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La cugina infermiera 3

By 1 Settembre 2024No Comments

Erano passate, ormai, due settimane da quando mi ero installato da Luisa e il lunedì successivo sarebbero per me iniziate le lezioni all’università.
Sebbene cercassi di restare indifferente quando lei girava per casa praticamente nuda, oppure quando uscendo assieme, lei indossava abiti così provocanti che era impossibile che la gente non si voltasse a guardarla ed a volte le lanciava frasi sconce, ogni volta che mi appariva davanti per me era uno shock.
Mi ero accorto, anzi me lo aveva detto lei chiaramente che non indossava la biancheria intima, non la sopportava perché si sentiva stringere e questo la opprimeva, quindi raramente indossava mutandine o perizomi e meno ancora, anzi mai, reggiseni.
Avevo, ormai, quasi fatto l’abitudine ad intravedere larghi squarci del suo corpo, tette, natiche, ciuffetti di pelo pubico ed anche se questo mi provocava a volte violente erezioni, cercavo di trattenermi dal masturbarmi ogni volta.
Arrivò anche quel fatidico lunedì ed io cominciai il mio percorso universitario.
Eravamo in ottobre inoltrato, anche se il caldo estivo non voleva lasciare il posto al tempo autunnale,
Le giornate erano piacevolmente tiepide e le serate fresche e corroboranti.

La sera tornando dal lavoro, Luisa è tutta eccitata, tanto che per salutarmi viene a sedersi sulla mie ginocchia mentre sono intento a studiare.
-“Ciao bel cugino, come va lo studio?” –mi dice stampandomi un bacio a schiocco sulla guancia.
-“Al solito lungo e faticoso. ma non mi lamento. Tu piuttosto come mai sei così allegra?”
-“Sai oggi una mia collega, oltre che cara amica, mi ha detto che tra quindici giorni si sposaaaa” – fa ridendo a squarciagola.
Intanto, agitandosi, struscia le chiappe morbide e calde, nude sotto il camice bianco, sulle mie cosce, provocandomi un’inevitabile erezione.
-“Bene sono contento per lei”.
-“Non solo mi ha anche invitato al matrimonio”.
-“Magnifico!!!”
-“È vero, è stupendo. Ora però devo pensare al regalo, al vestito, a come andare… Dio quante cose…”
-“Non ti preoccupare riuscirai a far tutto” – la rassicurai dandole un bacio sulla guancia.
-“Parli bene tu; che ne sai dei problemi di una donna che deve andare ad un ricevimento”.
Scoppio in una fragorosa risata che alla fine coinvolge anche lei.
-“Hai ragione tutto si risolverà. Ho un’idea, perché non vieni con me”.
-“Ma scherzi? Vuoi trascinarmi in un matrimonio ed ad un ricevimento dove non conosco nessuno e dove mi annoierei a morte, e poi io devo studiare”.
-“E dai lo faresti per me.” – dice strusciando meglio il culetto sulla mia erezione – “Per la tua cara cuginetta che ti piace tanto”.
-“Disgraziata.” – penso – “Lo sa che mi tiene in pugno e che farei qualsiasi cosa per lei”.
-“Daccordo” – dico – “ma ad una condizione. Se mi annoio prendiamo armi e bagagli e veniamo via”.
-“Accettato. Grazie cuginetto” – e mi stampa un bacio sulle labbra.

I giorni che seguirono furono frenetici.
Potevo studiare solo mentre lei lavorava, perché come rientrava dovevamo uscire per cercare il regalo, il suo vestito, le scarpe… insomma un tour senza fine.
Finalmente trovammo un regalo di suo gusto, ma restavano ancora il vestito e le scarpe.
Devo comunque confessare che questo girovagare con lei non mi dispiaceva; lei era sempre allegra, briosa, ovunque entravamo riusciva a conquistare tutti col suo fascino e la sua allegria, avevo l’impressione di essere piombato dentro Pretty Woman.
Alla fine trovammo scarpe e vestito e l’odissea terminò a tre giorni dall’evento.
Dato che il matrimonio era il lunedì, feci un salto a casa per prendermi un vestito anch’io.
Tornai il giorno avanti l’evento; quello che trovai nell’appartamento quando entrai poteva essere paragonato ad una casbah araba nel giorno di mercato: scatole di scarpe aperte con le calzature sparse un po’ ovunque, sacchetti con i vestiti aperti e gettati sul divano.

