La vita non era stata generosa con Ryan. Anzi, è dire poco! Nei suoi diciott’anni di vita aveva provato ogni tipo di sciagura. Nato in una famiglia poverissima del Kentucky, la mamma era morta quando aveva solo quattro anni e il padre, un alcolizzato, lo picchiava di continuo, finché i servizi sociali non gliel’avevano tolto e l’avevano affidato al sistema. Avendo già sei anni nessuno aveva voluto adottarlo, preferendogli i neonati, quindi era cresciuto in un orfanotrofio nei sobborghi di Louisville, un postaccio di periferia dimenticato da Dio e dal mondo, che la gente aveva soprannominato Hell’s pit, il pozzo infernale. Aveva quindi dovuto crescere molto in fretta per sopravvivere là dentro imparando a cavarsela in qualunque situazione. Era come una piccola comunità di delinquenti minorenni e dovevi dormire con un occhio aperto per arrivare tutto intero alla mattina dopo. Così quel bambino timido si era trasformato in un ragazzo dallo sguardo duro e senza alcuna compassione. A quindici anni era scappato da quell’incubo, senza soldi né amici, preferendo la vita di strada. Aveva vissuto chiedendo l’elemosina, facendo l’autostop e girovagando in qua e là. Indiana, Ohio, West Virginia, Pennsylvania, Delaware, città dopo città, stato dopo stato si era arrangiato come aveva potuto. Aveva dormito in decine di rifugi per i senzatetto e, capitato per caso nella capitale, era proprio in uno di questi che aveva conosciuto Anna una giovane donna sui trent’anni che ci lavorava. Lui non aveva un gran fisico, era alto e molto magro, vista la vita che faceva, però aveva un bel visetto. Occhi verdi, capelli biondo scuro rasati molto corti ed un accenno appena di barbetta bionda. Anna lo aveva trovato irresistibilmente carino tanto da infilarglisi nella branda la notte stessa che lo aveva conosciuto. Che tipa. Si era fatta scopare da uno straccione pulcioso mai visto prima. Ci vuole un bello stomaco! Aveva pensato Ryan. Ma la ragazza sembrava essersi presa una sbandata micidiale per lui e così, quasi ogni giorno, i due ci davano dentro a casa di lei non appena il marito portava il marmocchio all’asilo ed andava a lavoro. La cosa che preferiva era farlo stendere sul letto a gambe aperte, mentre lei lavorava di bocca in mezzo alle sue cosce. Aveva una fame di cazzo insaziabile e a lui, ovviamente, non pareva il vero, erano gli unici momenti in cui si divertiva veramente e riusciva a sfogare un po’ di tensione nervosa. Chissà, forse visto che era un adolescente morto di fame le faceva pena o forse aveva quella che chiamano sindrome della crocerossina. Qualunque fosse la ragione, Ryan se ne fregava altamente l’unica cosa che gli importava era continuare a fottersela.
La donna gli aveva comprato un cellulare per poterlo contattare ma non solo. Per la prima volta in vita sua, qualcuno aveva fatto qualcosa per lui in maniera completamente altruista e disinteressata. L’aveva raccomandato per un lavoro sperticandosi in lodi esagerate pur di fargli ottenere un colloquio. D’accordo lo stipendio era veramente da fame e, a dirla proprio tutta, il lavoro era una merda: era il tuttofare di una magione a dir poco principesca nella periferia bene di Washington DC. Si spaccava la schiena tutti i giorni e i proprietari lo trattavano con aria di sufficienza ma aveva il vitto e l’alloggio e, per uno nelle sue condizioni, era la soluzione migliore. Quando la governante della tenuta, la signora Mitchel, l’aveva visto per assumerlo, quella vecchia inacidita aveva fatto un sacco di storie perché diceva che era troppo mingherlino per quel genere di lavoro, ma Ryan gli aveva ampiamente dimostrato che si sbagliava, facendosi il culo ogni santo giorno. Nonostante il fisico asciutto, i muscoli non gli mancavano di certo, né tantomeno la buona volontà. E comunque teneva duro, aveva bisogno dei soldi e sapeva dentro di sé che la fortuna sarebbe girata, prima o poi.
