciate, toccate, leccate, altro era farlo io ad una donna.
Marie percepisce qualcosa, per cui cerca di approfittarne sistemandosi meglio, allarga le gambe e si posiziona in modo che il suo sesso sia ora proprio sopra di me.
Lucas spinge regalandomi piacere.
Vedo il sesso di Marie così vicino, la tentazione è davvero grande, basterebbe tirar fuori la lingua per sentire che sapore ha quello che solo pochi giorni prima mi avrebbe fatta inorridire.
Così, mentre Lucas continua a spingere dentro di me, allungo una mano e le sfioro appena l’interno delle cosce.
La reazione di Marie a quel contatto è violenta, ha una contrazione di piacere così forte che quel semplice contatto le provoca rapidamente un orgasmo violento.
Sento le gocce del suo piacere che scendono e mi volto per evitare che mi finiscano sulla faccia.
Più di una volta Marie, sotto la spinta dell’orgasmo mette il suo sesso pericolosamente sul mio viso, ma a me, alla fine, manca però il coraggio di provare quell’esperienza fino in fondo e mi scosto definitivamente.
Capisco che Lucas non può resistere ancora a lungo e lo faccio spostare, quindi mi avvicino a Gabriele; gli prendo l’uccello in mano, togliendolo dalla bocca di Marie, gli do qualche leccata anche io, poi lo faccio stendere e mi siedo su di lui, facendolo entrare completamente dentro di me.
Gabriele fortemente eccitato, inizia a dare colpi furiosamente, ma io lo conosco perfettamente e so sottrarmi al momento giusto per evitare di farlo venire.
Quindi chiamo Lucas che aveva iniziato a farsi toccare da Marie e, con un cenno, gli dico di mettersi dietro di me: li voglio tutt’e due i miei amori, quello di sempre e quello della passione recente.
Lucas è un po’ perplesso, non ha capito bene, ma Marie, che ha ancora una volta capito tutto al volo, è di nuovo mia complice in questo passaggio.
Quindi quasi accompagna Lucas verso il mio di dietro, lui si ferma ad ammirare il buchetto chiuso, ma desideroso, lo allarga con le mani e prova ad infilare un dito dentro.
Poi si aggiusta meglio, Marie gli prende l’uccello in mano e lo posiziona all’altezza del mio buchetto, ed è lei con le sue mani che prova a spingermelo dentro per infilarlo.
Gabriele si accorge di qualcosa, ma non si è reso ancora conto bene di ciò che sta succedendo.
Mi piego meglio in avanti per facilitare la penetrazione, poi Lucas, con un colpo più secco, riesce a far scivolare l’uccello nel mio culo.
Allora Gabriele, avvertendo la presenza dell’altro uccello, chiede ‘Che succede?’
‘Non preoccuparti, amore, continua a spingere, succede solo una cosa bellissima, meravigliosa, incredibilmente piacevole”.
Marie, allora si avvicina a Gabriele baciandolo con grande trasporto, quindi si accovaccia su di lui facendo in modo che la sua figa, vogliosa e ancora decisamente insoddisfatta, sia all’altezza giusta e Gabriele, a differenza mia, non si fa pregare per allungare le mani e la lingua per toccare, baciare e leccare il sesso di Marie.
Io, con gli occhi chiusi mi godo ogni istante di quel piacere mai provato, sentendo che i due uccelli, pur se infilati in buchi diversi, spesso danno l’impressione di toccarsi dentro di me, e arrivo ad impazzire di piacere immaginando ciò che deve pensare Gabriele nel sentire anche lui un altro uccello dentro sua moglie.
La faccia di Marie si è venuta a trovare vicinissima al mio viso e, approfittando del fatto che tengo gli occhi chiusi, prova a baciarmi.
Inizialmente, tutta presa dal piacere, non faccio caso a cosa stia succedendo e sembro quasi contraccambiare il bacio.