-“Ehi” – grido – “ma che succede qui, sono venuti i ladri?”
-“Ciao Mau” – urla facendo capolino dalla porta della camera – “una tragedia non trovo più le scarpe da mettere domani”.
-“Ma come non trovi le scarpe.” – replico mentre mi blocco a guardarla – “Ma dove puoi averle messe?”
Eh sì, sono lì impalato, col mio vestito in mano, a guardarla, perché la signorina per mettere a soqquadro l’appartamento indossa solo una tunichetta, bianca e nera, che non le copre neanche il culo e niente sotto.
Ho quindi una vista magnifica delle sue tette ballonzolanti e del biondo ciuffetto pubico; una vista da togliere il fiato.
-“Oh non mi ricordo.” – fa venendomi incontro con gli occhi lucidi – Pensavo di averle messe con le altre, ma non ci sono. Oh sono disperata”.
-“Su adesso calmati.” – le dico prendendola tra le braccia e carezzandole i capelli – “Ora le cerchiamo in due e vedrai che da qualche parte usciranno fuori”.
La ricerca non dura molto.
Mentre lei continua a rovistare in camera sua, io faccio il giro dell’appartamento guardando anche nei posti più impensati.
Giunto sulla veranda noto subito, su di uno scaffale, una scatola di scarpe.
La prendo, la apro ed eccole lì!!
Con la scatola in mano vado verso la camera e mi appoggio allo stipite.
Prima di parlare mi godo la visione di Luisa, che inginocchiata per guardare sotto il letto, mette in mostra le sue grazie.
Data la posizione la tunichetta le è risalita sui reni, lasciando scoperte le sue chiappe in mezzo alle quali s’intravede il forellino bruno e tra le cosce lo spacco roseo della figa.
Vi lascio immaginare come ha reagito il mio uccello.
-“Guarda un po’” – le dico.
Lei si gira accosciandosi sui talloni e mettendo in bella mostra tette e figa.
-“Oohh dove le hai trovate?”
-“Sullo scaffale in veranda”.
Si alza di scatto e correndo mi si getta al collo.
-“Oh mio salvatore.” – e ridendo mi cinge i fianchi con le gambe.
In questa posizione ho le sue tette davanti gli occhi e la sua figa poggia direttamente sulla mia erezione che è lì già da un bel po’.
Lei non può non accorgersi del duro che le preme contro la figa, mi guarda sorridendo, mi stampa un bacio sulle labbra e si scioglie da quella posizione.
-“Sei un tesoro Mau, un giorno ti ricompenserò per bene” – mi prende le scarpe di mano e torna verso il letto.
-“Questa prima o poi mi farà impazzire” – penso.

E venne il giorno della cerimonia.
La mattina Luisa correva per l’appartamento come un folletto svolazzante ed io per farmi la barba e la doccia dovevo approfittare di quegli attimi che lei lasciava libero il bagno.
Finalmente verso le undici eravamo pronti; la cerimonia era a mezzogiorno in una chiesa in periferia di Firenze.

Finalmente Luisa è vestita e siamo pronti per uscire.
-“Come ti sembro?” – chiede fermandosi in mezzo alla sala.
-“Sei splendida!!” – rispondo ammirato.
È vero! Quel vestito svolazzante a disegni rossi e bianchi mette in risalto la sua figura snella e i sandali rossi a tacco alto evidenziano la forma delle gambe.
È uno splendore!!
-“Oh grazie mio cavaliere” – e ridendo prende la borsetta e mi prende a braccetto – “andiamo”.
Arrivati alla sua auto, una FIAT 850, mi porge le chiavi.
-“Guida tu” – mi fa – “Con questi tacchi non mi sento tanto sicura”.
-“Ti fidi?” – ribatto ridendo.
-“Stupido, certo che mi fido, altrimenti non te lo avrei chiesto”.
Galantemente le apro lo sportello e nel salire il vestito risale sulle cosce lasciandomi intravedere un ciuffetto biondo senza alcuna copertura.
-“Mah… Lu… sei senza mutandine!!” – esclamo stupito.
-“Fa troppo caldo mi davano fastidio, lo sai che mi piace essere libera”.
La guardo stranito: “Ma… Ma…” – balbetto.
-“Ma dai scemotto” – esclama ridendo – “ce le ho in borsa, prima di entrare in chiesa me le metto”.
Un po’ rincuorato salgo in auto e ci avviamo.
Arriviamo alla chiesa e, prima di scendere, Luisa si accinge ad infilarsi le mutandine, un pezzetto striminzito di stoffa bianca tenuto insieme da dei fili interdentali, regalandomi un bellissimo scorcio della sue cosce e del ciuffetto biondo.
-“Va bene così?” – chiede fissandomi sorniona.
-“Benissimo” – rispondo ironico.
-“Ma quando siamo al ristorante me le tolgo, non ce la faccio a portarle tutto il giorno”.
-“E ti pareva” – penso.

