IN FACOLTA’
Ero a casa, come al solito davanti ai libri. E come al solito, non riuscivo a studiare. Sentivo che si stava impadronendo di me di nuovo l’eccitazione dei giorni precedenti.
Dopo la scopata ‘mordi e fuggi’ con Matteo, pensavo che per un po’ la mia fichetta vogliosa se ne sarebbe stata buona e tranquilla. Invece, la sentivo pulsare, avida, come se bussasse e chiedesse il suo orgasmo quotidiano. Ma non avevo voglia di uscire a cercarmi un amante occasionale. Così, decisi di andare in facoltà, ad informarmi su alcune dispense che mi servivano per l’esame di matematica 2.
Nell’androne dell’ateneo c’erano pochi studenti: il pomeriggio in effetti non era il momento della giornata in cui l’università era più frequentata. Sperai che lo sportello di sostegno agli studenti fosse aperto comunque: avevo davvero bisogno di quelle dispense!
Salii al primo piano, incontrando solo due ragazze che ne discendevano. La salita al secondo piano fu più dura: le scale erano strette e ripide, molto buie, a quell’ora in cui la luce non filtrava più dai lucernari.
Giunta su, mi parve di sentire un rumore, di vedere un’ombra. Ma era solo frutto della mia immaginazione. Mi incamminai. I corridoi erano vuoti e silenziosi; mi affrettai, presa da un’ansia leggera. Temevo che qualcuno potesse appostarsi dietro alle larghe colonne, per farmi del male, per derubarmi, o per il puro gusto di spaventarmi. Accelerai ancora. Il rumore dei tacchi dei miei stivali rimbombava in quelle stanze, rendendomi ancora più ansiosa.
Così, quando arrivai nella piccola stanza vicina all’aula B, ero trafelata e ansante.
Il ragazzo che era al bancone mi squadrò, incuriosito dalla mia agitazione. ‘Qualche problema?’, mi chiese?
‘No – , gli risposi ‘ ho solo corso’.
‘Ehi’avevi fretta di vedermi?’, scherzò. Notai che mi fissava il seno: il sudore mi aveva incollato addosso la maglia di microfibra bianca. Non indossavo reggiseno, e il sudore rendeva il tessuto leggermente trasparente. I capezzoli, per il tremore che mi aveva presa durante la corsa, si erano sollevati, ed ora spuntavano impertinenti, ammiccanti quasi.
Risi anche io, valutando il ragazzo e pensando che, forse, quella puntatina all’università poteva rivelarsi più fruttuosa di quanto avessi previsto. Il giovane che mi stava davanti non aveva più di vent’anni. Indossava una felpa grigia e aveva capelli lunghi e mossi, di un bel castano chiaro, che gli ricadevano in folte ciocche sul viso. Portava occhiali tondi, di celluloide marrone, e aveva labbra carnose che scoprivano una dentatura bianchissima e perfetta.
Gli sorrisi di rimando e risposi: ‘Già’, poi mi leccai le labbra, voluttuosamente.
Lui arrossì violentemente e chinò il capo. ‘Cosa ti serve?’ domandò. Mi appoggiai al bancone facendo in modo che il mio seno fosse sempre ben visibile, poi chiesi con voce bassa: ‘Allora sentiamo’tu cos’hai da darmi?’.
Il ragazzo era visibilmente imbarazzato, adesso. Si aggiustò gli occhiali sul naso e alzò gli occhi verso di me. ‘Ho le dispense per alcune materie, più i programmi di tutti gli esami. Dimmi che ti occorre, e ti accontento’.
Era intimidito e questo mi rese immediatamente sfacciata. ‘Accontentarmi’tu? Credi di riuscirci?’.
Il ragazzo ora era più rosso che mai, aveva il viso sudato e non sapeva cosa dire. ‘Ehm’già, dunque vediamo. Al momento mi trovo solo le dispense di matematica 1 e 2, economia aziendale, francese, statistica. Domani, al massimo dopodomani, mi arrivano le altre. Che dici, ti accontento così?’, disse, cercando di scherzare per alleggerire l’atmosfera.
Io mi piegai ancora più sensuale sul bancone, allungandomi come una gatta, mi avvicinai al suo viso e gli alitai: ‘Come altro potresti accontentarmi?’.
Era troppo. E quel ragazzo non era così timido come sembrava. Mi afferrò da sotto le ascelle e mi tirò verso di sé, facendomi scivolare per terra, oltre il bancone. ‘Vuoi essere sbattuta, vero?’ mi chiese, prendendomi per i capelli.
Il suo approccio improvvisamente violento mi spaventò un po’, ma insieme mi eccitava tantissimo. ‘Hai capito, finalmente’, gli risposi con aria di sfida.