I problemi veri, però, cominciarono all’inizio dell’estate quando l’unico figlio dei padroni rientrò a casa dal college per le vacanze estive. Maximilian Walker Jr. era un bastardo viziato che trattava chiunque non rientrasse nella sua cerchia di amicizie, come lurida feccia. Figuriamoci come vedeva un poveraccio come Ryan che lavorava nella sua sontuosa villa per due soldi. E in effetti l’aveva preso di mira, forse perché era il più giovane lì, chissà. Fatto sta che non si faceva mai scappare l’occasione di rivolgergli un commento provocatorio quand’era nei paraggi. Si divertiva in particolare a umiliarlo davanti ai suoi amici ricchi, magari spedendolo a prendere da bere per tutti in malo modo ed invitandoli a trattarlo male. L’unico momento in cui lo lasciava perdere era quando c’era la sua ragazza in giro. Ryan sapeva che la bella Sarah non tollerava quel genere di comportamento, li aveva sentiti litigare furiosamente proprio dopo una serata in cui Max e i suoi amici si erano divertiti a spargere lattine di birra vuote sul pavimento chiamandolo poi a raccoglierle mentre loro, svaccati sui divani, guardavano la partita.
‘Ti sembra il modo di trattare una persona che fa il suo lavoro? Ma cosa sei un negriero di fine ottocento?!’ gli aveva detto livida.
‘E dai, ci stiamo solo divertendo un po’! Che male c’è?!’ risposta sbagliatissima!
‘Che male c’è? Che male c’è, mi chiedi? A te piacerebbe essere trattato così?!’ e Max aveva finito col prometterle che non l’avrebbe più fatto, promessa che aveva naturalmente aveva mantenuto solo ed esclusivamente quando lei era presente, il che succedeva sempre più di rado visto che faceva la praticante da Jackson, Thomas & Welsh, uno degli studi legali più importanti di Washington. Ad ogni buon conto Ryan ne aveva fin sopra i capelli di quel buffone presuntuoso. Dopo circa un mese e mezzo di quel trattamento il giovane, non potendo mai rispondere alle provocazioni del riccone poco più che ventenne, aveva accumulato una rabbia dentro che si sommava al rancore covato nei confronti di una vita oltremodo ingiusta e meschina.
‘La signora vuole quella coppia di vasi cinesi sulla mensola del camino…’ gli disse George, il maggiordomo alzando gli occhi al cielo dall’esasperazione ‘…va’ a prenderli in soffitta per favore.’ A Ryan piaceva George, era un signore sulla cinquantina che lo trattava sempre con rispetto. Non ne aveva incontrate molte di persone così nella sua vita. Gli fece un sorriso ed annuì avviandosi. C’era gran fermento quella mattina, tutti si preparavano all’ennesima festa di gala che la signora Walker, nella migliore tradizione alto-borghese, aveva organizzato. Le domestiche in uniforme spolveravano in giro correndo indaffarate sotto l’occhio vigile di quella strega velenosa della Mitchel. Oggi, poi, era più acida del solito, la vecchia e Ryan pensò che fosse meglio starle alla larga prima che gli trovasse altre duemila cose da fare. Nell’enorme giardino c’erano i furgoni del catering e decine di ragazzi scaricavano tavoli, sedie e quant’altro, muovendosi perfettamente a loro agio, visto che erano lì praticamente ogni due settimane.