Il matrimonio si svolse come da prassi tra applausi, pianti e sospiri, seguito da baci, abbracci, tanto riso e foto.
Partimmo per il ristorante, che era un agriturismo sulle colline intorno alla città.
Arrivati parcheggiai vicino agli altri, ma un po’ fuori mano, così se volevamo andarcene prima potevamo farlo senza problemi.
La location era molto bella: un casale di campagna ristrutturato, circondato da campi coltivati ad erba, dove pascolavano liberi manzi e pecore, e da un uliveto immenso.
Un paesaggio bucolico da immortalare in un quadro!!

Intorno al tavolo degli aperitivi, posto sotto un gazebo e vicino ad una piscina che da un senso di frescura, noto che si aggirano, tra gli invitati, diversi maschi e femmine single, sicuramente colleghi di lavoro di Luisa e della sposa.
I maschi ronzano come api attorno alle donne e tre circondano subito Luisa cercando di accaparrarsene le attenzioni.
-“Mau vieni che ti presento ai miei amici e colleghi” – mi chiama Luisa facendomi cenno di avvicinarmi.
-“Lui è Mauro, mio cugino, è a Firenze per studiare architettura ed è ospite a casa mia”.
-“Beato lui” – fa uno, facendo ridere gli altri.
Finiti gli aperitivi e dopo altre foto, ci dirigiamo alla tavola che è stata imbandita sotto un lungo pergolato di vite.
Luisa è molto allegra parla e scherza con tutti ed ho notato che prima si è fatta due o forse tre Negroni, perché ha molta sete, dice lei.
Io, invece, che so che devo guidare, mi trattengo sui beveraggi.
Prima di arrivare a tavola si ferma e si siede sul bordo della piscina.
-“Mentre mangiamo mi tolgo le scarpe, altrimenti stasera non potrò più camminare”.
Nello slacciarsi le scarpe il vestito le risale sulle cosce mostrando tra esse il perizoma bianco ai cui lati fanno capolino le labbra rosee della figa ed alcuni peletti biondi.
Mi metto davanti a lei per coprirla ma noto che già diversi maschi si sono accorti dello spettacolo e se lo stanno godendo.
Mi consegna le scarpe pregandomi di metterle in macchina e si avvia a piedi nudi verso la tavola.
A tavola Luisa è seduta tra me ed un suo collega che non smette un attimo di parlarle ed accarezzarle il braccio e la schiena; lei non sembra infastidita ed io sento nascere in me come una punta di gelosia.
-“Mau accompagnami al bagno” – mi chiede verso la fine del pasto.
-“Che succede?”
-“Niente, ma andiamo”.
Come arriviamo nel corridoio dei bagni, si ferma, solleva il vestito e si abbassa le mutandine per toglierle.
-“Ma non potevi aspettare di arrivare in bagno?” – chiedo.
-“Non ce la facevo più a tenerle”.
Poi mi si avvicina e mi mette quella pallottolina nel taschino della giacca.
-“Tienimele tu, così se dovessi averne bisogno ce le ho portata di mano” – dice sorridendo e scompare nella porta del bagno.
L’ho vista bere diversi bicchieri di vino, dev’essere alquanto alticcia e penso debba liberarsi.
Approfittando di essere solo, prendo dal taschino il pezzetto di stoffa e me lo porto al naso.
L’odore che emana è inequivocabile, un insieme di sudore e umori femminili, un profumo afrodisiaco che ha subito effetto sui miei ormoni maschili facendomi inturgidire il membro.
Luisa riappare sulla porta del bagno.
-“Mi sono data una rinfrescata, non ne potevo più” – mi dice sorridendo.
Torniamo verso la tavola e quando siamo sul bordo della piscina si ferma.
-“Mau, per favore, mi prendi le scarpe in macchina, voglio rimetterle: siamo alla fine del pasto e credo che fra poco cominceranno a suonare e a ballare”.
Mi avvio all’auto e torno con le scarpe.
Lei si siede ancora una volta sul bordo della piscina e si accinge ad allacciarle.
Come prima il vestito le risale sulle cosce scoprendo la sua intimità, che ora è nuda, rosa ed umida; per fortuna questa volta, a parte me, non c’è nessuno a godersi lo spettacolo.
