La primavera incombente iniziava a farsi sentire e, nonostante fossero solo le sette e trenta, l’aria frizzante delle mattine invernali sembrava un pallido ricordo, sostituita da più tiepide temperature di mezza stagione. Mancava ancora mezz’ora al suono della campanella ma Fabio e Raffaella, come d’abitudine, si dirigevano già verso l’istituto scolastico superiore che frequentavano, a pochi isolati dalle loro abitazioni.
Erano vicini di casa da sempre e compagni di scuola da ormai cinque anni, ma solo negli ultimi mesi era nata l’abitudine di andarci insieme. Un’abitudine cominciata quasi per caso in un giorno di pioggia e con un solo ombrello a disposizione per affrontare il viaggio di ritorno. Raffaella usciva di casa attorno alle sette e venti, aspettava Fabio al suo portone, sito lungo il tragitto, dopodiché i due proseguivano insieme per la loro destinazione comune.
In quei pochi minuti, tra loro si era creata una buona complicità. Non proprio un’amicizia, ma un legame di reciproco affetto e stima tra due persone affini. Anche se, a vederli insieme, così differenti d’aspetto, questa comunanza di vedute non appariva poi così evidente. Raffaella era una ragazza alta poco meno di un metro e sessanta, con capelli a caschetto castani, un viso con un perenne trucco leggero sul quale spiccavano delle labbra rosse e carnose e un corpo nel complesso magro ma con un seno abbondante che non mancava di attirare l’attenzione dei maschietti. A caratterizzarne l’aspetto, tutto sommato gradevole, contribuiva un naso importante che le conferiva un profilo quasi greco. Fabio era l’esatto opposto, alto quasi centonovanta centimetri, scuro d’occhi e di capelli, vantava un fisico imponente ma non curava per nulla la sua immagine, nonostante vi venisse costantemente spronato da parenti ed amici.
Quel giorno, la ragazza indossava una leggera casacca rossa di cotone che sembrava un ampio poncho e ben si abbinava alla sua nuova acconciatura, impreziosita da riflessi tendenti alla stessa tonalità di rosso acceso. Sotto, un pantalone nero attillato e delle scarpe dello stesso colore con qualche centimetro di tacco, completavano l’abbigliamento scelto per affrontare la giornata. Fabio, invece, aveva optato, come sempre, per una combinazione più casual, formata da jeans, scarpe da ginnastica e una t-shirt azzurra.
Percorse le poche centinaia di metri che separavano le loro abitazioni dalla scuola superiore che frequentavano, Fabio e Raffaella si fermarono nella stradina adiacente l’edificio, nella quale erano soliti incontrare gli altri compagni prima dell’ingresso.
L’orologio segnava le sette e quaranta. Probabilmente, per almeno un’altra decina di minuti non si sarebbe visto nessuno. I due posarono gli zaini per terra, continuando a chiacchierare del più e del meno, l’uno di fronte all’altra.
Ben presto, gli argomenti si spostarono su temi scolastici. ‘Sei riuscito a fare l’esercizio di inglese?’, chiese Raffaella. ‘La traduzione? Si, certo’. ‘Ma come hai fatto? Io ci ho perso un pomeriggio e non sono arrivata neppure a metà!’. ‘Uhm… non saprei, io l’ho trovata abbastanza semplice’. ‘Figurarsi, il solito secchione!’, replicò la ragazza, sorridendogli. Fabio la fissò per alcuni istanti. Aveva un canino lievemente sporgente che sembrava voler sovrastare l’incisivo accanto. Sebbene Raffaella sembrasse vergognarsene, il ragazzo trovava carina quell’imperfezione. Non sentiva una particolare attrazione per la sua compagna, eppure quella caratteristica gli faceva sempre venir voglia di baciarla. Gli sarebbe piaciuto seguire con la lingua il contorno di quello strano dente, tenendo le sue labbra posate su quelle della ragazza, che apparivano così morbide e invitanti, e poi accarezzare con la sua quella lingua che, quando parlava, si muoveva in modo incredibilmente sinuoso e sensuale. Si trattenne dall’indugiare in simili pensieri e rispose per le rime: ‘Non fare la spiritosa, mica prendi voti tanto più bassi dei miei!’. ‘Eh… oggi mi sa che accadrà, invece!’. ‘Ma no, dai, poi in classe la sistemiamo, tanto inglese è alla quarta ora!’. ‘Mi faresti vedere come l’hai fatta intanto?’. ‘Ma si, tanto è ancora presto’.