Ryan salì la prima rampa di scale, era già stanco morto ed erano solo le 11:30, quella stronza della padrona l’aveva fatto trottare come un ronzino per cose della massima urgenza, a sentire lei. Era la terza volta che lo spediva in soffitta, cazzo! Ma non poteva farsi una lista e dirgliele tutte insieme? No naturalmente, era troppo divertente vederlo correre su e giù:
‘Saprei io cosa farle…’ borbottò il ragazzo mentre imboccava un corridoio. Quel posto era immenso. Tra l’altro vista la giornata torrida aveva fatto una sudata colossale. Era completamente fradicio, aveva tutte le gore di sudore sulla t-shirt sbiadita, per non parlare dei pantaloncini che, essendo fatti di lino, erano intrisi di sudore. E poi aveva i piedi in fiamme rinchiusi a forza in quelle vecchie scarpe da tennis lacere. Insomma si sarebbe spogliato all’istante se avesse potuto. Imboccò un altro lungo corridoio con dei quadri tetri appesi alle pareti. Non gli piaceva quella parte della villa, era troppo scura ed opprimente, con tutti quegli stucchi, tutti quei riccioli dorati, quelle statue vecchie come il cucco. La stanza che adorava, invece, era il vecchio salone della musica. Ci avevano suonato grandissimi musicisti, gliel’aveva raccontato il vecchio Berry, il capo giardiniere, che lavorava lì già ai tempi in cui la tenuta era sempre del bisnonno di Maximilian. Aveva delle finestre grandissime, c’era tanta luce e due pianoforti a coda, ma soprattutto nessuno la usava più da anni e Ryan ci si rifugiava per fumarsi una sigaretta ogni tanto e godersi qualche attimo di pace. Una vibrazione nella tasca lo fece sorridere. Sapeva già chi era. Il messaggio diceva soltanto ‘Non vedo l’ora di vederti! Anna’. In allegato gli aveva spedito una foto del suo viso con la bocca oscenamente aperta e la lingua di fuori. Ryan ridacchiò, sarebbe stato un pomeriggio decisamente piacevole. Si guardò intorno, non c’era anima viva, così si sbottonò i pantaloni e, strizzandosi il pacco con il pugno si fece una foto ai boxer attillati proprio sul davanti. La spedì alla ragazza, gli piaceva stuzzicarla. Non fece neanche in tempo a riabbottonarsi che la risposta arrivò con una serie di cuoricini che lo fecero sorridere.
‘Hehe! Questa è proprio cotta, cazzo!’
Mise via il telefono. Il messaggio gli aveva risollevato l’umore e decise che gli stramaledetti vasi cinesi potevano aspettare un paio di minuti così si diresse verso l’ala ovest. Era deserta. La Mitchel doveva aver dato ordine di non pulire quella parte visto che nessuno ci sarebbe andato. Entrò tentando di non fare rumore, non si sa mai. Aveva già tirato fuori il pacchetto di sigarette quando:
‘Aaaahhh si scopami più forte, ti prego! Più forte!’ si fermò sulla porta. Era una voce maschile che gli suonava stranamente familiare. Si guardò intorno sorpreso. I gemiti venivano da dietro una specie di vecchio paravento ocra che stava in un angolo.
‘Spaccami il culo, sfondamelo, ti prego, ti prego!!’ se non fosse stato sicuro del contrario avrebbe detto che era proprio… ma no! Era impossibile. Chiuse la porta e si avvicinò non facendo il minimo rumore. Sbirciò dalle generose intercapedini tra un pannello e l’altro e… gli cadde la mandibola. Davanti a lui c’era un ragazzo che avrà avuto si e no 18 anni, un biondino sbarbato e mingherlino che con somma gioia si stava inculando… Maximilian… era proprio lui il frocetto che lo implorava di sfondargli il culo. Il grande atleta, lo stallone di Harvard che non faceva che parlare delle sue conquiste adesso sodomizzato a quattro zampe da un ragazzino appena uscito dal liceo. Ryan sorrise e prese il telefonino di tasca. Nel momento in cui premette rec sull’apparecchio ebbe la sensazione che la sua vita sarebbe cambiata.
‘Dimmi quanto ti piace il mio cazzo, cagna schifosa!!!’ gli disse il biondino con una vocetta acerba e un ghigno soddisfatto dipinto sul volto. Doveva essere un cameriere, aveva ancora la divisa con la camicia sbottonata e la patta aperta. In mano aveva una cinghia arrotolata. Lo stronzetto, invece, era completamente nudo, con la bocca aperta, la lingua appesa e il cazzo di marmo.
‘Tanto! Tantissimo!! Ti prego sfondami! Sfondami, fammi male!!’ la voce era la sua ma l’intonazione era quella di una troia in calore. L’altro ragazzo rise, evidentemente compiaciuto della sua risposta.
‘Hahaha!! Brava cagna, bella risposta!!’ e con tutta la forza che aveva gli dette tre o quattro cinghiate sulla schiena.
‘Tieni, prendi questo puttana!!’ Max gemette di piacere.