‘Ti accontento subito’, replicò lui, slacciandosi i jeans e tirando fuori l’uccello. Deglutii. Era grosso e piuttosto nodoso, e io non ero pronta. Ma lui sì. Mi sollevò in malo modo la gonna e mi strappò con forza i collant, poi mi mise una mano nelle mutandine e mi palpò. ‘Sei asciuttina’, commentò. E poi, mettendomi un dito nel sesso: ‘Tutte quelle mosse per provocarmi, e non sei neanche un po’ arrapata’ma invece io sì’.
Si stese su di me, mi abbassò gli slip e provò a penetrarmi. Io feci un piccolo grido di dolore: era un pene decisamente troppo grosso per la mia vagina, ora perfettamente chiusa, visto l’attacco di lui. Il ragazzo si accorse di come ero stretta e rigida e si ritrasse. ‘Mi fai male, cazzo’, disse, poi mi mise due dita in bocca e le bagnò con la mia saliva, infilandomele poi nel sesso, per aprirlo. Lo rifece ancora, finchè la mia vagina si aprì un po’. Quando sentì che il passaggio era più facile, mi infilò tre dita in bocca, le bagnò per bene, me le mise nella fica, aprendola e tenendola allargata, e poi vi infilò immediatamente dentro l’uccello, togliendo le dita. Avvertii dolore, e gli morsi la spalla, per non gridare. ‘Che fai troia, mordi?’, disse lui con voce arrochita dal piacere, muovendosi dentro e fuori da me.
Mi scopava con foga, tirandomi i capelli. Io sentivo il piacere fondersi con il dolore: mi stava praticamente violentando, ma alla fine me l’ero cercata, quindi non ero particolarmente spaventata. Cominciavo a divertirmi, anzi. Smisi di sentire dolore e cominciai a godermi la scopata. Il ragazzo si era tolto gli occhiali, adesso, e mi trombava violentemente. I capelli gli ricadevano sul viso, deformato dal piacere. Mi toccava, mentre mi fotteva: mi stringeva i seni, pizzicandomi i capezzoli, mi prendeva i glutei in mano impastandoli come se fossero di gomma, mi serrava la vita, mi mordeva il collo. E nel frattempo spingeva, spingeva, mentre io sentivo la vagina infuocata di dolore ed insieme di piacere. ‘Troia -, mormorava, ansimando e penetrandomi sempre più a fondo ‘ sei una troia’. Mentre mi scopava, mi insinuò una mano tra le natiche. Io cercai di liberarmi, ma non era possibile: così, mi infilò un dito nell’ano e lo muoveva, mentre mi fotteva davanti. Dolorante, avvertivo però il sottile piacere del suo dito che sbatteva dentro di me, ad ogni colpo che il suo grosso pene mi assestava nella fica. Ad un certo punto il piacere da sottile divenne più intenso, e pian piano avvertii l’orgasmo arrivare. Mi mossi sempre più veloce sotto il ragazzo, che capì e mi diede due colpi di reni più profondi, strappandomi un grido. Gli morsi ancora la spalla, stavolta non per dolore, e cominciai gemere ed ansimare mentre venivo. ‘Godi troia, godi. Godi ‘, mi incitò lui, e poi si beò dei miei rantoli impazziti mentre gli stringevo forsennatamente le braccia intorno al corpo, grata per quell’orgasmo devastante e doloroso che mi stava regalando.
Poi si staccò da me, si alzò in piedi e, mentre io ero ancora per terra, scomposta e stanca, si prese l’uccello in mano e se lo masturbò: quattro, cinque smanettate, poi eiaculò, sborrandomi addosso, sui capelli, sul viso, sul seno.
Passarono alcuni minuti: io ero ancora per terra, lui poggiato al bancone, con i jeans abbassati, arrotolati alle caviglie. Mi sollevai e avvertii un dolore forte al sesso. A fatica mi ricomposi e uscii da dietro al bancone del ragazzo, dirigendomi verso la porta. Lui neppure si voltò a guardarmi: si stava pulendo gli occhiali, e sembrava essersi dimenticato di me. Sentendomi usata come una puttana, e però, forse proprio per questo, soddisfatta di me, mi allontanai da lì, senza aver preso le preziose dispense che mi servivano per l’esame.
Gioialuna
Buongiorno. Ottimo inizio del tuo racconto. Aspetto di leggere il tuo prossimo racconto in qui tu e il tuo amico…
Ciao purtroppo non sono brava nello scritto, Se vuoi scrivermi in privato . delo.susanna@gmail.com
Per un bohemienne come me, che ama l’abbandono completo al piacere e alle trasgressioni senza limiti, questa è forse la…
Ho temuto che non continuassi… sarebbe stato un vero peccato, il racconto è davvero interessante
Grazie, ne sono lusingato. E' da poco che lo faccio, ma lo trovo divertente. Tu scrivi, ho provato a cercare…