Fabio si chinò, aprì lo zaino ed estrasse il quaderno d’inglese. Mentre lo sfogliava per cercare il compito svolto il pomeriggio precedente, Raffaella gli si avvicinò sbirciando appena. Quando aprì alla pagina giusta, la ragazza gli era accanto, col suo seno premuto contro il braccio e la testa che sfiorava il collo del compagno.
Fabio si irrigidì al contatto con l’abbondante petto di Raffaella. I seni, malgrado le generose dimensioni, sembravano particolarmente sodi. Un accenno di erezione fu l’inevitabile reazione fisica del ragazzo quale risposta a quel contatto casuale ed impertinente. La sua mente vagò per qualche istante, immaginando di poter toccare quei monti di carne, magari da sotto gli abiti. Sentire le mammelle della sua compagna così grosse e dure contro il suo corpo gli faceva venir voglia di afferrarle a piene mani. Non si sarebbe fatto scrupoli di denudarla lì, in strada, pur di dar libero sfogo alle fantasie erotiche che quella circostanza aveva instillato nella sua mente.
Tra pensare qualcosa e realizzarla, però, il confine non è quasi mai sottile. E, difatti, quelle di Fabio rimasero solo fantasie. Si riprese, illustrando a Raffaella i passaggi chiave della sua traduzione, mentre la ragazza non staccava gli occhi dalla pagina.
Fabio non poté non notare che lei, un po’ per volta, si stava avvicinando sempre di più a lui. Presto il piacevole contatto del seno di Raffaella col suo braccio cessò, sostituito dalla spalla della ragazza e, successivamente, dalla sua schiena.
Prima che potesse rendersi conto di quanto accadeva, Fabio si ritrovò a reggere il quaderno con una sola mano, mentre Raffaella gli dava le spalle, quasi completamente poggiata al suo torace.
Sentirla così vicino, avvertire il suo calore, percepire il suo odore e i suoi capelli che gli solleticavano il mento e il naso, erano sensazioni che lo inebriavano. Presto smise anche di parlare, e Raffaella di porre domande.
I due erano totalmente in silenzio e, nonostante davanti a loro vi fosse ancora il quaderno spalancato, nessuno di loro sembrava realmente interessato alle parole impresse sulla carta.
Fabio mise la mano libera su una spalla di Raffaella, sfiorandola e scendendo lungo il braccio. Lei non si tirò indietro. Anzi, aderì ancora di più al corpo del compagno, tanto che, oltre al torace, anche le loro gambe erano ormai venute a contatto.
Il ragazzo, in un residuo di pudore, cercava di tenere il bacino all’indietro, per evitare l’aderenza tra il suo e quello di Raffaella. Nonostante fosse solito fantasticare su eventi di questo tipo, quando si trovava realmente a viverli si sentiva un ragazzino impacciato e la sua inesperienza diveniva evidente, bloccando sul nascere ogni sua iniziativa.
Solo quando Raffaella gettò la testa all’indietro facendola aderire completamente al suo torace, Fabio si convinse che il suo pudore fosse del tutto ingiustificato. Stava ormai accarezzando il braccio sinistro della ragazza notando, fra l’altro, qualche brivido percorrere l’ambrata pelle della sua compagna. Lei sembrava godere di quel contatto, essendosi completamente abbandonata su di lui e avendo palesemente perso ogni interesse nel compito d’inglese.