‘Grazie, grazie delle cinghiate!!’ Era una scena surreale, se gliel’avessero raccontato non c’avrebbe mai creduto. Il ragazzo biondo scosse la testa ridendo e con lui rise silente anche Ryan.
‘Hai capito il grande macho?!’ pensò. L’inquadratura era perfetta, si vedeva chiaramente il suo viso dall’espressione solitamente così altezzosa, adesso deformato da smorfie oscene di goduria. Lo stronzetto si stava anche masturbando e aumentò il ritmo quando il biondo gli disse:
‘Ci sono, adesso ti riempio il culo cagna, sei contenta?!’
‘Siiii, si, dammi tutta la tua sborra, siii!!’ il ragazzo venne tra i gemiti di pacere. E così fece Max, macchiando il pavimento di sperma. Ryan sorrideva sempre più sfacciatamente mentre si godeva lo spettacolo. Dopo qualche attimo il ragazzo gli uscì dal culo e lo stronzetto si voltò avviluppandogli, famelico, l’uccello in bocca. Il ragazzo rise togliendosi i capelli dagli occhi con un colpo di testa:
‘Hahaha! Ma come cazzo fai a succhiarmelo che te l’ho appena sfilato dal culo, fai vomitare amico, lo sai? Hahaha!!!’ scosse la testa. Ora che si era voltato di spalle Ryan vide bene tutti i segni di cinghiata sulla schiena, erano tantissimi.
‘…comunque fa’ pure, per me va bene, altrimenti me lo devo tenere appiccicoso nelle mutande per tutta la sera, hahaha!!’
‘Mi piace troppo Zach, lo sai che non posso farne a meno, ne ho bisogno!’ gli disse amorevole mentre gli leccava la cappella.
‘Hehehe!! Lo so amico! A proposito dove sono i miei soldi?’ Max si mosse di corsa e dalla tasca dei jeans tirò fuori un rotolo di verdoni legati con un elastico. Li dette al biondo che sorrise.
‘500, come al solito!’ gli disse Max ricominciando a leccare.
‘Sei sicuro che non ti converrebbe dire al tuo vecchio che sei frocio amico?’ Max lo guardò scandalizzato:
‘Sei impazzito? Una delle frasi che ripete di continuo è che preferirebbe avere un figlio morto che un figlio omosessuale! Non che sospetti minimamente di me sia chiaro!’ ci tenne a precisare.
‘E tu fregatene, no? Io l’ho fatto con i miei!’ Il biondo aveva cominciato ad abbottonarsi la camicia. Max sorrise tristemente.
‘Già! Ma tu non hai un impero da un miliardo e quattrocento milioni di dollari da ereditare, giusto? E poi cosa vuoi che siano cinquecento dollari per il piacere di baciare questa meraviglia!’ concluse languido baciandogli affettuoso la punta del cazzo. Il biondino rise:
‘Hahahaha!!! Sai una cosa troietta? Hai proprio ragione, dalla prossima volta sono 750 e li voglio anticipati altrimenti neanche me lo tiro fuori, cazzo!’ Max lo guardò un po’ titubante ma il ragazzo gli prese la testa e gliela strusciò sul pube:
‘Non sarà un problema vero?!’ i dubbi di Max scomparvero all’istante:
‘No, assolutamente, nessun problema, ti pagherò quello che vuoi!’
‘Hehehehe!!! Brava la mia troietta rotta in culo! Hehehe!!’ se lo rinfilò nelle mutande e si tirò su la zip privandolo dell’oggetto dei suoi desideri.
‘Se penso che quando ti ho incontrato mi hai offerto 50 dollari per succhiarmelo e trattarti come una puttana! Cazzo, non ci volevo credere! Hehehe!!!’ gli struffò i capelli un po’ troppo violentemente per essere un segno d’affetto ‘Non avevo un soldo allora, avresti potuto comprarmi per… che so, dieci, anche cinque dollari…’ Max continuava ad ascoltare in ginocchio ‘…anzi l’avrei fatto anche gratis con uno carino come te, hehehe!!! Invece adesso…’ il biondo gli sorrise guardandolo dall’alto mentre s’infilava la cintola ‘…beh, considerando che ultimamente ci vediamo quasi tutti i giorni potrei tranquillamente smettere di lavorare, guadagno più di un fottuto direttore di banca, hahahaha!!!’ mentre gli parlava si rinfilò la giacca. Max era sempre inginocchiato di fronte a lui.