La festa continua con la torta, prosecco a fiumi, canti e balli.
I singles suoi colleghi fanno a gara per invitarla a ballare e vedo che si prodigano con lunghi passaggi delle mani sulle sue forme: tette, natiche, schiena senza che lei protesti.
In un momento di pausa si siede accanto a me e tracanna un bicchiere di prosecco.
-“Ma tu non balli?” – mi chiede.
-“Sai io non sono un gran ballerino, non ho mai avuto il tempo d’imparare”.
-“T’insegno io”.
Dopo un po’ si alza e mi prende per mano.
-“Ma sai” – obietto – “non mi sembra il caso”.
-“Zitto e vieni.” – mi ordina – “Obbedisci” – e mi trascina sulla pista.
Per fortuna stanno suonando una musica lenta, lei mi mette le braccia al collo e s’incolla al mio corpo.
-“Non devi far altro che seguirmi, rilassati e lasciati andare”.
Timidamente ed un po’ impacciato cerco di seguirla, facendo soprattutto attenzione a non pestarle i piedi.
-“Vedi non è difficile” – dice facendomi volteggiare al ritmo della musica.
La seguo, ma la mia mente è concentrata sulle sensazioni che mi trasmette il suo corpo.
È incollata a me, le sue forme morbide aderiscono al mio corpo, una sua gamba è tra le mie ed il profumo… il sentore che emana il suo corpo, un misto di traspirazione e del suo profumo è qualcosa di sconvolgente.
Mi penetra nelle narici e sale direttamente al cervello come una sniffata di cocaina.
E l’effetto non tarda a sentirsi, ho un’erezione monumentale e lei non può non accorgersene.
Solleva il viso dalla mia spalla e mi sorride ma non si scosta, anzi i suoi movimenti si fanno più precisi e languidi.
Finita la musica torniamo a sederci.
-“Perché dici che non sai ballare sei andato benissimo” – e giù un bicchiere di prosecco.
-“Non esagerare ho cercato solo di seguirti. Attenta, non bere troppo non vorrei che ti sentissi male”.
-“Vuoi ballare Luisa?” – è la voce di uno dei suoi amici.
-“No grazie, stasera devo insegnare a ballare a mio cugino e ballo solo con lui.”
La musica ricomincia con un rock.
-“Dai andiamo”.
-“Ma no il rock no”.
-“Non discutere vieni” – mi prende per un braccio e mi trascina in pista.
Volteggiamo, a volte allacciati, altre dimenandoci lontani, poi la musica cambia ed è ancora lento.
Luisa non mi da tregua mi abbraccia e continuiamo a ballare ed il suo odore m’invade nuovamente le narici, il cervello ed… il cazzo, che torna ad essere duro come il marmo.
-“Rilassati Mau, non pensare ad altro, pensa al ballo” – mi dice guardandomi negli occhi e continuando ad aderire languidamente al mio corpo.
-“È una parola” – penso.
E comunque tra balli e bicchieri di prosecco arriviamo alla fine della festa e quando ci congediamo dagli sposi e dalla comitiva Luisa è bella brilla, direi quasi sbronza.
Arriviamo all’auto barcollando a destra e sinistra e lei caracolla sul sedile sdraiandosi completamente col vestito arrotolato sulla cosce.
-“Fermati, ti prego” – mi fa durante il tragitto di ritorno – “devo fare pipì”.
-“Ma non potevi farla prima che partivamo”.
-“Prima non mi teneva, ora sto scoppiando; fermati sennò la faccio in macchina”.
Fortunatamente vedo una stradina di campagna, m’infilo e fermo l’auto.
Lei spalanca la portiera, scende e si accuccia sollevandosi il vestito.
Nella penombra che generano i fari, vedo il getto scaturirle potente tra le cosce e la cosa mi eccita non poco.
Poi ad un certo punto si gira, si china e comincia a vomitare.
Mi precipito fuori dall’auto, la prendo per la vita per evitare che cada a terra e le metto una mano sulla fronte.
Dopo un po’ il malessere si calma e lei alza la testa.
-“Va meglio” – chiedo.
Accenna di sì con la testa.
-“Andiamo a casa” – mormora.
Salire le scale è un problema; gradino dopo gradino e frequenti fermate, sempre con la paura che ricominci a vomitare.
Entriamo e lei si getta di peso sul divano.
-“Ti preparo una tisana” – dico dirigendomi alla cucina.