Dura solo pochi istanti, perché quasi subito realizzo che la bocca che mi bacia è di Marie, per cui, aprendo gli occhi, mi scosto bruscamente: Marie forse ci resta male.
Improvvisamente Lucas accelera in modo quasi spasmodico i suoi colpi, spingendo ora con violenza.
Anche io sento che sto per venire e mi lascio andare con dei gemiti che testimoniano il mio immenso piacere, anticipando solo di pochi istanti Lucas che scarica il suo seme dentro di me.
Poi, prima che anche Gabriele venga, mi sposto.
Ho deciso, come premio, di far venire mio marito nella mia bocca: so quanto gli piace.
Inizio a passare la lingua sul suo uccello duro come non mai.
Marie a quel punto si stende su Gabriele e prova a baciargli anche lei contemporaneamente l’ uccello.
Gabriele adesso sembra impazzito: due bocche esperte e quasi fameliche, si stanno contenendo il suo uccello leccandolo insieme e dedicandosi a lui come mai gli era successo prima.
Io ho goduto con due uccelli, è giusto ora che il suo uccello goda con la bocca di due donne.
In quella situazione concitata, più volte le nostre lingue si sfiorano, quasi vengono a contatto, ma adesso non sottilizzo più: non la cerco certo, ma non la evito.
Sottoposto a quelle attenzioni così particolari, l’uccello di Gabriele ha un sussulto e un attimo dopo esplode schizzando il suo seme come vulcano in eruzione.
Io e Marie non sembriamo paghe di quanto ricevuto e continuiamo a contenderci da buone amiche quell’uccello, fino a che non si smoscia completamente.
Le nostre lingue a questo punto, contendendosi le ultime gocce di sperma, a volte si uniscono quasi in bacio ricercando il sapore di mio marito, ma poi, ripreso il controllo di me stessa, ancora una volta mi scosto.
Gabriele che finalmente ha riaperto gli occhi, rimane senza parole davanti alla scena delle due donne che si baciano, nella quale fatica a riconoscere la sua Giuliana.
Passiamo il resto della mattinata finalmente senza le inibizioni che Gabriele aveva mostrato prima: rimaniamo nudi, facciamo la doccia insieme e prima di pranzo ci amiamo con un’altra indimenticabile scopata a quattro.
A tavola, con la partenza ormai imminente, divento esplicita, dico che mi piace questa situazione che si è creata tra di noi e che non ci voglio rinunciare più e chiedo ufficialmente a Gabriele di andare presto in Ungheria a trovare i nostri amici, per riprendere il discorso iniziato in questi giorni, dicendo in conclusione, che ho ancora enorme voglia di scopare, di scopare e di scopare ancora con loro.
Mio marito, allungando ormai disinibito una mano verso il sesso di Marie e accarezzandolo tranquillamente (non l’avrei mai detto!), promette che mi accontenterà appena possibile (in realtà accontenterà anche se stesso).
Una strana e sgradevole sensazione però mi sta accompagnando: da quando ho iniziato questo discorso, ho l’impressione che da parte di Lucas non ci sia quell’entusiasmo che mi aspettavo, che sia sfuggente rispetto a questo argomento; ma forse è stata solo una mia impressione.
Quando si fa l’ora, accompagniamo Lucas e Marie all’aeroporto.
Dopo che mi sono appartata un po’ per ‘salutare’ meglio il mio caro amico ungherese, così come altrettanto ha fatto Gabriele con Marie, mi sono trovata di fronte Marie: segue un abbraccio lungo e pieno di trasporto, entrambe siamo partecipi di quel segreto che ci accomuna, quell’esperienza brutta ed indimenticabile al tempo stesso.
Sono anche consapevole che lei è stata la prima donna che mi ha fatto conoscere esperienze omosessuali e che sono stata sul punto, oltre che di baciarla sulla bocca, di leccarle anche la figa,.