‘Beh, la pausa è finita, devo tornare al lavoro…’ sorrise ‘…al mio altro lavoro, voglio dire, hehehe!!’
‘Quando ci vediamo?’ Max gli chiese impaziente. Il ragazzo si avviò alla porta dietro il paravento e pensò per un istante.
‘Domani ho un’oretta libera verso le cinque ma dovrai venire tu da me.’ Max inghiottì prima di chiedergli:
‘Possiamo provare quella cosa di cui ti ho parlato?’ il biondo sogghignò:
‘Ti costerà extra!’
‘Non m’importa, ti do quello che vuoi, te l’ho già detto!’ gli disse disperato.
‘Beh, tu porta un pacco di soldi poi ne riparliamo, hehehe!! A domani troietta!’ ed uscì dalla porta. Max si accertò di essere solo, poi di colpo si sedette sul pavimento e rilassò lo sfintere facendo colare tutto lo sperma del biondo sul marmo scuro sotto di lui. Quando una piccola pozza se ne fu accumulata si voltò, l’estasi dipinta sul suo viso e cominciò a leccarla con un’avidità ferina.
Un calcio nel culo lo fece finire a terra sul pavimento scivoloso. Si voltò e trovò Ryan a sorridergli col telefonino puntato su di lui.
‘Ciao Max!’ gli disse sadico ‘Allora il video lo mando prima a tua madre o a tuo padre! Che dici? O magari a Sarah, te la ricordi la tua ragazza Max? Huh? Oppure a tutti i tuoi compagni della confraternita! Scegli tu, per me è uguale!! Hehehe!!’ Max rimase allibito, preso dal panico, poi un tremito di rabbia lo fece scattare nel tentativo di prenderglielo. Ma per quanto fosse un giovane prestante ed allenato, come poteva competere con una canaglia di strada come Ryan. Anche se era più piccolo e meno possente, aveva imparato a difendersi con qualunque mezzo in tutti quegli anni e un ragazzo nudo che gli si avventava contro era l’ultima delle sue preoccupazioni. I suoi muscoli reagirono istantanei e dopo aver bloccato il pugno dell’altro lo colpì nel basso ventre con tanta forza da spedirlo a terra addoppiato in due.
‘Che credi di fare checca di merda, huh?!’ gli dette un calcio in mezzo alla schiena e il giovane universitario si lamentò. Ryan rise.
‘Ma come, l’ho visto, sai, che ti piace sentire dolore, tieni, tieni!’ altri due calci.
‘Ti prego basta! Basta!’ lo supplicò ma Ryan continuò a sorridere indifferente: adesso avrebbe sfogato tutta la rabbia che aveva in corpo su questo stronzetto.
‘Allora frocetto! Quanto vale questo tuo piccolo segreto, huh?!!’ gli chiese mentre l’altro, adesso impaurito, cercava di proteggersi come meglio poteva da un altro eventuale attacco.
‘Ti darò tutti i soldi che vuoi amico, te lo giuro!’ credeva davvero di cavarsela così?
‘Hahahaha!!! Beh, questo mi pare ovvio checca!’ pensò un istante ‘dunque per cominciare voglio 50 mila verdoni più cinquemila a settimana d’ora in avanti e poi vediamo strada facendo!’ Max chiuse gli occhi sgomentato, poi li riaprì e lentamente gli disse.
‘Ok, va bene!’
‘Hahaha!! Certo che va bene checca, non sei più tu a dettare le regole, l’hai capito?’ gli dette un altro calcio ‘Ti tengo per le palle, stronzo!!’ gli urlò.
‘Va bene, va bene!’ gli disse disperato.
‘M’hai sempre trattato come una merda adesso chi è la merda, huh?!’ altro calcio.
‘Amico, ti prego smettila! Mi fai male!’ Ryan sorrise e gli sputò in faccia con una delizia nel cuore che non aveva mai provato.