-“Per favore, prima levami le scarpe, da sola non ce la faccio” – dice sollevando una gamba.
M’inginocchio davanti a lei e inizio a slacciare il cinturino del sandalo, con davanti lo spettacolo del suo sesso nudo.
Prima una poi l’altra e finalmente mi alzo e vado in cucina.
-“Grazie” – mi dice dietro.
Le faccio bere la tisana e mi siedo accanto a lei per coccolarla un po’.
-”Grazie, non so cosa avrei fatto senza di te”.
Le carezzo i capelli con dolcezza.
-“Accompagnami a letto, da sola non posso”.
Ci alziamo e tenendola per la vita andiamo in camera.
Si siede sul letto e cerca di levarsi il vestito.
-“Aiutami” – mi chiede rimanendo col gesto a metà.
Prendo l’orlo del vestito e glielo sfilo dalla testa e così me la ritrovo completamente nuda davanti.
-“Vado in bagno” – dice alzandosi e barcollando si dirige al bagno.
-“Mau vieni per favore” – mi chiama dopo un po’.
Vado in bagno; lei è lì, nuda, seduta sul water con lo sguardo appannato.
-“Aiutami a tornare al letto”.
La sollevo e l’accompagno a letto.
Cerco qualcosa da metterle per la notte ma lei mi blocca.
-“Lascia stare, fa caldo, dormo così”.
La copro con la copertina e vado di là.
Mi spoglio e mi preparo il letto per andare finalmente a dormire, anche se con tutti quei sommovimenti sono ben sveglio e con il cazzo in tiro.
Prima di coricarmi vado in camera per vedere se è tutto a posto.
Luisa sembra addormentata; mi avvicino per spegnere la luce sul tavolinetto.
-“Resta con me.” – la sento mormorare – “Non voglio restare sola. Ti prego dormi con me” – e con una mano scosta la coperta e mi fa spazio accanto a lei.
Sono interdetto, non so cosa fare; da una parte desidero stendermi accanto a quel corpo caldo che desidero da molto tempo, dall’altra non voglio approfittare del suo stato semicomatoso.
È lei a rompere il ghiaccio.
-“Dai, per favore, ti voglio vicino”.
Rompo gli indugi e mi sdraio accanto a lei.
Fortuna che il letto è abbastanza grande per due.
Cerco di sistemarmi supino, ma Luisa mi prende una mano e se la porta davanti, facendomi capire che vuole essere abbracciata.
Le passo il braccio sul fianco e poggio la mano sul suo ventre nudo.
I nostri corpi sono ora attaccati uno all’altra ed il mio sesso, duro dentro i boxer, aderisce alle sue natiche nude.
Lei allunga una mano dietro e stringe le dita sul mio membro rigido.
-“Uuhhmm “ – mormora – “È bello, ma stasera proprio non me la sento. Scusami, dormiamo”.
Dopo un po’ la sento russare leggermente; la sua mano stringe ancora il mio sesso che non accenna a calmarsi.
Cerco di sistemarmi meglio; tolgo la sua mano, mi giro sul fianco e tenendola abbracciata sistemo l’uccello in mezzo al solco caldo delle sue natiche.
Mi ci vuole un bel po’ ma alla fine mi addormento.
L’indomani mattina lei si sveglia per prima ed sentendola muoversi mi sveglio anch’io.
Siamo ancora abbracciati e la mia erezione mattutina preme contro le sue natiche.
-“Buongiorno” – la saluto.
-“Cosa è successo?” – domanda cercando di girarsi all’interno del mio abbraccio e guardandomi.
-“Niente, ieri hai bevuto un po’ troppo e ti sei sentita male” – rispondo sorridendo.
-“Intendo, cosa è successo tra noi due”.
-“Niente, stavi male e non volevi restare sola ed hai voluto che dormissi con te”.
-“Ma sono nuda!!”
-“Io volevo metterti qualcosa, ma tu non hai voluto, hai detto che stavi bene così”.
-“E tu hai dormito a fianco a me, nuda, senza provare a fare niente?”
-“Ma io sono tuo cugino ed in più sono un gentiluomo e poi ti ho già visto nuda molte volte” – ribatto ridendo.
Lei mi guarda perplessa, poi scosta la coperta e si alza per andare in bagno.
-“Sbrigati, anch’io non ne posso più” – le grido dietro.

I commenti e i suggerimenti sono ben accetti, scrivetemi pure a miziomoro@gmail.com

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