‘Sei un donna eccezionale ‘ le dico ‘ oltre ad avere un viso ed un corpo splendido, sai essere assai comprensiva verso tuo marito, complice quasi; forse sei troppo disinvolta per come sono fatta io, però non hai le inibizioni e le remore che ho io; vorrei essere come te, avere lo stesso tipo di rapporto che hai tu con Lucas: ti invidio, sai?’.
‘Sai devo confessarti un segreto, non so da dove iniziare’.
‘Che segreto, non tenermi sulle spine, dimmi’.
‘Tu non sei più solamente il desiderio, l’ossessione, quasi di Lucas, ora sei diventata mia amica, sento di volerti molto bene’.
‘Ma ti decici?’
‘Va beh, chiudo gli occhi e lo dirò tutto d’un fiato: Lucas non è mio marito, ma è solo un mio carissimo amico. Lui non è neanche sposato ed io non sono quella che credi, faccio l’entreneuse nel locale dove mi hai vista quella sera. Perdonami, ma Lucas era pazzo di te, voleva averti, doveva averti a tutti i costi, ha pensato a te per un anno intero, così ha creduto che solo lasciando che tuo marito si scopasse sua moglie, forse avrebbe avuto la possibilità di avere te. Mi ha chiesto di aiutarlo ed io, in nome dell’amicizia che ci lega e allettata dall’idea di vedere il vostro Paese, ho accettato. Ho giurato che non te lo avrei mai detto, ma in questi giorni mi sono molto legata moltissimo a te, e poi l’avventura che abbiamo vissuto ci ha unite ancora di più: ti voglio davvero bene. Sei tu la donna eccezionale: tuo marito dovrebbe essere fiero di te e della tua bellezza. Potrai mai perdonarci, riuscirai mai a perdonare me?’
Sono sorpresa, confusa, stordita non so cosa rispondere.
Mi sento tradita, ingannata, per un attimo sento il mondo che mi crolla addosso.
Ecco perché Lucas non ha fatto i salti di gioia alla notizia che presto io e Gabriele li raggiungeremo.
Oltre tutto provo ad immaginare cosa potrebbe pensare Gabriele quando, andando in Ungheria, la verità verrà a galla.
Lì Lucas è conosciuto, facile, quindi, che parlando con qualcuno dei suoi amici la cosa sicuramente salterà fuori.
D’un tratto una serie di problemi mi si parano davanti.
Guardo Marie è diventata piccina, probabilmente vorrebbe sparire sotto terra, eppure ha avuto il coraggio di dirmi quella cosa, neppure Lucas me ne ha mai fatto cenno.
Resto pensosa qualche istante, sono certamente arrabbiata, ma non riesco ad esserlo a lungo: loro due mi hanno fatto conoscere un piacere diverso da quello a cui ero abituata, per cui anche se mi hanno ingannata, devo a loro il nuovo rapporto che ora ho con Gabriele.
Sorrido alla mia amica che continua a guardarmi a capo chino con grandi sensi di colpa.
Sì, i problemi ci sono e saranno ancora maggiori a Budapest quando andremo a trovare Lucas, ma adesso tutto ciò non ha importanza, all’Ungheria ci penserò successivamente, ora voglio godermi il ricordo solo delle cose belle di questi giorni appena conclusi, quella sarà stata un’altra storia, forse un altro capitolo della mia vita..
Certo che alla libertà mentale che ho acquisito in questi giorni, adesso non voglio più fare a meno, anche a costo di rinunciare al mio bel ricercatore.
‘Non preoccuparti ‘ dico abbracciando ancora con trasporto la mia nuova amica – sono rimasta sicuramente sorpresa, forse sono anche un po’ arrabbiata: non so che dire, davvero mi avete combinato uno scherzetto che da Lucas non mi aspettavo proprio.
Però sento che devo comunque ringraziarvi per ciò che mi avete insegnato e, soprattutto avete insegnato a Gabriele.
Per merito vostro, tra me e mio marito, da oggi sarà sicuramente diverso e, credimi, io a ciò che ho scoperto grazie a voi in questi giorni, non vorrò rinunciarvi più. Mai più.’
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…