‘Adesso te lo faccio vedere io chi è il padrone faccia di merda!’ gli disse imperioso ‘Leccami le scarpe, muoviti!’ Max lo guardò sconvolto:
‘Sei fuori di testa amico? Non che non lo faccio!!’ Ryan sorrise mentre riprese a colpirlo.
‘Ma allora ti piace davvero essere preso a calci, huh?!’ Dopo qualche secondo smise, gli pestò la faccia di lato e gli disse allegro ‘Puoi cominciare a leccarle subito oppure prima ti spappolo il muso a pedate, poi te le faccio leccare e poi spedisco il video al rettore della tua cazzo di facoltà! Che preferisci amico?! hahaha!!!’ il ragazzo lo sentì piagnucolare un ‘ok, va bene’ lui gli tolse la scarpa dalla faccia e si accorse che sulla guancia aveva l’orma di sporco della sua suola. Sorrise:
‘Coraggio stronzetto, datti da fare!’ e l’altro cominciò a leccare la scarpa più vicina alla sua faccia contorta dal disgusto. Le scarpe da tennis che indossava erano a dir poco logore. Erano le uniche che possedeva e negli anni avevano vissuto tutte le sventure del giovane. Ci aveva fatto innumerevoli chilometri e in tutto quel tempo questa era la prima volta che venivano lavate o anche solo pulite in qualche modo. Dove il giovane Max leccava uno strato di nero veniva via rimanendogli attaccato alla lingua. Ryan sorrise:
‘Hehehe!!! Bravo, così!!’ lo guardò con un senso di potere tale nelle vene che gli dava quasi alla testa ‘Anche la suola che ti fa solo bene, haha!!’ alzò il piede e il ragazzo continuò il lavoro. Lo guardò negli occhi. Stava piangendo e i suoi occhi verdi imploravano pietà. Una pietà che non si meritava e che di sicuro lui non gli avrebbe mai accordato. Gli tolse il piede dalla faccia e lo sostituì con l’altro sempre guardandolo fisso negli occhi.
‘Non puoi fare un cazzo di niente, te ne rendi conto?! Puoi solo fare quello che ti dico frocio di merda!!! Non vali un cazzo, UN CAZZO, hai capito?!’ Max, terrorizzato dallo sguardo quasi folle del suo assalitore annuì. Dopo qualche secondo Ryan gli tolse anche il secondo piede dalla faccia. Max aveva la lingua nera, completamente. Sorrise.
‘Adesso ingoia tutto faccia di merda!’ Max lo implorò di nuovo con lo sguardo mentre un lamento quasi animalesco gli usciva dalla bocca aperta. Ryan gli dette un pestone nello stomaco e lui ubbidì tra le risate del sadico diciottenne. Poi si accovacciò per guardarlo da più vicino, lui stava steso a terra e lo sguardo disperato, anche se solo di sfuggita, gli finì in mezzo alle sue gambe. Ryan sorrise e cominciò a umiliarlo ulteriormente:
‘Vorresti leccarmi il cazzo vero? Proprio come hai fatto col tuo amichetto prima! hahaha!!!’ si strofinò la mano sul pacco già ben visibile per i pantaloni attillati ‘senti! ti piace l’odore, huh?’ gli mise la mano sotto il naso e max inspirò a pieni polmoni chiudendo gli occhi. Poi annuì speranzoso che la situazione potesse prendere una piega piacevole, in fondo Ryan era carino e quell’atteggiamento da bullo di strada lo eccitava a non finire.
‘E che vorresti fare, dimmelo?’ lo prese per i capelli e aspettò la risposta:
‘Vorrei baciarlo… e poi leccarlo…’ si morse il labbro mentre lo diceva ‘…e poi pomparlo…’ concluse languido. Ryan rise.r32; ‘Hahaha! Sei sicuro amico? Garda che è qualche giorno che non faccio la doccia, hehehe! Senti!’ gli strofinò il viso sul pacco e Max credette di svenire ‘hehe! Allora?’ gli chiese impietoso Ryan.
‘Si, ti prego, lo voglio…’ e tirò fuori la lingua tentando di leccargli la patta.
‘Hahaha! Hai tutta questa voglia di leccare, huh?! Hehe?!’ Max non rispose cercava di allungare il collo con la lingua di fuori.
