Il telefono
Carlotta e il suo telefono, una cosa sola, da quando lavora in quell’ufficio.
Ne conosce a fondo ogni particolare, le sue dita sottili e nervose scivolano sui tasti come se danzassero, una danza accompagnata ora dallo squillo, ora dal ritmo dei toni ad ogni pressione dei polpastrelli.
Il suono, il rumore del ricevitore che si alza e si abbassa, le note create dai tasti sui quali le mani si muovono come sopra ad un pianoforte, la musica di attesa per i clienti in linea, la voce e il respiro della ragazza, quando tira il fumo della sigaretta o lo espelle dalla bocca, l’impercettibile crepitio della carta che brucia: Carlotta e il suo telefono, una cosa sola.
Gesti meccanici, automatici, ma non per questo privi di vita e di calore, esattamente come ciò che accade, da un po’ di tempo, con Andrea.
Tutto è cominciato con un bacio, un semplice bacio scambiato quasi per caso, con non curanza. Con altrettanta non curanza, nel corso del tempo, si sono spinti oltre, sempre durante le pause dal lavoro, col rischio di essere scoperti da qualcuno, sempre senza chiedersi perché, senza darsi spiegazioni, senza pensare a quello che accade e senza che ciò possa in alcun modo modificare i loro rapporti, da sempre improntati a rispetto, cordialità e nello stesso tempo distacco.
Sesso, solo sesso, meccanico, automatico, ma non per questo privo di vita e di calore, lo stesso rapporto che Carlotta ha con il proprio telefono.
Sfruttano ogni momento opportuno per concedersi piccoli gesti che sono tanto naturali quasi noncuranti, quanto perversi e a volte eccessivi nella loro sconvolgente semplicità.
Strusciarsi insieme tra il tavolo e la fotocopiatrice fino a raggiungere l’orgasmo, per poi toccare con mano il reciproco piacere esploso dentro ai pantaloni.
Annusare, anche soltanto annusare il cazzo di Andrea, quando lui lo tira fuori stando in piedi davanti alla scrivania dove lei è seduta, quell’odore forte, intenso.
Queste sono le cose che fanno impazzire Carlotta, semplici gesti, in sé e per sé considerati, fini a se stessi.
Anche quel giorno, un giorno come un altro, durante la pausa pranzo sono da soli in ufficio.
Carlotta è seduta al suo posto, squilla il telefono, solleva la cornetta, il tono di voce è professionale, la conversazione si preannuncia lunga e noiosa, la ragazza ascolta con poco interesse ciò che ha da dire il suo interlocutore annuendo con dei si o semplicemente col tono della voce. E’ protesa in avanti con i gomiti appoggiati sul tavolo, la maglia nera di lana che indossa tende a sollevarsi, così come i pantaloni, dello stesso colore della maglia, tendono ad abbassarsi ed allargarsi poco sopra il sedere, lasciando inevitabilmente spazio al filo del perizoma di pizzo nero che risalta sulla schiena bianca e ben disegnata.
In quel momento arriva Andrea con dei fogli in mano per fare delle fotocopie, osserva la schiena nuda e il filo di pizzo, lo sposta con la mano destra e comincia a massaggiare lentamente con il dito medio l’ano della ragazza. Con l’altra mano inserisce i fogli nella fotocopiatrice e incomincia a fare le copie che gli servono.
Carlotta non dice una parola, non si volta e non si muove, come se non stesse succedendo nulla, nemmeno quando il dito di Andrea, con una leggera ma inesorabile pressione si fa strada e affonda dentro al suo culo. Adesso è tutto dentro, ruota verso destra, verso sinistra, lo estrae quasi completamente lasciando all’interno solo la prima falange, poi lo spinge di nuovo tutto fino in fondo e lo muove all’interno in senso circolare come se volesse frugare dentro al culo. Le pareti dell’ano, strette, elastiche ed asciutte si chiudono come una morsa intorno al dito.
Carlotta continua la telefonata e risponde tranquilla al suo interlocutore non tradendo alcuna emozione; si raddrizza leggermente sulla sedia, appoggia la cornetta del telefono tra l’orecchio e la spalla sinistra, aspira vigorosamente il mozzicone di sigaretta che ormai sta bruciando vicino al filtro e la spegne nel posacenere espellendo il fumo dalla bocca con decisione. Dopodiché, sempre senza voltarsi, prende con la sua mano la mano di Andrea, l’allontana lentamente dal suo sedere, l’avvicina al viso e comincia ad annusare estasiata quel dito che fino a qualche istante prima è stato dentro al suo culo.