Fabio decise, perciò, di fare la sua mossa. La sua mano libera andò a cingere la vita di Raffaella e il suo bacino, ormai rilassato, portò a diretto contatto il suo pene, completamente eretto, col sedere della ragazza. Fabio notò immediatamente che anche le natiche di Raffaella fossero sode come i suoi seni e, nonostante alla vista il suo sedere non sembrasse particolarmente eccitante, al contatto dimostrava una rotondità e una consistenza più che gradevoli.
La ragazza mosse appena il bacino, permettendo a quel duro palo di carne di posarsi esattamente al centro delle natiche. Fabio era su di giri, si muoveva in maniera lenta e quasi involontaria, guidato solo dalla sua eccitazione crescente. Raffaella non sembrava essere molto più lucida, con la testa ormai riversa all’indietro, le gote arrossate e gli occhi e la bocca semichiusi a godere quanto più intensamente possibile di quei momenti d’inaspettata intimità.
La mano del ragazzo, audace, si posò sul ventre della ragazza, al di sotto dello strano poncho indossato, sfiorando un pancino morbido e beandosi di quella pelle calda e vellutata. Lentamente, iniziò a risalire, per raggiungere le grosse mammelle di Raffaella, ben celate dal tessuto rosso.
Al contempo, il ragazzo si chinò appena, inspirando a fondo l’odore della lucente e fluente chioma della sua compagna e sfiorandole con le labbra una guancia, dirigendosi verso il collo. Avvertì il respiro di Raffaella farsi più profondo e le mani della ragazza carezzare le sue braccia. Le baciò il collo, poi la morbida striscia di pelle dietro l’orecchio, per tornare sulle guance. Raffaella era abbandonata addosso a lui e imprimeva al suo bacino un lento andirivieni, per seguire i medesimi movimenti del ragazzo.
Le labbra di Fabio indugiarono ancora sulla guancia destra di Raffaella, prima di riprendere il loro cammino verso le invitanti labbra rosse e piene della ragazza. Quando furono a pochi centimetri dalla meta, Raffaella riaprì gli occhi. I due si guardarono intensamente, poi le loro palpebre si chiusero nuovamente e il buio si impossessò dei loro sguardi. Erano vicinissimi e, con gli occhi chiusi, sarebbe toccato ai rispettivi respiri guidarli verso l’agognato contatto labiale. La mano di Fabio, intanto, era ormai a una manciata di millimetri dal reggiseno di Raffaella e continuava, incessante, la sua lenta marcia di conquista.
‘Ragazzi! Ehi!’.
Una voce alle loro spalle li riportò alla realtà poco prima che avvenisse l’inevitabile. Si trattava di Marianna, la migliore amica di Raffaella, che procedeva verso di loro a passo spedito e con un gran sorriso dipinto in volto.
I due si ricomposero in un lampo, troppo in fretta perché la nuova arrivata potesse accorgersi di qualcosa. Finsero di essere concentrati sul compito d’inglese e di non avvertire la sua presenza fin quando non arrivò a soli pochi metri. ‘Sveglia! Vi sto chiamando da un sacco!’. ‘Scusa’, rispose Raffaella, con voce ancora spezzata dall’eccitazione, ‘Non ti abbiamo sentita, Fabio mi stava spiegando alcuni passaggi di inglese’. ‘Ma che palle che siete, sempre di scuola parlate! Fatevi una bella scopata piuttosto!’.
I due ragazzi si guardarono con un sorriso d’intesa che Marianna interpretò come un segnale d’imbarazzo per la sua battuta esplicita. ‘Magari hai ragione, sai?’, replicò inaspettatamente Raffaella con voce allegra, ‘Nel pomeriggio ci penserò! Per adesso, avviciniamoci all’entrata, che è quasi ora!’.
Fabio rispose con un sorriso appena accennato al fugace occhiolino indirizzatogli da Raffaella, mentre i tre si dirigevano a passo spedito verso la scalinata antistante il portone della scuola.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…