‘Beh, mi dispiace frocetto, ma io non sono come te, hehe!! Sai, più tardi mi vedo con la tizia che mi sbatto e me lo faccio succhiare da lei l’uccello, hehe!!!’ Max era deluso e Ryan sorrise ‘mmm… vedessi quanto le piace quando glielo ficco in gola e le faccio bere un litro di sbroda calda, hehe!!’ Max si stava eccitando pensando alla scena ‘…si ingoia tutto, non devo nemmeno chiederglielo…’ si stava mordendo il labbro ‘…e poi tutta contenta mi da una bella lavata alle palle, hehehe!!’ concluse soddisfatto. Era tutto vero in realtà, ma Ryan lo faceva apposta per titillare il poveretto che gli era sdraiato ai piedi ‘…quindi, come vedi non mi servi in quel senso, però…’ gli sorrise maligno e Max lo guardò speranzoso ‘…se proprio non puoi farne a meno te la do io una cosa buona buona da leccare amico! Hehehe!!!’ si alzò ed andò a sedersi su una poltrona fine settecento che aveva un poggiapiedi di fronte ‘…sai, quella troia di tua madre mi ha fatto fare il galoppino stamani, come sempre…’ si tolse le scarpe ‘…perciò io dico che mi merito un po’ di relax, sei d’accordo? hehe…’ si sfilò i calzini luridi che indossava e prese una sigaretta dal pacchetto che aveva in tasca ‘…e cosa c’è di più rilassante che starsene seduto in poltrona a fumarsi una cicca…’ si accomodò sul poggiapiedi incrociando le caviglie mentre si accendeva la sigaretta. Dette un tiro e, con i polmoni pieni di fumo, concluse ‘…col figlio della mia padrona che mi lecca i piedi?’ gli sorrise con la sigaretta in bocca, mentre incrociava le mani dietro la nuca ‘proprio niente amico, hahaha!!!’
‘Ti prego Ryan, questo no! E’ una cosa… vomitevole!’ lo pregò Max e Ryan rise:
‘Hahaha!! Pensa al miliardo e quattrocento milioni di verdoni che non vedrai mai se non fai tutto quello che cazzo ti dico!’ gli disse aggressivo ma senza muoversi. A questo punto bastava il suo sguardo: ‘Muoviti! Leccati quella merda come fosse la cosa più buona che tu abbia MAI assaggiato, stronzetto!’ Max chiuse gli occhi sconsolato ma si avvicinò a quattro zampe al suo destino. Allungò la lingua. Era peggio delle scarpe, era molto più umiliante e degradante, era la cosa più schifosa che gli potesse venire in mente. I piedi di Ryan puzzavano in maniera disumana, erano sudati e sporchi eppure ubbidì. Cominciò timidamente ad assaggiare una pianta e Ryan rise:
‘Hahahahaha!!!! Bravo, ma mettici più energia!’ Max leccò un po’ più velocemente ma gli venivano i conati di vomito, l’aria era irrespirabile. Ma non poteva mollare, se suo padre l’avesse saputo… no! non poteva pensarci.
‘T’ho detto di metterci più impegno, sei sordo?! Voglio che me li lecchi come se la tua vita dipendesse da questo…’ si toccò la fronte come se avesse dimenticato qualcosa, poi sarcasticamente aggiunse ‘…ma che sbadato! La tua vita DIPENDE da questo frocetto, ho ragione?!’ Max lo guardò negli occhi ed ebbe l’ennesima conferma che questo ragazzo faceva sul serio fino in fondo. Ingoiò e prese a leccare con foga, cercando di immaginarsi il pene del ragazzo.
‘Hahaha!! Ora ci siamo, bravo! L’hai capito il concetto, huh?! Hehe!!’ leccò sempre con maggiore impegno, prima le piante, poi i talloni, poi il collo del piede. Ryan lo guardava con un ghigno soddisfatto mentre si godeva la scena.
‘Questa si che è vita amico! Hehe!! Lecca tutto con la massima cura!’ Era uno spettacolo vederlo ai suoi piedi piagnucolante con il muso sporco di saliva e sudore. Il figo per eccellenza, mister capelli alla moda e muscoli abbronzati ridotto a un qualcosa di patetico!