Si gira leggermente, guarda Andrea, guarda il dito che continua a tenere nella sua mano’poi lo porta alla bocca e comincia a succhiarlo, simulando un’attività di sesso orale, dopodiché conclude la telefonata e appoggia il ricevitore.
Adesso sono uno di fronte all’altra, lei seduta e lui in piedi.
Carlotta sorride maliziosa al suo compagno di giochi e gli sbottona i pantaloni. Il cazzo è già duro: abbassa leggermente l’elastico delle mutande, lo prende in mano e tira giù la pelle fino in fondo. Si aggiusta una ciocca di riccioli biondi dietro all’orecchio e poi, come piace a lei, annusa la cappella emettendo dei sospiri di sognante soddisfazione con gli occhi appena socchiusi.
La mano di Andrea massaggia la testa della ragazza, le dita affondano tra i riccioli dorati, la lingua di Carlotta ora massaggia il cazzo dell’uomo e la cappella affonda lentamente tra le labbra. Si sentono solo i sospiri di lui e il rumore delle labbra che succhiano, rumore che Carlotta accentua volutamente.
La ragazza interrompe per un attimo, guarda Andrea, sorride, sistema nuovamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio e lascia scivolare dalla bocca un filo di saliva che cola sulla cappella gonfia è già umida. Riprende a succhiare e la saliva cola dalle labbra sul cazzo fino ai testicoli.
Lei capisce che l’uomo sta per esplodere, si ferma, lo allontana dalla bocca e si guardano negli occhi.
La mano di Andrea che prima accarezzava dolcemente la testa della ragazza adesso afferra con forza i capelli, l’altra mano assesta dei colpi vigorosi al cazzo, sempre più gonfio, tutti e due ansimano, lui aspettando di portare a termine il lavoro e lei aspettando di poterne cominciare un altro’
Carlotta massaggia con una mano i testicoli, con l’altra sistema i capelli dietro alle orecchie e sulla nuca, improvvisamente partono i primi schizzi, bollenti e densi, che la raggiungono sulla fronte e sui riccioli biondi vicino alle tempie; la ragazza emette dei gemiti ad ogni schizzo che la colpisce, apre la bocca e tira fuori la lingua come per dimostrare di volerne ancora. Viene subito accontentata, altri caldi schizzi arrivano in bocca e sul mento, altri colano sulla sua mano che nel frattempo ha preso il posto di quella di Andrea alla guida del cazzo.
Solo una piccola parte dello sperma viene ingerita da Carlotta, il resto esce dalla bocca e cola dalle labbra, dal mento, fino a gocciolare sul telefono.
Non immaginava che potesse venire così tanto, l’odore è fortissimo, si ferma, chiude gli occhi, avvicina il cazzo ancora duro al naso e inspira profondamente. Sul suo viso completamente bagnato compare un’espressione sognante e soddisfatta.
Andrea è sfinito, gli tremano le gambe, prende un fazzoletto dalla tasca e si pulisce.
Carlotta guarda la sua mano sporca, distende le dita che tuttavia rimangono unite le une alle altre da tanti fili di sperma quanti sono gli spazi tra le falangi, altre chiazze sono raccolte sul palmo.
Avvicina la mano alla bocca e tirando fuori tutta la lingua lecca prima il centro della mano, facendo in modo che lui possa osservare bene la scena, poi passa alla pulizia delle dita, una dopo l’altra, con cura e dedizione, molto lentamente, fino a non lasciarne più nemmeno una goccia.
Terminata questa magnifica operazione raccoglie con le mani lo sperma finito sui capelli, sulle tempie e sul mento per poi portarle nuovamente alla bocca e leccare. Con la lingua ripulisce il labbro superiore e quello inferiore.
Ora il suo viso è pulito, rimane solo una leggera patina ormai secca sulla pelle e l’odore, l’odore forte ed acre a ricordare il piacere di entrambi.
Lo sguardo di Carlotta adesso è fisso sul telefono ancora sporco, solleva la cornetta, la lecca e la succhia, facendo un leggero rumore con la bocca.
Tutto ciò avviene senza che i due si rivolgano la parola, stanchi ma soddisfatti, si allontanano ciascuno in un bagno diverso, quasi a ristabilire un pudore e un’intimità perdute; si lavano e riprendono a lavorare come se nulla fosse successo, solo un sorriso complice e divertito ogni volta che, durante il resto della giornata, i loro sguardi si incrociano.
Ormai in ufficio sono arrivati anche gli altri, pur essendo in mezzo a tanta gente, Carlotta è sola, sola con il suo telefono.
Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi
grammaticalmente pessimo........