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Racconti Erotici Etero

In ascensore a Milano.

By 22 Agosto 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero a Milano per una conferenza sulle acque e la sera scendevo in ascensore per la cena. Al piano di sotto entrarono alcune persone, compresa una donna che si mise davanti a me. Ad ogni piano saliva qualcuno e questa si faceva sempre più a ridosso, spinta da chi entrava. Insomma, apri chiudi spingi di qua, spingi di là, sentii la presenza dei suoi glutei sul mio uccello che cominciò a reagire. Cercai di spostarmi perchè non mi sembrava conveniente e poi vattela pesca come poteva prenderla la fanciulla in questione. L’uccellino mio fu quindi lontano dalle sue mele e, pur stentando un po’, ritrovò la posizione di riposo, ma al piano dopo altre persone salirono e l’amica mi si accostò ancora di più. A quel punto confesso che ero in non poco imbarazzo perchè stretto nell’angolo senza alcuna possibilità di fuga. Cercavo di non pensare alla situazione per farlo stare buono. Ma ecco il patatrac, lei piegò appena la testa verso di me con un leggero sorriso al quale seguì il movimento del suo bacino per centrare bene una morbidezza che faticosamente ero riuscito a mantenere e che tale non fu più da quel momento. Appena dritto come si conviene, al nuovo ingresso di altri, spinse su di me in maniera decisa, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno perchè i suoi glutei su di me non li avrei abbandonati per niente al mondo. Cominciò a muoversi sfruttando come scusa ogni minimo movimento di qualcuno, anche se era all’angolo opposto. Poi fermò il bacino e cominciò a muovere i glutei come per avvolgerlo e con la mano che era rivolta verso la parete mi accarezzò la coscia. Le sfiorai il dorso e subito conquistai la sua coscia sul retro, proprio sotto il suo sedere. Questo gioco continuò per gli ultimi 3 o 4 piani. Andammo a tavola per la cena ognuno al proprio tavolo. Contrariamente al solito, dopo cena, mi sedetti su una poltrona nella sala lettura, adiacente a quella da pranzo. Ero in una posizione tale da poterla vedere. Fingendo di sfogliare una rivista, controllai se volgeva lo sguardo verso di me. Lo faceva a più riprese e ritenni giusto e doveroso ricambiarlo sottolineando il mio con un lieve sorriso. Appena finita la cena si alzò e si avviò verso l’ascensore. Si muoveva piano sotto il mio sguardo ormai insistente. Appena l’ascensore arrivò e la porta si aprì indugiò ad entrare come per aspettarmi. Non mi feci attendere. Soli, premette il pulsante dell’ultimo piano, si girò verso di me, appoggiò la fica all’uccello e mi offrì i seni che afferrai e dove immersi il viso. Le sollevai la gonna, lei sbottonò i calzoni e la sua pelle in mezzo alle cosce accolse la mia cappella. Un piano appena e si scostò lo slip per avvolgermi con le grandi labbra, stuzzicarlo con i peli. Riuscimmo a non venire, ma fu dura per entrambi! Ce lo dicemmo dopo che, entrati in camera, senza neanche fiatare ci unimmo con foga. L’appoggiai alla porta prendendola sotto le cosce, sollevò le gambe intorno ai miei fianchi ed entrai dentro di lei fino in fondo senza neanche bisogno di indirizzarlo. Le toccai l’utero ed in un attimo gli orgasmi ci travolsero. La notte fu piena, al mattino dopo arrivai ben in ritardo alla conferenza e lo stesso fu per lei ai suoi impegni.

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