‘Cos’è quello schifo nero che ho in mezzo alle dita? Leccalo subito, non vorrei che ti sfuggisse! Hehehe!!’ Max ubbidì all’istante e il ragazzo rise:
‘Hahaha!! Non fai più lo sbruffone, eh? Chi è il padrone adesso checca, huh?! Chi è?! Rispondimi!!!’ il giovane lo guardò e rispose:
‘Sei tu…’
‘Hehehe! Bravo amico, sei un genio, si vede che hai studiato, hahaha!’ Dette un’altro tiro alla sigaretta ed espirò appagato. Dopo qualche altro secondo:
‘Allora?! Avevo ragione?! Sono buoni da leccare o cosa? Hehehe!!’ Max sapeva cosa doveva rispondere a questo punto e mentì spudoratamente borbottando un ‘si…’ Ryan gli dette una pedata:
‘Si cosa! Faccia di merda?!’ Max riprese a leccare per non farlo arrabbiare e rispose:
‘SI padrone! Mi piace leccarti i piedi, mi piace moltissimo!’
‘hahahaha!! Bene, sono contento! Hahaha!!! Succhiami l’alluce come fosse il mio cazzo, fammi vedere come fai i pompini troietta!’ Max chiuse gli occhi ed ubbidì. Ryan rise. Lo osservò per un minuto o poco più, poi:
‘Non male checca, non male! Ho capito perché il biondino di prima se la rideva tanto quando ti frustava! Hehehe! E’ proprio divertente averti come schiavo, lo sai!? Hahaha!!’ Max continuò senza rispondere.
‘Dì la verità! Ti piace farti sottomettere da dei ragazzini che non hanno niente, vero? Da dei poveracci morti di fame! E’ questo che ti piace, vero, huh?!’ Max annuì senza mai smettere ‘hahaha!! Beh stai attento amico, se continui così tutto il tuo impero finirà nelle nostre tasche! Hahahaha!!!’ Il ragazzo era sempre più preoccupato da quelle parole. Ryan finì la sua sigaretta con tranquillità, poi gli allontanò la faccia col piede e gli disse:
‘Basta così per ora, rimettimi calze e scarpe, muoviti!’ Max ringraziò il cielo di poter smettere quella tortura e fece come gli era stato detto. Ryan si alzò:
‘Allora, da questo momento considerati pure schiavizzato frocetto. Quando siamo di fronte agli altri da adesso tu cominci a trattarmi come fossi il tuo migliore amico, mi hai capito?’ Max annuì ‘Sarò quello a cui leccherai il culo di più, intesi?’ poi sorrise ‘…è solo un modo di dire, tranquillo, hahaha! Però se proprio vuoi…’ lasciò la frase a metà e gli sorrise perfido. A Max si gelò il sangue. Ryan rise ‘…hehe! Vedremo come ti comporti!’ gli accarezzò la testa come si fa con un cane.
‘Stasera dopo la festa ti voglio in camera mia così potrai slinguazzarmi con calma e goderti tutto il sapore che ti piace tanto, hahaha!!’ Max lo guardò sconsolato, poi gli disse:
‘Ti prego amico, mi dispiace di aver fatto lo stronzo, ora ti sei divertito, ho imparato la lezione! Te lo giuro! Ti pagherò quello che vuoi ma questo è…’ gli indicò i piedi con un aria disgustata senza finire la frase. Ryan sorrise.
‘Questo non è niente, faccia di merda! Quello che è successo non è successo per caso, sai?! Devo essere stato scelto per fartela pagare di tutte le merdate che hai fatto in vita tua. Ti sei divertito parecchio, no? Arrogante figlio di puttana!’ Max scosse la testa affranto ‘Ora devi pagare! E cazzo quanto voglio godermela!’ gli sputò in faccia per la seconda volta:
‘Buona festa schiavetto, hehehe!!!’ rise piano poi si voltò e si mosse verso la porta:
‘Hai fino a domattina per trovare la grana!’ dopodiché sbatté la porta e lo lasciò inconsolabile in quella vecchia sala, con i suoi singhiozzi come unica compagnia.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…